Cantine tombali in Bakur: un massacro invisibile
Scritto dainfosu 12 Febbraio 2016
Non c’è stata alcuna notizia per i molti giorni in cui lo stillicidio dei carri armati che cingono d’assedio i quartieri di Cizre hanno tenuto intrappolati in cantina decine di kurdi, durante le operazioni militari autorizzate da Erdogan il giorno dopo le elezioni, che danno mandato di vita e di morte sui civili del Bakur, il Sudest della Turchia, abitato dai Kurdi che vi hanno dato luogo a comunità solidali, come nel vicino Rojava.
Le persone di Cizre hanno trasformato i loro corpi in scudi contro i carri armati, i mortai, lanciafiamme, e lanciarazzi. Pochi giorni fa Mehmet Tunç, co- presidente dell’ Assemblea popolare di Cizre, ha parlato a una stazione televisiva dal seminterrato di un edificio a Cizre, dove molte persone ferite erano state intrappolate: “La situazione non è come come viene descritta nei media. C’è un massacro a Cizre, siamo di fronte ad un genocidio. Tutte le case sono state bombardate, i serbatoi vengono distrutti. Le armi utilizzate contro i nemici sono utilizzate contro il proprio popolo da parte del governo dell’AKP e dello Stato turco. C’è una tragedia in atto a Cizre. Da 60 giorni ormai la gente è senza pane e acqua. Solo 10 mila personesono rimaste su una popolazione di 120. Lo Stato ha spostato con la forza la gente, politiche simili sono state realizzate nel 1990. 4.000 villaggi sono stati rasi al suolo e le persone sono state spostate a Cizre. I villaggi sono stati evacuati per annientare il PKK. Ora stanno evacuando le città per annientare il PKK”, così diceva Tunç, ora è tra le decine di morti non contabilizzabili, perché ambulanze e soccorsi vengono tenuti distanti e solo oggi sono stati trasportat negli obitorii i resti di alcune dele vittimie del genocidio compiuto dalle truppe di Erdogan, perché per restare impuniti e non lascaire prove dell’uso di armi chimiche, cremano i corpi dei morti (a volte bruciano anche i vivi) .
Abbiamo sentito Mrtina del Coordinamento Toscano per il Kurdistan e della rete Kurdistan per avere un quadro più chiaro di quello che sta avvenendo in Bakur: un’analisi precisa che inchioda alle sue responsabilità non solo lo stato turco, ma anche la Comunità europea, sorda agli appelli, muta nel denunciare e cieca riguardo all’efferatezza dei crimini del prezioso alleato Erdogan.
Al termine dell’audio allegato Martina ci ha elencato la serie di appuntamenti organizzati per mobilitare quante più persone sensibili alla questione kurda possibile in questo momento di massacro indiscriminato di civili.