","Periferie e crisi del radicalismo di sinistra","post",1511435663,[62,63,64],"http://radioblackout.org/tag/crisi-del-sistema-politico/","http://radioblackout.org/tag/periferie/","http://radioblackout.org/tag/proletariato/",[66,67,68],"crisi del sistema politico","periferie","proletariato",{"post_content":70,"post_title":76,"tags":79},{"matched_tokens":71,"snippet":74,"value":75},[72,73],"crisi","del","titolo di \"Sottoproletariato, 'mafia' e \u003Cmark>crisi\u003C/mark> \u003Cmark>del\u003C/mark> radicalismo di sinistra\" dove, partendo","Il campanello d'allarme sulle periferie e sui quartieri popolari diventa centrale nel dibattito pubblico. La questione della \"\u003Cmark>crisi\u003C/mark> delle periferie\", che attraversa diverse città, ci pone a problematizzare diversi fattori, dall'astensionismo alla \u003Cmark>crisi\u003C/mark> istituzionale politica. 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Alla vigilia delle elezioni, dopo due mandati di presidenza di Macky Sall, si è innescata un'ondata di mobilitazioni e scontri, in particolare nella capitale Dakar. La risposta brutale della polizia ha già causato numerosi arresti e feriti, anche tra i giornalisti e si conta già tre persone, tra cui due ragazzi, rimaste uccise nei disordini.\r\n\r\nLe mobilitazioni nascono in risposta al secondo tentativo di aggirare il limite di due mandati da parte di Macky Sall, in questo caso tramite un disegno di legge che ha bloccato il processo elettorale previsto per il 25 febbraio ed esteso il mandato di Sall \"fino a nuove elezioni\". La corte costituzionale ha dichiarato, giovedì 15 febbraio, illegale l'abrogazione del decreto per cui \"manca di una base legale, in quanto il presidente della repubblica non dispone del potere di rinviare o di annullare lo scrutinio\" e la voce della società civile già ne parla in termini di \"colpo di stato costituzionale\".\r\n\r\nIl governo del Partito democratico guidato da Sall da anni accumula diverse accuse documentate nei dossier di Crei e Snack, per corruzione e appropriazione del denaro pubblico, mentre le incarcerazioni dei membri dell'opposizione si contano centinaia. La società civile vuole un cambiamento politico netto e la riappropriazione delle risorse, perché vengano usate per la società tutta.\r\n\r\nNe abbiamo parlato con Mambaye Diop mediatore culturale presso l'Università di Roma 'La Sapienza' e presidente dell'associazione Doxandem, impegnata rispetto alla migrazione senegalese.\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/02/SenegalElezioniSall.mp3\"][/audio]","16 Febbraio 2024","2024-02-20 18:24:44","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/02/Immagine-20-02-24-13.15-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"184\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/02/Immagine-20-02-24-13.15-300x184.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/02/Immagine-20-02-24-13.15-300x184.jpg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/02/Immagine-20-02-24-13.15-1024x628.jpg 1024w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/02/Immagine-20-02-24-13.15-768x471.jpg 768w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/02/Immagine-20-02-24-13.15.jpg 1266w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","Un sistema verso il collasso? - Aggiornamenti sulla crisi politica in Senegal",1708088421,[121,122,123,124,125],"http://radioblackout.org/tag/colpo-di-stato/","http://radioblackout.org/tag/elezioni/","http://radioblackout.org/tag/macky-sall/","http://radioblackout.org/tag/mobilitazioni/","http://radioblackout.org/tag/senegal/",[127,128,129,130,131],"colpo di stato","elezioni","Macky Sall","mobilitazioni","Senegal",{"post_content":133,"post_title":137},{"matched_tokens":134,"snippet":135,"value":136},[72,73,82,83,73],"è in corso una complessa \u003Cmark>crisi\u003C/mark> \u003Cmark>del\u003C/mark> \u003Cmark>sistema\u003C/mark> \u003Cmark>politico\u003C/mark> \u003Cmark>del\u003C/mark> paese. 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Da tempo l’Osservatorio sulla repressione ha iniziato a effettuare un censimento sulle denunce penali contro militanti politici e attivisti di lotte sociali. Ora abbiamo la necessità, per costruire la campagna, di un quadro quanto più possibile completo, che porterà alla creazione di un database consultabile on-line. Ad oggi sono state censite 17 mila denunce.\r\nIl nuovo clima di effervescenza sociale degli ultimi anni, che non ha coinvolto solo i tradizionali settori dell’attivismo politico più radicale ma anche ampie realtà popolari, ha portato a una pesante rappresaglia repressiva, come già era accaduto nei precedenti cicli di lotte. Migliaia di persone che si trovavano a combattere con la mancanza di case, la disoccupazione, l’assenza di adeguate strutture sanitarie, la decadenza della scuola, il peggioramento delle condizioni di lavoro, il saccheggio e la devastazione di interi territori in nome del profitto, sono state sottoposte a procedimenti penali o colpite da misure di polizia. Così come sono stati condannati e denunciati militanti politici che hanno partecipato alle mobilitazioni di Napoli e Genova 2001 e alle manifestazioni del 14 dicembre 2010 e del 15 ottobre 2011 a Roma.\r\nIl conflitto sociale viene ridotto a mera questione di ordine pubblico. Cittadini e militanti che lottano contro le discariche, le basi militari, le grandi opere di ferro e di cemento, come terremotati, pastori, disoccupati, studenti, lavoratori, sindacalisti, occupanti di case, si trovano a fare i conti con pestaggi, denunce e schedature di massa. Un “dispositivo” di governo che è stato portato all’estremo con l’occupazione militare della Val di Susa. Una delle conseguenze di questa gestione dell’ordine pubblico, applicato non solo alle lotte sociali ma anche ai comportamenti devianti, è il sovraffollamento delle carceri, additate anche dalla comunità internazionale come luoghi di afflizione dove i detenuti vivono privi delle più elementari garanzie civili e umane. Ad esse si affiancano i CIE, dove sono recluse persone private della libertà e di ogni diritto solo perché senza lavoro o permesso di permanenza in quanto migranti, e gli OPG, gli ospedali di reclusione psichiatrica più volte destinati alla chiusura, che rimangono a baluardo della volontà istituzionale di esclusione totale e emarginazione dei soggetti sociali più deboli.\r\nSempre più spesso dunque i magistrati dalle aule dei tribunali italiani motivano le loro accuse sulla base della pericolosità sociale dell’individuo che protesta: un diverso, un disadattato, un ribelle, a cui di volta in volta si applicano misure giuridiche straordinarie. Accentuando la funzione repressivo-preventiva (fogli di via, domicilio coatto, DASPO), oppure sospendendo alcuni principi di garanzia (leggi di emergenza), fino a prevederne l’annichilimento attraverso la negazione di diritti inderogabili. È ciò che alcuni giuristi denunciano come spostamento, sul piano del diritto penale, da un sistema giuridico basato sui diritti della persona a un sistema fondato prevalentemente sulla ragion di Stato. Una situazione che nella attuale crisi di legittimazione del sistema politico e di logoramento degli istituti di democrazia rappresentativa rischia di aggravarsi drasticamente.\r\nNon è quindi un caso che dal 2001 a oggi, con l’avanzare della crisi economica e l’aumento delle lotte, si contano 11 sentenze definitive per i reati di devastazione e saccheggio, compresa quella per i fatti di Genova 2001, a cui vanno aggiunte 7 persone condannate in primo grado a 6 anni di reclusione per i fatti accaduti il 15 ottobre 2011 a Roma, mentre per la stessa manifestazione altre 18 sono ora imputate ed è in corso il processo.\r\nLe lotte sociali hanno sempre marciato su un crinale sottile che anticipa legalità future urtando quelle presenti. Le organizzazioni della classe operaia, i movimenti sociali e i gruppi rivoluzionari hanno storicamente fatto ricorso alle campagne per l’amnistia per tutelare le proprie battaglie, salvaguardare i propri militanti, le proprie componenti sociali. Oggi sollevare il problema politico della legittimità delle lotte, anche nelle loro forme di resistenza, condurre una battaglia per la difesa e l’allargamento degli spazi di agibilità politica, può contribuire a sviluppare la solidarietà fra le varie lotte, a costruire la garanzia che possano riprodursi in futuro. Le amnistie sono un corollario del diritto di resistenza. Lanciare una campagna per l’amnistia sociale vuole dire salvaguardare l’azione collettiva e rilanciare una teoria della trasformazione, dove il conflitto, l’azione dal basso, anche nelle sue forme di rottura, di opposizione più dura, riveste una valenza positiva quale forza motrice del cambiamento.\r\nNel pensiero giuridico le amnistie hanno rappresentato un mezzo per affrontare gli attriti e sanare le fratture tra costituzione legale e costituzione materiale, tra la fissità e il ritardo della prima e l’instabilità e il movimento della seconda. Sono servite a ridurre la discordanza di tempi tra conservazione istituzionale e inevitabile trasformazione della società incidendo sulle politiche penali e rappresentando momenti decisivi nel processo d’aggiornamento del diritto. È stato così per oltre un secolo, ma in Italia le ultime amnistie politiche risalgono al 1968 e al 1970.\r\nAprire un percorso di lotta e una vertenza per l’amnistia sociale – che copra reati, denunce e condanne utilizzati per reprimere lotte sociali, manifestazioni, battaglie sui territori, scontri di piazza – e per un indulto che incida anche su altre tipologie di reato, associativi per esempio, può contribuire a mettere in discussione la legittimità dell’arsenale emergenziale e fungere da vettore per un percorso verso una amnistia generaleslegata da quegli atteggiamenti compassionevoli e paternalisti che muovono le campagne delegate agli specialisti dell’assistenzialismo carcerario, all’associazionismo di settore, agli imprenditori della politica. Riportando l’attenzione dei movimenti verso l’esercizio di una critica radicale della società penale che preveda anche l’abolizione dell’ergastolo e della tortura dell’art. 41 bis.\r\nChiediamo a tutti e tutte i singoli, le realtà sociali e politiche l’adesione a questo manifesto, per iniziare un percorso comune per l’avvio della campagna per l’amnistia sociale.\r\n\r\nAscolta la diretta con l'avvocato Francesco Romeo, tra i promotori dell'iniziativa\r\n\r\nRomeo","10 Settembre 2013","2013-09-16 12:06:23","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2013/09/amnistia-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"125\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2013/09/amnistia-300x125.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2013/09/amnistia-300x125.jpg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2013/09/amnistia.jpg 348w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","Un'amnistia per i reati sociali",1378839435,[164,165,166],"http://radioblackout.org/tag/amnistia/","http://radioblackout.org/tag/carcere/","http://radioblackout.org/tag/repressione/",[168,22,24],"amnistia",{"post_content":170},{"matched_tokens":171,"snippet":172,"value":173},[72,73,82,83],"Una situazione che nella attuale \u003Cmark>crisi\u003C/mark> di legittimazione \u003Cmark>del\u003C/mark> \u003Cmark>sistema\u003C/mark> \u003Cmark>politico\u003C/mark> e di logoramento degli istituti","Pubblichiamo il manifesto divulgato dai promotori dell'amnistia per i reati sociali:\r\n\r\nNegli ultimi mesi, fra alcune realtà sociali, politiche e di movimento, ma anche singoli attivisti e avvocati, è nato un dibattito sulla necessità di lanciare una campagna politica sull’amnistia sociale e per l’abrogazione di quell’insieme di norme che connotano l’intero ordinamento giuridico italiano e costituiscono un vero e proprio arsenale repressivo e autoritario dispiegato contro i movimenti più avanzati della società. 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Negli ultimi anni abbiamo vissuto una forte crisi dei mercati finanziari che ha visto una crescita fuori misura di specifici settori (come il Big Tech) e il disancoraggio totale con l'economia reale, alimentando una bolla che ha sostenuto il capitalismo finanziario americano che oggi vede una scossa con l'elezione di Trump. Non si può non commentare la reazione dell'Unione Europea con il piano Rearm e il piano per aumentare l'indebitamento degli Stati per poter aumentare la spesa militare, avverando così in pochi mesi una crescita del valore borsistico del 100% delle aziende belliche come Leonardo e altre, che assumono un ruolo centrale nella finanza. Una bolla che si sta costruendo sulla paura e sulla necessità del riarmo per prepararsi a un potenziale conflitto e, allo stesso tempo, per \"armare l'Ucraina fino alla vittoria\". Una strenua battaglia per tenere in piedi il capitalismo finanziario in una crisi che parte dal cuore dell'Impero.