In Italia, nel corso degli ultimi anni, il gioco d’azzardo legale si è affermato come un settore economico in forte espansione. I dati pubblicati dall’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli (ADMo) registrano un aumento di quasi tre volte nel decennio 2006-2016. In questo periodo i cittadini italiani sono passati a un importo in giocate sotto i 35 miliardi a più di 96 miliardi di euro, per superare la quota di 106 miliardi nel 2018. Grazie a questa crescita repentina, il nostro Paese si colloca oggi tra le nazioni con il più elevato tasso di perdite al gioco, sia in termini assoluti sia in proporzione al numero degli abitanti.
Un caso di particolare interesse è la legge n. 9/2016 della Regione Piemonte che prevede diverse azioni per prevenire e ridurre situazioni croniche di dipendenza dal gioco. Tra gli interventi adottati vi è il divieto di collocare apparecchi di gioco – slot machine e video lottery – entro una certa distanza da luoghi considerati sensibili, come scuole, banche e strutture residenziali per anziani. Si tratta del cosiddetto “distanziometro”. La rarefazione dei punti di gioco sul territorio dovrebbe agire come dissuasore per i giocatori patologici e, allo stesso tempo, prevenire che altre persone cadano nella malattia. Al distanziometro si associano inoltre le misure assunte dai Comuni per consentire il gioco d’azzardo con le “macchinette” solo in alcune fasce orarie. L’applicazione di queste norme sta producendo i risultati previsti? Le restrizioni funzionano? In che misura i volumi di gioco si sono ridotti grazie a tali restrizioni?
Ne parliamo con Paolo Jarre del Dipartimento Dipendenze dell’Asl To3: