Estratti dalla puntata del 22 luglio 2024 di Bello Come Una Prigione Che Brucia

 

CARCERE

Le carceri italiane hanno raggiunto livelli di invivibilità che sfociano nella letalità.

Il conteggio dei morti imbarazza alcuni pezzi del mondo politico e ne lascia sostanzialmente indifferenti altri.

Mentre i ragionieri delle pene si ingegnano su come ritoccare qualche elemento affinché questa tecnologia sociale possa proseguire con il suo lavoro, le persone detenute nelle gabbie arroventate dalla crisi climatica si stanno ammutinando.

Riflettendo sulla situazione delle carceri italiane, raccontando i limiti di accesso ai ventilatori acquistabili al sopravvitto, si può osservare come la dimensione di classe che caratterizza l’apparato sanzionatorio si riscontri anche nei processi di vulnerabilizzazione ambientale-climatica: se sei riccx hai più possibilità di migliorare la tua condizione, se sei poverx puoi anche morire.

 

Le rivolte, le proteste, le rotture dell’ordinarietà che normalizza la violenza del carcere, sono gli unici strumenti di autodifesa per chi è imprigionato in condizioni disumane.

In questa diretta partiamo dall’osservare la situazione nel carcere di Torino per estendere le riflessioni al quadro nazionale, al ruolo del sovraffollamento, alle trasformazioni normative funzionali a comprimere gli spazi di rivendicazione di una popolazione detenuta che viene costretta – tramite il ricatto disciplinare – a sopportare la tortura in cambio di uno sconto di pena.

 

REPRESSIONE

Mercoledì 17 luglio a Napoli alcuni compagni di Laboratorio Politico Iskra, SiCobas, Movimento Disoccupati 7 Novembre sono stati colpiti da misure cautelari per la loro attività di contrasto alla guerra e al genocidio in corso a Gaza.

Ci colleghiamo con uno di loro per farci raccontare il contesto in cui si è mossa questa operazione repressiva, estendendo lo sguardo ad altre parti di Italia (come le recenti perquisizioni tra Como e Varese) e riflettendo sull’urgenza di organizzarsi per contrastare la macchina bellica:

 

SORVEGLIANZA

Argo Reloaded…

Le pagine di cronaca locale di Torino ospitano un interessante siparietto sui tentativi di implementazione di un programma di sorveglianza algoritmica di massa.

Negli ultimi anni sono state gettate le basi ottiche (videocamere) e cognitive (server per la raccolta e l’elaborazione) di un progetto noto come “Argo”; le spinte verso la strutturazione di una smart city panottica, promosse da Comune e Vigili Urbani, continuano a inciampare nelle perplessità del Garante della Privacy.

Il problema, tuttavia, va ben oltre la protezione dei dati personali: si sta implementando un nuovo modello di relazione tra abitanti e autorità, in un’ottica di guerra di classe (dall’alto verso il basso) ad alto contenuto tecnologico.




Radio Blackout 105.25

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