","Gilet Jaunes. Un anno di lotte","post",1574166643,[61,62,63,64,65],"http://radioblackout.org/tag/assemblee/","http://radioblackout.org/tag/francia/","http://radioblackout.org/tag/gilet-gialli/","http://radioblackout.org/tag/gilet-jaunes/","http://radioblackout.org/tag/municipalismo/",[26,67,68,28,30],"francia","gilet gialli",{"tags":70},[71,73,75,77,79],{"matched_tokens":72,"snippet":26},[],{"matched_tokens":74,"snippet":67},[],{"matched_tokens":76,"snippet":68},[],{"matched_tokens":78,"snippet":28},[],{"matched_tokens":80,"snippet":81},[30],"\u003Cmark>municipalismo\u003C/mark>",[83],{"field":35,"indices":84,"matched_tokens":85,"snippets":87},[39],[86],[30],[81],578730123365712000,{"best_field_score":90,"best_field_weight":91,"fields_matched":21,"num_tokens_dropped":47,"score":92,"tokens_matched":21,"typo_prefix_score":47},"1108091339008",13,"578730123365711977",{"document":94,"highlight":114,"highlights":119,"text_match":123,"text_match_info":124},{"cat_link":95,"category":96,"comment_count":47,"id":97,"is_sticky":47,"permalink":98,"post_author":50,"post_content":99,"post_date":100,"post_excerpt":53,"post_id":97,"post_modified":101,"post_thumbnail":53,"post_thumbnail_html":53,"post_title":102,"post_type":58,"sort_by_date":103,"tag_links":104,"tags":111},[44],[46],"25540","http://radioblackout.org/2014/10/14-ottobre-presidio-solidale-con-il-rojava-a-torino/","Oggi pomeriggio alle 18 in piazza Castello si svolgerà un presidio solidale con le popolazioni del Rojava, assediate dai soldati del Califfato islamico. Nell'appello per la manifestazione, cui prenderanno parte anche esponenti della comunità curda a Torino, gli organizzatori scrivono \"Ovunque Kobane, ovunque resistenza! Da più di due anni il popolo del Rojava – regione a maggioranza curda nel nord della Siria – ha liberato il proprio territorio sperimentando una vera e propria rivoluzione sociale, fondata sulla partecipazione dal basso, l’uguaglianza tra uomini e donne e il rispetto dell’ambiente.\r\nProprio in queste ore, la “confederazione democratica” del Rojava è sotto attacco.\r\nLe sue milizie di difesa del popolo (YPG) e delle donne (YPJ), con l’aiuto dei guerriglieri del PKK, stanno combattendo – in particolare nel cantone di Kobane – un’eroica e disperata resistenza contro i tagliagole dello “Stato islamico”.\r\nL’autogoverno del Rojava sta dimostrando sul campo la possibilità di un’ alternativa alla balcanizzazione del Medio oriente, alla guerra fratricida, alla rapina delle risorse…\r\nProprio per questo si trova isolato, censurato, strangolato, dalla politica ipocrita di tutte le forze statali e capitaliste (Turchia in testa), che sostengono di fatto l’avanzata dell’I.S., mentre pubblicamente fingono di opporvisi.\r\nProprio per questo, in ogni dove c’è chi sta riconoscendo come propria la resistenza degli uomini e delle donne di Rojava!\r\nSpezziamo l’isolamento! Sosteniamo la resistenza popolare in Rojava!\"\r\n\r\nLe notizie che filtrano dai media e dalle agenzie curde riferiscono di una contr'offensiva delle milizie curde che ha posto un piccolo argine alla loro avanzata nella città. Le frontiere con la Turchia, aperte ai rifornimenti all'IS, restano chiuse per gli aiuti di cibo, armi e volontari diretti a Kobané.\r\n\r\nNe abbiamo parlato con Daniele Pepino, che conosce bene la situazione nel paese, spesso nostro interlocutore sulla situazione in quest'area.\r\n\r\nAscolta la diretta:\r\n\r\ndaniele_curdi\r\n\r\nDi seguito l'articolo di David Graeber, uscito sul Guardian, e diffuso da vari siti di movimento, e proposto agli ascoltatori di Blackout durante l'info.\r\n\r\nNel 1937, mio padre si arruolò volontario per combattere nelle Brigate Internazionali in difesa della Repubblica Spagnola. Quello che sarebbe stato un colpo di Stato fascista era stato temporaneamente fermato da un sollevamento dei lavoratori, condotto da anarchici e socialisti, e nella maggior parte della Spagna ne seguì una genuina rivoluzione sociale che portò intere città sotto il controllo di sistemi di democrazia diretta, le fabbriche sotto la gestione operaia e le donne ad assumere sempre più potere.\r\n\r\nI rivoluzionari spagnoli speravano di creare la visione di una società libera cui il mondo intero avrebbe potuto ispirarsi. Invece, i poteri mondiali dichiararono una politica di “non intervento” e mantennero un rigoroso embargo nei confronti della repubblica, persino dopo che Hitler e Mussolini, apparenti sostenitori di tale politica di “non intervento”, iniziarono a fare affluire truppe e armi per rinforzare la fazione fascista. Ne risultarono anni di guerra civile terminati con la soppressione della rivoluzione e con uno dei più sanguinosi massacri del secolo.\r\n\r\nNon avrei mai pensato di vedere, nel corso della mia vita, la stessa cosa accadere nuovamente. Ovviamente, nessun evento storico accade realmente due volte. Ci sono infinite differenze fra quello che accadde in Spagna nel 1936 e quello che sta accadendo ora in Rojava, le tre province a larga maggioranza curda nel nord della Siria. Ma alcune delle somiglianze sono così stringenti e così preoccupanti che credo sia un dovere morale per me, cresciuto in una famiglia le cui idee politiche furono in molti modi definite dalla Rivoluzione spagnola, dire: non possiamo fare sì che tutto ciò finisca ancora una volta allo stesso modo.\r\n\r\nLa regione autonoma del Rojava, così come esiste oggi, è uno dei pochi raggi di luce – un raggio di luce molto luminoso, a dire il vero – a emergere dalla tragedia della Rivoluzione siriana. Dopo aver scacciato gli agenti del regime di Assad nel 2011, nonostante l’ostilità di quasi tutti i suoi vicini, il Rojava non solo ha mantenuto la sua indipendenza, ma si è configurato come un considerevole esperimento democratico. Sono state create assemblee popolari che costituiscono il supremo organo decisionale, consigli che rispettano un attento equilibrio etnico (in ogni municipalità, per esempio, le tre cariche più importanti devono essere ricoperte da un curdo, un arabo e un assiro o armeno cristiano, e almeno uno dei tre deve essere una donna), ci sono consigli delle donne e dei giovani, e, in un richiamo degno di nota alle Mujeres Libres della Spagna, c’è un’armata composta esclusivamente da donne, la milizia “YJA Star” (l’”Unione delle donne libere”, la cui stella nel nome si riferisce all’antica dea mesopotamica Ishtar), che ha condotto una larga parte delle operazioni di combattimento contro le forze dello Stato Islamico.