","ENI: Il massacro in Yemen non ferma il cane a sei zampe","post",1609854690,[63,64,65,66,67],"http://radioblackout.org/tag/descalzi/","http://radioblackout.org/tag/emirati-arabi-uniti/","http://radioblackout.org/tag/eni/","http://radioblackout.org/tag/offshore/","http://radioblackout.org/tag/yemen/",[18,69,15,70,71],"emirati arabi uniti","offshore","yemen",{"post_content":73,"tags":77},{"matched_tokens":74,"snippet":75,"value":76},[70],"giacimenti, tra cui le concessioni \u003Cmark>offshore\u003C/mark> dei Blocchi esplorativi 1 e","Negli stessi giorni in cui il Parlamento chiedeva al Governo la proroga della sospensione dell’esportazione di alcuni sistemi d’arma ad Arabia saudita ed Emirati Arabi Uniti per i crimini commessi in Yemen, il colosso energetico ENI - controllato in parte dallo Stato italiano - decideva di espandere la propria presenza in territorio emiratino. A fine dicembre l’azienda italiana ha firmato infatti un contratto per l’acquisizione di una quota del 70% della concessione nel Blocco esplorativo 3, situato nell’offshore nord-occidentale di Abu Dhabi. L’accordo di concessione è stato firmato dal ministro dell’Industria degli Emirati Arabi nonché amministratore delegato dell’Abu Dhabi National Oil Company (ADNOC) Sultan Ahmed Al Jaber, dall’Ad di ENI Claudio Descalzi e da Phongsthorn Thavisin, general manager della società petrolifera thailandese PTT Exploration and Production Public Company Limited (PTTEP), anch’essa parte del consorzio con una quota di minoranza.\r\n\r\nNe abbiamo parlato con Antonio Mazzeo, insegnante, antimilitarista, blogger\r\n\r\nAscolta la diretta:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/01/2021-01-05-eni-mazzeo.mp3\"][/audio]\r\n\r\nIl Blocco esplorativo 3 rappresenta l’area più grande assegnata nell’ultimo anno dalla compagnia nazionale petrolifera emiratina e copre una superficie di circa 11.660 chilometri quadrati. La fase esplorativa avrà una durata massima di nove anni, mentre i termini della concessione saranno estesi per 35 anni dall’inizio della fase esplorativa; in caso di esito positivo, per le fasi di sviluppo e produzione l’ADNOC avrà un’opzione per detenere una quota del 60%. La nuova licenza si trova in prossimità di altri grandi giacimenti, tra cui le concessioni \u003Cmark>offshore\u003C/mark> dei Blocchi esplorativi 1 e 2 che l’holding italiana ha ottenuto dopo il bando concessione di ADNOC del maggio 2019.\r\n\r\n“La concessione è molto importante non solo sotto il profilo economico-commerciale, ma anche per quello che riguarda le relazioni tra Italia ed Emirati”, ha dichiarato l’amministratore delegato di ENI, Claudio Descalzi. “Essa rappresenta un ulteriore importante passo verso la realizzazione della strategia per rendere ENI protagonista nel settore dell’oil and gas ad Abu Dhabi, regione leader nel settore, contribuendo ad aggiungere ulteriori risorse e a sfruttare tutte le potenziali sinergie con i giacimenti circostanti”.\r\n\r\nAmpia soddisfazione per l’accordo italo-emiratino è stata espressa dal ministro Sultan Al Jaber. “Questa concessione rafforza ulteriormente la partnership tra ADNOC ed ENI”, ha dichiarato Al Jaber. “Ciò conferma ancora una volta il nostro approccio mirato alle partnership ad alto valore aggiunto che contribuisce alla giusta combinazione di capitale, tecnologia, capacità e accesso al mercato per accelerare lo sviluppo delle risorse di idrocarburi di Abu Dhabi. Nonostante le condizioni di mercato instabili (…) continuiamo ad accogliere i partner che condividono la nostra visione per liberare valore dalle nostre risorse di idrocarburi in modo sostenibile e con reciproco vantaggio, mentre portiamo avanti la nostra strategia verso il 2030”.\r\n\r\nENI opera negli Emirati Arabi Uniti dal marzo 2018 quando firmò un accordo per l’acquisto di due concessioni, la prima con una quota del 5% nel giacimento a petrolio di Lower Zakum a 84 km a nord-ovest di Abu Dhabi, la seconda del 10% nel campo sottomarino a olio, condensati e gas di Umm Shaif e Nasr, a circa 135 chilometri dalla costa di Abu Dhabi e un target di produzione di 460mila barili al giorno. A presenziare alla firma dell’accordo tra l’Ad Claudio Descalzi e l’ente petrolifero emiratino, il principe ereditario di Abu Dhabi Mohamed bin Zayed Al Nahyan e l’allora primo ministro italiano Paolo Gentiloni, a riprova della rilevanza politico-economica riservata dai due governi all’evento. Coincidenza vuole che negli stessi mesi si registrava l’ennesima escalation del conflitto nel vicino Yemen con il sempre più diretto coinvolgimento delle forze armate emiratine.\r\n\r\nPer ottenere lo sfruttamento per 40 anni dei giacimenti di Lower Zakum, Umm Shaif e Nasr, l’ENI ha sborsato 875 milioni di dollari reinvestendo i ricavi di una contemporanea triangolazione con Mubadala Petroleum, la società petrolifera del fondo sovrano emiratino Mubadala, la stessa che controlla il complesso militare-industriale nazionale e che ha acquisito in Italia Piaggio Aereo Industries per dotare l’emirato di droni da guerra. ENI ha aveva ceduto al gruppo Mubadala il 10% della concessione \u003Cmark>offshore\u003C/mark> di Shorouk in Egitto per il giacimento a gas di Zohr, il più grande del Mediterraneo, incassando 934 milioni di dollari. Il 12 novembre 2018, l’ENI aveva poi ulteriormente rafforzato le relazioni d’affari con la cassaforte finanziaria del regime di Abu Dhabi: il presidente di Mubadala Petroleum, Musabbeh Al Kaabi, e l’amministratore delegato Claudio Descalzi sottoscrivevano infatti un accordo per la cessione da parte di ENI del 20% della concessione del blocco esplorativo a gas di Nour situato nel bacino del Delta del Nilo orientale, a circa 50 km dalla costa egiziana.\r\n\r\nNegli Emirati Arabi Uniti il colosso energetico italiano opera inoltre nella concessione di Ghasha, la maggiore area estrattiva \u003Cmark>offshore\u003C/mark> di gas e per la quale l’ENI sta negoziando con l’Abu Dhabi National Oil Company l’acquisizione di una quota dell 25%. La concessione di Ghasha è stata ottenuta nel novembre 2018 e ha una durata anch’essa di 40 anni; consiste nei giacimenti di Hail, Ghasha, Dalma e in altri campi \u003Cmark>offshore\u003C/mark> situati nella regione di Al Dhafra da cui si prevede di estrarre più di 1,5 miliardi di piedi cubi di gas e 120.000 barili al giorno di olio e condensati. Sempre in ambito esplorativo/estrattivo, l’ENI opera nel giacimento petrolifero \u003Cmark>offshore\u003C/mark> di Ras Al Khaimah in un’area di 2.412 km2 ottenuta in concessione dall’omonimo emirato nell’aprile 2019 e in quello onshore (gas e condensati) di Mahani, grazie alla costituzione nel gennaio 2020 di una joint venture paritaria con la società petrolifera di Stato SNOC dell’Emirato di Sharjah.\r\n\r\nL’holding italiana detiene inoltre una quota del 25% di ADNOC Refining, società di raffinazione della compagnia petrolifera nazionale di Abu Dhabi, titolare delle raffinerie situate a Ruwais ed Abu Dhabi, con una capacità produttiva di oltre 922 mila barili al giorno di greggio. Il complesso di Ruwais, in particolare, è il quarto al mondo come dimensione ed è oggetto di ulteriore espansione e integrazione al fine di sviluppare il più grande sito di raffinazione e petrolchimica a livello mondiale. Per l’operazione di acquisizione di un quarto di questi impianti, l’ENI ha sborsato 3,24 miliardi di dollari circa con l’accordo firmato il 27 gennaio 2019 alla presenza dello Sceicco Mohamed bin Zayed Al Nahyan, Principe della Corona di Abu Dhabi e Vicecomandante Supremo delle forze armate degli Emirati Arabi, e il presidente del Consiglio dei ministri Giuseppe Conte. Con ADNOC e la società austriaca OMV, l’azienda italiana ha poi costituito una nuova joint venture per la commercializzazione dei prodotti petroliferi raffinati.\r\n\r\nMeno di un anno fa il ministro e amministratore delegato della Abu Dhabi National Oil Company, Sultan Ahmed Al Jaber, e l’Ad di ENI Claudio Descalzi hanno anche firmato un memorandum d’intesa per lo sviluppo congiunto di iniziative di ricerca “mirate alla realizzazione di soluzioni tecnologiche avanzate per la riduzione, cattura, utilizzo o confinamento in giacimenti delle emissioni di CO2”.\r\n\r\nLa santa alleanza Italia-Emirati fatta sino ad oggi di armi, gas e petrolio potrà così tingersi di green e divenire, forse, più sostenibile…\r\n\r\n(Articolo di Antonio Mazzeo pubblicato in Africa ExPress il 3 gennaio 2021)",[78,80,82,84,87],{"matched_tokens":79,"snippet":18},[],{"matched_tokens":81,"snippet":69},[],{"matched_tokens":83,"snippet":15},[],{"matched_tokens":85,"snippet":86},[70],"\u003Cmark>offshore\u003C/mark>",{"matched_tokens":88,"snippet":71},[],[90,95],{"field":37,"indices":91,"matched_tokens":92,"snippets":94},[17],[93],[70],[86],{"field":96,"matched_tokens":97,"snippet":75,"value":76},"post_content",[70],578730123365712000,{"best_field_score":100,"best_field_weight":101,"fields_matched":20,"num_tokens_dropped":49,"score":102,"tokens_matched":23,"typo_prefix_score":49},"1108091339008",13,"578730123365711978",{"document":104,"highlight":126,"highlights":131,"text_match":134,"text_match_info":135},{"cat_link":105,"category":106,"comment_count":49,"id":107,"is_sticky":49,"permalink":108,"post_author":52,"post_content":109,"post_date":110,"post_excerpt":55,"post_id":107,"post_modified":111,"post_thumbnail":112,"post_thumbnail_html":113,"post_title":114,"post_type":60,"sort_by_date":115,"tag_links":116,"tags":121},[46],[48],"77035","http://radioblackout.org/2022/09/mondiali-militari-e-gas-la-nuova-missione-militare-italiana-in-qatar/","Azzurri fuori dal mondiale di calcio ma 560 militari italiani si schiereranno a bordo campo in Qatar per contribuire alla sicurezza armata della kermesse sportiva in programma dal 21 novembre al 18 dicembre 2022. Alla vigilia del terremoto politico che ha investito il governo Draghi & C., il Consiglio dei ministri ha varato il decreto missioni internazionali per l’anno in corso. Principale novità, la partecipazione delle forze armate italiane al dispositivo predisposto dalle autorità qatariote per proteggere militarmente la Fifa World Cup. (…)\r\nMa le vere ragioni dell’oneroso impegno italiano per la Fifa World Cup 2022 sono state espresse dallo Stato maggiore della difesa e dal ministro Lorenzo Guerini. “La richiesta di supporto alle attività di difesa del Qatar in occasione dei Mondiali si configura come il naturale corollario e il coronamento di una collaborazione tecnico-operativa e industriale avviata da anni e con grosse potenzialità di sviluppo/opportunità”, scrive la Difesa. “L’Italia è orgogliosa di poter contribuire al regolare svolgimento di una rassegna globale: la cooperazione militare bilaterale tra Italia e Qatar è forte e intensa e abbraccia numerose attività di spiccato valore strategico”, ha dichiarato Guerini. “L’Italia crede nella partnership dei nostri due Paesi, che vede già in atto numerosi programmi di cooperazione industriale, e guarda con fiducia ad altre attività e collaborazioni, in piena coerenza anche con i nostri interessi comuni in materia di sicurezza e difesa”. (4)\r\n\r\nIl petro-emirato del Qatar è oggi il maggiore cliente del complesso militare-industriale-finanziario italiano - Leonardo e Fincantieri in testa - e le lucrose commesse di armi sono state ottenute anche grazie al pressing a tutto campo di presidenti del consiglio, ministri, amministratori delegati, generali e ammiragli. Lo scorso febbraio il gruppo industriale Leonardo S.p.A. ha consegnato all’Aeronautica militare del Qatar sei caccia addestratori avanzati M-346 “Master” realizzati negli stabilimenti di Varese-Venegono. I velivoli possono raggiungere una velocità massima di 1.093 km/h, a una quota operativa di 13.715 metri sul livello del mare e possono essere impiegati anche per azioni di combattimento e attacco con missili aria-aria o per i bombardamenti contro obiettivi terrestri con munizioni di caduta da 500 libbre.\r\n\r\nLa consegna dei caccia rientra nell’ambito dell’accordo di cooperazione sottoscritto dalle forze aeree di Italia e Qatar nel novembre 2020 e che prevede anche la formazione dei piloti qatarioti nelle maggiori basi aeree italiane e presso il nuovo polo integrato di addestramento al volo costituito dall’International Training Flight School di Galatina (Lecce), dallo scalo di Decimomannu (Cagliari) e dal poligono di Salto di Quirra, ancora in Sardegna. I primi sei “allievi” della Qatar Emiri Air Force hanno concluso il corso avanzato propedeutico al volo sui caccia di prima linea lo scorso 12 luglio. (5)\r\n\r\nAncora a Leonardo la Marina militare del Qatar ha richiesto la fornitura di un Centro Operativo Navale per il monitoraggio e il pieno controllo delle acque territoriali, della Zona Economica Esclusiva e degli spazi di mare adiacenti. In base all’accordo, il nuovo Centro Operativo sovrintenderà al comando, controllo e coordinamento delle operazioni marittime, supportando le forze armate dell’emirato nei processi decisionali e nella gestione degli interventi “rapidi”. (6) Sempre nel marzo 2022 Leonardo ha consegnato alle forze armate di Doha due elicotteri multiruolo versione NFH (Nato Frigate Helicopter), prodotti nello stabilimento di Venezia Tessera e destinati alle operazioni navali. I velivoli sono parte della maxi-commessa del valore di oltre 3 miliardi di euro firmata nel 2018 dal consorzio europeo NHIndustries costituito da Airbus Helicopters (62,5%), GKN Fokker (5,5%) e Leonardo (32%). Il Qatar ha ordinato 16 elicotteri in versione TTH per compiti terrestri e 12 in versione NFH. Leonardo opera in qualità di prime contractor con la responsabilità per la gestione del programma, l’assemblaggio finale e la consegna dei 12 elicotteri per la Marina, più la fornitura di servizi di supporto e addestramento per gli equipaggi e i tecnici addetti alla loro manutenzione. All’holding italiana è stata attribuita anche la realizzazione di radar, sensori elettro-ottici, sistemi video ed identificazione e quelli per la gestione dei sistemi d’arma degli elicotteri (missili aria-superficie e siluri per il contrasto a minacce navali e sottomarine). (7)\r\n\r\nAnche nel caso degli elicotteri del consorzio NHIndustries/Leonardo, sono le forze armate italiane a collaborare alla formazione dei piloti militari dell’emirato. E’ presso l’aeroporto di Viterbo, sede del 1° Reggimento “Antares” dell’Aviazione dell’esercito italiano (AVES) che si svolge l’addestramento del personale della Qatari Emiri Air Force, con la supervisione dei tecnici di Leonardo. “La formazione del personale qatariota è una delle attività addestrative di punta di AVES ed evidenzia il ruolo ormai consolidato di scuola internazionale di volo per la componente militare elicotteri”, spiega lo Stato maggiore dell’Esercito. “L’impegno complessivo, nei tre anni dall’avvio del programma Qatar, ha consentito il conseguimento di 2.000 ore di volo su elicottero NH-90 nella versione terrestre, cui si aggiungono ulteriori 2.500 ore sul simulatore di volo”. (8) Il 10 luglio 2022 lo scalo militare di Viterbo ha ospitato il vicepremier e ministro della difesa del Qatar, Khalid Mohamed Al Attyiah, in visita in Italia. Nel dare il benvenuto all’ospite, il comandante dell’Aviazione dell’esercito, generale Andrea Di Stasio, ha evidenziato che ad oggi sono stati addestrati più di una decina di equipaggi delle forze armate dell’emirato. “L’incontro è proseguito con la dimostrazione di un atto tattico condotto da un elicottero NH-90 (con equipaggio misto italiano e qatariota), che ha rilasciato personale utilizzando la tecnica del fast rope, e da un CH47F che ha recuperato i militari utilizzando la tecnica del grappolo, episodi operativi che richiedono un’alta specializzazione”, ha enfatizzato l’ufficio stampa dell’Esercito. (9)\r\n\r\nPrima di recarsi a Viterbo, il vice premier Al Attyiah, in compagnia del ministro della difesa Lorenzo Guerini, aveva partecipato presso lo stabilimento Fincantieri di Muggiano (La Spezia) alla consegna del pattugliatore offshore OPV “Sheraouh”, seconda unità della classe commissionata al cantiere italiano dal ministero della Difesa del Qatar nell’ambito di un programma di acquisizione navale che ha un valore complessivo di quasi 4 miliardi di euro e prevede, oltre ai due pattugliatori offshore, quattro corvette e una unità anfibia LPD (Landing Platform Dock). Alla cerimonia a Muggiano erano presenti pure i Capi di Stato maggiore della Marina militare di Italia e Qatar (l’ammiraglio Enrico Credendino e il generale Abdulla Bin Hassan Al Sulaiti) e il neopresidente di Fincantieri SpA, il generale Claudio Graziano, già Capo di Stato maggiore della Difesa e fino al 15 maggio 2022 presidente del Comitato militare dell’Unione europea.