","Rider. La frontiera mobile della gig economy","post",1617729093,[60,61,62,63,64,65,66,67],"http://radioblackout.org/tag/autorganizzazione/","http://radioblackout.org/tag/cgil/","http://radioblackout.org/tag/ciclofattorini/","http://radioblackout.org/tag/gig-economy/","http://radioblackout.org/tag/lotte-rider/","http://radioblackout.org/tag/rider/","http://radioblackout.org/tag/sciopero-dei-rider/","http://radioblackout.org/tag/ugl/",[32,69,30,17,28,70,34,20],"cgil","rider",{"post_content":72,"post_title":78,"tags":81},{"matched_tokens":73,"snippet":76,"value":77},[74,75],"gig","economy","dello sfruttamento capitalistico è la \u003Cmark>gig\u003C/mark> \u003Cmark>economy\u003C/mark>, l’economia dei lavoretti, descritta come","Una delle ultime frontiere dello sfruttamento capitalistico è la \u003Cmark>gig\u003C/mark> \u003Cmark>economy\u003C/mark>, l’economia dei lavoretti, descritta come forma di reddito integrativo per studenti o lavoratori già impiegati.\r\nLa realtà è fatta di cottimo, assenza di tutele, paghe bassissime. Chi ci lavora lo fa a tempo pieno, spesso a rischio della vita, come emerge dai numerosi incidenti con morti a feriti, tra coloro che fanno questo mestiere.\r\nLa \u003Cmark>gig\u003C/mark> \u003Cmark>economy\u003C/mark> è il sogno di ogni capitalista: una forma brutale di sfruttamento in cui lavoratrici e lavoratori, privi di ogni diritto, sono completamente isolati l'uno dall'altro e controllati da una piattaforma digitale, malamente retribuiti, licenziabili senza problemi.\r\nNel caso dei ciclofattorini l'azienda fornisce una app per smartphone attraverso cui il lavoratore viene chiamato quando serve. Un complesso algoritmo decide chi chiamare e chi no creando una graduatoria basata sulla fedeltà e l'affidabilità. In poche parole: se sei disposto a rispondere sempre e comunque, a qualunque ora e con qualunque tempo sali ai vertici della classifica, se sei meno disponibile perdi posizioni. Se ti ammali o scioperi finisci in fondo e non vieni più chiamato. Il lavoratore non ha alcuna garanzia, viene pagato a cottimo con cifre risibili, non gode di ferie, malattie, assicurazioni sul lavoro, deve metterci la bicicletta di suo e persino pagare il borsone per le consegne.\r\nContrariamente ai sogni padronali la reazione dei lavoratori a queste brutali forme di sfruttamento si sono consolidandate a partire dal 2016 con i primi scioperi a Torino. L’incipit lo hanno dati i numerosi comitati spontanei autorganizzati, anche in alcune occasioni i rider si sono appoggiati ai sindacati di base o a CGIL-CISL-UIL.\r\nUna lotta apparentemente “impossibile” è diventata realtà ed è cresciuta nel tempo. Lavoratori isolati, senza contatti con i colleghi di lavoro e alle dipendenze di una app onnipotente ed immateriale, hanno trovato i modi per incontrarsi, conoscersi, costruire scioperi che sono riusciti a bloccare le consegne per intere giornate.\r\nTra i successi ottenuti dai ciclofattorini merita di essere ricordato l'accordo raggiunto nel 2018 tra la Riders Union di Bologna e alcune aziende per definire una serie di diritti minimi e l'inquadramento, nei primi mesi del 2019, dei rider come lavoratori dipendenti nel contratto della logistica riconosciuto da una azienda di Firenze. L'inquadramento dei ciclofattorini nel comparto della logistica sarebbe la soluzione più ovvia, ma è duramente osteggiata dai padroni, che non intendono rinunciare ai loro lauti profitti.\r\nDella questione si è interessata anche la politica ed in particolare il movimento 5 stelle che è stato prodigo di promesse, salvo partorire dopo lunga gestazione il consueto compromesso al ribasso (DL 3 settembre 2019 n. 101, convertito nella legge 128/2019). Ai lavoratori sono stati riconosciuti in via teorica alcuni diritti minimali come la tutela dei dati personali e il diritto alla non discriminazione. Viene stabilito che “L'esclusione dalla piattaforma e le riduzioni delle occasioni di lavoro ascrivibili alla mancata accettazione della prestazione sono vietate”. Viene riconosciuta l'assicurazione INAIL contro gli infortuni, il diritto a percepire un compenso minimo orario (con la conseguente proibizione del cottimo), e un'integrazione salariale nel caso di lavoro notturno, festivo o col maltempo.\r\nIl punto fondamentale, cioè la natura giuridica del rapporto di lavoro, viene però pilatescamente lasciata irrisolta, per cui i ciclofattorini, secondo i casi, possono essere considerati lavoratori parasubordinati (cococo), autonomi o subordinati! La decisione viene in definitiva demandata ad “accordi collettivi nazionali stipulati da associazioni sindacali comparativamente più rappresentative”, che – guarda un po' - possono persino derogare in peggio alle norme di legge!