\r\n\r\nCome può qualcosa come tutto questo accadere ed essere tuttavia perlopiù ignorato dalla comunità internazionale, persino, almeno in gran parte, dalla sinistra internazionale? Principalmente, sembra, perché il partito rivoluzionario del Rojava, il PYD, lavora in alleanza con il turco Partito Curdo dei Lavoratori (PKK), un movimento combattente marxista impegnato sin dagli anni Settanta in una lunga guerra contro lo Stato turco. La Nato, gli Stati Uniti e l’Unione Europea lo classificano ufficialmente come “organizzazione terroristica”. Nel frattempo, l’opinione di sinistra lo descrive spesso come Stalinista.\r\n\r\nMa, in realtà, il PKK non assomiglia neppure lontanamente al vecchio, organizzato verticalmente, partito Leninista che era una volta. La sua evoluzione interna, e la conversione intellettuale del suo fondatore, Abdullah Ocalan, detenuto in un’isola-prigione turca dal 1999, lo hanno condotto a cambiare radicalmente i propri scopi e le proprie tattiche.\r\n\r\nIl PKK ha dichiarato che esso non cerca nemmeno più di creare uno Stato curdo. Invece, ispirato in parte dalla visione dell’ecologista sociale e anarchico Murray Bookchin, ha adottato una visione di “municipalismo libertario”, invitando i curdi a formare libere comunità basate sull’autogoverno, basate sui principi della democrazia diretta, che si federeranno tra loro aldilà dei confini nazionali – che si spera che col tempo diventino sempre più privi di significato. In questo modo, suggeriscono i curdi, la loro lotta potrebbe diventare un modello per un movimento globale verso una radicale e genuina democrazia, un’economia cooperativa e la graduale dissoluzione dello stato-nazione burocratico.\r\n\r\nA partire dal 2005 il PKK, ispirato dalla strategia dei ribelli zapatisti in Chiapas, ha dichiarato un cessate il fuoco unilaterale nei confronti dello Stato turco e ha iniziato a concentrare i propri sforzi nello sviluppo di strutture democratiche nei territori di cui già ha il controllo. Alcuni si sono chiesti quanto realmente sinceri siano questi sforzi. Ovviamente, elementi autoritari rimangono. Ma quello che è successo in Rojava, dove la Rivoluzione siriana ha dato ai curdi radicali la possibilità di condurre tali esperimenti su territori ampi e confinanti fra loro, suggerisce che tutto ciò è tutt’altro che un’operazione di facciata. Sono stati formati consigli, assemblee e milizie popolari, le proprietà del regime sono state trasformate in cooperative condotte dai lavoratori – e tutto nonostante i continui attacchi dalle forze fasciste dell’ISIS. Il risultato combacia perfettamente con ogni definizione possibile di “rivoluzione sociale”. Nel Medio Oriente, almeno, tali sforzi sono stati notati: particolarmente dopo che il PKK e le forze del Rojava per combattere efficacemente e con successo nei territori dell’ISIS in Iraq per salvare migliaia di rifugiati Yezidi intrappolati sul Monte Sinjar dopo che le locali milizie peshmerga avevano abbandonato il campo di battaglia. Queste azioni sono state ampiamente celebrate nella regione, ma, significativamente, non fecero affatto notizia sulla stampa europea o nord-americana.\r\n\r\nOra, l’ISIS è tornato, con una gran quantità di carri armati americani e di artiglieria pesante sottratti alle forze irachene, per vendicarsi contro molte di quelle stesse milizie rivoluzionarie a Kobané, dichiarando la loro intenzione di massacrare e ridurre in schiavitù – si, letteralmente ridurre in schiavitù – l’intera popolazione civile. Nel frattempo, l’armata turca staziona sui confini, impedendo che rinforzi e munizioni raggiungano i difensori, e gli aeroplani americani ronzano sopra la testa compiendo occasionali, simbolici bombardamenti dall’effetto di una puntura di spillo, giusto per poter dire che non è vero che non fanno niente contro un gruppo in guerra con i difensori di uno dei più grandi esperimenti democratici mondiali.\r\n\r\nSe oggi c’è un analogo dei Falangisti assassini e superficialmente devoti di Franco, chi potrebbe essere se non l’ISIS? Se c’è un analogo delle Mujeres Libres di Spagna, chi potrebbero essere se non le coraggiose donne che difendono le barricate a Kobané? Davvero il mondo – e questa volta, cosa più scandalosa di tutte, la sinistra internazionale, si sta rendendo complice del lasciare che la storia ripeta se stessa?","14 Ottobre 2014","2014-10-31 11:56:00","14 ottobre - Presidio solidale con il Rojavà a Torino",1413290362,[105,106,107,108,109,110],"http://radioblackout.org/tag/david-graeber/","http://radioblackout.org/tag/isis/","http://radioblackout.org/tag/kobane/","http://radioblackout.org/tag/presidio-per-il-rojava/","http://radioblackout.org/tag/rojava/","http://radioblackout.org/tag/torino/",[32,112,19,34,17,113],"isis","torino",{"post_content":115},{"matched_tokens":116,"snippet":117,"value":118},[30],"ha adottato una visione di “\u003Cmark>municipalismo\u003C/mark> libertario”, invitando i curdi a","Oggi pomeriggio alle 18 in piazza Castello si svolgerà un presidio solidale con le popolazioni del Rojava, assediate dai soldati del Califfato islamico. Nell'appello per la manifestazione, cui prenderanno parte anche esponenti della comunità curda a Torino, gli organizzatori scrivono \"Ovunque Kobane, ovunque resistenza! Da più di due anni il popolo del Rojava – regione a maggioranza curda nel nord della Siria – ha liberato il proprio territorio sperimentando una vera e propria rivoluzione sociale, fondata sulla partecipazione dal basso, l’uguaglianza tra uomini e donne e il rispetto dell’ambiente.\r\nProprio in queste ore, la “confederazione democratica” del Rojava è sotto attacco.\r\nLe sue milizie di difesa del popolo (YPG) e delle donne (YPJ), con l’aiuto dei guerriglieri del PKK, stanno combattendo – in particolare nel cantone di Kobane – un’eroica e disperata resistenza contro i tagliagole dello “Stato islamico”.