\r\n\r\n“Il pattugliatore Sheraouh, al pari del gemello Musherib, consegnato nel gennaio 2022, è un’unità altamente flessibile con capacità di assolvere a molteplici compiti che vanno dal pattugliamento, al ruolo di nave combattente”, riferisce Fincantieri. (10) Le due unità hanno una lunghezza di circa 63 metri, una larghezza di 9,2 metri, una velocità massima di 30 nodi, e possono ospitare a bordo 38 persone di equipaggio.\r\n\r\nLo scorso maggio ha avuto invece luogo nello stabilimento Fincantieri di Palermo l’impostazione della nave anfibia LPD commissionata dal Qatar. Questa unità avrà una lunghezza di circa 143 metri, una larghezza di 21,5 e potrà ospitare fino a 550 persone. Sarà dotata di due rampe carrabili e di un bacino interno allagabile in grado di accogliere un mezzo da sbarco veloce; il ponte di volo sarà dimensionato per ospitare gli elicotteri multiruolo NFH di Leonardo. (11) Due delle quattro corvette ordinate sono state consegnate nei mesi scorsi alla Marina militare del Qatar. Realizzate a Muggiano, le unità sono lunghe circa 107 metri, larghe 14,70 metri e raggiungono la velocità massima di 28 nodi. Le corvette possono ospitare 112 militari, diversi battelli veloci gonfiabili e un elicottero NFH.\r\n\r\nOvviamente non solo con gli aerei, gli elicotteri e le navi da guerra può spiegarsi la passione dei leader politici, militari e industriali italiani per il ricco e potente emirato del Golfo. Con la frenetica corsa alla diversificazione delle fonti energetiche dopo l’invasione russa dell’Ucraina, il Qatar si è candidato a divenire in pochi anni il leader mondiale della produzione di gas naturale liquefatto (GNL). Il 19 giugno a Doha, il ministro per gli Affari energetici dell’emirato, nonché presidente e amministratore delegato di QatarEnergy, Saad Sherida Al-Kaabi, ha sottoscritto con l’Ad di Eni, Claudio Descalzi, un accordo per la creazione di una joint venture. “QatarEnergy deterrà una quota del 75% e Eni il restante 25%”, spiega il portavoce dell’holding italiana. “La joint venture a sua volta deterrà il 12,5% dell’intero progetto NFE - North Field East, di cui fanno parte 4 mega treni GNL con una capacità combinata di liquefazione pari a 32 milioni di tonnellate/anno (MTPA)”. Grazie al progetto NFE il Qatar aumenterà le capacità di esportazione di GNL dagli attuali 77 MTPA a 110 MTPA. Sono previsti investimenti per quasi 29 miliardi di dollari.\r\n\r\n“NFE dovrebbe entrare in produzione entro la fine del 2025 e impiegherà tecnologie e processi all’avanguardia per minimizzare l’impronta carbonica complessiva, tra cui la cattura e lo stoccaggio della CO2”, enfatizza Claudio Descalzi. “Siamo onorati e lieti di essere stati scelti come partner nel progetto di espansione. Questo accordo è una significativa pietra miliare per Eni e si inserisce nel nostro obiettivo di diversificazione verso fonti energetiche più pulite e affidabili, in linea con la nostra strategia di decarbonizzazione”. (12)\r\n\r\nDecantare la sostenibilità socio-ambientale del progetto NFE è come affermare che più armi di distruzione di massa produci e più assicuri la pace e il disarmo dei popoli. “Eni svilupperà in Qatar il progetto considerato da tanti come la peggiore bomba climatica al mondo”, scrive Andrea Barolini su Valori, la testata giornalistica di proprietà di Fondazione Finanza Etica. “Il North Field East è un giacimento di gas naturale immenso che si stima possa contenere il 10% delle riserve mondiali. Un autentico disastro in termini di contributo al riscaldamento globale, nonostante le rassicurazioni dei vertici dell’azienda, che insiste sull’utilizzo di tecnologie che sarebbero in grado di limitare i danni al clima”. Un’inchiesta pubblicata a maggio dal quotidiano The Guardian inserisce l’NFE tra i progetti di sfruttamento di petrolio e gas più dannosi in assoluto. “Bombe climatiche, appunto, suscettibili di provocare emissioni per più di un miliardo di tonnellate di CO2 sull’insieme del loro ciclo di vita”, conclude Barolini.\r\n\r\nNiente bomber azzurri in campo a Doha 2022, ma tante, anzi tantissime bombe belliche e ambientali per il Qatar made in Italy.\r\n\r\nNe abbiamo parlato con Antonio Mazzeo, antimilitarista, insegnante, blogger\r\n\r\nAscolta la diretta:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/09/2022-09-13-mazzeo-missioni-qatar.mp3\"][/audio]\r\n\r\n ","13 Settembre 2022","2022-09-13 19:43:59","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/09/203047785-18a896f5-f1e3-4535-8321-717182a8ae3f-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"170\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/09/203047785-18a896f5-f1e3-4535-8321-717182a8ae3f-300x170.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/09/203047785-18a896f5-f1e3-4535-8321-717182a8ae3f-300x170.jpg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/09/203047785-18a896f5-f1e3-4535-8321-717182a8ae3f.jpg 735w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","Mondiali, militari e gas: la nuova missione militare italiana in Qatar",1663097743,[63,65,117,118,119,120],"http://radioblackout.org/tag/guerini/","http://radioblackout.org/tag/missioni-militari-italiane-allestero/","http://radioblackout.org/tag/mondiali-in-qatar/","http://radioblackout.org/tag/qatar/",[18,15,122,123,124,125],"guerini","missioni militari italiane all'estero","mondiali in qatar","qatar",{"post_content":127},{"matched_tokens":128,"snippet":129,"value":130},[70],"Spezia) alla consegna del pattugliatore \u003Cmark>offshore\u003C/mark> OPV “Sheraouh”, seconda unità della","Azzurri fuori dal mondiale di calcio ma 560 militari italiani si schiereranno a bordo campo in Qatar per contribuire alla sicurezza armata della kermesse sportiva in programma dal 21 novembre al 18 dicembre 2022. Alla vigilia del terremoto politico che ha investito il governo Draghi & C., il Consiglio dei ministri ha varato il decreto missioni internazionali per l’anno in corso. Principale novità, la partecipazione delle forze armate italiane al dispositivo predisposto dalle autorità qatariote per proteggere militarmente la Fifa World Cup. (…)\r\nMa le vere ragioni dell’oneroso impegno italiano per la Fifa World Cup 2022 sono state espresse dallo Stato maggiore della difesa e dal ministro Lorenzo Guerini. “La richiesta di supporto alle attività di difesa del Qatar in occasione dei Mondiali si configura come il naturale corollario e il coronamento di una collaborazione tecnico-operativa e industriale avviata da anni e con grosse potenzialità di sviluppo/opportunità”, scrive la Difesa. “L’Italia è orgogliosa di poter contribuire al regolare svolgimento di una rassegna globale: la cooperazione militare bilaterale tra Italia e Qatar è forte e intensa e abbraccia numerose attività di spiccato valore strategico”, ha dichiarato Guerini. “L’Italia crede nella partnership dei nostri due Paesi, che vede già in atto numerosi programmi di cooperazione industriale, e guarda con fiducia ad altre attività e collaborazioni, in piena coerenza anche con i nostri interessi comuni in materia di sicurezza e difesa”. (4)\r\n\r\nIl petro-emirato del Qatar è oggi il maggiore cliente del complesso militare-industriale-finanziario italiano - Leonardo e Fincantieri in testa - e le lucrose commesse di armi sono state ottenute anche grazie al pressing a tutto campo di presidenti del consiglio, ministri, amministratori delegati, generali e ammiragli. Lo scorso febbraio il gruppo industriale Leonardo S.p.A. ha consegnato all’Aeronautica militare del Qatar sei caccia addestratori avanzati M-346 “Master” realizzati negli stabilimenti di Varese-Venegono. I velivoli possono raggiungere una velocità massima di 1.093 km/h, a una quota operativa di 13.715 metri sul livello del mare e possono essere impiegati anche per azioni di combattimento e attacco con missili aria-aria o per i bombardamenti contro obiettivi terrestri con munizioni di caduta da 500 libbre.\r\n\r\nLa consegna dei caccia rientra nell’ambito dell’accordo di cooperazione sottoscritto dalle forze aeree di Italia e Qatar nel novembre 2020 e che prevede anche la formazione dei piloti qatarioti nelle maggiori basi aeree italiane e presso il nuovo polo integrato di addestramento al volo costituito dall’International Training Flight School di Galatina (Lecce), dallo scalo di Decimomannu (Cagliari) e dal poligono di Salto di Quirra, ancora in Sardegna. I primi sei “allievi” della Qatar Emiri Air Force hanno concluso il corso avanzato propedeutico al volo sui caccia di prima linea lo scorso 12 luglio. (5)\r\n\r\nAncora a Leonardo la Marina militare del Qatar ha richiesto la fornitura di un Centro Operativo Navale per il monitoraggio e il pieno controllo delle acque territoriali, della Zona Economica Esclusiva e degli spazi di mare adiacenti. In base all’accordo, il nuovo Centro Operativo sovrintenderà al comando, controllo e coordinamento delle operazioni marittime, supportando le forze armate dell’emirato nei processi decisionali e nella gestione degli interventi “rapidi”. (6) Sempre nel marzo 2022 Leonardo ha consegnato alle forze armate di Doha due elicotteri multiruolo versione NFH (Nato Frigate Helicopter), prodotti nello stabilimento di Venezia Tessera e destinati alle operazioni navali. I velivoli sono parte della maxi-commessa del valore di oltre 3 miliardi di euro firmata nel 2018 dal consorzio europeo NHIndustries costituito da Airbus Helicopters (62,5%), GKN Fokker (5,5%) e Leonardo (32%). Il Qatar ha ordinato 16 elicotteri in versione TTH per compiti terrestri e 12 in versione NFH. Leonardo opera in qualità di prime contractor con la responsabilità per la gestione del programma, l’assemblaggio finale e la consegna dei 12 elicotteri per la Marina, più la fornitura di servizi di supporto e addestramento per gli equipaggi e i tecnici addetti alla loro manutenzione. All’holding italiana è stata attribuita anche la realizzazione di radar, sensori elettro-ottici, sistemi video ed identificazione e quelli per la gestione dei sistemi d’arma degli elicotteri (missili aria-superficie e siluri per il contrasto a minacce navali e sottomarine). (7)\r\n\r\nAnche nel caso degli elicotteri del consorzio NHIndustries/Leonardo, sono le forze armate italiane a collaborare alla formazione dei piloti militari dell’emirato. E’ presso l’aeroporto di Viterbo, sede del 1° Reggimento “Antares” dell’Aviazione dell’esercito italiano (AVES) che si svolge l’addestramento del personale della Qatari Emiri Air Force, con la supervisione dei tecnici di Leonardo. “La formazione del personale qatariota è una delle attività addestrative di punta di AVES ed evidenzia il ruolo ormai consolidato di scuola internazionale di volo per la componente militare elicotteri”, spiega lo Stato maggiore dell’Esercito. “L’impegno complessivo, nei tre anni dall’avvio del programma Qatar, ha consentito il conseguimento di 2.000 ore di volo su elicottero NH-90 nella versione terrestre, cui si aggiungono ulteriori 2.500 ore sul simulatore di volo”. (8) Il 10 luglio 2022 lo scalo militare di Viterbo ha ospitato il vicepremier e ministro della difesa del Qatar, Khalid Mohamed Al Attyiah, in visita in Italia. Nel dare il benvenuto all’ospite, il comandante dell’Aviazione dell’esercito, generale Andrea Di Stasio, ha evidenziato che ad oggi sono stati addestrati più di una decina di equipaggi delle forze armate dell’emirato. “L’incontro è proseguito con la dimostrazione di un atto tattico condotto da un elicottero NH-90 (con equipaggio misto italiano e qatariota), che ha rilasciato personale utilizzando la tecnica del fast rope, e da un CH47F che ha recuperato i militari utilizzando la tecnica del grappolo, episodi operativi che richiedono un’alta specializzazione”, ha enfatizzato l’ufficio stampa dell’Esercito. (9)\r\n\r\nPrima di recarsi a Viterbo, il vice premier Al Attyiah, in compagnia del ministro della difesa Lorenzo Guerini, aveva partecipato presso lo stabilimento Fincantieri di Muggiano (La Spezia) alla consegna del pattugliatore \u003Cmark>offshore\u003C/mark> OPV “Sheraouh”, seconda unità della classe commissionata al cantiere italiano dal ministero della Difesa del Qatar nell’ambito di un programma di acquisizione navale che ha un valore complessivo di quasi 4 miliardi di euro e prevede, oltre ai due pattugliatori \u003Cmark>offshore\u003C/mark>, quattro corvette e una unità anfibia LPD (Landing Platform Dock). Alla cerimonia a Muggiano erano presenti pure i Capi di Stato maggiore della Marina militare di Italia e Qatar (l’ammiraglio Enrico Credendino e il generale Abdulla Bin Hassan Al Sulaiti) e il neopresidente di Fincantieri SpA, il generale Claudio Graziano, già Capo di Stato maggiore della Difesa e fino al 15 maggio 2022 presidente del Comitato militare dell’Unione europea.\r\n\r\n“Il pattugliatore Sheraouh, al pari del gemello Musherib, consegnato nel gennaio 2022, è un’unità altamente flessibile con capacità di assolvere a molteplici compiti che vanno dal pattugliamento, al ruolo di nave combattente”, riferisce Fincantieri. (10) Le due unità hanno una lunghezza di circa 63 metri, una larghezza di 9,2 metri, una velocità massima di 30 nodi, e possono ospitare a bordo 38 persone di equipaggio.\r\n\r\nLo scorso maggio ha avuto invece luogo nello stabilimento Fincantieri di Palermo l’impostazione della nave anfibia LPD commissionata dal Qatar. Questa unità avrà una lunghezza di circa 143 metri, una larghezza di 21,5 e potrà ospitare fino a 550 persone. Sarà dotata di due rampe carrabili e di un bacino interno allagabile in grado di accogliere un mezzo da sbarco veloce; il ponte di volo sarà dimensionato per ospitare gli elicotteri multiruolo NFH di Leonardo. (11) Due delle quattro corvette ordinate sono state consegnate nei mesi scorsi alla Marina militare del Qatar. Realizzate a Muggiano, le unità sono lunghe circa 107 metri, larghe 14,70 metri e raggiungono la velocità massima di 28 nodi. Le corvette possono ospitare 112 militari, diversi battelli veloci gonfiabili e un elicottero NFH.\r\n\r\nOvviamente non solo con gli aerei, gli elicotteri e le navi da guerra può spiegarsi la passione dei leader politici, militari e industriali italiani per il ricco e potente emirato del Golfo. Con la frenetica corsa alla diversificazione delle fonti energetiche dopo l’invasione russa dell’Ucraina, il Qatar si è candidato a divenire in pochi anni il leader mondiale della produzione di gas naturale liquefatto (GNL). Il 19 giugno a Doha, il ministro per gli Affari energetici dell’emirato, nonché presidente e amministratore delegato di QatarEnergy, Saad Sherida Al-Kaabi, ha sottoscritto con l’Ad di Eni, Claudio Descalzi, un accordo per la creazione di una joint venture. “QatarEnergy deterrà una quota del 75% e Eni il restante 25%”, spiega il portavoce dell’holding italiana. “La joint venture a sua volta deterrà il 12,5% dell’intero progetto NFE - North Field East, di cui fanno parte 4 mega treni GNL con una capacità combinata di liquefazione pari a 32 milioni di tonnellate/anno (MTPA)”. Grazie al progetto NFE il Qatar aumenterà le capacità di esportazione di GNL dagli attuali 77 MTPA a 110 MTPA. Sono previsti investimenti per quasi 29 miliardi di dollari.\r\n\r\n“NFE dovrebbe entrare in produzione entro la fine del 2025 e impiegherà tecnologie e processi all’avanguardia per minimizzare l’impronta carbonica complessiva, tra cui la cattura e lo stoccaggio della CO2”, enfatizza Claudio Descalzi. “Siamo onorati e lieti di essere stati scelti come partner nel progetto di espansione. Questo accordo è una significativa pietra miliare per Eni e si inserisce nel nostro obiettivo di diversificazione verso fonti energetiche più pulite e affidabili, in linea con la nostra strategia di decarbonizzazione”. (12)\r\n\r\nDecantare la sostenibilità socio-ambientale del progetto NFE è come affermare che più armi di distruzione di massa produci e più assicuri la pace e il disarmo dei popoli. “Eni svilupperà in Qatar il progetto considerato da tanti come la peggiore bomba climatica al mondo”, scrive Andrea Barolini su Valori, la testata giornalistica di proprietà di Fondazione Finanza Etica. “Il North Field East è un giacimento di gas naturale immenso che si stima possa contenere il 10% delle riserve mondiali. Un autentico disastro in termini di contributo al riscaldamento globale, nonostante le rassicurazioni dei vertici dell’azienda, che insiste sull’utilizzo di tecnologie che sarebbero in grado di limitare i danni al clima”. Un’inchiesta pubblicata a maggio dal quotidiano The Guardian inserisce l’NFE tra i progetti di sfruttamento di petrolio e gas più dannosi in assoluto. “Bombe climatiche, appunto, suscettibili di provocare emissioni per più di un miliardo di tonnellate di CO2 sull’insieme del loro ciclo di vita”, conclude Barolini.