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Non ha chiesto misure alternative al carcere, Condannata ad un anno per aver partecipato ad un’azione ai caselli dell’autostrada A 32 nel marzo del 2012, ha scelto di rivendicare quel giorno nel segno di una lotta al Tav che dura da 30 anni.\r\n\r\nAscolta la diretta con Nicoletta:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2019/11/2019.11.12-09.00.nicoletta.dosio_.mp3\"][/audio]\r\n\r\nDi seguito il suo comunicato:\r\n\r\n“Contro l'ingiustizia del potere la resistenza è un dovere.\r\nA questo principio si ispira ormai da trent'anni il movimento NO TAV e, da sempre, rispondono le lotte sociali e ambientali, in tante parti del paese e del mondo.\r\nContro tale resistenza, il sistema ha messo in campo leggi, eserciti, tribunali e carceri.\r\nI territori, le persone, la natura sono più che mai materia bruta di sfruttamento da parte di un capitale che, nella sua arroganza dimentica di ogni limite, in nome del profitto infinito, accumula sulla propria strada morti e rovine, fino a mettere in discussione la sopravvivenza stessa del Pianeta. Anche in Valle di Susa l'opposizione popolare che, forte della memoria operaia e resistenziale, ha deciso di dire NO al TAV, grande, mala, inutile, costosissima opera, e al modello di vita che la produce, sta pagando tale resistenza ad un prezzo altissimo, a livello giudiziario, economico, esistenziale, con centinaia di condanne penali e civili, multe, fogli di via, revoche di permessi, militarizzazione del territorio. Il tutto con la complicità attiva dei governi passati e presenti, espressione istituzionale del partito trasversale degli affari, e con il supporto dei mass media di regime.\r\n\r\nPer denunciare tutto questo e per ribadire la dignità di una lotta collettiva che non si piegherà, ho deciso di non chiedere sconti al potere invidioso e vendicativo che, con i tre gradi di giudizio dei suoi tribunali, ha condannato al carcere me e altri undici attivisti, per “ violenza privata e interruzione di pubblico servizio”.\r\nDenuncio inoltre le storture e l’iniquità di un sistema poliziesco e giudiziario che, lungi dal garantire I diritti di tutti e soprattutto dei più deboli, si è piegato ad altri e diversi interessi, rendendosi complice del tentativo di silenziare con la violenza chi lotta per la giustizia sociale e ambientale.\r\nCome me, sono state condannate ormai centinaia di persone e, in particolare, i nostri migliori giovani, che si sono visti infliggere pene abnormi per aver esercitato un diritto garantito dalla costituzione: condanne per cui essi oggi rischiano di perdere il lavoro, il diritto allo studio, la famiglia, la casa, il futuro.\r\n\r\nErano i primi giorni di marzo 2012, giornate di rabbia e di mobilitazione: la nostra piccola baita - presidio in Clarea occupata a suon di manganellate dalle “forze dell'ordine” dopo gli otto mesi di resistenza che seguirono alla presa della Libera repubblica della Maddalena e all'occupazione militare del territorio. Luca, uno di noi, in ospedale a lottare tra la vita e la morte dopo che un poliziotto l'aveva fatto cadere dal traliccio su cui si era arrampicato per sfuggire alle botte: Le dichiarazioni provocatorie del governo Monti a favore del TAV e contro la resistenza di un'intera popolazione al progetto.\r\nSalimmo in manifestazione sull'autostrada con uno striscione su cui era scritto “ Oggi paga Monti” ed alzammo le barriere dei caselli, permettendo la libera circolazione su una delle strutture autostradali più devastanti e costose d'Italia.\r\nNon me ne pento e sarei pronta a rifarlo. Non chiedo per me misure alternative al carcere perché, per ottenerle, dovrei riconoscere il disvalore della mia condotta: non sono disponibile ed esercito così, ancora una volta, la mia libertà.\r\nSo di avere con me il sostegno delle mie sorelle e dei miei fratelli di una lotta bella e irriducibile, perché porta nelle sue mani la memoria del passato, l'indignazione per la precarietà presente, la necessità di un futuro più giusto e vivibile per tutti.\r\n\r\nSe andrò in carcere, non me ne pentirò, perché, come scrisse Rosa Luxemburg, dalla cella dove scontava la sua ferma opposizione alla guerra, “mi sento a casa mia in tutto il mondo, ovunque ci siano nubi, e uccelli, e lacrime umane”.”","12 Novembre 2019","2019-11-12 13:56:52","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2019/11/dosio-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"156\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2019/11/dosio-300x156.