\r\nL’autogoverno del Rojava sta dimostrando sul campo la possibilità di un’ alternativa alla balcanizzazione del Medio oriente, alla guerra fratricida, alla rapina delle risorse…\r\nProprio per questo si trova isolato, censurato, strangolato, dalla politica ipocrita di tutte le forze statali e capitaliste (Turchia in testa), che sostengono di fatto l’avanzata dell’I.S., mentre pubblicamente fingono di opporvisi.\r\nProprio per questo, in ogni dove c’è chi sta riconoscendo come propria la resistenza degli uomini e delle donne di Rojava!\r\nSpezziamo l’isolamento! Sosteniamo la resistenza popolare in Rojava!\"\r\n\r\nLe notizie che filtrano dai media e dalle agenzie curde riferiscono di una contr'offensiva delle milizie curde che ha posto un piccolo argine alla loro avanzata nella città. Le frontiere con la Turchia, aperte ai rifornimenti all'IS, restano chiuse per gli aiuti di cibo, armi e volontari diretti a Kobané.\r\n\r\nNe abbiamo parlato con Daniele Pepino, che conosce bene la situazione nel paese, spesso nostro interlocutore sulla situazione in quest'area.\r\n\r\nAscolta la diretta:\r\n\r\ndaniele_curdi\r\n\r\nDi seguito l'articolo di David Graeber, uscito sul Guardian, e diffuso da vari siti di movimento, e proposto agli ascoltatori di Blackout durante l'info.\r\n\r\nNel 1937, mio padre si arruolò volontario per combattere nelle Brigate Internazionali in difesa della Repubblica Spagnola. Quello che sarebbe stato un colpo di Stato fascista era stato temporaneamente fermato da un sollevamento dei lavoratori, condotto da anarchici e socialisti, e nella maggior parte della Spagna ne seguì una genuina rivoluzione sociale che portò intere città sotto il controllo di sistemi di democrazia diretta, le fabbriche sotto la gestione operaia e le donne ad assumere sempre più potere.\r\n\r\nI rivoluzionari spagnoli speravano di creare la visione di una società libera cui il mondo intero avrebbe potuto ispirarsi. Invece, i poteri mondiali dichiararono una politica di “non intervento” e mantennero un rigoroso embargo nei confronti della repubblica, persino dopo che Hitler e Mussolini, apparenti sostenitori di tale politica di “non intervento”, iniziarono a fare affluire truppe e armi per rinforzare la fazione fascista. Ne risultarono anni di guerra civile terminati con la soppressione della rivoluzione e con uno dei più sanguinosi massacri del secolo.\r\n\r\nNon avrei mai pensato di vedere, nel corso della mia vita, la stessa cosa accadere nuovamente. Ovviamente, nessun evento storico accade realmente due volte. Ci sono infinite differenze fra quello che accadde in Spagna nel 1936 e quello che sta accadendo ora in Rojava, le tre province a larga maggioranza curda nel nord della Siria. Ma alcune delle somiglianze sono così stringenti e così preoccupanti che credo sia un dovere morale per me, cresciuto in una famiglia le cui idee politiche furono in molti modi definite dalla Rivoluzione spagnola, dire: non possiamo fare sì che tutto ciò finisca ancora una volta allo stesso modo.\r\n\r\nLa regione autonoma del Rojava, così come esiste oggi, è uno dei pochi raggi di luce – un raggio di luce molto luminoso, a dire il vero – a emergere dalla tragedia della Rivoluzione siriana. Dopo aver scacciato gli agenti del regime di Assad nel 2011, nonostante l’ostilità di quasi tutti i suoi vicini, il Rojava non solo ha mantenuto la sua indipendenza, ma si è configurato come un considerevole esperimento democratico. Sono state create assemblee popolari che costituiscono il supremo organo decisionale, consigli che rispettano un attento equilibrio etnico (in ogni municipalità, per esempio, le tre cariche più importanti devono essere ricoperte da un curdo, un arabo e un assiro o armeno cristiano, e almeno uno dei tre deve essere una donna), ci sono consigli delle donne e dei giovani, e, in un richiamo degno di nota alle Mujeres Libres della Spagna, c’è un’armata composta esclusivamente da donne, la milizia “YJA Star” (l’”Unione delle donne libere”, la cui stella nel nome si riferisce all’antica dea mesopotamica Ishtar), che ha condotto una larga parte delle operazioni di combattimento contro le forze dello Stato Islamico.\r\n\r\nCome può qualcosa come tutto questo accadere ed essere tuttavia perlopiù ignorato dalla comunità internazionale, persino, almeno in gran parte, dalla sinistra internazionale? Principalmente, sembra, perché il partito rivoluzionario del Rojava, il PYD, lavora in alleanza con il turco Partito Curdo dei Lavoratori (PKK), un movimento combattente marxista impegnato sin dagli anni Settanta in una lunga guerra contro lo Stato turco. La Nato, gli Stati Uniti e l’Unione Europea lo classificano ufficialmente come “organizzazione terroristica”. Nel frattempo, l’opinione di sinistra lo descrive spesso come Stalinista.\r\n\r\nMa, in realtà, il PKK non assomiglia neppure lontanamente al vecchio, organizzato verticalmente, partito Leninista che era una volta. La sua evoluzione interna, e la conversione intellettuale del suo fondatore, Abdullah Ocalan, detenuto in un’isola-prigione turca dal 1999, lo hanno condotto a cambiare radicalmente i propri scopi e le proprie tattiche.\r\n\r\nIl PKK ha dichiarato che esso non cerca nemmeno più di creare uno Stato curdo. Invece, ispirato in parte dalla visione dell’ecologista sociale e anarchico Murray Bookchin, ha adottato una visione di “\u003Cmark>municipalismo\u003C/mark> libertario”, invitando i curdi a formare libere comunità basate sull’autogoverno, basate sui principi della democrazia diretta, che si federeranno tra loro aldilà dei confini nazionali – che si spera che col tempo diventino sempre più privi di significato. In questo modo, suggeriscono i curdi, la loro lotta potrebbe diventare un modello per un movimento globale verso una radicale e genuina democrazia, un’economia cooperativa e la graduale dissoluzione dello stato-nazione burocratico.