\r\n\r\nNiente bomber azzurri in campo a Doha 2022, ma tante, anzi tantissime bombe belliche e ambientali per il Qatar made in Italy.\r\n\r\nNe abbiamo parlato con Antonio Mazzeo, antimilitarista, insegnante, blogger\r\n\r\nAscolta la diretta:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/09/2022-09-13-mazzeo-missioni-qatar.mp3\"][/audio]\r\n\r\n ",[132],{"field":96,"matched_tokens":133,"snippet":129,"value":130},[70],578730123365187700,{"best_field_score":136,"best_field_weight":137,"fields_matched":23,"num_tokens_dropped":49,"score":138,"tokens_matched":23,"typo_prefix_score":49},"1108091338752",14,"578730123365187697",{"document":140,"highlight":170,"highlights":175,"text_match":134,"text_match_info":178},{"cat_link":141,"category":142,"comment_count":49,"id":143,"is_sticky":49,"permalink":144,"post_author":52,"post_content":145,"post_date":146,"post_excerpt":55,"post_id":143,"post_modified":147,"post_thumbnail":148,"post_thumbnail_html":149,"post_title":150,"post_type":60,"sort_by_date":151,"tag_links":152,"tags":161},[46],[48],"71865","http://radioblackout.org/2021/11/20-novembre-corteo-antimilitarista-a-torino/","Il prossimo sabato un corteo antimilitarista attraverserà il centro cittadino, partendo da Porta Palazzo. Appuntamento alle 14,30 in corso Giulio Cesare angolo via Andreis.\r\nIl focus della manifestazione sarà l’aerospace and defence meetings, mostra-mercato dell’industria aerospaziale di guerra, che prenderà l’avvio all’Oval il 30 novembre.\r\nUn gigantesco supermarket delle armi al quale quest’anno prenderanno parte i maggiori produttori mondiali di cacciabombardieri, satelliti, elicotteri da guerra, sistemi di puntamento, droni armati per la guerra a distanza.\r\nMa sul piatto ci saranno anche le missioni militari all’estero, la spesa bellica, le basi militari, la guerra contro i migranti, il controllo militare del territorio dai CPR ai cantieri militarizzati della Val Susa.\r\nNe abbiamo parlato con un compagno dell’Assemblea, Federico di Trieste\r\n\r\nAscolta la diretta:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/11/2021-11-16-corteo-antimili-20-nov.mp3\"][/audio]\r\n\r\nDi seguito l’appello per la manifestazione:\r\n\r\nMercanti d’armi e missioni militari: colonialismo e buoni affari\r\nLe armi italiane, in prima fila il colosso pubblico Leonardo, sono presenti su tutti i teatri di guerra. Guerre che paiono lontane sono invece vicinissime: le armi che uccidono civili in ogni dove, sono prodotte non lontano dai giardini dove giocano i nostri bambini.\r\nTorino è uno dei centri dell’industria bellica.\r\nDal 30 novembre al 2 dicembre si terrà a Torino “Aerospace & defence meetings”, mostra-mercato internazionale dell’industria aerospaziale di guerra.\r\nLa convention, giunta alla sua ottava edizione, sarà ospitata all’Oval Lingotto, centro congressi facente parte delle strutture nate sulle ceneri del complesso industriale dell’ex Fiat.\r\nLa mostra-mercato è riservata agli addetti ai lavori: fabbriche del settore, governi e organizzazioni internazionali, esponenti delle forze armate degli Stati e compagnie di contractor. Alla scorsa edizione parteciparono 600 aziende, 1300 tra acquirenti e venditori ed i rappresentanti di 30 governi. Il vero fulcro della convention sono gli incontri bilaterali per stringere accordi di cooperazione e vendita: nel 2019 ce ne furono oltre 7.500.\r\nTra gli sponsor ospiti del meeting spiccano la Regione Piemonte e la Camera di Commercio subalpina.\r\nSettima nel mondo e quarta in Europa, con un giro d’affari di oltre 16.4 miliardi di euro, 47.274 addetti l’industria aerospaziale è un enorme business di morte.\r\nLa gran parte delle aziende italiane dell’aerospazio si trova in Piemonte, dove il giro d’affari annuale è di 3,9 miliardi euro. I settori produttivi sono strettamente connessi con le università, in primis il Politecnico, e altri settori della formazione.\r\nIn Piemonte, ci sono ben cinque attori internazionali di primo piano: Leonardo, Avio Aero, Collins Aerospace, Thales Alenia Space, ALTEC. Gran parte delle industrie mondiali di prima grandezza partecipano alla biennale dell’aerospazio. \r\nA Torino nei prossimi mesi sorgerà la città dell’aerospazio, un nuovo polo tecnologico dedicato all’industria di guerra. Il progetto coinvolge Regione Piemonte, Comune, Politecnico, Università, Camera di Commercio e Unione Industriale di Torino, Api, Cim 4.0, il Distretto aerospaziale piemontese e Tne.\r\nInutile dire che chi vive in Piemonte probabilmente ha altre necessità, come casa, reddito, salute, istruzione, trasporti di prossimità.\r\nA fine novembre all’Oval saranno allestiti alveari di uffici, dove verranno sottoscritti accordi commerciali per le armi che distruggono intere città, massacrano civili, avvelenano terre e fiumi. L’industria aerospaziale produce cacciabombardieri, missili balistici, sistemi di controllo satellitare, elicotteri da combattimento, droni armati per azioni a distanza.\r\nL’Aerospace and defence meeting è un evento semi clandestino, chiuso, dove si giocano partite mortali per milioni di persone in ogni dove.\r\nL’industria bellica è un business che non va mai in crisi. L’Italia fa affari con chiunque.\r\nLa chiusura e riconversione dell’industria bellica è urgente e necessaria.\r\n\r\nLe truppe del Belpaese fanno la guerra in Niger, Libia, Golfo di Guinea, stretto di Ormuz, Iraq, nel Mediterraneo ed in tanti altri luoghi del pianeta.\r\nLa scorsa estate il parlamento ha approvato il rifinanziamento delle varie avventure neo-coloniali delle forze armate italiane. In Africa sono concentrate 18 delle 40 missioni tricolori.\r\nLe missioni militari all’estero costano un miliardo e 200 milioni di euro: 9.449 i militari impiegati: un secco aumento rispetto alle cifre già da record del 2020.\r\nLe spese militari quest’anno hanno toccato i 25 miliardi. Vent’anni di guerra e occupazione militare dell’Afganistan sono costati alla sola Italia 8,7 miliardi di euro.\r\nVa in soffitta la retorica delle missioni umanitarie ed entra in ballo la \"difesa degli interessi italiani\".\r\nLe bandiere tricolori sventolano accanto a quelle gialle con il cane a sei zampe dell’ENI.\r\nLa decisione di costruire una base militare italiana in Niger mira a rendere stabile la presenza tricolore nell'area, facendone un avamposto per la difesa degli interessi dell'ENI in Africa.\r\nLa diplomazia in armi del governo per garantire i profitti della multinazionale petrolifera va dalla Libia al Sahel al Golfo di Guinea. Queste aree hanno un’importanza strategica per gli interessi dell’ENI, perché vi si trovano i maggiori produttori africani di gas e petrolio. L’obiettivo è la protezione delle piattaforme offshore e degli impianti di estrazione. \r\nL’ENI rappresenta oggi la punta di diamante del colonialismo italiano in Africa.\r\nAlla guerra per il controllo delle risorse energetiche si accompagna l’offensiva contro le persone in viaggio, per ricacciare i migranti nelle galere libiche, dove torture, stupri e omicidi sono fatti normali. Come un serpente che si morde la coda le migrazioni verso i paesi ricchi sono frutto della ferocia predatoria delle politiche neocoloniali. Sotto all’ampio cappello della “sicurezza” e della “lotta al terrorismo” si articola una narrazione che mescola interessi economici con la retorica della missione di protezione delle popolazioni locali. Popolazioni che sono quotidianamente sfruttate, depredate ed oppresse da governi complici delle multinazionali europee, asiatiche e statunitensi.\r\nGuerra esterna e guerra interna sono due facce della stessa medaglia.\r\nNel nostro paese militari sono stati promossi al ruolo di agenti di polizia giudiziaria e, da oltre dieci anni , con l’operazione “strade sicure”, sono nei CPR, dove vengono rinchiusi i corpi in eccedenza da espellere, nei cantieri militarizzati e per le strade delle nostre periferie, dove la guerra ai poveri si attua con l’occupazione e il controllo etnicamente mirato del territorio, per reprimere sul nascere ogni possibile insorgenza sociale.\r\n\r\nNel nostro paese ci sono porti e aeroporti militari, poligoni di tiro, aree di esercitazione, spazi dove vengono testati ordigni, cacciabombardieri, droni, navi e sottomarini. Luoghi di morte anche per chi ci abita vicino, perché carburanti, proiettili all’uranio impoverito, dispositivi per la guerra chimica inquinano in modo irreversibile terra e mare.\r\nLe prove generali dei conflitti di questi anni vengono fatte nelle basi militari sparse per l’Italia.\r\n\r\nProvate ad immaginare quanto migliori sarebbero le nostre vite se i miliardi impiegati per ricacciare uomini, donne e bambini nei lager libici, per garantire gli interessi dell’ENI in Africa, per investire in armamenti fossero usati per scuola, sanità, trasporti.\r\nPer fermare la guerra non basta un no. Occorre incepparne i meccanismi, partendo dalle nostre città, dal territorio in cui viviamo, dove ci sono caserme, basi militari, aeroporti, fabbriche d’armi, uomini armati che pattugliano le strade.\r\nBloccare le missioni all’estero, boicottare l’ENI, cacciare i militari dalle nostre città, bloccare la produzione e il trasporto di armi, contrastare la mostra mercato dell’industria aerospaziale di guerra sono concreti orizzonti di lotta.\r\n\r\nSabato 20 novembre\r\ncorteo antimilitarista a Torino\r\nore 14,30 da Porta Palazzo – corso Giulio Cesare angolo via Andreis\r\n\r\nContro i mercanti d’armi, le fabbriche di morte e le basi militari\r\nContro l’Aerospace & defence meetings\r\nContro la spesa di guerra e le missioni militari all’estero\r\nContro il colonialismo tricolore, boicottiamo l’ENI\r\nContro la guerra ai migranti e ai poveri\r\nContro la violenza sessista di ogni esercito\r\nContro tutte le patrie per un mondo senza frontiere\r\n\r\nAssemblea antimilitarista\r\nper info antimilitarista.to@gmail.com","16 Novembre 2021","2021-11-16 14:29:35","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/11/photo_2021-10-20_23-41-44-fondo-giallo-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"253\" height=\"300\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/11/photo_2021-10-20_23-41-44-fondo-giallo-253x300.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/11/photo_2021-10-20_23-41-44-fondo-giallo-253x300.jpg 253w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/11/photo_2021-10-20_23-41-44-fondo-giallo-864x1024.jpg 864w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/11/photo_2021-10-20_23-41-44-fondo-giallo-768x911.jpg 768w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/11/photo_2021-10-20_23-41-44-fondo-giallo.jpg 1002w\" sizes=\"auto, (max-width: 253px) 100vw, 253px\" />","20 novembre. Corteo antimilitarista a Torino",1637072928,[153,154,155,156,157,158,159,160],"http://radioblackout.org/tag/antimilitarista20n/","http://radioblackout.org/tag/aerospace-and-defence-meetings/","http://radioblackout.org/tag/antimilitarismo/","http://radioblackout.org/tag/corteo-antimilitarista-a-torino/","http://radioblackout.org/tag/guerra-interna/","http://radioblackout.org/tag/industria-bellica/","http://radioblackout.org/tag/mercato-delle-armi/","http://radioblackout.org/tag/mostra-mercato-dellindustria-bellica-aerospaziale/",[162,163,164,165,166,167,168,169],"#antimilitarista20N","aerospace and defence meetings","antimilitarismo","corteo antimilitarista a torino","guerra interna","industria bellica","mercato delle armi","mostra mercato dell'industria bellica aerospaziale",{"post_content":171},{"matched_tokens":172,"snippet":173,"value":174},[70],"è la protezione delle piattaforme \u003Cmark>offshore\u003C/mark> e degli impianti di estrazione.","Il prossimo sabato un corteo antimilitarista attraverserà il centro cittadino, partendo da Porta Palazzo. Appuntamento alle 14,30 in corso Giulio Cesare angolo via Andreis.\r\nIl focus della manifestazione sarà l’aerospace and defence meetings, mostra-mercato dell’industria aerospaziale di guerra, che prenderà l’avvio all’Oval il 30 novembre.\r\nUn gigantesco supermarket delle armi al quale quest’anno prenderanno parte i maggiori produttori mondiali di cacciabombardieri, satelliti, elicotteri da guerra, sistemi di puntamento, droni armati per la guerra a distanza.\r\nMa sul piatto ci saranno anche le missioni militari all’estero, la spesa bellica, le basi militari, la guerra contro i migranti, il controllo militare del territorio dai CPR ai cantieri militarizzati della Val Susa.\r\nNe abbiamo parlato con un compagno dell’Assemblea, Federico di Trieste\r\n\r\nAscolta la diretta:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/11/2021-11-16-corteo-antimili-20-nov.mp3\"][/audio]\r\n\r\nDi seguito l’appello per la manifestazione:\r\n\r\nMercanti d’armi e missioni militari: colonialismo e buoni affari\r\nLe armi italiane, in prima fila il colosso pubblico Leonardo, sono presenti su tutti i teatri di guerra. Guerre che paiono lontane sono invece vicinissime: le armi che uccidono civili in ogni dove, sono prodotte non lontano dai giardini dove giocano i nostri bambini.\r\nTorino è uno dei centri dell’industria bellica.\r\nDal 30 novembre al 2 dicembre si terrà a Torino “Aerospace & defence meetings”, mostra-mercato internazionale dell’industria aerospaziale di guerra.\r\nLa convention, giunta alla sua ottava edizione, sarà ospitata all’Oval Lingotto, centro congressi facente parte delle strutture nate sulle ceneri del complesso industriale dell’ex Fiat.\r\nLa mostra-mercato è riservata agli addetti ai lavori: fabbriche del settore, governi e organizzazioni internazionali, esponenti delle forze armate degli Stati e compagnie di contractor. Alla scorsa edizione parteciparono 600 aziende, 1300 tra acquirenti e venditori ed i rappresentanti di 30 governi. Il vero fulcro della convention sono gli incontri bilaterali per stringere accordi di cooperazione e vendita: nel 2019 ce ne furono oltre 7.500.\r\nTra gli sponsor ospiti del meeting spiccano la Regione Piemonte e la Camera di Commercio subalpina.\r\nSettima nel mondo e quarta in Europa, con un giro d’affari di oltre 16.4 miliardi di euro, 47.274 addetti l’industria aerospaziale è un enorme business di morte.\r\nLa gran parte delle aziende italiane dell’aerospazio si trova in Piemonte, dove il giro d’affari annuale è di 3,9 miliardi euro. I settori produttivi sono strettamente connessi con le università, in primis il Politecnico, e altri settori della formazione.\r\nIn Piemonte, ci sono ben cinque attori internazionali di primo piano: Leonardo, Avio Aero, Collins Aerospace, Thales Alenia Space, ALTEC. Gran parte delle industrie mondiali di prima grandezza partecipano alla biennale dell’aerospazio. \r\nA Torino nei prossimi mesi sorgerà la città dell’aerospazio, un nuovo polo tecnologico dedicato all’industria di guerra. Il progetto coinvolge Regione Piemonte, Comune, Politecnico, Università, Camera di Commercio e Unione Industriale di Torino, Api, Cim 4.0, il Distretto aerospaziale piemontese e Tne.\r\nInutile dire che chi vive in Piemonte probabilmente ha altre necessità, come casa, reddito, salute, istruzione, trasporti di prossimità.\r\nA fine novembre all’Oval saranno allestiti alveari di uffici, dove verranno sottoscritti accordi commerciali per le armi che distruggono intere città, massacrano civili, avvelenano terre e fiumi. L’industria aerospaziale produce cacciabombardieri, missili balistici, sistemi di controllo satellitare, elicotteri da combattimento, droni armati per azioni a distanza.\r\nL’Aerospace and defence meeting è un evento semi clandestino, chiuso, dove si giocano partite mortali per milioni di persone in ogni dove.\r\nL’industria bellica è un business che non va mai in crisi. L’Italia fa affari con chiunque.\r\nLa chiusura e riconversione dell’industria bellica è urgente e necessaria.\r\n\r\nLe truppe del Belpaese fanno la guerra in Niger, Libia, Golfo di Guinea, stretto di Ormuz, Iraq, nel Mediterraneo ed in tanti altri luoghi del pianeta.\r\nLa scorsa estate il parlamento ha approvato il rifinanziamento delle varie avventure neo-coloniali delle forze armate italiane. In Africa sono concentrate 18 delle 40 missioni tricolori.\r\nLe missioni militari all’estero costano un miliardo e 200 milioni di euro: 9.449 i militari impiegati: un secco aumento rispetto alle cifre già da record del 2020.\r\nLe spese militari quest’anno hanno toccato i 25 miliardi. Vent’anni di guerra e occupazione militare dell’Afganistan sono costati alla sola Italia 8,7 miliardi di euro.\r\nVa in soffitta la retorica delle missioni umanitarie ed entra in ballo la \"difesa degli interessi italiani\".