\r\n\r\nAlessandro Volpi, docente di Storia Contemporanea all'Università di Pisa, ha pubblicato \"I padroni del mondo\"\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/04/Volpi-2025_04_03_2025.04.03-10.00.00-escopost.mp3\"][/audio]\r\n\r\nAlessandro Volpi interverrà nel dibattito di sabato 12 aprile alle ore 16 durante il Festival Altri Mondi Altri Modi dal titolo \"Scenari della guerra globale\"\r\n\r\nIn un certo senso tutto è collegato. I conflitti militari che stanno aumentando di intensità nel mondo, al netto delle loro specificità regionali, si inseriscono in un contesto politico ed economico globale. Non possiamo comprendere fino in fondo il genocidio in corso a Gaza, la guerra tra Russia e Ucraina, le tensioni in Corea e su Taiwan senza considerare che l’inasprimento di vecchie linee di tensione e la nascita di nuove dipende anche da un quadro generale di crisi del sistema di produzione capitalista per come lo abbiamo conosciuto negli ultimi cinquant’anni. In questo dibattito abbiamo deciso dunque di provare a fare una panoramica degli scenari di guerra e tensione e degli attori protagonisti di questi conflitti. Parleremo di Stati Uniti, Cina, Russia e Medio Oriente tentando di esplorare gli aspetti finanziari, geopolitici, di politica interna e sociali che si inseriscono nella tendenza alla guerra globale.\r\n\r\nNello stesso dibattito interverranno Rosita di Peri, Pierluigi Fagan, Nick Chavez e Phil Neel \r\n\r\nQui il programma completo del Festival Altri Mondi / Altri Modi \r\n\r\nPer tutti gli aggiornamenti segui la pagina Instagram","4 Aprile 2025","2025-04-04 12:42:48","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/04/usa-dazi-auto-1920x960-1-1024x596-1-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"175\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/04/usa-dazi-auto-1920x960-1-1024x596-1-300x175.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/04/usa-dazi-auto-1920x960-1-1024x596-1-300x175.jpg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/04/usa-dazi-auto-1920x960-1-1024x596-1-768x447.jpg 768w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/04/usa-dazi-auto-1920x960-1-1024x596-1.jpg 1024w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","Capitalismo finanziario e economia di guerra",1743770568,[195,196,197,198,199],"http://radioblackout.org/tag/crisi-capitalismo/","http://radioblackout.org/tag/dazi/","http://radioblackout.org/tag/donald-trump/","http://radioblackout.org/tag/economia-di-guerra/","http://radioblackout.org/tag/finanza/",[201,202,203,204,205],"crisi capitalismo","dazi","donald trump","economia di guerra","finanza",{"post_content":207,"tags":211},{"matched_tokens":208,"snippet":209,"value":210},[72,73,82],"da un quadro generale di \u003Cmark>crisi\u003C/mark> \u003Cmark>del\u003C/mark> \u003Cmark>sistema\u003C/mark> di produzione capitalista per come","Nella giornata che ha visto grandi dichiarazioni \u003Cmark>del\u003C/mark> presidente Trump aprire alla guerra commerciale dei dazi abbiamo approfondito come la ristrutturazione della finanza e gli scenari bellici mondiali siano strettamente connessi. 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Una promessa minata in partenza, in una fase in cui crisi energetica e crisi climatica rappresentano le contraddizioni del presente e del futuro, a meno che non ci si ponga l'ipotesi di una fuoriuscita dal sistema capitalista, una drastica riduzione della crescita, una trasformazione radicale nei modi di produzione e di consumo.\r\n\r\nEvidentemente, al di là delle implicazioni scientifiche di una tale scoperta, le conseguenze reali che rilevano l'interesse del sistema economico politico riguardano l'accaparramento di finanziamenti per la ricerca in questi ambiti e la competizione in ambito militare. Per quanto infatti si tenti di dipingere il nucleare come un'energia pulita e sicura (così come il fatto di inserirlo nella Tassonomia Verde europea dimostra) resta una delle questioni centrali in questa fase, sia sul piano dei conflitti in atto e quelli futuri, sia per quanto riguarda l'accesso alle fonti energetiche, le possibili alternative al fossile e al carbone non per una qualche ritrovata etica green, ma per garantirsi la possibilità di produrre costantemente nonostante la penuria e le difficoltà date dalla scomposizione degli equilibri globali in atto.\r\n\r\nE' interessante dunque costruire un sapere tecnico scientifico diffuso e di classe che possa avere chiare le implicazioni dell'utilizzo del nucleare, seppur venga venduto come l'alternativa del futuro a scopi civili. Inoltre, occorre sottolineare in un paese come l'Italia tutto ciò che riguarda la questione delle bonifiche delle centrali in disuso, del non sapere dove smaltire le scorie (questione che riguarda quei territori che prima o dopo vengono individuati come \"zone di sacrificio\", dove verranno costruite opere per lo smaltimento dei rifiuti nucleari, come insegna Mazzé, in provincia di Torino, dove dovrebbe essere impiantato il Deposito Unico di Scorie Nucleari) e, infine, il problema relativo ai costi e alle tempistiche, elementi che fanno del nucleare uno specchietto per le allodole e, di fatto, irrealizzabile.\r\n\r\nCon Angelo Tartaglia, professore di Fisica al Politecnico di Torino, abbiamo approfondito questi temi partendo da cosa ha significato la scoperta della fusione nucleare (riprendendo alcuni passaggi dell'articolo La fusione nucleare non ci salverà ) per poi arrivare ad analizzare la narrazione che proporrebbe il nucleare come l'unica opzione energetica del futuro.\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/01/Tartaglia-nucleare.mp3\"][/audio]","20 Gennaio 2023","2023-01-20 13:09:11","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/01/nukeindex-200x110.jpeg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"167\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/01/nukeindex-300x167.jpeg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/01/nukeindex-300x167.jpeg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/01/nukeindex-200x110.jpeg 200w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/01/nukeindex.jpeg 650w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","Nucleare: la continua rincorsa al profitto perpetuo.",1674220151,[249,250,251,252],"http://radioblackout.org/tag/energia-pulita/","http://radioblackout.org/tag/green-economy/","http://radioblackout.org/tag/nucleare/","http://radioblackout.org/tag/tassonomia-verde/",[254,255,256,257],"energia pulita","green economy","nucleare","tassonomia verde",{"post_content":259},{"matched_tokens":260,"snippet":261,"value":262},[73,82,83],"conseguenze reali che rilevano l'interesse \u003Cmark>del\u003C/mark> \u003Cmark>sistema\u003C/mark> economico \u003Cmark>politico\u003C/mark> riguardano l'accaparramento di finanziamenti per","Nelle scorse settimane la notizia che negli Usa fosse stata scoperta la fusione nucleare controllata ha fatto il giro \u003Cmark>del\u003C/mark> mondo, individuando nella narrazione americanocentrica e pro nucleare i paradigmi dell'attualità.\r\n\r\nQuesta scoperta scientifica, avvenuta in contesto militare, altro non è che una spinta nella direzione di un consenso generale che legittimi l'uso \u003Cmark>del\u003C/mark> nucleare come unica possibilità per poter continuare a produrre allo stesso ritmo di ora per il futuro prossimo. 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A quasi vent'anni dalla rivoluzione che aveva deposto la monarchia, il sistema politico nepalese consolidato è entrato in una forte crisi di legittimità. A partire da una sospensione e limitazione all'uso dei social network, è esplosa una rabbia popolare, particolarmente espressa dalle fasce di popolazione più giovani e diretta verso un sistema di corruzione e privilegi di cui il sistema politico è considerato il punto nevralgico. Palazzi del potere assaltati nella capitale e messi in fuga gli esponenti politici principali, si è determinato un momentaneo passaggio di poteri garantito dai militari e con figure istituzionali che ancora godono di fiducia popolare per condurre a nuove elezioni il paese. Con Marco Santopadre, de ilmanifesto e Pagine Esteri, abbiamo provato ad andare in profondità della situazione: leggere le fratture sociali entro cui a preso forza la rivolta, i sentimenti del paese tra voglia di riscatto sociale, nostalgie monarchiche e le strettoie tra attori di scala mondiale, come Cina e India.\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/09/santopadre.mp3\"][/audio]","19 Settembre 2025","2025-09-19 16:59:46","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/09/sushanta-rokka-bIzfj5RCVJo-unsplash-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"225\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/09/sushanta-rokka-bIzfj5RCVJo-unsplash-300x225.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/09/sushanta-rokka-bIzfj5RCVJo-unsplash-300x225.jpg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/09/sushanta-rokka-bIzfj5RCVJo-unsplash-1024x768.jpg 1024w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/09/sushanta-rokka-bIzfj5RCVJo-unsplash-768x576.jpg 768w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/09/sushanta-rokka-bIzfj5RCVJo-unsplash-1536x1152.jpg 1536w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/09/sushanta-rokka-bIzfj5RCVJo-unsplash-2048x1536.jpg 2048w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","Dieci giorni di fuoco. 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Con Marco Santopadre, de ilmanifesto e Pagine Esteri, abbiamo provato ad andare in profondità della situazione: leggere le fratture sociali entro cui a preso forza la rivolta, i sentimenti \u003Cmark>del\u003C/mark> paese tra voglia di riscatto sociale, nostalgie monarchiche e le strettoie tra attori di scala mondiale, come Cina e India.\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/09/santopadre.mp3\"][/audio]",[302],{"field":99,"matched_tokens":303,"snippet":299,"value":300},[82,83,73],2312642367108153300,{"best_field_score":306,"best_field_weight":148,"fields_matched":28,"num_tokens_dropped":48,"score":307,"tokens_matched":106,"typo_prefix_score":48},"3319998971904","2312642367108153457",6646,{"collection_name":59,"first_q":66,"per_page":310,"q":66},6,7,{"facet_counts":313,"found":363,"hits":364,"out_of":577,"page":28,"request_params":578,"search_cutoff":37,"search_time_ms":579},[314,340],{"counts":315,"field_name":337,"sampled":37,"stats":338},[316,319,321,323,325,327,329,331,333,335],{"count":317,"highlighted":318,"value":318},8,"I Bastioni di Orione",{"count":311,"highlighted":320,"value":320},"anarres",{"count":14,"highlighted":322,"value":322},"frittura mista",{"count":17,"highlighted":324,"value":324},"liberation front",{"count":28,"highlighted":326,"value":326},"Harraga",{"count":28,"highlighted":328,"value":328},"black holes",{"count":28,"highlighted":330,"value":330},"cattivi pensieri",{"count":28,"highlighted":332,"value":332},"Macerie su macerie",{"count":28,"highlighted":334,"value":334},"il colpo del strega",{"count":28,"highlighted":336,"value":336},"La fine della Fine della storia","podcastfilter",{"total_values":339},10,{"counts":341,"field_name":36,"sampled":37,"stats":361},[342,344,346,348,350,351,353,355,357,359],{"count":310,"highlighted":343,"value":343},"Bastioni di Orione",{"count":14,"highlighted":345,"value":345},"antimilitarismo",{"count":17,"highlighted":347,"value":347},"pkk",{"count":17,"highlighted":349,"value":349},"esodo",{"count":17,"highlighted":15,"value":15},{"count":17,"highlighted":352,"value":352},"podcast",{"count":17,"highlighted":354,"value":354},"Turchia",{"count":17,"highlighted":356,"value":356},"BastioniOrione",{"count":17,"highlighted":358,"value":358},"frittura mista radio fabbrica",{"count":28,"highlighted":360,"value":360},"Sco",{"total_values":362},201,27,[365,414,440,470,504,531],{"document":366,"highlight":384,"highlights":402,"text_match":101,"text_match_info":413},{"comment_count":48,"id":367,"is_sticky":48,"permalink":368,"podcastfilter":369,"post_author":320,"post_content":370,"post_date":371,"post_excerpt":372,"post_id":367,"post_modified":373,"post_thumbnail":374,"post_title":375,"post_type":352,"sort_by_date":376,"tag_links":377,"tags":381},"11009","http://radioblackout.org/podcast/no-future-crisi-del-sistema-politico-e-prospettive-di-esodo/",[320],"La crisi di un sistema politico che riesce solo ad escogitare nuovi modi di riprodurre se stesso è uno spettacolo che va in onda tutti i giorni. Sempre più noioso, ripetitivo, inutile.