\r\nIn altri termini la tutela offerta dalla normativa approvata dal governo Conte è solo carta straccia.\r\n\r\nNel settembre del 2021 il sindacato postfascista UGL e l'associazione padronale Assodelivery hanno sottoscritto un accordo che getta nuovamente i rider nel calderone del lavoro autonomo e reintroduce dalla finestra quel cottimo che la legge aveva buttato fuori dalla porta. L'accordo riconosce i diritti sindacali solo all'UGL stessa e non agli altri sindacati né tantomeno ai numerosi comitati di base. L'accordo ha suscitato forti reazioni tra i lavoratori, con proclamazioni di agitazioni e scioperi tra cui quello del 26 marzo, indetto dalla Cgil, presa alla sprovvista dalla mossa dell’UGL ed obbligata quindi ad agire di rimessa.\r\nNel frattempo anche la magistratura, pressata dall'attenzione dell'opinione pubblica, ha assunto iniziative ben più incisive della legge, riconoscendo la natura subordinata del lavoro (Cassazione, 2020) e infliggendo sanzioni alle aziende. Nel febbraio di quest’anno la procura milanese ha stabilito che 60.000 rider vanno regolarizzati come parasubordinati perché“non sono schiavi”.\r\nVa da se che le leggi sono solo il precipitato normativo di rapporti di forza esistenti. Rapporti di forza che solo le lotte fanno pendere dalla parte di chi lavora.\r\nCe ne ha parlato Mauro De Agostini.\r\n\r\nAscolta la diretta:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/04/2021-04-06-rider-de-agostini.mp3\"][/audio]\r\n\r\n ",{"matched_tokens":79,"snippet":80,"value":80},[74,75],"Rider. 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Tra censura e libertà d'espressione",1591015646,[131,63,132,133],"http://radioblackout.org/tag/censura/","http://radioblackout.org/tag/info/","http://radioblackout.org/tag/trump/",[26,17,15,24],{"tags":136},[137,139,141,143],{"matched_tokens":138,"snippet":26},[],{"matched_tokens":140,"snippet":90},[74,75],{"matched_tokens":142,"snippet":15},[],{"matched_tokens":144,"snippet":24},[],[146],{"field":35,"indices":147,"matched_tokens":148,"snippets":150},[19],[149],[74,75],[90],{"best_field_score":114,"best_field_weight":115,"fields_matched":19,"num_tokens_dropped":47,"score":152,"tokens_matched":14,"typo_prefix_score":47},"1157451471441625193",{"document":154,"highlight":168,"highlights":173,"text_match":176,"text_match_info":177},{"cat_link":155,"category":156,"comment_count":47,"id":157,"is_sticky":47,"permalink":158,"post_author":15,"post_content":159,"post_date":124,"post_excerpt":52,"post_id":157,"post_modified":160,"post_thumbnail":161,"post_thumbnail_html":162,"post_title":163,"post_type":57,"sort_by_date":164,"tag_links":165,"tags":167},[44],[46],"61123","http://radioblackout.org/2020/06/sul-commissariamento-di-uber/","Uber è stata commissariata per intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro nei riguardi dei ciclofattorini assunti attraverso intermediari come Flash Road City. Dalle pagine del fascicolo escono fuori le minacce e il modus operandi di Uber: ritardi nei pagamenti, sottrazioni delle mance, sfruttamento di lavoratori irregolari, minacce fisiche, blocco degli accessi e tutto un corollario di ricatti possibile soltanto grazie alla deregolamentazione contrattuale di cui si avvalgono queste aziende.\r\nIl lockdown ha fatto impennare i ricavi di queste aziende che hanno optato per assunzioni di massa per poi lasciare una gran parte dei lavoratori senza alcuna consegna e dunque senza alcun ricavo, facendogli perdere intere giornate ad aspettare qualche ordine. Oltretutto ai maggiori costi applicati alle aziende non ci sono stati miglioramenti ai fattorini che non hanno neppure ricevuto i dispositivi di sicurezza sanitaria.\r\nIn questa pandemia le aziende della gig economy si sono arricchite a dismisura (Jeff Bezos, recentemente trilionario è socio in Uber) senza restituire un centesimo alla comunità.\r\nLa lotta dei Riders continua per avere il famigerato contratto da subordinati che dovrebbe spettare a tutti i lavoratori dipendenti. Intanto in sudamerica questo sabato c'è stato lo sciopero transnazionale dei lavoratori delle piattaforme digitali. Il lavoro globale porterà ad una nuova internazionale dei lavoratori? A Torino una nuova mobilitazione è prevista per giovedi 4, maggiori info sulla pagina di Deliverance Project (https://www.facebook.com/DeliveranceProject/photos/a.1256353311051959/3217229064964364/?type=3&theater)\r\nNe parliamo con Junior, rider di Milano\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/06/commissuber.mp3\"][/audio]","2020-06-01 13:12:05","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/06/caporaalto-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"169\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/06/caporaalto-300x169.