\r\nLe bandiere tricolori sventolano accanto a quelle gialle con il cane a sei zampe dell’ENI.\r\nLa decisione di costruire una base militare italiana in Niger mira a rendere stabile la presenza tricolore nell'area, facendone un avamposto per la difesa degli interessi dell'ENI in Africa.\r\nLa diplomazia in armi del governo per garantire i profitti della multinazionale petrolifera va dalla Libia al Sahel al Golfo di Guinea. Queste aree hanno un’importanza strategica per gli interessi dell’ENI, perché vi si trovano i maggiori produttori africani di gas e petrolio. L’obiettivo è la protezione delle piattaforme \u003Cmark>offshore\u003C/mark> e degli impianti di estrazione. \r\nL’ENI rappresenta oggi la punta di diamante del colonialismo italiano in Africa.\r\nAlla guerra per il controllo delle risorse energetiche si accompagna l’offensiva contro le persone in viaggio, per ricacciare i migranti nelle galere libiche, dove torture, stupri e omicidi sono fatti normali. Come un serpente che si morde la coda le migrazioni verso i paesi ricchi sono frutto della ferocia predatoria delle politiche neocoloniali. Sotto all’ampio cappello della “sicurezza” e della “lotta al terrorismo” si articola una narrazione che mescola interessi economici con la retorica della missione di protezione delle popolazioni locali. Popolazioni che sono quotidianamente sfruttate, depredate ed oppresse da governi complici delle multinazionali europee, asiatiche e statunitensi.\r\nGuerra esterna e guerra interna sono due facce della stessa medaglia.\r\nNel nostro paese militari sono stati promossi al ruolo di agenti di polizia giudiziaria e, da oltre dieci anni , con l’operazione “strade sicure”, sono nei CPR, dove vengono rinchiusi i corpi in eccedenza da espellere, nei cantieri militarizzati e per le strade delle nostre periferie, dove la guerra ai poveri si attua con l’occupazione e il controllo etnicamente mirato del territorio, per reprimere sul nascere ogni possibile insorgenza sociale.\r\n\r\nNel nostro paese ci sono porti e aeroporti militari, poligoni di tiro, aree di esercitazione, spazi dove vengono testati ordigni, cacciabombardieri, droni, navi e sottomarini. Luoghi di morte anche per chi ci abita vicino, perché carburanti, proiettili all’uranio impoverito, dispositivi per la guerra chimica inquinano in modo irreversibile terra e mare.\r\nLe prove generali dei conflitti di questi anni vengono fatte nelle basi militari sparse per l’Italia.\r\n\r\nProvate ad immaginare quanto migliori sarebbero le nostre vite se i miliardi impiegati per ricacciare uomini, donne e bambini nei lager libici, per garantire gli interessi dell’ENI in Africa, per investire in armamenti fossero usati per scuola, sanità, trasporti.\r\nPer fermare la guerra non basta un no. Occorre incepparne i meccanismi, partendo dalle nostre città, dal territorio in cui viviamo, dove ci sono caserme, basi militari, aeroporti, fabbriche d’armi, uomini armati che pattugliano le strade.\r\nBloccare le missioni all’estero, boicottare l’ENI, cacciare i militari dalle nostre città, bloccare la produzione e il trasporto di armi, contrastare la mostra mercato dell’industria aerospaziale di guerra sono concreti orizzonti di lotta.\r\n\r\nSabato 20 novembre\r\ncorteo antimilitarista a Torino\r\nore 14,30 da Porta Palazzo – corso Giulio Cesare angolo via Andreis\r\n\r\nContro i mercanti d’armi, le fabbriche di morte e le basi militari\r\nContro l’Aerospace & defence meetings\r\nContro la spesa di guerra e le missioni militari all’estero\r\nContro il colonialismo tricolore, boicottiamo l’ENI\r\nContro la guerra ai migranti e ai poveri\r\nContro la violenza sessista di ogni esercito\r\nContro tutte le patrie per un mondo senza frontiere\r\n\r\nAssemblea antimilitarista\r\nper info antimilitarista.to@gmail.com",[176],{"field":96,"matched_tokens":177,"snippet":173,"value":174},[70],{"best_field_score":136,"best_field_weight":137,"fields_matched":23,"num_tokens_dropped":49,"score":138,"tokens_matched":23,"typo_prefix_score":49},{"document":180,"highlight":200,"highlights":205,"text_match":134,"text_match_info":208},{"cat_link":181,"category":182,"comment_count":49,"id":183,"is_sticky":49,"permalink":184,"post_author":52,"post_content":185,"post_date":186,"post_excerpt":55,"post_id":183,"post_modified":187,"post_thumbnail":188,"post_thumbnail_html":189,"post_title":190,"post_type":60,"sort_by_date":191,"tag_links":192,"tags":196},[46],[48],"66514","http://radioblackout.org/2021/02/la-lobby-del-gas-e-dellidrogeno/","La promessa di un futuro radioso è sempre dietro l'angolo. Al tempo della crisi ambientale si sfoga nella speranza che dal cappello del soluzionismo tecnologico esca il magico coniglio salvifico che possa traghettare la carcassa della rivoluzione industriale verso un orizzonte tutto green e digitale. Il sottofondo di questo sogno è l'allegro motivetto del business as usual, una coperta troppo corta che ormai si è ridotta ad un fazzoletto logoro.\r\n\r\nQuesta promessa l'abbiamo conosciuta bene con la sbornia dei TAV, MOSE, TAP e tutto il caravan serraglio di grandi opere che avrebbero dovuto riportare l'Italia e l'Europa ad accarezzare il proprio passato coloniale.\r\n\r\nEd ecco che troviamo titoli nuovi come \"Stanno per arrivare i primi treni a idrogeno in Italia, saranno un orgoglio piemontese!\" al fianco dei soliti sospetti: Eni e Snam. La prima portata a processo insieme all’attuale amministratore delegato, Claudio Descalzi, e l’ex numero uno del gruppo, Paolo Scaroni. Cuore del processo una presunta tangente da 1,092 miliardi di dollari che sarebbe stata versata da Eni e Shell per aggiudicarsi la concessione da parte del governo della Nigeria dei diritti di esplorazione sul giacimento petrolifero offshore Opl24. La seconda, snam, vera protagonista della millantata corsa all'idrogeno in Italia.\r\n\r\nPer trovare una bussola tra queste storie vecchie e promesse nuove abbiamo intervistato Elena Gerebizza di Recommon che ha collaborato alla traduzione in italiano del rapporto \"La montatura dell'idrogeno: favola dell'industria del gas o racconto dell'orrore sul clima?\"\r\n\r\n\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/02/elena-gerebizza-idrogeno.mp3\"][/audio]","5 Febbraio 2021","2021-02-05 11:38:36","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/02/card-anteprima-fb-idrogeno-1024x538-1-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"158\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/02/card-anteprima-fb-idrogeno-1024x538-1-300x158.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/02/card-anteprima-fb-idrogeno-1024x538-1-300x158.jpg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/02/card-anteprima-fb-idrogeno-1024x538-1-768x404.jpg 768w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/02/card-anteprima-fb-idrogeno-1024x538-1.jpg 1024w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","La lobby del gas. E dell’idrogeno",1612524623,[65,193,194,195],"http://radioblackout.org/tag/gas/","http://radioblackout.org/tag/idrogeno/","http://radioblackout.org/tag/snam/",[15,197,198,199],"gas","idrogeno","snam",{"post_content":201},{"matched_tokens":202,"snippet":203,"value":204},[70],"di esplorazione sul giacimento petrolifero \u003Cmark>offshore\u003C/mark> Opl24. La seconda, snam, vera","La promessa di un futuro radioso è sempre dietro l'angolo. Al tempo della crisi ambientale si sfoga nella speranza che dal cappello del soluzionismo tecnologico esca il magico coniglio salvifico che possa traghettare la carcassa della rivoluzione industriale verso un orizzonte tutto green e digitale. Il sottofondo di questo sogno è l'allegro motivetto del business as usual, una coperta troppo corta che ormai si è ridotta ad un fazzoletto logoro.\r\n\r\nQuesta promessa l'abbiamo conosciuta bene con la sbornia dei TAV, MOSE, TAP e tutto il caravan serraglio di grandi opere che avrebbero dovuto riportare l'Italia e l'Europa ad accarezzare il proprio passato coloniale.\r\n\r\nEd ecco che troviamo titoli nuovi come \"Stanno per arrivare i primi treni a idrogeno in Italia, saranno un orgoglio piemontese!\" al fianco dei soliti sospetti: Eni e Snam. La prima portata a processo insieme all’attuale amministratore delegato, Claudio Descalzi, e l’ex numero uno del gruppo, Paolo Scaroni. Cuore del processo una presunta tangente da 1,092 miliardi di dollari che sarebbe stata versata da Eni e Shell per aggiudicarsi la concessione da parte del governo della Nigeria dei diritti di esplorazione sul giacimento petrolifero \u003Cmark>offshore\u003C/mark> Opl24. La seconda, snam, vera protagonista della millantata corsa all'idrogeno in Italia.\r\n\r\nPer trovare una bussola tra queste storie vecchie e promesse nuove abbiamo intervistato Elena Gerebizza di Recommon che ha collaborato alla traduzione in italiano del rapporto \"La montatura dell'idrogeno: favola dell'industria del gas o racconto dell'orrore sul clima?\"\r\n\r\n\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/02/elena-gerebizza-idrogeno.mp3\"][/audio]",[206],{"field":96,"matched_tokens":207,"snippet":203,"value":204},[70],{"best_field_score":136,"best_field_weight":137,"fields_matched":23,"num_tokens_dropped":49,"score":138,"tokens_matched":23,"typo_prefix_score":49},{"document":210,"highlight":229,"highlights":234,"text_match":134,"text_match_info":237},{"cat_link":211,"category":212,"comment_count":49,"id":213,"is_sticky":49,"permalink":214,"post_author":52,"post_content":215,"post_date":216,"post_excerpt":55,"post_id":213,"post_modified":217,"post_thumbnail":218,"post_thumbnail_html":219,"post_title":220,"post_type":60,"sort_by_date":221,"tag_links":222,"tags":226},[46],[48],"52873","http://radioblackout.org/2019/03/la-tela-del-gas-mediterraneo/","I giacimenti di gas intorno a Cipro mettono in fibrillazione le grandi sorelle degli idrocarburi e stanno pensando di arrivare a un accordo – sempre senza interpellare le popolazioni locali – per costruire oleodotti e gasdotti che possano venire utilizzati da tutti in modo da ridurre le spese di trasporto e spartire i vari utili che vedono Exxon-Mobil ed Eni in prima posizione per sfruttare le materie prime custodite dal mare cipriota, un azona che vede la Turchia in rotta di collisione con le mire del capitalismo occidentale in un territorio che considera suo, dove ha organizzato le esercitazioni militari più imponenti della storia . Rimane il fatto che la domanda e il fabbisogno è tale che il Mediterraneo sembra una tela di ragno costituita da progetti di condutture e loro realizzazioni, sono un'infinità; in questa interessante carrellata approfondita sulla gravità di queste opere in cui Enrico Gagliano, appartenente al Coordinamento nazionale No Triv, ci ha con precisione estrema illustrato tutti i vari scenari a partire dalla Commissione affari internazionali dove EastMed, la pipeline onshore e offshore voluta da Italia, Cipro, Israele e Grecia, che dovrebbe collegare le risorse orientali con la rete europea approdando in Italia – spacciando la risorsa gas come un'opzione che condurrà invariabilmente a una decarbonizzazione entro il 2050, pur sapendo che si tratta di promesse rilasciate a sproposito, mentre nei prossimi 10 anni il gas altererà il clima a suo modo; fino a considerare il ruolo particolare della Sardegna, ma stando attenti a non perdere di vista il fattore globale.\r\n\r\n\r\n\r\nEbbene, questa pipeline non è nelle priorità nemmeno delle multinazionali, e allora... cui prodest? La logica è regolata dal fatto che il colosso costruisce un'infrastruttura e la sua presenza incentiverà altri a intensificare le ricerche nel mediterraneo , ma il rifornimento aggiuntivo a oggi non esiste, ma Enrico Gagliano ci trasmette alcune suggestioni e informazioni in più in questo intervento:\r\n\r\nLa piovra di gas nel Mediterraneo","3 Marzo 2019","2019-03-03 01:34:31","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2019/03/2019-03-01_teladotti-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"210\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2019/03/2019-03-01_teladotti-300x210.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2019/03/2019-03-01_teladotti-300x210.jpg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2019/03/2019-03-01_teladotti.jpg 668w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","La tela del gas mediterraneo",1551576871,[223,224,225],"http://radioblackout.org/tag/eastmed/","http://radioblackout.org/tag/gasdotti/","http://radioblackout.org/tag/trivelle/",[227,228,24],"EastMed","gasdotti",{"post_content":230},{"matched_tokens":231,"snippet":232,"value":233},[70],"EastMed, la pipeline onshore e \u003Cmark>offshore\u003C/mark> voluta da Italia, Cipro, Israele","I giacimenti di gas intorno a Cipro mettono in fibrillazione le grandi sorelle degli idrocarburi e stanno pensando di arrivare a un accordo – sempre senza interpellare le popolazioni locali – per costruire oleodotti e gasdotti che possano venire utilizzati da tutti in modo da ridurre le spese di trasporto e spartire i vari utili che vedono Exxon-Mobil ed Eni in prima posizione per sfruttare le materie prime custodite dal mare cipriota, un azona che vede la Turchia in rotta di collisione con le mire del capitalismo occidentale in un territorio che considera suo, dove ha organizzato le esercitazioni militari più imponenti della storia . Rimane il fatto che la domanda e il fabbisogno è tale che il Mediterraneo sembra una tela di ragno costituita da progetti di condutture e loro realizzazioni, sono un'infinità; in questa interessante carrellata approfondita sulla gravità di queste opere in cui Enrico Gagliano, appartenente al Coordinamento nazionale No Triv, ci ha con precisione estrema illustrato tutti i vari scenari a partire dalla Commissione affari internazionali dove EastMed, la pipeline onshore e \u003Cmark>offshore\u003C/mark> voluta da Italia, Cipro, Israele e Grecia, che dovrebbe collegare le risorse orientali con la rete europea approdando in Italia – spacciando la risorsa gas come un'opzione che condurrà invariabilmente a una decarbonizzazione entro il 2050, pur sapendo che si tratta di promesse rilasciate a sproposito, mentre nei prossimi 10 anni il gas altererà il clima a suo modo; fino a considerare il ruolo particolare della Sardegna, ma stando attenti a non perdere di vista il fattore globale.\r\n\r\n\r\n\r\nEbbene, questa pipeline non è nelle priorità nemmeno delle multinazionali, e allora... cui prodest? La logica è regolata dal fatto che il colosso costruisce un'infrastruttura e la sua presenza incentiverà altri a intensificare le ricerche nel mediterraneo , ma il rifornimento aggiuntivo a oggi non esiste, ma Enrico Gagliano ci trasmette alcune suggestioni e informazioni in più in questo intervento:\r\n\r\nLa piovra di gas nel Mediterraneo",[235],{"field":96,"matched_tokens":236,"snippet":232,"value":233},[70],{"best_field_score":136,"best_field_weight":137,"fields_matched":23,"num_tokens_dropped":49,"score":138,"tokens_matched":23,"typo_prefix_score":49},{"document":239,"highlight":262,"highlights":267,"text_match":134,"text_match_info":270},{"cat_link":240,"category":241,"comment_count":49,"id":242,"is_sticky":49,"permalink":243,"post_author":52,"post_content":244,"post_date":245,"post_excerpt":55,"post_id":242,"post_modified":246,"post_thumbnail":55,"post_thumbnail_html":55,"post_title":247,"post_type":60,"sort_by_date":248,"tag_links":249,"tags":256},[46],[48],"44855","http://radioblackout.org/2017/12/leni-gentiloni-la-filiera-africana/","Sul Sole 24 Ore Alberto Negri ha analizzato la trama di interessi targati Eni, sottesa al recente viaggio in Africa del presidente del consiglio dei ministri Gentiloni. L’importanza della filiera Africana emerge in modo molto chiaro.\r\n\r\nCi raccontato degli enormi interessi italiani in Africa, della difficoltà di Gentiloni a penetrare nella Francafrique, degli enormi investimenti cinesi nell’area.\r\nUn quadro geopolitico da cui emerge la spietata guerra di interessi intorno all’Africa, terreno di conquista e di rapina, ben dopo la fine dell’era coloniale.\r\n\r\nAscolta la diretta:\r\n\r\n \r\n\r\n2017 12 12 negri afritalia\r\n\r\n \r\n\r\nDi seguito il pezzo uscito sul Sole:\r\n\r\n“A essere un po’ maliziosi ma anche realisti si potrebbe affermare che il viaggio del primo ministro Paolo Gentiloni in Africa è segnato da una diplomazia “a tutto gas”, in gran parte con il marchio Eni. Non c’è niente di esotico in questa missione.\r\n\r\nIn Tunisia, partner essenziale sulla sponda Sud dei migranti, la presenza dell’Eni risale agli anni Sessanta quando venne scoperto il giacimento di El Borma, uno dei principali del Sahara.