frittura mista|radio fabbrica

Il primo approfondimento lo abbiamo fatto con Alessandro Zanetti della CUB sanità Torino, con il quale abbiamo voluto fare il punto sulla situazione dei lavoratori sanitari sospesi per aver scelto di non vaccinarsi contro il covid-19. L’intervista è andata a toccare anche le valutazioni sulla partecipata piazza e conseguente corteo No Green Pass di sabato 20 Novembre a Torino, senza escludere un occhio al futuro prossimo (ad oggi presente) di un’obbligatorietà vaccinale per gli operatori sanitari, forze dell’ordine e personale docente.

Buon ascolto

 

 

Il secondo approfondimento lo abbiamo fatto in compagnia di Enrico Riboni, nostro inviato/collaboratore dalla Francia, sugli scioperi in corso nelle colonie francesi della regione dei Caraibi.

Va detto sin dall’inizio che in queste colonie alle ultime elezioni hanno prevalso le coalizioni autonomiste, di sinistra ed ecologiste. La Guyana, che era già amministrata da una coalizione autonoma e di sinistra, quando è arrivata la pandemia hanno denunciato lo stato di abbandono della sanità pubblica, ma il governo francese non ha detto e fatto nulla. Così le amministrazioni locali decisero di chiedere aiuto a Cuba e di poter utilizzare il vaccino cubano e anche sui medici cubani. Ma il governo Macron non ha accettato. Di fronte a questo, i governi locali hanno rifiutato i due vaccini distribuiti in Francia costosissimo e si è trovato un accordo con il vaccino Johnson & Johnson, ma nulla è stato fatto per sistema sanitario in generale. Il governo ha usato come sola risposta l’invio di medici e infermieri, (in territori dove il tasso di disoccupazione si avvicina al 40%), che hanno preso servizio per 15 giorni senza cambiare nulla ad un sistema sanitario pubblico sempre più fatiscente.
Queste sono le vere ragioni della situazione attuale di rivolta e quasi insurrezionale che attualmente vive la Guadalupe, raggiunta dalla Martinica dove negli scorsi giorni tutti i sindacati hanno dichiarato lo sciopero nazionale, già indetto in Guyana.
La risposta del governo Macron:  l’invio di 200 celerini supplementari e di battaglioni dell’esercito specializzato contro il terrorismo.
Questo movimento prende chiaramente una linea di riflessione e di condotta anticoloniale.
Buon ascolto

 

 

Il terzo approfondimento lo abbiamo fatto con il contributo audio di un’intervista telefonica fatta con un lavoratore SDA di Bologna e con Lorenzo del Coordinamento Migranti Bologna.

Grazie ad entrambi i contributi siamo venuti a conoscenza di una situazione da far west in questi stabilimenti del polo logistico, gli stessi dove perse la vita un mesetto fa Yaya Yafa, che se forse fosse stato formato nel suo lavoro o fosse stato abituato  a farlo con continuità, sarebbe ancora vivo. Infatti stiamo parlando di un lavoro di fatica composto da personale impiegato per massimo 3 o 4 giorni di fila, che è anche la durata stessa dei contratti con i quali vengono inquadrati questi lavoratori, grazie ai quali ovviamente non possono accedere al permesso di soggiorno. In più convocazioni fatte tramite sms qualche ora prima del turno, straordinari non pagati ed uno stipendio quasi alla metà dei colleghi che fanno gli stessi orari ma con contratti a tempo indeterminato.

Contro tutto questo i magazzinieri hanno avuto la forza di organizzarsi autonomamente, nonostante la loro forte condizione di ricattabilità,  e mettere in piedi una protesta iniziata con un primo giorno di sciopero il 19 e un secondo il 22 di Novembre che ha portato al colloquio con l’azienda intermediaria tra lavoratori e SDA:

Questa mattina si è riunito un presidio durante lo sciopero dei lavoratori migranti e richiedenti asilo del magazzino di SDA. Dopo alcune ore la dirigente del Consorzio Metra Michela Crocco è scesa incontrando i lavoratori presenti. Nell’incontro sono stati ribaditi i punti all’origine della protesta. Di fronte a questi, la dirigente presente diceva di voler discutere per risolvere i problemi, ma ha messo in discussione o negato quanto detto dai lavoratori e non ha voluto prendere impegni chiari nel merito. C’è stato l’impegno ad un ulteriore incontro la prossima settimana, ma l’incontro di oggi non è stata una vera trattativa e non è soddisfacente per le ragioni della nostra protesta. L’unica cosa chiara oggi sono state le minacce di sospensioni e licenziamenti per chi ha iniziato la protesta, anche se in questo magazzino è morto uno di noi e nessuno dei dirigenti rischia il lavoro. Noi nelle prossime ore decideremo come portare avanti le nostre ragioni. Intanto, lo sciopero di oggi continua: oggi non si lavora!




Radio Blackout 105.25

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