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/06/caporaalto-300x169.jpg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/06/caporaalto.jpg 446w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","Sul commissariamento di Uber",1591017125,[132,166],"http://radioblackout.org/tag/uber/",[15,22],{"post_content":169},{"matched_tokens":170,"snippet":171,"value":172},[74,75],"questa pandemia le aziende della \u003Cmark>gig\u003C/mark> \u003Cmark>economy\u003C/mark> si sono arricchite a dismisura","Uber è stata commissariata per intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro nei riguardi dei ciclofattorini assunti attraverso intermediari come Flash Road City. 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Questa può essere una buona occasione per chi non conosce bene il nostro mondo di famigliarizzare con alcuni aspetti di esso, ma può rappresentare anche l'inizio della costruzione di una piattaforma rivendicativa dove indichiamo chiaramente le storture e i piccoli soprusi che siamo costretti a subire e quali sono le nostre idee per cambiare in meglio. Da sempre, ma in maniera sempre crescente per il nuovo modello della \"gig economy\", il conflitto tra lavoratori e sfruttatori non si articola semplicemente attorno al salario ma anche a tutta una serie di meccanismi disciplinanti che ci ruotano attorno. Comprenderne il funzionamento per contro-utilizzarli può essere un modo per riprendere l'offensiva.\r\n\r\n #1 L'ATTESA\r\n\r\nL'attesa è la parte più frustrante del lavoro del rider. Il tempo morto tra una consegna e l'altra, così come quello davanti al ristorante attendendo la preparazione dell'ordine, è tutto tempo di lavoro non pagato. Le aziende si garantiscono così la possibilità di avere rider nei vari punti strategici della città sempre disponibili, così come la certezza che l'ordine sarà ritirato appena sfornato dal rider pronto ad aspettarlo. La politica più diffusa delle varie piattaforme è infatti quella di tenere a giro molti più rider di quelli di cui effettivamente avrebbero bisogno per coprire tutte le consegne in maniera efficiente. L'efficienza però è un parametro che per le aziende conta poco, visto che gli attuali contratti di lavoro non prevedono nessun costo di assunzione né un effettivo costo del lavoro per queste grosse multinazionali. La paga a cottimo che remunera il rider solo per l'effettiva distanza pedalata rappresenta di fatto lo scarico di un'elevatissima quantità di rischi di cui dovrebbe farsi carico il datore di lavoro sulle spalle del lavoratore: il rischio di una bassa domanda diventa rischio di stare a giro senza lavorare, il rischio di un sovraccarico degli ordini su un ristorante diventa rischio di fare meno ordini e abbassare il salario giornaliero. A questo meccanismo ci si riferisce spesso come cottimo, ma è una forma di cottimo particolare che risponde più alle esigenze del \"just in time\" che a quelle di aumentare la produttività. Infatti, il rider stesso non ha modo di controllare l'effettivo afflusso della produzione e potrebbe ritrovarsi a correre molto per finire un ordine solo per poi ritrovarsi di fatto fermo nel tempo successivo. Lo scarico di responsabilità sulle spalle del rider non obbliga neanche a studiare un modo di allocazione degli ordini efficiente nel tempo e nello spazio, tutti questi problemi sono risolti con la sovrabbondanza di forza-lavoro a disposizione. Viene così a configurarsi un modello di sfruttamento dove di fatto tutta\r\nuna serie di problemi di efficienza rimangono superflui poiché risolvibili con l'abbondanza di tempo gratuito che i rider sono disponibili a fornire, disponibilità che posa però su tutta una serie di fattori sociali in forme economiche che ricordano molto da vicino l'economia schiavistica.\r\n\r\nDal punto di vista rider la soluzione di questo specifico problema è molto semplice. Basterebbe sganciare la produttività dal salario, con buona pace di quel pugno di rider macchinizzati che grazie all'accesso ad una tecnologia superiore riescono a sfruttare i glitch di un sistema designato di fatto per lo sfruttamento di massa. Con una paga oraria nessun rider sarebbe obbligato a prendersi rischi sulla strada, pedalando a una velocità consona ai suoi parametri di forma e di salute. Il tempo di attesa ai ristoranti o tra gli ordini diventerebbe retribuito, essendo di fatto tempo di lavoro.