","Anche in Turchia i migranti alimentano propaganda razzista","post",1564618050,[63,64,65,66,67],"http://radioblackout.org/tag/kazdaglan/","http://radioblackout.org/tag/migranti-siriani/","http://radioblackout.org/tag/petrolio-cipriota/","http://radioblackout.org/tag/sindaci/","http://radioblackout.org/tag/turchia/",[69,70,71,72,18],"Kazdaglan","migranti siriani","petrolio cipriota","sindaci",{"post_content":74,"post_title":79,"tags":82},{"matched_tokens":75,"snippet":77,"value":78},[15,76],"siriani","produzione di fake news sui \u003Cmark>migranti\u003C/mark> \u003Cmark>siriani\u003C/mark>, che il governo ha utilizzato","La prefettura di Istanbul annuncia più di 12mila deportazioni di immigrati in province dotate di centri di identificazione ed espulsione. In particolare per i \u003Cmark>siriani\u003C/mark> si tratta di una storia di sfruttamento e di iperesposizione mediatica. Ma anche di pogrom e aggressioni e devastazione di negozi; uno dei fulcri della propaganda e del dibattito politico dall'inizio della guerra siriana, che ha prodotto 400mila sfollati solo a Istanbul, in certe zone del Sudest la popolazione siriana può raggiungere il 25% degli abitanti. Ovvio lo sfruttamento e la concorrenza, i ricatti per cittadinanza e lavoro: la precarietà e la produzione di fake news sui \u003Cmark>migranti\u003C/mark> \u003Cmark>siriani\u003C/mark>, che il governo ha utilizzato come strumento politico durante l'invasione del Rojava, salvo poi scaricare su di loro il motivo della sconfitta elettorale e perciò si capovolge la narrazione. Malcontento e manipolazione, fin dagli accordi con l'Europa in cambio di denaro, sospesi unilateralmente dalla Turchia come ripicca, in relazione alla trivellazione in acque cipriote, sanzionate dall'Europa.\r\n\r\nMa non solo i giacimenti di petrolio sono oggetto di scandalo: l'Oca dalle uova d'oro è una montagna , il Kazdaglan devastata per la ricerca dell'oro e svenduta alla azienda canadese Alamos Gold, che ha sradicato quasi 200mila alberi, vantandosi di aver fatto un ottimo affare a seguito della svalutazione della lira che ha fatto aumentare a dismisura i profitti della ditta mineraria americana, chiamata ad avvalersi solo di maestranze turche pagate in moneta svalutata, un affare colossale solo per i canadesi: cioè si prosegue con la politica di saccheggio del territorio e con la sua svendita per fare cassa. Di nuovo con l'ausilio di organi di informazione all'80% prezzolati si diffondono notizie false, che diventano realtà. Esattamente come in Italia.\r\n\r\nIl problema è l'economia ormai alla canna del gas, gli enormi debiti, la svalutazione della lira, l'evidenza della corruzione che l'inizio della gestione delle nuove amministrazioni fa sì che emerga il sistema di potere fondato su corruzione e grandi opere prive di copertura, clientele e irregolarità amministrative, come dimostra l'ospedale di Bursa appena inaugurato, costato 400 milioni di dollari e che alle prime piogge ha cominciato a fare acqua da tutte le parti. Sono stati scoperchiati bandi taroccati, ma soprattutto quelli nuovi finisconon con lo spuntare prezzi dieci volte inferiori rispetto a quelli imposti dal sistema Erdogan.\r\n\r\nL'analisi di Murat Cinar, nostro interlocutore abituale su temi anatolici sono illuminanti:\r\n\r\nPogrom di \u003Cmark>migranti\u003C/mark> \u003Cmark>siriani\u003C/mark> - miniera d'oro - amministrazioni indebitate",{"matched_tokens":80,"snippet":81,"value":81},[15],"Anche in Turchia i \u003Cmark>migranti\u003C/mark> alimentano propaganda razzista",[83,85,88,90,92],{"matched_tokens":84,"snippet":69},[],{"matched_tokens":86,"snippet":87},[15,76],"\u003Cmark>migranti\u003C/mark> \u003Cmark>siriani\u003C/mark>",{"matched_tokens":89,"snippet":71},[],{"matched_tokens":91,"snippet":72},[],{"matched_tokens":93,"snippet":18},[],[95,100,103],{"field":37,"indices":96,"matched_tokens":97,"snippets":99},[33],[98],[15,76],[87],{"field":101,"matched_tokens":102,"snippet":77,"value":78},"post_content",[15,76],{"field":104,"matched_tokens":105,"snippet":81,"value":81},"post_title",[15],1157451471441625000,{"best_field_score":108,"best_field_weight":109,"fields_matched":17,"num_tokens_dropped":49,"score":110,"tokens_matched":20,"typo_prefix_score":49},"2211897868544",13,"1157451471441625195",{"document":112,"highlight":135,"highlights":156,"text_match":166,"text_match_info":167},{"cat_link":113,"category":114,"comment_count":49,"id":115,"is_sticky":49,"permalink":116,"post_author":52,"post_content":117,"post_date":118,"post_excerpt":55,"post_id":115,"post_modified":119,"post_thumbnail":120,"post_thumbnail_html":121,"post_title":122,"post_type":60,"sort_by_date":123,"tag_links":124,"tags":130},[46],[48],"78082","http://radioblackout.org/2022/11/migranti-in-ostaggio-del-governo/","Migranti ancora ostaggio del governo italiano. Sono quelli salvati dalle navi Humanity1 e Medici senza frontiere, fermi in rada a Catania. Sulla Humanity1 ci sono 35 persone delle 179 soccorse, dopo che 144 sono state fatte scendere perché ritenute ‘fragili’ della commissione medica Usmaf. Sulla nave di MSF, invece, sino a ieri restavano 212 profughi, dopo che sono state fatte scendere 357.\r\nTra chi è rimasto, costretto, sulle navi la situazione è drammatica: nel pomeriggio tre giovani a bordo della Geo Barents si sono tuffati in mare nel tentativo di raggiungere la terraferma. Hanno nuotato fino ad un galleggiante e poi sono stati portati sul molo dove hanno trascorso la notte all’addiaccio. In mattinata dalla nave sono giunte coperte termiche e abiti asciutti. Entrambi siriani, nonostante abbiano dichiarato di voler chiedere la protezione umanitaria, sono stati abbandonati in un limbo tra terra e mare.\r\nSulla Humanity invece numerosi migranti hanno iniziato a rifiutare il cibo, come protesta contro la loro deportazione lontano dalla terraferma. Il loro sbarco è stato chiesto ufficialmente anche da Unhcr e Oim.\r\nIl governo vuole però che le due imbarcazioni tornino in mezzo al mare, ma le ong si rifiutano, appellandosi alla legge del mare, che impone di salvare chi è in difficoltà, portandolo al primo porto utile. Il decreto che impone agli equipaggi di tornare in mare aperto con il loro carico umano minaccia carcere e multe, ma, come ci ha detto Riccardo Gatti della Geo Bartens, loro non hanno alcuna intenzione di obbedire.\r\nAscolta la diretta con Riccardo Gatti della Geo Barents:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/11/2022-11-08-gatti-barents.mp3\"][/audio]","8 Novembre 2022","2022-11-08 14:51:50","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/11/migranti-200x110.jpeg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"171\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/11/migranti-300x171.jpeg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/11/migranti-300x171.jpeg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/11/migranti-1024x584.jpeg 1024w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/11/migranti-768x438.jpeg 768w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/11/migranti.jpeg 1217w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","Migranti in ostaggio del governo",1667919110,[125,126,127,128,129],"http://radioblackout.org/tag/catania/","http://radioblackout.org/tag/geo-barents/","http://radioblackout.org/tag/humanity1/","http://radioblackout.org/tag/migranti/","http://radioblackout.org/tag/salvini/",[131,132,133,15,134],"catania","geo barents","humanity1","salvini",{"post_content":136,"post_title":141,"tags":144},{"matched_tokens":137,"snippet":139,"value":140},[138],"Migranti","\u003Cmark>Migranti\u003C/mark> ancora ostaggio del governo italiano.","\u003Cmark>Migranti\u003C/mark> ancora ostaggio del governo italiano. 