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2019/11/dosio-300x156.jpg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2019/11/dosio-768x400.jpg 768w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2019/11/dosio-1024x533.jpg 1024w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2019/11/dosio.jpg 1920w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","La scelta di Nicoletta",1573559692,[119,120,121],"http://radioblackout.org/tag/carcere/","http://radioblackout.org/tag/nicoletta-dosio/","http://radioblackout.org/tag/no-tav-2/",[123,124,125],"carcere","nicoletta dosio","no tav",{"post_content":127},{"matched_tokens":128,"snippet":129,"value":130},[23],"forte della memoria operaia e \u003Cmark>resistenzia\u003C/mark>le, ha deciso di dire NO","Nicoletta Dosio ha deciso. 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La cancellazione del patrimonio culturale kurdo è vista come il completamento dell'esproprio del territorio: un raffinamento dell'ossessione turca, avversa alla lingua e cultura kurda da sempre negata per sopraffare l'etnia diversa.\r\n\r\nI metodi usati sono riconducibili a quelli adottati dagli israeliani nei confronti dei palestinesi, in particolare nei territori occupati e a Gerusalemme Est e permettono di assimilare anche le resistenze dei due popoli, inquadrando all'interno del contesto resistenziale il simbolismo della carcerazione priva di contatti con l'esterno di Ocalan, reso totalmente fantasma nel momento in cui il processo di pacificazione è stato interrotto.\r\n\r\nPerciò abbiamo sentito Carmine Malinconico, ora appartenente al pool degli avvocati di Ocalan (e a suo tempo di Mandela), membro della rete italiana per il Kurdistan\r\n\r\n \r\n\r\nUnknown","22 Aprile 2016","2016-04-26 19:08:54","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2016/04/2016-04-22_postcard-200x110.jpeg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"200\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2016/04/2016-04-22_postcard-300x200.jpeg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2016/04/2016-04-22_postcard-300x200.jpeg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2016/04/2016-04-22_postcard-768x512.jpeg 768w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2016/04/2016-04-22_postcard-1024x682.jpeg 1024w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2016/04/2016-04-22_postcard.jpeg 1100w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","Espropri, demolizioni, ghetti: pulizia culturale turca",1461326660,[154,155,156,157,158],"http://radioblackout.org/tag/bakur/","http://radioblackout.org/tag/diyarbakir/","http://radioblackout.org/tag/espropri/","http://radioblackout.org/tag/kurdi/","http://radioblackout.org/tag/pulizia-culturale/",[15,21,160,17,31],"espropri",{"post_content":162},{"matched_tokens":163,"snippet":164,"value":165},[23],"popoli, inquadrando all'interno del contesto \u003Cmark>resistenzia\u003C/mark>le il simbolismo della carcerazione priva","Sismi potenziali, ristrutturazioni, progetti di aeroporti, destinazioni d'uso che mutano senza tenere conto della storia talvolta millenaria dei luoghi e senza considerare il genius loci delle città kurde, di cui sono depositari gli abitanti di quelle case e di quelle vestigia, sono i pretesti subdoli che Erdogan sta utilizzando per completare la pulizia etnica perpetrata dalla campagna militare con le bombe su Diyarbakir, Cizre... 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Nelle parole di Chiara cogliamo l'intero percorso di questa rete fortemente connotata sulla questione di genere, perché i tagli al welfare e alla sanità comportano necessariamente un peggioramenteo delle condizioni di vita soprattutto delle donne, ridotte a \"cura\" familiare all0'interno del focolare.\r\n\r\nE proprio dalla situazione sanitaria prende spunto Helleniko, posto occupato ateniese, sempre sotto rischio di sgombero, che sta in una ex caserma Nato e che cerca di accompagnare una lotta mirata non a sostituire i servizi che devono mantenersi efficaci e alla portata di tutti, ma è un'organizzazione di personale sanitario che presta assistenza gratuita a chi non può più usufruirne. 8000 sono le persone che sono state curate da aprile ad oggi; la gestione assembleare e l'autogestione sono i cardini di questa realtà, non si tratta di un'iniziativa caritatevole, ma anzi è connotata con forti tratti resistenziali antisistemici, contro quel sistema che mira a stroncare qualsiasi opposizione allo smantellamento del welfare.