\r\nNell'immediato sarebbe comunque possibile distribuire meglio gli ordini in base al rispettivo tempo di preparazione. Si riuscirebbe così a diminuire il tempo di attesa davanti ai ristoranti e di conseguenza il relativo assembramento di persone. Tuttavia le aziende preferiscono tutelare il flusso dei loro profitti piuttosto che la salute dei lavoratori.\r\n\r\n \r\n\r\n\r\n\r\n#2 IL RANKING\r\n\r\nMeccanismo disciplinante per eccellenza, nonché elemento cardine dell'organizzazione di ogni ambito produttivo, nato nelle fabbriche ed esportato nella società, il ranking è ciò che incatena un rider al suo lavoro, il naso lungo che smentisce ogni bugia di divertimento e flessibilità. La narrazione che avvolge ogni forma di \"lavoretto\" volendo relegarlo nei tempi morti tra lo studio o altri tipi di lavoro, si scioglie come neve al sole quando si inizia ad analizzare questo dispositivo. I sistemi di assegnazione turni delle aziende prevedono che sia dato più spazio a chi lavora di più in alcuni momenti della settimana, di solito coincidenti col weekend in cui la domanda di ordini è più elevata. Il \"lavora quando ti pare\" si traduce così in \"lavora quando te lo diciamo noi oppure non lavorare più\". La disponibilità di un numero spropositato di rider di riserva obbliga chi vive degli introiti di questo lavoro a non poter mai mancare sessioni chiave per restare alto nelle classifiche, anche a costo di lavorare quando non si sta bene o si è infortunati. Non poter mai contare su delle ore settimanali minime rende spasmodica la ricerca dei turni; ore intere sono passate ad aggiornare la finestra delle prenotazioni sperando che un posto si liberi. Alcune applicazioni come Glovo uniscono a questo un sistema valutativo del cliente, basta una recensione negativa per vedere il proprio punteggio abbassarsi drasticamente e con esso la propria possibilità di lavorare. Conseguenza di questo è una spinta decisa verso il servilismo, quale rider rifiuterebbe di salire quattro piani di scale o rallenterebbe la sua pedalata perché stanco quando da una valutazione possono dipendere parte consistente dei guadagni del mese?\r\nOltre la parte visibile di tutto ciò esistono inoltre ranking nascosti. Le aziende sono comprensibilmente reticenti nel dichiarare quali dati raccolgono dalle prestazioni dei rider e come li usano. Alcune applicazioni come Just Eat assegnano turni in automatico senza dichiarare le metodologie utilizzate, portando così ad un disciplinamento del lavoratore basato sulla premialità. Quali che siano le metodologie o come vengano usate, la logica sottesa è la medesima: affermare il controllo indiretto dell'azienda sul lavoratore senza dover investire in controllo diretto. Il food delivery pretende rider disciplinati e obbedienti, anche se racconta di lasciare libertà assoluta sulla gestione del proprio lavoro.\r\n\r\nLa perversione di questo meccanismo mette d'accordo tutti i rider. Il sistema del ranking non è riformabile e va semplicemente abolito. Va stabilito un minimo di ore settimanali a cui ogni rider ha diritto in base al contratto di lavoro (a tempo pieno o a tempo parziale) e va disincentivata nella maniera più assoluta la tendenza a premiare l'autosfruttamento del lavoratore.\r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\n #3 I DISPOSITIVI DI PROTEZIONE\r\n\r\nLa sicurezza del rider è un tema complesso, che interseca alcuni degli argomenti che abbiamo trattato in precedenza ed altri che tratteremo in futuro. Ad essa concorrono alcuni fattori indiretti come la presenza del cottimo, che spinge a prendersi rischi sulla strada come controsensi o semafori rossi, e alcuni fattori diretti come la mancanza dei dispositivi di protezione. Ai classici caschi, campanelli, luci di segnalazione, vengono ad aggiungersi negli ultimi tempi le mascherine, i guanti, il disinfettante.\r\nSe per i primi solo alcune aziende provvedono in parte, per i secondi recenti sentenze di tribunale hanno obbligato a prendere provvedimenti, che tuttavia sono stati tardivi e inefficaci. Le prime mascherine sono arrivate ormai dopo un mese dall'inizio della pandemia. Altre aziende hanno fornito un semplice rimborso lasciando al rider l'onere di procurarsi in prima persona il materiale. In generale verso la sicurezza del lavoratore c'è scarso interesse, testimoniato dal silenzio totale delle aziende in seguito ai numerosi incidenti.