\r\n\r\nLa revisione del Porcelllum, la legge elettorale che blinda le liste e moltiplica gli eletti di chi vince è, in questo senso, esemplare. Le scelte dei partiti variano in base ai sondaggi per le prossime elezioni: è il trionfo del “no future”, la spazzatura istituzionale che si mostra nuda e senza vergogna. Il re che passeggia senza abiti per la città non svela nulla che tutti non sappiano già.\r\n\r\nLa risposta alla crisi del sistema – se dobbiamo credere ai sondaggi – è quella del buffone che si fa re. L’immagine si deforma, l’invettiva sostituisce l’argomentazione, tutti sono una piazza ma quella piazza ha un solo volto. Un solo ghigno. L’immagine più accattivante è quella del comico che nuota nello stretto. Come resistere alla tentazione di sovrapporgli le bracciate di Benito Mussolini o quelle di Mao nello Yang-tse? Populismo, demagogia, linguaggio “popolare” (Bossi però si sarebbe risparmiato di fingere cultura citando il punto G).\r\n\r\nTutto questo però convoglia un desiderio di partecipazione autentico, che rimanda ad un rifiuto forte del sistema politico odierno.\r\n\r\nD’altra parte i risultati delle elezioni siciliane paiono alludere ad un forte straniamento da tutti i percorsi della rappresentanza. Questi risultati forse mettono in campo un desiderio di uscita da percorsi istituzionali. Un altrove che non c’è. È possibile che tanti siano personaggi in cerca di autore, è anche possibile che si aprano spazi per la sperimentazione di percorsi di autogoverno e autogestione della società.\r\nParimenti interessanti sono le pratiche concrete di esodo dal quadro istituzionale messe in campo dai movimenti di resistenza alla devastazione ambientale e allo sperpero di risorse.\r\n\r\nAnarres ne ha parlato con Massimo Varengo di Milano e Salvo Vaccaro di Palermo\r\n\r\nAscolta la chiacchierata con Massimo: [audio:http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2012/11/2012-11-09-il-nodo-della-politica-varengo.mp3|titles=2012 11 09 il nodo della politica varengo]\r\ne quella con Salvo: [audio:http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2012/11/2012-11-02-vaccaro-elezioni-siciliane.mp3|titles=2012 11 02 vaccaro elezioni siciliane]\r\n\r\nScarica gli audio: 1 - 2","11 Novembre 2012","La crisi di un sistema politico che riesce solo ad escogitare nuovi modi di riprodurre se stesso è uno spettacolo che va in onda tutti i giorni. Sempre più noioso, ripetitivo, inutile.\r\nI risultati delle elezioni siciliane, non meno delle spinte autogestionarie che emergono dai movimenti di resistenza alle grandi opere, mettono in campo un desiderio di partecipazione autentico, che rimanda ad un rifiuto forte del sistema politico odierno.\r\nAscolta la chiacchierata con Massimo: [audio:http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2012/11/2012-11-09-il-nodo-della-politica-varengo.mp3|titles=2012 11 09 il nodo della politica varengo]\r\ne quella con Salvo: [audio:http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2012/11/2012-11-02-vaccaro-elezioni-siciliane.mp3|titles=2012 11 02 vaccaro elezioni siciliane]\r\n","2018-10-17 23:00:17","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2012/11/9-200x110.png","No future. 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Iniziano a radicarsi sempre di più strutture assembleari e metodi autorganizzativi autonomi. diventa l'atto della riscossa operaia, la resistenza di una periferia nata e cresciuta in nome e per conto della Fiat, la comparsa dell'operaio massa, la sconfitta del sindacato e la nascita delle organizzazioni extraparlamentari degli anni 70. Corso Traiano apre un ciclo di lotte che si svilupperanno negli anni 70, agli stessi cancelli di Mirafiori, vedendo crescere la classe operaia fino al suo punto di forza più elevato. Mirafiori è il teatro sociale e politico di una nuova figura operaia, quella dell'operaio massa, generalmente immigrato dal sud, non qualificato che rompe la tradizione torinese dell'operaio specializzato, di cultura PCI, fortemente inquadrato nel sindacato, con una tradizione lavorista che lo ha sempre portato a rivendicare diritti in base alle proprie capacità produttive. 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Una rivolta dispiegata: dalle strade ai balconi dei palazzi, da corso Traiano a Nichelino, gli scontri si moltiplicano e le forze dell'ordine sono costrette a riparare in difesa, rispetto a quella che sarà la forza del conflitto operaio e sociale. In compagnia di Dino Antonioni, ex operaio FIAT della Meccaniche di Mirafiori, che in quell'epoca è stato parte attiva delle assemblee nelle officine, abbiamo raccontato la giornata del 3 luglio 1969 e come ci si è arrivati. La narrazione della lotta è stata scandita anche da alcune letture tratte da \"La rivolta di Corso Traiano. Torino, 3 luglio 1969\" di Diego Giachetti e alcuni audio inediti registrati fino al 1999 e racchiusi in una pubblicazione (2 audio CD) indipendente \"Voci e suoni intorno a un giorno di rivolta\" (curato da CRAC autoproduzioni sotterranee) che potete scaricare integralmente qui: CD1 CD2\r\n\r\nOspite speciale della puntata Giacomo in prestito dalla trasmissione radio kalakuta (https://radioblackout.org/shows/radio-kalakuta/)\r\n\r\nLe altre due puntate sulla memoria le trovate:\r\n\r\nhttps://radioblackout.org/podcast/frittura-mistaradio-fabbrica-17-11-20/\r\n\r\nhttps://radioblackout.org/podcast/frittura-mistaradio-fabbrica-19-07-2022/\r\n\r\nBuon ascolto\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/09/Speciale-rivolta-corso-Traiano-Torino-1969.mp3\"][/audio]\r\n\r\n[download]\r\n\r\n \r\n\r\n ","6 Settembre 2023","2023-09-06 17:49:38","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/09/Speciale-200x110.jpg","Speciale sul 3 Luglio 1969 a Torino: Giornata di lotta in Corso Traiano",1694022578,[],[],{"post_content":429},{"matched_tokens":430,"snippet":431,"value":432},[73,72,82],"nuova figura pone sul piatto \u003Cmark>del\u003C/mark> conflitto tutto, mettendo in \u003Cmark>crisi\u003C/mark>, quel \u003Cmark>sistema\u003C/mark> di contrattazione e di gestione","Eccoci alla nostra terza trasmissione dedicata alla memoria: correva l’anno 1969 nei giorni 3 e 4 luglio, cinquantaquattro anni fa, e a Torino andava in scena la rivolta di corso Traiano.\r\n\r\nIl 3 luglio 1969 arriva dopo più di 50 gg di lotta, la primavera di Mirafiori inizia l'11 aprile '69 con il primo sciopero interno da 20 anni per protestare contro l'uccisione di due lavoratori da parte della polizia a Battipaglia... poi il 13 maggio i lavoratori prolungano lo sciopero indetto dal sindacato di una ora in maniera autonoma e ne allargano la piattaforma rivendicativa. durante i seguenti mesi la lotta coinvolge tutta Mirafiori ed inizia ad allargarsi agli altri stabilimenti. 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La rivolta di corso Traiano esemplifica tutto ciò, nel giorno di una manifestazione slegata ed in conflitto con il sindacato, militarizzata dalla Questura di Torino, che vuole portare nel cuore della metropoli le lotte della fabbrica, si sviluppa uno dei momenti più alti nel conflitto cittadino, dopo quelle di piazza Statuto \u003Cmark>del\u003C/mark> 1963, vedendo mirafiori e la prima periferia torinese, ingaggiare la battaglia con le autoblindo fino a tarda notte. Una rivolta dispiegata: dalle strade ai balconi dei palazzi, da corso Traiano a Nichelino, gli scontri si moltiplicano e le forze dell'ordine sono costrette a riparare in difesa, rispetto a quella che sarà la forza \u003Cmark>del\u003C/mark> conflitto operaio e sociale. In compagnia di Dino Antonioni, ex operaio FIAT della Meccaniche di Mirafiori, che in quell'epoca è stato parte attiva delle assemblee nelle officine, abbiamo raccontato la giornata \u003Cmark>del\u003C/mark> 3 luglio 1969 e come ci si è arrivati. 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Torino, 3 luglio 1969\" di Diego Giachetti e alcuni audio inediti registrati fino al 1999 e racchiusi in una pubblicazione (2 audio CD) indipendente \"Voci e suoni intorno a un giorno di rivolta\" (curato da CRAC autoproduzioni sotterranee) che potete scaricare integralmente qui: CD1 CD2\r\n\r\nOspite speciale della puntata Giacomo in prestito dalla trasmissione radio kalakuta (https://radioblackout.org/shows/radio-kalakuta/)\r\n\r\nLe altre due puntate sulla memoria le trovate:\r\n\r\nhttps://radioblackout.org/podcast/frittura-mistaradio-fabbrica-17-11-20/\r\n\r\nhttps://radioblackout.org/podcast/frittura-mistaradio-fabbrica-19-07-2022/\r\n\r\nBuon ascolto\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/09/Speciale-rivolta-corso-Traiano-Torino-1969.mp3\"][/audio]\r\n\r\n[download]\r\n\r\n \r\n\r\n ",[434],{"field":99,"matched_tokens":435,"snippet":431,"value":432},[73,72,82],2312642367242371000,{"best_field_score":438,"best_field_weight":148,"fields_matched":28,"num_tokens_dropped":48,"score":439,"tokens_matched":106,"typo_prefix_score":48},"3319999037440","2312642367242371185",{"document":441,"highlight":453,"highlights":461,"text_match":466,"text_match_info":467},{"comment_count":48,"id":442,"is_sticky":48,"permalink":443,"podcastfilter":444,"post_author":51,"post_content":445,"post_date":446,"post_excerpt":54,"post_id":442,"post_modified":447,"post_thumbnail":54,"post_title":448,"post_type":352,"sort_by_date":449,"tag_links":450,"tags":452},"64565","http://radioblackout.org/podcast/i-bastioni-di-macalle-dietro-la-resa-dei-conti-tra-tribu-etiopi-un-cambio-di-sistema/",[318],"I Bastioni si sono riscaldati prima di adentrarsi nel Corno d’Africa facendo qualche valutazione su elezioni varie, in particolare quelle negli Usa, ma anche in Tanzania, Costa d’Avorio, Guinea:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/11/2020_11_10_primi-venti-minuti.mp3\"][/audio]\r\n\r\nLa rivolta tigrina, mentre trasmettevamo la terza puntata dei Bastioni di Orione, cominciava a inasprirsi e Ahmed iniziava la risposta violenta alla reazione all’”invasione” governativa del territorio tigrino, ricco, nell’ultimo quarto di secolo al potere e convinto ad opporsi allo smantellamento dell’etno-nazinalismo, avviato dal neoliberismo di Ahmed, che con il nobel della pace in una mano e la Diga della Rinascita soffia sul nazionalismo con i fondi cinesi a sostenerlo, perché l’area rappresenta il corridoio della Belt Road Initiative, quel Mar Rosso appetibile da tutte le potenze, ch einfatti sono stanziali a Gibuti.\r\n\r\nAbbiamo affrontato l’argomento dapprima con un vocale registrato da un giovane etiope – non tigrino e dunque molto critico con gli insorti. Ha fatto daportavoce di un gruppo di emigrati dal Corno d'Africa a Toriino. Scegliendo deliberatamente questo approccio sapevamo che ne sarebbe scaturita una visione parziale e divisiva che è componente essenziale del dissidio secolare tra le tribù che popolano quell'area: amhara, oromo, tigrini, borana, mursi, karo, hamar...\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/11/2020-11-10_fatti_narrazione-etiope_01.mp3\"][/audio]\r\n\r\nll primo tassello da cui partire per descrivere la situazione è l'ancora forte percezione di sé della minoranza tigrina di fronte alla spinta all'integrazione nazionale impressa da Ahmed e dalla sua esigenza di rilanciare l'economia anche con le ingenti risorse del Nord del paese, sia dopo questi ultimi decenni, successivi al crollo del regime del Derg, le innumerevoli guerre con Eritrea e Somalia, sia con la costante centralità della regione del Tigré con la sua gestione del potere nell'ultimo ventennio da parte della minoranza tigrina (6 per cento della popolazione etiope), oppressione di cui si avverte l'eco nelle parole risentite del nostro interlocutore africano, che legittimava l'intervento di Addis Abeba contro i ricchi secessionisti tigrini (cristiani), vieppiù separatisti e fomentatori delle divisioni etniche dopo aver perso il controllo del potere centrale e dell'esercito.\r\n\r\nNe abbiamo quindi discusso con Angelo Ferrari:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/11/2020_11_10_Etiopia-Chi-sta-sabotando-la-convivenza-e-lintegrazione-etnica_02.mp3\"][/audio]\r\n\r\nLa crisi del Tigray nasce dallo scontro politico con il Tpfl, che è stato a lungo il partito egemone in seno all'Ersdf. Il Fronte tigrino si è sentito più volte preso di mira dalle riforme del nuovo premier, che intanto ha creato una propria formazione politica, il Partito della prosperità.\r\n\r\nNel Tigray le autorità locali hanno deciso di tenere elezioni indipendenti, quelle che sono state rinviate ad agosto con la causale (forse pretestuosa?) della epidemia di SarsCov2 e il Tpfl è stato riconfermato al governo regionale.Ora lo scontro è diventato militare, con il rischio che la rivalità politica si trasformi in conflitto interetnico. Soprattutto per l'avvicendamento di una tribù diversa (gli oromo) alla guida del paese, che sancisce il venir meno del processo di integrazione tra le molte etnie che compongono l'Etiopia; proprio quel sabotaggio del superamento delle divisioni etniche che nella testimonianza del giovane etiope si attribuiva al trentennio tigrino.\r\n\r\nMulu Nega è stato nominato da Ahmed nuovo governatore ad interim per la regione settentrionale del Tigray. Poco prima il parlamento aveva preso la risoluzione di stabilire un'amministrazione provvisoria. Ahmed sta producendo lo sforzo di superare l'etno-nazionalismo per arrivare a una forma di nazionalismo etiope, che la Diga della Rinascita rappresenta così unitaria (ma è divisiva – ovviamente – con gli altri paesi dell'area). Ma non può che essere a tempi lunghi, visto che persino la sua stessa etnia oromo si contrappone (molteplici sono stati gli scontri e i moti di piazza nei mesi scorsi). L'apertura liberista al capitale privato crea attriti nell’intera società, nel Tigray ancora di più; la penetrazione di militari nazionali nella regione settentrionale è quindi vista come intrusione, che ha fatto esplodere gli attacchi di Makallè. Si rischia l'esatto opposto del tentativo di unificare: la frammentazione perché ciascuno non si sente rappresentato a sufficienza. Intanto sono già 15.000 gli sfollati e innumerevoli i morti (si parla di 500 solo nel massacro del 10 novembre a Mai-Kadra, in Tigray).\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/11/2020_11_10_Nazionalismo-e-svolta-liberista-di-Ahmed_03.mp3\"][/audio]\r\n\r\nNel 2019 il Conte1 aveva stipulato con la ministra Trenta accordi militari con il presidente-nobel_per_la_pace_Ahmed: «difesa e sicurezza, formazione e addestramento, assistenza tecnica, operazioni di supporto alla pace... trasferimento di struttura d'arma e apparecchiatura bellica... è auspicata la promozione di iniziative finalizzate a razionalizzare il controllo sui prodotti a uso militare»; come i precedenti governi, soprattutto di centrosinistra, avevano appoggiato la parte eritrea, ora già coinvolta con esplosioni all'Asmara, perché gli ahmara si sono schierati subito con Addis Abeba. L'Italia sta cercando di tornare a essere protagonista nel Corno d'Africa... e quindi soffierà sul fuoco della guerra in un’area popolata dagli apparati militari di tutte le potenze mondiali, che si stanno accaparrando fette di un territorio che controlla traffici, merci, risorse. Una vera operazione neocoloniale nascosta sotto la cooperazione allo sviluppo.\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/11/Etiopia-meta-del-complesso-militar-industriale-italiano_04.mp3\"][/audio]\r\n\r\nLe nazioni sono al soldo di potenze straniere per ridisegnare la geopolitica internazionale come avvenne nel periodo coloniale classico: tutte le potenze sono intente a controllare il passaggio del Mar Rosso da Aden a Suez (infatti a Gibuti, snodo essenziale del Belt Road Initiative, sono presenti tutti i contingenti militari) e ogni mossa è un riposizionamento strategico.\r\n\r\n \r\n\r\nCon Angelo si è anche parlato di Costa d’Avorio e altre nazioni africane, come l'emblematico Congo (una volta Zaire) per la sua particolare interpretazione del concetto occidentale di democrazia, e alcune hanno affrontato elezioni che sono normalmente truffe, perché l’accaparramento delel risorse e la loro svendita è sicuramente colonialismo e spartizione, ma anche esportazione di uno schema che già non funziona in Occidente e con l’Africa non c’entra nulla e impone sistemi economici di sfruttamento e ora anche di contesa con la penetrazione cinese, senza passare attraverso l’humus attraverso il quale si sono formate le comunità africane.\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/11/2020_11_10_concetto-di-democrazia-importato-in-Africa.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nE poi una chiosa africana sulla pirateria e il pattugliamento italiano del Golfo di Guinea (per ordine di Descalzi? mah!)\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/11/pirateria-e-pattugliamento-italiano.mp3\"][/audio]\r\n\r\nNell’ultimo quarto d’ora si è parlato di tagliagole processati all’Aja da presidenti (Ngbagbo, come Thaci dell’Uck kosovaro); poi a tamburo battente breakin’ news del 10 novembre... ma probabilmente sono notizie in evoluzione con dossier che finiremo con il riprendere in mano.\r\n\r\nScioperi in emergenza Covid madrilena – lo sciopero pandemico, poi lo sgombero di Guernica, Argenitna; uragano Eta nei Caraibi, infatti non c’entra con l’Euskadi. Poi la Bolivia di Arce e Morales in piena esaltazione retorica di ritorno al potere: diversamente dal Perù, dove continuano a dimettersi presidenti nela normalizzazione susseguente alla fine di Sendero luminoso; in Brasilesi sospende la sperimentaione del vaccino. Un po’ di nostalgia per il Farabundo Martì salvadoregno e scivolare alla fine verso il sogno distopico del Myanmar di Aung san Suu Kiy e le elezioni dell’8 novembre, cercando il pelo nel Rakhine e gli odi intrecciati che hanno aiutato l avittoria di The Lady coi risvolti economici di nuovo della Belt Road Initiative.\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/11/ultimo-quarto-dora.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\n ","15 Novembre 2020","2023-04-19 15:08:16","I Bastioni di Macallè: dietro la resa dei conti tra tribù etiopi un cambio di sistema",1605484755,[451],"http://radioblackout.org/tag/bastioniorione/",[356],{"post_content":454,"post_title":458},{"matched_tokens":455,"snippet":456,"value":457},[72,73,83],"Angelo Ferrari:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/11/2020_11_10_Etiopia-Chi-sta-sabotando-la-convivenza-e-lintegrazione-etnica_02.mp3\"][/audio]\r\n\r\nLa \u003Cmark>crisi\u003C/mark> \u003Cmark>del\u003C/mark> Tigray nasce dallo scontro \u003Cmark>politico\u003C/mark> con il Tpfl, che è","I Bastioni si sono riscaldati prima di adentrarsi nel Corno d’Africa facendo qualche valutazione su elezioni varie, in particolare quelle negli Usa, ma anche in Tanzania, Costa d’Avorio, Guinea:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/11/2020_11_10_primi-venti-minuti.mp3\"][/audio]\r\n\r\nLa rivolta tigrina, mentre trasmettevamo la terza puntata dei Bastioni di Orione, cominciava a inasprirsi e Ahmed iniziava la risposta violenta alla reazione all’”invasione” governativa \u003Cmark>del\u003C/mark> territorio tigrino, ricco, nell’ultimo quarto di secolo al potere e convinto ad opporsi allo smantellamento dell’etno-nazinalismo, avviato dal neoliberismo di Ahmed, che con il nobel della pace in una mano e la Diga della Rinascita soffia sul nazionalismo con i fondi cinesi a sostenerlo, perché l’area rappresenta il corridoio della Belt Road Initiative, quel Mar Rosso appetibile da tutte le potenze, ch einfatti sono stanziali a Gibuti.\r\n\r\nAbbiamo affrontato l’argomento dapprima con un vocale registrato da un giovane etiope – non tigrino e dunque molto critico con gli insorti. 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Si parte dalla distanza fra l'ideologia liberal democratica e le prassi autoritarie di gestione del comando capitalista in questa fase in cui il capitalismo americano esprime delle tendenze oligarchiche conseguenza anche dei processi di deindustrializzazione,che hanno creato una classe di oligopolisti dell'economia digitale.\r\n\r\nL'emergere della Cina che si presenta come un paese ipercapitalista e concorrente sottraendosi alla cooptazione subordinata nel processo di globalizzazione americana ,costituisce un imprevisto storico che s'interseca con la crisi morale ed etica del modello made in U.S.A. L'impoverimento di fasce non residuali della classe media americana ,la crisi dovuta all'insostenibilità dell'interventismo globale ,la corrosione dell'ideologia del destino manifesto sono consueguenze delle sfide al modello di globalizzazione americana portate dall'esterno in particolare dall'emergere di coalizioni di stati che mirano a definire un diritto d'interdizione al processo egemonico yankee . La divisione interna ci rimanda ad una società americana spaccata divisa per gruppi ideologici e sociali che non comunicano ,il modello economico non funziona per molti americani ,il sistema politico è disfunzionale ,le disuguagliaze si accrescono , per le classi dirigenti si pone un problema di recupero di funzionalità del modello economico in crisi anche per la sovraestensione della politica estera americana in chiave regolatrice ed egemonica.\r\n\r\nIl modello di globalizzazione post 1989 è arrivato al capolinea ,si prospettano politiche protezioniste a suon di dazi ,confronto duro con la Cina come dimostrano le scelte di Trump per la sua amministrazione, una crescente militarizzazione della politica estera, la ricostituzione di determinate filiere produttive che prescindano dalla Cina e una frammentazione dell'ordine capitalista con prevedibile instabilita'.\r\n\r\n \r\n\r\n\r\n\r\n \r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/11/BASTIONI-DI-ORIONE-14112024-MARONTA.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nCon Vincenzo Miliucci sorico militante antinucleare parliamo delle contraddizioni della Cop 29 che si sta tenendo a Baku nell'Azerbaigian, stato autoritario governato dalla dinastia degli Alev ,grande sostenitore delle produzioni fossili e paese da cui partono i tubi del TAP . Le promesse della Cop di Parigi di cancellare il 100% delle emissioni di Co2 entro il 2040 sono ben lontane dall'essere realizzate, a Baku non ci sono i paesi che contano, le delegazioni sono imbottite di funzionari delle compagnie petrolifere a caccia di affari mentre le associazioni ambientaliste non hanno voce in capitolo. Negli interventi a Baku sgomita la lobby nucleare ,millantando nuovi orizzonti per la fissione nonostante i disastri passati e i rischi ambientali , il governo italiano prepara una legge delega ad hoc per imporre nuovamente questa scelta nefasta già respinta con due referendum .Intanto la nuova amministrazione americana del negazionista Trump già annuncia nuove trivellazioni in Alaska e nell'Artico , si continua con le false compensazioni senza porre fine al mercato dei crediti del carbonio , s'intensifica la repressione contro i militanti ambientalisti anche in Italia con le norme contenute nel famigerato DL 1660 ,mentre si continuano ad uccidere gli oppositori della devastazione ambientale in America Latina .\r\n\r\nRicordiamo infine l'insegnamento di Dario Paccino che fin dal suo libro \"L'imbroglio ecologico\",nonchè con la sua militanza mise in relazione la devastazione ambientale con il modello di sviluppo capitalistico e con un’economia di mercato che produce a prezzi sempre più bassi beni di consumo sempre meno utili , per Paccino l'ambientalismo pensato e tradotto politicamente senza aver presenti i rapporti di produzione e le condizioni sociali che generano lo sfruttamento delle risorse rappresentava ipso facto un imbroglio.\r\n\r\n \r\n\r\n\r\n\r\n \r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/11/BASTIONI-DI-ORIONE-14112024-MILIUCCI.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nInfine con Roberto Codazzi cooperante e conoscitore di Haiti ,parliamo della situazione sempre piu' drammatica nell'isola caraibica sconvolta da una instabilità permanente alimentata da una classe dirigente corrotta e dalle gang criminali che ormai controllano il territorio . L'invio dei 600 soldati kenyani come prevedibile non ha sortito alcun effetto sulla situazione sul terreno .Haiti dal 2021 è senza presidente ,ucciso nella sua casa da un commando composto da mercenari colombiani assoldati da haitiani, tre membri del consiglio di transizione che dovrebbe nominare il primo ministro sono accusati di corruzione mentre si è dimesso il premier nominato solo 5 mesi fa.\r\n\r\nLe gang gestiscono le vie di comunicazione d'interesse logistico per il traffico di stupefacenti di cui l'isola è diventata un hub rilevante , l'episodio recente degli spari contro un aereo di una compagnia americana ha portato alla chiusura degli aereoporti e all'isolamento totale dell'isola considerando la chiusura del confine con la repubblica Dominicana . Si contano decine di migliaia di sfollati e circa 4000 morti dall'inizio dell'anno ,mentre le deportazioni dagli U.S.A. non si sono mai fermate nonostante i toni xenofobi della campagna elettorale americana che ha individuato gli haitiani residenti a Springfield come obiettivo. Haiti paga ancora l'audacia di essere stata la prima repubblica nera liberatasi dalla schiavitu' ,un peccato originale mai perdonato dalle potenze coloniali ,prima la Francia con il fardello del debito imposto ad Haiti e poi gli Stati Uniti con l'invasione militare e l'imposizioni della dittatura dei Duvalier.