Affari e ginnastica: buona scuola di Renzi
Scritto dainfosu 24 Settembre 2014
Renzi gioca alle tre carte con gli insegnanti. Su un tavolo ci sono 150.000 precari a vita, dall’altro i docenti “anziani” di ruolo. La guerra tra le generazioni è lo sport preferito dal primo ministro democratico. Renzi è abile: in una società anziana ma giovanilista, strizza l’occhio ai precari che non chiedono che essere assunti, descrive gli insegnanti in ruolo come una casta privilegiata ed il gioco è fatto.
Se la dovessimo descrivere in pillole la “buona scuola” disegnata dal testo diffuso in settembre da Renzi è tutta qua.
I fatti sono invece altri. I centomila precari che sarebbero dovuti entrare in ruolo quest’autunno restano precari sino all’anno prossimo, quando Renzi ha promesso che le assunzioni riguarderanno almeno 150.000 persone.
In cambio si tagliano gli scatti d’anzianità, rendendo definitivo il blocco degli stipendi ed introducendo gli scatti su base meritocratica.
Nella scuola non ci saranno più precari, ma gli insegnanti saranno sempre più poveri e ricattabili.
Resta da vedere se il prossimo anno le promesse di Renzi si sciglieranno come un gelato nel sole di fine agosto. D’altra parte il primo ministro potrebbe non avere scelta. I precari in lotta per il posto hanno portato la questione fino alla Corte di Giustizia europea: la condanna dell’Italia è molto probabile. In Italia infatti non si applica neanche la pur permissiva normativa che impone di non poter sfruttare i lavoratori con contratti a tempo determinato oltre tre anni senza una prospettiva certa di lavoro.
Finché non saranno decisi gli stanziamenti è comunque legittimo dubitare. Un dato è certo. In questo anno scolastico hanno assunto meno insegnanti di quelli previsti dal Dl Scuola dello scorso anno, perché la ragioneria non ha autorizzato tutte le assunzioni previste in mancanza della copertura finanziaria.
Facciamo finta che Renzi assuma davvero i precari. Cosa succederà? Di sicuro aumenterà l’orario di lavoro perché Renzi intende affidare la copertura delle supplenze “brevi” (proposta n. 3) a chi è in ruolo: si parla di “banca delle ore” da utilizzare nella propria scuola o nella rete di scuole in cui è inserita la propria.
La propaganda di Renzi sulle assunzioni dei precari senza dubbio serve a far digerire al corpo docente l’eliminazione degli scatti di anzianità, che verranno sostituiti da scatti di “merito”, attribuiti a non più dei due terzi del corpo docente ogni tre anni sulla base del giudizio del nucleo di valutazione di ciascuna scuola o rete di scuole (proposta n. 4 e 5).
Chi non è in linea con la dirigenza scolastica, (e con i privati che investono nella scuola) non prende gli aumenti.
La retorica della meritocrazia è il pilastro su cui si fonda anche il secondo blocco di proposte del governo. Renzi propone di dare ancora maggiore potere ai dirigenti delle singole scuole nel decidere sui docenti da utilizzare nella didattica sulla base di un registro nazionale dei docenti che riporti i curriculum formativi di ciascuno.
Gli organi collegiali verrebbero stravolti: gli organi di gestione effettiva della scuola saranno il dirigente, il nucleo di valutazione e il consiglio dell’Istituzione scolastica, mentre al collegio (consiglio) dei docenti rimarrebbe la sola competenza della programmazione didattica. Nessuna menzione è fatta del consiglio di classe e dell’assemblea degli studenti, previsti dall’attuale normativa.
Il governo Renzi intende intervenire anche sui programmi delle scuole, valorizzando da una parte la musica, la storia dell’arte (niente da eccepire) e l’educazione fisica (non ci eravamo resi conto dell’enorme problema dell’obesità infantile… proposta n. 9), dall’altro riproponendo sotto altri nomi le tre “i” di berlusconiana memoria: inglese, informatica (coding) e imprese (economia, proposta n. 10). Si dice di voler valorizzare le attività di laboratorio, dimenticando che la recente riforma delle superiori avanzata dalla Gelmini ha compresso le ore di laboratorio, di storia dell’arte finanche nei licei artistici, il diritto e l’economia. Perché non partire proprio dall’abrogazione di quella riforma e dalla restituzione delle ore tolte specialmente alle scuole tecniche e professionali? Per i tecnici e professionali invece c’è in serbo la proposta dell’alternanza obbligatoria tra scuola e lavoro negli ultimi tre anni del percorso scolastico (proposta n. 11), ovviamente attraverso stage non retribuiti e senza alcuna garanzia di assunzione al termine, grazie anche al Jobs Act di cui lo stesso governo Renzi è promotore.
Ne abbiamo parlato con Marco Tafel, insegnante nelle scuole superiori. E’ stata anche una buona occasione per discutere delle alternative possibili alla scuola statale.
Ascolta la diretta:
Il testo integrale de “La buona scuola” lo trovate sul sito del governo.