ECUADOR: il NO al referendum e l’impatto sulle politiche neoliberiste di NOBOA

mercoledì 19 novembre 2025

Con percentuali di voto per il NO dal minimo di 53% al massimo di 60,69% per i singoli quesiti del referendum indetto da Daniel Noboa a settembre, si sigla il brusco arresto per i piani autoritari del presidente neoliberista, in carica dal novembre del 2023. Il risultato segna la vittoria dei movimenti sociali e delle organizzazioni indigene che si sono spese per il NO.

Come racconta Davide Matrone, nell’articolo su Pagine Esteri, Le proposte di riforma costituzionale miravano: ad eliminare il divieto di installare basi militari straniere sul territorio ecuadoriano (sancito oggi nell’articolo 5 della Costituzione del 2008), impedire l’accesso ai fondi pubblici per i partiti politici (articoli 108 e 115), ridurre il numero di deputati (fissato nell’articolo 118).

Il quesito consultivo, infine, chiedeva all’elettorato ecuadoriano di esprimersi sulla convocazione di un’assemblea Costituente allo scopo di redigere una nuova Carta Costituzionale per l’Ecuador. l’intento di Noboa e dell’attuale classe politica con questo quesito era quello di riscrivere una Carta costituzionale con una chiara matrice neoliberista e rivolta alle privatizzazioni.

Il referendum arriva in un momento di forti tensioni in America Latina, legate sia alla presenza di navi da guerra statunitensi nel mar dei Caraibi e nell’oceano Pacifico, contro presunte imbarcazioni di narcotrafficanti, sia a seguito di 30 giorni di sciopero generale contro la sospensione del sussidio sul diesel in vigore dal 1974, misura che ha fatto impennare il prezzo del carburante da 1,80 a 2,80 dollari al gallone e ha innescato un focolaio di conflitto sociale dalle grandi città alle province rurali.

Abbiamo posto alcune domande a Davide Matrone , docente e ricercatore di analisi politica all’Università Politecnica Salesiana di Quito, capitale dell’Ecuador, che ci ha risposto attraverso un’intervista audio divisa punto per punto.

Possiamo considerare questo referendum come un banco di prova per le riforme neoliberali e soprattutto per i rapporti con gli USA, che segna una battuta d’arresto ai successi elettorali di Noboa del 2023 e 2025?

Quanto possiamo considerare che abbiano impattato le proteste contro l’abolizione del sussidio sul diesel che hanno portato allo sciopero generale?

Possiamo considerare lo sciopero generale come un’occasione per “compattare” un fronte ampio di opposizione democratica oppure il paese è attraversato da una radicalizzazione di soggettività oppresse che determina un’allontanamento dalle logiche democratiche verso un orizzonte più rivoluzionario?

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