Il Politecnico e la ricerca militare

Scritto dasu 5 Giugno 2024

La connessione tra guerra e scienza è un dispositivo epistemico, che ha le sue radici nel ‘500 e in Italia un padre nobile come Galileo Galilei. Il fattore scatenante è l’arrivo in Europa della polvere da sparo, che presto viene impiegata per scopi bellici. La tecnologia necessaria all’utilizzo bellico della polvere da sparo richiede studi specifici per poterne valutare le traiettorie, la velocità, la distruttività. Non solo: ingegneri ed architetti (all’epoca le due funzioni non erano distinte) cominciano a progettare e realizzare fortezze in grado di resistere ai cannoni. Nello stesso periodo si affermano gli stati centralizzati, con la connessa necessità di eserciti stabili e controllo militare del territorio.
Nell’ambito dell’acampada studentesca del Politecnico di Torino mercoledì scorso c’è stato un dibattito su “buoni e cattivi usi delle scienze”, cui hanno partecipato anche diversi docenti di UniTo e del Politecnico.
Tra questi il sociologo della scienza e della tecnologia Alvise Mattozzi che ha illustrato come il rapporto tra i Politecnici e la ricerca militare non sia una novità dei tempi grami che siamo forzati e vivere, ma fattore costitutivo di questi specifici istituti di istruzione universitaria.
Le “Ecoles Politechniques” francesi, il modello di riferimento per tutti i Politecnici, nascono per formare ingegneri capaci di mettersi al servizio della produzione bellica, al punto che ancora oggi dipendono dal ministero delle forze armate.
Il Politecnico di Torino ha stretto un accordo con il colosso armiero italiano “Leonardo” per la “Città dell’aerospazio”, nuovo polo bellico che sorgerà sui ruderi industriali dell’Alenia di corso Marche. Sebbene esista una distinzione formale tra gli spazi del Politecnico, che affitta i terreni da Leonardo, il progetto è unico e vedrà i ricercatori del settore aerospaziale dell’Ateneo lavorare a fianco degli ingegneri di Leonardo.
La domanda che si pone chi ritiene eticamente e politicamente intollerabile questa “liason dangereuse” tra industria bellica e ricerca universitaria, è facile da formularsi ma più complessa nella realizzazione.
Come sciogliere l’abbraccio mortale tra industria bellica e ricerca universitaria?
Lo abbiamo chiesto ad Alvise Mattozzi.

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