\r\n\r\nA partire dal 2005 il PKK, ispirato dalla strategia dei ribelli zapatisti in Chiapas, ha dichiarato un cessate il fuoco unilaterale nei confronti dello Stato turco e ha iniziato a concentrare i propri sforzi nello sviluppo di strutture democratiche nei territori di cui già ha il controllo. Alcuni si sono chiesti quanto realmente sinceri siano questi sforzi. Ovviamente, elementi autoritari rimangono. Ma quello che è successo in Rojava, dove la Rivoluzione siriana ha dato ai curdi radicali la possibilità di condurre tali esperimenti su territori ampi e confinanti fra loro, suggerisce che tutto ciò è tutt’altro che un’operazione di facciata. Sono stati formati consigli, assemblee e milizie popolari, le proprietà del regime sono state trasformate in cooperative condotte dai lavoratori – e tutto nonostante i continui attacchi dalle forze fasciste dell’ISIS. Il risultato combacia perfettamente con ogni definizione possibile di “rivoluzione sociale”. Nel Medio Oriente, almeno, tali sforzi sono stati notati: particolarmente dopo che il PKK e le forze del Rojava per combattere efficacemente e con successo nei territori dell’ISIS in Iraq per salvare migliaia di rifugiati Yezidi intrappolati sul Monte Sinjar dopo che le locali milizie peshmerga avevano abbandonato il campo di battaglia. Queste azioni sono state ampiamente celebrate nella regione, ma, significativamente, non fecero affatto notizia sulla stampa europea o nord-americana.\r\n\r\nOra, l’ISIS è tornato, con una gran quantità di carri armati americani e di artiglieria pesante sottratti alle forze irachene, per vendicarsi contro molte di quelle stesse milizie rivoluzionarie a Kobané, dichiarando la loro intenzione di massacrare e ridurre in schiavitù – si, letteralmente ridurre in schiavitù – l’intera popolazione civile. Nel frattempo, l’armata turca staziona sui confini, impedendo che rinforzi e munizioni raggiungano i difensori, e gli aeroplani americani ronzano sopra la testa compiendo occasionali, simbolici bombardamenti dall’effetto di una puntura di spillo, giusto per poter dire che non è vero che non fanno niente contro un gruppo in guerra con i difensori di uno dei più grandi esperimenti democratici mondiali.\r\n\r\nSe oggi c’è un analogo dei Falangisti assassini e superficialmente devoti di Franco, chi potrebbe essere se non l’ISIS? Se c’è un analogo delle Mujeres Libres di Spagna, chi potrebbero essere se non le coraggiose donne che difendono le barricate a Kobané? Davvero il mondo – e questa volta, cosa più scandalosa di tutte, la sinistra internazionale, si sta rendendo complice del lasciare che la storia ripeta se stessa?",[120],{"field":121,"matched_tokens":122,"snippet":117,"value":118},"post_content",[30],578730123365187700,{"best_field_score":125,"best_field_weight":126,"fields_matched":21,"num_tokens_dropped":47,"score":127,"tokens_matched":21,"typo_prefix_score":47},"1108091338752",14,"578730123365187697",{"document":129,"highlight":146,"highlights":151,"text_match":123,"text_match_info":154},{"cat_link":130,"category":131,"comment_count":47,"id":132,"is_sticky":47,"permalink":133,"post_author":50,"post_content":134,"post_date":135,"post_excerpt":53,"post_id":132,"post_modified":136,"post_thumbnail":53,"post_thumbnail_html":53,"post_title":137,"post_type":58,"sort_by_date":138,"tag_links":139,"tags":144},[44],[46],"25240","http://radioblackout.org/2014/10/rojava-la-resistenza-di-kawa-contro-dehak/","Kawa e Dehak sono figure della mitologia curda e persiana. Secondo la tradizione curda il fabbro Kawa guidò una sollevazione contro la lunga e sanguinaria tirannia di Dehak, uccidendo il tiranno e riportando in Kurdistan la primavera. Il mito del ritorno della primavera e della morte del tiranno è alla base del Newroz, la festività iranica che per i curdi è divenuta un simbolo di libertà.\r\n\r\nLe truppe dell'IS sono alle porte di Kobane. A Kobane, uno dei tre cantoni in cui è diviso il Rojava, la parte del Kurdistan che si trova in territorio siriano, si sono concentrati gli sforzi militari delle milizie di autodifesta popolare che si oppongono all'espansione dell'IS sin dal 2012.\r\nLe frontiere con la Turchia sono serrate dal governo turco, che impedisce ai miliziani del PKK di entrare in Siria, e ai profughi dal Rojava di trovare scampo alla guerra. Parimenti Erdogan impedisce il passaggio a chi vuole tornare in Rojava per riprendere la lotta.\r\nIn numerosi punti la frontiera è stata forzata, anche grazie alla solidarietà dell'opposizione sociale e politica turca come gli anarchici del DAF.\r\nKobane è uno dei tre cantoni del Rojava (Kurdistan occidentale e settentrionale). Nel novembre 2013 la regione ha dichiarato la propria autonomia varando una costituzione democratica che prevede la partecipazione di tutti i gruppi etnici e religiosi.\r\nI curdi siriani del KNK – un partito vicino alle posizioni del PKK turco – hanno provato a costruire un percorso di autonomia e autodifesa dei villaggi nel segno del federalismo transnazionale ed internazionalista. Il prezzo è stato durissimo, perché sono stati sotto l'attacco sia del regime baathista sia delle diverse componenti islamiste, foraggiate da Arabia Saudita, Quatar e Turchia.\r\nNel Kurdistan siriano la rivolta popolare contro il regime ha aperto la strada ad un rapido cambiamento della situazione. La guerra civile in la Siria è stata per buona parte delle popolazioni del Rojava occasione di una sperimentazione di autonomia, ispirata al municipalismo libertario, con assemblee che garantiscono la partecipazione popolare.\r\nLe “assemblee popolari” in varie città e le “case del popolo” in ogni distretto (in cui sono presenti anche minoranze armene, cecene, arabe, caldee, turcomanne) mirano a rinforzare percorsi di libertà femminile che spesso si scontrano con una cultura misogina. Nelle strutture di base e nelle milizie le donne hanno un ruolo che comincia ad emanciparle dal patriarcato.\r\nLe milizie del Rojava non difendono solo un territorio e le persone che ci vivono ma una sperimentazione politica e sociale.\r\nLa creazione di strutture di autogoverno nel Rojava rappresenta un’alternativa per l’intero Medio Oriente, un modo per sorpassare le strutture nazionaliste, religiose, fondamentaliste, patriarcali e capitaliste.\r\nIl Rojava è una spina nel fianco non solo per gruppi come Al Qaeda, Jubaht al Nusra e lo Stato Islamico, ma anche altre forze regionali e internazionali. Numerose notizie confermano che la Turchia invia su rotaia equipaggiamenti militari all’ISIS attraverso il confine con la Siria.\r\nNon è la prima volta che la Turchia appoggia l’ISIS contro il Rojava. Il sostegno del governo turco guidato dall’AKP, che ha progressivamente aumentato la presenza militare sul confine con Kobane, è alla luce del sole.\r\nLa Turchia, che pure fa parte della NATO, nonostante la giravolta di Stati Uniti, Gran Bretagna e Arabia Saudita, continua a sostenere l'IS. Sui quotidiani main stream come La Stampa filtra la notizia che i bombardamenti statunitensi e britannici contro l'IS non abbiano toccato la regione di Kobane, dove le milizie popolari stanno combattendo una durissima battaglia per la sopravvivenza.\r\nPiù che legittimo è il dubbio, che per i miliziani del Rojava è più di una certezza, che Stati Uniti, Gran Bretagna e Turchia stiano lasciando fare l'IS, per togliere di mezzo l'unica alternativa laica, femminista, internazionalista, anticapitalista nella regione.\r\nIl mastino Al Baghdadi continua, nonostante tutto, a fare comodo.\r\nVogliamo provare a raccontarvi una storia che emerge solo a sprazzi sui principali media.\r\n\r\nNe abbiamo parlato con Daniele Pepino, un compagno che conosce bene il percorso di libertà del Rojava.\r\n\r\nAscolta la diretta:\r\n\r\ndaniele_curdi\r\n\r\nAscolta l'intervista:","1 Ottobre 2014","2014-11-03 22:53:59","Rojava. La resistenza di Kawa contro Dehak",1412183806,[140,141,107,109,142,143],"http://radioblackout.org/tag/dehak/","http://radioblackout.org/tag/kawa/","http://radioblackout.org/tag/siria/","http://radioblackout.org/tag/turchia/",[24,22,19,17,15,145],"Turchia",{"post_content":147},{"matched_tokens":148,"snippet":149,"value":150},[30],"sperimentazione di autonomia, ispirata al \u003Cmark>municipalismo\u003C/mark> libertario, con assemblee che garantiscono","Kawa e Dehak sono figure della mitologia curda e persiana. Secondo la tradizione curda il fabbro Kawa guidò una sollevazione contro la lunga e sanguinaria tirannia di Dehak, uccidendo il tiranno e riportando in Kurdistan la primavera. Il mito del ritorno della primavera e della morte del tiranno è alla base del Newroz, la festività iranica che per i curdi è divenuta un simbolo di libertà.\r\n\r\nLe truppe dell'IS sono alle porte di Kobane. A Kobane, uno dei tre cantoni in cui è diviso il Rojava, la parte del Kurdistan che si trova in territorio siriano, si sono concentrati gli sforzi militari delle milizie di autodifesta popolare che si oppongono all'espansione dell'IS sin dal 2012.\r\nLe frontiere con la Turchia sono serrate dal governo turco, che impedisce ai miliziani del PKK di entrare in Siria, e ai profughi dal Rojava di trovare scampo alla guerra. Parimenti Erdogan impedisce il passaggio a chi vuole tornare in Rojava per riprendere la lotta.\r\nIn numerosi punti la frontiera è stata forzata, anche grazie alla solidarietà dell'opposizione sociale e politica turca come gli anarchici del DAF.\r\nKobane è uno dei tre cantoni del Rojava (Kurdistan occidentale e settentrionale). Nel novembre 2013 la regione ha dichiarato la propria autonomia varando una costituzione democratica che prevede la partecipazione di tutti i gruppi etnici e religiosi.\r\nI curdi siriani del KNK – un partito vicino alle posizioni del PKK turco – hanno provato a costruire un percorso di autonomia e autodifesa dei villaggi nel segno del federalismo transnazionale ed internazionalista. Il prezzo è stato durissimo, perché sono stati sotto l'attacco sia del regime baathista sia delle diverse componenti islamiste, foraggiate da Arabia Saudita, Quatar e Turchia.\r\nNel Kurdistan siriano la rivolta popolare contro il regime ha aperto la strada ad un rapido cambiamento della situazione. La guerra civile in la Siria è stata per buona parte delle popolazioni del Rojava occasione di una sperimentazione di autonomia, ispirata al \u003Cmark>municipalismo\u003C/mark> libertario, con assemblee che garantiscono la partecipazione popolare.\r\nLe “assemblee popolari” in varie città e le “case del popolo” in ogni distretto (in cui sono presenti anche minoranze armene, cecene, arabe, caldee, turcomanne) mirano a rinforzare percorsi di libertà femminile che spesso si scontrano con una cultura misogina. Nelle strutture di base e nelle milizie le donne hanno un ruolo che comincia ad emanciparle dal patriarcato.\r\nLe milizie del Rojava non difendono solo un territorio e le persone che ci vivono ma una sperimentazione politica e sociale.\r\nLa creazione di strutture di autogoverno nel Rojava rappresenta un’alternativa per l’intero Medio Oriente, un modo per sorpassare le strutture nazionaliste, religiose, fondamentaliste, patriarcali e capitaliste.\r\nIl Rojava è una spina nel fianco non solo per gruppi come Al Qaeda, Jubaht al Nusra e lo Stato Islamico, ma anche altre forze regionali e internazionali. Numerose notizie confermano che la Turchia invia su rotaia equipaggiamenti militari all’ISIS attraverso il confine con la Siria.\r\nNon è la prima volta che la Turchia appoggia l’ISIS contro il Rojava. Il sostegno del governo turco guidato dall’AKP, che ha progressivamente aumentato la presenza militare sul confine con Kobane, è alla luce del sole.\r\nLa Turchia, che pure fa parte della NATO, nonostante la giravolta di Stati Uniti, Gran Bretagna e Arabia Saudita, continua a sostenere l'IS. Sui quotidiani main stream come La Stampa filtra la notizia che i bombardamenti statunitensi e britannici contro l'IS non abbiano toccato la regione di Kobane, dove le milizie popolari stanno combattendo una durissima battaglia per la sopravvivenza.\r\nPiù che legittimo è il dubbio, che per i miliziani del Rojava è più di una certezza, che Stati Uniti, Gran Bretagna e Turchia stiano lasciando fare l'IS, per togliere di mezzo l'unica alternativa laica, femminista, internazionalista, anticapitalista nella regione.\r\nIl mastino Al Baghdadi continua, nonostante tutto, a fare comodo.\r\nVogliamo provare a raccontarvi una storia che emerge solo a sprazzi sui principali media.\r\n\r\nNe abbiamo parlato con Daniele Pepino, un compagno che conosce bene il percorso di libertà del Rojava.