La banca del papa. Segreti e veleni
Se qualche genio della consolle ne facesse un gioco, sarebbe una storia di veleni, pugnali e soldi. Roba violenta e crudele.
La storia dell’Istituto per le Opere di Religione, meglio noto come IOR, fornirebbe abbondanti spunti a qualunque creativo.
Lo scontro nello IOR e per lo IOR divenne esplicito nel maggio scorso quando Ettore Gotti Tedeschi, l’uomo voluto da Ratzinger alla guida della banca dei papi venne obbligato alle dimissioni. Da allora i rapporti tra Joseph Ratzinger e il suo segretario di Stato, il cardinale Tarcisio Bertone, non sono più stati gli stessi. Il papa è arrivato a congelare Bertone, senza tuttavia rimuoverlo.
La vicenda dello IOR ha probabilmente influito sulla decisione di Ratzinger di indossare le vesti di Pietro da Morrone, preferendo un fine partita da Celestino V ad uno da Bonifazio VIII.
Pochi giorni dopo l’annuncio delle dimissioni di Benedetto XVI, la partita sullo IOR, bloccata da mesi, ha avuto una brusca accelerazione. Bertone è in scadenza come il papa: dalle 20 del 28 febbraio la sua carica decadrà. Il cardinale doveva quindi agire in fretta.
In 24 ore si consuma il giallo della nomina subito smentita del banchiere belga De Corte, ed infine la designazione del tedesco von Freyburg. Nel gioco di equilibri che caratterizza le decisioni all’ombra del Vaticano ci vorrà tempo per una completa decodifica degli avvenimenti di questi giorni, tuttavia lo scontro di potere è tanto violento da far scorgere a tratti la trama che lo sottende.
La nomina del prossimo papa ci dirà chi ha vinto in questo scontro tra titani.
Siamo tuttavia convinti che il pastore tedesco, anche se ha indossato le vesti dell’agnello Celestino, possiede robusti artigli da Bonifazio.
Ne abbiamo discusso con Paolo Iervese, un vaticanista la cui voce è molto nota a radio Blackout. 2013 02 15 jervese ior