Officina letteraria-10/5/19- Ancòra- Hakan Gunday
Officina Letteraria
La letteratura turca appare attraversata da una inquieta interrogazione del passato e presente del proprio paese alla luce di temi universalizzanti. Hakan Günday, già noto in Italia per A con Zeta (Marcos y Marcos, 2015) e vincitore in Francia con Ancóra del Prix Médicis 2015, si dimostra una delle nuove voci più interessanti. “La differenza tra l’Oriente e l’Occidente è la Turchia. Non so se sia il risultato della sottrazione tra Est e Ovest, ma la distanza tra essi è grande quanto la Turchia (…) Il nostro paese è un ponte antico, con un piede scalzo a Oriente e l’altro infilato in una scarpa a Occidente, da cui transita qualsiasi merce illegale”, scrive in questo romanzo.
Un romanzo duro, complesso, ambizioso nella costruzione ma di avvincente lettura per la cruda realtà che illumina tra le pieghe oscure dell’attualità: quella dei fantasmi invisibili che sono i profughi migranti in carne e ossa, nascosti nei tir o trattati come merce in deposito in antri bui durante l’inferno del viaggio che li porta dalle frontiere orientali dell’Anatolia agli scafisti greci, in cerca di un paradiso tutt’altro che garantito dall’esperienza dell’inferno. Daha (“ancora, di più”) è l’unica parola che sanno dire in turco: ancora acqua, cibo, aria… bisogni primari di sopravvivenza appesi al filo dei loschi interessi dei trafficanti a trasportare senza perdite la merce numerata ricevuta in consegna.
Un necessario pugno nello stomaco: la realtà supera la fantasia.
Buon ascolto