\r\n\r\n \r\n\r\n\r\n\r\n \r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/11/BASTIONI-DI-ORIONE-14112024-CODAZZI.mp3\"][/audio]\r\n\r\n ","17 Novembre 2024","2024-11-17 12:18:31","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/05/blade-1-2-200x110.jpg","BASTIONI DI ORIONE 14/11/2024-DECLINO DELL'EGEMONIA AMERICANA E DEGLOBALIZZAZIONE-COP29 L'INUTILE PARATA DELLE LOBBIES DEL FOSSILE-HAITI LA CRISI POLITICA E LO STRATOPOTERE DELLE GANG.",1731845911,[483],"http://radioblackout.org/tag/bastioni-di-orione/",[343],{"post_content":486,"post_title":490},{"matched_tokens":487,"snippet":488,"value":489},[82,83],"funziona per molti americani ,il \u003Cmark>sistema\u003C/mark> \u003Cmark>politico\u003C/mark> è disfunzionale ,le disuguagliaze si","Bastioni di Orione in questa puntata si confronta con Fabrizio Maronta consigliere scientifico e responsabile delle relazioni internazionali di Limes ,autore \u003Cmark>del\u003C/mark> libro \"Deglobalizzazione\". Si parte dalla distanza fra l'ideologia liberal democratica e le prassi autoritarie di gestione \u003Cmark>del\u003C/mark> comando capitalista in questa fase in cui il capitalismo americano esprime delle tendenze oligarchiche conseguenza anche dei processi di deindustrializzazione,che hanno creato una classe di oligopolisti dell'economia digitale.\r\n\r\nL'emergere della Cina che si presenta come un paese ipercapitalista e concorrente sottraendosi alla cooptazione subordinata nel processo di globalizzazione americana ,costituisce un imprevisto storico che s'interseca con la \u003Cmark>crisi\u003C/mark> morale ed etica \u003Cmark>del\u003C/mark> modello made in U.S.A. L'impoverimento di fasce non residuali della classe media americana ,la \u003Cmark>crisi\u003C/mark> dovuta all'insostenibilità dell'interventismo globale ,la corrosione dell'ideologia \u003Cmark>del\u003C/mark> destino manifesto sono consueguenze delle sfide al modello di globalizzazione americana portate dall'esterno in particolare dall'emergere di coalizioni di stati che mirano a definire un diritto d'interdizione al processo egemonico yankee . La divisione interna ci rimanda ad una società americana spaccata divisa per gruppi ideologici e sociali che non comunicano ,il modello economico non funziona per molti americani ,il \u003Cmark>sistema\u003C/mark> \u003Cmark>politico\u003C/mark> è disfunzionale ,le disuguagliaze si accrescono , per le classi dirigenti si pone un problema di recupero di funzionalità \u003Cmark>del\u003C/mark> modello economico in \u003Cmark>crisi \u003C/mark> anche per la sovraestensione della politica estera americana in chiave regolatrice ed egemonica.\r\n\r\nIl modello di globalizzazione post 1989 è arrivato al capolinea ,si prospettano politiche protezioniste a suon di dazi ,confronto duro con la Cina come dimostrano le scelte di Trump per la sua amministrazione, una crescente militarizzazione della politica estera, la ricostituzione di determinate filiere produttive che prescindano dalla Cina e una frammentazione dell'ordine capitalista con prevedibile instabilita'.\r\n\r\n \r\n\r\n\r\n\r\n \r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/11/BASTIONI-DI-ORIONE-14112024-MARONTA.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nCon Vincenzo Miliucci sorico militante antinucleare parliamo delle contraddizioni della Cop 29 che si sta tenendo a Baku nell'Azerbaigian, stato autoritario governato dalla dinastia degli Alev ,grande sostenitore delle produzioni fossili e paese da cui partono i tubi \u003Cmark>del\u003C/mark> TAP . 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Anche in streaming\r\n\r\nAscolta e diffondi il podcast:\r\n\r\n\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/04/2021-04-09-anarres.mp3\"][/audio]\r\n\r\n2021 04 09 anarres\r\n\r\n\r\n\r\nDirette, approfondimenti, idee, proposte, appuntamenti:\r\n\r\nAlle radici della globalizzazione, tra logistica e nuove frontiere dello sfruttamento\r\nCon Giammarco, autore di un articolo uscito su Umanità Nova, proveremo ad analizzare il rapporto tra la centralità della logistica e le problematiche inerenti i contratti di lavoro fino a dinamiche scollegate dagli hub di scambio delle merci, dall’e-commerce e dal concetto di delivery. Premessa indispensabile, un piccolo accenno al ruolo dell’ICT - Information and Communications Technology - all’interno del sistema produttivo mondiale, dove “produzione” fa riferimento a beni materiali e immateriali.\r\n\r\nStati Uniti. I primi mesi dell’era Biden e i movimenti sociali.\r\nCapitol Hill sembra lontanissima, sebbene siano trascorsi solo pochi mesi. Ma il retroterra culturale e politico all’origine della gravissima crisi istituzionale che ha segnato l’avvicendamento tra Trump e Biden, sono ancora tutti lì. Proviamo a fare il punto con uno sguardo soprattutto sui movimenti sociali.\r\nNe abbiamo parlato con Lollo\r\n\r\nItaliani brava gente? 80 anni fa l’Italia aggrediva la Jugoslavia\r\nMassacri, lager, torture e stupri furono la cifra delle forze armate tricolori nei Balcani.\r\nDopo 80 anni, quella storia è ancora semisconosciuta nel nostro paese, dove un pesante velo di omertà ha coperto i crimini commessi durante la seconda guerra mondiale.\r\nLa retorica della “Repubblica nata dalla resistenza al nazifascismo” nascose la realtà fatta di silenzio e, soprattutto, di impunità nei confronti dei responsabili della guerra e dell’occupazione militare della Jugoslavia.\r\nCe ne ha parlato Massimo Varengo dell’Ateneo Libertario di Milano\r\n\r\nProssime iniziative:\r\n\r\nDomenica 25 aprile\r\nore 15\r\nricordo, fiori, bicchierata, interventi e distro alla lapide del partigiano anarchico Ilio Baroni\r\nin corso Giulio Cesare angolo corso Novara\r\nE dal vivo… canzoniere anarchico, partigiano e antifascista\r\n(se piove, dopo il ricordo alla lapide ci trasferiamo sotto la tettoia di piazza Crispi)\r\n\r\nSabato Primo Maggio\r\ngiornata di sciopero e di lotta\r\nLiberiamoci di Stato, padroni, eserciti!\r\nPrimo Maggio anarchico a Torino\r\n\r\nContatti:\r\n\r\nFederazione Anarchica Torinese\r\ncorso Palermo 46 \r\nRiunioni – aperte agli interessati - ogni mercoledì dalle 17,30. \r\nContatti: fai_torino@autistici.org – @senzafrontiere.to/\r\n\r\nWild C.A.T. Collettivo Anarco-Femminista Torinese\r\ncorso Palermo 46 – @Wild.C.A.T.anarcofem\r\n\r\nIscriviti alla nostra newsletter, mandando un messaggio alla pagina FB oppure una mail\r\n\r\nscrivi a: anarres@inventati.org\r\n\r\nwww.anarresinfo.org\r\n\r\nfb: @anarresinfo","22 Aprile 2021","2021-04-22 14:35:23","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/04/photo_2021-04-18_23-04-21-200x110.jpg","Anarres del 9 aprile. Globalizzazionee nuove frontiere dello sfruttamento. I primi mesi dell’era Biden. L’aggressione dell’Italia alla Jugoslavia: 80 anni dopo...",1619102123,[],[],{"post_content":518,"post_title":522},{"matched_tokens":519,"snippet":520,"value":521},[73,82],"Information and Communications Technology - all’interno \u003Cmark>del\u003C/mark> \u003Cmark>sistema\u003C/mark> produttivo mondiale, dove “produzione” fa","Il nostro nostro viaggio su Anarres, il pianeta delle utopie concrete.\r\nDalle 11 alle 13 sui 105,250 delle libere frequenze di Blackout. 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Ne abbiamo parlato con Stefano Raspa antimilitarista attivo contro la base di Aviano\r\n\r\n \r\n\r\nIl nuovo ministro dell’Interno ha deciso che il suo dicastero si impegnerà per l’apertura di un CIE in ogni regione. Dopo un paio d’anni di immobilismo, con quattro CIE ancora aperti, sebbene più volte distrutti dalle rivolte il governo torna alla carica.\r\n\r\nNe abbiamo parlato con Federico Denitto\r\n\r\n \r\n\r\nSono trascorsi 17 anni dalla strage nel CIE di Trapani, il Serraino Vulpitta, dove,in seguito ad un incendio. morirono sei ragazzi tunisini.\r\nAbbiamo letto il documento scritto per l’occasione dai compagni di Trapani. Lo trovate qui.\r\n\r\n \r\n\r\nAppuntamenti:\r\nSabato 21 gennaio ore 10,30\r\nManda una cartolina a Poste Italiane\r\npresidio contro le deportazioni in corso Giulio Cesare 7 – nei pressi dell’ufficio postale\r\nMistral Air, la compagnia aerea di Poste Italiane, non trasporta lettere, pacchi e cartoline… ma deporta rifugiati e migranti in paesi dove non vogliono tornare.\r\nFuggono guerre, miseria, persecuzioni, dittature. C’è chi non vuole sottostare ad un matrimonio forzato e chi non intende fare il soldato. C’è anche chi, semplicemente, vuole andare in Europa, perché desidera un’altra vita.\r\nTutti si trovano di fronte frontiere chiuse, filo spinato, polizia ed esercito.\r\n\r\n \r\n\r\nAppuntamenti fissi:\r\nLe riunioni della federazione anarchica torinese, aperte a tutti gli interessati, sono in corso Palermo 46 ogni giovedì alle 21\r\n\r\n \r\n\r\nDocumenti:\r\nUn’urna cineraria, lo Stato e la prossima rivoluzione a Cuba\r\n\r\nCuba senza Fidel Castro. Quello che da anni i suoi adepti e i suoi nemici stavano immaginando ora è una realtà compiuta. Senza fare troppa fatica per sentirlo, si è percepito un intenso silenzio pubblico che ha avuto una vita propria di fronte all’imponente macchinazione statale del lutto nazionale. I portavoce ufficiali hanno insistito sul fatto che il silenzio fosse un’espressione palpabile dello sgomento di massa. Per gli oppositori anti-castristi questo mutismo era un altro segno della paura di ritorsioni che avrebbero potuto subire coloro che avrebbero voluto festeggiare durante il lutto ufficiale.\r\nMa né la costernazione né il giubilo represso sono stati gli unici ingredienti che si sono percepiti in questi giorni a Cuba. Nel dialogo quotidiano con vicini, amici, familiari e gente comune per la strada, abbiamo avuto la certezza che la morte di Fidel Castro potrebbe essere un evento importante per Cuba, per il mondo e anche per la cosiddetta Storia Universale, ma nello stesso tempo non ha smesso di essere una notizia con poche conseguenze pratiche per la frustrante quotidianità senza speranza che, come in tutto il mondo, viviamo noi che dipendiamo dalla salute della dittatura salariale.\r\nComunque non ci sarebbe molto da festeggiare, tenendo presente le prospettive incerte che lascia dietro di sé Fidel Castro, con un fratello che in dieci anni di governo ha avuto il grande merito di allentare le tensioni autoritarie lasciate da Fidel Castro al fine di mantenere uguale l’essenza del sistema e creare le condizioni generali per far tornare nuovo il ragionamento di quell’altro generale-presidente di Holguin, Fulgencio Batista:\r\n”(…) è che ci sono due tipi di socialismo. Uno significa anarchia e l’altro opera sotto la disciplina del governo. Bisogna essere realistici (…) vogliamo insegnare al popolo che i lavoratori e il capitale sono necessari e devono cooperare. Vogliamo bandire le idee utopiche che non funzioneranno, ma nelle quali la nostra gente crede “ [1]\r\nLa realizzazione di questo tipo di socialismo a Cuba ha avuto una storia più lunga di quella che ci raccontano oggi i seguaci della famiglia Castro. Il precedente dittatore, Fulgencio Batista, ha dato un contributo fondamentale al socialismo autoritario a Cuba, come espresso con chiarezza dalla citazione suddetta, e se continuiamo ad ignorare ciò non potremo farci una chiara idea del ruolo storico di Fidel Castro nella storia di Cuba.\r\nIl 20 novembre del prossimo 2017 saranno 80 anni dal primo evento politico di massa convocato e organizzato dal sergente colonnello Fulgencio Batista, per il quale usò l’allora Ministero del Lavoro che garantiva la presenza obbligatoria almeno dei dipendenti pubblici dell’Avana; l’esercito inoltre gli permise di reclutare con la forza treni, camion, tram, auto, in modo da concentrare tra le 60.000 e le 80.000 persone nello stadio La Tropical, come propaganda mediatica per promuovere ciò che fu definito il Piano Triennale[2].\r\nQuesto fu il primo atto a Cuba di quella che sarebbe diventata una tecnica drammaturgica di mobilitazione permanente di massa in funzione degli interessi esclusivi dello Stato cubano, che poi verrà gestita per oltre mezzo secolo con abilità insuperata da Fidel Castro. Quello che nel 1937 fu una balbuziente iniziativa autoritaria a mala pena gestita dal Ministero del Lavoro e dall’esercito nazionale, dopo il 1959 è diventata una tecnica di uso quotidiano che abbraccia la totalità delle istituzioni del paese e milioni di persone in tutta l’isola fino ad oggi.\r\nI processi governativi, inaugurati a Cuba da Fulgencio Batista ed ereditati e sviluppati alla perfezione da Fidel Castro, lasciano ora con la sua morte completamente aperta la strada affinché i candidati alla successione riscoprano, con sorprendente attualità, la parte più autentica del pensiero politico di Batista e i contributi di Fidel Castro a questo grande progetto condiviso dai due governanti di raggiungere il controllo totale di Cuba attraverso il meccanismo dello Stato nazionale.