\r\n\r\nMa la Tunisia è anche un anello del cordone ombelicale che lega l’Italia al Nordafrica, qui passa infatti il gasdotto Transmed che trasporta il gas dell’Algeria, secondo fornitore italiano dopo la Russia. In Angola, in seguito all’incontro tra Gentiloni e il presidente Joao Lourenco, sono stati annunciati accordi che porteranno l’Eni ad avere quasi il 50% dei diritti su Cabinda North, una sorta di Eldorado energetico angolano.\r\n\r\nAnche le altre tappe del viaggio africano sono all’insegna di gas e petrolio. Eni in Costa d’Avorio ha acquisito il 30% del blocco esplorativo offshore CI-100. Persino il Ghana sotto questo profilo è assai significativo. In anticipo sui tempi previsti, l’Eni qui ha messo in produzione l’Offshore Cape Three Points Block (Octp). In questi progetti, considerati prioritari dalla stessa Banca Mondiale, ci sono giacimenti per 41 miliardi di metri cubi di gas e 500 milioni di barili di petrolio.\r\n\r\nEcco perché Gentiloni è diventato “l’Africano”. Ha quindi snocciolato cifre da record per gli investimenti italiani sul continente: 12 miliardi nel 2016, al primo posto in Europa, al terzo nel mondo. Ovviamente la parte del leone è dell’Eni, presente con i suoi vertici a ogni tappa del viaggio.\r\n\r\nDel resto l’Eni è un attore geopolitico per eccellenza, l’unico che abbiamo di questa portata. «È il motore degli interessi strategici dell’Italia nel mondo», ha detto qualche mese fa Gentiloni, primo capo di un governo italiano a entrare nel quartiere generale di San Donato.\r\n\r\nL’Eni è un protagonista per storia e vocazione del suo fondatore, il comandante partigiano Enrico Mattei: sua la battaglia per non liquidare l’Agip nelle mani degli americani, quella condotta contro le Sette Sorelle per entrare sul mercato iraniano sbarrato dalle multinazionali, sua l’avventura mediterranea, con la decisa apertura ai Paesi africani e del Medio Oriente con i quali solidarizzava per il passato coloniale, al punto da finanziare la guerriglia algerina anti-francese. Senza dimenticare i rapporti con Mosca, quando Mattei, in piena guerra fredda, importava il petrolio russo a prezzi da saldo.\r\n\r\nForse non è un caso che nel 2011, all’inizio delle guerra contro Gheddafi, i terminali dell’Eni fossero inseriti dai nostri alleati Nato tra gli obiettivi da bombardare. Pensare male è peccato ma spesso ci si azzecca, diceva Andreotti. Ma a sei anni dalla fine del dittatore libico, il maggiore alleato dell’Italia nel Mediterraneo, la cui sconfitta con le sue conseguenze è stata la più devastante débâcle italiana dal dopoguerra, l’Eni rimane l’unica multinazionale attiva sia a Ovest che a Est di una Libia spaccata tra Tripolitania e Cirenaica.\r\n\r\nEcco perché c’è una “filiera africana” essenziale ai nostri rifornimenti ma anche per lo sviluppo dei Paesi africani. Molte volte si banalizza il motto «aiutiamoli a casa loro» quando si tratta di immigrazione, ma se guardiamo alle cifre le speranze africane sono ancora affidate alle risorse energetiche e alle materie prime, viste però con un’ottica diversa da un presente dove portano ricchezza (e corruzione) solo a una cerchia ristretta delle élite africane e alle multinazionali.\r\n\r\nLa fiche che l’Unione europea vorrebbe moltiplicare al tavolo verde degli investimenti si gioca sulle opportunità di attirare capitali privati prima di tutto nelle vene profonde dell’Africa da dove escono gas, petrolio, minerali. La relazione tra l’enorme potenziale in risorse naturali, la crescita del Pil e lo sviluppo sociale non è lineare: anzi in Africa a volte più la nazione è ricca e più i cittadini sono poveri.\r\n\r\nLe materie prime rappresentano il 70% delle esportazioni totali dell’Africa. Ma è solo cambiando registro rispetto al passato che possono diventare il volano dello sviluppo, altrimenti gli africani cercheranno sempre una via di fuga da guerre, despoti e cleptocrazie che costringono la gente a vivere con meno di un dollaro al giorno.\"","12 Dicembre 2017","2023-04-19 15:06:01","L’Eni, Gentiloni, la filiera africana",1513101490,[250,251,252,63,65,253,254,255],"http://radioblackout.org/tag/africa/","http://radioblackout.org/tag/angola/","http://radioblackout.org/tag/cina/","http://radioblackout.org/tag/francafrique/","http://radioblackout.org/tag/interessi-italiani-in-africa/","http://radioblackout.org/tag/investimenti-cinesi-in-africa/",[257,258,259,18,15,260,36,261],"Africa","angola","cina","Francafrique","investimenti cinesi in africa",{"post_content":263},{"matched_tokens":264,"snippet":265,"value":266},[70],"il 30% del blocco esplorativo \u003Cmark>offshore\u003C/mark> CI-100. Persino il Ghana sotto","Sul Sole 24 Ore Alberto Negri ha analizzato la trama di interessi targati Eni, sottesa al recente viaggio in Africa del presidente del consiglio dei ministri Gentiloni. L’importanza della filiera Africana emerge in modo molto chiaro.\r\n\r\nCi raccontato degli enormi interessi italiani in Africa, della difficoltà di Gentiloni a penetrare nella Francafrique, degli enormi investimenti cinesi nell’area.\r\nUn quadro geopolitico da cui emerge la spietata guerra di interessi intorno all’Africa, terreno di conquista e di rapina, ben dopo la fine dell’era coloniale.\r\n\r\nAscolta la diretta:\r\n\r\n \r\n\r\n2017 12 12 negri afritalia\r\n\r\n \r\n\r\nDi seguito il pezzo uscito sul Sole:\r\n\r\n“A essere un po’ maliziosi ma anche realisti si potrebbe affermare che il viaggio del primo ministro Paolo Gentiloni in Africa è segnato da una diplomazia “a tutto gas”, in gran parte con il marchio Eni. Non c’è niente di esotico in questa missione.\r\n\r\nIn Tunisia, partner essenziale sulla sponda Sud dei migranti, la presenza dell’Eni risale agli anni Sessanta quando venne scoperto il giacimento di El Borma, uno dei principali del Sahara.\r\n\r\nMa la Tunisia è anche un anello del cordone ombelicale che lega l’Italia al Nordafrica, qui passa infatti il gasdotto Transmed che trasporta il gas dell’Algeria, secondo fornitore italiano dopo la Russia. In Angola, in seguito all’incontro tra Gentiloni e il presidente Joao Lourenco, sono stati annunciati accordi che porteranno l’Eni ad avere quasi il 50% dei diritti su Cabinda North, una sorta di Eldorado energetico angolano.\r\n\r\nAnche le altre tappe del viaggio africano sono all’insegna di gas e petrolio. Eni in Costa d’Avorio ha acquisito il 30% del blocco esplorativo \u003Cmark>offshore\u003C/mark> CI-100. Persino il Ghana sotto questo profilo è assai significativo. In anticipo sui tempi previsti, l’Eni qui ha messo in produzione l’Offshore Cape Three Points Block (Octp). In questi progetti, considerati prioritari dalla stessa Banca Mondiale, ci sono giacimenti per 41 miliardi di metri cubi di gas e 500 milioni di barili di petrolio.\r\n\r\nEcco perché Gentiloni è diventato “l’Africano”. Ha quindi snocciolato cifre da record per gli investimenti italiani sul continente: 12 miliardi nel 2016, al primo posto in Europa, al terzo nel mondo. Ovviamente la parte del leone è dell’Eni, presente con i suoi vertici a ogni tappa del viaggio.\r\n\r\nDel resto l’Eni è un attore geopolitico per eccellenza, l’unico che abbiamo di questa portata. «È il motore degli interessi strategici dell’Italia nel mondo», ha detto qualche mese fa Gentiloni, primo capo di un governo italiano a entrare nel quartiere generale di San Donato.\r\n\r\nL’Eni è un protagonista per storia e vocazione del suo fondatore, il comandante partigiano Enrico Mattei: sua la battaglia per non liquidare l’Agip nelle mani degli americani, quella condotta contro le Sette Sorelle per entrare sul mercato iraniano sbarrato dalle multinazionali, sua l’avventura mediterranea, con la decisa apertura ai Paesi africani e del Medio Oriente con i quali solidarizzava per il passato coloniale, al punto da finanziare la guerriglia algerina anti-francese. Senza dimenticare i rapporti con Mosca, quando Mattei, in piena guerra fredda, importava il petrolio russo a prezzi da saldo.\r\n\r\nForse non è un caso che nel 2011, all’inizio delle guerra contro Gheddafi, i terminali dell’Eni fossero inseriti dai nostri alleati Nato tra gli obiettivi da bombardare. Pensare male è peccato ma spesso ci si azzecca, diceva Andreotti. Ma a sei anni dalla fine del dittatore libico, il maggiore alleato dell’Italia nel Mediterraneo, la cui sconfitta con le sue conseguenze è stata la più devastante débâcle italiana dal dopoguerra, l’Eni rimane l’unica multinazionale attiva sia a Ovest che a Est di una Libia spaccata tra Tripolitania e Cirenaica.\r\n\r\nEcco perché c’è una “filiera africana” essenziale ai nostri rifornimenti ma anche per lo sviluppo dei Paesi africani. Molte volte si banalizza il motto «aiutiamoli a casa loro» quando si tratta di immigrazione, ma se guardiamo alle cifre le speranze africane sono ancora affidate alle risorse energetiche e alle materie prime, viste però con un’ottica diversa da un presente dove portano ricchezza (e corruzione) solo a una cerchia ristretta delle élite africane e alle multinazionali.\r\n\r\nLa fiche che l’Unione europea vorrebbe moltiplicare al tavolo verde degli investimenti si gioca sulle opportunità di attirare capitali privati prima di tutto nelle vene profonde dell’Africa da dove escono gas, petrolio, minerali. La relazione tra l’enorme potenziale in risorse naturali, la crescita del Pil e lo sviluppo sociale non è lineare: anzi in Africa a volte più la nazione è ricca e più i cittadini sono poveri.\r\n\r\nLe materie prime rappresentano il 70% delle esportazioni totali dell’Africa. Ma è solo cambiando registro rispetto al passato che possono diventare il volano dello sviluppo, altrimenti gli africani cercheranno sempre una via di fuga da guerre, despoti e cleptocrazie che costringono la gente a vivere con meno di un dollaro al giorno.\"",[268],{"field":96,"matched_tokens":269,"snippet":265,"value":266},[70],{"best_field_score":136,"best_field_weight":137,"fields_matched":23,"num_tokens_dropped":49,"score":138,"tokens_matched":23,"typo_prefix_score":49},6646,{"collection_name":60,"first_q":70,"per_page":273,"q":70},6,{"facet_counts":275,"found":273,"hits":293,"out_of":431,"page":23,"request_params":432,"search_cutoff":38,"search_time_ms":433},[276,288],{"counts":277,"field_name":286,"sampled":38,"stats":287},[278,280,282,284],{"count":20,"highlighted":279,"value":279},"anarres",{"count":20,"highlighted":281,"value":281},"liberation front",{"count":23,"highlighted":283,"value":283},"Macerie su macerie",{"count":23,"highlighted":285,"value":285},"I Bastioni di Orione","podcastfilter",{"total_values":14},{"counts":289,"field_name":37,"sampled":38,"stats":292},[290],{"count":23,"highlighted":291,"value":291},"Bastioni di Orione",{"total_values":23},[294,317,338,362,386,409],{"document":295,"highlight":308,"highlights":313,"text_match":134,"text_match_info":316},{"comment_count":49,"id":296,"is_sticky":49,"permalink":297,"podcastfilter":298,"post_author":279,"post_content":299,"post_date":300,"post_excerpt":55,"post_id":296,"post_modified":301,"post_thumbnail":302,"post_title":303,"post_type":304,"sort_by_date":305,"tag_links":306,"tags":307},"89259","http://radioblackout.org/podcast/anarres-del-26-aprile-leni-le-missioni-militari-il-neocolonialismo-una-barriera-antifascista-il-governo-e-la-chiesa-contro-la-liberta-delle-donne-25-aprile-ad-asti/",[279],"ll podcast del nostro viaggio del venerdì su Anarres, il pianeta delle utopie concrete.\r\nDalle 11 alle 13 sui 105,250 delle libere frequenze di Blackout. Anche in streaming.\r\n\r\nAscolta e diffondi l’audio della puntata:\r\n\r\n \r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/04/2024-04-26-anarres.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nDirette, approfondimenti, idee, proposte, appuntamenti:\r\n\r\nMissioni militari all’estero tra gas, petrolio e uranio: il ruolo dell’ENI\r\nLa diplomazia in armi del governo per garantire i profitti della multinazionale petrolifera va dalla Libia al Sahel al Golfo di Guinea. Queste aree hanno un’importanza strategica per gli interessi dell’ENI, perché vi si trovano i maggiori produttori africani di gas e petrolio. L’obiettivo è la protezione delle piattaforme offshore e degli impianti di estrazione.\r\nL’ENI rappresenta oggi la punta di diamante del colonialismo italiano in Africa.\r\nLa bandiera con il cane a sei zampe dell'ENI sventola a fianco di quella tricolore in luoghi in cui la desertificazione e la predazione delle risorse macinano le vite di tanta parte di chi ci vive.\r\nAlla guerra neocoloniale per il controllo delle risorse energetiche si accompagna l’offensiva contro le persone in viaggio, per ricacciare i migranti nelle galere libiche, dove torture, stupri e omicidi sono fatti normali. Le migrazioni verso i paesi ricchi sono frutto della ferocia predatoria delle politiche neocoloniali.\r\nNe abbiamo parlato con Daniele Ratti\r\n\r\nUna Barriera antifascista\r\nCome ogni anno ci siamo ritrovati alla lapide che ricorda Ilio Baroni, partigiano anarchico.\r\nOggi più che mai ritrovarci in quell’angolo di periferia, dove cadde combattendo Baroni, non è mero esercizio di memoria, ma occasione per intrecciare i fili delle lotte, perché il testimone lasciato da chi non c’è più è ora nelle nostre mani.\r\nIn un clima di guerra e revisionismo quello di quest’anno è stato un 25 aprile molto importante, un momento di raccolta della vasta comunità resistente di Barriera di Milano.\r\n\r\nAffondo del governo e della chiesa alla libertà delle donne\r\nCon un emendamento al decreto sui fondi del Pnrr, su cui ha posto e ottenuto la fiducia tre giorni fa, il governo ha previsto che nei consultori pubblici possano entrare associazioni nel terzo settore “che abbiano una qualificata esperienza nel sostegno alla maternità”. Nel linguaggio della destra, ciò equivale alle associazioni antiabortiste, che sono già presenti nei consultori e nelle strutture sanitarie pubbliche, ma che con questo emendamento hanno ricevuto un’ulteriore legittimazione.\r\nAncora una volta la legge 194 dimostra di essere un dispositivo pensato per impedire la libertà delle donne.\r\n\r\n25 aprile ad Asti\r\nUn lungo corteo, aperto dallo striscione “Contro guerra, repressione e fascismo” ha attraversato Asti il 25 aprile.\r\nCe ne ha parlato Werther del CdL Felix\r\n\r\nAppuntamenti: \r\n\r\nContro tutte le patrie per un mondo senza frontiere!\r\nMercoledì 1 maggio\r\nore 9 piazza Vittorio \r\nSpezzone rosso e nero\r\nPace tra gli oppressi, guerra agli oppressori!\r\n\r\nOgni martedì fai un salto da\r\n(A)distro – libri, giornali, documenti e… tanto altro \r\nSeriRiot – serigrafia autoprodotta benefit lotte\r\nVieni a spulciare tra i libri e le riviste, le magliette e i volantini! \r\nSostieni l’autoproduzione e l’informazione libera dallo stato e dal mercato!\r\nInformati su lotte e appuntamenti!\r\ndalle 18 alle 20 in corso Palermo 46\r\n\r\nContatti:\r\n\r\nFederazione Anarchica Torinese\r\ncorso Palermo 46 \r\nRiunioni – aperte agli interessati - ogni martedì dalle 20 \r\nContatti: \r\nfai_torino@autistici.org\r\n@senzafrontiere.to/\r\nhttps://t.me/SenzaFrontiere\r\n\r\nIscriviti alla nostra newsletter, mandando un messaggio alla pagina FB oppure una mail\r\n\r\nscrivi a: anarres@inventati.org\r\n\r\nwww.anarresinfo.org","1 Maggio 2024","2024-05-01 00:03:29","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/04/rosa-primo-maggio-02-200x110.jpg","Anarres del 26 aprile. L’ENI, le missioni militari, il neocolonialismo. Una Barriera antifascista. Il governo e la chiesa contro la libertà delle donne. 25 aprile ad Asti…","podcast",1714521809,[],[],{"post_content":309},{"matched_tokens":310,"snippet":311,"value":312},[70],"è la protezione delle piattaforme \u003Cmark>offshore\u003C/mark> e degli impianti di estrazione.\r","ll podcast del nostro viaggio del venerdì su Anarres, il pianeta delle utopie concrete.\r\nDalle 11 alle 13 sui 105,250 delle libere frequenze di Blackout. Anche in streaming.\r\n\r\nAscolta e diffondi l’audio della puntata:\r\n\r\n \r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/04/2024-04-26-anarres.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nDirette, approfondimenti, idee, proposte, appuntamenti:\r\n\r\nMissioni militari all’estero tra gas, petrolio e uranio: il ruolo dell’ENI\r\nLa diplomazia in armi del governo per garantire i profitti della multinazionale petrolifera va dalla Libia al Sahel al Golfo di Guinea. Queste aree hanno un’importanza strategica per gli interessi dell’ENI, perché vi si trovano i maggiori produttori africani di gas e petrolio. L’obiettivo è la protezione delle piattaforme \u003Cmark>offshore\u003C/mark> e degli impianti di estrazione.\r\nL’ENI rappresenta oggi la punta di diamante del colonialismo italiano in Africa.