","Pandemia in Francia tra il bastone e la carota","post",1589900784,[62,63,64,65,66,67,68,69],"http://radioblackout.org/tag/carcere/","http://radioblackout.org/tag/cassa-integrazione/","http://radioblackout.org/tag/francia-e-covid/","http://radioblackout.org/tag/macron/","http://radioblackout.org/tag/mascherine/","http://radioblackout.org/tag/media/","http://radioblackout.org/tag/repressione/","http://radioblackout.org/tag/sanita/",[71,72,73,74,75,76,77,18],"carcere","cassa integrazione","francia e covid","macron","mascherine","media","repressione",{"post_content":79,"tags":83},{"matched_tokens":80,"snippet":81,"value":82},[75],"Le centinaia di migliaia di \u003Cmark>mascherine\u003C/mark> raccolte per far fronte alla","La gestione della pandemia in Francia è stata segnata dall’onda lunga dei tagli alla sanità, all’origine della difficoltà sia nella prevenzione del contagio che nella cura dei malati. Macron ha provato a mettere il bavaglio alle voci critiche, e ha attuato una politica sociale basata su un ampio sistema di ammortizzazione sociale non disgiunta dalla durissima repressione di ogni minima protesta o mera evasione dai confini imposti dal lockdown.\r\nL’attenzione dei media e del governo verso l’Italia, l’ampia diffusione delle notizie che arrivavano dalle regioni del nord investite dalla pandemia, gli scioperi dei lavoratori, le rivolte delle carceri hanno avuto una forte influenza sulle scelte operate da un Macron, già in forte calo di popolarità.\r\nIn gennaio il ministero della sanità minimizzava i rischi.\r\nLa sanità francese non aveva gli strumenti per far fronte alla pandemia: mancavano i DPI, i respiratori, il personale specializzato, i tamponi. Le centinaia di migliaia di \u003Cmark>mascherine\u003C/mark> raccolte per far fronte alla precedente epidemia sono state distrutte per acquistarne di nuove. Le nuove non sono mai arrivate e solo da poco le \u003Cmark>mascherine\u003C/mark> sottratte alla distruzione sono arrivare negli ospedali.\r\nLa sanità francese ha un modello molto diverso da quella italiana. In Francia l’assistenza è indiretta: si pagano le cure e poi la Securité sociale rimborsa la spesa. Anche oltralpe i tagli hanno investito pesantemente la salute dei più poveri. In Francia il sistema è rimasto fortemente decentralizzato, rispetto alla gestione regionale del Belpaese.\r\nIl governo ha rimandato le misure di interruzione delle attività produttive, finché il virus non è dilagato.\r\nNon avevano le idee chiare sulla malattia e la sua cura e hanno scelto il metodo del confinamento, lasciando sia i malati che i sani a casa.\r\nI comitati tecnici sono stati usati dal potere politico, come un rubinetto che si poteva aprire o chiudere a piacere, in base alla convenienza del momento.\r\n\r\nIn piena pandemia Macron ha deciso di effettuare ugualmente il primo turno delle elezioni: il contagio, dopo quella data, si è esteso fortemente al punto che il secondo turno è stato annullato, ma dovrebbe essere effettuato entro tre mesi. La decisione sarà politica e non sanitaria. In ballo restano Parigi, Lione e tutti i grossi centri dove non ci sono stati eletti al primo turno. Il governo teme una legnata peggiore di quella che ha già ricevuto.\r\nIl ministero della sanità sosteneva a gennaio che la pandemia non ci sarebbe stata: la ministra della sanità che ha lasciato il governo per candidarsi a sindaco della capitale non ha certo vinto il premio di popolarità.\r\nIl governo ha provato a contenere i danni lanciando una campagna contro le fake news, che oltre ai soliti complottisti, ha investito ogni voce fuori dal coro. Macron è arrivato al punto di redigere una lista dei media buoni, da contrapporre ai cattivi. Per fortuna questa operazione da “ministero della verità” ha suscitato ampia indignazione e anche tra i media nella lista dei “buoni” c’è stato un ampio rigetto di arruolamento forzato tra le file dei sostenitori delle verità governative.\r\nTra le trovate mediatiche non troppo brillanti di Macron la proposta, dall’agre sapore maoista, di inviare gli insegnanti “disoccupati” a lavorare nei campi. In realtà chi lavora nella scuola ha dovuto fare i conti con la didattica a distanza, con i figli a casa, con la difficoltà del vivere reclusi che ha colpito tutti.\r\nIn numerosi quartieri popolari, dove si abita in sei o sette in due stanzette, gli adolescenti che scendevano nei cortili sono stati sottoposti a controlli ossessivi, che in qualche caso sono sfociati in vere e proprie aggressioni. É finita con diverse serate di animati scontri tra giovani poveri e polizia.\r\nMacron, messo di fronte alle rivolte nelle carceri italiane, ha deciso un significativo alleggerimento del numero dei reclusi, che per la prima volta è sceso sotto quello dei posti disponibili. Non solo. Gli scioperi dei lavoratori italiani per imporre le chiusure, e la crisi sociale che ne è scaturita lo hanno indotto a correre ai ripari. Consapevole di aver sottovalutato e poi duramente represso l’insorgenza sociale dei Gilet Jaunes, ha deciso ampie forme di ammortizzazione sociale stabilendo la cassa integrazione – chomage partial - per 12 milioni di lavoratori.\r\nNonostante l’inconsueto utilizzo della carota, non ha certo messo in quarantena il bastone. Anzi. Le dotazioni poliziesche di dispositivi di attacco in piazza sono state rinforzate. Ogni leggero tentativo di critica politica è stato duramente represso: chi ha attaccato ai balconi striscioni di protesta si è ritrovato la polizia in casa e denunce penali.\r\nIl primo maggio i pochi tentativi di manifestazione, pur con distanziamenti e \u003Cmark>mascherine\u003C/mark>, sono stati duramente repressi. A Montreuil la polizia ha attaccato persino chi faceva distribuzione di viveri.\r\nNelle fabbriche, grazie alla complicità dei sindacati, gli scioperi sono stati pochi e scarsamente incisivi.\r\n\r\nNe abbiamo parlato con Gianni Carrozza, redattore di radio Paris Plurielle, dove conduce “vive la sociale!”\r\n\r\nAscolta la diretta:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/05/2020-05-19-carrozza-covid-francia.mp3\"][/audio]\r\n\r\n ",[84,86,88,90,92,95,97,99],{"matched_tokens":85,"snippet":71},[],{"matched_tokens":87,"snippet":72},[],{"matched_tokens":89,"snippet":73},[],{"matched_tokens":91,"snippet":74},[],{"matched_tokens":93,"snippet":94},[75],"\u003Cmark>mascherine\u003C/mark>",{"matched_tokens":96,"snippet":76},[],{"matched_tokens":98,"snippet":77},[],{"matched_tokens":100,"snippet":18},[],[102,108],{"field":36,"indices":103,"matched_tokens":105,"snippets":107},[104],4,[106],[75],[94],{"field":109,"matched_tokens":110,"snippet":81,"value":82},"post_content",[75],578730123365712000,{"best_field_score":113,"best_field_weight":114,"fields_matched":17,"num_tokens_dropped":48,"score":115,"tokens_matched":30,"typo_prefix_score":48},"1108091339008",13,"578730123365711978",{"document":117,"highlight":137,"highlights":143,"text_match":146,"text_match_info":147},{"cat_link":118,"category":119,"comment_count":48,"id":120,"is_sticky":48,"permalink":121,"post_author":51,"post_content":122,"post_date":123,"post_excerpt":54,"post_id":120,"post_modified":124,"post_thumbnail":125,"post_thumbnail_html":126,"post_title":127,"post_type":59,"sort_by_date":128,"tag_links":129,"tags":133},[45],[47],"89424","http://radioblackout.org/2024/05/guerra-di-classe-la-strage-di-casteldaccia/","Quella di lunedì - con i cinque morti a Casteldaccia, nel Palermitano - è la terza strage di quest’anno sul lavoro, insieme a quella di neanche un mese fa a Suviana (nel Bolognese, sette morti) e a quella di Firenze nel cantiere della Esselunga di febbraio (cinque morti). La lunga scia di sangue della guerra di classe non accenna a rallentare.\r\nSecondo l’Inail nei primi tre mesi di quest’anno ci sono stati 191 morti.\r\nLo scorso anno ci sono stati 600.000 infortuni sul lavoro.\r\nQui a Torino come non ricordare la strage della ThyssenKrupp del dicembre 2006, quando morirono bruciati 7 operai o i 5 operai investiti da un treno regionale nella notte tra il 30 e il 31 agosto dello scorso anno a Brandizzo?\r\nI media continuano a parlare di incidenti ed arrivano a puntare il dito sui lavoratori, “colpevoli” di essersi calati nella fogna senza “mascherine”. Questa l’espressione usata dal responsabile dell’AMAP, la municipalizzata che aveva dato in appalto i lavori, che a sua volta li aveva riappaltati. Questo termine dimostra, se mai ce ne fosse bisogno, che il responsabile della sicurezza sul lavoro dell’AMAP parla a vanvera. Nelle fogne non ci si va con la mascherina che si usa per proteggersi dalle infezioni. Servono tute integrali e il gas alert, un apparecchio che misura la concentrazione dell’idrogeno solforato: quando suona gli operai dovrebbero allontanarsi al più presto.\r\nGli operai della Quadrifoglio group ne erano privi perché il loro contratto prevedeva che l'aspirazione dei liquami avvenisse dalla superficie attraverso un autospurgo e che il personale non scendesse sotto terra. Invece, privi delle conoscenze necessarie, sono scesi giù per lavorare e per aiutare i colleghi in difficoltà. 5 sono morti, un sesto è in condizioni gravissime. Se la ditta per cui lavoravano e l’ente appaltatore avesse provveduto a far fare i corsi sulla sicurezza, forse non sarebbero morti, forse non si sarebbero calati in quella fogna senza alcun dispositivo salvavita. Forse.\r\nChi conosce la realtà del lavoro sa che le protezioni spesso non ci sono, molto più spesso non vengono usate perché rallentano il lavoro, perché non consentono di seguire i ritmi imposti dai padroni. Una delle vittime di Casteldaccia aveva 71 anni. Se a quell’età ancora lavori calandoti nei tombini, vuol dire che non hai altre possibilità di reddito.\r\nNon è un incidente. Un incidente è qualcosa di imponderabile, impossibile da prevenire, mentre la continua crescita di morti sul lavoro va di pari passo con i tagli ed i mancati investimenti sulla sicurezza.\r\nI morti di Casteldaccia sono le ultime vittime della guerra di classe tra chi si arricchisce con il lavoro altrui e chi, per vivere, deve rischiare la vita.\r\nNe abbiamo parlato con Francesco Fricche\r\n\r\nAscolta la diretta:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/05/2024-05-08-strage-casteldaccia-fricche.mp3\"][/audio]","8 Maggio 2024","2024-05-08 16:34:31","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/05/morti-lavoro-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"226\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/05/morti-lavoro-300x226.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/05/morti-lavoro-300x226.jpg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/05/morti-lavoro-1024x772.jpg 1024w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/05/morti-lavoro-768x579.jpg 768w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/05/morti-lavoro-1536x1157.jpg 1536w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/05/morti-lavoro.jpg 2048w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","Guerra di classe. 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Hanno partecipato le scuole di via Cecchi, la scuola primaria Aurora e la scuola secondaria Morelli.\r\n\r\nScandagli esiste da prima di TOnite, esattamente dal giugno 2018, quando si parlava di revisione al piano regolatore. Allora, dialogava con SocialFare, che si presenta così nel suo sito internet:\"Siamo Innovatori Sociali: designer, analisti, esperti di business, esperti di prodotto, servizi e modelli. Applichiamo il design sistemico e il design thinking come metodologie di sviluppo e lavoriamo con le comunità per accelerare conoscenza e imprenditorialità a impatto sociale\".\r\n\r\nOra che i piani di revisione del piano regolatore sono naufragati, Scandagli va nelle scuole di Aurora a distribuire foglietti col logo di TOnite, chiedendo quali sono i desideri dei bambini sul quartiere. E chi figura tra i partner di TOnite, insieme ad altra bella gente come Fondazione Wireless, Experientia, Engineering, Foro Europeo per la Sicurezza Urbana(EFUS)? Social Fare! Che nel frattempo, per l'esattezza nel 2019, è stata acquisita da Compagnia di San Paolo e dalla Fondazione Denegri Social Venture. Se tutti conosciamo la Compagnia di San Paolo, Fondazione bancaria del gruppo Intesa San Paolo, forse non tutti conoscono la Fondazione Denegri. Ebbene, Denegri è il patron di Combo Hostel, l'ostello di lusso sbarcato in città a gennaio 2020, proprio a Porta Palazzo, che occupa il grande edificio di Corso Regina, ex caserma dei Vigili del Fuoco e l'abitazione a fianco, che prima dell'arrivo di Denegri era abitato dal primo piano in su, e al piano terra ospitava piccole attività commerciali.\r\n\r\nNei giorni precedenti gli allievi hanno scritto su foglietti con il logo del progetto i desideri sul quartiere. \"Per il mio quartiere vorrei...\", affermava la scritta già stampata. Ne abbiamo raccolto qualcuno, che riportiamo in ordine sparso e senza pretese di esaustività: \"Che tutte le case vuote venissero riempite e non sfollate\", \"Più natura\", \"Più parcheggio\", \"che ci fosse più luce di notte. Vorrei che non ci fossero mascherine per terra, che ci fosse più felicità\", \"aperto a tutti\", \"Niente\", \"Noi vogliamo tutto\", \"Più tranquillità, meno delinquenza, più sicurezza e deve ritornare il balon, niente traffico\", \"Più polizia, più ordine\", \"Meno moschee\", \"Più fiori\", spesso i biglietti chiedono più parchi e una piscina, \"è già bello così\", \"più fontane\", \"il parcheggio decoro urbano\", \"Vogliamo che torna il Balon sabato\", \"più doposcuola per i bimbi\", \"meno spaccio\", \"Piscina grande la tunisia\", \"giochi\", \"che ci fosse una gelateria, un giardino, un campo di calcio, e vorrei anche che il mio amico venisse in questa scuola\", \"più polizia e pulizia\", \"più pulizia, più mezzi pubblici\", \"vorrei più verde e meno inquinamento\". Vogliamo affidare questi desideri a degli autoproclamatisi \"designer, analisti, esperti di business, esperti di prodotto\" al servizio di Denegri e di San Paolo?\r\n\r\n \r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/12/progetto_tonite_3.mp3\"][/audio]","26 Dicembre 2021","2021-12-26 20:36:11","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/12/index-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"168\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/12/index.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" />","Progetto Tonite/3. \"Innovazione sociale\", San Paolo e Michele Denegri",1640544612,[165,166,167,168,169,170],"http://radioblackout.org/tag/combo-hostel/","http://radioblackout.org/tag/compagnia-di-san-paolo/","http://radioblackout.org/tag/gentrification/","http://radioblackout.org/tag/innovazione-sociale/","http://radioblackout.org/tag/rigenerazione-urbana/","http://radioblackout.org/tag/tonite/",[172,28,173,174,175,176],"combo hostel","gentrification","innovazione sociale","rigenerazione urbana","toNite",{"post_content":178},{"matched_tokens":179,"snippet":180,"value":181},[75],"Vorrei che non ci fossero \u003Cmark>mascherine\u003C/mark> per terra, che ci fosse","Continuiamo gli approfondimenti dedicati a TOnite e ai progetti che hanno vinto i soldi da esso banditi per migliorare la \"percezione di sicurezza sulle sponde della Dora\".\r\n\r\nQuesto lunedì vi abbiamo parlato della \"Festa della luce\", un evento organizzato da Scandagli per il progetto Tonite esattamente una settimana prima, il 13 dicembre. 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Come se questo movimento potesse essere il seguito di quelli del 2016 e del 2018 [il primo contro la legge sul lavoro e il secondo quello cosiddetto dei “gilet gialli”, ndt]. È a partire da questo contesto che sono proposte queste, parziali, considerazioni.” (dalla traduzione del testo apparsa sul sito www.quieora.ink)\r\n\r\n \r\n\r\nInnanzitutto, da dove vengono le istanze contro il green pass? Dire no al pass equivale dire no al vaccino? Cosa ci dicono le piazze francesi a questo proposito? \r\n\r\n \r\n\r\nC’è moltissima gente che ha partecipato alle manifestazioni contro il pass in particolare gente di sinistra e del giro della sinistra radicale, hanno sempre detto che manifestavano contro il pass e non contro il vaccino e che il problema è che si tratta di un dispositivo di controllo, un dispositivo di sorveglianza tecnologico in più che controlla la popolazione. Quindi è questo contro cui si combatte, ed è evidente che questo rende le manifestazioni piene di senso [contenuti] per le persone che hanno l’abitudine a scendere in piazza per questo genere di tematiche. Il problema è che la maggior parte delle persone che manifestano non sono vicine a questo tipo di argomenti e vediamo molto chiaramente nei cartelli, nei discorsi, negli slogan, che i manifestanti manifestano allo stesso modo contro il vaccino che contro il pass, e poi quello che vedo è che, certo, le personalità di sinistra, dicono “ma io sono vaccinato, e sono qui a manifestare perché è un attacco alla democrazia”, “manifesto contro il pass perchè difendo la democrazia, contro lo stato e la sua deriva autoritaria”, solo che il discorso generale è scivolato a un certo punto in una diffidenza verso il vaccino, è scivolato in propositi di scetticismo verso il covid, sul fatto che il vaccino potesse essere pericoloso ecc. Dunque, a mio avviso, la porosità tra il movimento antipass e il movimento antivax è davvero forte perché possiamo veramente fare una distinzione tra i due.\r\n\r\n \r\n\r\n.. quindi possiamo dire che è veramente contro il vaccino? \r\n\r\n \r\n\r\nBisogna dire che c’è gente che fa davvero un discorso così, ma non sono assolutamente maggioritari e non si sentono molto perchè non sono loro che danno il ritmo alle manifestazioni, in Francia c’è un’associazione che si occupa di sorveglianza e tecnologie e loro per esempio tengono un discorso che verte esclusivamente sui dati sensibili, e sono componenti che vanno alle manifestazioni perchè pensano di poter sensibilizzare le persone su queste questioni di sorveglianza.. in ogni caso il contributo di questo testo vuole essere il fatto che per qualsiasi movimento che si voglia analizzare e interpretare non basta solamente vedere i discorsi piu evidenti ma anche a cosa si accompagnano, le pratiche, ecc. e quello che si è visto quest’estate, ed era molto chiaro, è che il movimento ha colpito i luoghi dove si fanno i test, vandalizzato i centri di vaccinazione, che se l’è presa con dei medici, ciò ha condotto a delle aggressioni ecc dunque non è un movimento che se l’è presa con i dispositivi di sorveglianza ma con i luoghi della cura, quindi questo indica come il movimento si inserisce nella tendenza antisanitaria che c’è dall’inizio della pandemia piuttosto che contro il pass .\r\n\r\n \r\n\r\nTu dici di non avere affinità (utilizzo questo termine nella sua accezione ordinaria nonostante ci sia anche un’accezione filosofica che hai elaborato nel tuo libro “Par affinités”) con questo movimento, ma tu puoi immaginare oggi un movimento che non abbia le caratteristiche che tu critichi (quindi il fatto di essere individualista e ultra liberal)? Leggendo il tuo testo alcuni potrebbero dire che assume una visione un po’ troppo romantica dei gilet gialli e che scada un po’ in un punto di vista classista. \r\n\r\n \r\n\r\nNegli ultimi anni in Francia perlomeno ci sono stati dei movimenti che non hanno avuto del tutto queste caratteristiche che sia il movimento contro la loi travail del 2016 o contro la riforma delle pensioni nel 2020, entrambi erano dei movimenti popolari effettivamente contro il sistema capitalista, contro le dominazioni, mentre questo movimento non ha niente a che vedere con questi, ci sono persone che ci vedono una continuità con il movimento dei gj ma io penso che non sia così perchè i discorsi, le pratiche non sono per niente le stesse. E’ vero però che il movimento dei gj all’inizio era molto indeterminato (rispetto alle proprie rivendicazioni) ed è anche per questo motivo che all’inizio dell’estate molte persone dei giri di sinistra / antagonisti hanno partecipato alle mobilitazioni no pass proprio perchè erano eterogenee, per dargli una direzione, dopodichè verso la fine dell’estate ci sono stati molti gruppi che essendoci andati hanno scritto dei testi in cui dicono effettivamente no questo movimento è molto direzionato verso l’estrema destra perchè è la destra che ne detta gli slogan; è vero che il movimento dei gj all’inizio era molto eterogeneo e che infatti molte persone di sinistra non volevano andarci perchè dicevano che era un movimento pro jihadista, e che non avevano niente da fare lì dentro ma allo stesso tempo che stava succedendo qualcosa che aveva un impatto e una composizione popolare. Non voglio dire che il moviemnto dei gj non avesse contraddizioni perchè ci sono sempre stati gruppuscoli appartenenti alla destra o all’estrema destra, ma non erano loro che decidevano la traiettoria del movimento, per esempio se guardiamo alle pratiche, la violenza dei gj era direzionata verso i grandi centri del potere, contro i negozi di lusso degli champs elysee, contro i centri della finanza, contro il potere politico attraverso l’attacco ai monumenti e non si è mai scagliato contro un servizio pubblico, quindi questo dimostra che ci sta dietro una logica che va al di là dell’etoregeneità e l’orientamento delle persone.\r\n\r\n \r\n\r\nCi sono state altre esperienze di lotta dal basso durante la pandemia, che hanno tratti di solidarietà e comunità, o delle realtà che hanno tenuto insieme la critica al governo con la presa in carico della gestione sanitaria? \r\n\r\n \r\n\r\nIn Francia il governo non ha mai ingaggiato delle vere e proprie politiche pubbliche per la tutela della salute delle persone, ha anche negato certi aspetti del virus, in certi periodi è stato molto scettico nei confronti del covid e questo ha causato una grande perdita di tempo e soprattutto ha causato ancora piu morti di quelli che ci sarebbero stati, quindi quello che ci saremmo potuti immaginare era l’esplosione di un movimento di opposizione al potere che di fronte a questo esigesse delle misure efficaci contro il virus ma rispetto a questo non ci sono state grandi piazze, ci sono state localmente iniziative qua e la, alcuni gruppi hanno portato avanti un discorso che partiva dal presupposto di come costruire un’autodifesa sanitaria, sapendo che per combattere il covid in una certa misura ha significato anche sottomettersi alle indicazioni del governo. Ciò che è successo in Francia è che c’è stata anche una grande confusione legata a una certa lettura di Foucault e di Agamben su una maniera di pensare la pandemia e la maniera di pensare a una risposta sanitaria alla pandemia che presupponeva che combattere il virus implicasse di sottomettersi a un potere statale autoritario, un biopotere, che significa controllo generale come se la pandemia fosse un pretesto per stabilire un controllo ovunque. E a partire da quel momento le persone tradizionalmente di sinistra o chi si riferisce a questi autori hanno avuto la tendenza a dire che le misure sanitarie fossero un atto dittatoriale, il fatto di obbedirvi era per forza un atto di sottomissione al potere, e ciò ha fatto sì che il margine per costruire delle lotte sociali fosse sempre limitato, che fossero delle lotte al tempo stesso contro il potere e contro il covid. Infatti, ciò che è successo quest’estate si inscrive in quello che è stato durante la pandemia un’opposizione al potere e soprattutto alle misure di protezione sanitaria, infatti le persone erano contro il lockdown, erano contro le mascherine, contro il vaccino, contro il pass. In questo senso l’aspetto della sorveglianza e della tecnologia ha permesso alle persone di sinistra di trovare un po di piu il proprio posto in questa dimensione seppur rimanesse marginale, perché nella contestazione al pass rimane l’idea che tutte le politiche sanitarie in Francia abbiano a che fare con il biopotere e che il governo dei medici (della scienza potremmo dire) è per forza antidemocratico.\r\n\r\n \r\n\r\n.. quindi è possibile dividere l’aspetto governamentale e l’aspetto della sicurezza sanitaria? \r\n\r\n \r\n\r\nSi certo per me è completamente separato, non hanno nulla a che vedere, in altri territori in Francia per esempio la questione si presenta completamente in maniera diversa, c’è per esempio un comune di estrema destra in cui sono state impedite tutte le forme di tutela sanitaria e che ha anche impedito alle persone di mettere in pratica delle forme di tutela individuali quindi è evidente come in questo genere di situazioni prendere delle misure sanitarie non significa assolutamente sottomettersi alle indicazioni di governo, è ciò che è successo in Messico in Chiapas quando il governo messicano ha pensato di non prendere alcuna forma di precauzione, lì hanno messo in pratica in maniera autonoma e autogestita le loro proprie misure contro il covid, questo per dire che esistono dei tentativi di prendere delle misure in maniera autonoma di autodifesa sanitaria per proteggersi contro il virus e contro un governo che nega il virus, e questo mostra molto bene che la giunzione che è stata fatta rileggendo Foucault sul rispettare le misure sanitarie e sottomettersi al potere statale non ha alcun senso, ma molte persone ci credono.