","Università e Militarizzazione. Quali rapporti e come combatterli","post",1700658399,[57,58,59],"http://radioblackout.org/tag/frontex/","http://radioblackout.org/tag/militarizzazione/","http://radioblackout.org/tag/universita/",[61,62,63],"frontex","militarizzazione","università",{"post_content":65},{"matched_tokens":66,"snippet":70,"value":71},[67,68,69],"libertà","di","ricerca","Militarizzazione, il duplice uso della \u003Cmark>libertà\u003C/mark> \u003Cmark>di\u003C/mark> \u003Cmark>ricerca\u003C/mark> (Eris Edizioni, 2023), ai nostri","Quando parliamo \u003Cmark>di\u003C/mark> escalation bellica, parliamo \u003Cmark>di\u003C/mark> una permeabilizzazione sempre più profonda a diversi livelli della società da parte della sfera militare, intesa come rapporti sociali, economici e politici dettati da quest'ultima verso la società civile. Militari nelle scuole, finanziamenti a percorsi \u003Cmark>di\u003C/mark> formazione in strutture legate all'ambito della difesa, programmi universitari finanziati da aziende che operano nella produzione \u003Cmark>di\u003C/mark> armi, discorsi incentrati sul bisogno \u003Cmark>di\u003C/mark> una forza \u003Cmark>di\u003C/mark> difesa, e via dicendo.\r\n\r\nIn Europa e in occidente la sfera civile e quella militare sono dunque sempre più interconnesse. Questo processo coinvolge anche le università, che sempre più offrono servizi al cosiddetto mondo della “difesa\" e contestualmente, ne dipendono sempre \u003Cmark>di\u003C/mark> più in termini \u003Cmark>di\u003C/mark> finanziamenti e fondi alla \u003Cmark>ricerca\u003C/mark>. Il mondo del sapere insomma è sempre più finalizzato a produrre conoscenza e \u003Cmark>ricerca\u003C/mark> per utilità \u003Cmark>di\u003C/mark> controllo, \u003Cmark>di\u003C/mark> dominio e \u003Cmark>di\u003C/mark> sottomissione tecnica e talvolta anche militare \u003Cmark>di\u003C/mark> popolazioni che subiscono guerre in giro per il mondo, indesiderati da sorvegliare, migranti da respingere, e via dicendo. Uno degli esempi più eclatanti, è appunto i rapporti tra Frontex e Politecnico \u003Cmark>di\u003C/mark> Torino, nella produzione \u003Cmark>di\u003C/mark> mappe ed elaborati cartografici utilizzati dalla polizia \u003Cmark>di\u003C/mark> frontiera e nella messa in pratica \u003Cmark>di\u003C/mark> politiche \u003Cmark>di\u003C/mark> respingimento.\r\n\r\nQual è il problema del rapporto tra Università e Militarizzazione, e come possiamo investigarlo ed eventualmente combatterlo?\r\n\r\nNe parliamo con Michele Lancione, professore ordinario del Politecnico \u003Cmark>di\u003C/mark> Torino, autore del saggio Università e Militarizzazione, il duplice uso della \u003Cmark>libertà\u003C/mark> \u003Cmark>di\u003C/mark> \u003Cmark>ricerca\u003C/mark> (Eris Edizioni, 2023), ai nostri micrfoni. Ascolta la diretta su RadioBlackout:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/11/università_militarizzazione.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\n ",[73],{"field":74,"matched_tokens":75,"snippet":70,"value":71},"post_content",[67,68,69],1736172819517014000,{"best_field_score":78,"best_field_weight":79,"fields_matched":80,"num_tokens_dropped":44,"score":81,"tokens_matched":11,"typo_prefix_score":44},"3315704397824",14,1,"1736172819517014129",{"document":83,"highlight":103,"highlights":108,"text_match":76,"text_match_info":111},{"cat_link":84,"category":85,"comment_count":44,"id":86,"is_sticky":44,"permalink":87,"post_author":12,"post_content":88,"post_date":89,"post_excerpt":49,"post_id":86,"post_modified":90,"post_thumbnail":91,"post_thumbnail_html":92,"post_title":93,"post_type":54,"sort_by_date":94,"tag_links":95,"tags":99},[41],[43],"44144","http://radioblackout.org/2017/11/caso-regeni-tra-capri-espiatori-e-verita-affossate/","Negli ultimi giorni la vicenda di Giulio Regeni è tornata a occupare le cronache nostrane. Il pretesto lo ha dato la domanda di rogatoria internazionale che la procura di Roma ha emesso per poter interrogare la professoressa di Giulio all’Università di Cambridge, Maha Mahfouz Abdel Rahman, riportando così in auge nel dibattito italiano un'ipotesi tirata in ballo a più riprese in seguito alla morte di Giulio: quella di una responsabilità dell'Università di Cambridge in quanto accaduto al ricercatore italiano ucciso.\r\n\r\n \r\n\r\nRiportata dai principali quotidiani con toni da scoop, la presunta notizia non è altro che fumo negli occhi, poiché le reali responsabilità nella morte di Giulio sono note a tutti da tempo e vanno ricercate negli apparati di sicurezza del regime di al-Sisi, responsabili di ripetute sparizioni, arresti, torture e violazioni dei diritti umani. Ma i lucrosi accordi economici dell'Italia con l'Egitto, assieme agli interessi strategici nel Mediterraneo e in Libia, hanno fatto in fretta a soppiantare la ricerca dei responsabili a favore di verità di comodo e capri espiatori. L'insistenza che oggi viene dedicata alla figura della supervisor di Regeni rientra a pieno titolo in questa strategia, e certo non dispiace al regime di Al-Sisi sulla sponda opposta del Mediterraneo, felice di poter depennare la vicenda dalle propria responsabilità.\r\n\r\n \r\n\r\nMa c'è dell'altro. Il dibattito che si è imposto sui media italiani - secondo cui la Abdelrahman avrebbe \"mandato a morire\" Giulio - costituisce anche un attacco alla libertà di ricerca, con l'invito implicito a non replicare quanto Regeni stava facendo in Egitto: studiare il potere, incalzarlo, attaccarlo.\r\n\r\n \r\n\r\nNe abbiamo parlato con Marina Calculli, che insegna all'Università di Leiden, dove si occupa di Medio Oriente:\r\n\r\ncalculli_regeni","8 Novembre 2017","2017-11-11 01:31:06","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2017/11/Il-murale-di-El-Teneen-per-Giulio-Regeni-a-Berlino-480x320-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"200\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2017/11/Il-murale-di-El-Teneen-per-Giulio-Regeni-a-Berlino-480x320-300x200.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2017/11/Il-murale-di-El-Teneen-per-Giulio-Regeni-a-Berlino-480x320-300x200.jpg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2017/11/Il-murale-di-El-Teneen-per-Giulio-Regeni-a-Berlino-480x320.jpg 480w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","Caso Regeni, tra capri espiatori e verità affossate",1510176493,[96,97,98],"http://radioblackout.org/tag/egitto/","http://radioblackout.org/tag/giulio-regeni/","http://radioblackout.org/tag/medioriente/",[100,101,102],"Egitto","Giulio Regeni","medioriente",{"post_content":104},{"matched_tokens":105,"snippet":106,"value":107},[67,68,69],"costituisce anche un attacco alla \u003Cmark>libertà\u003C/mark> \u003Cmark>di\u003C/mark> \u003Cmark>ricerca\u003C/mark>, con l'invito implicito a non","Negli ultimi giorni la vicenda \u003Cmark>di\u003C/mark> Giulio Regeni è tornata a occupare le cronache nostrane. 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Uno di loro, Giuseppe Pinelli, non ne uscirà vivo, perché scaraventato dalla finestra dall’ufficio del commissario Luigi Calabresi.\r\nLe versioni ufficiali parlarono di suicidio: anni dopo un magistrato di sinistra, D’Ambrosio, emesse una sentenza salomonica: “malore attivo”. Né omicidio, né suicidio.\r\nPietro Valpreda venne accusato di essere l’autore della strage. Trascorrerà, con altri compagn* tre anni in carcere in attesa di giudizio, finché non venne modificata la legge che fissava i limiti della carcerazione preventiva. Quella legge, emanata su pressione dei movimenti sociali, venne a lungo chiamata “legge Valpreda”.\r\nDopo 54anni dalla strage, sebbene ormai si sappia tutto, sia sui fascisti che la eseguirono, gli ordinovisti veneti, sia sui mandanti politici, tutti interni al sistema di potere democristiano di stretta osservanza statunitense, non ci sono state verità giudiziarie.\r\nNel 1969 a capo della Questura milanese era Guida, già direttore del confino di Ventotene, un funzionario fascista, passato indenne all’Italia repubblicana. Dietro le quinte, ma presenti negli uffici di via Fatebenefratelli c’erano i capi dei servizi segreti Russomando e D’Amato.\r\nIl Sessantanove fu l’anno dell’autunno caldo e della contestazione studentesca, movimenti radicali e radicati si battevano contro il sistema economico e sociale.\r\nLa strage, che immediatamente, gli anarchici definirono “strage di Stato” rappresentò il tentativo di criminalizzare le lotte, e scatenare la repressione.\r\nIn breve i movimenti sociali reagirono alle fandonie della polizia, smontando dal basso la montatura poliziesca che era stata costruita sugli anarchici.\r\nCosa resta nella memoria dei movimenti di quella strage, che per molti compagni e compagne dell’epoca rappresentò una rottura definitiva di ogni illusione democratica?\r\nNe abbiamo parlato con Massimo Varengo, testimone e protagonista di quella stagione cruciale\r\nAscolta la diretta:\r\n\r\n \r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/12/2023-12-12-varengo-piazza-fontana.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nDi seguito un articolo di Varengo uscito su Umanità Nova:\r\n\r\n“Non si capiscono le bombe del 12 dicembre del 1969, se non si analizza il contesto. Al di là delle parole contano i fatti; e vediamoli questi fatti, sia pure succintamente.\r\nGli anni dell'immediato dopoguerra sono caratterizzati da grandi processi di ricostruzione, in primis nei paesi devastati dalla durezza e dalla crudeltà del conflitto, sostenuti dagli effetti dello sviluppo della scienza e della tecnologia, accelerate a loro volta dai risultati della ricerca nel periodo bellico per armi sempre più letali. Tali processi hanno comportato, insieme ad un impetuoso sviluppo delle risorse umane, un aumento della ricchezza complessiva, ovviamente ripartita in modo assolutamente diseguale, con la conseguenza che il divario tra i vari paesi e, in essi, tra le classi sociali è cresciuto a dismisura.\r\nA fronte delle grandi possibilità di trasformazione sociale che il nuovo clima pare prefigurare, sempre più è evidente che la gran parte della popolazione lavoratrice, il proletariato, rimane oggetto e non soggetto della propria storia, alimentando la contraddizione tra sviluppo delle forze produttive e sociali da una parte e l'insieme dei rapporti di proprietà, di controllo e di dominio dall'altra.\r\nIn questo quadro si può capire come sia stato possibile che praticamente in ogni parte del mondo – dagli Stati Uniti al Sud America, dalla Francia all'Italia, dalla Cina al Giappone, dall'Europa del patto di Varsavia alla Germania, dal Messico all'Inghilterra – in un mondo tra l'altro le cui comunicazioni passavano per stampa e televisione, controllate dai governi, sia esplosa quasi contemporaneamente quella che fu definita “contestazione globale”.\r\nUna contestazione alimentata dalla convergenza di differenti culture, dal pacifismo dei figli dei fiori al terzomondismo solidale con le lotte di liberazione nazionale, dal marxismo all'anarchismo, dal cattolicesimo all'ateismo, capace di esprimere caratteristiche comuni, nonostante le profonde differenze esistenti: geografiche, economiche, culturali, sociali, politiche.\r\nUna contestazione che ha abbracciato le varie forme di espressione umana: artistica, musicale, scientifica, tecnica, letteraria, e che ha visto come protagonista principale la generazione del cosiddetto baby boom, dei nati dopo la guerra e che di quella guerra avevano comunque vissuto i cascami.\r\nIl rifiuto della guerra fu un elemento scatenante di tale contestazione; a partire dai campus universitari statunitensi che con manifestazioni, occupazioni e scontri denunciavano il sempre più crescente impegno USA nello sporco conflitto del Vietnam, le proteste si espansero in tutto il mondo. Ma il rifiuto della guerra era anche rifiuto di un mondo diviso in blocchi, ove una cortina di ferro condizionava la vita e i movimenti di una generazione affamata di conoscenza. Era rifiuto della sofferenza inflitta dai dominatori ai popoli colonizzati, rifiuto del razzismo, rifiuto del vecchio mondo fatto di discriminazioni e autoritarismi. Era soprattutto rifiuto di uno sfruttamento e di un'oppressione di classe che, sull'altare del profitto, condannava milioni di esseri umani alla catena, a condizioni di vita infami, ad una nocività crescente. E per la metà del genere umano era rifiuto di un mondo costruito sul patriarcato, che relegava la donna nel solo ruolo di riproduttrice, custode di un focolare domestico sempre più precario e conflittuale.\r\nPer questo non si può dire che sia esistito un solo '68. Sono esistiti una pluralità di '68 intrecciati tra loro, con durata ed intensità diversa, radicalità e prospettive diverse, ma uniti da una critica puntuale dell'autorità.\r\nLe risposte dei governi non si fecero attendere, con caratteristiche diverse secondo i contesti, ma rispettando sempre le rispettive aree di influenza dei blocchi contrapposti. Così in Bolivia nel '67 viene assassinato Che Guevara, il cui tentativo insurrezionale viene vanificato dall'ostilità di Mosca e dei suoi epigoni in zona.\r\nNegli USA la dura repressione dei movimenti studenteschi si accompagna a quella del movimento afro-americano in lotta contro una società razzista e segregazionista. Malcom X e Martin Luther King vengono assassinati, come viene assassinato Robert Kennedy fautore di moderate riforme sociali invise agli oligopoli. A Città del Messico nell'ottobre del '68 l'esercito con blindati circonda la Piazza delle Tre culture sparando ad alzo zero per distruggere il movimento studentesco che da tempo sta manifestando contro il governo e le spese faraoniche per organizzare i Giochi olimpici: sono più di 300 i morti portati via con i camion della spazzatura.\r\nIn Cina la “rivoluzione culturale” raggiunge il suo apice, per trasformarsi in poco tempo in uno strumento al servizio della ristrutturazione del potere funzionale al disegno politico di Mao Zedong.\r\nIn Francia alle occupazioni studentesche e ai giganteschi scioperi generali succedutisi per tutto il maggio '68, risponde il generale De Gaulle che recatosi a Baden-baden, base francese in territorio tedesco, minaccia l'intervento militare.\r\nA Praga, nell'agosto, ci vogliono i carri armati sovietici e delle truppe del patto di Varsavia per arrestare il processo riformatore in corso: la burocrazia al Cremlino teme il contagio negli altri paesi di sua competenza, come la Polonia, attraversata da forti mobilitazioni studentesche. In Germania dell'ovest, l'esponente più significativo Rudi Dutschke, viene gravemente ferito da colpi di pistola l'11 aprile.\r\nMa questi sono solo alcuni esempi; come disse la filosofa Hannah Arendt “Nei piccoli paesi, la repressione è dosata e selettiva”. È il caso della Yugoslavia con le proteste studentesche fatte sbollire, per poi colpirne gli esponenti. L'importante è che non vengano messi in discussione i trattati che alla fine della guerra avevano definito le aree di influenza e di potere.\r\nE in Italia? Collocata a ridosso della cortina di ferro, l'Italia è considerata un paese di frontiera per gli USA, un avamposto nella lotta al “comunismo”, aeroporto naturale nel Mediterraneo, proiettato verso le risorse petrolifere del Medio oriente. Un paese che ha però l'enorme difetto di avere il Partito Comunista più grande dell'Occidente, al quale è precluso dal dopoguerra l'ingresso nell'area di governo. Per cautelarsi il governo USA mette in opera i suoi servizi segreti, costruisce reti clandestine armate pronte ad intervenire in caso di bisogno, condiziona le politiche, controlla i sistemi di difesa, stringe alleanze con gruppi nazifascisti. Già in Grecia – altro paese di frontiera - l'anno prima hanno foraggiato il colpo di Stato dei colonnelli a fronte di una possibile vittoria elettorale della sinistra, mentre continuano a sostenere la dittatura di Franco in Spagna e quella di Salazar in Portogallo.\r\nL'Italia ha vissuto nei decenni precedenti una profonda trasformazione sociale ed economica e una grande emigrazione interna dalle campagne venete e del meridione, richiamata al nord-ovest da una industrializzazione crescente. L'accresciuto livello di reddito ha consentito una scolarizzazione significativa e l'ingresso nelle università di ceti finora esclusi (nel '68 sono 500mila gli iscritti, il doppio rispetto a 15 anni prima). Ma le strutture dello Stato sono sempre le stesse: su 369 prefetti e viceprefetti, agli inizi degli anni '60, solo 2 non hanno fatto parte della burocrazia fascista; su 274 questori e vicequestori solo 5 vicequestori hanno avuto rapporti con la resistenza; su 1642 commissari e vicecommissari solo 34 provengono dalle file dell'antifascismo. Inoltre la polizia politica rimane nelle mani di ex-agenti dell'OVRA, la famigerata istituzione al servizio di Mussolini. Per non parlare della magistratura e della burocrazia ministeriale.\r\nLe strutture rimangono autoritarie, nella scuola e nell'università sono incapaci di accogliere la massa di studenti e studentesse che vi si affacciano provocando frustrazione e malcontento.\r\nNelle grandi città del nord la politica abitativa è assolutamente deficitaria, spingendo la popolazione immigrata a soluzioni provvisorie e degradanti. In fabbrica l'organizzazione del lavoro si basa sui reparti confino per i “sovversivi” e l'arbitrio dei capi reparto. Nelle campagne, permane la logica del padronato latifondista. I partiti di sinistra, tutti concentrati sul confronto elettorale, e i sindacati, abituati a logiche rivendicative di basso profilo, sono incapaci di comprendere quanto sta succedendo: lo sviluppo di un movimento che porta a maturazione la conflittualità latente. Sul fronte delle università e delle scuole superiori partono occupazioni e proteste, nelle campagne si intensificano le lotte del bracciantato agricolo, nelle fabbriche, in un contesto di rinnovo di moltissimi contratti di lavoro giunti a scadenza, iniziano i primi scioperi autonomi che impongono al padronato la trattativa diretta accantonando le burocrazie sindacali e le vecchie commissioni interne, in un quadro di conflittualità tra i vari segmenti padronali che si riverbera su uno scenario politico sempre più instabile, caratterizzato da frequenti cambi di governo.\r\nSe nell'università viene attaccata e messa in crisi la cultura autoritaria e di classe, nelle fabbriche si sviluppa un protagonismo operaio che nella riscoperta dei Consigli di Fabbrica, nelle assemblee all'interno delle aziende, nella costituzione dei Comitati unitari di base, mette in discussione l'organizzazione del lavoro, sanzionando i capi reparto e le dirigenze, e aprendo la discussione sul salario come variabile “indipendente” dalla produttività. Le conquiste sono notevoli: riduzione d'orario, forti aumenti salariali, abolizione delle zone salariali nord-sud, parificazione normativa tra operai e impiegati, scala mobile per i pensionati e altre ancora. E la lotta non si ferma, si profila il vecchio obiettivo anarcosindacalista imperniato sul controllo della produzione in vista dell'esproprio proletario.\r\nIntanto la gioventù esce dalle università, dopo aver ottenuto importanti modifiche sui piani di studio, la libertà di assemblea anche per le scuole medie superiori, l'abolizione dello sbarramento che impedisce ai diplomati degli istituti di accedere alla formazione universitaria. Esce per unirsi al mondo del lavoro salariato in un movimento di contestazione dell'autorità e del capitalismo, mettendo a nudo quella che è la sostanza del potere e delle sue istituzioni e rendendo evidente come lo sfruttamento e l'oppressione siano le sole espressioni dei governi di qualunque colore. Il conflitto si indurisce tra scontri di piazza, scioperi, picchetti, manifestazioni. Cresce il pericolo che il paese vada a sinistra, che il PCI – anche se lontano da propositi rivoluzionari - tramite una vittoria elettorale possa andare al governo.\r\nLe risposte non si fanno attendere. L'apparato politico di sinistra con lo Statuto dei lavoratori cerca di ridare forza al ruolo di intermediazione sindacale, salvando le burocrazie, recuperando e affossando l'azione diretta operaia. Il fronte padronale si ricompatta, ridando fiato alla destra più estrema. Il governo sceglie la strada della repressione aperta: ben 13.903 sono le denunce per fatti connessi con l'autunno caldo del '69. In testa alla graduatoria, lavoratori agricoli, metalmeccanici, ospedalieri. Ma non basta. Ci vuole qualcosa di più forte che consenta la ripresa dello sfruttamento intensivo e quindi del profitto. I servizi segreti, italiani e americani, in combutta con i nazifascisti si mettono all'opera.\r\nScoppiano le prime bombe, prima dimostrative, praticamente inoffensive, poi, via via, più “cattive” che provocano feriti alla Fiera di Milano il 25 aprile e in agosto sui treni. Alla fine dell'anno si conteranno in tutto 145 esplosioni, prevalentemente di marca fascista, ma non mancano quelle di sinistra, comprese alcune anarchiche nei confronti di sedi di rappresentanza della dittatura franchista per solidarietà con le vittime del regime o della Dow Chemical, produttrice del napalm con il quale venivano letteralmente arrostiti i vietnamiti.\r\nEd è proprio sugli anarchici che si appunta l'attenzione degli organismi repressivi, primo su tutti l'Ufficio affari riservati, diretta emanazione del Ministro degli Interni.\r\nConvinti che il ricordo della strage del Teatro Diana nel 1921 e la continua martellante propaganda durante il ventennio fascista sul pericolo del “terrorismo” anarchico abbia definitivamente marchiato a fuoco l'immagine del movimento anarchico pensano di potersi permettere qualsiasi operazione, qualsiasi violenza. Per le bombe del 25 aprile e dell'agosto sui treni incolpano un gruppo variegato di compagni, mettendo insieme anarchici e due iscritti del PCI, L'obiettivo è ambizioso: arrivare tramite loro all'editore Giangiacomo Feltrinelli, aperto sostenitore della pratica castrista del “fuoco guerrigliero”. Non riuscendoci concentreranno le loro attenzioni sugli anarchici, costruendo teoremi falsi, inventandosi testimoni inattendibili, usando le procedure a loro piacimento. Intanto l'idea che siano esclusivamente gli anarchici a mettere le bombe si fa strada nei media e quindi nella pubblica opinione. Una spinta agli avvenimenti la da la morte di un agente di polizia di 22 anni, Annarumma originario dell'Irpinia, una delle zone più povere del paese, avvenuta nel corso di scontri a Milano il 19 novembre, vittima di un trauma cranico provocato da un tubo di ferro.\r\nIn quel frangente, la polizia caricò come faceva allora con camionette e gipponi un corteo studentesco che si stava dirigendo verso la Statale e che aveva intercettato i lavoratori in sciopero generale che stavano uscendo dal teatro Lirico, luogo di una manifestazione. Studenti e lavoratori si difesero dalle cariche delle camionette che salivano sui marciapiedi, con ogni mezzo a disposizione, ma a distanza di anni non si sa ancora se, a provocarne la morte, sia stato un manifestante o lo scontro di due mezzi della polizia (come parrebbe confermare un video). Fatto sta che questo fatto ebbe una risonanza enorme; nella serata ci fu la rivolta dei poliziotti in due caserme di Milano, per protestare contro le condizioni nelle quali erano tenuti, i turni massacranti, i bassi salari e il fatto di essere carne a macello per “lor signori”. La rivolta fu sedata dai carabinieri; successivamente intervenne la repressione con punizioni, spostamenti, congedi forzati. Il presidente della Repubblica, il socialdemocratico filoamericano Saragat, pronuncia parole di fuoco contro i manifestanti gettando benzina sul clima già arroventato. A Saragat risponderà un operaio che alla manifestazione nazionale dei metalmeccanici del 29 novembre innalzerà un cartello con su scritto “Saragat: Operai 171, Poliziotti 1” per ricordare tutte le vittime proletarie della violenza poliziesca.\r\nDue giorni dopo ai funerali dell'agente si presentano in massa i fascisti, che danno vita alla caccia ai rossi, a chiunque avesse un aspetto di sinistra. Tra gli altri chi ne fece le spese fu anche Mario Capanna, leader del Movimento Studentesco della Statale che venne aggredito, rischiando il linciaggio al quale fu sottratto da agenti della squadra politica. In questo clima il ministro del lavoro Donat-Cattin. della sinistra democristiana, convoca immediatamente i segretari dei sindacati metalmeccanici FIM,FIOM, UILM dicendo loro, per sollecitarli alla chiusura del contratto: “Siamo alla vigilia dell'ora X. Il golpe è alle porte. Bisogna mettere un coperchio sulla pentola che bolle”.\r\nSiamo alla vigilia di Piazza Fontana. Il copione è già scritto. La lista dei colpevoli è già pronta.\r\nCon tutta l'arroganza del potere pensano di manovrare a piacimento gli avvenimenti. Aspettano la risposta della piazza per scatenare disordini, tali da sollecitare misure straordinarie del governo e l'intervento dell'esercito.\r\nMussolini, nell'affiancare Hitler nell'aggressione alla Francia pensava che bastasse un pugno di morti per sedere da vincitore al tavolo delle trattative post-belliche; gli uomini del governo, i loro servizi segreti, gli alleati nazifascisti, pensano che un pugno di morti in una banca basti a far rientrare il movimento di lotta e instaurare un regime autoritario. Non ci riusciranno, anche se il prezzo da pagare sarà alto: l'assassinio di Pinelli, Valpreda, Gargamelli, Borghese, Bagnoli e Mander in carcere per anni, Di Cola in esilio, e i tanti caduti nelle piazze per affermare la libertà di manifestazione e di espressione da Saverio Saltarelli a Carlo Giuliani. E bombe, tante bombe, ancora sui treni, a Brescia, a Bologna, e altri tentativi di colpo di Stato.