Randagismo: piaga da debellare od opportunità di autodeterminazione?
Quella del randagismo è una questione molto controversa e vasta, e forse per questo è interessante cercare di dipanarne la complessità. Sicuramente in questa direzione punta il contributo del documentario NOPET, nato da un’idea di Davide Majocchi, e che ha visto la partecipazione di molti altri attivisti per la liberazione animale, ma anche docenti universitari e educatori cinofili. Alle loro interviste si alternano immagini di vita randagia o, all’estremo opposto, puramente addomesticata e mercificata, per mettere in evidenza una critica radicale al concetto di “pet”, ovvero di “animale da compagnia”: una definizione antropocentrica, che mira a rafforzare il secolare dominio umano sugli animali non umani e a suddividerli in categorie di utilizzo, proprio come degli oggetti.
E il mancato riconoscimento di soggettività ai “migliori amici dell’uomo” è ancora più palese quando si parla di randagismo, dato che questo fenomeno è considerato quasi sempre una piaga sociale, un nemico da debellare, passando sopra ad ogni volontà o possibilità di scelta da parte dei soggetti coinvolti, cioè i cani stessi.
I branchi di randagi, prevalentemente presenti nel meridione italiano, rappresentano (non sempre, ma spesso) una realtà molto particolare fatta di relazioni libere, autodeterminazione, autosopravvivenza ed affinità reciproca. Tutte queste qualità sono chiaramente incompatibili con l’ossessione umana di controllare, addomesticare e porre sotto cura gli animali non umani, ed ecco che tutto ciò si trasforma in cattura, caccia al randagio, separazione dei nuclei familiari o di affinità, ed infine reclusione a vita nei box dei canili o dei rifugi.
Uno dei motivi principali che spingono le persone a mettere in atto queste azioni nei confronti dei cani randagi, oltre al suddetto antropocentrismo, è anche la profonda incomprensione delle volontà, dei rituali e dei gesti attraverso cui i randagi trasmettono le proprie intenzioni. Stiamo parlando di un modo di comunicare e socializzare completamente diverso dal nostro, e, nonostante il cane sia l’animale con cui siamo più frequentemente abituati a confrontarci nelle nostre vite quotidiane, questo modo di esprimersi non viene mai studiato ed interpretato correttamente; inevitabile dunque, quando si nota un cane randagio per strada, arrivare alla conclusione che esso soffra, stia male e desideri di essere adottato o trasportato in un canile. Una conclusione affrettata e superficiale, che può portare a conseguenze disastrose per la vita del cane.
Potete trovare il trailer del documentario NOPET a questo link:
https://www.youtube.com/watch?v=lZsz-B0ziKw
ed ascoltare l’audio della puntata qui: