Gorizia. Contro la guerra e il fascismo
Scritto dainfosu 26 Maggio 2015
Gorizia 23 maggio. Nel centenario dell’entrata in guerra dell’Italia i fascisti di casa Pound, forti dell’appoggio delle istituzioni locali, hanno promosso una manifestazione nazionale nella cittadina giuliana. Casa Pound ha fatto un grosso investimento sulla giornata, organizzando pullman da tutta Italia, ma il corteo non ha raccolto la partecipazione sperata dai fascisti, che avevano annunciato dai due ai tremila partecipanti, ma ne hanno raccolti non più di 800.
Pienamente riuscita la scommessa degli antimilitaristi e antifascisti friulani e giuliani che hanno indetto un corteo antifascista e antimilitarista cui hanno partecipato oltre mille persone.
Ne abbiamo parlato con Federico di Trieste.
Ascolta la diretta:
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Di seguito alcuni stralci del report della giornata uscito sul settimanale “Umanità Nova”
Al termine della prima parte del corteo, in Piazza della Vittoria (uno dei tanti toponimi amaro lascito della Prima Guerra Mondiale) si canta insieme “O Gorizia, tu sei maledetta”, uno dei canti contro la guerra più conosciuti, che racchiude in poche strofe tutta la follia e la tragicità della Prima Guerra. La pioggia ha smesso di cadere da poco, siamo più di mille, intervenuti da Gorizia, da tutto il Friuli Venezia Giulia e anche da Slovenia e Croazia, per ribadire che la guerra può essere solo ricordata perché non accada mai più e in nessun modo celebrata, vuoi da CasaPound, vuoi dallo Stato. Lentamente ci si prepara a tornare indietro, convinti – senza presunzione – di aver fatto quanto possibile per costruire una presenza che non fosse vista come un’invasione, ma un atto doveroso e irrinunciabile.
CasaPound aveva annunciato agli inizi di aprile un corteo nazionale a Gorizia, per celebrare l’”esempio luminoso” di chi nelle trincee “sacrificò se stesso” (leggi: il massacro di migliaia di soldati mandati al macello) e “marchiare” il proprio radicamento in Friuli. La città isontina naturalmente non era stata scelta a caso: fu infatti l’unica conquistata con le armi, al costo di decine di migliaia di vite e della distruzione e abbandono dell’intera città – l’8 agosto 1916 vi era tra le macerie solo un decimo degli iniziali trentamila abitanti. Dopo la fine della guerra Gorizia conobbe la prima deportazione razzista a danno degli sloveni, che erano circa la metà della popolazione iniziale.
Ma questa scelta rispecchia anche il diffondersi, in questi anni, di un seme nazionalista e razzista, che nelle realtà più piccole e di confine trova purtroppo terreno fertile.
In risposta al corteo di CasaPound, e allo stesso tempo per contrastare lo stampo nazionalista e militarista delle celebrazioni istituzionali, molte realtà, associazioni e individualità della regione, di differenti aree politiche e culturali, hanno iniziato a pianificare una presenza antifascista e antimilitarista in contemporanea all’iniziativa neofascista.
Si sono ritrovate sotto il cappello dell’Osservatorio antifascista regionale, realtà già presente sul territorio per il monitoraggio di tutti quei gruppi e associazioni che portano avanti la propaganda fascista, anche sotto la copertura di associazioni culturali. (…)
Sabato 23 maggio Gorizia appariva una città fantasma. Pochissima gente in giro e molti negozi chiusi (con alcune piacevoli eccezioni). Merito del terrorismo mediatico scatenato dai giornali cittadini e dalla Questura, soprattutto riguardo al corteo antifascista. Nonostante questo, nel piazzale antistante la stazione si sono ritrovate almeno cinquecento persone, in attesa di partire in corteo. Partenza che è stata ritardata a causa del fermo prolungato del pullman su cui viaggiavano le compagne e i compagni slovene. La polizia italiana al confine li ha infatti schedati uno per uno e ha sequestrato le aste delle bandiere e degli striscioni (diventati poi ridicolmente sulla stampa i “bastoni” dei “facinorosi”). Dopo il loro arrivo il corteo è partito, con in testa uno striscione che affermava “Né guerre né confini né fascismi” in italiano, sloveno e friulano. Lo spezzone libertario era aperto dallo striscione “Contro la crisi del capitalismo, lotta di classe antifascismo” e complessivamente era partecipato da almeno duecento compagne e compagni (di sicuro lo spezzone specifico più grosso della manifestazione) con molte bandiere e tanti slogan lungo il percorso.
Da segnalare fra gli altri all’interno del corteo anche la presenza di uno spezzone queer (promosso da alcun@ nostr@ compagn@), aperto dallo striscione “Voi Legione – Noi leGine”. (…)
Lungo il percorso il corteo si è ingrossato fino ad arrivare a sfiorare – e forse superare – i mille partecipanti. (…)