\r\n\r\nAscolta la diretta:\r\n\r\ndaniele_curdi\r\n\r\nAscolta l'intervista:",[152],{"field":121,"matched_tokens":153,"snippet":149,"value":150},[30],{"best_field_score":125,"best_field_weight":126,"fields_matched":21,"num_tokens_dropped":47,"score":127,"tokens_matched":21,"typo_prefix_score":47},{"document":156,"highlight":172,"highlights":176,"text_match":123,"text_match_info":179},{"cat_link":157,"category":158,"comment_count":47,"id":159,"is_sticky":47,"permalink":160,"post_author":50,"post_content":161,"post_date":162,"post_excerpt":53,"post_id":159,"post_modified":163,"post_thumbnail":53,"post_thumbnail_html":53,"post_title":164,"post_type":58,"sort_by_date":165,"tag_links":166,"tags":169},[44],[46],"18207","http://radioblackout.org/2013/09/laltra-via-dei-curdi-siriani/","I curdi del KNK - un partito vicino alle posizioni del PKK siriano - pur accerchiati sia dalle milizie dell'esercito libero siriano che dai regolari di Assad - hanno provato a costruire un percorso di autonomia e autodifesa dei villaggi nel segno del federalismo transnazionale ed internazionalista. Il prezzo è stato durissimo, perché sono sotto attacco sia dal regime baathista sia dalle diverse componenti islamiste, foraggiate da Arabia Saudita, Quatar e Turchia.\r\nNel Kurdistan siriano la rivolta popolare contro il regime ha aperto la strada ad un rapido cambiamento della situazione. La guerra civile che sta insanguinando la Siria è stata per buona parte dei curdi siriani occasione di una sperimentazione di autonomia, ispirata al municipalismo libertario, con assemblee che garantiscono la partecipazione popolare.\r\nLe “assemblee popolari” in varie città e le “case del popolo” in ogni distretto (in cui sono presenti anche minoranze armene, cecene, arabe, caldee, turcomanne) mirano a rinforzare percorsi di libertà femminile che spesso si scontrano con una cultura misogina. Nelle strutture di base e nelle milizie le donne hanno un ruolo che comincia ad emanciparle dal patriarcato.\r\n\r\nAbbiamo profittato dell'uscita in italiano di un opuscolo redatto dal KNK dal titolo \"Siria. Sviluppi politici del Kurdistan occidentale\" per fare una chiacchierata con Daniele, il compagno che ne ha curato l'edizione italiana.\r\nUn'occasione per osservare il conflitto in Siria da un punto di vista altro. Il punto di vista di chi, pur partito dalla rivolta contro l'oppressione un popolo, è approdato a percorsi di libertà che attraversano la comunità curda come le altre che vivono nella regione.\r\n\r\nAscolta l'intervista con Daniele:\r\n\r\ncurdi","18 Settembre 2013","2013-09-23 11:28:21","L'altra via dei curdi siriani",1379518221,[167,168,142],"http://radioblackout.org/tag/curdi/","http://radioblackout.org/tag/medio-oriente/",[170,171,15],"curdi","medio oriente",{"post_content":173},{"matched_tokens":174,"snippet":149,"value":175},[30],"I curdi del KNK - un partito vicino alle posizioni del PKK siriano - pur accerchiati sia dalle milizie dell'esercito libero siriano che dai regolari di Assad - hanno provato a costruire un percorso di autonomia e autodifesa dei villaggi nel segno del federalismo transnazionale ed internazionalista. Il prezzo è stato durissimo, perché sono sotto attacco sia dal regime baathista sia dalle diverse componenti islamiste, foraggiate da Arabia Saudita, Quatar e Turchia.\r\nNel Kurdistan siriano la rivolta popolare contro il regime ha aperto la strada ad un rapido cambiamento della situazione. La guerra civile che sta insanguinando la Siria è stata per buona parte dei curdi siriani occasione di una sperimentazione di autonomia, ispirata al \u003Cmark>municipalismo\u003C/mark> libertario, con assemblee che garantiscono la partecipazione popolare.\r\nLe “assemblee popolari” in varie città e le “case del popolo” in ogni distretto (in cui sono presenti anche minoranze armene, cecene, arabe, caldee, turcomanne) mirano a rinforzare percorsi di libertà femminile che spesso si scontrano con una cultura misogina. Nelle strutture di base e nelle milizie le donne hanno un ruolo che comincia ad emanciparle dal patriarcato.\r\n\r\nAbbiamo profittato dell'uscita in italiano di un opuscolo redatto dal KNK dal titolo \"Siria. Sviluppi politici del Kurdistan occidentale\" per fare una chiacchierata con Daniele, il compagno che ne ha curato l'edizione italiana.\r\nUn'occasione per osservare il conflitto in Siria da un punto di vista altro. Il punto di vista di chi, pur partito dalla rivolta contro l'oppressione un popolo, è approdato a percorsi di libertà che attraversano la comunità curda come le altre che vivono nella regione.\r\n\r\nAscolta l'intervista con Daniele:\r\n\r\ncurdi",[177],{"field":121,"matched_tokens":178,"snippet":149,"value":175},[30],{"best_field_score":125,"best_field_weight":126,"fields_matched":21,"num_tokens_dropped":47,"score":127,"tokens_matched":21,"typo_prefix_score":47},6646,{"collection_name":58,"first_q":30,"per_page":182,"q":30},6,{"facet_counts":184,"found":21,"hits":194,"out_of":222,"page":21,"request_params":223,"search_cutoff":36,"search_time_ms":224},[185,191],{"counts":186,"field_name":189,"sampled":36,"stats":190},[187],{"count":21,"highlighted":188,"value":188},"anarres","podcastfilter",{"total_values":21},{"counts":192,"field_name":35,"sampled":36,"stats":193},[],{"total_values":47},[195],{"document":196,"highlight":209,"highlights":215,"text_match":218,"text_match_info":219},{"comment_count":47,"id":197,"is_sticky":47,"permalink":198,"podcastfilter":199,"post_author":50,"post_content":200,"post_date":201,"post_excerpt":53,"post_id":197,"post_modified":202,"post_thumbnail":203,"post_title":204,"post_type":205,"sort_by_date":206,"tag_links":207,"tags":208},"84573","http://radioblackout.org/podcast/anarres-del-13-ottobre-il-campo-di-concentramento-di-renicci-fascista-e-badogliano-senza-titolo-di-viaggio-dal-margine-dei-generi-dallurbanizzazione-alle-citta/",[188],"ll podcast del nostro nostro viaggio del venerdì su Anarres, il pianeta delle utopie concrete.\r\nDalle 11 alle 13 sui 105,250 delle libere frequenze di Blackout. Anche in streaming. \r\n\r\nAscolta e diffondi l’audio della puntata (per motivi tecnici manca, purtroppo, la prima parte):\r\n\r\n \r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/10/2023-10-20-anarres.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nDirette, approfondimenti, idee, proposte, appuntamenti:\r\n\r\nRenicci D’Anghiari. Un campo di concentramento fascista e Badogliano\r\nUno dei peggiori campi di prigionia, prima fascista e, poi, badogliano, era in provincia di Arezzo, nel cuore della Toscana.\r\nQuest’anno ricorre l’ottantesimo anniversario della grande fuga di anarchici e slavi.