\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/10/intervista-valerie-gerard-no-gp.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\n ","8 Ottobre 2021","2021-10-08 09:48:58","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/10/no-gp-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"173\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/10/no-gp-300x173.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/10/no-gp-300x173.jpg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/10/no-gp-1024x590.jpg 1024w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/10/no-gp-768x442.jpg 768w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/10/no-gp-1536x885.jpg 1536w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/10/no-gp.jpg 1920w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","UN’ANALISI DELLE PIAZZE FRANCESI CONTRO IL GREEN PASS CON VALERIE GERARD",1633686538,[],[],{"post_content":204},{"matched_tokens":205,"snippet":206,"value":207},[75],"il lockdown, erano contro le \u003Cmark>mascherine\u003C/mark>, contro il vaccino, contro il","Riportiamo la traduzione dell’intervista fatta a Valerie Gérard, filosofa e attivista francese che ha scritto un testo dal titolo “Tracciare delle linee: considerazioni sulle mobilitazioni contro il pass sanitario in Francia.”\r\n \r\n\r\n“Dall’inizio delle manifestazioni contro il pass sanitario la questione è di nuovo cruciale e discussa, posta esplicitamente da quelli e quelle che da sinistra, cioè, per farla breve, dal campo dell’emancipazione, trovano – o vorrebbero poterlo fare – benvenuto un movimento sociale contro le politiche sicuritarie e contro il governo di Macron in generale. Come se questo movimento potesse essere il seguito di quelli del 2016 e del 2018 [il primo contro la legge sul lavoro e il secondo quello cosiddetto dei “gilet gialli”, ndt]. È a partire da questo contesto che sono proposte queste, parziali, considerazioni.” (dalla traduzione del testo apparsa sul sito www.quieora.ink)\r\n\r\n \r\n\r\nInnanzitutto, da dove vengono le istanze contro il green pass? Dire no al pass equivale dire no al vaccino? Cosa ci dicono le piazze francesi a questo proposito? \r\n\r\n \r\n\r\nC’è moltissima gente che ha partecipato alle manifestazioni contro il pass in particolare gente di sinistra e del giro della sinistra radicale, hanno sempre detto che manifestavano contro il pass e non contro il vaccino e che il problema è che si tratta di un dispositivo di controllo, un dispositivo di sorveglianza tecnologico in più che controlla la popolazione. Quindi è questo contro cui si combatte, ed è evidente che questo rende le manifestazioni piene di senso [contenuti] per le persone che hanno l’abitudine a scendere in piazza per questo genere di tematiche. Il problema è che la maggior parte delle persone che manifestano non sono vicine a questo tipo di argomenti e vediamo molto chiaramente nei cartelli, nei discorsi, negli slogan, che i manifestanti manifestano allo stesso modo contro il vaccino che contro il pass, e poi quello che vedo è che, certo, le personalità di sinistra, dicono “ma io sono vaccinato, e sono qui a manifestare perché è un attacco alla democrazia”, “manifesto contro il pass perchè difendo la democrazia, contro lo stato e la sua deriva autoritaria”, solo che il discorso generale è scivolato a un certo punto in una diffidenza verso il vaccino, è scivolato in propositi di scetticismo verso il covid, sul fatto che il vaccino potesse essere pericoloso ecc. Dunque, a mio avviso, la porosità tra il movimento antipass e il movimento antivax è davvero forte perché possiamo veramente fare una distinzione tra i due.\r\n\r\n \r\n\r\n.. quindi possiamo dire che è veramente contro il vaccino? \r\n\r\n \r\n\r\nBisogna dire che c’è gente che fa davvero un discorso così, ma non sono assolutamente maggioritari e non si sentono molto perchè non sono loro che danno il ritmo alle manifestazioni, in Francia c’è un’associazione che si occupa di sorveglianza e tecnologie e loro per esempio tengono un discorso che verte esclusivamente sui dati sensibili, e sono componenti che vanno alle manifestazioni perchè pensano di poter sensibilizzare le persone su queste questioni di sorveglianza.. in ogni caso il contributo di questo testo vuole essere il fatto che per qualsiasi movimento che si voglia analizzare e interpretare non basta solamente vedere i discorsi piu evidenti ma anche a cosa si accompagnano, le pratiche, ecc. e quello che si è visto quest’estate, ed era molto chiaro, è che il movimento ha colpito i luoghi dove si fanno i test, vandalizzato i centri di vaccinazione, che se l’è presa con dei medici, ciò ha condotto a delle aggressioni ecc dunque non è un movimento che se l’è presa con i dispositivi di sorveglianza ma con i luoghi della cura, quindi questo indica come il movimento si inserisce nella tendenza antisanitaria che c’è dall’inizio della pandemia piuttosto che contro il pass .\r\n\r\n \r\n\r\nTu dici di non avere affinità (utilizzo questo termine nella sua accezione ordinaria nonostante ci sia anche un’accezione filosofica che hai elaborato nel tuo libro “Par affinités”) con questo movimento, ma tu puoi immaginare oggi un movimento che non abbia le caratteristiche che tu critichi (quindi il fatto di essere individualista e ultra liberal)? Leggendo il tuo testo alcuni potrebbero dire che assume una visione un po’ troppo romantica dei gilet gialli e che scada un po’ in un punto di vista classista. \r\n\r\n \r\n\r\nNegli ultimi anni in Francia perlomeno ci sono stati dei movimenti che non hanno avuto del tutto queste caratteristiche che sia il movimento contro la loi travail del 2016 o contro la riforma delle pensioni nel 2020, entrambi erano dei movimenti popolari effettivamente contro il sistema capitalista, contro le dominazioni, mentre questo movimento non ha niente a che vedere con questi, ci sono persone che ci vedono una continuità con il movimento dei gj ma io penso che non sia così perchè i discorsi, le pratiche non sono per niente le stesse. E’ vero però che il movimento dei gj all’inizio era molto indeterminato (rispetto alle proprie rivendicazioni) ed è anche per questo motivo che all’inizio dell’estate molte persone dei giri di sinistra / antagonisti hanno partecipato alle mobilitazioni no pass proprio perchè erano eterogenee, per dargli una direzione, dopodichè verso la fine dell’estate ci sono stati molti gruppi che essendoci andati hanno scritto dei testi in cui dicono effettivamente no questo movimento è molto direzionato verso l’estrema destra perchè è la destra che ne detta gli slogan; è vero che il movimento dei gj all’inizio era molto eterogeneo e che infatti molte persone di sinistra non volevano andarci perchè dicevano che era un movimento pro jihadista, e che non avevano niente da fare lì dentro ma allo stesso tempo che stava succedendo qualcosa che aveva un impatto e una composizione popolare. Non voglio dire che il moviemnto dei gj non avesse contraddizioni perchè ci sono sempre stati gruppuscoli appartenenti alla destra o all’estrema destra, ma non erano loro che decidevano la traiettoria del movimento, per esempio se guardiamo alle pratiche, la violenza dei gj era direzionata verso i grandi centri del potere, contro i negozi di lusso degli champs elysee, contro i centri della finanza, contro il potere politico attraverso l’attacco ai monumenti e non si è mai scagliato contro un servizio pubblico, quindi questo dimostra che ci sta dietro una logica che va al di là dell’etoregeneità e l’orientamento delle persone.\r\n\r\n \r\n\r\nCi sono state altre esperienze di lotta dal basso durante la pandemia, che hanno tratti di solidarietà e comunità, o delle realtà che hanno tenuto insieme la critica al governo con la presa in carico della gestione sanitaria? \r\n\r\n \r\n\r\nIn Francia il governo non ha mai ingaggiato delle vere e proprie politiche pubbliche per la tutela della salute delle persone, ha anche negato certi aspetti del virus, in certi periodi è stato molto scettico nei confronti del covid e questo ha causato una grande perdita di tempo e soprattutto ha causato ancora piu morti di quelli che ci sarebbero stati, quindi quello che ci saremmo potuti immaginare era l’esplosione di un movimento di opposizione al potere che di fronte a questo esigesse delle misure efficaci contro il virus ma rispetto a questo non ci sono state grandi piazze, ci sono state localmente iniziative qua e la, alcuni gruppi hanno portato avanti un discorso che partiva dal presupposto di come costruire un’autodifesa sanitaria, sapendo che per combattere il covid in una certa misura ha significato anche sottomettersi alle indicazioni del governo. Ciò che è successo in Francia è che c’è stata anche una grande confusione legata a una certa lettura di Foucault e di Agamben su una maniera di pensare la pandemia e la maniera di pensare a una risposta sanitaria alla pandemia che presupponeva che combattere il virus implicasse di sottomettersi a un potere statale autoritario, un biopotere, che significa controllo generale come se la pandemia fosse un pretesto per stabilire un controllo ovunque. E a partire da quel momento le persone tradizionalmente di sinistra o chi si riferisce a questi autori hanno avuto la tendenza a dire che le misure sanitarie fossero un atto dittatoriale, il fatto di obbedirvi era per forza un atto di sottomissione al potere, e ciò ha fatto sì che il margine per costruire delle lotte sociali fosse sempre limitato, che fossero delle lotte al tempo stesso contro il potere e contro il covid. Infatti, ciò che è successo quest’estate si inscrive in quello che è stato durante la pandemia un’opposizione al potere e soprattutto alle misure di protezione sanitaria, infatti le persone erano contro il lockdown, erano contro le \u003Cmark>mascherine\u003C/mark>, contro il vaccino, contro il pass. 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Sentiamo in diretta una compagna dal presidio resistente dei mulini:\r\n\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/12/notav-12-12.mp3\"][/audio]\r\n\r\n\r\n\r\nVenerdì 11 alle 18 è stato convocato un presidio sul lato di Chiomonte, mentre Domenicasarà il giorno di una manifestazione a Giaglione dalle 11, portate scarponi e pranzo al sacco. Per chiunque può il movimento no-tav rinnova l’invito a raggiungere i Mulini per supportare i resistenti nei prossimi giorni.\r\n\r\n\r\n\r\n\r\n\r\n\r\n\r\nSu quanto avvenuto ieri a Giaglione si esprime così Nicoletta Dosio:\r\n\r\nAnche questa sera si torna a casa con la nausea ed i polmoni in fiamme. Non è il Covid: sono almeno un centinaio i lacrimogeni lanciati dal posto di blocco fatto di centinaia e centinaia di agenti in assetto antisommossa, schierati contro di noi giovani e anziani NO TAV.\r\n\r\nFinisce così una giornata che ha avuto inizio nel cuore della notte, con l’occupazione militare e le ruspe che abbattono alberi e, per allargare il cantiere TAV devastano il sottobosco dei Mulini, là dove, protette da foglie ed erba secca, dormono le larve della Zerinthia, la farfalla meravigliosa e rarissima per la quale l’Università di Torino ha vantato un progetto di protezione.\r\nSiamo un centinaio di persone, giovani ed anziani. Dopo una breve assemblea al presidio di Venaus, ci siamo messi in cammino verso il posto di blocco che impedisce l’accesso al Comune di Giaglione.\r\nLontano, molto lontano, al fondo della strada che serpeggia da frazione a frazione e si fa sentiero in mezzo ai boschi, resiste il presidio dei Mulini, un pugno di giovani sotto assedio.\r\nDopo il bivio dei Passeggeri, scendiamo per un breve tratto, lungo la statale che scende a Susa: un piccolo striscione portato dai ragazzi, qualche fiaccola sopravvissuta ad altre manifestazioni, slogan che ci danno coraggio contro il freddo e la notte .\r\n\r\nLa strada che sale dal bivio di Giaglione è tutta un lampeggiante blu.\r\nI lacrimogeni ci piovono addosso all’improvviso, a freddo, in risposta a quattro slogan. Ne sono investite pure le case al bivio (vediamo facce spaventate alle finestre). I bossoli lasciano segni anche sulle carrozzerie delle macchine che transitano sulla statale verso casa.