Spagna: tra movimenti, voto e astensionismo
Scritto dainfosu 21 Dicembre 2015
Le elezioni legislative che si sono tenute ieri in Spagna hanno segnato la fine del bipartitismo spagnolo. Il Partito Popolare, che nel 2011 aveva il 44,63% e la maggioranza assoluta dei seggi, ben 186 – è stato ampiamente punito dall’elettorato chiamato alle urne per rinnovare il Parlamento di Madrid. A spoglio ultimato la destra ottiene il 28,72% e 123 seggi. Il tradizionale sistema dell’alternanza tra PP e PSOE è stato demolito dalle elezioni di ieri, conseguenza di un voto di protesta di milioni di cittadini contro i due partiti considerati responsabili delle misure antisociali adottate dai governi Zapatero prima e da quello Rajoy dopo, sotto dettatura della Troika.
La vittoria di Podemos c’è stata, dimostrando in parte quella rimonta che i sondaggi della vigilia presagivano. Ma il partito nato pochissimi anni fa con caratteristiche ‘antisistema’ e via via moderatosi e conformatosi agli angusti recinti dati della politica e dell’economia, non ha sfondato a tal punto da impensierire direttamente né il PP né il PSOE.
A livello locale, Podemos o le coalizioni che ne vedono la presenza diventano comunque prima forza nella Comunità Autonoma Basca e in Catalogna, oltre che in altre regioni.
Neanche la cosiddetta ‘Podemos di destra’, cioè il movimento liberista e nazionalista spagnolo Ciudadanos si è affermato nei termini che i sondaggi prevedevano. Il cosiddetto ‘Partito della Cittadinanza’ ha ottenuto il 13.93% sottratti principalmente al PP – e solo 40 seggi.
Nei prossimi giorni si definirà quale delle due strade prenderà la politica istituzionale spagnola: la “grande coalizione” tra gli eterni rivali del PP e del Psoe, che hanno programmi simili e potrebbero contare sul placet di un’Unione Europea fortemente interessata ad un governo stabile in grado di affrontare la gestione della crisi e dell’emergere di movimenti politici e di opinione di diversa natura, oppure lo scioglimento tra qualche mese del parlamento appena eletto e il ritorno alle urne. A favore del primo scenario gioca una tendenza egemone in un numero sempre maggiore di paesi dell’Unione Europea, dove i partiti di centrodestra e centrosinistra ricorrono ad alleanze fino a poco fa ritenute ‘innaturali’ pur di formare governi stabili in grado di affrontare la gestione della crisi e dall’emergere di movimenti politici e di opinione di diversa natura.
Questa mattina abbiamo sentito Adriano, ricercatore in processi politici all’Università La Sapienza di Roma, con le prime impressioni sul voto e Auxi, militante della Casa Invisible di Malaga, che ci ha raccontato come le varie realtà di movimento hanno portato avanti al loro interno il dibattito su astensionismo e voto rispetto a queste elezioni.
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Adriano adriano
Auxiauxi