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E’ capo della milizia RADA, Forze Speciali di deterrenza, che controllano un’area che va da Tripoli sino a Zintan,\r\n“Nel carcere di Elmasry si sono verificati 34 omicidi e un bimbo è stato stuprato”, è scritto nel fascicolo dell’indagine della Corte penale internazionale dell’Aja, che ha spiccato il mandato di cattura nei suoi confronti. Secondo i giudici, Elmasry “ha picchiato, torturato, sparato, aggredito sessualmente e ucciso personalmente detenuti, nonché ha ordinato alle guardie di picchiarli e torturarli”.\r\nSono decine le testimonianze raccolte tra le vittime di Elmasry ed altri 12 torturatori ed assassini.\r\n\r\nIn Libia, dopo la firma, nel 2017, del memorandum di intesa – ministro dell’Interno era Minniti – i migranti sono una merce da spremere all’osso, senza alcun riguardo per la vita e la dignità di donne, bambin e uomini. L’Italia esternalizza i propri confini e paga la Libia per il contrasto dell’Immigrazione nei deserti del sud e nel Mediterraneo.\r\nOggi chi guadagna non sono tanto gli scafisti ma gli attori statali. Business della L’intercettazione e detenzione dei migranti è un business molto lucroso.\r\nLe milizie fanno a gara su chi gestisce più centri per avere accesso ai fondi stanziati dall’Italia. Ogni singolo migrante tenta più volte di passare, tornando nei centri più volte. Un tragico gioco dell’oca. Siriani, eritrei, yemeniti, eritrei ed etiopi vengono sottoposti a ricatto economico: i torturatori riprendono le proprie vittime ed inviano ai parenti richieste di riscatto. Per gli altri ci sono i lavori forzati.\r\nVi è una stretta relazione tra chi gestisce le prigioni per migranti ed Elmasry, che aveva il via libera per reclutare con la forza migranti per sottoporli a lavori forzati.\r\n\r\nUn processo con protagonista Elmasry avrebbe messo allo scoperto quello che tutti sappiamo ma che sarebbe stato imbarazzante per il governo Meloni sentire nelle aule di tribunale. Elmasry e quelli come lui sono solo gli esecutori di piani che da decenni vengono elaborati a Roma ed eseguiti a Tripoli.\r\n\r\nNe abbiamo parlato con Nancy Porsia, giornalista free lance e profonda conoscitrice della Libia\r\n\r\nAscolta la diretta:\r\n\r\n \r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/01/2025-01-28-almasry-porsia.mp3\"][/audio]\r\n\r\n ","30 Gennaio 2025","2025-01-30 13:41:11","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/01/arton25015-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"138\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/01/arton25015-300x138.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/01/arton25015-300x138.jpg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/01/arton25015-1024x472.jpg 1024w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/01/arton25015-768x354.jpg 768w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/01/arton25015.jpg 1500w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","Il boia libico",1738243728,[185,186,187,188,128,189],"http://radioblackout.org/tag/corte-dellaja/","http://radioblackout.org/tag/elmasry/","http://radioblackout.org/tag/libia/","http://radioblackout.org/tag/memorandum-italia-libia/","http://radioblackout.org/tag/nordio/",[191,192,193,194,15,195],"corte dell'Aja","elmasry","libia","memorandum italia libia","nordio",{"post_content":197,"tags":201},{"matched_tokens":198,"snippet":199,"value":200},[15],"ministro dell’Interno era Minniti – i \u003Cmark>migranti\u003C/mark> sono una merce da spremere","La scorsa settimana l’info si è occupata degli aspetti giuridici del caso del capo della polizia giuridica libica Elmasry, arrestato a Torino, in seguito ad un mandato della corte internazionale dell’Aja, ma subito fatto rilasciare da Nordio, ed immediatamente riportato in Libia da un aereo dell’aeronautica militare italiana .\r\nOggi proveremo a raccontarvi chi è Elmasry.\r\nL’uomo, signore assoluto del famigerato carcere di Mitiga, dove sono rinchiusi prigionieri politici ed apostati, ha costruito la sua reputazione su un regime del terrore fatto di continui abusi, stupri, omicidi e riduzione in schiavitù.\r\nUn trafficante di petrolio, armi ed esseri umani la cui carriera comincia ai tempi di Gheddafi e prende il volo con la “nuova” Libia.\r\nViene nominato capo della polizia giudiziaria nel 2015. 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L’aumento degli attraversamenti in questi paesi è conseguenza da un lato, della chiusura del confine tra Serbia e Ungheria nel settembre 2015 con il “muro di Orban” e, dall’altro, di quello serbo-croato nel marzo 2016, quando i flussi migratori si sono diffusi anche nelle valli bosniache.\r\n\r\nI migranti, una volta giunti a Trieste, trovano sostegno materiale e logistico grazie all’associazione Linea D’Ombra che dal 2019 si trova come punto di riferimento in piazza Indipendenza. Linea d’Ombra, i cui fondatori furono Lorena Fornasir e Gian Andrea Franchi sottoposti a un’inchiesta per favoreggiamento all’immigrazione clandestina ad oggi fortunatamente archiviata, garantisce una presenza settimanale e il monitoraggio delle violazioni dei diritti delle persone che cercano di attraversare i confini. .\r\n\r\nUno dei maggiori responsabili dei respingimenti è l’agenzia Frontex, di recente implicata in un’inchiesta per violazione dei diritti umani, e che potrebbe stipulare un accordo con il Politecnico. A questo proposito a Torino moltissimi e moltissime studentesse si sono mobilitate per contrastare questa collaborazione inaccettabile: Frontex si occupa di sorvegliare le frontiere europee e di gestire il controllo dei confini, il politecnico si occuperebbe di fornire strumenti infografici e mappe.\r\n\r\nLa gestione dell’immigrazione si basa fondamentalmente su un ricatto che chi parte dal proprio paese d’origine sconta tutto sulla sua pelle: la pretesa di gratitudine da un lato e la mortificazione dall’altro fanno gioco ai governi che hanno come obiettivo quello di sfruttare manodopera a basso costo e di sviare l’attenzione del malcontento generalizzato nei confronti di un nemico altro. La solidarietà e le reti che nascono in sostegno ai migranti diventano quindi obiettivo di criminalizzazione e repressione, come per il caso di Emilio, estradato e incarcerato in Francia con la complicità di Italia e Francia.\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/12/linea-dombra-balkan-route-2021.12.09-10.00.00-escopost.mp3\"][/audio]","9 Dicembre 2021","2021-12-09 14:22:05","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/12/eprs-briefing-573949-western-balkans-frontline-migrant-crisis-200x110.png","\u003Cimg width=\"300\" height=\"200\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/12/eprs-briefing-573949-western-balkans-frontline-migrant-crisis-300x200.png\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/12/eprs-briefing-573949-western-balkans-frontline-migrant-crisis-300x200.png 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/12/eprs-briefing-573949-western-balkans-frontline-migrant-crisis-768x512.png 768w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/12/eprs-briefing-573949-western-balkans-frontline-migrant-crisis.png 1000w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","DALLA BALKAN ROUTE A TRIESTE, UN CONTRIBUTO DA LINEA D’OMBRA",1639059725,[239,240,128],"http://radioblackout.org/tag/balcani/","http://radioblackout.org/tag/linea-dombra/",[242,243,15],"Balcani","linea d'ombra",{"post_content":245,"tags":249},{"matched_tokens":246,"snippet":247,"value":248},[76],"per la maggior parte sono \u003Cmark>siriani\u003C/mark> che hanno intenzione di raggiungere","La situazione migratoria tra la Bosnia e la Croazia non si discosta molto dalla tendenza degli ultimi tempi, le persone che cercando una porta verso l’Europa rimangono bloccate in Turchia, per la maggior parte sono \u003Cmark>siriani\u003C/mark> che hanno intenzione di raggiungere l’UE mentre, il setaccio rappresentato dalla “rotta balcanica” aumenta le difficoltà di passaggio. L’aumento degli attraversamenti in questi paesi è conseguenza da un lato, della chiusura del confine tra Serbia e Ungheria nel settembre 2015 con il “muro di Orban” e, dall’altro, di quello serbo-croato nel marzo 2016, quando i flussi migratori si sono diffusi anche nelle valli bosniache.\r\n\r\nI \u003Cmark>migranti\u003C/mark>, una volta giunti a Trieste, trovano sostegno materiale e logistico grazie all’associazione Linea D’Ombra che dal 2019 si trova come punto di riferimento in piazza Indipendenza. Linea d’Ombra, i cui fondatori furono Lorena Fornasir e Gian Andrea Franchi sottoposti a un’inchiesta per favoreggiamento all’immigrazione clandestina ad oggi fortunatamente archiviata, garantisce una presenza settimanale e il monitoraggio delle violazioni dei diritti delle persone che cercano di attraversare i confini. .\r\n\r\nUno dei maggiori responsabili dei respingimenti è l’agenzia Frontex, di recente implicata in un’inchiesta per violazione dei diritti umani, e che potrebbe stipulare un accordo con il Politecnico. A questo proposito a Torino moltissimi e moltissime studentesse si sono mobilitate per contrastare questa collaborazione inaccettabile: Frontex si occupa di sorvegliare le frontiere europee e di gestire il controllo dei confini, il politecnico si occuperebbe di fornire strumenti infografici e mappe.\r\n\r\nLa gestione dell’immigrazione si basa fondamentalmente su un ricatto che chi parte dal proprio paese d’origine sconta tutto sulla sua pelle: la pretesa di gratitudine da un lato e la mortificazione dall’altro fanno gioco ai governi che hanno come obiettivo quello di sfruttare manodopera a basso costo e di sviare l’attenzione del malcontento generalizzato nei confronti di un nemico altro. La solidarietà e le reti che nascono in sostegno ai \u003Cmark>migranti\u003C/mark> diventano quindi obiettivo di criminalizzazione e repressione, come per il caso di Emilio, estradato e incarcerato in Francia con la complicità di Italia e Francia.\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/12/linea-dombra-balkan-route-2021.12.09-10.00.00-escopost.mp3\"][/audio]",[250,252,254],{"matched_tokens":251,"snippet":242},[],{"matched_tokens":253,"snippet":243},[],{"matched_tokens":255,"snippet":153},[15],[257,259],{"field":101,"matched_tokens":258,"snippet":247,"value":248},[76],{"field":37,"indices":260,"matched_tokens":261,"snippets":263},[20],[262],[15],[153],{"best_field_score":168,"best_field_weight":169,"fields_matched":20,"num_tokens_dropped":49,"score":224,"tokens_matched":20,"typo_prefix_score":49},{"document":266,"highlight":285,"highlights":298,"text_match":166,"text_match_info":306},{"cat_link":267,"category":268,"comment_count":49,"id":269,"is_sticky":49,"permalink":270,"post_author":52,"post_content":271,"post_date":272,"post_excerpt":55,"post_id":269,"post_modified":273,"post_thumbnail":274,"post_thumbnail_html":275,"post_title":276,"post_type":60,"sort_by_date":277,"tag_links":278,"tags":282},[46],[48],"57842","http://radioblackout.org/2020/03/lesbo-la-polizia-spara-ai-profughi-i-fascisti-li-aggrediscono/","Fortissima la tensione nelle isole greche, specie quelle più vicine alla costa turca sulla quale si stanno ammassando decine di migliaia di profughi di guerra siriani, che il governo Erdogan ha deciso di usare come arma da guerra contro l’Europa, per ottenere soldi e sostegno all’allargamento dei confini del Sultano di Ankara.\r\nLa situazione a Lesbo è esplosiva da tempo. Il governo di destra guidato da Mitsotakis ha deciso di ammassare su isole piccole migliaia di profughi, senza trasferirli sulla terraferma.\r\nIl campo di Moria, nel nord dell’isola, è un inferno dove sopravvivono a stento oltre 20.000 persone. A Moria non potrebbero esserne ospitate più di 3.000.\r\nScontri durissimi sono seguiti alla decisione del governo di costruire un nuovo campo, con carattere di prigione detentiva, destinato ai profughi cui è stato negato l’asilo. Negli ultimi mesi in Grecia i dinieghi hanno raggiunto il 95%.\r\nI 600 poliziotti sbarcati a Lesbo per difendere la costruzione del nuovo lager, se ne sono andati di corsa. Sono invece rimasti i fascisti di Alba Dorata (Chrisi Arghì), che hanno provato, purtroppo con successo, a cavalcare il malcontento popolare in un’isola che sino a due anni fa aveva mantenuto la propria attitudine all’accoglienza della gente che arrivava con i barconi.\r\nL’isola è oggi spezzata in due dai blocchi stradali animati dai fascisti, che hanno effettuato numerose aggressioni ai migranti e attivisti delle ONG: ossa spezzate, auto distrutte, azioni squadriste con lo scopo di seminare la paura e bloccare nuovi sbarchi.\r\nDal canto suo la guardia costiera greca ha sparato in acqua ad un barcone, un bimbo a bordo di un altro gommone è annegato in un mare del tutto calmo, mentre stava approdando a Lesbo.\r\nIl governo greco punta sul caos per moltiplicare e rendere più dura la repressione.\r\n\r\nNe abbiamo parlato con Cosimo Caridi, giornalista che da ieri si trova a Lesvos.\r\n\r\nAscolta la diretta:\r\n\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/03/2020-03-03-caridi-lesvos.mp3\"][/audio]","3 Marzo 2020","2020-03-03 13:37:53","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/03/lesbo2-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"169\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/03/lesbo2-300x169.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/03/lesbo2-300x169.jpg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/03/lesbo2-1024x577.jpg 1024w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/03/lesbo2-768x433.jpg 768w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/03/lesbo2-1536x865.jpg 1536w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/03/lesbo2.jpg 1800w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","Lesbo. 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Non in un altro tempo e in un altro mondo, ma una settimana fa, il giorno di Natale, davanti alle nostre coste. La notizia è apparsa nelle pagine interne dei quotidiani ed è subito svanita, cancellata da articoli sui cenoni festivi, sulle star recentemente defunte e sulle nuove tensioni tra Usa e Russia. D’altronde, si stima che nel solo 2016 siano morti in mare 5000 migranti. E quindi, cento più o cento meno…\r\nE così in questi anni, giorno dopo giorno, ci siamo abituati a questa strage invisibile, di cui non sono responsabili terroristi o nemici dell’umanità, e che quindi appare una fatalità da attribuire a vaghe astrazioni (è la crisi globale, signora mia). In cambio, però, i cittadini di Goro insorgono se una decina di donne e bambini, scampati ai naufragi, vengono assegnati al loro villaggio, sommerso dalla nebbia. E se un Amri, freddato a Sesto San Giovanni, era stato nelle nostre galere, ecco che Grillo – sì, quello che scavalca a destra Salvini ed è così amato a sinistra – esige un giro di vite contro i clandestini, espulsioni immediate e il potenziamento delle forze dell’ordine.