\r\nPer sfuggire alla nuvola di veleno cerchiamo di ritornare verso il bivio di Venaus, ma altri lampeggianti blu ci respingono indietro, verso Susa.\r\nParte un’altra sparatoria di lacrimogeni. Siamo presi da tutte le parti, chiusi tra barriere di fumo che ci impediscono di respirare. Altri lacrimogeni sparati sopra di noi colpiscono la parete di roccia che delimita la strada a nord. Il fumo investe la parte alta di Susa, in direzione della casa di riposo protetta da giardini che nulla possono contro il fumo mortifero.\r\nIntorno tutti tossiscono; c’è chi vomita; le mascherine anticovid, lungi dall’essere una protezione, aumentano il senso di soffocamento, intrappolano l’odore e il bruciore.\r\nDopo un tempo che sembra infinito, riusciamo a metterci in cammino verso Venaus. Nonostante la situazione difficile, nessuno si è defilato, nessuno ha cercato scampo da solo: anche questa volta, come sempre, si parte e si torna insieme.\r\n\r\nCome sono lontani i palazzi del potere, dove, tra arroganza, menzogna e viltà si decide sulla vita e sulla morte di popolazioni e territori… Ma noi sappiamo che nulla potranno contro la testarda determinazione di una collettività che non dimentica il passato e lotta per il diritto alla vita e alla dignità, per tutti\r\nI popoli in rivolta scrivono la storia. 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I bossoli lasciano segni anche sulle carrozzerie delle macchine che transitano sulla statale verso casa.\r\nPer sfuggire alla nuvola di veleno cerchiamo di ritornare verso il bivio di Venaus, ma altri lampeggianti blu ci respingono indietro, verso Susa.\r\nParte un’altra sparatoria di lacrimogeni. Siamo presi da tutte le parti, chiusi tra barriere di fumo che ci impediscono di respirare. Altri lacrimogeni sparati sopra di noi colpiscono la parete di roccia che delimita la strada a nord. Il fumo investe la parte alta di Susa, in direzione della casa di riposo protetta da giardini che nulla possono contro il fumo mortifero.\r\nIntorno tutti tossiscono; c’è chi vomita; le \u003Cmark>mascherine\u003C/mark> anticovid, lungi dall’essere una protezione, aumentano il senso di soffocamento, intrappolano l’odore e il bruciore.\r\nDopo un tempo che sembra infinito, riusciamo a metterci in cammino verso Venaus. 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Molti lavoratori e lavoratrici, che in primavera avevano accettato volentieri di spostarsi nei reparti covid, oggi non sono più disponibili a presentarsi volontari.\r\nSono trascorsi otto mesi dal primo dilagare dell’epidemia: in questi mesi non sono state prese le misure necessarie ad affrontare questa nuova ondata di infezioni. Nulla è stato fatto sul piano della prevenzione, del rafforzamento della medicina di territorio. Oggi ci sono le mascherine e ma stanno scarseggiando i guanti in lattice usati negli ospedali.\r\nNon ci sono state nuove assunzioni. I concorsi fatti nel settore pubblico hanno innescato un esodo di lavoratori-lavoratrici dal settore privato e, in particolare dalle RSA. 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Una delle cause di morte per coronavirus è la formazione di microtrombi, la cui insorgenza potrebbe essere evitata se viene individuato per tempo il sintomo.\r\nA Milano il numero dei medici di base si è assottigliato: molti sono andati in pensione, molti sono morti e non sono mai stati sostituiti. In città molti non riescono più ad accogliere nuovi pazienti perché hanno oltrepassato il limite del 1500.\r\nLavoratori considerati idonei alla alla loro mansione, non possono essere trasferiti in reparti Covid, perché soffrono di patologie, che rendono impossibile l’uso delle protezioni per lungo tempo.\r\n\r\nNe abbiamo parlato con Margherita, Rsu-Rsl al San Raffaele di Milano\r\n\r\nAscolta la diretta:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/11/2020-11-10-margherita-san-raffaele.mp3\"][/audio]\r\n\r\n2020 11 10 margherita san raffaele","10 Novembre 2020","2020-11-10 14:46:03","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/11/tagli-sanità-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"200\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/11/tagli-sanità-300x200.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/11/tagli-sanità-300x200.jpg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/11/tagli-sanità-1024x683.jpg 1024w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/11/tagli-sanità-768x512.jpg 768w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/11/tagli-sanità.jpg 1125w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","Milano. 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COME?\r\nCome prima cosa, nello scorso marzo, abbiamo contattato personale medico qualificato per capire quali fossero le misure igieniche da attuare, dato che dal comune non arrivava nessuna direttiva, protocollo o assistenza per le situazioni di convivenza come la nostra. 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Sospensione decisa dalla direzione aziendale nella stessa giornata e senza nemmeno una giustificazione ufficiale.\r\nAlla notizia della sospensione, immediato è partito lo sciopero spontaneo. La pronta risposta operaia, ha messo con le spalle al muro l'arroganza aziendale che nel giro di poche ore ha dovuto far dietro front, annullando la sospensione dei 2 lavoratori.\r\nBuon Ascolto\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/02/F_m_23_02_Capello-CUB-su-sciopero-ditta-Cavalieri.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\n\r\n\r\nil secondo approfondimento lo abbiamo fatto sulle prossime iniziative delle famiglie dello spazio popolare Neruda con l'aiuto di Alessandro:\r\nIn questo anno ci siamo trovati ad affrontare la pandemia in una grande casa collettiva. Senza nessun aiuto da parte di Comune e istituzioni, ci siamo AUTO-ORGANIZZATI QUOTIDIANAMENTE: ci siamo dati delle regole per convivere e proteggerci, divisi compiti di sanificazione e monitoraggio. COME?\r\nCome prima cosa, nello scorso marzo, abbiamo contattato personale medico qualificato per capire quali fossero le misure igieniche da attuare, dato che dal comune non arrivava nessuna direttiva, protocollo o assistenza per le situazioni di convivenza come la nostra. Alcuni degli occupanti hanno anche frequentato telematicamente un corso promosso dall’Istituto Superiore di Sanità sulla gestione dell’emergenza sanitaria in specifici contesti di coabitazione.\r\nLe misure che abbiamo attuato sono state:\r\n♦ istituire un regime di quarantena preventiva all’interno dell’occupazione: ogni famiglia o singolo era tenuto a restare nella propria stanza se non per utilizzare i servizi o far giocare i bimbi in cortile seguendo una precisa turnazione tra le famiglie;\r\norganizzare un doppio turno giornaliero di pulizia dei servizi (bagni e cucine), con la raccomandazione che ogni persona pulisse autonomamente dopo ogni proprio utilizzo;\r\n♦ igienizzare quotidianamente con uno specifico prodotto al cloro diffuso attraverso vaporizzazione ogni spazio comune (porte, corridoi, servizi);\r\n♦ rifornire l’entrata dell’occupazione e l’entrata di ciascun servizio con un distributore di igienizzante per le mani;\r\n♦ utilizzare pasticche al cloro per l’igienizzazione delle lavatrici;\r\n♦ eseguire quotidianamente un monitoraggio della temperatura e dalla saturazione di ciascuna persona che vive al Neruda;\r\n♦ distribuire settimanalmente nuove \u003Cmark>mascherine\u003C/mark> a tutti gli abitanti;\r\n♦ distribuzione di alimenti e medicinali alle persone più fragili (anziani, portatori di patologie a rischio, immunodepressi).\r\nAbbiamo attuato queste misure durante il primo lockdown del 2020, riuscendo ad entrare nella “Fase 2” registrando l’importante risultato di non avere avuto nessun caso di COVID-19, e le abbiamo mantenute da allora fino a questo momento, adattandole alle circostanze che si sono susseguite.\r\nLa necessità di auto-organizzarci per tutelare la nostra salute con strumenti sempre più efficaci non si è esaurita!!\r\nPer questo domani 23 febbraio, dalle 9 alle 13, nel nostro Spazio, grazie a medic@ e infermier@ volontar@ organizzeremo la prima iniziativa di TEST RAPIDI GRATUITI rivolti al quartiere. Questa iniziativa vuole essere un atto di solidarietà ma anche un segnale per dire che la salute è un DIRITTO e deve essere garantita a TUTT@.\r\nRiteniamo anche che sia importante che la prevenzioni torni ad essere territoriale: nella condizione di isolamento sociale a cui questa pandemia ci ha condannato, possiamo tornare ad unirci per prevenire la diffusione del virus sul nostro territorio grazie allo screening che i tamponi permettono di realizzare.\r\nOvviamente, I tamponi gratis per tutti devono essere un primo passo, ma c'è bisogno di un' inversione di rotta!!\r\nBuon Ascolto\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/02/F_m_23_02_Neruda-screening-covid-popolare.mp3\"][/audio]",[397],{"field":109,"matched_tokens":398,"snippet":394,"value":395},[75],{"best_field_score":148,"best_field_weight":149,"fields_matched":30,"num_tokens_dropped":48,"score":150,"tokens_matched":30,"typo_prefix_score":48},{"document":401,"highlight":413,"highlights":418,"text_match":146,"text_match_info":421},{"comment_count":48,"id":402,"is_sticky":48,"permalink":403,"podcastfilter":404,"post_author":51,"post_content":405,"post_date":406,"post_excerpt":54,"post_id":402,"post_modified":407,"post_thumbnail":408,"post_title":409,"post_type":329,"sort_by_date":410,"tag_links":411,"tags":412},"59222","http://radioblackout.org/podcast/anarres-del-3-aprile-il-gigante-con-i-piedi-dargilla-flash-sul-mondo-capovolto-epidemia-rende-visibili-le-nostre-catene-lottare-al-tempi-del-covid/",[284],"Come ogni venerdì abbiamo fatto il nostro viaggio settimanale su Anarres, il pianeta delle utopie concrete. Dalle 11 alle 13 sui 105,250 delle libere frequenze di Blackout. Anche in streaming.\r\n\r\nAscolta e diffondi l’escopost:\r\n\r\n \r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/04/2020-04-03-anarres.mp3\"][/audio]\r\n\r\n\r\nscarica l'audio\r\n\r\nDirette, approfondimenti, idee, proposte:\r\n\r\nIl gigante con i piedi d’argilla. Stato e capitale ci fanno credere di essere in grado di affrontare l’epidemia, ma i fatti ci dimostrano che non sono la soluzione ma parte del problema. Sull’altra faccia della medaglia c’è la scarsa autonomia dall’istituito e dalle dinamiche folli del capitalismo della gran parte delle persone di questo pianeta.\r\nNe abbiamo parlato con Massimo Varengo\r\n\r\nFlash sul mondo capovolto\r\nLa propaganda della destra in questi anni si è centrata sulla paura dell’altro, dell’estraneo, del migrante. Uno dei line motive della propaganda leghista erano i barconi che sbarcavano profughi e malattie.\r\nOggi in campagna la verdura marcisce nelle serre, perché i braccianti-schiavi-illegali-senza documenti-baraccati non sono arrivati.\r\nIn compenso dall’Ecuador arrivano le immagini dei morti lasciati in strada e bruciati. Lì il virus l’ha portato una badante tornata dal suo paese dopo aver perso il lavoro in Italia.\r\n\r\nPerché si parla di distanziamento sociale e non distanziamento dei corpi? La distanza tra i corpi è un limes fisico, trattabile, modificabile, il distanziamento sociale ci narra la polverizzazione delle residue relazioni tra le persone al tempo del virus.\r\nDi questo e tanto altro abbiamo parlato con Salvo Vaccaro, anarchico e docente di filosofia politica all’Università di Palermo\r\n\r\nProvate ad immaginare…\r\nSiete una badante in nero… Cosa fate? Rinunciate al reddito e rischiate la fame o sperate di non essere fermate e multate?\r\nSiete un artigiano senza partita IVA e normalmente vi arrangiate così. Rischiate 4.000 euro per una riparazione da 50? Oppure salite sul vostro furgone sperando che vi vada bene?\r\nAvete perso il lavoro, non avete reddito, non sapete cosa fare per pagare la spesa nel supermercato sotto casa, avete perso la corsa al sito dell’INPS per l’elemosina governativa? Provate ad arrangiarvi rischiando la multa o stringete la cinghia?\r\nCreiamo legami, reti solidali, spezziamo le catene dell’isolamento politico e sociale, nel quale ci hanno rinchiuso.\r\nÉ possibile farlo anche a distanza. Questa epidemia ci pone di fronte alla sfida di costruire su macerie sempre più alte, senza contribuire al diffondersi del morbo, ma per farlo occorre capovolgere la prospettiva, usare uno sguardo non oscurato dai media: le persone che si procurano come possono le mascherine, che fanno un giretto nel sole di primavera non sono untori, perché gli untori sono saldamente ancorati alle poltrone del governo, siedono nei consigli di amministrazione delle aziende. Praticare la scommessa dell’autorganizzazione per sconfiggere il virus del dominio e del profitto.