Macerie su Macerie – podcast 26/09/22 – Proteste e profitti nell’industria della migrazione
Nuova stagione di Macerie su Macerie, si ricomincia subito dopo le elezioni politiche italiane.
C’è un fronte di buoni che si presenta sconvolto a seguito del risultato delle urne che mette al governo la destra di Giorgia Meloni. Un’elezione che non dovrebbe stupire affatto dopo l’ultimo decennio di guerra sociale spudorata, tre anni di gestione pandemica delirante da parte di un parlamento plebiscitario, espulsione per oltre un anno dei non vaccinati Covid da tutti diritti di cittadinanza, due governi “tecnici” che esaurite le possibilità di tagliare la spesa pubblica sono passati a organizzare scientemente il più grande esproprio di beni (primari e monetari) che si ricordi ai danni degli sfruttati. Certamente si tratta dell’ultimo tassello di un piano di lungo corso, ma sarà quello che cambierà inesorabilmente i meccanismi sociali a un punto tale da non garantire più neppure la sopravvivenza biologica di intere fasce di popolazione. L’impatto devastante di un’economia compiutamente finanziarizzata che si assicura sovranità assoluta manu militari, dentro e fuori gli scenari della guerra propriamente detta, è lo stato di cose in atto nell’ultimo lustro, ora ha anche dismesso le ultime cortesie e mostra i suoi volti secolari: il carro-armato e il prezzo del grano.
I rappresentanti dei partiti politici sono in questa aurora buia e luttuosa nient’altro che attori che continuano a recitare il copione della commedia, volendo far credere agli ingenui, ai disperati o agli incattiviti che l’atto non sia finito in tragedia e ci sia ancora qualche ingranaggio di scena che attraverso il voto possa essere cablato in una maniera o nell’altra. La promessa di ridistribuzione dei rimasugli nel fondo non è che l’arma ultima di un parlamentarismo arrivato ormai allo stadio di putrescenza: c’è chi straparla di servizi garantiti agli italiani, chi di un diritto civile in più, chi si mette la mano sul cuore per assicurare il documento giusto per lo sfruttamento intensivo in un paese ostile.
Rimasugli, appunto, anche di immaginario, e Giorgia Meloni porterà a realizzazione una previsione fin troppo facile: quella di creare grandi querelle intorno alla sua infima agenda di governo, sulle briciole, sui pezzi avanzati, cercando di deragliare, come è già accaduto nell’esperienza del berlusconismo, le energie necessarie a rovesciare il banco e attaccare, verso diatribe culturali per la conservazione di una qualche cosa.
Bisogna riconoscere gli specchietti per le allodole di questi parolai dalle diverse casacche e vedere la realtà della dominazione. Proviamo a farlo in questa puntata partendo da uno dei punti forti della propaganda della destra che è stato manco a dirlo quello sugli immigrati, sulla limitazione degli ingressi di popolazione utile ai bisogni lavorativi del Sistema-Paese. Un discorso sordido, osteggiato dai competitors con una retorica altrettanto ributtante da umanitarismo spicciolo, come se nella creazione del sistema della detenzione amministrativa, delle frontiere, dell’accoglienza-impresa, delle borse-lavoro o dei lager libici non siano coinvolte tutte le forze politiche e, in modo particolare nella storia italiana, proprio quelle della sinistra.
Ai microfoni di Blackout proponiamo un’intervista inedita a Siobhán McGuirk, autrice di “Asylum for sale: Profit and Protest in the Migration Industry” che fuori dalle retoriche facilone sulla libertà o meno di movimento, descrive la storia della costruzione delle “frontiere”, della concessione di documenti e dei sistemi di protezione internazionale come politiche di risposta a esigenze del mondo capitalizzato, di chi organizza l’oppressione attraverso la riproduzione di modelli gestionali per il profitto.
Buon ascolto e morte a tutti i governi.