\r\nSe Grillo chiama, Minniti risponde. Questa specie di commissario Montalbano dall’aria feroce, che è stato al governo con chiunque (D’Alema, Amato, Prodi e oggi Gentiloni), a suo tempo grande amico di Cossiga e auto-promosso esperto di sicurezza e intelligence, ha deciso di intervenire a gamba tesa sulla questione migranti. E quindi, apprendiamo oggi dalla stampa, retate a più non posso di feroci lavavetri, venditori di fiori e lavapiatti abusivi, espulsioni in massa e Centri di Identificazione ed Espulsione in ogni regione. Non solo: il tarantolato Minniti si appresta a volare in Africa per stipulare nuovi patti con i paesi di provenienza dei migranti, un po’ recalcitranti a riprendersi i loro figli emigrati.\r\nCosì, mentre gli italiani residenti in Inghilterra si apprestano a far causa al governo May che li vuole espellere, noi tentiamo di ricacciare in Africa quelli che hanno traversato deserti e mari per sopravvivere in Europa. Ma riuscirà Minniti nella sua coraggiosa impresa? Non credo proprio. Quanto costeranno i voli per rimandare in Egitto, Libia, Tunisia e Nigeria. non solo i cittadini di questi stati, ma tutti gli altri, afghani, etiopi, siriani, centro-africani? E basteranno quattro soldi, elargiti da Gentiloni-Minniti, per convincere detti stati a prendersi, cioè a internare, tutti quelli che vogliamo cacciare noi e che non sono cittadini loro?\r\nLa riposta è sempre no. Dove hanno fallito Amato, Prodi, Berlusconi e Renzi, non riuscirà Minniti. Tuttavia avremo migliaia di internati in più nei Cie, nuovi sbarchi, nuovi giri di vite, tensioni con la Ue e la solita solfa di Grillo e Salvini che incitano i cittadini a protestare. Così il buon senso svanisce tra ipocrisia, urla forcaiole e giri di vite, mentre in mezzo al Mediterraneo la gente continua ad annegare.”\r\n\r\nIn questo suo scritto, Alessandro Dal Lago butta sul piatto la tounee di Minniti in Africa trattare la restituzione di un po’ di esseri umani in eccesso, la violenta invettiva xenofoba di Grillo, i morti che non contano nel grande sudario azzurro del Mare di Mezzo.\r\n\r\nAscolta la diretta con Alessandro Dal Lago:\r\n\r\n2017-01-03-alessandrodallago-mediterraneominniti","3 Gennaio 2017","2017-01-11 12:46:13","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2017/01/filospinato3-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"200\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2017/01/filospinato3-300x200.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2017/01/filospinato3-300x200.jpg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2017/01/filospinato3.jpg 700w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","Grillo chiama, Minniti risponde",1483464060,[321,322,323,128,324,325],"http://radioblackout.org/tag/cie/","http://radioblackout.org/tag/grillo/","http://radioblackout.org/tag/mediterraneo/","http://radioblackout.org/tag/minniti/","http://radioblackout.org/tag/razzismo/",[327,328,329,15,330,331],"cie","Grillo","Mediterraneo","minniti","razzismo",{"post_content":333,"tags":337},{"matched_tokens":334,"snippet":335,"value":336},[15],"siano morti in mare 5000 \u003Cmark>migranti\u003C/mark>. 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Così il buon senso svanisce tra ipocrisia, urla forcaiole e giri di vite, mentre in mezzo al Mediterraneo la gente continua ad annegare.”\r\n\r\nIn questo suo scritto, Alessandro Dal Lago butta sul piatto la tounee di Minniti in Africa trattare la restituzione di un po’ di esseri umani in eccesso, la violenta invettiva xenofoba di Grillo, i morti che non contano nel grande sudario azzurro del Mare di Mezzo.\r\n\r\nAscolta la diretta con Alessandro Dal 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Per vederci bene serve la luce, se la luce è troppa si rischia di restare abbagliati, di non vedere quello che conta. E’ il caso delle recenti inchieste sugli intrallazzi miliardari che hanno coinvolto l’amministrazione comunale romana, l’ex sindaco (post)fascista Alemanno, e un giro trasversale di politici, malavitosi e coop rosse, dall’ex Nar/banda della Magliana Carminati al democratico Buzzi. \r\nIl colore dei soldi unisce più di quello della politica. \r\nL’inchiesta ha dato visibilità ad un malaffare diffuso, capillare, sistemico, chiarendo quale grosso e lucroso affare sia la gestione dell’accoglienza dei richiedenti asilo o “l’integrazione” di rom e sinti. Occorre tuttavia guardare oltre il dito che indica la luna. Quando le assegnazioni sono fatte seguendo le regole, i rifugiati e i rom sono comunque un buon affare per chi gestisce l’accoglienza. \r\nBen poco, a volte nulla, di quello che dovrebbe essere garantito viene davvero offerto a chi fugge guerre e persecuzioni ed approda nel nostro paese per cercare di ottenere asilo. \r\nIl business sulla pelle degli immigrati, dei richiedenti asilo, delle comunità rom e sinti è enorme. L'attenzione mediatica si è concentrata sulle tangenti versate per accaparrarsi i fondi destinati all'accoglienza, ma pochissimi si sono interrogati su quali siano i meccanismi che permettono questi enormi affari sulle spalle dei migranti e di noi tutti. \r\nPartiamo da una considerazione banale ma importante: qualsiasi spesa pubblica di grossa entità - in particolare ma non solo, se affidata a enti esterni – ha un corollario di speculazioni, ingordo appetito di individui privi di scrupoli, corruzione... Questa regola vale per l’edilizia, assistenza o qualsiasi altro ambito. \r\nI meccanismi che regolano i contributi per l'assistenza a rom e richiedenti asilo sono diversi ma con vari aspetti in comune e stesse tecniche per poterne ricavare ingenti somme. Se per i rom una buona parte dei contributi viene dall'Unione Europea, per “l'emergenza dei richiedenti asilo” i soldi vengono tutti dal ministero dell'interno. \r\nVogliamo capirne di più. Per questa ragione abbiamo sentito Federico, un compagno di Trieste che conosce bene la questione. \r\nAscolta la diretta con Federico:\r\n\r\n2014 12 19 denitto business rifugiati\r\n\r\n\r\nVale la pena fare un passo indietro.\r\nTutto comincia nel 2011: la guerra civile in Libia e la fuga di migliaia di persone che si dirigono nel nostro paese sono all’origine di una ennesima, sin troppo prevedibile, “emergenza”. La prassi adottata ancora oggi è stata elaborata e sperimentata in quell’occasione. Le prefetture, tramite i comuni, individuano nei vari territori soggetti terzi (consorzi, cooperative, enti caritatevoli, ecc) disposti a prendersi in carico (in strutture proprie o dei comuni stessi) un certo numero di richiedenti asilo. Con questi soggetti terzi vengono stipulate convenzioni. Niente gara di appalto al ribasso come nei CIE, ma un’assegnazione diretta, che di fatto molto spesso ricade su cordate amiche. Chi entra nell’affare riceve, per ogni giorno di permanenza nelle strutture, un quota fissa di 35 euro a persona. Con questa quota devono essere garantiti una serie di servizi: vitto, abbigliamento, spese sanitarie, assistenza legale, mediazione culturale e interpreti, corsi di italiano, ecc ed ovviamente le paghe agli operatori che seguono le persone prese in carico. Di questi 35 euro ai richiedenti asilo rimangono in mano solamente 2,50 euro al giorno (il cosiddetto pocket money) che in genere viene dato a cadenza mensile.\r\nÈ un meccanismo con numerosi punti critici. Ecco i principali.