\r\nLa bandiera con il cane a sei zampe dell'ENI sventola a fianco di quella tricolore in luoghi in cui la desertificazione e la predazione delle risorse macinano le vite di tanta parte di chi ci vive.\r\nAlla guerra neocoloniale per il controllo delle risorse energetiche si accompagna l’offensiva contro le persone in viaggio, per ricacciare i migranti nelle galere libiche, dove torture, stupri e omicidi sono fatti normali. Le migrazioni verso i paesi ricchi sono frutto della ferocia predatoria delle politiche neocoloniali.\r\nNe abbiamo parlato con Daniele Ratti\r\n\r\nUna Barriera antifascista\r\nCome ogni anno ci siamo ritrovati alla lapide che ricorda Ilio Baroni, partigiano anarchico.\r\nOggi più che mai ritrovarci in quell’angolo di periferia, dove cadde combattendo Baroni, non è mero esercizio di memoria, ma occasione per intrecciare i fili delle lotte, perché il testimone lasciato da chi non c’è più è ora nelle nostre mani.\r\nIn un clima di guerra e revisionismo quello di quest’anno è stato un 25 aprile molto importante, un momento di raccolta della vasta comunità resistente di Barriera di Milano.\r\n\r\nAffondo del governo e della chiesa alla libertà delle donne\r\nCon un emendamento al decreto sui fondi del Pnrr, su cui ha posto e ottenuto la fiducia tre giorni fa, il governo ha previsto che nei consultori pubblici possano entrare associazioni nel terzo settore “che abbiano una qualificata esperienza nel sostegno alla maternità”. Nel linguaggio della destra, ciò equivale alle associazioni antiabortiste, che sono già presenti nei consultori e nelle strutture sanitarie pubbliche, ma che con questo emendamento hanno ricevuto un’ulteriore legittimazione.\r\nAncora una volta la legge 194 dimostra di essere un dispositivo pensato per impedire la libertà delle donne.\r\n\r\n25 aprile ad Asti\r\nUn lungo corteo, aperto dallo striscione “Contro guerra, repressione e fascismo” ha attraversato Asti il 25 aprile.\r\nCe ne ha parlato Werther del CdL Felix\r\n\r\nAppuntamenti: \r\n\r\nContro tutte le patrie per un mondo senza frontiere!\r\nMercoledì 1 maggio\r\nore 9 piazza Vittorio \r\nSpezzone rosso e nero\r\nPace tra gli oppressi, guerra agli oppressori!\r\n\r\nOgni martedì fai un salto da\r\n(A)distro – libri, giornali, documenti e… tanto altro \r\nSeriRiot – serigrafia autoprodotta benefit lotte\r\nVieni a spulciare tra i libri e le riviste, le magliette e i volantini! \r\nSostieni l’autoproduzione e l’informazione libera dallo stato e dal mercato!\r\nInformati su lotte e appuntamenti!\r\ndalle 18 alle 20 in corso Palermo 46\r\n\r\nContatti:\r\n\r\nFederazione Anarchica Torinese\r\ncorso Palermo 46 \r\nRiunioni – aperte agli interessati - ogni martedì dalle 20 \r\nContatti: \r\nfai_torino@autistici.org\r\n@senzafrontiere.to/\r\nhttps://t.me/SenzaFrontiere\r\n\r\nIscriviti alla nostra newsletter, mandando un messaggio alla pagina FB oppure una mail\r\n\r\nscrivi a: anarres@inventati.org\r\n\r\nwww.anarresinfo.org",[314],{"field":96,"matched_tokens":315,"snippet":311,"value":312},[70],{"best_field_score":136,"best_field_weight":137,"fields_matched":23,"num_tokens_dropped":49,"score":138,"tokens_matched":23,"typo_prefix_score":49},{"document":318,"highlight":330,"highlights":334,"text_match":134,"text_match_info":337},{"comment_count":49,"id":319,"is_sticky":49,"permalink":320,"podcastfilter":321,"post_author":279,"post_content":322,"post_date":323,"post_excerpt":55,"post_id":319,"post_modified":324,"post_thumbnail":325,"post_title":326,"post_type":304,"sort_by_date":327,"tag_links":328,"tags":329},"89057","http://radioblackout.org/podcast/anarres-del-19-aprile-25-aprile-in-barriera-stati-uniti-polizia-e-strage-di-neri-da-haifa-lotte-contro-la-guerra-religioni-e-millenarismi-contro-il-g7-energia-ed-ambiente-eni-sangue-petrolio/",[279],"ll podcast del nostro viaggio del venerdì su Anarres, il pianeta delle utopie concrete.\r\nDalle 11 alle 13 sui 105,250 delle libere frequenze di Blackout. Anche in streaming.\r\n\r\nAscolta e diffondi l’audio della puntata:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/04/2024-04-19-anarres.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nDirette, approfondimenti, idee, proposte, appuntamenti:\r\n\r\n25 aprile in Barriera di Milano\r\nOggi come ieri. Via fascisti e militari dai quartieri!\r\nCome ogni anno ci ritroviamo alla lapide che ricorda Ilio Baroni, partigiano anarchico.\r\nOggi più che mai ritrovarci in quell’angolo di periferia, dove cadde combattendo Baroni, non è mero esercizio di memoria, ma occasione per intrecciare i fili delle lotte, perché il testimone lasciato da chi non c’è più è ora nelle nostre mani.\r\nTra sfruttamento, lavori precari e pericolosi, morti in mare, leggi razziste, militari per le strade, guerra, la democrazia somiglia sempre più al fascismo. Gli eredi della dittatura oggi sono al governo e, giorno dopo giorno, moltiplicano la stretta repressiva nei confronti di pover* e oppositor* politic* e social*.\r\nLa gente di Barriera ha volti e storie diverse ma la stessa condizione di sfruttamento e oppressione di chi combatté il fascismo perché voleva una società senza stato né padroni.\r\n\r\nStati Uniti. Polizia e strage di neri\r\nL’ultimo assassinio di un afrodiscendente statunitense per mano della polizia è rimbalzato agli onori delle cronache grazie al video che mostra un uomo inerme freddato da 96 colpi sparati in meno di un minuto. La polizia di Chicago è dotata di armi da guerra, uno dei tanti segnali del rinforzamento delle polizie negli States.\r\nNon solo. L’enorme sommovimento generato dal “Balck lives matter” ha prodotto una potente ondata reattiva: il numero di afroamericani freddati durante controlli e posti di blocco è sensibilmente aumentato.\r\nAbbiamo provato a a capirne di più con Robertino Barbieri che segue gli States su Umanità Nova\r\n\r\nSono Gaia Dan. Ho 23 anni, sono di Haifa e sono un attivista contro l'occupazione e contro la guerra. Vorrei condividere con voi un messaggio sul movimento di resistenza qui in Israele/Palestina.\r\n\r\nReligioni e millenarismi. La grande sniffata dei popoli\r\nIl ritorno delle religioni, dopo un lungo periodo di laicizzazione diffusa a livello planetario, parte da lontano ed approda fragorosamente ai giorni nostri.\r\nLa nostra analisi si dipanerà dalla seconda metà degli anni Settanta con il revival cristiano negli Stati Uniti, il rafforzarsi dell'islamismo nei paesi arabi e la controrivoluzione islamista in Iran, per approdare all'affermarsi del cristianesimo evangelico nei paesi centro africani e in Sud America.\r\nAffronteremo l'emergere del millenarismo come tentativo di dare una risposta a una crisi sentita ma non capita nelle sue dinamiche materiali e simboliche. Tanti i tasselli che contribuiscono a costruire il mosaico complesso che emerge a diverse latitudini ed in differenti culture religiose. Il contesto è quello in cui la chiesa cattolica decreta la fine della teologia della liberazione sino alla restaurazione teologico/populista di Ratzinger/Bergoglio e si delinea in modo sempre più forte la sottomissione degli stati post coloniali all'ordine neo-coloniale, ma anche la ristrutturazione in chiave neoliberista delle società occidentali. Poi sulla scena mondiale appaiono in sequenza Al Quaeda e poi l’Isis.\r\nI millenarismi hanno un ruolo importante nelle narrazioni che accompagnano il conflitto in Israele e Palestina.\r\nAbbiamo provato a capire meglio quali siano le tendenze millenariste che attraversano pericolosamente sia l’ebraismo che l’islam.\r\nCe ne ha parlato Lollo\r\n\r\nContro il G7 energia ed ambiente. Eni. Sangue, petrolio, guerra\r\nQuest’anno il G7, la rete che unisce i sette paesi più industrializzati, è presieduta dal governo italiano. Il summit finale, cui parteciperanno i capi di Stato, si terrà a Bari in giugno.\r\nDal 28 al 30 aprile si svolgerà nella reggia di Venaria il vertice dedicato ad energia ed ambiente.\r\nLa scelta di mettere insieme queste due tematiche, facendo convergere a Venaria i ministri e i loro sherpa, è in se indicativa della volontà di considerare la tutela ambientale una variabile dipendente dagli orientamenti in materia di energia, con un ben chiaro rapporto gerarchico.\r\nLa diplomazia in armi del governo per garantire i profitti della multinazionale petrolifera va dalla Libia al Sahel al Golfo di Guinea. Queste aree hanno un’importanza strategica per gli interessi dell’ENI, perché vi si trovano i maggiori produttori africani di gas e petrolio. L’obiettivo è la protezione delle piattaforme offshore e degli impianti di estrazione.\r\nL’ENI rappresenta oggi la punta di diamante del colonialismo italiano in Africa.\r\nLa bandiera con il cane a sei zampe dell'ENI sventola a fianco di quella tricolore in luoghi in cui la desertificazione e la predazione delle risorse macinano le vite di tanta parte di chi ci vive.\r\n\r\nAppuntamenti: \r\n\r\nGiovedì 25 aprile ore 15\r\nalla lapide del partigiano anarchico Ilio Baroni, in corso Giulio Cesare angolo corso Novara dove Ilio cadde combattendo il 26 aprile 1945.\r\nRicordo, bicchierata, fiori, musica.\r\nE, dal vivo, Alba&carenza503 e il Cor'occhio nel canzoniere anarchico e antifascista\r\n\r\nDomenica 28 aprile\r\nCorteo No G7 a Venaria\r\nGiardini Galileo Galilei\r\nore 10 banchetti informativi\r\nore 14 manifestazione sino alla Reggia dove i ministri dei sette paesi più industrializzati discuteranno di Ambiente ed Energia. \r\nAntimilitarist* contro il G7 energia e ambiente, contro l'ENI, la logica estrattivista, le missioni militari neocoloniali dell'Italia\r\n\r\nMercoledì 1 maggio\r\nSpezzone antimilitarista\r\nore 9 piazza Vittorio\r\n\r\nOgni martedì fai un salto da\r\n(A)distro – libri, giornali, documenti e… tanto altro\r\nSeriRiot – serigrafia autoprodotta benefit lotte\r\nVieni a spulciare tra i libri e le riviste, le magliette e i volantini!\r\nSostieni l’autoproduzione e l’informazione libera dallo stato e dal mercato!\r\nInformati su lotte e appuntamenti!\r\ndalle 18 alle 20 in corso Palermo 46\r\n\r\nContatti:\r\n\r\nFederazione Anarchica Torinese\r\ncorso Palermo 46\r\nRiunioni – aperte agli interessati - ogni martedì dalle 20\r\nContatti:\r\nfai_torino@autistici.org\r\n@senzafrontiere.to/\r\nhttps://t.me/SenzaFrontiere\r\n\r\nIscriviti alla nostra newsletter, mandando un messaggio alla pagina FB oppure una mail\r\n\r\nscrivi a: anarres@inventati.org\r\n\r\nwww.anarresinfo.org","23 Aprile 2024","2024-04-23 14:55:47","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/04/g7-immagine-200x110.jpeg","Anarres del 19 aprile. 25 aprile in Barriera. Stati Uniti. Polizia e strage di neri. Da Haifa: lotte contro la guerra. Religioni e millenarismi. Contro il G7 energia ed ambiente. Eni. Sangue, petrolio, guerra...",1713884147,[],[],{"post_content":331},{"matched_tokens":332,"snippet":311,"value":333},[70],"ll podcast del nostro viaggio del venerdì su Anarres, il pianeta delle utopie concrete.\r\nDalle 11 alle 13 sui 105,250 delle libere frequenze di Blackout. Anche in streaming.\r\n\r\nAscolta e diffondi l’audio della puntata:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/04/2024-04-19-anarres.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nDirette, approfondimenti, idee, proposte, appuntamenti:\r\n\r\n25 aprile in Barriera di Milano\r\nOggi come ieri. Via fascisti e militari dai quartieri!\r\nCome ogni anno ci ritroviamo alla lapide che ricorda Ilio Baroni, partigiano anarchico.\r\nOggi più che mai ritrovarci in quell’angolo di periferia, dove cadde combattendo Baroni, non è mero esercizio di memoria, ma occasione per intrecciare i fili delle lotte, perché il testimone lasciato da chi non c’è più è ora nelle nostre mani.\r\nTra sfruttamento, lavori precari e pericolosi, morti in mare, leggi razziste, militari per le strade, guerra, la democrazia somiglia sempre più al fascismo. Gli eredi della dittatura oggi sono al governo e, giorno dopo giorno, moltiplicano la stretta repressiva nei confronti di pover* e oppositor* politic* e social*.\r\nLa gente di Barriera ha volti e storie diverse ma la stessa condizione di sfruttamento e oppressione di chi combatté il fascismo perché voleva una società senza stato né padroni.\r\n\r\nStati Uniti. Polizia e strage di neri\r\nL’ultimo assassinio di un afrodiscendente statunitense per mano della polizia è rimbalzato agli onori delle cronache grazie al video che mostra un uomo inerme freddato da 96 colpi sparati in meno di un minuto. La polizia di Chicago è dotata di armi da guerra, uno dei tanti segnali del rinforzamento delle polizie negli States.\r\nNon solo. L’enorme sommovimento generato dal “Balck lives matter” ha prodotto una potente ondata reattiva: il numero di afroamericani freddati durante controlli e posti di blocco è sensibilmente aumentato.\r\nAbbiamo provato a a capirne di più con Robertino Barbieri che segue gli States su Umanità Nova\r\n\r\nSono Gaia Dan. Ho 23 anni, sono di Haifa e sono un attivista contro l'occupazione e contro la guerra. Vorrei condividere con voi un messaggio sul movimento di resistenza qui in Israele/Palestina.\r\n\r\nReligioni e millenarismi. La grande sniffata dei popoli\r\nIl ritorno delle religioni, dopo un lungo periodo di laicizzazione diffusa a livello planetario, parte da lontano ed approda fragorosamente ai giorni nostri.\r\nLa nostra analisi si dipanerà dalla seconda metà degli anni Settanta con il revival cristiano negli Stati Uniti, il rafforzarsi dell'islamismo nei paesi arabi e la controrivoluzione islamista in Iran, per approdare all'affermarsi del cristianesimo evangelico nei paesi centro africani e in Sud America.\r\nAffronteremo l'emergere del millenarismo come tentativo di dare una risposta a una crisi sentita ma non capita nelle sue dinamiche materiali e simboliche. Tanti i tasselli che contribuiscono a costruire il mosaico complesso che emerge a diverse latitudini ed in differenti culture religiose. Il contesto è quello in cui la chiesa cattolica decreta la fine della teologia della liberazione sino alla restaurazione teologico/populista di Ratzinger/Bergoglio e si delinea in modo sempre più forte la sottomissione degli stati post coloniali all'ordine neo-coloniale, ma anche la ristrutturazione in chiave neoliberista delle società occidentali. Poi sulla scena mondiale appaiono in sequenza Al Quaeda e poi l’Isis.\r\nI millenarismi hanno un ruolo importante nelle narrazioni che accompagnano il conflitto in Israele e Palestina.\r\nAbbiamo provato a capire meglio quali siano le tendenze millenariste che attraversano pericolosamente sia l’ebraismo che l’islam.\r\nCe ne ha parlato Lollo\r\n\r\nContro il G7 energia ed ambiente. Eni. Sangue, petrolio, guerra\r\nQuest’anno il G7, la rete che unisce i sette paesi più industrializzati, è presieduta dal governo italiano. Il summit finale, cui parteciperanno i capi di Stato, si terrà a Bari in giugno.\r\nDal 28 al 30 aprile si svolgerà nella reggia di Venaria il vertice dedicato ad energia ed ambiente.\r\nLa scelta di mettere insieme queste due tematiche, facendo convergere a Venaria i ministri e i loro sherpa, è in se indicativa della volontà di considerare la tutela ambientale una variabile dipendente dagli orientamenti in materia di energia, con un ben chiaro rapporto gerarchico.\r\nLa diplomazia in armi del governo per garantire i profitti della multinazionale petrolifera va dalla Libia al Sahel al Golfo di Guinea. Queste aree hanno un’importanza strategica per gli interessi dell’ENI, perché vi si trovano i maggiori produttori africani di gas e petrolio. L’obiettivo è la protezione delle piattaforme \u003Cmark>offshore\u003C/mark> e degli impianti di estrazione.\r\nL’ENI rappresenta oggi la punta di diamante del colonialismo italiano in Africa.\r\nLa bandiera con il cane a sei zampe dell'ENI sventola a fianco di quella tricolore in luoghi in cui la desertificazione e la predazione delle risorse macinano le vite di tanta parte di chi ci vive.\r\n\r\nAppuntamenti: \r\n\r\nGiovedì 25 aprile ore 15\r\nalla lapide del partigiano anarchico Ilio Baroni, in corso Giulio Cesare angolo corso Novara dove Ilio cadde combattendo il 26 aprile 1945.\r\nRicordo, bicchierata, fiori, musica.\r\nE, dal vivo, Alba&carenza503 e il Cor'occhio nel canzoniere anarchico e antifascista\r\n\r\nDomenica 28 aprile\r\nCorteo No G7 a Venaria\r\nGiardini Galileo Galilei\r\nore 10 banchetti informativi\r\nore 14 manifestazione sino alla Reggia dove i ministri dei sette paesi più industrializzati discuteranno di Ambiente ed Energia. \r\nAntimilitarist* contro il G7 energia e ambiente, contro l'ENI, la logica estrattivista, le missioni militari neocoloniali dell'Italia\r\n\r\nMercoledì 1 maggio\r\nSpezzone antimilitarista\r\nore 9 piazza Vittorio\r\n\r\nOgni martedì fai un salto da\r\n(A)distro – libri, giornali, documenti e… tanto altro\r\nSeriRiot – serigrafia autoprodotta benefit lotte\r\nVieni a spulciare tra i libri e le riviste, le magliette e i volantini!