La guerra-informe e il rifiuto radicale_16.12.24

Happy Hour

Happy Hour. Pillole sintetiche dal mondo-guerra.
Puntata_zero

Cercare di fissare la forma della guerra è oggi evidentemente impossibile, non perchè la guerra sia sparita, benchè nei termini del Diritto ne si nasconda il nome pur affermandone l’incontestabile giustizia. Al contrario, all’interno di un regime di emergenzialità permanente, è proprio una “guerra-informe” a svelarsi sempre più sfacciatamente ai nostri occhi come ubiqua, fondamento e orizzonte dei complessi scientifici-militari-industriali capitalisti in cui viviamo, tanto nei termini di guerra militare, quanto in quelli di guerra civile.

Definiamo i termini del discorso del nemico attraverso un breve excursus storico che dalla “guerra-in-forma” porta alla “guerra-informe”.

 

Quali sono i cambiamenti sopraggiunti tra gli anni Novanta, in cui si affermò una nuova grammatica dello ius bellum, e l’attuale situazione in cui la guerra militare è pur sempre giusta e innominata nei termini della Legge, ma di certo non occultata materialmente, mentre la guerra civile si manifesta anche dentro alle mura erette dalla culla della civiltà e del progresso? Qual è il significato profondo della “dottrina della deterrenza nucleare”? E che cosa può significare oggi, epoca in cui la religione della ineluttabilità sembra sancire l’essenza stessa del potere, disertare?

Proviamo ad affrontare queste complesse questioni con un compagno che, negli anni Novanta, ha messo in pratica in Italia un rifiuto radicale, l’Obiezione totale.

 

La barbarie non è solo qualcosa di lontano o esterno, come la polveriera medio-orientale o quella ucraina dimostrano in maniera emblematica. Ciò che accade a queste latitudini nello spazio delle metropoli dimostra che le condizioni conflittuali dello scontro civile sono in pieno svolgimento anche qui. Cosa succede nelle periferie di un paese in guerra? E qual è la potenza di chi, per scelta o necessità, si pone in rottura con l’etica ordinatrice dello Stato?

Ne parliamo con una compagna del Laurentino38 sotto sgombero, in vista della manifestazione di venerdì 20 dicembre, a Roma, “contro i padroni della città, contro i signori della guerra”, tra la sede di Leonardo Spa, il centro commerciale Maximo e la Città Militare della Cecchignola in via di riqualificazione green.

 

Lo Stato di Israele è esempio estremo di una società civile che si prolunga nel suo esercito. Nel momento in cui anche qui in Europa – dove la mobilitazione femminile ha una lunga storia – gli Stati socialdemocratici costruiscono una propaganda di arruolamento volontario femminile nell’esercito facendo riferimento ai termini delle “uguali opportunità”, crediamo sia necessario costruire un discorso radicale contro la “liberazione delle donne” e il rafforzamento dei ruoli di genere, che si collocano in un rapporto di internità e non di rottura rispetto ai complessi scientifici-militari-industriali capitalisti.

Abbozziamo alcuni spunti di riflessione con una persona che ha studiato la mobilitazione delle donne all’interno delle IDF (Israel Defence Forces).

 

Giudizio Universale, Hieronymus Bosch.




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