\r\n\r\nWild C.A.T. Collettivo Anarco-Femminista Torinese\r\nFB https://www.facebook.com/Wild.C.A.T.anarcofem/\r\n\r\nFederazione Anarchica Torinese\r\nContatti: fai_torino@autistici.org – https://www.facebook.com/senzafrontiere.to/\r\n\r\nwww.anarresinfo.noblogs.org","9 Aprile 2020","2020-04-09 22:27:44","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/04/Progetto-adesivo-covid-def-200x110.png","Anarres del 3 aprile. 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L’ipotesi di gran lunga più probabile sull’accaduto è che ci sia stato un banale errore di configurazione sul sito, ma di questo ne parliamo dopo questo pezzo per darvi il buongiorno e mettervi nel giusto mood. buon ascolto.\r\ndichiarazioni pubbliche e reazioni istituzionali\r\n\r\n \tsul sito dell’inps, ad un certo punto si spegne tutto e viene mostrato un messaggio: Al fine di consentire una migliore e piu’ efficace canalizzazione delle richieste di servizio, il sito e’ temporaneamente non disponibile. Si assicura che tutti gli aventi diritto potranno utilmente presentare la domanda per l’ottenimento delle prestazioni. il tutto con un html raffazzonato, accrocchiatissimo con dei tag tipo il center che non si vedevano dal ’94. con gli apostrofi sbagliati. https://blog.mestierediscrivere.com/2020/04/01/in-tempi-difficili-parole-che-graffiano\r\n\r\ncomunque il succo dei messaggi e’ come sempre, e’ colpa vostra che siete arrivati tutti insieme, mica nostra. in generale non c’e’ mai un’assunzione di responsabilita’, un dire che ne so, raga scusate abbiamo fatto una cagata, c’era poco tempo, abbiamo dovuto arrangiarci e non abbiamo potuto fare delle prove. e’ sempre il solito approccio per cui i cittadini sono visti come sospetti e potenziali criminali o alla meglio come bambini, più che come soggetti responsabili, capaci di collaborazione, dotati di neuroni, quando gli unici atteggiamenti infantili sono proprio quelli per cui si cerca sempre qualcuno a cui addossare la colpa, un capro espiatorio, il runner, quello che porta a pisciare il cane, in questo caso gli hacker.\r\n\r\nebbene si’, hanno stato gli hacker!@@!@!1 “Abbiamo avuto nei giorni scorsi e anche stamattina violenti attacchi hacker”, ha detto Pasquale Tridico \" questa la dichiarazione ufficiale di quanto accaduto dal presidente dell’INPS ripresa anche da conte. cosi’ senza un minimo di pudore o vergogna, sparare cazzate per cercare di coprire la propria inettitudine. anche i bambini vi hanno sgamato. e’ talmente grande e palese come cazzata che non ci hanno creduto neanche i giornali e infatti abbiamo fatto fatica a trovare l’audio perche’ pochissimi giornali l’hanno ripresa come notizia. Un credulone che invece ci ha creduto e’ il vicesegretario del Partito democratico, Andrea Orlando, in merito alla falla del sito dell’Inps denuncia che “alcune infrastrutture strategiche sono state sotto attacco di hacker” e su Twitter sollecita: “Bisogna subito convocare il Copasir per chiedere al Dis quale reazione è in atto. Questi sciacalli vanno fermati immediatamente”. A questo punto piovono messaggi di scherno, anonymous italia scrive “vorremmo prenderci il merito, ma la verita’ e’ che siete incapaci e avete fatto tutto da soli togliendoci il divertimento”, addirittura pornhub (per la sua immagine ovviamente) offre aiuto all’inps per potenziare il sito grazie ai suoi server.\r\ndopo il breach l’altro comunicato e’ stato il seguente\r\n“L’INPS informa gli utenti di avere prontamente notificato il data breach al Garante per la protezione dei dati personali ed assicura che, fin dal momento in cui si è avuta conoscenza della possibilità che vi sia stata violazione di dati personali, sta assumendo tutte le misure atte a porre rimedio alla situazione di rischio, attenuare i possibili effetti negativi e tutelare i diritti e le libertà delle persone fisiche. In tale ambito è istituita la seguente casella di posta elettronica violazionedatiGDPR@inps.it utilizzabile, esclusivamente dai soggetti i cui dati siano stati interessati dalla violazione, per le segnalazioni all’INPS, allegando eventuali evidenze documentali. L’Istituto si impegna a verificare tutte le segnalazioni ricevute e ad adottare ogni ulteriore misura tecnica e organizzativa adeguata di protezione dei dati personali che dovesse rendersi necessaria.”\r\n\r\na parte che il sito dell’inps ha una normativa della privacy ferma al 2013, ancora non c’era la gdpr, forse non lo sanno che in questi casi sono loro a dover informare chi ha subito un leak e non viceversa. infatti le normative, in particolare la gdpr prevede sicuramente il nominativo di un responsabile dei dati personali e raga, l’inps non ce l’ha. l’inps non ha un responsabile dei dati personali di cosa stiamo parlando. anche il tabacchino sotto casa vostra deve averlo per le registrazioni di videosorveglianza. e invece no, il Data Protection Officer e’ andato in pensione. Una delle altre questioni e’ relativa alle risposte dopo un merdone cosi’ che ad oggi si sono limitate alla creazione di una casella di posta dove poter inviare le segnalazioni. Come scrive il giornalista Raffaele Angius su Wired citando un avvocato specializzato in tutela della privacy: “Sembra quasi che la creazione della casella di posta elettronica sia essa stessa la misura adottata per risolvere il problema Di fatto mancano tutti i contenuti previsti dal Gdpr, che prescrive chiaramente l’identificazione di un responsabile e le soluzioni proposte per la risoluzione dell’incidente” Ma ancora di più qua si inverte l’onere dell’identificazione degli interessati coinvolti nella violazione: sarebbero infatti questi ultimi a dover ricevere un avviso nel quale si informa che i loro dati personali sono stati visibili a una quantità imprecisata di persone”.\r\ncosa e’ successo in realta’\r\nc’e’ nel merito un succosissimo thread su reddit da cui rubero’ una spiegazione introduttiva per spiegare il problema:\r\n\r\nEsistono principalmente due tipi di pagine web: quelle statiche e quelle dinamiche La classica pagina statica potrebbe essere https://www.corriere.it/. Anche se può cambiare più volte nel corso della giornata, tutte le volte che la carichi tra una modifica e l’altra sia tu sia chiunque altro vedranno la stessa cosa Una pagina dinamica invece è per esempio quella di gestione del tuo conto in banca. L’impaginazione e l’URL son gli stessi per tutti, ma il contenuto varia per ogni utente. Per ottimizzare le performance di un sito il materiale statico può essere messo in cache, ovvero una memoria esterna più performante del server normale perchè non deve fare nessun controllo, semplicemente ti restituisce i dati che ha già visto. Una rete di cache viene generalmente definita CDN, o Content Delivery Network\r\n\r\nEcco il ragionamento che fa: Tu: “Salve vorrei una mascherina per favore” CDN: “Aspetti che controllo nel retro” CDN: “Server di backend, abbiamo mascherine?” Server Backend: “No” CDN: “Mi dispiace abbiamo finito le mascherine” D’ora in poi CDN sa che non ci sono mascherine e risponderà “no” subito a chiunque venga a chiederne Quale è il problema? Che Server Backend non ha mai informato CDN che tra 10 minuti arriva il camion delle consegne che potrebbe consegnare altre mascherine, quindi CDN andrà beatamente avanti fino a sera a dire che “non abbiamo mascherine” anche se potrebbero essercene Questo è quello che è successo con le pagine dell’INPS. Gli URL erano uguali per tutti, Server Backend non ha mai informato CDN “prossima volta che te lo chiedono torna comunque da me” e CDN semplicemente ha fornito la pagina di dettaglio a Mario Rossi, il primo in coda la mattina… e anche a tutti gli altri, che fossero Mario Rossi o no.\r\n\r\nLa mattina del 1 aprile, per qualche ora (e non “5 minuti” come ha dichiarato l’INPS), è stata impostata la CDN Microsoft Azure Edge davanti al server del sito dell’INPS. www.inps.it era diventato un CNAME a inps-cdn-a.azureedge.net. Poi hanno ripristinato l’IP diretto senza CDN, “risolvendo l’attacco hacker” e il “data breach” (autoinflitti?!?!) Ecco svelato il mistero, una volta per tutte. Niente “hacker”, e nessun database fallito in modi improbabili e assurdi, come sosterrebbero alcuni sedicenti “esperti” (non esiste che si possano “confondere” le richieste al database…) Ci sta solo un’incredibile (e ingiustificabile) incompetenza da parte sia di chi ha realizzato il portale dell’INPS senza nemmeno saper impostare gli HTTP Cache Headers, che anche da parte di chi l’altro giorno vi ha impostato una CDN davanti senza accorgersene prima. Non è possibile che i dati personali di tutti gli italiani vengano affidati a gente come questa. Soprattutto sapendo che gli appalti (anche per il “nuovoportaleinps”) sono costati addirittura 360 milioni di euro di soldi dell’INPS.\r\n\r\nLista dettagliata delle società che hanno vinto appalti da INPS\r\nIl sistema degli appalti nella storia dell’INPS\r\nE torniamo sulle libere frequenze di radio blackout 105.25, siamo su stakkastakka e ricordiamo i contatti. Come abbiamo detto in precedenza quindi le cause del collasso del sito INPS sono puramente tecniche, ma la politica istituzionale ha deciso comunque di inventarsi un nemico, un gruppo di cattivi, i fantomatici hacker su cui far partire l’ennesima caccia alle streghe. Questo ovviamente ricalca il copione vecchio e stantio di una politica che deve scaricare le proprie responabilità su un nemico invisibile.\r\n\r\nMa ancora più divertente della politica c’è Pornhub, che in un tweet ha chiesto all’INPS se avesse bisogno di un paio di server in prestito, o magari di una mano a configurarli. Sicuramente a livello di marketing avrà funzionato, anche grazie al fatto che poggia su un assunto comune alla società capitalista, ovvero che in ogni caso il privato è molto più efficiente ed innovativo del pubblico. In quest’ultimo pezzo vorremmo cercare di portare i dati degli appalti dell’INPS per sfatare un attimo il mito dell’eccellenza, perché se scaviamo un attimo in fondo scopriamo a fare i milioni sull’INPS non è stato il cugino con partita IVA del consigliere comunale. Proprio nell’ottica di arginare il clientelismo nella spesa pubblica si stanno obligando gli enti ad emettere bandi di gara per affidare a terzi la propria infrastruttura, visto che assumere del personale competente sarebbe troppo inefficiente. E allora via a lanciare gare pubbliche, l’INPS negli ultimi 20 anni ha pubblicato bandi nel settore informatico per quasi mezzo miliardo di euro. Sembra una cifra non da poco, ma se il sito e tutta l’infrastruttura che c’è dietro fa tanto schifo, a chi sono andati tutti questi soldi?\r\n\r\nBeh, possiamo iniziare a vedere uno dei bandi più ricchi, un maxiappalto da 170 milioni del 2013, diviso in sette lotti:\r\n\r\nFinmeccanica. Il lotto 4, per complessivi 29,7 milioni di euro, è andato per esempio a un drappello di imprese in cui spicca Selex Elsag, del gruppo Finmeccanica. Al suo fianco troviamo la Hp Enterprise Services, che fa capo al colosso americano dell’informatica Hewlett Packard, e la multinazionale della consulenza Deloitte.\r\n\r\nIl lotto 5, il cui valore finale si è attestato sui 24 milioni di euro, è stato conquistato da un raggruppamento in cui è presente Telecom Italia, il gruppo al tempo guidato da Franco Bernabè che raramente manca all’appuntamento delle grosse commesse di stato.\r\n\r\nIl lotto 2, che l’Inps remunererà con 33,8 milioni, ha visto tra i vincitori un gruppo particolarmente folto all’interno del quale si segnala la presenza degli spagnoli di Indra Sistemas (attraverso la Indra Italia). Accanto a loro compaiono la multinazionale Accenture, che ha sede a Dublino, e la Avanade Italy, ossia la sussidiaria italiana della joint venture che vede insieme la stessa Accenture e gli americani di Microsoft. Accenture che si vanta anche sul suo sito di aver aiutato l’Istituto Nazionale della Previdenza Sociale (INPS) a modernizzare le applicazioni per promuovere le prestazioni e ridurre i costi, nella pagina (CASI DI SUCCESSO DEI CLIENTI), consentendo all’ente di registrare una netta riduzione dei costi operativi e di sviluppo e di migliorare sia l’efficienza che la produttività.\r\n\r\nNomi di assoluto rilievo internazionale li troviamo anche all’interno del raggruppamento che ha incamerato il lotto 3, per un totale di 21,7 milioni di euro. In questo caso troviamo gli americani di Ibm, in compagnia dei francesi di Sopra Group e della multinazionale della consulenza Ernst & Young.