\r\nLa scelta dei soggetti terzi a cui affidare le convenzioni e quali servizi siano poi effettivamente effettuati. È abbastanza evidente che una cosa è affidare l'assistenza a soggetti che - nel bene e nel male e pur con mille limiti e criticità - sono nati ed hanno esperienza nel lavorare coi migranti e in particolare coi richiedenti asilo (pensiamo ad esempio a piccoli consorzi o associazioni di base locali slegati dai grandi carrozzoni nazionali tipo Caritas) e altro è darlo a cooperative o associazioni “amiche” che normalmente fanno tutt'altro e che si improvvisano gestori di strutture di accoglienza. Da questo al business sulla pelle dei migranti il passo è breve. Perché - e qui veniamo al secondo punto - il lucro si costruisce su quanti e quali servizi vengono effettivamente forniti ai richiedenti asilo e sulle paghe degli operatori che vi lavorano. Il cibo scadente costa meno di pasti dignitosi, come i corsi di italiano da burla, l’assistenza legale fittizia. E la lista degli esempi si potrebbe ancora allungare. È ovvio che pagare un operatore 700 euro al mese non è la stessa cosa che pagarlo 1300. La quota erogata è sempre la stessa e non ci sono controlli: i margini per guadagnarci sopra sono enormi. \r\nIl meccanismo partito nel 2011 non si esaurito con la fine di quel flusso di profughi (le convenzioni si sono chiuse quasi tutte a fine 2013) ma è stato riproposto pari pari con l'ondata iniziata nel 2013 di persone provenienti soprattutto da Pakistan, Afganistan e Siria. 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In un solo weekend di ottobre, quando era al culmine la crisi di Kobane, sono arrivati in Turchia oltre 150mila profughi, più di quanti ne abbia accolti l’intera Unione europea dall’inizio del conflitto a Damasco. Cifre che la dicono lunga sulle frontiere serrate dell’Unione Europea. \r\nLe cifre di chi non arriva ci raccontano di una strage i cui responsabili siedono nei parlamenti e nei governi dell’UE. In prima fila l’Italia. \r\nOltre 3400 morti in mare. Una catastrofe umanitaria destinata ad aumentare ancora: I rifugiati sono più del 60% di chi approda nel nostro paese. L’acuirsi e moltiplicarsi di conflitti, in cui spesso il nostro paese è impegnato direttamente, rende facile prevedere che sempre più persone cercheranno rifugio in Europa. Molti, sempre più non arriveranno. La sostituzione di Mare Nostrum con Triton, la missione UE con meno mezzi e meno soldi, non potrà che far crescere la lista di chi affoga. \r\nMare Nostrum fu la risposta alla strage del 3 ottobre 2013 di fronte a Lampedusa, quando le acque del Mediterraneo inghiottirono 366 uomini, donne, bambini. \r\nUna risposta umanitaria – 150.000 persone intercettate – una risposta di polizia: il nome stesso della “missione” ce lo racconta. \r\nCon Triton, 2,9 milioni mensili di budget contro i 9 di Mare Nostrum, ed il compito di pattugliare entro le trenta miglia dalla nostra costa, resta solo la polizia. E non avrebbe potuto essere altrimenti: Triton è una missione di Frontex, l’agenzia europea per il controllo delle frontiere. \r\nChi affoga in mezzo al mare lascerà traccia di se solo nei cuori chi lo ha visto partire senza più dare notizie. Chi passa e viene immesso nel programma per i rifugiati si apre la strada dell’accoglienza made in Italy. Tanti soldi per chi gestisce, un lungo limbo per chi resta intrappolato in un paese dove pochi vorrebbero restare. \r\nLungo una frontiera fatta di nulla si consuma un’idea di civiltà fatta di sopraffazione, guerra, di sfruttamento selvaggio. \r\nMentre scriviamo qualcuno muore in carcere, sul filo spinato di un confine, qualcuno chiude gli occhi senza aver mai mangiato a sufficienza, altri vivono raspando tra i rifiuti di una discarica, qualcuno nasce in una baracca ed ha già il destino segnato. \r\nSu quella baracca non c’è nessuna buona stella.\r\nOggi i cristiani festeggiano l’anniversario della nascita di un dio che si è fatto uomo e da uomo si è fatto torturare ed uccidere per una salvezza che non è di questa terra.\r\nNoi che abitiamo la terra e il tempo che ci è capitato, sappiamo che quel poco di bene che potremo ottenere, dipende da ciascuno di noi. \r\nUn mondo senza padroni, governanti, galere, sfruttamento, eserciti è possibile.\r\nUn buon anno di lotta e libertà a tutti e a tutte.","25 Dicembre 2014","2018-10-17 22:59:22","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2014/12/morti-in-mare-200x110.jpg","Anarres-info. 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Si tratta di una nuova stretta repressiva, con particolare attenzione a telefonini, alcool e sostanze.\r\nNe abbiamo parlato con Robertino Barbieri\r\n\r\nL’ultima mazzata del governo contro i migranti\r\nUn’ulteriore stretta per ONG e diritto di asilo è arrivata travestita da decreto flussi.\r\nIl decreto flussi è diventato legge dopo il via libera definitivo al Senato, che lo ha votato con la fiducia imposta dal governo: 99 i sì, 65 i no e 1 astenuto.\r\nIl decreto criminalizza ulteriormente le ONG che praticano il soccorso dei migranti in mare: è prevista tra l’altro la confisca definitiva delle navi che fanno soccorso, oltre ad aumentare in maniera importante le sanzioni economiche. Sarà inoltre ridotto da 60 giorni a 10 il termine entro il quale le ONG possono impugnare davanti al Prefetto il provvedimento di fermo amministrativo ottenuto in seguito al salvataggio di persone in mare.\r\nIl consiglio superiore della magistratura ha dato parere negativo sul trasferimento della competenza sulle domande di asilo alle corti di appello, ma si tratta di un parere non vincolante.\r\n\r\nAppuntamenti:\r\n\r\n(A)distro e SeriRiot\r\nriapre mercoledì 8 gennaio\r\ndalle 18 alle 20\r\nin corso Palermo 46\r\n(A)distro – libri, giornali, documenti e… tanto altro\r\nSeriRiot – serigrafia autoprodotta benefit lotte\r\nVieni a spulciare tra i libri e le riviste, le magliette e i volantini!\r\nSostieni l’autoproduzione e l’informazione libera dallo stato e dal mercato!\r\nInformati su lotte e appuntamenti!\r\n\r\nContatti:\r\n\r\nFederazione Anarchica Torinese\r\ncorso Palermo 46 \r\nRiunioni – aperte agli interessati - ogni martedì dalle 20,30\r\nora siamo in pausa per la fine dell’anno.\r\nCi rivediamo il 7 gennaio. \r\nper info scrivete a fai_torino@autistici.org\r\n\r\nFB\r\n@senzafrontiere.to/\r\n\r\nTelegram\r\nhttps://t.me/SenzaFrontiere\r\n\r\nIscriviti alla nostra newsletter mandando una mail ad: anarres@inventati.org\r\n\r\nwww.anarresinfo.org","25 Dicembre 2024","2024-12-25 09:59:35","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/12/pinelli-200x110.jpeg","Anarres del 13 dicembre. La Siria come l’Afganistan? Codice della strada in salsa proibizionista. Ultimo attacco ai migranti...",1735120305,[],[],{"post_content":492,"post_title":496},{"matched_tokens":493,"snippet":494,"value":495},[76],"alcun diritto.\r\nOggi gli jihadisti \u003Cmark>siriani\u003C/mark>, promossi di colpo dai media","ll podcast del nostro viaggio del venerdì su Anarres, il pianeta delle utopie concrete.\r\nDalle 11 alle 13 sui 105,250 delle libere frequenze di Blackout. Anche in streaming.\r\n\r\nAscolta e diffondi l’audio della puntata:\r\n\r\n \r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/12/2024-12-13-anarres.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nDirette, approfondimenti, idee, proposte, appuntamenti:\r\n\r\nLa Siria come l’Afganistan?\r\nLa repentina caduta del regime baathista in Siria ci ricorda quanto avvenne nell’agosto del 2021 in Afganistan. L’accordo tra Stati Uniti e talebani portò al rapido ritiro degli statunitensi da Kabul e all’affermarsi dei talebani dal “volto umano”, che per qualche tempo hanno finto di voler mantenere qualche libertà alle donne, prima di richiuderle nelle case-prigioni, senza alcun diritto.\r\nOggi gli jihadisti \u003Cmark>siriani\u003C/mark>, promossi di colpo dai media al rango di “ribelli” si sono presi buona parte della Siria, mentre le truppe di Assad si sono ritirate quasi senza combattere. Il vero vincitore della guerra mondiale per procura che si è combattuta negli ultimi 13 anni in Sira è la Turchia, che profittando dell’indebolimento di Russia, Iran ed Hezbollah, gli storici alleati di Assad, ha dato il via libera alle truppe jiadiste che ha foraggiato e sostenuto in questi anni.