\r\nL'atteggiamento mantenuto durante questa pandemia è rappresentativo dell'importanza che viene attribuita alla tutela della nostra salute fisica. Nonostante il rider incontri decine di persone ogni giorno e davanti a molti locali sia impossibile mantenere un distanziamento fisico, la possibilità di sospendere il servizio per tutelarne la salute non è stata presa in considerazione nemmeno per un istante.\r\n\r\n\r\n #4 MANUTENZIONE DEGLI STRUMENTI DI LAVORO\r\n\r\nLa manutenzione della bicicletta, senza la quale il rider non può lavorare, è scaricata totalmente sulle spalle del lavoratore. I numerosi interventi necessari periodicamente non sono coperti in nessun modo dall'azienda andando a rappresentare un'ulteriore tassa indiretta sul salario.\r\nIn quanto strumento di lavoro la manutenzione della bici, così come quella del telefono, dovrebbe essere a carico dell'azienda.\r\nAi tempi Foodora aveva delle convenzioni con alcune ciclofficine, così che almeno la spesa totale delle riparazione non pesasse completamente sui rider. Da lì si è andati peggiorando: aziende come Glovo addirittura forniscono il materiale sottraendo 65 euro dalle prime fatture. Anche il ricambio del materiale di lavoro non è concesso: tutte le aziende ti obbligano a riacquistarlo, nonostante sia usurato dall'uso lavorativo.\r\n\r\n\r\n\r\n\r\n #5 LE TUTELE\r\n\r\nLe tutele sono per il rider un concetto utopico ed evanescente. I contratti di collaborazione occasionale non ne prevedono infatti nessuna. Il rider viene trattato alla stregua di un autonomo anche se non è lui che decide come e quanto lavorare, ma l'applicazione. Su questo fronte sono stati fatti addirittura passi indietro rispetto al passato, quando i contratti cococo garantivano almeno delle tutele minime come malattia e disoccupazione.\r\nLa copertura Inail per gli infortuni è obbligatoria e a carico dell'azienda solo da febbraio di quest'anno. Non ha carattere retroattivo, chi ha avuto gravi incidenti prima di quella data -vedi il caso Zohaib di cui abbiamo più volte parlato- è escluso da qualsiasi tipo di copertura. L'Inail inoltre copre solo dal quarto giorno di infortunio, i giorni precedenti dovrebbero spettare all'azienda che però fa sempre orecchie da mercante.\r\nUn altro limite gigantesco di questa forma contrattuale è l'impossibilità di guadagnare più di 5000 euro lordi l'anno senza aprire una partita IVA. La partita IVA è molto rischiosa perché comporta alti costi ed è sfornita ugualmente di tutela. 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Le aziende si garantiscono così la possibilità di avere rider nei vari punti strategici della città sempre disponibili, così come la certezza che l'ordine sarà ritirato appena sfornato dal rider pronto ad aspettarlo. La politica più diffusa delle varie piattaforme è infatti quella di tenere a giro molti più rider di quelli di cui effettivamente avrebbero bisogno per coprire tutte le consegne in maniera efficiente. L'efficienza però è un parametro che per le aziende conta poco, visto che gli attuali contratti di lavoro non prevedono nessun costo di assunzione né un effettivo costo del lavoro per queste grosse multinazionali. La paga a cottimo che remunera il rider solo per l'effettiva distanza pedalata rappresenta di fatto lo scarico di un'elevatissima quantità di rischi di cui dovrebbe farsi carico il datore di lavoro sulle spalle del lavoratore: il rischio di una bassa domanda diventa rischio di stare a giro senza lavorare, il rischio di un sovraccarico degli ordini su un ristorante diventa rischio di fare meno ordini e abbassare il salario giornaliero. A questo meccanismo ci si riferisce spesso come cottimo, ma è una forma di cottimo particolare che risponde più alle esigenze del \"just in time\" che a quelle di aumentare la produttività. Infatti, il rider stesso non ha modo di controllare l'effettivo afflusso della produzione e potrebbe ritrovarsi a correre molto per finire un ordine solo per poi ritrovarsi di fatto fermo nel tempo successivo. 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La narrazione che avvolge ogni forma di \"lavoretto\" volendo relegarlo nei tempi morti tra lo studio o altri tipi di lavoro, si scioglie come neve al sole quando si inizia ad analizzare questo dispositivo. I sistemi di assegnazione turni delle aziende prevedono che sia dato più spazio a chi lavora di più in alcuni momenti della settimana, di solito coincidenti col weekend in cui la domanda di ordini è più elevata. Il \"lavora quando ti pare\" si traduce così in \"lavora quando te lo diciamo noi oppure non lavorare più\". La disponibilità di un numero spropositato di rider di riserva obbliga chi vive degli introiti di questo lavoro a non poter mai mancare sessioni chiave per restare alto nelle classifiche, anche a costo di lavorare quando non si sta bene o si è infortunati. Non poter mai contare su delle ore settimanali minime rende spasmodica la ricerca dei turni; ore intere sono passate ad aggiornare la finestra delle prenotazioni sperando che un posto si liberi. 