\r\n\r\nE visto che sono riusciti a spuntare un bella fetta di torta tutti i principali gruppi della consulenza e dei servizi Ict, nel novero non poteva mancare Kpmg, presente nel raggruppamento con Exprivia e Sintel Italia.\r\n\r\nAlla cuccagna del superbando Inps del 2013, tra l’altro, hanno partecipato anche società di estrazione editoriale. Può sembrare un po’ strano, me è proprio così. Basta guardare alla storia del lotto 1, assegnato alla fine per 35,6 milioni di euro. Al suo interno spunta Innovare 24 spa, che da qualche mese ha cambiato ragione sociale in 24 Ore Software e che altro non è se non la società informatica del Sole 24 ore, e quindi in ultima analisi del sistema Confindustria. Chiudono la composizione del lotto 1 Engineering spa e Inmatica spa. Insomma, solo per partecipare a questo bando la controllata del Sole24 ore ha preferito tuffarsi nel’informatica, e creare una divisione apposita, vedi come si scoprono le proprie passioni.\r\n\r\nInsomma vediamo tante grandi società, multinazionali e aziende di consulenza quotate in borsa, non esattamente la municipalizzata in mano al cognato del consigliere comunale. E queste mega aziende le ritroviamo nuovamente al banchetto dell’INPS, infattoi nel 2016 poi ci sarà un altro bando dell’INPS, stavolta con un valore stimato molto più succoso, di ben 359,9 milioni di euro:\r\n\r\n \tLeonardo, ex Finmeccanica, sarà nuovamente protagonista del bando del 2016, con i lotti 3 e 4, che comprendono la gestione di tutte le altre prestazioni dell’Inps (come sussidi, assegni di maternità, indennità), insieme ad Ibm, la società di revisione contabile e consulenza Ernst & Young e Sistemi informatici srl.\r\n \tIl gruppo di consulenza e revisione Kpmg, ritorna anche nel bando del 2016, con le società informatiche Exprivia, Wemake e Inmatica, e vince per 26 milioni di euro il lotto 5 (valore sulla carta: 41 milioni). A loro spetta tenere in piedi le reti dell’istituto: quindi integrazione dei dati, gestione del personale e fiscale, potenziamento dei servizi antifrode nonché, si legge nel capitolato, “l’evoluzione dell’infrastruttura di sicurezza e protezione dei dati”.\r\n\r\nIn questa voce dovrebbe rientrare il rispetto per l’INPS delle direttive europee sulla GDPR, che si preoccupano del rispetto della riservatezza e della privacy utente, la stessa GDPR per cui adesso l’INPS adesso rischia una multa di 20 milioni di euro. E adesso chi la pagherà la maxi-multa, l’INPS o l’eccellenza della consulenza Kpmg, che ha già dichiarato di non aver lavorato direttamente sul sito in sé?\r\n\r\nEh già perché solitamente, come chiunque lavori nel campo vi portà confermare, le maxi-società che vincono appalti non lavorano mai sulle commesse, al massimo si preoccupano di “Business Intelligence”, ovvero licenziare personale per evitare che un ente abbia delle maestranze competenti e sia ancora più dipendente dalla consulenza esterna, ma andranno semplicemente a subappaltarle a compagnie più piccole, le quali a loro volta andranno a subappaltare a terzi a prezzi ancora inferiori, fino a rivendere lo stesso lavoro ad una frazione del prezzo.\r\n\r\nIl meccanismo per le grandi multinazionali è ben oliato: nell’emettere un bando si mettono una serie di prerequisiti che sono irragiungibili e ovviamente superlfui, come ad esempio avere qualsiasi certificazioni possibile (es il bando richiede certificazione CEH, anche solo un dipendente ha la CEH, quindi automaticamente l’azienda è certificata, anche se poi tizio non lavorerà al bando), o avere un centinaio di dipendenti laureati in ingegneria informatica o lavorare da 50 anni nel campo.\r\n\r\nOvviamente questi requisiti sono realistici solo per le mega-corporazioni, e dato che sono palesemente superflui, vengono poi sbolognati a compagnie più piccole che quei requisiti semplicemente non li hanno. Solitamente i bandi includono delle clausole per impedire il secondo o terzo subappalto, ma questo è facilmente aggirabile quando le corporazioni decidono di chiedere a loro volta consulenze esterne, o assumono personale da agenzie di ricollocamento, che solitamente a livello legale risultano come cooperative, con contratti occasionali o a prestazione, che fanno però il lavoro di un consulente esterno.\r\n\r\nQuindi, alla fine della catena alimentare, dopo il terzo o quarto subappalto, ci si ritrova con del personale che non ha mai lavorato a quel progetto in particolare, che dovrà reimparare come funziona tutta la bestia senza mai averla toccata, e che probabilmente sarà assunto a tempo determinato da una cooperativa o magari come libero professionista, che se dell’ammontare dell’appalto originale se ne ritrova un millesimo è già fortunato, e non essendo assunto sa già che a breve un’altra persona dovrà lavorare sul suo hackrocchio (RIP :’( insegna agli angeli a smarmellare )\r\n\r\nQuesto meccanismo malato non è una peculiarità italiana, ma anzi è una regola perfettamente razionale nella logica capitalista, che se da un lato vede nell’ottimizzazione dei costi e dei tempi il pretesto per impoverire e precarizzare il lavoro, dall’altro accumula le risorse in degli oligopoli inamovibili, che non potranno mai subire una vera concorrenza dato che definiscono le regole del gioco. A questo scopo potremmo citare altri data breach nel pubblico che sono stati ben più gravi del caso INPS in Italia, come per Equifax, l’agenzia delle entrate statunitense, o nel 2018 del NHS, il sistema sanitario inglese, ma anche no perché…\r\n\r\nCome si diceva prima infatti, è palese che il codice oltre ad essere scritto con i piedi è anche frutto del lavoro di una dozzina di persone che si sono susseguite nel tempo e non si sono mai parlate. Capite che è ben diverso farsi curare dallo stesso medico o ritrovarsene uno diverso ogni giorno. Il meccanismo è ben oliato anche per funzionare per mantenere la cricca dell’intermediazione, dove ovviamente se nessuno ha colpe queste al massimo verranno riversato sull’ultimno povero cristo.\r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\n ","8 Aprile 2020","2020-04-08 16:20:21","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/04/inps-200x110.png","Stakka Stakka #63 – INPS [8 Aprile 2020]",1586358143,[],[],{"post_content":437},{"matched_tokens":438,"snippet":440,"value":441},[439],"mascherine?”","CDN: “Server di backend, abbiamo \u003Cmark>mascherine?”\u003C/mark> Server Backend: “No” CDN: “Mi","Posta del ♥ dell’Internet\r\nAbbiamo fatto due chiacchere su coronavirus e soluzioni tech leggendo dei pezzi di un articolo curato da Carola Frediani su Valigia Blu.\r\nINPS\r\nhttps://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/04/stakkastakka-63-inps.mp3\r\nIniziamo con una breve spiegazione di quanto successo:\r\ncome molte e molti di voi sapranno, una delle misure incluse nel decreto cura italia e’ un bonus di 600 euro per partite iva, autonomi, artigiani, commercianti, etc. l’ente che in questi casi si deve occupare di queste questioni operativamente e’ l’inps, che ha comunicato l’apertura di queste richieste di indennita’ per l’1 aprile. solo che ha capito male la storia degli assembramenti e ha lanciato l’operazione #noassembramentidigitali visto che per tutta la notte il sito e’ andato a singhizzi, fino a chiudere del tutto i battenti in tarda mattinata. questo perche’ ad un certo punto iniziano ad arrivare delle segnalazioni sul fatto che il sito mostra dati di altre persone. cioe’ entranto per la richiesta di indennita’ sul sito dell’inps, mettendo il pin e facendo due preghiere, venivano mostrati dati personali di altre persone. se questo gia’ sarebbe grave in generale, e’ particolarmente grave perche’ ha interessato il sito di un ente che gestisce e maneggia un’enorme mole di informazioni personali e che mannaggia dovrebbe garantire rigorose misure di sicurezza e non affidare al cuggino dello stagista tutte cose. L’ipotesi di gran lunga più probabile sull’accaduto è che ci sia stato un banale errore di configurazione sul sito, ma di questo ne parliamo dopo questo pezzo per darvi il buongiorno e mettervi nel giusto mood. buon ascolto.\r\ndichiarazioni pubbliche e reazioni istituzionali\r\n\r\n \tsul sito dell’inps, ad un certo punto si spegne tutto e viene mostrato un messaggio: Al fine di consentire una migliore e piu’ efficace canalizzazione delle richieste di servizio, il sito e’ temporaneamente non disponibile. Si assicura che tutti gli aventi diritto potranno utilmente presentare la domanda per l’ottenimento delle prestazioni. il tutto con un html raffazzonato, accrocchiatissimo con dei tag tipo il center che non si vedevano dal ’94. con gli apostrofi sbagliati. https://blog.mestierediscrivere.com/2020/04/01/in-tempi-difficili-parole-che-graffiano\r\n\r\ncomunque il succo dei messaggi e’ come sempre, e’ colpa vostra che siete arrivati tutti insieme, mica nostra. in generale non c’e’ mai un’assunzione di responsabilita’, un dire che ne so, raga scusate abbiamo fatto una cagata, c’era poco tempo, abbiamo dovuto arrangiarci e non abbiamo potuto fare delle prove. e’ sempre il solito approccio per cui i cittadini sono visti come sospetti e potenziali criminali o alla meglio come bambini, più che come soggetti responsabili, capaci di collaborazione, dotati di neuroni, quando gli unici atteggiamenti infantili sono proprio quelli per cui si cerca sempre qualcuno a cui addossare la colpa, un capro espiatorio, il runner, quello che porta a pisciare il cane, in questo caso gli hacker.\r\n\r\nebbene si’, hanno stato gli hacker!@@!@!1 “Abbiamo avuto nei giorni scorsi e anche stamattina violenti attacchi hacker”, ha detto Pasquale Tridico \" questa la dichiarazione ufficiale di quanto accaduto dal presidente dell’INPS ripresa anche da conte. cosi’ senza un minimo di pudore o vergogna, sparare cazzate per cercare di coprire la propria inettitudine. anche i bambini vi hanno sgamato. e’ talmente grande e palese come cazzata che non ci hanno creduto neanche i giornali e infatti abbiamo fatto fatica a trovare l’audio perche’ pochissimi giornali l’hanno ripresa come notizia. Un credulone che invece ci ha creduto e’ il vicesegretario del Partito democratico, Andrea Orlando, in merito alla falla del sito dell’Inps denuncia che “alcune infrastrutture strategiche sono state sotto attacco di hacker” e su Twitter sollecita: “Bisogna subito convocare il Copasir per chiedere al Dis quale reazione è in atto. Questi sciacalli vanno fermati immediatamente”. A questo punto piovono messaggi di scherno, anonymous italia scrive “vorremmo prenderci il merito, ma la verita’ e’ che siete incapaci e avete fatto tutto da soli togliendoci il divertimento”, addirittura pornhub (per la sua immagine ovviamente) offre aiuto all’inps per potenziare il sito grazie ai suoi server.\r\ndopo il breach l’altro comunicato e’ stato il seguente\r\n“L’INPS informa gli utenti di avere prontamente notificato il data breach al Garante per la protezione dei dati personali ed assicura che, fin dal momento in cui si è avuta conoscenza della possibilità che vi sia stata violazione di dati personali, sta assumendo tutte le misure atte a porre rimedio alla situazione di rischio, attenuare i possibili effetti negativi e tutelare i diritti e le libertà delle persone fisiche. In tale ambito è istituita la seguente casella di posta elettronica violazionedatiGDPR@inps.it utilizzabile, esclusivamente dai soggetti i cui dati siano stati interessati dalla violazione, per le segnalazioni all’INPS, allegando eventuali evidenze documentali. L’Istituto si impegna a verificare tutte le segnalazioni ricevute e ad adottare ogni ulteriore misura tecnica e organizzativa adeguata di protezione dei dati personali che dovesse rendersi necessaria.”