\r\n\r\nLe necessità emergenziali, che sono obiettivo della rete Donne nella crisi in questo tour riguardano nello specifico medicinali antitumorali e la raccolta fondi permetterà alle medico romane di convertire questi fondi raccolti fino a Natale (presso il circolo Maurice, la Credenza di Bussoleno, la Cub di corso Marconi in medicinali da fornire direttamente a Helleniko).\r\n\r\nImportante la correlazioni che si sono volute individuare tra le due nazioni, dove si può imparare qualcosa dal conflitto innescato da Helleniko\r\n\r\n2013.11.14-elleniko","14 Novembre 2013","2013-11-18 11:34:58","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2013/11/helleniko-a-torino-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"264\" height=\"191\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2013/11/helleniko-a-torino.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" />","Helleniko, un teatro greco di mobilitazione",1384431763,[184,185,186,187],"http://radioblackout.org/tag/donne-nella-crisi/","http://radioblackout.org/tag/grecia/","http://radioblackout.org/tag/helleniko/","http://radioblackout.org/tag/mutuo-soccorso/",[33,189,19,29],"grecia",{"post_content":191},{"matched_tokens":192,"snippet":193,"value":194},[23],"è connotata con forti tratti \u003Cmark>resistenzia\u003C/mark>li antisistemici, contro quel sistema che","Un coro greco non di pianto rassegnato, ma di lotta e resistenza.\r\n\r\nFinalmente arriva il camper di Helleniko a Torino, oggi 14 novembre in piazza Madama Cristina ci sarà l'incontro con le donne greche in tournée con il camper che testimonia di un'iniziativa di mutuo soccorso proveniente dalla vituperata Ellade, in particolare ci sarà una medico, Ioanna Lymperopouloy a illustrare le modalità con cui opera questa rete.\r\n\r\nUn teatro di mobilitazione quello greco che invece dalla crisi trae energie e linfa per resistere e opporsi alla troika proprio innescando reti di relazioni non solo sanitarie, ma di mense popolari o di resistenza contro il debito e l'austerità in Calcidica, per evitare le conseguenze di una crisi prodotta dal sistema capitalistico e che quello stesso sistema impone di pagare alle sue vittime, che non ci stanno e si ribellano. 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Lo sanno tutti quelli che partecipano attivamente a cortei che eccedono i limiti imposti dalle Questure.\r\n Eccezionale è la decisione dei media di accendere i propri riflettori su queste violenze.\r\n Quando accade si sprecano le parole di rammarico, la retorica delle mele marce, dei poliziotti malpagati e stressati, sempre in bilico tra la condanna e la giustificazione firmata dal Prefetto.\r\n I democratici più irriducibili vorrebbero che i poliziotti avessero il numero identificativo sul modello delle medagliette per i cani.\r\n Se per qualche caso un'immagine \"buca\" gli schermi, la norma del silenzio si rompe per qualche giorno. La vicenda dei due giovani viareggini finiti in terra durante le cariche al corteo romano del 12 aprile è una di queste. Il ragazzo con testa sanguinante che protegge il volto della ragazza, l'uomo in divisa che li blocca con la gamba, il poliziotto in borghese che sale di prepotenza sulla pancia di lei ecco gli ingredienti per una storia latte, miele e indignazione.\r\n Il responsabile viene redarguito, poi la notizia perde di mordente e si torna alla normalità.\r\n Le violenze, i soprusi, gli insulti, le molestie sono la colonna sonora di ogni giorno nel \"lavoro\" degli uomini e le donne in divisa.\r\n La sorte peggiore tocca ai migranti, ai senza carte, a chi non soldi né conoscenze, a chi non conosce le regole del gioco.\r\n Raramente le storie di pestaggi fuori e dentro le caserme vengono intercettate e narrate dai media. Il tam tam delle strade, le narrazioni al bar, le nostre stesse vite ricompongono un puzzle che resta la trama sottesa delle relazioni sociali nel nostro paese.\r\n La fine di ogni residuo sistema di ammortizzazione del conflitto sociale, l'affermarsi del neoliberismo hanno eliminato ogni margine di mediazione, rendendo sempre più sottile e aguzza la piramide sociale.\r\n La guerra è diventata permanente dall'Africa al Sudamerica. Guerra civile in cui la distanza tra guerra e ordine pubblico si assottiglia sino a divenire impalpabile.\r\n Una prospettiva sempre meno lontana dall'Europa, dove le regole di un gioco feroce, stanno facendo evaporare le illusioni di chi credeva di essere al riparo, protetto da frontiere amiche, nel nord ricco del mondo.