\r\nNel nord della Siria, dove, pur sotto durissimo attacco dell’Esercito Siriano Libero, diretta emanazione della Turchia, le formazioni YPG e provano, non senza aporie, a salvare l’esperienza del confederalismo democratico ed a combattere il ritorno degli Jihadisti.\r\nNe abbiamo parlato con Lollo\r\n\r\nIl nuovo codice della strada targato Salvini\r\nLe nuove norme approvate definitivamente dal Senato il 20 novembre sono entrate in vigore a metà dicembre. 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La Turchia si propone come protagonista nel costante scontro tra potenze locali mediorientali e dunque la trasformazione della lotta armata in richiesta di confederalismo democratico laico e socialista ci ha spinto a chiedere a <strong>Murat Cinar</strong> un'analisi molto problematica e ne è scaturita una sorta di autocoscienza sulle potenzialità di questa scelta, che per Murat era inevitabile e giunge nel momento migliore. Una idea che <strong>Alberto Negri</strong> nega nella sua visione del quadro della regione che compone arrivando alla centralità del dinamismo di Erdoğan a partire dal nuovo abisso di contrasti che attraversano la Tripolitania.\r\nLa puntata trova compimento con uno sguardo gettato insieme a <strong>Sabrina Moles</strong> sulle sfide che aspettano l'economia cinese di fronte ai dazi del nemico americano e alle guerre dell'amico russo.</em>\r\n\r\n<hr />\r\n\r\n<em>La lotta armata del Pkk ha \"esaurito\" i suoi compiti e consegna le armi</em>, da non sconfitto, proponendosi come forza politica con l’intento di aggiornare il concetto di confederalismo democratico in salsa turca. <strong>Murat Cinar</strong> ci guida nella fluida situazione geopolitica del Sudovest asiatico che vede grandi differenze tra i quattro stati che amministrano il territorio abitato da popolazioni di lingua curda; così, semmai sia esistito, il nazionalismo curdo viene superato e nelle indicazioni di Ocalan dall’isolamento di Imrali leggono il momento come propizio per riproporre unilateralmente a un regime autoritario di cessare il fuoco che in 45 anni ha registrato decine di migliaia di morti, ulteriore motivo per resistenze da parte dei parenti delle vittime, potenziale bacino di consensi per i partiti di ultradestra non alleati dell’Akp.\r\nQuindi la critica alla obsolescenza del modello della lotta armata otto-novecentesca, che punta sullo stato-nazione, è una scommessa ma, ci dice Murat, forse non ci sono alternative alla svolta disarmata per avanzare nuove richieste a una repubblica ora retta da una cricca di oligarchi autocratici senza contrappesi democratici riconducibili a una nuova lotta per una Turchia laica, indipendente e socialista: ora il Pkk si rivolge all’intera società turca in un momento di forti tensioni interne, puntando alla trasformazione culturale della Turchia.\r\nMurat adduce motivi di vario genere per dimostrare che recedere dalla lotta armata in questo momento può produrre risultati maggiori di quanto si sia conseguito finora, sia cercando modelli di guerriglie andate al negoziato negli ultimi decenni ai quattro angoli del pianeta, sia sviluppando l’analisi sincronica su un presente attraversato da alleanze variabili e guerre di ogni tipo. Erdogan è indebolito in patria ma ha un attivismo in politica internazionale che sta ripagando nella considerazione dei risultati geopolitici in un momento di riposizionamento e di grande caos.\r\nOvviamente questo panorama vede un percorso diverso per i curdi siriani: in Rojava le dinamiche sono diverse e ci sono protagonisti internazionali diretti (americani, Idf nel Golan, l’influenza dei curdi di Barzani…) che dipingono un quadro diverso per cui le organizzazioni sorelle tra curdi operano strategie diverse. E lo stesso avviene in Iran dove l’organizzazione curda ha rinunciato da tempo alla creazione di uno stato indipendente.\r\n\r\nhttps://open.spotify.com/episode/51Su0lG6XrzCMs80p3Oaof?si=hpkV_FFCRIKFWmosuaTX1g\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/05/pkk-rondò-à-la-turk.mp3\"][/audio]\r\n\r\nPer ascoltare i podcast precedenti relativi al neottomanesimo si trovano <a href=\"https://www.spreaker.com/podcast/le-guerre-ottomane-del-nuovo-millennio--4610767\" target=\"_blank\" rel=\"noopener noreferrer\">qui</a>\r\n\r\n<hr />\r\n\r\n \r\n\r\n«Regolamenti di conti mortali e scontri tra le fazioni in Tripolitania, avanzata delle truppe del generale Khalifa Haftar da Bengasi alla Sirte: la Libia sfugge a ogni controllo e soprattutto a quello del governo di Giorgia Meloni», così scriveva il 15 maggio <strong>Alberto Negri</strong> per “il manifesto” e da qui comincia il lungo excursus che illustra la situazione della regione Mena, a partire dalla Libia, dove le milizie tornano a scontrarsi in Tripolitania, vedendo soccombere i tagliagole sostenuti dalla Fortress Europe, a cominciare dal governo Meloni che ha coccolato al-Masri, il massacratore ricercato internazionalmente. Ora Haftar, il rais su cui punta dall’inizio la Russia in Cirenaica, è alleato anche della Turchia, dunque si assiste a un nuovo tentativo di rivolgimento del potere tripolino ormai al lumicino.\r\nMa questa situazione regolata dalla Turchia nell’Occidente libico nell’analisi di Alberto Negri si può anche vedere come uno dei 50 fronti dell’attivismo internazionale turco, fluido e adattabile alla condizione geopolitica, che vede Dbeibah – l’interlocutore dell’Europa per contenere e torturare le persone in movimento – sostenuto solo dalle milizie di Misurata nella girandola di alleanze e rivalità tripoline. La Turchia rimane al centro delle strategie che passano dal Mediterraneo in equilibrio anche con i sauditi e avendo imposto il vincitore di Assad in Siria, quell’Al-Jolani a cui Trump ha stretto la mano nonostante i 10 milioni di taglia; intanto all’interno si assiste alla svolta di Ocalan che – inopinatamente secondo Alberto Negri in un momento in cui l’area sta esplodendo e sono in corso mutamenti epocali – cede le armi e propone un percorso pacifico alla trasformazione della repubblica. In attesa di assistere e posizionarsi nella trattativa iraniana, con Teheran indebolita dalla escalation israeliana.\r\nE qui si giunge al centro del discorso mediorientale, perché da qualunque punto lo si rigiri <em>l’intento di Netanyahu di annettersi la Cisgiordania a cominciare dal genocidio gazawi sarà il punto di ricompattamento con l’amministrazione Trump</em>, in questi giorni invece impegnata a contenere il famelico criminale di Cesarea.\r\nSullo sfondo di tutto ciò Alberto si inalbera per il ruolo inesistente dell’Europa, se non per l’istinto neocoloniale di Macron, che non riesce comunque a conferire uno spessore da soggetti politici agli europei, in particolare per quanto riguarda il bacino del Mediterraneo, mai preso in considerazione dalla nomenklatura germano-balcanica che regola la politica comunitaria, totalmente disinteressata alle coste meridionali, se non per il contenimento dei migranti.