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Quali che siano le metodologie o come vengano usate, la logica sottesa è la medesima: affermare il controllo indiretto dell'azienda sul lavoratore senza dover investire in controllo diretto. Il food delivery pretende rider disciplinati e obbedienti, anche se racconta di lasciare libertà assoluta sulla gestione del proprio lavoro.\r\n\r\nLa perversione di questo meccanismo mette d'accordo tutti i rider. Il sistema del ranking non è riformabile e va semplicemente abolito. Va stabilito un minimo di ore settimanali a cui ogni rider ha diritto in base al contratto di lavoro (a tempo pieno o a tempo parziale) e va disincentivata nella maniera più assoluta la tendenza a premiare l'autosfruttamento del lavoratore.\r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\n #3 I DISPOSITIVI DI PROTEZIONE\r\n\r\nLa sicurezza del rider è un tema complesso, che interseca alcuni degli argomenti che abbiamo trattato in precedenza ed altri che tratteremo in futuro. Ad essa concorrono alcuni fattori indiretti come la presenza del cottimo, che spinge a prendersi rischi sulla strada come controsensi o semafori rossi, e alcuni fattori diretti come la mancanza dei dispositivi di protezione. Ai classici caschi, campanelli, luci di segnalazione, vengono ad aggiungersi negli ultimi tempi le mascherine, i guanti, il disinfettante.\r\nSe per i primi solo alcune aziende provvedono in parte, per i secondi recenti sentenze di tribunale hanno obbligato a prendere provvedimenti, che tuttavia sono stati tardivi e inefficaci. Le prime mascherine sono arrivate ormai dopo un mese dall'inizio della pandemia. Altre aziende hanno fornito un semplice rimborso lasciando al rider l'onere di procurarsi in prima persona il materiale. In generale verso la sicurezza del lavoratore c'è scarso interesse, testimoniato dal silenzio totale delle aziende in seguito ai numerosi incidenti.\r\nL'atteggiamento mantenuto durante questa pandemia è rappresentativo dell'importanza che viene attribuita alla tutela della nostra salute fisica. Nonostante il rider incontri decine di persone ogni giorno e davanti a molti locali sia impossibile mantenere un distanziamento fisico, la possibilità di sospendere il servizio per tutelarne la salute non è stata presa in considerazione nemmeno per un istante.\r\n\r\n\r\n #4 MANUTENZIONE DEGLI STRUMENTI DI LAVORO\r\n\r\nLa manutenzione della bicicletta, senza la quale il rider non può lavorare, è scaricata totalmente sulle spalle del lavoratore. I numerosi interventi necessari periodicamente non sono coperti in nessun modo dall'azienda andando a rappresentare un'ulteriore tassa indiretta sul salario.\r\nIn quanto strumento di lavoro la manutenzione della bici, così come quella del telefono, dovrebbe essere a carico dell'azienda.\r\nAi tempi Foodora aveva delle convenzioni con alcune ciclofficine, così che almeno la spesa totale delle riparazione non pesasse completamente sui rider. Da lì si è andati peggiorando: aziende come Glovo addirittura forniscono il materiale sottraendo 65 euro dalle prime fatture. Anche il ricambio del materiale di lavoro non è concesso: tutte le aziende ti obbligano a riacquistarlo, nonostante sia usurato dall'uso lavorativo.\r\n\r\n\r\n\r\n\r\n #5 LE TUTELE\r\n\r\nLe tutele sono per il rider un concetto utopico ed evanescente. I contratti di collaborazione occasionale non ne prevedono infatti nessuna. Il rider viene trattato alla stregua di un autonomo anche se non è lui che decide come e quanto lavorare, ma l'applicazione. Su questo fronte sono stati fatti addirittura passi indietro rispetto al passato, quando i contratti cococo garantivano almeno delle tutele minime come malattia e disoccupazione.\r\nLa copertura Inail per gli infortuni è obbligatoria e a carico dell'azienda solo da febbraio di quest'anno. Non ha carattere retroattivo, chi ha avuto gravi incidenti prima di quella data -vedi il caso Zohaib di cui abbiamo più volte parlato- è escluso da qualsiasi tipo di copertura. L'Inail inoltre copre solo dal quarto giorno di infortunio, i giorni precedenti dovrebbero spettare all'azienda che però fa sempre orecchie da mercante.