Corrispondenza dalla Siria con Paolo Pachino, combattente anarchico nelle Ypg
Scritto dainfosu 11 Aprile 2018
Dopo gli accordi di Ankara per la spartizione della Siria e le dichiarazioni statunitensi di un prossimo ritiro delle truppe e delle basi in Siria l’esperienza del confederalismo democratico in Rojava rischia di cadere. La pulizia etnica e lo spostamento ad Afrin e nel nord della Siria delle milizie islamiste provenienti dalla Ghouta paiono alludere ad un quadro dove per l’esperienza del Rojava non ci sia più posto.
Gli sfollati da Afrin – circa 170.000 persone – sono in un’area tra la provincia di Aleppo,controllata dai governativi, e il cantone occupato dalle truppe turche e dalle milizie islamiste loro alleate. La Turchia minaccia di estendersi anche in questa zona cuscinetto, dove la popolazione dorme in auto o in tenda e sopravvive grazie agli aiuti raccolti dal basso, portati dalla mezzaluna rossa curda. Se la Turchia invadesse anche quest’area sarebbe un massacro.
Chi è rimasto ad Afrin subisce torture, stupri e assassini.
Ne abbiamo parlato con Paolo – Pachino – Andolina che da qualche settimana è tornato in Siria per combattere. Paolo è li difendere, un anno dopo la presa di Raqqa, le aree curdofone, dove la società si sta organizzando intorno a principi ecologisti, femministi, egualitari.
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