\r\nSe Fulgencio Batista non ebbe il coraggio né l’intenzione, né la possibilità epocale di prendere in considerazione una rottura con l’egemonia imperiale yankee a Cuba per compiere la realizzazione completa dello Stato nazionale, Fidel Castro ha invece avuto l’immensa audacia e la congiuntura storica favorevole per sfidare direttamente il dominio degli Stati Uniti su Cuba. Sotto l’effetto sublimante di questo proposito colossale, e con il suo superbo talento da principe machiavellico, è riuscito a trasformare in sistema quella che era una semplice frase demagogica di Batista: un socialismo sotto la disciplina del governo, che è sopravvissuto ai più grandi disastri dell’ultimo mezzo secolo e che ha convertito lo Stato cubano in una macchina imponente che non ha nessuna riserva nell’affermare, come avvenuto il 1 Maggio 2008, che ”socialismo è sovranità nazionale”, vale a dire … nazional-socialismo.\r\nIl fatto è che Fidel Castro non fu solo il grande architetto della ”Rivoluzione”, ma anche di qualcosa che i suoi milioni di accoliti non hanno potuto ancora definire con precisione ma che senza dubbi è lo stato sociale nella sua versione stalinista cubana, un modello di gestione governativa emerso dalla particolare posizione dell’isola nello scenario della guerra fredda come alleato privilegiato dell’URSS in America Latina, cosa che ha permesso allo Stato cubano di avere risorse eccezionali per mettere in pratica gli emblematici programmi di educazione integrale dall’età prescolare fino all’istruzione superiore, un sistema sanitario universale gratuito, la piena occupazione, un’urbanizzazione massiccia, miglioramenti fondamentali per milioni di esclusi dal capitalismo neocoloniale che hanno distinto Cuba dagli altri Paesi della zona.\r\nCome ovunque nel mondo dove sono state attuate queste politiche, esse hanno permesso un sostanziale miglioramento del tenore di vita delle masse più sfavorite, ma insieme a ciò e allo stesso tempo, -con intenzione strategica-, hanno portato a un rafforzamento senza precedenti della rete di istituzioni del governo, che ha condotto a una vera apoteosi del benessere dello Stato a Cuba.\r\nMa Fidel Castro ha fatto molto di più con l’uso di queste enormi risorse acquisite grazie al rapporto privilegiato con l’URSS, ha trasformato lo Stato cubano in un attore influente nella politica internazionale, nella decolonizzazione dell’Africa e dell’Asia e nell’espansione dei movimenti antiimperialisti in America Latina, facendo di Cuba un epicentro molto attivo delle tendenze con intenzioni socialiste non allineate all’egemonia sovietica.\r\nPoi, quando cadde la potenza imperiale sovietica, Fidel Castro e il suo immenso prestigio internazionale resuscitarono un nuovo movimento anti-neoliberale in America Latina che arrivò a convertirsi in governo nei principali paesi della zona e, insieme a ciò, l’attuazione di un programma senza precedenti di servizi medico-sanitari dello Stato cubano per i più esclusi del mondo che ha portato gli abili medici cubani sia in luoghi lontani come l’Himalaya pakistano sia nella più vicina ma disastrata Haiti.\r\nTuttavia si deve anche dire che tutti questi movimenti anticoloniali e anti-neoliberali che Fidel Castro ha appoggiato da Cuba si trovano ora, un decennio e mezzo più tardi, in una profonda crisi politica, morale, epistemologica, ecc, dal Sud Africa, Angola, Algeria, fino al Venezuela, Brasile, Argentina e sono sulla buona strada per andare in quella stessa crisi Nicaragua, Ecuador, Bolivia, El Salvador e Vietnam. D’altra parte, quel programma senza precedenti e ammirevole di servizi medici cubani per i paesi del Terzo mondo oggi è semplicemente e banalmente la principale fonte di reddito per la borghesia fidelista che gestisce lo Stato cubano.\r\n\r\n \tLa morte del Leader Maximo arriva in un momento in cui la macchina statale cubana, resuscitata nel 1959-60, si addentra in una nuova crisi economica, affonda in spese e costi insostenibili, ma con una legittimità popolare che si mantiene altissima nonostante tutte le defezioni. Questa situazione particolare e favorevole viene sfruttata al massimo dalle élite di governo per smantellare lo stato sociale cubano dell’epoca di Fidel Castro e della guerra fredda, ”lentamente ma incessantemente”, come affermato dal generale-presidente Raul Castro. Per fare questo saranno costretti a vendere il paese a pezzi, preferiranno infatti allearsi con i maggiori gruppi finanziari del mondo per rifinanziare i loro debiti piuttosto che andare verso una maggiore socializzazione delle capacità decisionali e di gestione dei singoli e dei gruppi sulle loro vite che incarnano la vita reale e non le astrazioni della propaganda, sarebbero questi passi modesti ma preziosi in direzione di una maggiore comunanza nella vita quotidiana e verso l’estinzione dello stato burocratico e parassitario.\r\nPer migliorare e razionalizzare il capitalismo di Stato a Cuba, gli eredi di Fidel Castro hanno due strumenti fondamentali legati anch’essi a Fulgencio Batista.\r\nIl primo è la Centrale dei Lavoratori di Cuba, organizzazione sindacale fondata nel gennaio del 1939, prodotto dell’alleanza tra l’apparato politico-militare di Batista e gli stalinisti cubani, che garantisce fino ad oggi il pieno controllo del movimento operaio cubano da parte dello Stato e dei governi di turno. Se nel 1939 fu un quadro del partito comunista, Lazaro Peña -successivamente conosciuto come il ”capitano della classe operaia”- a essere incaricato da Batista per gestire questa alleanza, nel 1960 sempre Lazaro ricevette lo stesso incarico da Fidel Castro avendo così il tempo sufficiente per creare una scuola di opportunisti e profittatori che ha portato a personaggi cloni dello stesso Lazaro Peña come Pedro Ross Leal e Salvador Valdes Mesa, che hanno dedicato la loro vita a mantener vivo l’obiettivo di Fulgencio e di Fidel Castro di fare un socialismo sotto la disciplina di governo.\r\nIl secondo strumento ereditato dal colonnello sergente Batista è il Codice di Difesa Sociale dell’aprile 1939, pezzo chiave che racchiude lo spirito fascista di Batista, ratificato con nomi diversi e rinforzato all’infinito sotto il potere di Fidel Castro. Dalla sua applicazione ha contribuito a permettere la pena di morte per i reati politici, il ruolo dei tribunali militari e la repressione arbitraria in generale; pezzo legale dimenticato in modo interessato da tutti gli orientamenti politici sia democratici sia pro-dittatoriali, il Codice di Difesa Sociale non è stato formalmente annullato né dalla Costituzione del 1940, né da quella del 1976 e neppure da quella del 1992, mantenendo così tuttora la sua piena utilità nell’affrontare i conflitti sociali che emergeranno dallo smantellamento dello stato sociale stalinista cubano nei prossimi anni.\r\nDopo tante vite spezzate tra presunti oppositori, dopo tante torture infernali per provocare demenza e demoralizzazione, dopo tante esecuzioni sommarie, esilii amari, lunghe sofferenze nelle carceri orrende, molti discorsi incendiari e sublimi, dopo tanta superbia e intolleranza, diventerà sempre più chiaro con silenzioso cinismo che la parte più raffinata e incompiuta dello spirito di Batista può dare un contributo sostanziale a ciò che ora gli uomini dello Stato a Cuba hanno finalmente definito come l’attualizzazione del modello economico del socialismo cubano.\r\n\r\nIII\r\nIl 10 Gennaio 1959, a ridosso quindi della vittoria, il periodico El Libertario, che aveva appena ripreso le pubblicazioni dopo la ferrea chiusura inflittagli dalla polizia politica di Batista, pubblicò un testo dell’ormai dimenticato militante anarchico Antonio Landrián in cui, per la prima volta, vengono sottintese queste connessioni:\r\nLa rivoluzione di Fidel del 26 luglio ha trionfato. Trionferà il suo ideale? Qual è il suo ideale? Principalmente la libertà o detto in altra forma: la liberazione. Da cosa? Del giogo di Batista. Il giogo di Batista era violenza, imposizione, appropriazione indebita, dispotismo, coercizione, tortura, ostinazione, autoritarismo e sottomissione alla catena. Era centralismo, corruzione e servilismo incondizionato…Finché verrà lasciato in piedi uno solo di questi pilastri del deposto regime di Batista, la rivoluzione guidata da Fidel Castro non avrà conseguito la vittoria.\r\nTranne la violenza e la tortura della polizia, che da alcuni anni a Cuba hanno assunto un ruolo meno pubblico e visibile, tutti gli altri fattori segnalati da Landrián non solo sono rimasti in piedi dopo il 1959 - intatti dalla dittatura precedente - ma hanno avuto un rafforzamento e uno sviluppo esponenziale da allora fino ad oggi, tanto da portare Landrián e i compagni che animavano El Libertario a non poter godere l’aria di libertà di questa Rivoluzione Fidelista oltre il maggio 1960, mese in cui furono di nuovo censurati, imprigionati, esiliati e banditi dalla nuova, ora “rivoluzionaria”, polizia politica.\r\nL’imposizione, l’appropriazione indebita, il dispotismo, l’ostinazione, l’autoritarismo, la sottomissione alla catena, il centralismo, la corruzione e il servilismo incondizionato alla macchina statale hanno continuato ad avere un’esistenza attivissima a Cuba dopo la sconfitta della dittatura di Fulgencio Batista . Quella intuizione personale, che ebbe il nostro compagno Antonio Landrián, perso nel vortice della storia, è diventata la base strutturale del funzionamento della vita quotidiana di Cuba fino al momento nel quale sono in corso i funerali di Fidel Castro.\r\nAlcuni amici che erano nel parco centrale della città di Artemisa quando morì Fidel sono stati espulsi dal luogo da parte della polizia e di agenti della Sicurezza dello Stato, perché “ora non è il momento di essere seduti nel parco a parlare”; a studenti in internato di una università dell’Avana, poliziotti in borghese che popolano queste istituzioni hanno chiuso le porte di accesso alle loro camere la sera del 28 novembre, perché “si deve andare alla Piazza della Rivoluzione o in strada fino a quando l’attività ha fine”; la paralisi totale del trasporto statale nella capitale da mezzogiorno del 29 novembre al fine di garantire che la popolazione fosse solo in strada per andare alla enorme manifestazione di massa delle ore 19; il divieto di tutte le attività sportive nelle aree verdi adiacenti a qualsiasi viale importante; multe fino a 1.500 pesos (tre mesi completi di stipendio) per quanti consumano in pubblico bevande alcoliche nei giorni di lutto … sono un piccolo esempio delle procedure quotidiane seguite dai difensori statali del supposto socialismo a Cuba.\r\nFidel Castro ci lascia un paese con uno dei livelli di istruzione, salute e qualità della vita più alti d’America, ma tutto condizionato dall’interesse strategico del funzionamento stabile della macchina statale, in nome della lotta contro l’imperialismo degli Stati Uniti e dei loro lacchè locali. Nello svolgimento di tale scopo si è dato luogo ad una società che è sull’orlo di una crisi di migrazione permanente e con un crollo demografico all’orizzonte. Per questo esito le politiche imperiali Yankees hanno giocato un ruolo decisivo, ma non per questo meno decisivo è stata la dittatura sul proletariato cubano condotta da Fidel Castro che ha trasformato Cuba in un territorio popolato da un “… immenso gregge di schiavi salariati (…) che chiedono di essere schiavi per migliorare la loro condizione …” come in qualsiasi parte del mondo, concretizzando gli incubi più dolorosi dell’ex anarchico cubano Carlos Baliño nel 1897 nel suo testo Profecía Falsa.\r\nQuesto immenso gregge di schiavi salariati, già popolo rivoluzionario, era già in piena fase di degrado morale e di espoliazione materiale, quando Fidel Castro esplicitò nel suo discorso del 1 maggio 2000 il suo ultimo concetto di Rivoluzione, ritirato fuori dall’oblio nei giorni dei suoi funerali, in cui ha detto, tra le altre cose, che: “Rivoluzione è cambiare tutto ciò che deve essere cambiato.” Cinquanta anni fa era pragmaticamente indubbio che il soggetto omesso di tale definizione era quel popolo rivoluzionario che alcune volte è esistito; nel 2000 il soggetto omesso nel discorso non è altro che lo stesso Fidel Castro, con la sua capacità manipolatoria e il suo imponente apparato ideologico-poliziesco che già in quest’anno non ha alcuna remora ad omettere quel popolo rivoluzionario dal suo concetto Rivoluzione, consapevole di ciò che lo ha castrato della sua capacità di elaborazione e di decisione propria e, pertanto, non è nelle condizioni di essere oggetto di un discorso e tanto meno di essere soggetto della propria storia.\r\nNei lunghi giorni di lutto ufficiale che stiamo vivendo a Cuba è evidente che sta emergendo un nuovo slogan di massa: “Io sono Fidel!”, che esprime molto bene lo stato di questa amputazione collettiva. E tra il vasto mare di bandiere, foto e cartelli autoprodotti che si sono visti in televisione da Santiago de Cuba, ce n’era uno, portato da una donna, con su scritto: “Io sono Fidel! Ordine!”.