\r\nCi vorranno anni di lotte, controinformazione, impegno militante per smascherare l'infame provocazione, inchiodare nazifascisti, servizi segreti e politici alle loro responsabilità stragiste, liberare i compagni, ma non sufficienti per ribaltare ciò che ha consentito tutto questo: un sistema democratico rappresentativo solo degli interessi padronali, dei ceti dominanti, delle multinazionali, un sistema di potere basato sull'abuso di potere. Un sistema che non esita a ricorrere al fascismo per ristabilire l'ordine gerarchico.\r\nAnni di piombo? Si, ma del loro.”","13 Dicembre 2023","2023-12-13 12:03:04","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/12/pinelli-ba-200x110.jpeg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"185\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/12/pinelli-ba-300x185.jpeg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/12/pinelli-ba-300x185.jpeg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/12/pinelli-ba.jpeg 733w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","Piazza Fontana. 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Uno \u003Cmark>di\u003C/mark> loro, Giuseppe Pinelli, non ne uscirà vivo, perché scaraventato dalla finestra dall’ufficio del commissario Luigi Calabresi.\r\nLe versioni ufficiali parlarono \u003Cmark>di\u003C/mark> suicidio: anni dopo un magistrato \u003Cmark>di\u003C/mark> sinistra, D’Ambrosio, emesse una sentenza salomonica: “malore attivo”. Né omicidio, né suicidio.\r\nPietro Valpreda venne accusato \u003Cmark>di\u003C/mark> essere l’autore della strage. Trascorrerà, con altri compagn* tre anni in carcere in attesa \u003Cmark>di\u003C/mark> giudizio, finché non venne modificata la legge che fissava i limiti della carcerazione preventiva. Quella legge, emanata su pressione dei movimenti sociali, venne a lungo chiamata “legge Valpreda”.\r\nDopo 54anni dalla strage, sebbene ormai si sappia tutto, sia sui fascisti che la eseguirono, gli ordinovisti veneti, sia sui mandanti politici, tutti interni al sistema \u003Cmark>di\u003C/mark> potere democristiano \u003Cmark>di\u003C/mark> stretta osservanza statunitense, non ci sono state verità giudiziarie.\r\nNel 1969 a capo della Questura milanese era Guida, già direttore del confino \u003Cmark>di\u003C/mark> Ventotene, un funzionario fascista, passato indenne all’Italia repubblicana. Dietro le quinte, ma presenti negli uffici \u003Cmark>di\u003C/mark> via Fatebenefratelli c’erano i capi dei servizi segreti Russomando e D’Amato.\r\nIl Sessantanove fu l’anno dell’autunno caldo e della contestazione studentesca, movimenti radicali e radicati si battevano contro il sistema economico e sociale.\r\nLa strage, che immediatamente, gli anarchici definirono “strage \u003Cmark>di\u003C/mark> Stato” rappresentò il tentativo \u003Cmark>di\u003C/mark> criminalizzare le lotte, e scatenare la repressione.\r\nIn breve i movimenti sociali reagirono alle fandonie della polizia, smontando dal basso la montatura poliziesca che era stata costruita sugli anarchici.\r\nCosa resta nella memoria dei movimenti \u003Cmark>di\u003C/mark> quella strage, che per molti compagni e compagne dell’epoca rappresentò una rottura definitiva \u003Cmark>di\u003C/mark> ogni illusione democratica?\r\nNe abbiamo parlato con Massimo Varengo, testimone e protagonista \u003Cmark>di\u003C/mark> quella stagione cruciale\r\nAscolta la diretta:\r\n\r\n \r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/12/2023-12-12-varengo-piazza-fontana.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\n\u003Cmark>Di\u003C/mark> seguito un articolo \u003Cmark>di\u003C/mark> Varengo uscito su Umanità Nova:\r\n\r\n“Non si capiscono le bombe del 12 dicembre del 1969, se non si analizza il contesto. Al \u003Cmark>di\u003C/mark> là delle parole contano i fatti; e vediamoli questi fatti, sia pure succintamente.\r\nGli anni dell'immediato dopoguerra sono caratterizzati da grandi processi \u003Cmark>di\u003C/mark> ricostruzione, in primis nei paesi devastati dalla durezza e dalla crudeltà del conflitto, sostenuti dagli effetti dello sviluppo della scienza e della tecnologia, accelerate a loro volta dai risultati della \u003Cmark>ricerca\u003C/mark> nel periodo bellico per armi sempre più letali. Tali processi hanno comportato, insieme ad un impetuoso sviluppo delle risorse umane, un aumento della ricchezza complessiva, ovviamente ripartita in modo assolutamente diseguale, con la conseguenza che il divario tra i vari paesi e, in essi, tra le classi sociali è cresciuto a dismisura.