\r\nUn altro limite gigantesco di questa forma contrattuale è l'impossibilità di guadagnare più di 5000 euro lordi l'anno senza aprire una partita IVA. La partita IVA è molto rischiosa perché comporta alti costi ed è sfornita ugualmente di tutela. Se il rider dovesse smettere di lavorare per infortunio o non dovesse più riuscire a trovare ore dovrebbe lo stesso continuare a sostenerne i costi. Per molti il rischio non vale la candela e cercano di aggirare questo limite con qualche trucchetto come lavorare per aziende diverse. Anche qua il vantaggio è solo dalla parte dell'azienda che per consentire ai lavoratori di guadagnare di più dovrebbe iscrivergli alla gestione separata e pagarci sopra le tasse.\r\nAltro aspetto non secondario è l'impossibilità per i molti rider non comunitari di rinnovare il permesso di soggiorno poiché la tipologia di contratto non lo consente. Così pur lavorando legalmente in Italia tante persone si trovano costrette in condizione di illegalità.\r\n\r\n\r\nSu questo punto crediamo che ai rider spettino tutte le tutele del lavoro subordinato: infortunio, malattia (specialmente in questo periodo), ferie, maternità, disoccupazione, possibilità di rinnovare i documenti. Questo indirizzo è stato sancito dal tribunale di Torino come esito di un processo conclusosi lo scorso anno a carico di Foodora, e confermato quest'anno in cassazione. 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Dalle 11 alle 13 sui 105,250 delle libere frequenze di Blackout. Anche in streaming\r\n\r\nAscolta e diffondi l’escopost:\r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/07/2020-07-17-anarres.mp3\"][/audio]\r\n\r\nLink: 2020 07 17 anarres\r\n\r\nDirette, approfondimenti, idee, proposte, appuntamenti:\r\n\r\nCPR di Gradisca. A sei mesi dall’uccisione di Vakhtang Enukidze, un altro immigrato è morto nel CPR di Gradisca. Troppi farmaci, dicono i giornali. In queste settimane si sono moltiplicati gli atti di autolesionismo e i tentativi di rivolta. I reclusi sono in un limbo: le deportazioni si sono interrotte per la pandemia, ma i CPR hanno continuato ad accogliere nuovi prigionieri della guerra ai migranti. \r\nNe abbiamo parlato con Federico dell’assemblea No Frontiere – No CPR del Friuli e Venezia Giulia\r\n\r\nDue approfondimenti sull’economia dei lavoretti, ispirati ad un dossier uscito su terre libere\r\nVita da rider. Come funziona il caporale digitale?\r\nL’algoritmo alla base delle app di food delivery non è neutrale. È pensato per trasformare il lavoro in un gioco crudele che “premia” i lavoratori vulnerabili e bisognosi. Così un “lavoretto per studenti” è diventato un girone infernale. Per scelta del management\r\n\r\nGig Economy. Lavoretti? È un sistema per lucrare sulla disperazione\r\nLa gig economy coinvolge almeno 600mila persone con uno stipendio medio di 346 euro. Sono i lavoratori poveri. Formalmente autonomi, spesso di mezza età o migranti. Hanno il peso di un debito o del permesso di soggiorno. Dopo la crisi del 2008 le multinazionali – 50 società con una manciata di dipendenti – hanno “investito” anche in Italia.\r\n\r\nMattarella e Pahor: mano nella mano per seppellire i carnefici con le vittime, i fascisti con i partigiani. Nel segno di una memoria, che nega la dimensione colonialista e razzista dell’espansione ad est del regno d’Italia. La lunga storia della pacificazione violenta delle popolazioni slave assoggettate. La prima di due puntate che dedichiamo al revisionismo sulle vicende del colonialismo irredentista.\r\nClaudio Venza, anarchico e docente di storia all’Università di Trieste, ci ha raccontato la storia del Narodni Dom. Una storia emblematica dei veleni nazionalisti. \r\n\r\nFree(k) Pride. Liber* mostr* per le strade di Torino\r\n\r\nQuest’anno il il Free(k) pride è uscito dalla nicchia piccola ma preziosa degli attivisti che lo avevano promosso le volte scorse, per dilagare in città. Una marea caotica e viva, dove cartelli, cori e slogan erano la cornice narrativa che accompagnava un corteo, che viveva di vita propria, emancipandosi dalla mera critica ai Pride istituzionali, che hanno disertato le piazze, rifugiandosi nel web.\r\nUn corteo forte, transfemminista queer, intersezionale ed alieno ad ogni seduzione istituzionale, senza sponsor né padrini. Libero.\r\nWater, vasche e lavandini rosa sono comparsi in piazza Castello per denunciare l’operazione di pink washing dell’amministrazione Appendino.\r\nIl conte Verde avviluppato da un lungo mantello rosa ha demacizzato la piazza del comune. All’arrivo la targa che dedicava i giardini ex GFT alla sadica santa cattolica Teresa di Calcutta è stata sostituita. Ora i giardini ricordano la rivolta dello Stonewall Inn del giugno 1969. \r\n\r\nAppuntamenti:\r\n\r\n23 - 24 - 25 luglio. Tre giorni di informazione e lotta\r\n\r\nL’urgenza dell’anarchia\r\n\r\nIl governo aumenta la spesa di guerra, finanzia la diplomazia in armi dell’Eni in Africa, accelera sul Tav e le altre grandi opere.