\r\nTale lacuna grammaticale ed esistenziale diventerà sempre più frequente nel pensiero di un popolo che ha avuto l’esperienza sconvolgente di vedere la più fiera incarnazione del potere nella storia di Cuba trasformata in una semplice urna cineraria, un popolo che dovrà imparare a vivere senza gli ordini del suo Comandante in capo, e forse scoprirà che per questo cammino non sono più necessari comandanti, non più ordini, ma più fraternità, più auto-organizzazione, meno viltà e miseria morale tra quelli della base, più responsabilità sulla nostra vita, più immaginazione socializzante, per sconfiggere lo spirito e i rappresentanti della nuova borghesia fidelista, parassitaria e burocratica, che oggi sta ricostruendo integralmente il capitalismo a Cuba e i suoi vecchi orrori sotto i nostri occhi e dissimula piangendo quando in realtà è in festa.\r\nTutto quello che facilita questo apprendimento sarà un contributo diretto alla prossima rivoluzione a Cuba. Tutto ciò che ostacola questa scoperta popolare sarà l’espressione più accurata e aggiornata della controrivoluzione. Le proporzioni che d’ora in poi cercano di aggiungere il fidelismo come corrente di idee all’interno della sinistra all’esterno e all’interno di Cuba saranno l’espressione esatta della bancarotta morale prodotta delle sinistre autoritarie, stataliste e produttiviste nel mondo e potrà mettere ancora sul tavolo la necessità di continuare a forgiare “i modi più sicuri per togliere le fondamenta all’ordine sociale di oggi e metterne altri più sicuri senza che la casa venga giù”, come appuntò nel gennaio 1890 José Martí, riflettendo a proposito di “quel tenero e radioso Bakunin”[3].\r\n\r\ndi Marcelo “Liberato” Salinas - L’Avana\r\n(traduzione a cura di Selva e Davide)\r\n\r\nNOTE\r\n[1] Grazie al ricercatore americano Robert Whitney possiamo avere accesso a questo documento che è disponibile nel libro Estado y Revolucion en Cuba, edizioni Ciencias Sociales de La Habana, 2010, p.230\r\n[2] Tutta la stampa del tempo a Cuba diede questa notizia senza precedenti e il ricercatore Robert Whitney nello stesso libro Estado y Revolucion en Cuba, Op.cit. p 283, riporta questo fatto tramite fonti governative degli Stati Uniti. Cfr. Archivio del Congresso degli Stati Uniti. Grant Watson a Eden, La Habana, 2 dicembre 1937. PRO / FO / A / 9019/65/14, No.171.\r\n[3] “Desde el Hudson” Opere Complete, tomo 12, pag. 378. Editorial Ciencias Sociales, La Habana, 1982.","12 Gennaio 2017","2018-10-17 22:58:53","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2017/01/1430732397_451849184-200x110.jpg","Anarres del 6 gennaio. 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Ne abbiamo parlato con Stefano Raspa antimilitarista attivo contro la base di Aviano\r\n\r\n \r\n\r\nIl nuovo ministro dell’Interno ha deciso che il suo dicastero si impegnerà per l’apertura di un CIE in ogni regione. Dopo un paio d’anni di immobilismo, con quattro CIE ancora aperti, sebbene più volte distrutti dalle rivolte il governo torna alla carica.\r\n\r\nNe abbiamo parlato con Federico Denitto\r\n\r\n \r\n\r\nSono trascorsi 17 anni dalla strage nel CIE di Trapani, il Serraino Vulpitta, dove,in seguito ad un incendio. morirono sei ragazzi tunisini.\r\nAbbiamo letto il documento scritto per l’occasione dai compagni di Trapani. Lo trovate qui.\r\n\r\n \r\n\r\nAppuntamenti:\r\nSabato 21 gennaio ore 10,30\r\nManda una cartolina a Poste Italiane\r\npresidio contro le deportazioni in corso Giulio Cesare 7 – nei pressi dell’ufficio postale\r\nMistral Air, la compagnia aerea di Poste Italiane, non trasporta lettere, pacchi e cartoline… ma deporta rifugiati e migranti in paesi dove non vogliono tornare.\r\nFuggono guerre, miseria, persecuzioni, dittature. C’è chi non vuole sottostare ad un matrimonio forzato e chi non intende fare il soldato. C’è anche chi, semplicemente, vuole andare in Europa, perché desidera un’altra vita.\r\nTutti si trovano di fronte frontiere chiuse, filo spinato, polizia ed esercito.\r\n\r\n \r\n\r\nAppuntamenti fissi:\r\nLe riunioni della federazione anarchica torinese, aperte a tutti gli interessati, sono in corso Palermo 46 ogni giovedì alle 21\r\n\r\n \r\n\r\nDocumenti:\r\nUn’urna cineraria, lo Stato e la prossima rivoluzione a Cuba\r\n\r\nCuba senza Fidel Castro. Quello che da anni i suoi adepti e i suoi nemici stavano immaginando ora è una realtà compiuta. Senza fare troppa fatica per sentirlo, si è percepito un intenso silenzio pubblico che ha avuto una vita propria di fronte all’imponente macchinazione statale \u003Cmark>del\u003C/mark> lutto nazionale. I portavoce ufficiali hanno insistito sul fatto che il silenzio fosse un’espressione palpabile dello sgomento di massa. Per gli oppositori anti-castristi questo mutismo era un altro segno della paura di ritorsioni che avrebbero potuto subire coloro che avrebbero voluto festeggiare durante il lutto ufficiale.\r\nMa né la costernazione né il giubilo represso sono stati gli unici ingredienti che si sono percepiti in questi giorni a Cuba. Nel dialogo quotidiano con vicini, amici, familiari e gente comune per la strada, abbiamo avuto la certezza che la morte di Fidel Castro potrebbe essere un evento importante per Cuba, per il mondo e anche per la cosiddetta Storia Universale, ma nello stesso tempo non ha smesso di essere una notizia con poche conseguenze pratiche per la frustrante quotidianità senza speranza che, come in tutto il mondo, viviamo noi che dipendiamo dalla salute della dittatura salariale.\r\nComunque non ci sarebbe molto da festeggiare, tenendo presente le prospettive incerte che lascia dietro di sé Fidel Castro, con un fratello che in dieci anni di governo ha avuto il grande merito di allentare le tensioni autoritarie lasciate da Fidel Castro al fine di mantenere uguale l’essenza \u003Cmark>del\u003C/mark> \u003Cmark>sistema\u003C/mark> e creare le condizioni generali per far tornare nuovo il ragionamento di quell’altro generale-presidente di Holguin, Fulgencio Batista:\r\n”(…) è che ci sono due tipi di socialismo. Uno significa anarchia e l’altro opera sotto la disciplina \u003Cmark>del\u003C/mark> governo. Bisogna essere realistici (…) vogliamo insegnare al popolo che i lavoratori e il capitale sono necessari e devono cooperare. Vogliamo bandire le idee utopiche che non funzioneranno, ma nelle quali la nostra gente crede “ [1]\r\nLa realizzazione di questo tipo di socialismo a Cuba ha avuto una storia più lunga di quella che ci raccontano oggi i seguaci della famiglia Castro. Il precedente dittatore, Fulgencio Batista, ha dato un contributo fondamentale al socialismo autoritario a Cuba, come espresso con chiarezza dalla citazione suddetta, e se continuiamo ad ignorare ciò non potremo farci una chiara idea \u003Cmark>del\u003C/mark> ruolo storico di Fidel Castro nella storia di Cuba.\r\nIl 20 novembre \u003Cmark>del\u003C/mark> prossimo 2017 saranno 80 anni dal primo evento \u003Cmark>politico\u003C/mark> di massa convocato e organizzato dal sergente colonnello Fulgencio Batista, per il quale usò l’allora Ministero \u003Cmark>del\u003C/mark> Lavoro che garantiva la presenza obbligatoria almeno dei dipendenti pubblici dell’Avana; l’esercito inoltre gli permise di reclutare con la forza treni, camion, tram, auto, in modo da concentrare tra le 60.000 e le 80.000 persone nello stadio La Tropical, come propaganda mediatica per promuovere ciò che fu definito il Piano Triennale[2].\r\nQuesto fu il primo atto a Cuba di quella che sarebbe diventata una tecnica drammaturgica di mobilitazione permanente di massa in funzione degli interessi esclusivi dello Stato cubano, che poi verrà gestita per oltre mezzo secolo con abilità insuperata da Fidel Castro. Quello che nel 1937 fu una balbuziente iniziativa autoritaria a mala pena gestita dal Ministero \u003Cmark>del\u003C/mark> Lavoro e dall’esercito nazionale, dopo il 1959 è diventata una tecnica di uso quotidiano che abbraccia la totalità delle istituzioni \u003Cmark>del\u003C/mark> paese e milioni di persone in tutta l’isola fino ad oggi.\r\nI processi governativi, inaugurati a Cuba da Fulgencio Batista ed ereditati e sviluppati alla perfezione da Fidel Castro, lasciano ora con la sua morte completamente aperta la strada affinché i candidati alla successione riscoprano, con sorprendente attualità, la parte più autentica \u003Cmark>del\u003C/mark> pensiero \u003Cmark>politico\u003C/mark> di Batista e i contributi di Fidel Castro a questo grande progetto condiviso dai due governanti di raggiungere il controllo totale di Cuba attraverso il meccanismo dello Stato nazionale.\r\nSe Fulgencio Batista non ebbe il coraggio né l’intenzione, né la possibilità epocale di prendere in considerazione una rottura con l’egemonia imperiale yankee a Cuba per compiere la realizzazione completa dello Stato nazionale, Fidel Castro ha invece avuto l’immensa audacia e la congiuntura storica favorevole per sfidare direttamente il dominio degli Stati Uniti su Cuba. Sotto l’effetto sublimante di questo proposito colossale, e con il suo superbo talento da principe machiavellico, è riuscito a trasformare in \u003Cmark>sistema\u003C/mark> quella che era una semplice frase demagogica di Batista: un socialismo sotto la disciplina \u003Cmark>del\u003C/mark> governo, che è sopravvissuto ai più grandi disastri dell’ultimo mezzo secolo e che ha convertito lo Stato cubano in una macchina imponente che non ha nessuna riserva nell’affermare, come avvenuto il 1 Maggio 2008, che ”socialismo è sovranità nazionale”, vale a dire … nazional-socialismo.\r\nIl fatto è che Fidel Castro non fu solo il grande architetto della ”Rivoluzione”, ma anche di qualcosa che i suoi milioni di accoliti non hanno potuto ancora definire con precisione ma che senza dubbi è lo stato sociale nella sua versione stalinista cubana, un modello di gestione governativa emerso dalla particolare posizione dell’isola nello scenario della guerra fredda come alleato privilegiato dell’URSS in America Latina, cosa che ha permesso allo Stato cubano di avere risorse eccezionali per mettere in pratica gli emblematici programmi di educazione integrale dall’età prescolare fino all’istruzione superiore, un \u003Cmark>sistema\u003C/mark> sanitario universale gratuito, la piena occupazione, un’urbanizzazione massiccia, miglioramenti fondamentali per milioni di esclusi dal capitalismo neocoloniale che hanno distinto Cuba dagli altri Paesi della zona.\r\nCome ovunque nel mondo dove sono state attuate queste politiche, esse hanno permesso un sostanziale miglioramento \u003Cmark>del\u003C/mark> tenore di vita delle masse più sfavorite, ma insieme a ciò e allo stesso tempo, -con intenzione strategica-, hanno portato a un rafforzamento senza precedenti della rete di istituzioni \u003Cmark>del\u003C/mark> governo, che ha condotto a una vera apoteosi \u003Cmark>del\u003C/mark> benessere dello Stato a Cuba.\r\nMa Fidel Castro ha fatto molto di più con l’uso di queste enormi risorse acquisite grazie al rapporto privilegiato con l’URSS, ha trasformato lo Stato cubano in un attore influente nella politica internazionale, nella decolonizzazione dell’Africa e dell’Asia e nell’espansione dei movimenti antiimperialisti in America Latina, facendo di Cuba un epicentro molto attivo delle tendenze con intenzioni socialiste non allineate all’egemonia sovietica.\r\nPoi, quando cadde la potenza imperiale sovietica, Fidel Castro e il suo immenso prestigio internazionale resuscitarono un nuovo movimento anti-neoliberale in America Latina che arrivò a convertirsi in governo nei principali paesi della zona e, insieme a ciò, l’attuazione di un programma senza precedenti di servizi medico-sanitari dello Stato cubano per i più esclusi \u003Cmark>del\u003C/mark> mondo che ha portato gli abili medici cubani sia in luoghi lontani come l’Himalaya pakistano sia nella più vicina ma disastrata Haiti.\r\nTuttavia si deve anche dire che tutti questi movimenti anticoloniali e anti-neoliberali che Fidel Castro ha appoggiato da Cuba si trovano ora, un decennio e mezzo più tardi, in una profonda \u003Cmark>crisi\u003C/mark> politica, morale, epistemologica, ecc, dal Sud Africa, Angola, Algeria, fino al Venezuela, Brasile, Argentina e sono sulla buona strada per andare in quella stessa \u003Cmark>crisi\u003C/mark> Nicaragua, Ecuador, Bolivia, El Salvador e Vietnam. D’altra parte, quel programma senza precedenti e ammirevole di servizi medici cubani per i paesi \u003Cmark>del\u003C/mark> Terzo mondo oggi è semplicemente e banalmente la principale fonte di reddito per la borghesia fidelista che gestisce lo Stato cubano.