\r\n\r\nhttps://www.spreaker.com/episode/ogni-rais-persegue-una-sua-visione-del-medioriente-tranne-gli-europei--66134433\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/05/Il-garbuglio-mediorientale-incomprensibile-per-gli-europei.mp3\"][/audio]\r\n\r\nNella collezione di podcast di \"Bastioni di Orione\" relativi alla questione mediorientale <a href=\"https://www.spreaker.com/podcast/israele-compra-a-saldo-paesi-arabi--4645793\" target=\"_blank\" rel=\"noopener noreferrer\">qui</a> potete trovare quelli che riconducono all'espansionismo sionista i conflitti in corso\r\n\r\n \r\n\r\n<hr />\r\n\r\nDopo una prima maratona negoziale durata due giorni ,Stati Uniti e Cina hanno raggiunto un accordo sulla sospensione per 90 giorni dei dazi reciproci che in pochi giorni avevano difatto bloccato gli scambi fra i due paesi. Nel dettaglio, gli Stati Uniti hanno annullato il 91% delle tariffe aggiuntive imposte alla Cina, sospeso il 24% dei “dazi reciproci” e mantenuto il restante 10%. Rimangono ancora in atto le misure su veicoli elettrici, acciaio e alluminio ,è un primo passo verso la creazione di un meccanismo di consultazione che regoli le relazioni commerciali e di fatto uno stop al processo di \"decoupling\" ,disaccopiamento ,fra le due economie che la nuova amministrazione americana non sembra gradire. Secondo varie fonti, negli ultimi giorni sono riprese le forniture di Boeing, che Pechino aveva interrotto in risposta ai dazi. Ma le restrizioni sui materiali critici ufficialmente sono ancora lì. Anche se sono state emesse le prime licenze per l’export di alcune terre rare, di cui potrebbero beneficiare anche le 28 aziende americane rimosse dalla lista delle entità interdette dalla Cina alle importazioni e altre attività economiche.\r\nNe parliamo con <b>Sabrina Moles</b> di China files.\r\n\r\nhttps://www.spreaker.com/episode/accordo-stati-uniti-cina-sui-dazi--66192697\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/05/sabrinomia.mp3\"][/audio]\r\n\r\n ","3 Giugno 2025","2025-06-03 00:36:14","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/10/blade-1-1-200x110.jpg","BASTIONI DI ORIONE 15/05/2025 - FINE DELLA LOTTA ARMATA DEL PKK IN TURCHIA E SUBBUGLIO MEDIORIENTALE; LA CINA DELL'ECONOMIA TRA DAZI E GUERRE ALTRUI",1748910974,[418],[383],{"post_content":519},{"matched_tokens":520,"snippet":521,"value":522},[76],"percorso diverso per i curdi \u003Cmark>siriani\u003C/mark>: in Rojava le dinamiche sono","<em>Questa settimana la fine della lotta armata iniziata dal Pkk nel 1978 è la notizia che ci è sembrata epocale, per quanto sia passata senza troppi approfondimenti dai commentatori mainstream (e forse proprio per questo e per la loro incapacità di identificarla come centrale nel momento di rivolgimenti di un Sudovest asiatico in subbuglio). La Turchia si propone come protagonista nel costante scontro tra potenze locali mediorientali e dunque la trasformazione della lotta armata in richiesta di confederalismo democratico laico e socialista ci ha spinto a chiedere a <strong>Murat Cinar</strong> un'analisi molto problematica e ne è scaturita una sorta di autocoscienza sulle potenzialità di questa scelta, che per Murat era inevitabile e giunge nel momento migliore. 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Anche se sono state emesse le prime licenze per l’export di alcune terre rare, di cui potrebbero beneficiare anche le 28 aziende americane rimosse dalla lista delle entità interdette dalla Cina alle importazioni e altre attività economiche.\r\nNe parliamo con <b>Sabrina Moles</b> di China files.\r\n\r\nhttps://www.spreaker.com/episode/accordo-stati-uniti-cina-sui-dazi--66192697\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/05/sabrinomia.mp3\"][/audio]\r\n\r\n ",[524],{"field":101,"matched_tokens":525,"snippet":521,"value":522},[76],{"best_field_score":168,"best_field_weight":169,"fields_matched":33,"num_tokens_dropped":49,"score":527,"tokens_matched":20,"typo_prefix_score":49},"1155199671761633393",{"document":529,"highlight":542,"highlights":547,"text_match":166,"text_match_info":550},{"comment_count":49,"id":530,"is_sticky":49,"permalink":531,"podcastfilter":532,"post_author":533,"post_content":534,"post_date":535,"post_excerpt":55,"post_id":530,"post_modified":536,"post_thumbnail":537,"post_title":538,"post_type":415,"sort_by_date":539,"tag_links":540,"tags":541},"94237","http://radioblackout.org/podcast/bulgaria-solidarieta-alle-proteste-in-corso-nei-lager-per-persone-in-transito/",[371,375,373,377],"harraga"," \r\n\r\n\r\n\r\nDomenica scorsa, per la prima volta dopo anni, un nutrito presidio davanti al centro di detenzione di Sofia-Busmantsi ha rotto per un pomeriggio l’isolamento dei e delle detenute immigrate che lì sono recluse. Nonostante i tentativi delle guardie di tenere lontane le persone dalle finestre e i trasferimenti di prima mattina per svuotare le stanze da cui si sarebbe più facilmente potuto comunicare con l’esterno, da dentro hanno potuto sentirci, seguirci e contattarci. E’ stata una boccata d’aria fresca nel soffocante silenzio che circonda i lager bulgari per persone immigrate, di cui solo ora si inizia a parlare, grazie alle lotte da dentro e alla solidarietà da fuori.\r\n\r\nIl presidio è stato organizzato in solidarietà alle numerose proteste nei centri di detenzione e di accoglienza bulgari dell’ultimo mese. A Busmantsi (il centro di detenzione nella periferia della capitale), le persone hanno protestato contro nuove arbitrarie restrizioni sulle visite e sui pacchi e si sono rifiutate per qualche ora di entrare nelle loro stanze in segno di protesta. Nei giorni successivi, a molte persone sono stati sequestrati i telefoni cellulari (che possono regolarmente avere, a patto che siano senza fotocamera).\r\nNel centro di accoglienza di Harmanli, che si trova nel sud del paese e vicino al confine con la Turchia, i rifugiati siriani stanno protestando da settimane contro i respingimenti di massa delle loro richiesta di asilo. Nel centro ci sono attualmente circa 900-1000 persone che, dopo aver fatto richiesta di asilo, sono in attesa dei colloqui e di ricevere una decisione sulla loro domanda. Tra settembre e ottobre però sono state respinte la maggior parte delle richieste asilo degli uomini soli. Solo le famiglie continuano (a stento) a ricevere la protezione internazionale. Il 18 ottobre hanno iniziato una protesta e dichiarato uno sciopero della fame.\r\nLa risposta dell’amministrazione è stata che ora la Siria è un Paese sicuro, con riferimento al fatto che chi fugge dai bombardamenti israeliani nel sud del Libano si rifugia in Siria. Questa logica perversa e nuova preoccupante tendenza non è ovviamente solo una sadica invenzione dell’Agenzia di Stato bulgara per i rifugiati: negli ultimi anni anche altri Paesi europei stanno iniziando a respingere chi proviene dalla Siria come già fanno sistematicamente con le persone provenienti da altre aree devastate dalla guerra.\r\n\r\nDa Busmantsi ci è invece arrivata una lettera aperta che recita: “76 siriani, tra cui 8 bambini, stanno soffrendo condizioni dure durante la loro detenzione a Sofia. Sono state date loro due opzioni: Un anno e mezzo di prigione per aver minacciato la sicurezza nazionale della Bulgaria, oppure firmare un ordine di deportazione in Siria. Un rappresentante dell’ambasciata siriana li ha già visitati minacciando di deportarli entro 21 giorni una volta che il numero di persone che accettano di essere deportate sarà pieno *(probabilmente, quando ci saranno abbastanza persone per organizzare una deportazione di massa)*.\r\nI rifugiati vivono in condizioni di vita difficili, non hanno accesso alle cure mediche e si vedono negare le più elementari necessità della vita quotidiana. Sono sfruttati dalle guardie del campo, perché sono costretti a pagare grandi somme di denaro per piccole quantità di cibo; pagano fino a 100 euro per una piccola quantità di verdure”. Notizie simili ci arrivano dall’altro centro di detenzione bulgaro, a Lyubimets.\r\n\r\nLe terribili condizioni di vita all’interno dei campi aperti e chiusi per migranti in Bulgaria sono oggetto di rapporti e dibattiti a livello europeo da anni ormai.