\r\nDi questa storia, di cui si parla poco, perché il “dopo” fascismo è descritto come paradiso di libertà, ci ha parlato Giorgio Sacchetti, docente di storia all’Università di Firenze ed autore di diversi studi sulla vicenda.\r\n\r\nSenza titolo di viaggio. Storie e canzoni dal margine dei generi\r\nI confini di genere, come quelli tra nazioni, sono presidiati. Varcarli è un’impresa. I lasciapassare sono concessi di rado e a condizioni umilianti. Spesso le persone trans, non binarie e queer hanno necessità di passare comunque. Come? Da clandestine. E a volte nei reticolati restano impigliati brandelli di nomi.\r\nSenza titolo di viaggio narra di un’esplorazione di genere e spesso la canta, perché qui dentro c’è la punk e la folk. Un testo in bilico tra prosa e canzonette, dove s’alternano amarcord siculo-torinesi, teoria transfemminista e teatro di rivista, con le benedizioni di Judith Butler e Petrolini.\r\n«La coscienza di sé, la ribellione ai diktat di genere, la gragnuola di coming out, l’autodeterminazione, la lotta contro la transfobia, sono tappe di un viaggio verso la riappropriazione e l’autogoverno dei corpi, degli spazi, dei tempi e dei territori, per vivere relazioni fuori dal dominio patriarcale e capitalista!»\r\nNe abbiamo parlato con l’autrice Filomena Sottile\r\n\r\nDall’urbanizzazione alle città\r\n“In un'epoca in cui l'urbanizzazione ha orrendamente sfigurato il mondo, io intendo redimere la città, esplorarla non come il fenomeno corrosivo che è diventata ma come quella manifestazione unica di vita comunitaria – riemersa più volte nella storia – che ha dato vita a forme di libertà autenticamente democratiche. Di fronte all'ascesa delle megalopoli e all'onnipresenza dello Stato, è vitale indagare il passato per rintracciare i tratti essenziali di una pratica municipalista etica ed ecologica che ci consenta di riconfigurare – e in fretta – il vivere in società.” (Murray Bookchin)\r\nIn questo libro recentemente editato da Eleuthera, Bookchin offre una particolare ricostruzione dello sviluppo urbano, la cui tesi è che le città non siano sempre state quelle concentrazioni utili a facilitare gli scambi capitalistici e il consumo individuale, ma siano piuttosto state il locus della convivenza, del confronto e della democrazia diretta. Non a caso la città, prima di trasformarsi in megalopoli, si è a lungo basata sul mutualismo più che sulla competizione.\r\nCe ne ha parlato Francesco Codello \r\n\r\nIniziative:\r\n\r\nMartedì 24 ottobre\r\nore 17,30/20\r\nalla FAT in corso Palermo 46\r\nInaugurazione con aperitivo di:\r\n(A)distro – libri, giornali, documenti e… tanto altro\r\nSeriRiot – serigrafia autoprodotta benefit lotte\r\nVieni a spulciare tra i libri e le riviste, le magliette e i volantini!\r\nSostieni l’autoproduzione e l’informazione libera dallo stato e dal mercato!\r\nInformati su lotte e appuntamenti!\r\nIl 24 e poi… ogni martedì dalle 17,30 alle 20 \r\n\r\nVenerdì 27 ottobre\r\nore 21\r\nradio Blackout\r\nvia Cecchi 21A\r\nTorino città delle armi?\r\nLa nascita del nuovo Polo bellico, la mostra-mercato di caccia e droni da guerra, lo sbarco della Nato sotto la Mole.\r\nAnalisi e prospettive di lotta verso le giornate di informazione e lotta del 4 e del 18 novembre\r\n\r\nSabato 4 novembre\r\nNessuna festa per un massacro\r\nManifestazione antimilitarista \r\nore 15,30 in via Roma 100 di fronte alla galleria San Federico, sede del distretto aerospaziale del Piemonte, tra i promotori dell'Aerospace and defence meetings, mostra-mercato dell'industria aerospaziale di guerra e del nuovo Polo bellico a Torino. \r\nContestiamo la città delle armi! \r\nContestiamo la cerimonia militarista del 4 novembre. \r\n\r\nSabato 18 novembre\r\nDisertiamo la guerra!\r\nOre 14,30 corso Giulio Cesare angolo via Andreis\r\nCorteo Antimilitarista\r\n\r\nDisertiamo la guerra!\r\n- No all'aerospace and defence meetings!\r\n- No all’industria bellica\r\n- No alla Città dell’aerospazio!\r\n- No alla Nato a Torino! \r\n- No alla guerra e all'economia di guerra\r\n- Siamo e saremo ovunque a fianco delle popolazioni vittime delle guerra\r\n- Contro tutti gli imperialismi: né con la Russia né con la NATO. \r\n- Sosteniamo chi si oppone alla guerra in Russia e in Ucraina! Apriamo le frontiere ad obiettori e disertori\r\n- No all’invio di armi!\r\n- Contro la guerra a profughi e migranti in mare e in montagna. \r\n- Distruggiamo le frontiere!\r\n- No alle missioni militari all’estero\r\n- No alle spese militari e alla militarizzazione delle nostre città\r\n- Contestiamo la propaganda militarista, la retorica patriottica, la guerra e chi la a(r)ma\r\n- Contro tutti gli eserciti per un mondo senza frontiere. \r\nAssemblea Antimilitarista\r\n\r\nMartedì 28 novembre\r\nore 12 \r\nPresidio all'Oval in via Matté Trucco 70\r\nNo ai mercanti d’armi! No al Polo Bellico\r\n\r\n\r\nContatti:\r\n\r\nFederazione Anarchica Torinese\r\ncorso Palermo 46 \r\nRiunioni – aperte agli interessati - ogni martedì dalle 20\r\nContatti: fai_torino@autistici.org – @senzafrontiere.to/\r\n\r\n(A) distro e SeriRiot\r\nlibri, riviste, dcocumenti, maglietti, manifesti...\r\nogni martedì dalle 17,30 alle 20\r\n\r\nIscriviti alla nostra newsletter, mandando un messaggio alla pagina FB oppure una mail\r\n\r\nscrivi a: anarres@inventati.org\r\n\r\nwww.anarresinfo.org","24 Ottobre 2023","2023-10-24 07:42:59","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/10/Adistro-grafica-1-con-scritte-200x110.jpg","Anarres del 13 ottobre. Il campo di concentramento di Renicci: fascista e badogliano. Senza titolo di viaggio: dal margine dei generi. Dall’urbanizzazione alle città...","podcast",1698133064,[],[],{"post_content":210},{"matched_tokens":211,"snippet":213,"value":214},[212],"municipalista","tratti essenziali di una pratica \u003Cmark>municipalista\u003C/mark> etica ed ecologica che ci","ll podcast del nostro nostro viaggio del venerdì su Anarres, il pianeta delle utopie concrete.\r\nDalle 11 alle 13 sui 105,250 delle libere frequenze di Blackout. Anche in streaming. \r\n\r\nAscolta e diffondi l’audio della puntata (per motivi tecnici manca, purtroppo, la prima parte):\r\n\r\n \r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/10/2023-10-20-anarres.