\r\nLa crisi sociale la pagano i poveri, i senza casa, i senza reddito, i precari \r\nI migranti muoiono in mare e nei CPR, lavorano come schiavi nei campi\r\nLa salute è sempre di più un lusso che pochi possono pagare\r\nPer il governo le nostre vite non valgono fuori dalla gabbia del produci, consuma, crepa\r\nIl governo punta sull’emergenza per prendersi pieni poteri e vietare scioperi e manifestazioni\r\n\r\ncome prima, peggio di prima…\r\n\r\nStrappiamo sempre più spazi di autorganizzazione e lotta!\r\nLe nostre vite non sono merci\r\nCreiamo reti di solidarietà e mutuo appoggio\r\nLottiamo contro chi ci sfrutta e ci comanda\r\nUn mondo senza governi, padroni, eserciti è possibile ed urgente\r\n\r\nGiovedì 23 luglio\r\ndalle ore 10,30\r\nvolantinaggio al mercato di piazza Foroni\r\n\r\nVenerdì 24 luglio\r\nore 16 punto info\r\nvia Po 16\r\n\r\nSabato 25 luglio\r\nore 14,30\r\npunto info\r\na Porta Palazzo\r\n\r\nWild C.A.T. Collettivo Anarco-Femminista Torinese\r\ncorso Palermo 46 – riunioni ogni martedì alle 20 (in agosto non ci siamo)\r\nFB https://www.facebook.com/Wild.C.A.T.anarcofem/\r\n\r\nFederazione Anarchica Torinese\r\ncorso Palermo 46 – riunioni ogni martedì alle 21 (in agosto non ci siamo)\r\nContatti: fai_torino@autistici.org – https://www.facebook.com/senzafrontiere.to/\r\n\r\nwww.anarresinfo.noblogs.org","23 Luglio 2020","2020-07-23 09:27:03","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/07/2020-07-16-manif-fat-lotte-luglio-200x110.jpg","Anarres del 17 luglio. Morire di CPR. Vita da rider. Gig economy. Mattarella e Pahor. Free(k) Pride…",1595496311,[],[],{"post_content":348,"post_title":354},{"matched_tokens":349,"snippet":352,"value":353},[350,351],"Gig","Economy","infernale. Per scelta del management\r\n\r\n\u003Cmark>Gig\u003C/mark> \u003Cmark>Economy\u003C/mark>. Lavoretti? 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Dall'introduzione del cottimo ai meccanismi di ranking, abbiamo ricostruito i motivi che hanno portato questi lavoratori-a-zero-ore a occupare la sede degli uffici centrali di Milano, venerdì scorso, nel tentativo di far sentire le proprie rivendicazioni. Security, polizia e sgombero sono state le risposte che hanno fugato ogni dubbio residuo circa la volontà dell'azienda.\r\n\r\n[audio mp3=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2018/04/Int-Nic-1.mp3\"][/audio]\r\n\r\nPARTE II\r\n\r\nI margini di trattativa sono nulli e lo Stato è pronto a garantirlo con la forza e la polizia. La sentenza del processo contro Foodora ne è un'ennesima conferma: nessuno può permettersi di riconoscere ai riders lo status di lavoratori subordinati, ossia di aumentare il costo di questa manodopera, che si sta sempre più diffondendo nelle città. Dai sindacati non c'è granché da aspettarsi e non si può che ripartire dall'organizzarsi direttamente tra lavoratori e con chiunque condivida le medesime condizioni di sfruttamento.\r\n\r\n[audio mp3=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2018/04/Int-Nic-2.mp3\"][/audio]\r\n\r\nPARTE III\r\n\r\nInfine, lanciando uno sguardo sull'immediato futuro, abbiamo sondanto le possibilità organizzative oltre i confini della città, attraverso coordinamenti nazionali e internazionali tra ciclofattorini. Soffermandoci in particolare sull'assemblea di domenica scorsa a Bologna tra fattorini di diverse città, e sui possibili scenari di iniziativa in vista del primo maggio.\r\n\r\n[audio mp3=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2018/04/Int-Nic-3.mp3\"][/audio]","17 Aprile 2018","2018-10-17 22:06:50","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2018/04/30730058_1837928872894397_3374597143527424000_n-200x110.jpg","Non si tratta con la gig economy - Intervista a un rider di Deliveroo",1523983803,[],[],{"post_content":379,"post_title":383},{"matched_tokens":380,"snippet":381,"value":382},[74,75],"siamo tuffati nel mondo della \u003Cmark>gig\u003C/mark> \u003Cmark>economy\u003C/mark>, ricostruendo alcuni recenti avvenimenti.\r\n\r\nPARTE","Direttamente in studio con un rider di Deliveroo impegnato nella lotta ci siamo tuffati nel mondo della \u003Cmark>gig\u003C/mark> \u003Cmark>economy\u003C/mark>, ricostruendo alcuni recenti avvenimenti.\r\n\r\nPARTE I\r\n\r\nNon sono bastati lo sciopero e le proteste di marzo per smuovere il silenzio della dirigenza Deliveroo davanti alle richieste dei riders in lotta. 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