\r\nSostieni l’autoproduzione e l’informazione libera dallo stato e dal mercato!\r\nInformati su lotte e appuntamenti!\r\ndalle 18 alle 20 in corso Palermo 46\r\n\r\nContatti:\r\n\r\nFederazione Anarchica Torinese\r\ncorso Palermo 46\r\nRiunioni – aperte agli interessati - ogni martedì dalle 20\r\nContatti:\r\nfai_torino@autistici.org\r\n@senzafrontiere.to/\r\nhttps://t.me/SenzaFrontiere\r\n\r\nIscriviti alla nostra newsletter, mandando un messaggio alla pagina FB oppure una mail\r\n\r\nscrivi a: anarres@inventati.org\r\n\r\nwww.anarresinfo.org",[335],{"field":96,"matched_tokens":336,"snippet":311,"value":333},[70],{"best_field_score":136,"best_field_weight":137,"fields_matched":23,"num_tokens_dropped":49,"score":138,"tokens_matched":23,"typo_prefix_score":49},{"document":339,"highlight":353,"highlights":358,"text_match":134,"text_match_info":361},{"comment_count":49,"id":340,"is_sticky":49,"permalink":341,"podcastfilter":342,"post_author":343,"post_content":344,"post_date":345,"post_excerpt":55,"post_id":340,"post_modified":346,"post_thumbnail":347,"post_title":348,"post_type":304,"sort_by_date":349,"tag_links":350,"tags":352},"85347","http://radioblackout.org/podcast/bastioni-di-orione-23-11-2023-gli-houti-vogliono-entrare-dalla-porta-principale-nella-contesa-mediorientale-panama-estallido-social-contro-il-modello-estrattivista-milei-evoca-il-sogno-dell-a/",[285],"radiokalakuta","Bastioni di Orione con Laura Silvia Battaglia esperta del conflitto in Yemen e dell'aerea mediorientale,approfondisce il ruolo degli Houti nel contesto dell'aggressione a Gaza e gli equilibri in un area estremamente sensibile come quella del golfo di Aden. La ripresa delle relazioni tra Arabia Saudita e Iran con il sostegno della Cina fa presumere un prossimo disimpegno di Riyad dalla guerra in Yemen e l'attivismo degli Houti una richiesta implicita di legittimazione come entità statuale in relazione ad un equilibrio futuro della regione .\r\n\r\nCon Laura Silvia Battaglia parliamo anche della sua esperienza a Gaza e delle prospettive della striscia in relazione ai progetti di sfruttamento delle imponenti riserve di gas offshore a largo delle coste palestinesi ,nonchè dei progetti di gentrificazione con il sostegno dei fondi emiratini .\r\n\r\n \r\n\r\n\r\n\r\n \r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/11/BASTIONI-23112023-LAURA-SILVIA-BATTAGLIA.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\nCon Diego Battistessa docente universitario, ricercatore, consulente, scrittore ed esperto di America Latina parliamo della situazione di Panama dove da mesi decine di migliaia di persone hanno partecipato alle manifestazioni indette contro l’aggiudicazione di una concessione ad una filiale locale della multinazionale canadese First Quantum Minerals per lo sfruttamento della più grande miniera di rame di tutta l’America Centrale, in un clima di forte malcontento nei confronti del governo. Lo scorso anno era stato l’aumento del prezzo del cibo, delle medicine e del carburante deciso dal governo di Laurentino Cortizo a scatenare la rabbia della popolazione, ed ora le proteste sono esplose di nuovo. La decisione del governo consente alla compagnia canadese lo sfruttamento del sito minerario per 20 anni,con conseguenze disastrose per l'ecosistema complesso dei 12000 ettari del distretto di Donoso e compromette le risorse per il sostentamento dei popoli indigene che risiedono nella zona.\r\n\r\n \r\n\r\n\r\n\r\n \r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/11/BASTIONI-23112023-PANAMA-BATTISTESSA.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\nCommentiamo l'esito delle elezioni in Argentina che hanno registrato una sconfitta storica del peronismo e la vittoria di Milei personaggio televisivo fautore di un liberalismo selvaggio ,seguace della scuola austriaca di Von Hayek e che si propone di privatizzare i servizi sociali ,svendere gli asset dello stato ,dollarizzare l'economia,distruggere la Banca centrale e altre amenità del genere.\r\n\r\nIn realtà il programma di Milei è sostenuto dagli ambienti legati all'ex presidente Macrì legati a interessi speculativi e finanziari che mirano alla svendita delle richezze del paese e implementare politiche di austerity e deflazione con conseguenze nefaste per il potere di acquisto delle classi subalterne.\r\n\r\n \r\n\r\n\r\n\r\n \r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/11/BASTIONI-DI-ORIONE-23112023-ARGENTINA.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nInfine con Carlo Greppi storico e scrittore ,prendendo spunto da un ricordo di Angelo del Boca storico del colonialismo italiano tenutosi al polo del '900 ,parliamo della memoria negata delle nefandezze del colonialismo italiano ,l'amnesia collettiva ,strutturale ,pervasiva e voluta sulla vicenda coloniale ,ancora travisata dal mito degli \"italiani brava gente\" . La storia coloniale sembra appartenere ad una narrazione secondaria mentre invece informa di senso la storia nazionale con i suoi strascichi di razzismo e suprematismo bianco che ancora sopravvivono nel sentire comune .La mancanza di una riflessione collettiva critica sulle stragi coloniali ,da quella di Addis Abeba del febbraio 1937 ,all'uso dei gas ai campi di concentramento libici ,ha consentito l'impunità per i massacratori come Graziani consentendo agli eredi del fascismo di rivendicare quelle orrende gesta .\r\n\r\n \r\n\r\n\r\n\r\n \r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/11/CarloGreppi.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\n ","25 Novembre 2023","2023-11-26 09:34:41","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/10/blade-1-200x110.jpg","BASTIONI DI ORIONE 23/11/2023- GLI HOUTI VOGLIONO ENTRARE DALLA PORTA PRINCIPALE NELLA CONTESA MEDIORIENTALE-PANAMA \"ESTALLIDO SOCIAL\" CONTRO IL MODELLO ESTRATTIVISTA-MILEI EVOCA IL SOGNO DELL' \"ARGENTINA POTENCIA\" MA PREPARA LA MACELLERIA SOCIALE-LA MEMORIA NEGATA SULLE NEFANDEZZE DEL COLONIALISMO ITALIANO .",1700939577,[351],"http://radioblackout.org/tag/bastioni-di-orione/",[291],{"post_content":354},{"matched_tokens":355,"snippet":356,"value":357},[70],"delle imponenti riserve di gas \u003Cmark>offshore\u003C/mark> a largo delle coste palestinesi","Bastioni di Orione con Laura Silvia Battaglia esperta del conflitto in Yemen e dell'aerea mediorientale,approfondisce il ruolo degli Houti nel contesto dell'aggressione a Gaza e gli equilibri in un area estremamente sensibile come quella del golfo di Aden. La ripresa delle relazioni tra Arabia Saudita e Iran con il sostegno della Cina fa presumere un prossimo disimpegno di Riyad dalla guerra in Yemen e l'attivismo degli Houti una richiesta implicita di legittimazione come entità statuale in relazione ad un equilibrio futuro della regione .\r\n\r\nCon Laura Silvia Battaglia parliamo anche della sua esperienza a Gaza e delle prospettive della striscia in relazione ai progetti di sfruttamento delle imponenti riserve di gas \u003Cmark>offshore\u003C/mark> a largo delle coste palestinesi ,nonchè dei progetti di gentrificazione con il sostegno dei fondi emiratini .\r\n\r\n \r\n\r\n\r\n\r\n \r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/11/BASTIONI-23112023-LAURA-SILVIA-BATTAGLIA.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\nCon Diego Battistessa docente universitario, ricercatore, consulente, scrittore ed esperto di America Latina parliamo della situazione di Panama dove da mesi decine di migliaia di persone hanno partecipato alle manifestazioni indette contro l’aggiudicazione di una concessione ad una filiale locale della multinazionale canadese First Quantum Minerals per lo sfruttamento della più grande miniera di rame di tutta l’America Centrale, in un clima di forte malcontento nei confronti del governo. Lo scorso anno era stato l’aumento del prezzo del cibo, delle medicine e del carburante deciso dal governo di Laurentino Cortizo a scatenare la rabbia della popolazione, ed ora le proteste sono esplose di nuovo. La decisione del governo consente alla compagnia canadese lo sfruttamento del sito minerario per 20 anni,con conseguenze disastrose per l'ecosistema complesso dei 12000 ettari del distretto di Donoso e compromette le risorse per il sostentamento dei popoli indigene che risiedono nella zona.\r\n\r\n \r\n\r\n\r\n\r\n \r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/11/BASTIONI-23112023-PANAMA-BATTISTESSA.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\nCommentiamo l'esito delle elezioni in Argentina che hanno registrato una sconfitta storica del peronismo e la vittoria di Milei personaggio televisivo fautore di un liberalismo selvaggio ,seguace della scuola austriaca di Von Hayek e che si propone di privatizzare i servizi sociali ,svendere gli asset dello stato ,dollarizzare l'economia,distruggere la Banca centrale e altre amenità del genere.\r\n\r\nIn realtà il programma di Milei è sostenuto dagli ambienti legati all'ex presidente Macrì legati a interessi speculativi e finanziari che mirano alla svendita delle richezze del paese e implementare politiche di austerity e deflazione con conseguenze nefaste per il potere di acquisto delle classi subalterne.\r\n\r\n \r\n\r\n\r\n\r\n \r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/11/BASTIONI-DI-ORIONE-23112023-ARGENTINA.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nInfine con Carlo Greppi storico e scrittore ,prendendo spunto da un ricordo di Angelo del Boca storico del colonialismo italiano tenutosi al polo del '900 ,parliamo della memoria negata delle nefandezze del colonialismo italiano ,l'amnesia collettiva ,strutturale ,pervasiva e voluta sulla vicenda coloniale ,ancora travisata dal mito degli \"italiani brava gente\" . La storia coloniale sembra appartenere ad una narrazione secondaria mentre invece informa di senso la storia nazionale con i suoi strascichi di razzismo e suprematismo bianco che ancora sopravvivono nel sentire comune .La mancanza di una riflessione collettiva critica sulle stragi coloniali ,da quella di Addis Abeba del febbraio 1937 ,all'uso dei gas ai campi di concentramento libici ,ha consentito l'impunità per i massacratori come Graziani consentendo agli eredi del fascismo di rivendicare quelle orrende gesta .\r\n\r\n \r\n\r\n\r\n\r\n \r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/11/CarloGreppi.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\n ",[359],{"field":96,"matched_tokens":360,"snippet":356,"value":357},[70],{"best_field_score":136,"best_field_weight":137,"fields_matched":23,"num_tokens_dropped":49,"score":138,"tokens_matched":23,"typo_prefix_score":49},{"document":363,"highlight":376,"highlights":382,"text_match":134,"text_match_info":385},{"comment_count":49,"id":364,"is_sticky":49,"permalink":365,"podcastfilter":366,"post_author":367,"post_content":368,"post_date":369,"post_excerpt":55,"post_id":364,"post_modified":370,"post_thumbnail":371,"post_title":372,"post_type":304,"sort_by_date":373,"tag_links":374,"tags":375},"84655","http://radioblackout.org/podcast/il-lavoro-sporco-transizione-energetica-in-sardegna-dallestrazione-al-riciclo/",[281],"liberationfront","La narrazione che vorrebbe dipingere la transizione energetica come green e pulita mostra il suo vero volto, con tutte le sue sfumature, in Sardegna. Da sempre territorio \"di sacrificio\", questa regione è ancora una volta nel mirino dell'industria estrattiva, a partire dall'estrazione mineraria. Nuove risorse prime, nuova giostra: i metalli di transizione, come la fluorite, presenti nel sottosuolo sardo sono al centro di nuovi progetti estrattivi. E' notizia fresca la prossima riapertura della miniera di Gemma Tres Montis, vicino al comune di Silius.\r\n\r\nLa riapertura delle miniere sarde e di quelle di tutta Europa è parte del progetto europeo di transizione energetica: produrre energia \"pulita\" richiederà l'estrazione di tonnellate di materiali metallici. Le componenti degli impianti eolici e fotovoltaici e le batterie per immagazzinare l'energia generata da sole e vento, richiedono cospicue quantità di metalli da transizione. In Sardegna, quindi, la riapertura di nuove miniere fa immediatamente pensare anche all'aumento vertiginoso di progetti on- e off-shore di parchi eolici e fotovoltaici. \r\n\r\nL'energia generata dagli impianti per le rinnovabili dovrà poi essere trasformata, accumulata e distribuita: è, anche questo, un passaggio importante nelle catene di valore delle risorse per la transizione, che richiede la costruzione di infrastrutture e reti di trasporto. Il Thyrrenian Link è quindi direttamente collegato ai parchi eolici e fotovoltaici, e alla riapertura delle miniere. Miniere, impianti, reti: ne parliamo con un compagno, che ci dipinge come questi tre fattori della transizione energetica si intrecciano in Sardegna:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/10/Sardegna1.mp3\"][/audio]\r\n\r\n[scarica]\r\n\r\nInfine, il fiore all'occhiello dell'Europa \"sostenibile\", il riciclo, si accinge pionieristicamente a muovere i primi passi in Sardegna. Riciclare i metalli da transizione sembra essere l'unica soluzione per far fronte alla loro tragica scarsità: il litio, il cobalto, la grafite e molti altri materiali presenti nelle batterie potrebbero venire ri-estratti da queste ultime una volta completato il loro ciclo di vita. Il progetto \"Black Mass\" a firma Glencore, per la riconversione degli impianti di Portovesme, va esattamente in questa direzione, chiudendo il cerco dell'estrattivismo energetico in Sardegna. Ne parliamo con un altro compagno:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/10/Sardegna-2.mp3\"][/audio]\r\n\r\n[scarica]\r\n\r\n ","27 Ottobre 2023","2023-10-27 20:22:44","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/10/portovesme-200x110.png","Il lavoro sporco: transizione energetica in Sardegna, dall'estrazione al riciclo",1698438164,[],[],{"post_content":377},{"matched_tokens":378,"snippet":380,"value":381},[379],"off-shore","vertiginoso di progetti on- e \u003Cmark>off-shore\u003C/mark> di parchi eolici e fotovoltaici.","La narrazione che vorrebbe dipingere la transizione energetica come green e pulita mostra il suo vero volto, con tutte le sue sfumature, in Sardegna. Da sempre territorio \"di sacrificio\", questa regione è ancora una volta nel mirino dell'industria estrattiva, a partire dall'estrazione mineraria. Nuove risorse prime, nuova giostra: i metalli di transizione, come la fluorite, presenti nel sottosuolo sardo sono al centro di nuovi progetti estrattivi. E' notizia fresca la prossima riapertura della miniera di Gemma Tres Montis, vicino al comune di Silius.