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nDirette, approfondimenti, idee, proposte, appuntamenti:\r\n\r\nRenicci D’Anghiari. Un campo di concentramento fascista e Badogliano\r\nUno dei peggiori campi di prigionia, prima fascista e, poi, badogliano, era in provincia di Arezzo, nel cuore della Toscana.\r\nQuest’anno ricorre l’ottantesimo anniversario della grande fuga di anarchici e slavi.\r\nDi questa storia, di cui si parla poco, perché il “dopo” fascismo è descritto come paradiso di libertà, ci ha parlato Giorgio Sacchetti, docente di storia all’Università di Firenze ed autore di diversi studi sulla vicenda.\r\n\r\nSenza titolo di viaggio. Storie e canzoni dal margine dei generi\r\nI confini di genere, come quelli tra nazioni, sono presidiati. Varcarli è un’impresa. I lasciapassare sono concessi di rado e a condizioni umilianti. Spesso le persone trans, non binarie e queer hanno necessità di passare comunque. Come? Da clandestine. E a volte nei reticolati restano impigliati brandelli di nomi.\r\nSenza titolo di viaggio narra di un’esplorazione di genere e spesso la canta, perché qui dentro c’è la punk e la folk. Un testo in bilico tra prosa e canzonette, dove s’alternano amarcord siculo-torinesi, teoria transfemminista e teatro di rivista, con le benedizioni di Judith Butler e Petrolini.\r\n«La coscienza di sé, la ribellione ai diktat di genere, la gragnuola di coming out, l’autodeterminazione, la lotta contro la transfobia, sono tappe di un viaggio verso la riappropriazione e l’autogoverno dei corpi, degli spazi, dei tempi e dei territori, per vivere relazioni fuori dal dominio patriarcale e capitalista!»\r\nNe abbiamo parlato con l’autrice Filomena Sottile\r\n\r\nDall’urbanizzazione alle città\r\n“In un'epoca in cui l'urbanizzazione ha orrendamente sfigurato il mondo, io intendo redimere la città, esplorarla non come il fenomeno corrosivo che è diventata ma come quella manifestazione unica di vita comunitaria – riemersa più volte nella storia – che ha dato vita a forme di libertà autenticamente democratiche. Di fronte all'ascesa delle megalopoli e all'onnipresenza dello Stato, è vitale indagare il passato per rintracciare i tratti essenziali di una pratica \u003Cmark>municipalista\u003C/mark> etica ed ecologica che ci consenta di riconfigurare – e in fretta – il vivere in società.” (Murray Bookchin)\r\nIn questo libro recentemente editato da Eleuthera, Bookchin offre una particolare ricostruzione dello sviluppo urbano, la cui tesi è che le città non siano sempre state quelle concentrazioni utili a facilitare gli scambi capitalistici e il consumo individuale, ma siano piuttosto state il locus della convivenza, del confronto e della democrazia diretta. Non a caso la città, prima di trasformarsi in megalopoli, si è a lungo basata sul mutualismo più che sulla competizione.\r\nCe ne ha parlato Francesco Codello \r\n\r\nIniziative:\r\n\r\nMartedì 24 ottobre\r\nore 17,30/20\r\nalla FAT in corso Palermo 46\r\nInaugurazione con aperitivo di:\r\n(A)distro – libri, giornali, documenti e… tanto altro\r\nSeriRiot – serigrafia autoprodotta benefit lotte\r\nVieni a spulciare tra i libri e le riviste, le magliette e i volantini!\r\nSostieni l’autoproduzione e l’informazione libera dallo stato e dal mercato!\r\nInformati su lotte e appuntamenti!\r\nIl 24 e poi… ogni martedì dalle 17,30 alle 20 \r\n\r\nVenerdì 27 ottobre\r\nore 21\r\nradio Blackout\r\nvia Cecchi 21A\r\nTorino città delle armi?\r\nLa nascita del nuovo Polo bellico, la mostra-mercato di caccia e droni da guerra, lo sbarco della Nato sotto la Mole.\r\nAnalisi e prospettive di lotta verso le giornate di informazione e lotta del 4 e del 18 novembre\r\n\r\nSabato 4 novembre\r\nNessuna festa per un massacro\r\nManifestazione antimilitarista \r\nore 15,30 in via Roma 100 di fronte alla galleria San Federico, sede del distretto aerospaziale del Piemonte, tra i promotori dell'Aerospace and defence meetings, mostra-mercato dell'industria aerospaziale di guerra e del nuovo Polo bellico a Torino. \r\nContestiamo la città delle armi! \r\nContestiamo la cerimonia militarista del 4 novembre. \r\n\r\nSabato 18 novembre\r\nDisertiamo la guerra!\r\nOre 14,30 corso Giulio Cesare angolo via Andreis\r\nCorteo Antimilitarista\r\n\r\nDisertiamo la guerra!\r\n- No all'aerospace and defence meetings!\r\n- No all’industria bellica\r\n- No alla Città dell’aerospazio!\r\n- No alla Nato a Torino! \r\n- No alla guerra e all'economia di guerra\r\n- Siamo e saremo ovunque a fianco delle popolazioni vittime delle guerra\r\n- Contro tutti gli imperialismi: né con la Russia né con la NATO. \r\n- Sosteniamo chi si oppone alla guerra in Russia e in Ucraina! Apriamo le frontiere ad obiettori e disertori\r\n- No all’invio di armi!\r\n- Contro la guerra a profughi e migranti in mare e in montagna. \r\n- Distruggiamo le frontiere!\r\n- No alle missioni militari all’estero\r\n- No alle spese militari e alla militarizzazione delle nostre città\r\n- Contestiamo la propaganda militarista, la retorica patriottica, la guerra e chi la a(r)ma\r\n- Contro tutti gli eserciti per un mondo senza frontiere. \r\nAssemblea Antimilitarista\r\n\r\nMartedì 28 novembre\r\nore 12 \r\nPresidio all'Oval in via Matté Trucco 70\r\nNo ai mercanti d’armi! No al Polo Bellico\r\n\r\n\r\nContatti:\r\n\r\nFederazione Anarchica Torinese\r\ncorso Palermo 46 \r\nRiunioni – aperte agli interessati - ogni martedì dalle 20\r\nContatti: fai_torino@autistici.org – @senzafrontiere.to/\r\n\r\n(A) distro e SeriRiot\r\nlibri, riviste, dcocumenti, maglietti, manifesti...\r\nogni martedì dalle 17,30 alle 20\r\n\r\nIscriviti alla nostra newsletter, mandando un messaggio alla pagina FB oppure una mail\r\n\r\nscrivi a: anarres@inventati.org\r\n\r\nwww.anarresinfo.org",[216],{"field":121,"matched_tokens":217,"snippet":213,"value":214},[212],578729985926234200,{"best_field_score":220,"best_field_weight":126,"fields_matched":21,"num_tokens_dropped":47,"score":221,"tokens_matched":21,"typo_prefix_score":39},"1108024229888","578729985926234225",6637,{"collection_name":205,"first_q":30,"per_page":182,"q":30},7,["Reactive",226],{},["Set"],["ShallowReactive",229],{"$fbAxCaxovUWuusFtLxrIZ3vlAlwSSEnhLC_bckcH72gg":-1,"$fTqp79xNqjmVinEISR1UCeIGNPPkyPs5Vw00aCnKKh2E":-1},true,"/search?query=municipalismo"]