\r\n\r\na parte che il sito dell’inps ha una normativa della privacy ferma al 2013, ancora non c’era la gdpr, forse non lo sanno che in questi casi sono loro a dover informare chi ha subito un leak e non viceversa. infatti le normative, in particolare la gdpr prevede sicuramente il nominativo di un responsabile dei dati personali e raga, l’inps non ce l’ha. l’inps non ha un responsabile dei dati personali di cosa stiamo parlando. anche il tabacchino sotto casa vostra deve averlo per le registrazioni di videosorveglianza. e invece no, il Data Protection Officer e’ andato in pensione. Una delle altre questioni e’ relativa alle risposte dopo un merdone cosi’ che ad oggi si sono limitate alla creazione di una casella di posta dove poter inviare le segnalazioni. Come scrive il giornalista Raffaele Angius su Wired citando un avvocato specializzato in tutela della privacy: “Sembra quasi che la creazione della casella di posta elettronica sia essa stessa la misura adottata per risolvere il problema Di fatto mancano tutti i contenuti previsti dal Gdpr, che prescrive chiaramente l’identificazione di un responsabile e le soluzioni proposte per la risoluzione dell’incidente” Ma ancora di più qua si inverte l’onere dell’identificazione degli interessati coinvolti nella violazione: sarebbero infatti questi ultimi a dover ricevere un avviso nel quale si informa che i loro dati personali sono stati visibili a una quantità imprecisata di persone”.\r\ncosa e’ successo in realta’\r\nc’e’ nel merito un succosissimo thread su reddit da cui rubero’ una spiegazione introduttiva per spiegare il problema:\r\n\r\nEsistono principalmente due tipi di pagine web: quelle statiche e quelle dinamiche La classica pagina statica potrebbe essere https://www.corriere.it/. Anche se può cambiare più volte nel corso della giornata, tutte le volte che la carichi tra una modifica e l’altra sia tu sia chiunque altro vedranno la stessa cosa Una pagina dinamica invece è per esempio quella di gestione del tuo conto in banca. L’impaginazione e l’URL son gli stessi per tutti, ma il contenuto varia per ogni utente. Per ottimizzare le performance di un sito il materiale statico può essere messo in cache, ovvero una memoria esterna più performante del server normale perchè non deve fare nessun controllo, semplicemente ti restituisce i dati che ha già visto. Una rete di cache viene generalmente definita CDN, o Content Delivery Network\r\n\r\nEcco il ragionamento che fa: Tu: “Salve vorrei una mascherina per favore” CDN: “Aspetti che controllo nel retro” CDN: “Server di backend, abbiamo \u003Cmark>mascherine?”\u003C/mark> Server Backend: “No” CDN: “Mi dispiace abbiamo finito le \u003Cmark>mascherine”\u003C/mark> D’ora in poi CDN sa che non ci sono \u003Cmark>mascherine\u003C/mark> e risponderà “no” subito a chiunque venga a chiederne Quale è il problema? Che Server Backend non ha mai informato CDN che tra 10 minuti arriva il camion delle consegne che potrebbe consegnare altre \u003Cmark>mascherine\u003C/mark>, quindi CDN andrà beatamente avanti fino a sera a dire che “non abbiamo \u003Cmark>mascherine”\u003C/mark> anche se potrebbero essercene Questo è quello che è successo con le pagine dell’INPS. Gli URL erano uguali per tutti, Server Backend non ha mai informato CDN “prossima volta che te lo chiedono torna comunque da me” e CDN semplicemente ha fornito la pagina di dettaglio a Mario Rossi, il primo in coda la mattina… e anche a tutti gli altri, che fossero Mario Rossi o no.\r\n\r\nLa mattina del 1 aprile, per qualche ora (e non “5 minuti” come ha dichiarato l’INPS), è stata impostata la CDN Microsoft Azure Edge davanti al server del sito dell’INPS. www.inps.it era diventato un CNAME a inps-cdn-a.azureedge.net. Poi hanno ripristinato l’IP diretto senza CDN, “risolvendo l’attacco hacker” e il “data breach” (autoinflitti?!?!) Ecco svelato il mistero, una volta per tutte. Niente “hacker”, e nessun database fallito in modi improbabili e assurdi, come sosterrebbero alcuni sedicenti “esperti” (non esiste che si possano “confondere” le richieste al database…) Ci sta solo un’incredibile (e ingiustificabile) incompetenza da parte sia di chi ha realizzato il portale dell’INPS senza nemmeno saper impostare gli HTTP Cache Headers, che anche da parte di chi l’altro giorno vi ha impostato una CDN davanti senza accorgersene prima. Non è possibile che i dati personali di tutti gli italiani vengano affidati a gente come questa. Soprattutto sapendo che gli appalti (anche per il “nuovoportaleinps”) sono costati addirittura 360 milioni di euro di soldi dell’INPS.\r\n\r\nLista dettagliata delle società che hanno vinto appalti da INPS\r\nIl sistema degli appalti nella storia dell’INPS\r\nE torniamo sulle libere frequenze di radio blackout 105.25, siamo su stakkastakka e ricordiamo i contatti. Come abbiamo detto in precedenza quindi le cause del collasso del sito INPS sono puramente tecniche, ma la politica istituzionale ha deciso comunque di inventarsi un nemico, un gruppo di cattivi, i fantomatici hacker su cui far partire l’ennesima caccia alle streghe. Questo ovviamente ricalca il copione vecchio e stantio di una politica che deve scaricare le proprie responabilità su un nemico invisibile.\r\n\r\nMa ancora più divertente della politica c’è Pornhub, che in un tweet ha chiesto all’INPS se avesse bisogno di un paio di server in prestito, o magari di una mano a configurarli. Sicuramente a livello di marketing avrà funzionato, anche grazie al fatto che poggia su un assunto comune alla società capitalista, ovvero che in ogni caso il privato è molto più efficiente ed innovativo del pubblico. In quest’ultimo pezzo vorremmo cercare di portare i dati degli appalti dell’INPS per sfatare un attimo il mito dell’eccellenza, perché se scaviamo un attimo in fondo scopriamo a fare i milioni sull’INPS non è stato il cugino con partita IVA del consigliere comunale. Proprio nell’ottica di arginare il clientelismo nella spesa pubblica si stanno obligando gli enti ad emettere bandi di gara per affidare a terzi la propria infrastruttura, visto che assumere del personale competente sarebbe troppo inefficiente. E allora via a lanciare gare pubbliche, l’INPS negli ultimi 20 anni ha pubblicato bandi nel settore informatico per quasi mezzo miliardo di euro. Sembra una cifra non da poco, ma se il sito e tutta l’infrastruttura che c’è dietro fa tanto schifo, a chi sono andati tutti questi soldi?\r\n\r\nBeh, possiamo iniziare a vedere uno dei bandi più ricchi, un maxiappalto da 170 milioni del 2013, diviso in sette lotti:\r\n\r\nFinmeccanica. Il lotto 4, per complessivi 29,7 milioni di euro, è andato per esempio a un drappello di imprese in cui spicca Selex Elsag, del gruppo Finmeccanica. Al suo fianco troviamo la Hp Enterprise Services, che fa capo al colosso americano dell’informatica Hewlett Packard, e la multinazionale della consulenza Deloitte.\r\n\r\nIl lotto 5, il cui valore finale si è attestato sui 24 milioni di euro, è stato conquistato da un raggruppamento in cui è presente Telecom Italia, il gruppo al tempo guidato da Franco Bernabè che raramente manca all’appuntamento delle grosse commesse di stato.\r\n\r\nIl lotto 2, che l’Inps remunererà con 33,8 milioni, ha visto tra i vincitori un gruppo particolarmente folto all’interno del quale si segnala la presenza degli spagnoli di Indra Sistemas (attraverso la Indra Italia). Accanto a loro compaiono la multinazionale Accenture, che ha sede a Dublino, e la Avanade Italy, ossia la sussidiaria italiana della joint venture che vede insieme la stessa Accenture e gli americani di Microsoft. Accenture che si vanta anche sul suo sito di aver aiutato l’Istituto Nazionale della Previdenza Sociale (INPS) a modernizzare le applicazioni per promuovere le prestazioni e ridurre i costi, nella pagina (CASI DI SUCCESSO DEI CLIENTI), consentendo all’ente di registrare una netta riduzione dei costi operativi e di sviluppo e di migliorare sia l’efficienza che la produttività.\r\n\r\nNomi di assoluto rilievo internazionale li troviamo anche all’interno del raggruppamento che ha incamerato il lotto 3, per un totale di 21,7 milioni di euro. In questo caso troviamo gli americani di Ibm, in compagnia dei francesi di Sopra Group e della multinazionale della consulenza Ernst & Young.\r\n\r\nE visto che sono riusciti a spuntare un bella fetta di torta tutti i principali gruppi della consulenza e dei servizi Ict, nel novero non poteva mancare Kpmg, presente nel raggruppamento con Exprivia e Sintel Italia.\r\n\r\nAlla cuccagna del superbando Inps del 2013, tra l’altro, hanno partecipato anche società di estrazione editoriale. Può sembrare un po’ strano, me è proprio così. Basta guardare alla storia del lotto 1, assegnato alla fine per 35,6 milioni di euro. Al suo interno spunta Innovare 24 spa, che da qualche mese ha cambiato ragione sociale in 24 Ore Software e che altro non è se non la società informatica del Sole 24 ore, e quindi in ultima analisi del sistema Confindustria. Chiudono la composizione del lotto 1 Engineering spa e Inmatica spa. Insomma, solo per partecipare a questo bando la controllata del Sole24 ore ha preferito tuffarsi nel’informatica, e creare una divisione apposita, vedi come si scoprono le proprie passioni.\r\n\r\nInsomma vediamo tante grandi società, multinazionali e aziende di consulenza quotate in borsa, non esattamente la municipalizzata in mano al cognato del consigliere comunale. E queste mega aziende le ritroviamo nuovamente al banchetto dell’INPS, infattoi nel 2016 poi ci sarà un altro bando dell’INPS, stavolta con un valore stimato molto più succoso, di ben 359,9 milioni di euro:\r\n\r\n \tLeonardo, ex Finmeccanica, sarà nuovamente protagonista del bando del 2016, con i lotti 3 e 4, che comprendono la gestione di tutte le altre prestazioni dell’Inps (come sussidi, assegni di maternità, indennità), insieme ad Ibm, la società di revisione contabile e consulenza Ernst & Young e Sistemi informatici srl.\r\n \tIl gruppo di consulenza e revisione Kpmg, ritorna anche nel bando del 2016, con le società informatiche Exprivia, Wemake e Inmatica, e vince per 26 milioni di euro il lotto 5 (valore sulla carta: 41 milioni). A loro spetta tenere in piedi le reti dell’istituto: quindi integrazione dei dati, gestione del personale e fiscale, potenziamento dei servizi antifrode nonché, si legge nel capitolato, “l’evoluzione dell’infrastruttura di sicurezza e protezione dei dati”.\r\n\r\nIn questa voce dovrebbe rientrare il rispetto per l’INPS delle direttive europee sulla GDPR, che si preoccupano del rispetto della riservatezza e della privacy utente, la stessa GDPR per cui adesso l’INPS adesso rischia una multa di 20 milioni di euro. E adesso chi la pagherà la maxi-multa, l’INPS o l’eccellenza della consulenza Kpmg, che ha già dichiarato di non aver lavorato direttamente sul sito in sé?\r\n\r\nEh già perché solitamente, come chiunque lavori nel campo vi portà confermare, le maxi-società che vincono appalti non lavorano mai sulle commesse, al massimo si preoccupano di “Business Intelligence”, ovvero licenziare personale per evitare che un ente abbia delle maestranze competenti e sia ancora più dipendente dalla consulenza esterna, ma andranno semplicemente a subappaltarle a compagnie più piccole, le quali a loro volta andranno a subappaltare a terzi a prezzi ancora inferiori, fino a rivendere lo stesso lavoro ad una frazione del prezzo.\r\n\r\nIl meccanismo per le grandi multinazionali è ben oliato: nell’emettere un bando si mettono una serie di prerequisiti che sono irragiungibili e ovviamente superlfui, come ad esempio avere qualsiasi certificazioni possibile (es il bando richiede certificazione CEH, anche solo un dipendente ha la CEH, quindi automaticamente l’azienda è certificata, anche se poi tizio non lavorerà al bando), o avere un centinaio di dipendenti laureati in ingegneria informatica o lavorare da 50 anni nel campo.\r\n\r\nOvviamente questi requisiti sono realistici solo per le mega-corporazioni, e dato che sono palesemente superflui, vengono poi sbolognati a compagnie più piccole che quei requisiti semplicemente non li hanno. Solitamente i bandi includono delle clausole per impedire il secondo o terzo subappalto, ma questo è facilmente aggirabile quando le corporazioni decidono di chiedere a loro volta consulenze esterne, o assumono personale da agenzie di ricollocamento, che solitamente a livello legale risultano come cooperative, con contratti occasionali o a prestazione, che fanno però il lavoro di un consulente esterno.