frittura mista|radio fabbrica 23/03/2021

Il primo approfondimento della puntata lo abbiamo fatto in compagnia di due lavoratori portuali del Coordinamento Lavoratori Portuali Trieste sul caso dei lavoratori portuali rinviati a giudizio per una manifestazione tenuta il 26 agosto 2015 quando i lavoratori delle aziende portuali scioperarono e manifestarono contro condizioni di lavoro inaccettabili, la violazione di norme e contratti, la precarietà e le privatizzazioni di aziende dell’Autorità Portuale, per l’applicazione della legge in vigore nel Porto Franco Internazionale di Trieste che avrebbe dovuto garantire uguali condizioni di lavoro per tutti, stabilità dei posti di lavoro, detassazione dei salari e nuovi posti di lavoro.

Quella manifestazione rappresentò una svolta con risultati positivi.
11 portuali sono sotto processo. La prima udienza, lunedì 22 marzo alle ore 9.00 al Tribunale di Trieste. Sono processati per aver difeso la dignità dei lavoratori del Porto, aver lottato per il miglioramento delle condizioni di lavoro e per nuovi posti di lavoro in una città con tanti disoccupati e precari.
– La repressione non potrà bloccare le lotte per la dignità
e i diritti!
– Unire con la lotta e la solidarietà ciò che il padrone
e lo Stato vogliono dividere con la repressione!
Buon ascolto

 

 

Il secondo approfondimento lo abbiamo fatto sulle iniziative di lotta dei Lavoratori e delle Lavoratrici dello spettacolo Piemonte previste il 26/27 marzo 2021, infatti il primo dei due giorni sarà dedicato allo scambio di solidarietà con i lavoratori della scuola che avverrà al loro sciopero alle ore 10:30 in P.za Carignano, Torino.

Mentre il 27, in linea con lo sciopero nazionale, i lavoratori e le lavoratrici dello spettacolo e della cultura piemontesi scenderanno nelle strade di Torino per portare l’attenzione dell’opinione pubblica sulla loro condizione di stasi dal lavoro, sulla quale le istituzioni tardano da più di un anno a trovare soluzioni. Abbiamo parlato di come si è arrivati a questa mobilitazione e i perchè in compagnia di Elio, tenico audio luci ed attivista di lungo corso del Coordinamento lavoratori e lavoratrici dello spettacolo del Piemonte.

Buon ascolto

 

 

Il terzo approfondimento lo abbiamo  fatto sullo sciopero dei lavoratori Amazon del 22/03  con l’aiuto di due interviste.

La prima a William, RSA di un’azienda che svolge servizi di portierato per Amazon che ci ha raccontato com’è andata la mobilitazione a Torrazza e ci ha svelato nello specifico i meccanismi di sfruttamento in corso nell’azienda per la quale lavora e in Amazon più in generale, buon ascolto.

 

La seconda intervista l’abbiamo fatta a Matteo Rossi di Connessioni Precarie, per delineare un quadro più generale della protesta dei lavoratori Amazon sia a livello nazionale che a livello internazionale, buon ascolto

Una prima giornata di mobilitazione su tutto il territorio nazionale che vede coinvolti circa 40 mila
addetti/e del gigante dell’e-commerce.
Un segnale giusto e necessario verso un’azienda che ha costruito il suo impero sullo sfruttamento
dei suoi dipendenti diretti e, in forma ancora maggiore, su quello dei tanti, tantissimi, lavoratori e
lavoratrici in appalto e sub-appalto tramite cooperative.

….
Ci ricordiamo bene di un anno fa, mentre infuriava la violenza del covid, il buon cuore di Amazon
per i “suoi” dipendenti: migliaia di lavoratori e lavoratrici che mai hanno smesso di operare,
imballare e distribuire ogni tipo di merce (complice lo Stato) perché la macchina del profitto non
può rallentare, tantomeno fermare.

Il mondo della logistica, grazie al coraggio e alle lotte generose di tanti lavoratori e lavoratrici, in
questi ultimi anni è balzato agli occhi di tanti: un settore dove spesso le condizioni sono di semi
schiavitù, dove non c’è il riconoscimento dei contratti nazionali, dove si lavora 10/12 ore ogni
giorno, dove la sicurezza è una chimera. In molti magazzini si è deciso di opporsi a questa miseria
e a questo sfruttamento attraverso dure vertenze, scioperi, blocchi e picchetti. Perché, oggi sempre
di più, il padrone non è disposto a trattare (figuriamoci a cedere) se non costretto da pratiche e lotte
che mettono in discussione i suoi profitti.


Contro questi attacchi, anche oggi qui dallo sciopero Amazon, è necessario stringersi e rafforzare
la solidarietà, oltre il proprio posto di lavoro e oltre la propria categoria. Andare al di là della
propria situazione particolare, superando gli ostacoli che possono derivare dall’appartenenza a
questa o a quell’altra sigla sindacale, per favorire quel processo di unità tra lavoratori e lavoratrici,
grande incubo di padroni e aziende. Un’unità che va riscoperta, prima di tutto, nella lotta.
In difesa delle conquiste rimaste, di resistenza agli attacchi repressivi e per un futuro di
dignitose e sicure condizioni di lavoro.

 




Radio Blackout 105.25

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