\r\n Non ci sono salvagenti.\r\n L'unica possibilità è la sottrazione conflittuale, la fuoriuscita da un ordine che macina le vite, mantenendole quel tanto che serve a mentenere il ciclo del lavora/consuma/crepa. Un gioco duro, che bisognerà imparare a giocare, facendone saltare la logica resistenziale, per praticare l'autogestione sin da ora, nel magma sociale dove la gente fatica a vivere e vive sempre peggio.\r\n\r\nNe abbiamo parlato con Salvo Vaccaro, docente di filosofia politica all'Università di Palermo.\r\n\r\nAscolta la diretta:\r\n\r\n2014 04 17 vaccaro violenza polizia","18 Aprile 2014","2018-11-01 22:03:28","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2014/04/marcia-caramba-mauve-200x110.png","Polizia. Sangue, divise e silenzio","podcast",1397843669,[232,233],"http://radioblackout.org/tag/guerra-civile/","http://radioblackout.org/tag/polizia-violenta/",[213,215],{"post_content":236},{"matched_tokens":237,"snippet":238,"value":239},[23],"giocare, facendone saltare la logica \u003Cmark>resistenzia\u003C/mark>le, per praticare l'autogestione sin da","Calci, pugni, manganellate contro manifestanti non sono l'eccezione ma la norma. Lo sanno tutti quelli che partecipano attivamente a cortei che eccedono i limiti imposti dalle Questure.\r\n Eccezionale è la decisione dei media di accendere i propri riflettori su queste violenze.\r\n Quando accade si sprecano le parole di rammarico, la retorica delle mele marce, dei poliziotti malpagati e stressati, sempre in bilico tra la condanna e la giustificazione firmata dal Prefetto.\r\n I democratici più irriducibili vorrebbero che i poliziotti avessero il numero identificativo sul modello delle medagliette per i cani.\r\n Se per qualche caso un'immagine \"buca\" gli schermi, la norma del silenzio si rompe per qualche giorno. La vicenda dei due giovani viareggini finiti in terra durante le cariche al corteo romano del 12 aprile è una di queste. Il ragazzo con testa sanguinante che protegge il volto della ragazza, l'uomo in divisa che li blocca con la gamba, il poliziotto in borghese che sale di prepotenza sulla pancia di lei ecco gli ingredienti per una storia latte, miele e indignazione.\r\n Il responsabile viene redarguito, poi la notizia perde di mordente e si torna alla normalità.\r\n Le violenze, i soprusi, gli insulti, le molestie sono la colonna sonora di ogni giorno nel \"lavoro\" degli uomini e le donne in divisa.\r\n La sorte peggiore tocca ai migranti, ai senza carte, a chi non soldi né conoscenze, a chi non conosce le regole del gioco.\r\n Raramente le storie di pestaggi fuori e dentro le caserme vengono intercettate e narrate dai media. Il tam tam delle strade, le narrazioni al bar, le nostre stesse vite ricompongono un puzzle che resta la trama sottesa delle relazioni sociali nel nostro paese.\r\n La fine di ogni residuo sistema di ammortizzazione del conflitto sociale, l'affermarsi del neoliberismo hanno eliminato ogni margine di mediazione, rendendo sempre più sottile e aguzza la piramide sociale.\r\n La guerra è diventata permanente dall'Africa al Sudamerica. Guerra civile in cui la distanza tra guerra e ordine pubblico si assottiglia sino a divenire impalpabile.\r\n Una prospettiva sempre meno lontana dall'Europa, dove le regole di un gioco feroce, stanno facendo evaporare le illusioni di chi credeva di essere al riparo, protetto da frontiere amiche, nel nord ricco del mondo.\r\n Non ci sono salvagenti.\r\n L'unica possibilità è la sottrazione conflittuale, la fuoriuscita da un ordine che macina le vite, mantenendole quel tanto che serve a mentenere il ciclo del lavora/consuma/crepa. Un gioco duro, che bisognerà imparare a giocare, facendone saltare la logica \u003Cmark>resistenzia\u003C/mark>le, per praticare l'autogestione sin da ora, nel magma sociale dove la gente fatica a vivere e vive sempre peggio.\r\n\r\nNe abbiamo parlato con Salvo Vaccaro, docente di filosofia politica all'Università di Palermo.\r\n\r\nAscolta la diretta:\r\n\r\n2014 04 17 vaccaro violenza polizia",[241],{"field":133,"matched_tokens":242,"snippet":238,"value":239},[23],{"best_field_score":137,"best_field_weight":138,"fields_matched":14,"num_tokens_dropped":46,"score":139,"tokens_matched":14,"typo_prefix_score":14},6637,{"collection_name":229,"first_q":23,"per_page":96,"q":23},["Reactive",247],{},["Set"],["ShallowReactive",250],{"$fbAxCaxovUWuusFtLxrIZ3vlAlwSSEnhLC_bckcH72gg":-1,"$fR2sz28UTfKYLgKKkOQN4vENS1khrmZGrL13Qy9ELzV4":-1},true,"/search?query=resistenzia"]