OGM: tra caos normativo e difesa della biodiversità

Scritto dasu 16 Aprile 2014

mais_ogm_monsantoLo scorso 26 marzo il Sole 24 ore pubblicava la notizia che il Friuli Venezia Giulia era l’unica regione italiana ad aver introdotto una moratoria alla semina di Ogm. Lo stop di 12 mesi imposto dal consiglio regionale aveva carattere “urgente e temporaneo”. Lo scopo era impedire la prossima semina anche nel caso in cui alcuni imprenditori agricoli del Friuli Venezia Giulia dovessero vincere il ricorso, presentato al Tribunale amministrativo regionale del Lazio contro il decreto interministeriale che ha vietato a tutto il 2014 la coltivazione in Italia del mais Ogm “Mon810”.
Il Tar doveva pronunciarsi lo scorso 9 aprile, ma ha rimandato di 45 giorni la decisione. E’ possibile che il Tar stia facendo pressione perché il groviglio legale intorno agli OGM sia sciolto dal potere politico e non da quello giudiziario.

Cosa è successo?
Facciamo un passo indietro. Nel 2010 l’agricoltore Giorgio Fidenato seminò alcuni campi di sua proprietà sfidando il vuoto normativo: dalla sua parte oggi c’è un’ordinanza favorevole della Commissione europea, e una assoluzione decisa dal tribunale di Pordenone.
Il ricorso al tribunale amministrativo punta ai ministeri della Salute e delle Politiche agricole, e chiede l’annullamento del decreto interministeriale del 12 luglio 2013: quello al quale manca la parte sanzionatoria, e che ha reso impossibile alla Regione intervenire per vietare la trebbiatura.
L’UE da parte sua ha sancito il principio della coesistenza di coltivazioni con semi OGM e coltivazioni OGM.
Principio che la presidente renziana della Regione, Serracchiani, contesta solo per la sua regione, dove la piccola proprietà diffusa rende impossibile la convivenza di coltivazioni naturali e biologiche.
Gli attivisti più radicali, come il gruppo che si raccoglie nella “Rete difesa della biodiversità”, si battono contro gli OGM, in Friuli come altrove, per il principio di precauzione, per la difesa della biodiversità attraverso l’utilizzo di semenze locali, per la salvaguardia dell’autonomia dei piccoli contadini, che, con gli OGM, finiscono con il dipendere dalle Multinazionali del settore, prima tra tutti Monsanto, che vendono semenza sterile e con gli obblighi imposti dall’esclusività del brevetto.
Le recenti iniziative della Rete hanno raccolto molta attenzione e soprattutto la partecipazione attiva di alcuni agricoltori, che hanno in questo modo spezzato il fronte dei si agli OGM.
La partita è aperta.

Ne abbiamo parlato con Viviana della “Rete difesa della biodiversità”.
Ascolta la diretta:

viviana_ogm


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