\r\n\r\n \tLa morte \u003Cmark>del\u003C/mark> Leader Maximo arriva in un momento in cui la macchina statale cubana, resuscitata nel 1959-60, si addentra in una nuova \u003Cmark>crisi\u003C/mark> economica, affonda in spese e costi insostenibili, ma con una legittimità popolare che si mantiene altissima nonostante tutte le defezioni. Questa situazione particolare e favorevole viene sfruttata al massimo dalle élite di governo per smantellare lo stato sociale cubano dell’epoca di Fidel Castro e della guerra fredda, ”lentamente ma incessantemente”, come affermato dal generale-presidente Raul Castro. Per fare questo saranno costretti a vendere il paese a pezzi, preferiranno infatti allearsi con i maggiori gruppi finanziari \u003Cmark>del\u003C/mark> mondo per rifinanziare i loro debiti piuttosto che andare verso una maggiore socializzazione delle capacità decisionali e di gestione dei singoli e dei gruppi sulle loro vite che incarnano la vita reale e non le astrazioni della propaganda, sarebbero questi passi modesti ma preziosi in direzione di una maggiore comunanza nella vita quotidiana e verso l’estinzione dello stato burocratico e parassitario.\r\nPer migliorare e razionalizzare il capitalismo di Stato a Cuba, gli eredi di Fidel Castro hanno due strumenti fondamentali legati anch’essi a Fulgencio Batista.\r\nIl primo è la Centrale dei Lavoratori di Cuba, organizzazione sindacale fondata nel gennaio \u003Cmark>del\u003C/mark> 1939, prodotto dell’alleanza tra l’apparato \u003Cmark>politico\u003C/mark>-militare di Batista e gli stalinisti cubani, che garantisce fino ad oggi il pieno controllo \u003Cmark>del\u003C/mark> movimento operaio cubano da parte dello Stato e dei governi di turno. Se nel 1939 fu un quadro \u003Cmark>del\u003C/mark> partito comunista, Lazaro Peña -successivamente conosciuto come il ”capitano della classe operaia”- a essere incaricato da Batista per gestire questa alleanza, nel 1960 sempre Lazaro ricevette lo stesso incarico da Fidel Castro avendo così il tempo sufficiente per creare una scuola di opportunisti e profittatori che ha portato a personaggi cloni dello stesso Lazaro Peña come Pedro Ross Leal e Salvador Valdes Mesa, che hanno dedicato la loro vita a mantener vivo l’obiettivo di Fulgencio e di Fidel Castro di fare un socialismo sotto la disciplina di governo.\r\nIl secondo strumento ereditato dal colonnello sergente Batista è il Codice di Difesa Sociale dell’aprile 1939, pezzo chiave che racchiude lo spirito fascista di Batista, ratificato con nomi diversi e rinforzato all’infinito sotto il potere di Fidel Castro. Dalla sua applicazione ha contribuito a permettere la pena di morte per i reati politici, il ruolo dei tribunali militari e la repressione arbitraria in generale; pezzo legale dimenticato in modo interessato da tutti gli orientamenti politici sia democratici sia pro-dittatoriali, il Codice di Difesa Sociale non è stato formalmente annullato né dalla Costituzione \u003Cmark>del\u003C/mark> 1940, né da quella \u003Cmark>del\u003C/mark> 1976 e neppure da quella \u003Cmark>del\u003C/mark> 1992, mantenendo così tuttora la sua piena utilità nell’affrontare i conflitti sociali che emergeranno dallo smantellamento dello stato sociale stalinista cubano nei prossimi anni.\r\nDopo tante vite spezzate tra presunti oppositori, dopo tante torture infernali per provocare demenza e demoralizzazione, dopo tante esecuzioni sommarie, esilii amari, lunghe sofferenze nelle carceri orrende, molti discorsi incendiari e sublimi, dopo tanta superbia e intolleranza, diventerà sempre più chiaro con silenzioso cinismo che la parte più raffinata e incompiuta dello spirito di Batista può dare un contributo sostanziale a ciò che ora gli uomini dello Stato a Cuba hanno finalmente definito come l’attualizzazione \u003Cmark>del\u003C/mark> modello economico \u003Cmark>del\u003C/mark> socialismo cubano.\r\n\r\nIII\r\nIl 10 Gennaio 1959, a ridosso quindi della vittoria, il periodico El Libertario, che aveva appena ripreso le pubblicazioni dopo la ferrea chiusura inflittagli dalla polizia politica di Batista, pubblicò un testo dell’ormai dimenticato militante anarchico Antonio Landrián in cui, per la prima volta, vengono sottintese queste connessioni:\r\nLa rivoluzione di Fidel \u003Cmark>del\u003C/mark> 26 luglio ha trionfato. Trionferà il suo ideale? Qual è il suo ideale? Principalmente la libertà o detto in altra forma: la liberazione. Da cosa? \u003Cmark>Del\u003C/mark> giogo di Batista. Il giogo di Batista era violenza, imposizione, appropriazione indebita, dispotismo, coercizione, tortura, ostinazione, autoritarismo e sottomissione alla catena. Era centralismo, corruzione e servilismo incondizionato…Finché verrà lasciato in piedi uno solo di questi pilastri \u003Cmark>del\u003C/mark> deposto regime di Batista, la rivoluzione guidata da Fidel Castro non avrà conseguito la vittoria.\r\nTranne la violenza e la tortura della polizia, che da alcuni anni a Cuba hanno assunto un ruolo meno pubblico e visibile, tutti gli altri fattori segnalati da Landrián non solo sono rimasti in piedi dopo il 1959 - intatti dalla dittatura precedente - ma hanno avuto un rafforzamento e uno sviluppo esponenziale da allora fino ad oggi, tanto da portare Landrián e i compagni che animavano El Libertario a non poter godere l’aria di libertà di questa Rivoluzione Fidelista oltre il maggio 1960, mese in cui furono di nuovo censurati, imprigionati, esiliati e banditi dalla nuova, ora “rivoluzionaria”, polizia politica.\r\nL’imposizione, l’appropriazione indebita, il dispotismo, l’ostinazione, l’autoritarismo, la sottomissione alla catena, il centralismo, la corruzione e il servilismo incondizionato alla macchina statale hanno continuato ad avere un’esistenza attivissima a Cuba dopo la sconfitta della dittatura di Fulgencio Batista . Quella intuizione personale, che ebbe il nostro compagno Antonio Landrián, perso nel vortice della storia, è diventata la base strutturale \u003Cmark>del\u003C/mark> funzionamento della vita quotidiana di Cuba fino al momento nel quale sono in corso i funerali di Fidel Castro.\r\nAlcuni amici che erano nel parco centrale della città di Artemisa quando morì Fidel sono stati espulsi dal luogo da parte della polizia e di agenti della Sicurezza dello Stato, perché “ora non è il momento di essere seduti nel parco a parlare”; a studenti in internato di una università dell’Avana, poliziotti in borghese che popolano queste istituzioni hanno chiuso le porte di accesso alle loro camere la sera \u003Cmark>del\u003C/mark> 28 novembre, perché “si deve andare alla Piazza della Rivoluzione o in strada fino a quando l’attività ha fine”; la paralisi totale \u003Cmark>del\u003C/mark> trasporto statale nella capitale da mezzogiorno \u003Cmark>del\u003C/mark> 29 novembre al fine di garantire che la popolazione fosse solo in strada per andare alla enorme manifestazione di massa delle ore 19; il divieto di tutte le attività sportive nelle aree verdi adiacenti a qualsiasi viale importante; multe fino a 1.500 pesos (tre mesi completi di stipendio) per quanti consumano in pubblico bevande alcoliche nei giorni di lutto … sono un piccolo esempio delle procedure quotidiane seguite dai difensori statali \u003Cmark>del\u003C/mark> supposto socialismo a Cuba.\r\nFidel Castro ci lascia un paese con uno dei livelli di istruzione, salute e qualità della vita più alti d’America, ma tutto condizionato dall’interesse strategico \u003Cmark>del\u003C/mark> funzionamento stabile della macchina statale, in nome della lotta contro l’imperialismo degli Stati Uniti e dei loro lacchè locali. Nello svolgimento di tale scopo si è dato luogo ad una società che è sull’orlo di una \u003Cmark>crisi\u003C/mark> di migrazione permanente e con un crollo demografico all’orizzonte. Per questo esito le politiche imperiali Yankees hanno giocato un ruolo decisivo, ma non per questo meno decisivo è stata la dittatura sul proletariato cubano condotta da Fidel Castro che ha trasformato Cuba in un territorio popolato da un “… immenso gregge di schiavi salariati (…) che chiedono di essere schiavi per migliorare la loro condizione …” come in qualsiasi parte \u003Cmark>del\u003C/mark> mondo, concretizzando gli incubi più dolorosi dell’ex anarchico cubano Carlos Baliño nel 1897 nel suo testo Profecía Falsa.\r\nQuesto immenso gregge di schiavi salariati, già popolo rivoluzionario, era già in piena fase di degrado morale e di espoliazione materiale, quando Fidel Castro esplicitò nel suo discorso \u003Cmark>del\u003C/mark> 1 maggio 2000 il suo ultimo concetto di Rivoluzione, ritirato fuori dall’oblio nei giorni dei suoi funerali, in cui ha detto, tra le altre cose, che: “Rivoluzione è cambiare tutto ciò che deve essere cambiato.” Cinquanta anni fa era pragmaticamente indubbio che il soggetto omesso di tale definizione era quel popolo rivoluzionario che alcune volte è esistito; nel 2000 il soggetto omesso nel discorso non è altro che lo stesso Fidel Castro, con la sua capacità manipolatoria e il suo imponente apparato ideologico-poliziesco che già in quest’anno non ha alcuna remora ad omettere quel popolo rivoluzionario dal suo concetto Rivoluzione, consapevole di ciò che lo ha castrato della sua capacità di elaborazione e di decisione propria e, pertanto, non è nelle condizioni di essere oggetto di un discorso e tanto meno di essere soggetto della propria storia.\r\nNei lunghi giorni di lutto ufficiale che stiamo vivendo a Cuba è evidente che sta emergendo un nuovo slogan di massa: “Io sono Fidel!”, che esprime molto bene lo stato di questa amputazione collettiva. E tra il vasto mare di bandiere, foto e cartelli autoprodotti che si sono visti in televisione da Santiago de Cuba, ce n’era uno, portato da una donna, con su scritto: “Io sono Fidel! Ordine!”.\r\nTale lacuna grammaticale ed esistenziale diventerà sempre più frequente nel pensiero di un popolo che ha avuto l’esperienza sconvolgente di vedere la più fiera incarnazione \u003Cmark>del\u003C/mark> potere nella storia di Cuba trasformata in una semplice urna cineraria, un popolo che dovrà imparare a vivere senza gli ordini \u003Cmark>del\u003C/mark> suo Comandante in capo, e forse scoprirà che per questo cammino non sono più necessari comandanti, non più ordini, ma più fraternità, più auto-organizzazione, meno viltà e miseria morale tra quelli della base, più responsabilità sulla nostra vita, più immaginazione socializzante, per sconfiggere lo spirito e i rappresentanti della nuova borghesia fidelista, parassitaria e burocratica, che oggi sta ricostruendo integralmente il capitalismo a Cuba e i suoi vecchi orrori sotto i nostri occhi e dissimula piangendo quando in realtà è in festa.\r\nTutto quello che facilita questo apprendimento sarà un contributo diretto alla prossima rivoluzione a Cuba. Tutto ciò che ostacola questa scoperta popolare sarà l’espressione più accurata e aggiornata della controrivoluzione. Le proporzioni che d’ora in poi cercano di aggiungere il fidelismo come corrente di idee all’interno della sinistra all’esterno e all’interno di Cuba saranno l’espressione esatta della bancarotta morale prodotta delle sinistre autoritarie, stataliste e produttiviste nel mondo e potrà mettere ancora sul tavolo la necessità di continuare a forgiare “i modi più sicuri per togliere le fondamenta all’ordine sociale di oggi e metterne altri più sicuri senza che la casa venga giù”, come appuntò nel gennaio 1890 José Martí, riflettendo a proposito di “quel tenero e radioso Bakunin”[3].\r\n\r\ndi Marcelo “Liberato” Salinas - L’Avana\r\n(traduzione a cura di Selva e Davide)\r\n\r\nNOTE\r\n[1] Grazie al ricercatore americano Robert Whitney possiamo avere accesso a questo documento che è disponibile nel libro Estado y Revolucion en Cuba, edizioni Ciencias Sociales de La Habana, 2010, p.230\r\n[2] Tutta la stampa \u003Cmark>del\u003C/mark> tempo a Cuba diede questa notizia senza precedenti e il ricercatore Robert Whitney nello stesso libro Estado y Revolucion en Cuba, Op.cit. p 283, riporta questo fatto tramite fonti governative degli Stati Uniti. Cfr. Archivio \u003Cmark>del\u003C/mark> Congresso degli Stati Uniti. Grant Watson a Eden, La Habana, 2 dicembre 1937. PRO / FO / A / 9019/65/14, No.171.\r\n[3] “Desde el Hudson” Opere Complete, tomo 12, pag. 378. Editorial Ciencias Sociales, La Habana, 1982.",{"matched_tokens":569,"snippet":570,"value":570},[73],"Anarres \u003Cmark>del\u003C/mark> 6 gennaio. Cuba, commercio d’ami, pacchi e deportati, i nuovi CIE di Minniti, a 17 anni dalla strage di Trapani…",[572,574],{"field":99,"matched_tokens":573,"snippet":566,"value":567},[73,82],{"field":96,"matched_tokens":575,"snippet":570,"value":570},[73],{"best_field_score":502,"best_field_weight":148,"fields_matched":17,"num_tokens_dropped":48,"score":503,"tokens_matched":106,"typo_prefix_score":48},6637,{"collection_name":352,"first_q":66,"per_page":310,"q":66},19,["Reactive",581],{},["Set"],["ShallowReactive",584],{"$fbAxCaxovUWuusFtLxrIZ3vlAlwSSEnhLC_bckcH72gg":-1,"$ffic3NX2QUARfl2lXnbYIexSRTI0dytH-5oDfQLRBTJM":-1},true,"/search?query=crisi+del+sistema+politico"]