\r\n\r\nLa riapertura delle miniere sarde e di quelle di tutta Europa è parte del progetto europeo di transizione energetica: produrre energia \"pulita\" richiederà l'estrazione di tonnellate di materiali metallici. Le componenti degli impianti eolici e fotovoltaici e le batterie per immagazzinare l'energia generata da sole e vento, richiedono cospicue quantità di metalli da transizione. In Sardegna, quindi, la riapertura di nuove miniere fa immediatamente pensare anche all'aumento vertiginoso di progetti on- e \u003Cmark>off-shore\u003C/mark> di parchi eolici e fotovoltaici. \r\n\r\nL'energia generata dagli impianti per le rinnovabili dovrà poi essere trasformata, accumulata e distribuita: è, anche questo, un passaggio importante nelle catene di valore delle risorse per la transizione, che richiede la costruzione di infrastrutture e reti di trasporto. Il Thyrrenian Link è quindi direttamente collegato ai parchi eolici e fotovoltaici, e alla riapertura delle miniere. Miniere, impianti, reti: ne parliamo con un compagno, che ci dipinge come questi tre fattori della transizione energetica si intrecciano in Sardegna:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/10/Sardegna1.mp3\"][/audio]\r\n\r\n[scarica]\r\n\r\nInfine, il fiore all'occhiello dell'Europa \"sostenibile\", il riciclo, si accinge pionieristicamente a muovere i primi passi in Sardegna. Riciclare i metalli da transizione sembra essere l'unica soluzione per far fronte alla loro tragica scarsità: il litio, il cobalto, la grafite e molti altri materiali presenti nelle batterie potrebbero venire ri-estratti da queste ultime una volta completato il loro ciclo di vita. Il progetto \"Black Mass\" a firma Glencore, per la riconversione degli impianti di Portovesme, va esattamente in questa direzione, chiudendo il cerco dell'estrattivismo energetico in Sardegna. Ne parliamo con un altro compagno:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/10/Sardegna-2.mp3\"][/audio]\r\n\r\n[scarica]\r\n\r\n ",[383],{"field":96,"matched_tokens":384,"snippet":380,"value":381},[379],{"best_field_score":136,"best_field_weight":137,"fields_matched":23,"num_tokens_dropped":49,"score":138,"tokens_matched":23,"typo_prefix_score":49},{"document":387,"highlight":400,"highlights":405,"text_match":134,"text_match_info":408},{"comment_count":49,"id":388,"is_sticky":49,"permalink":389,"podcastfilter":390,"post_author":391,"post_content":392,"post_date":393,"post_excerpt":55,"post_id":388,"post_modified":394,"post_thumbnail":395,"post_title":396,"post_type":304,"sort_by_date":397,"tag_links":398,"tags":399},"78795","http://radioblackout.org/podcast/macerie-su-macerie-podcast-5-12-22-frontex-e-politecnico/",[283],"macerie su macerie","A Macerie su Macerie una chiacchierata con una compagna a proposito della sua ricerca su Frontex e l'accordo con il dipartimento DIST (Dipartimento Interateneo di Scienze, Progetto e Politiche del Territorio) del Politecnico di Torino per la produzione di mappe per il controllo del confine europeo, che detto fuor da ideologia è la repressione della migrazione clandestina. \r\nFrontex è l'agenzia europea di guardia costiera e ha avuto dalla sua creazione un crescente finanziamento, 1000% negli ultimi 15 anni, con un aumento previsto di agenti fino a 10.000 unità entro il 2027. Le sue radici affondano nella costituzione dello spazio di libera circolazione all’interno dei confini dell’Unione Europea per cittadini e merci, fondazione legata all’attuale politica di sicurezza dei confini dell’accordo di Schengen del 1985. Questo assetto normativo ha operato la graduale apertura dei confini interni nel territorio comune degli stati partecipanti (resa esecutiva dal 1990) e il correlato irrigidirsi del controllo sui confini esterni. L’erosione dei confini interni e la creazione di una struttura sovranazionale quale l’Unione Europea hanno determinato la creazione di quelle che vengono definite “misure compensatorie”: ossia la chiusura dei confini esterni e la creazione di una forte alterità con lo spazio al di fuori. Come nel paradigma bellico amico/nemico di Carl Schmitt, le unificazioni si alimentano anche attraverso la contrapposizione verso l’esterno, che fornisce la coesione e l’identità necessarie all’unità politica e stabiliscono come l'altro possa assumere di volta in volta funzioni diverse: migrante, rubalavoro, terrorista. All'inizio non si faceva alcun riferimento a un organo di polizia intergovernativa, ma con l'andare del tempo le istituzioni europee hanno rafforzato il discorso sulla necessità di sviluppare meccanismi di coordinamento nel controllo dei confini insieme alla crescente retorica sull'invasione africana. Ad oggi, oltre a essere la più finanziata, è l'unica agenzia armata dell'Unione Europea. \r\nFrontex risulta essere un vero esperimento politico: l’integrazione europea si è sviluppata anche attraverso tentativi di cooperazione che hanno intaccato l’esclusività della competenza territoriale nazionale in ambito di difesa dei confini. Secondo ciò che emerge dalla ricerca della compagna, Frontex è un’entità spuria, un organo di polizia, ma anche di soft law, che agisce su un piano scalare multiplo; la sua forma ibrida, la sua costituzione sperimentale la pongono in uno stato di riforma permanente e dal 2007 è cresciuta sempre di più la sua autonomia operativa tanto da aver potuto collaborare negli ultimi anni alla creazione di forme di detenzione amministrativa offshore e di esternalizzazione della frontiera. Nonostante sia sicuramente il cardine di un piano politico esecutivo di integrazione transnazionale per il controllo della frontiera, nonostante l’autonomia nelle sue scelte operative, nonostantela sua intraprendenza “diplomatica” e di spesa, ciò non determina un’azione slegata dalle altre istituzioni o enti in gioco. Si può parlare chiarmanete di un’organizzazione di potere integrata: Frontex per la gestione delle frontiere Ue e dei flussi che le attraversano opera assieme ad altri soggetti, talvolta li coordina in un'agenda di obiettivi comuni come nel caso di polizie nazionali, stati membri, stati terzi, altre organizzazioni sovranazionali, talvolta utilizza le nuove tecnologie proposte da asset privati, come nel caso dell’industria bellica.\r\nLe carte di Frontex non sono in questo sordido ruolo uno strumento di second'ordine: sono sempre state utilizzate per sintetizzare e pubblicizzare il suo lavoro, fanno perno attorno alla costruzione del confine, tra ciò che rimane dentro e ciò che avanza fuori ed è questo lavoro che viene chiesto al Politecnico di Torino. La creazione del confine immaginifico e visibile su mappa risulta essere dispositivo fulcro nell’organizzazione del potere e nell’operatività di diritti differenziati. Attraverso la lettura dell’operato di Frontex nella gestione del confine e della sua costruzione cartografica, si deduce come funziona: si presenta il ripetersi dell’interazione di scale e poteri differenti, lo Stato nazionale, paese membro o paese terzo, l’Unione europea, le polizie nazionali, le organizzazioni sovranazionali, le aziende private che vendono servizi e strumenti. E se Frontex cerca di imporsi come cardine delle politiche di gestione del confine, è necessario iniziare a dire che enti come il Politecnico oggigiorno nel sottoscrivere accordi come questo mirano alla piena integrazione tra le attività di ricerca e quelle di \"trasferimento\" tecnologico, nella fattispecie bellico.\r\nFrontex e il suo contingente sia operativo che di ricerca spingono a giustificare l’idea di un allarme e di una necessità emergenziale da applicare con forza di esercito: i confini dell’Unione europea vanno protetti da un’invasione di migranti irregolari e uno dei costi di questa protezione è da sempre quello rendicontato di costruire hub logistici di esseri umani e di trasformare il Mediterraneo in un cimitero acqueo.\r\n\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/12/MACERIE-5-DIC.mp3\"][/audio]\r\n\r\n ","6 Dicembre 2022","2022-12-06 19:15:05","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/12/IMG_20221206_165242-200x110.jpg","MACERIE SU MACERIE - PODCAST 5.12.22 - FRONTEX E POLITECNICO",1670354039,[],[],{"post_content":401},{"matched_tokens":402,"snippet":403,"value":404},[70],"di forme di detenzione amministrativa \u003Cmark>offshore\u003C/mark> e di esternalizzazione della frontiera.","A Macerie su Macerie una chiacchierata con una compagna a proposito della sua ricerca su Frontex e l'accordo con il dipartimento DIST (Dipartimento Interateneo di Scienze, Progetto e Politiche del Territorio) del Politecnico di Torino per la produzione di mappe per il controllo del confine europeo, che detto fuor da ideologia è la repressione della migrazione clandestina. \r\nFrontex è l'agenzia europea di guardia costiera e ha avuto dalla sua creazione un crescente finanziamento, 1000% negli ultimi 15 anni, con un aumento previsto di agenti fino a 10.000 unità entro il 2027. Le sue radici affondano nella costituzione dello spazio di libera circolazione all’interno dei confini dell’Unione Europea per cittadini e merci, fondazione legata all’attuale politica di sicurezza dei confini dell’accordo di Schengen del 1985. Questo assetto normativo ha operato la graduale apertura dei confini interni nel territorio comune degli stati partecipanti (resa esecutiva dal 1990) e il correlato irrigidirsi del controllo sui confini esterni. L’erosione dei confini interni e la creazione di una struttura sovranazionale quale l’Unione Europea hanno determinato la creazione di quelle che vengono definite “misure compensatorie”: ossia la chiusura dei confini esterni e la creazione di una forte alterità con lo spazio al di fuori. Come nel paradigma bellico amico/nemico di Carl Schmitt, le unificazioni si alimentano anche attraverso la contrapposizione verso l’esterno, che fornisce la coesione e l’identità necessarie all’unità politica e stabiliscono come l'altro possa assumere di volta in volta funzioni diverse: migrante, rubalavoro, terrorista. All'inizio non si faceva alcun riferimento a un organo di polizia intergovernativa, ma con l'andare del tempo le istituzioni europee hanno rafforzato il discorso sulla necessità di sviluppare meccanismi di coordinamento nel controllo dei confini insieme alla crescente retorica sull'invasione africana. Ad oggi, oltre a essere la più finanziata, è l'unica agenzia armata dell'Unione Europea. \r\nFrontex risulta essere un vero esperimento politico: l’integrazione europea si è sviluppata anche attraverso tentativi di cooperazione che hanno intaccato l’esclusività della competenza territoriale nazionale in ambito di difesa dei confini. Secondo ciò che emerge dalla ricerca della compagna, Frontex è un’entità spuria, un organo di polizia, ma anche di soft law, che agisce su un piano scalare multiplo; la sua forma ibrida, la sua costituzione sperimentale la pongono in uno stato di riforma permanente e dal 2007 è cresciuta sempre di più la sua autonomia operativa tanto da aver potuto collaborare negli ultimi anni alla creazione di forme di detenzione amministrativa \u003Cmark>offshore\u003C/mark> e di esternalizzazione della frontiera. Nonostante sia sicuramente il cardine di un piano politico esecutivo di integrazione transnazionale per il controllo della frontiera, nonostante l’autonomia nelle sue scelte operative, nonostantela sua intraprendenza “diplomatica” e di spesa, ciò non determina un’azione slegata dalle altre istituzioni o enti in gioco. Si può parlare chiarmanete di un’organizzazione di potere integrata: Frontex per la gestione delle frontiere Ue e dei flussi che le attraversano opera assieme ad altri soggetti, talvolta li coordina in un'agenda di obiettivi comuni come nel caso di polizie nazionali, stati membri, stati terzi, altre organizzazioni sovranazionali, talvolta utilizza le nuove tecnologie proposte da asset privati, come nel caso dell’industria bellica.\r\nLe carte di Frontex non sono in questo sordido ruolo uno strumento di second'ordine: sono sempre state utilizzate per sintetizzare e pubblicizzare il suo lavoro, fanno perno attorno alla costruzione del confine, tra ciò che rimane dentro e ciò che avanza fuori ed è questo lavoro che viene chiesto al Politecnico di Torino. La creazione del confine immaginifico e visibile su mappa risulta essere dispositivo fulcro nell’organizzazione del potere e nell’operatività di diritti differenziati. Attraverso la lettura dell’operato di Frontex nella gestione del confine e della sua costruzione cartografica, si deduce come funziona: si presenta il ripetersi dell’interazione di scale e poteri differenti, lo Stato nazionale, paese membro o paese terzo, l’Unione europea, le polizie nazionali, le organizzazioni sovranazionali, le aziende private che vendono servizi e strumenti. E se Frontex cerca di imporsi come cardine delle politiche di gestione del confine, è necessario iniziare a dire che enti come il Politecnico oggigiorno nel sottoscrivere accordi come questo mirano alla piena integrazione tra le attività di ricerca e quelle di \"trasferimento\" tecnologico, nella fattispecie bellico.\r\nFrontex e il suo contingente sia operativo che di ricerca spingono a giustificare l’idea di un allarme e di una necessità emergenziale da applicare con forza di esercito: i confini dell’Unione europea vanno protetti da un’invasione di migranti irregolari e uno dei costi di questa protezione è da sempre quello rendicontato di costruire hub logistici di esseri umani e di trasformare il Mediterraneo in un cimitero acqueo.\r\n\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/12/MACERIE-5-DIC.mp3\"][/audio]\r\n\r\n ",[406],{"field":96,"matched_tokens":407,"snippet":403,"value":404},[70],{"best_field_score":136,"best_field_weight":137,"fields_matched":23,"num_tokens_dropped":49,"score":138,"tokens_matched":23,"typo_prefix_score":49},{"document":410,"highlight":422,"highlights":427,"text_match":134,"text_match_info":430},{"comment_count":49,"id":411,"is_sticky":49,"permalink":412,"podcastfilter":413,"post_author":367,"post_content":414,"post_date":415,"post_excerpt":55,"post_id":411,"post_modified":416,"post_thumbnail":417,"post_title":418,"post_type":304,"sort_by_date":419,"tag_links":420,"tags":421},"71885","http://radioblackout.org/podcast/i-risvolti-predatori-delleolico-il-progetto-delle-isole-egadi/",[281],"La transizione ecologica, entrata ormai a far parte delle agende politiche dell'Occidente, trova nel passaggio a fonti di energia rinnovabili uno dei suoi nuclei programmatici. Ridurre le emissioni di CO2 e altri gas climalteranti è senz'altro necessario a mitigare gli effetti nefasti della crisi ecologica: eppure, la realtà della produzione di energia rinnovabile non sempre rientra nei criteri di sostenibilità.\r\n\r\nQuest'ultima precisazione non sembra preoccupare Renexia, società impegnata nei maggiori progetti \"verdi\" nella penisola, e molte realtà locali interessate dal nuovo progetto di impianto e0lico al largo delle isole Egadi. In questa zona, infatti, si sta pianificando l'installazione di quello che si prevede sarà il più grande parco eolico offshore d'Europa: decine di turbine eoliche galleggianti, di altezza poco inferiore alla Tour Eiffel, distanziate 3,5 km l'una dall'altra nelle acque mediterranee della Trinacria. Un progetto massiccio e invasivo, dannoso per la fauna e la flora marine ma anche per la popolazione locale che sul mare ha sempre fondato la propria sussistenza e la propria cultura. Definita dalla società incaricata un'opera dallo scarso \"impatto visivo\" e dagli innumerevoli vantaggi dal punto d vista energetico nazionale ed economico locale, il progetto previsto dalle isole Egadi emana soffiate di aria fetida.\r\n\r\nCe ne parla - fornendo dati e dettagli preziosi - Diego, portavoce del comitato creatosi nelle isole Egadi per opporsi a questo progetto predatorio. Potete ascoltare l'intervista qui:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/11/eolico-egadi.mp3\"][/audio]","17 Novembre 2021","2021-11-17 12:42:38","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/11/Eolico-off-shore-933x400-1-200x110.png","I risvolti predatori dell'eolico: il progetto delle isole Egadi",1637152958,[],[],{"post_content":423},{"matched_tokens":424,"snippet":425,"value":426},[70],"il più grande parco eolico \u003Cmark>offshore\u003C/mark> d'Europa: decine di turbine eoliche","La transizione ecologica, entrata ormai a far parte delle agende politiche dell'Occidente, trova nel passaggio a fonti di energia rinnovabili uno dei suoi nuclei programmatici. Ridurre le emissioni di CO2 e altri gas climalteranti è senz'altro necessario a mitigare gli effetti nefasti della crisi ecologica: eppure, la realtà della produzione di energia rinnovabile non sempre rientra nei criteri di sostenibilità.\r\n\r\nQuest'ultima precisazione non sembra preoccupare Renexia, società impegnata nei maggiori progetti \"verdi\" nella penisola, e molte realtà locali interessate dal nuovo progetto di impianto e0lico al largo delle isole Egadi. In questa zona, infatti, si sta pianificando l'installazione di quello che si prevede sarà il più grande parco eolico \u003Cmark>offshore\u003C/mark> d'Europa: decine di turbine eoliche galleggianti, di altezza poco inferiore alla Tour Eiffel, distanziate 3,5 km l'una dall'altra nelle acque mediterranee della Trinacria. Un progetto massiccio e invasivo, dannoso per la fauna e la flora marine ma anche per la popolazione locale che sul mare ha sempre fondato la propria sussistenza e la propria cultura. Definita dalla società incaricata un'opera dallo scarso \"impatto visivo\" e dagli innumerevoli vantaggi dal punto d vista energetico nazionale ed economico locale, il progetto previsto dalle isole Egadi emana soffiate di aria fetida.\r\n\r\nCe ne parla - fornendo dati e dettagli preziosi - Diego, portavoce del comitato creatosi nelle isole Egadi per opporsi a questo progetto predatorio. Potete ascoltare l'intervista qui:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/11/eolico-egadi.mp3\"][/audio]",[428],{"field":96,"matched_tokens":429,"snippet":425,"value":426},[70],{"best_field_score":136,"best_field_weight":137,"fields_matched":23,"num_tokens_dropped":49,"score":138,"tokens_matched":23,"typo_prefix_score":49},6637,{"collection_name":304,"first_q":70,"per_page":273,"q":70},10,["Reactive",435],{},["Set"],["ShallowReactive",438],{"$fbAxCaxovUWuusFtLxrIZ3vlAlwSSEnhLC_bckcH72gg":-1,"$ffCiCRs3-d-ERK4qjQSOVOXLI6DsxXpTc9y8lR7_158g":-1},true,"/search?query=offshore"]