\r\n\r\nQuindi, alla fine della catena alimentare, dopo il terzo o quarto subappalto, ci si ritrova con del personale che non ha mai lavorato a quel progetto in particolare, che dovrà reimparare come funziona tutta la bestia senza mai averla toccata, e che probabilmente sarà assunto a tempo determinato da una cooperativa o magari come libero professionista, che se dell’ammontare dell’appalto originale se ne ritrova un millesimo è già fortunato, e non essendo assunto sa già che a breve un’altra persona dovrà lavorare sul suo hackrocchio (RIP :’( insegna agli angeli a smarmellare )\r\n\r\nQuesto meccanismo malato non è una peculiarità italiana, ma anzi è una regola perfettamente razionale nella logica capitalista, che se da un lato vede nell’ottimizzazione dei costi e dei tempi il pretesto per impoverire e precarizzare il lavoro, dall’altro accumula le risorse in degli oligopoli inamovibili, che non potranno mai subire una vera concorrenza dato che definiscono le regole del gioco. A questo scopo potremmo citare altri data breach nel pubblico che sono stati ben più gravi del caso INPS in Italia, come per Equifax, l’agenzia delle entrate statunitense, o nel 2018 del NHS, il sistema sanitario inglese, ma anche no perché…\r\n\r\nCome si diceva prima infatti, è palese che il codice oltre ad essere scritto con i piedi è anche frutto del lavoro di una dozzina di persone che si sono susseguite nel tempo e non si sono mai parlate. Capite che è ben diverso farsi curare dallo stesso medico o ritrovarsene uno diverso ogni giorno. Il meccanismo è ben oliato anche per funzionare per mantenere la cricca dell’intermediazione, dove ovviamente se nessuno ha colpe queste al massimo verranno riversato sull’ultimno povero cristo.\r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\n ",[443],{"field":109,"matched_tokens":444,"snippet":440,"value":441},[439],{"best_field_score":148,"best_field_weight":149,"fields_matched":30,"num_tokens_dropped":48,"score":150,"tokens_matched":30,"typo_prefix_score":48},{"document":447,"highlight":458,"highlights":463,"text_match":146,"text_match_info":466},{"comment_count":48,"id":448,"is_sticky":48,"permalink":449,"podcastfilter":450,"post_author":323,"post_content":451,"post_date":429,"post_excerpt":54,"post_id":448,"post_modified":452,"post_thumbnail":453,"post_title":454,"post_type":329,"sort_by_date":455,"tag_links":456,"tags":457},"59147","http://radioblackout.org/podcast/il-sacrificio-della-salute-voci-dalle-vallette-carcere-fabbrica/",[286],"Uno sguardo sul carcere delle Vallette, dopo i primi positivi sia tra i detenuti che tra le fila della polizia penitenziaria, gli unici ancora nella possibilità di entrare e uscire dall’istitituto penitenziario. Ne parliamo con Luca, un compagno in licenza domiciliare dal regime di semilibertà all’interno del carcere di Torino.\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/04/Lucart21.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nInsieme a Sandra Berardi di Yairaiha Onlus torniamo ad approfondire alcuni aspetti della gestione della popolazione detenuta durante questa fase di emergenza sanitaria: la salute e la sicurezza delle persone rinchiuse in carcere sembrano irreversibilmente subordinate alla propaganda securitaria.\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/04/BCUPCB-6-4-20-SBY.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nProtezione Civile e Ministero della Giustizia stanno approntando la produzione su scala industriale di mascherine protettive all’interno di alcune carceri. Un passo avanti verso il carcere-fabbrica.\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/04/MIX-2corona-maskfactory.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nDi seguito l’appello dal carcere delle Vallette dei detenuti in articolo 21 per lavoro esterno:\r\n\r\nViviamo in un ambiente di circa 100 metri quadrati suddiviso in più camere per un totale di 45 persone, 2 servizi igienici per tutti e al pian terreno di questa struttura ci sono anche delle mamme con dei bambini innocenti che continuano ad essere rinchiusi. Alle nostre, critiche e disperate, condizioni assistono anche gli operatori della polizia penitenziaria, vittime anch’essi del totale menefreghismo istituzionale onnipresente e oggi ancor più irritante.\r\n\r\nSiamo da giorni isolati a causa dell’accertamento della contaminazione da virus di un soggetto tra noi. Non veniamo visti da nessuno e nessuno ne parla per voler nascondere la realtà di un lazzaretto che lascerà alle spalle morti preannunciate, e forse volute, nella più totale indifferenza.\r\n\r\nPandemia, terza guerra mondiale, #state a casa, #ce la faremo: giuste considerazioni del momento che attraversiamo, ma fatte solo esclusivamente per tirare acqua al proprio mulino.\r\n\r\nAllo stato attuale nella nostra palazzina permangono i semiliberi che si son visti rigettare richiesta di licenza premio come previsto e disposto dal Dpcm ( scritto con l’apparente obbiettivo di sfollare i carceri). A testimonianza di una non volontà di assicurare, in un momento di così altamente critico e rischioso, la tutela della salute e della vita.\r\n\r\nNon privilegiano coscienza, sentimenti umanitari e ragionevolezza, termine quest’ultimo spesso adoperato in sede di formulazione delle sentenze di condanna quando si presentano non poche incertezze e lati oscuri. Poltrona, autorità e potere è ciò che sovrasta ogni cosa compresa la vita. Eppure Cesare Beccaria già nel lontano 1700 lottava contro la pena di morte e contro la tortura che a secoli di distanza trova diversa applicazione nelle condizioni psicofisiche che viviamo: massacranti ed insopportabili.\r\n\r\nPure l’OMS, l’ISS e la stessa Presidenza del Consiglio dei Ministri consigliano, obbligano, sanzionano, per effetto di direttive salvavita paradossalmente escluse e nascoste all’interno delle carceri, bombe ad orologeria che coinvolgono figli, mogli, madri, fratelli angosciati dal cattivo e sempre più incerto futuro che ci aspetta. Ma dove sono finiti i diritti umani riconosciuti e sanciti nelle costituzioni di società e paesi che ancora oggi hanno il coraggio di autodichiararsi civili, industrializzati, sviluppati e anche democratici? Il razionale è fortemente discriminante!\r\n\r\nOggi purtroppo si registra il primo detenuto morto per COVID 19, o forse il primo che hanno avuto il coraggio di rendere pubblico dopo tanti silenziosi casi. La situazione può precipitare in tutto il paese se dal carcere vengono a svilupparsi i cosiddetti contagi di ritorno.\r\n\r\nE allora perché non prevenire questa ecatombe attraverso provvedimenti pro tempore? Almeno fino al perdurare dell’emergenza sanitaria, magari attraverso l’ampliamento dell’applicazione dell’articolo124 del decreto legge 18/2020 nei confronti di coloro che abbiano già dato prova di buona condotta, nei confronti di chi gode di permesso premio, con obbligo di permanere presso il proprio domicilio o altro luogo di assistenza.\r\n\r\nIl nemico attuale è invisibile, imprevedibile e silenzioso per tutti ma letale per qualcuno. Chi,\r\n\r\npotendo farlo, non interviene oggi, sarà suo complice in responsabilità soggettive e oggettive di esiti criminali contro la salute e contro la vita.\r\n\r\nAiuto è ciò che chiediamo, aiuto è ciò che ci dovete. Già è troppo tardi… fate presto!\r\n\r\nDomenica 5 aprile\r\n\r\nI DETENUTI RECLUSI E ISOLATI NELLA PALAZZINA DEI SEMILIBERI DEL CARCERE DI TORINO","2020-04-08 12:42:49","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/04/bcupcb6-4-20-200x110.jpg","Il sacrificio della salute, voci dalle Vallette, carcere-fabbrica",1586345664,[],[],{"post_content":459},{"matched_tokens":460,"snippet":461,"value":462},[75],"produzione su scala industriale di \u003Cmark>mascherine\u003C/mark> protettive all’interno di alcune carceri.","Uno sguardo sul carcere delle Vallette, dopo i primi positivi sia tra i detenuti che tra le fila della polizia penitenziaria, gli unici ancora nella possibilità di entrare e uscire dall’istitituto penitenziario. Ne parliamo con Luca, un compagno in licenza domiciliare dal regime di semilibertà all’interno del carcere di Torino.\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/04/Lucart21.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nInsieme a Sandra Berardi di Yairaiha Onlus torniamo ad approfondire alcuni aspetti della gestione della popolazione detenuta durante questa fase di emergenza sanitaria: la salute e la sicurezza delle persone rinchiuse in carcere sembrano irreversibilmente subordinate alla propaganda securitaria.\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/04/BCUPCB-6-4-20-SBY.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nProtezione Civile e Ministero della Giustizia stanno approntando la produzione su scala industriale di \u003Cmark>mascherine\u003C/mark> protettive all’interno di alcune carceri. Un passo avanti verso il carcere-fabbrica.\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/04/MIX-2corona-maskfactory.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nDi seguito l’appello dal carcere delle Vallette dei detenuti in articolo 21 per lavoro esterno:\r\n\r\nViviamo in un ambiente di circa 100 metri quadrati suddiviso in più camere per un totale di 45 persone, 2 servizi igienici per tutti e al pian terreno di questa struttura ci sono anche delle mamme con dei bambini innocenti che continuano ad essere rinchiusi. Alle nostre, critiche e disperate, condizioni assistono anche gli operatori della polizia penitenziaria, vittime anch’essi del totale menefreghismo istituzionale onnipresente e oggi ancor più irritante.\r\n\r\nSiamo da giorni isolati a causa dell’accertamento della contaminazione da virus di un soggetto tra noi. Non veniamo visti da nessuno e nessuno ne parla per voler nascondere la realtà di un lazzaretto che lascerà alle spalle morti preannunciate, e forse volute, nella più totale indifferenza.\r\n\r\nPandemia, terza guerra mondiale, #state a casa, #ce la faremo: giuste considerazioni del momento che attraversiamo, ma fatte solo esclusivamente per tirare acqua al proprio mulino.\r\n\r\nAllo stato attuale nella nostra palazzina permangono i semiliberi che si son visti rigettare richiesta di licenza premio come previsto e disposto dal Dpcm ( scritto con l’apparente obbiettivo di sfollare i carceri). A testimonianza di una non volontà di assicurare, in un momento di così altamente critico e rischioso, la tutela della salute e della vita.\r\n\r\nNon privilegiano coscienza, sentimenti umanitari e ragionevolezza, termine quest’ultimo spesso adoperato in sede di formulazione delle sentenze di condanna quando si presentano non poche incertezze e lati oscuri. Poltrona, autorità e potere è ciò che sovrasta ogni cosa compresa la vita. Eppure Cesare Beccaria già nel lontano 1700 lottava contro la pena di morte e contro la tortura che a secoli di distanza trova diversa applicazione nelle condizioni psicofisiche che viviamo: massacranti ed insopportabili.\r\n\r\nPure l’OMS, l’ISS e la stessa Presidenza del Consiglio dei Ministri consigliano, obbligano, sanzionano, per effetto di direttive salvavita paradossalmente escluse e nascoste all’interno delle carceri, bombe ad orologeria che coinvolgono figli, mogli, madri, fratelli angosciati dal cattivo e sempre più incerto futuro che ci aspetta. Ma dove sono finiti i diritti umani riconosciuti e sanciti nelle costituzioni di società e paesi che ancora oggi hanno il coraggio di autodichiararsi civili, industrializzati, sviluppati e anche democratici? Il razionale è fortemente discriminante!\r\n\r\nOggi purtroppo si registra il primo detenuto morto per COVID 19, o forse il primo che hanno avuto il coraggio di rendere pubblico dopo tanti silenziosi casi. La situazione può precipitare in tutto il paese se dal carcere vengono a svilupparsi i cosiddetti contagi di ritorno.\r\n\r\nE allora perché non prevenire questa ecatombe attraverso provvedimenti pro tempore? Almeno fino al perdurare dell’emergenza sanitaria, magari attraverso l’ampliamento dell’applicazione dell’articolo124 del decreto legge 18/2020 nei confronti di coloro che abbiano già dato prova di buona condotta, nei confronti di chi gode di permesso premio, con obbligo di permanere presso il proprio domicilio o altro luogo di assistenza.\r\n\r\nIl nemico attuale è invisibile, imprevedibile e silenzioso per tutti ma letale per qualcuno. Chi,\r\n\r\npotendo farlo, non interviene oggi, sarà suo complice in responsabilità soggettive e oggettive di esiti criminali contro la salute e contro la vita.\r\n\r\nAiuto è ciò che chiediamo, aiuto è ciò che ci dovete. Già è troppo tardi… fate presto!\r\n\r\nDomenica 5 aprile\r\n\r\nI DETENUTI RECLUSI E ISOLATI NELLA PALAZZINA DEI SEMILIBERI DEL CARCERE DI TORINO",[464],{"field":109,"matched_tokens":465,"snippet":461,"value":462},[75],{"best_field_score":148,"best_field_weight":149,"fields_matched":30,"num_tokens_dropped":48,"score":150,"tokens_matched":30,"typo_prefix_score":48},6637,{"collection_name":329,"first_q":75,"per_page":278,"q":75},5,["Reactive",471],{},["Set"],["ShallowReactive",474],{"$fbAxCaxovUWuusFtLxrIZ3vlAlwSSEnhLC_bckcH72gg":-1,"$f-3G8N9jV9kHAiuguRe13zSa7uJ4zOHK2ica-6Bzt5Gg":-1},true,"/search?query=mascherine"]