prospettive sul Brasile post-voto – puntata del 10 ottobre
Al primo turno delle elezioni Brasiliane nulla è stato ancora scritto, ma il 46% dei voti al candidato di estrema destra Jair Bolsonaro aggiunge un ulteriore tassello alla deriva autoritaria globale riunita sotto l’egida del sovranismo
Ed è proprio il diritto di usufruire selvaggiamente dei beni e delle risorse Brasiliane uno dei capisaldi del partito Social-liberale che vuole uscire dal Trattato di Parigi sulle emissioni inquinanti, implementare il disboscamento della foresta amazzonica e ricominciare i lavori faraonici dell’autostrada BR 319. Insomma il concetto di American Frist in salsa verde-oro.
Un vero e proprio attacco all’ambiente brasiliano che prevede l’eliminazione del Ministero dell’ambiente e dell’IBAMA (Istituto brasiliano dell’Ambiente e delle risorse naturali rinnovabili), nonché la cacciata di tutte le ong ambientaliste dal territorio carioca. Ancor peggiori le prospettive dei popoli indigeni della foresta amazzonica, considerati una minaccia all’integrità dello Stato, e ai quali non si risparmieranno torture e uccisioni, come già promesso da Bolsonaro ad ogni suo avversario politico.
Bolsonaro, apertamente fascista, razzista e omofobo, può contare sull’appoggio delle grandi industrie agro-alimentari, sui produttori d’armi e sulla chiesa evangelica che in Brasile accresce il numero di fedeli e di mezzi di comunicazioni.
Ne abbiamo parlato con Umberto Mazzantini
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