\r\n\r\nA settembre, una delegazione del Comitato per la prevenzione della tortura e delle pene o trattamenti inumani o degradanti (CPT) del Consiglio d’Europa ha effettuato una visita ad hoc in Bulgaria, a causa delle preoccupazioni “legate alle inadeguate condizioni materiali, alle attività e all’assistenza sanitaria, nonché alla mancanza di informazioni sui diritti e di accesso all’interpretazione”.\r\n\r\nNon abbiamo bisogno di queste inutili mascherate, che fanno finta che ci sia uno standard da raggiungere, affinché le persone in questi lager possano vivere decentemente. Al presidio è stato gridato in ogni lingua: i centri di Busmantsi e Lyubimets non sono “Case speciali per la sistemazione temporanea degli stranieri”. Sono prigioni a tutti gli effetti, il cui scopo è controllare, reprimere e sfruttare le persone immigrate in transito in Bulgaria.\r\nNe è dimostrazione il fatto che una parte delle persone è detenuta con l’accusa di costituire una “minaccia alla sicurezza nazionale”. Questo è il pretesto per detenere ed espellere gli individui scomodi, come molti curdi provenienti dalla Turchia e ricercati dal regime di Erdogan, o i dissidenti politici in fuga da Iran, Bielorussia, Russia. C’è anche chi, come il nostro amico Nidal Hassan, è sopravvissuto al genocidio in corso a Gaza e ora si trova detenuto in Europa. Lo stesso pretesto con cui il nostro compagno e dissidente saudita Abdulrahman Al-Khalidi è detenuto da quattro anni. Quattro anni di ricorsi e tribunali per ricevere la protezione internazionale che non arriva mai a causa delle pressioni dell’Arabia Saudita, che ne chiede l’estradizione per poterlo punire per i suoi crimini d’opinione contro il regime.\r\n\r\nAnche la criminalizzazione delle persone immigrate è una politica a impronta UE che lo Stato bulgaro applica con zelo, senza preoccuparsi troppo delle superficiali accuse di non rispettare le convenzioni sui diritti umani. Era la moneta di scambio per entrare nell’UE e ora per entrare nell’area Schengen. Di conseguenza, la detenzione amministrativa assume tutte le forme di quella penale. Formalmente è una detenzione temporanea finalizzata all’identificazione e all’espulsione. In realtà, è una punizione.\r\nNon vogliamo rimanere in silenzio di fronte a questa vergogna, come fanno tutti i media mainstream in questo Paese. Continueremo a sostenere le spinte verso la libertà di chi sta fuori e dentro i centri di detenzione e di accoglienza, alle frontiere e per le strade delle nostre città.\r\n\r\nAscolta qui il podcast:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/12/Bulgaria.mp3\"][/audio]","13 Dicembre 2024","2024-12-13 00:06:45","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/12/bulgaria-300x111-1-200x110.jpg","Bulgaria – Solidarietà alle proteste in corso nei lager per persone in transito",1734048405,[],[],{"post_content":543},{"matched_tokens":544,"snippet":545,"value":546},[76],"con la Turchia, i rifugiati \u003Cmark>siriani\u003C/mark> stanno protestando da settimane contro"," \r\n\r\n\r\n\r\nDomenica scorsa, per la prima volta dopo anni, un nutrito presidio davanti al centro di detenzione di Sofia-Busmantsi ha rotto per un pomeriggio l’isolamento dei e delle detenute immigrate che lì sono recluse. 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Il 18 ottobre hanno iniziato una protesta e dichiarato uno sciopero della fame.\r\nLa risposta dell’amministrazione è stata che ora la Siria è un Paese sicuro, con riferimento al fatto che chi fugge dai bombardamenti israeliani nel sud del Libano si rifugia in Siria. Questa logica perversa e nuova preoccupante tendenza non è ovviamente solo una sadica invenzione dell’Agenzia di Stato bulgara per i rifugiati: negli ultimi anni anche altri Paesi europei stanno iniziando a respingere chi proviene dalla Siria come già fanno sistematicamente con le persone provenienti da altre aree devastate dalla guerra.\r\n\r\nDa Busmantsi ci è invece arrivata una lettera aperta che recita: “76 \u003Cmark>siriani\u003C/mark>, tra cui 8 bambini, stanno soffrendo condizioni dure durante la loro detenzione a Sofia. Sono state date loro due opzioni: Un anno e mezzo di prigione per aver minacciato la sicurezza nazionale della Bulgaria, oppure firmare un ordine di deportazione in Siria. 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Dalle 11 alle 13 sui 105,250 delle libere frequenze di Blackout. Anche in streaming.\r\n\r\nAscolta e diffondi l’escopost:\r\n\r\n \r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/05/2020-05-15-anarres.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nDirette, approfondimenti, idee, proposte, appuntamenti:\r\n\r\nAi confini d’Europa. Lesvos, Chios, Samos, Leros e Kos sono diventate isole prigioni per i migranti che vi approdano dalla Turchia, in una battaglia di confine si è scatenata a febbraio, quando la Turchia ha trasformati i profughi di guerra siriani in immigrati clandestini, spingendoli verso i confini con la Grecia. Nel paese ellenico l’estrema destra nazionalista ha attaccato i migranti, bruciato le sedi dei solidali, braccato i no border. I fascisti, braccio armato del governo di Nea Democratia, hanno aperto la strada ad una durissima repressione, che, complice il lockdown, è passata in buona parte sotto silenzio.\r\nUna vasta solidarietà è stata attuata da gruppi di mutuo appoggio che hanno moltiplicato le mense autogestite, che raccolgono, cucinano e distribuiscono cibo. \r\nCe ne ha parlato Giulio anarchico e ricercatore precario da molti anni ad Atene\r\n\r\nL’autogestione come resistenza alla crisi. L’esperienza argentina\r\n\r\nAprono i negozi, i parrucchieri, i ristoranti. Resta quasi del tutto vietato manifestare, riunirsi, scioperare. Restano aperte le carceri ed i tribunali, ma udienze e processi sono da remoto. Così si gettano in carcere sette anarchici con accuse che comportano decenni di carcere, nonostante siano riferite ad azioni di banale sabotaggio o normale lotta sociale. Lo Stato di polizia avanza giorno dopo giorno.\r\n\r\nAnarchismo. Decolonizzare il nostro sguardo è un passaggio importante per rinforzare legami e prospettive libertarie che si sono sviluppate lontano dall’Europa e dai paesi che l’Europa ha occupato, per sfruttarne le risorse. Andrea Staid, anarchico e antropologo, ha preso spunto da un libro di cui ci siamo già occupati “Anarchici d’oltremare. Anarchismo, indigenismo, decolonizzazione” di Carlos Taibo, editato da Zero in Condotta – www.zeroincondotta.org\r\n\r\nAppuntamenti:\r\n\r\nDal 29 maggio al 2 giugno: giornate di informazione e lotta antimilitarista\r\n\r\nVenerdì 29 maggio\r\nLa guerra in casa. Fabbriche d’armi, soldati per le strade, spese militari, tagli alla sanità\r\nne parliamo con\r\nAntonio Mazzeo, insegnante, antimilitarista, blogger\r\nPippo Gurrieri, ferroviere, anarchico, nella redazione di Sicilia Libertaria\r\nore 21 sulla piattaforma zoom\r\nhttps://us02web.zoom.us/j/82746662102\r\nMeeting ID: 827 4666 2102\r\n\r\nLunedì 1 giugno ore 10 punto informativo al mercato di Caselle Torinese\r\n\r\nMartedì 2 giugno\r\nore 16\r\npresidio dei senzapatria in piazza Castello a Torino\r\n\r\nWild C.A.T. Collettivo Anarco-Femminista Torinese\r\nFB https://www.facebook.com/Wild.C.A.T.anarcofem/\r\n\r\nFederazione Anarchica Torinese\r\nContatti: fai_torino@autistici.org – https://www.facebook.com/senzafrontiere.to/\r\n\r\nwww.anarresinfo.noblogs.org","21 Maggio 2020","2020-05-21 15:37:02","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/05/elefante-luce-200x110.jpg","Anarres del 15 maggio. Ai confini dell’Europa. Le fabbriche liberate in Argentina. 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