\r\nA fronte delle grandi possibilità \u003Cmark>di\u003C/mark> trasformazione sociale che il nuovo clima pare prefigurare, sempre più è evidente che la gran parte della popolazione lavoratrice, il proletariato, rimane oggetto e non soggetto della propria storia, alimentando la contraddizione tra sviluppo delle forze produttive e sociali da una parte e l'insieme dei rapporti \u003Cmark>di\u003C/mark> proprietà, \u003Cmark>di\u003C/mark> controllo e \u003Cmark>di\u003C/mark> dominio dall'altra.\r\nIn questo quadro si può capire come sia stato possibile che praticamente in ogni parte del mondo – dagli Stati Uniti al Sud America, dalla Francia all'Italia, dalla Cina al Giappone, dall'Europa del patto \u003Cmark>di\u003C/mark> Varsavia alla Germania, dal Messico all'Inghilterra – in un mondo tra l'altro le cui comunicazioni passavano per stampa e televisione, controllate dai governi, sia esplosa quasi contemporaneamente quella che fu definita “contestazione globale”.\r\nUna contestazione alimentata dalla convergenza \u003Cmark>di\u003C/mark> differenti culture, dal pacifismo dei figli dei fiori al terzomondismo solidale con le lotte \u003Cmark>di\u003C/mark> liberazione nazionale, dal marxismo all'anarchismo, dal cattolicesimo all'ateismo, capace \u003Cmark>di\u003C/mark> esprimere caratteristiche comuni, nonostante le profonde differenze esistenti: geografiche, economiche, culturali, sociali, politiche.\r\nUna contestazione che ha abbracciato le varie forme \u003Cmark>di\u003C/mark> espressione umana: artistica, musicale, scientifica, tecnica, letteraria, e che ha visto come protagonista principale la generazione del cosiddetto baby boom, dei nati dopo la guerra e che \u003Cmark>di\u003C/mark> quella guerra avevano comunque vissuto i cascami.\r\nIl rifiuto della guerra fu un elemento scatenante \u003Cmark>di\u003C/mark> tale contestazione; a partire dai campus universitari statunitensi che con manifestazioni, occupazioni e scontri denunciavano il sempre più crescente impegno USA nello sporco conflitto del Vietnam, le proteste si espansero in tutto il mondo. Ma il rifiuto della guerra era anche rifiuto \u003Cmark>di\u003C/mark> un mondo diviso in blocchi, ove una cortina \u003Cmark>di\u003C/mark> ferro condizionava la vita e i movimenti \u003Cmark>di\u003C/mark> una generazione affamata \u003Cmark>di\u003C/mark> conoscenza. Era rifiuto della sofferenza inflitta dai dominatori ai popoli colonizzati, rifiuto del razzismo, rifiuto del vecchio mondo fatto \u003Cmark>di\u003C/mark> discriminazioni e autoritarismi. Era soprattutto rifiuto \u003Cmark>di\u003C/mark> uno sfruttamento e \u003Cmark>di\u003C/mark> un'oppressione \u003Cmark>di\u003C/mark> classe che, sull'altare del profitto, condannava milioni \u003Cmark>di\u003C/mark> esseri umani alla catena, a condizioni \u003Cmark>di\u003C/mark> vita infami, ad una nocività crescente. E per la metà del genere umano era rifiuto \u003Cmark>di\u003C/mark> un mondo costruito sul patriarcato, che relegava la donna nel solo ruolo \u003Cmark>di\u003C/mark> riproduttrice, custode \u003Cmark>di\u003C/mark> un focolare domestico sempre più precario e conflittuale.\r\nPer questo non si può dire che sia esistito un solo '68. Sono esistiti una pluralità \u003Cmark>di\u003C/mark> '68 intrecciati tra loro, con durata ed intensità diversa, radicalità e prospettive diverse, ma uniti da una critica puntuale dell'autorità.\r\nLe risposte dei governi non si fecero attendere, con caratteristiche diverse secondo i contesti, ma rispettando sempre le rispettive aree \u003Cmark>di\u003C/mark> influenza dei blocchi contrapposti. Così in Bolivia nel '67 viene assassinato Che Guevara, il cui tentativo insurrezionale viene vanificato dall'ostilità \u003Cmark>di\u003C/mark> Mosca e dei suoi epigoni in zona.\r\nNegli USA la dura repressione dei movimenti studenteschi si accompagna a quella del movimento afro-americano in lotta contro una società razzista e segregazionista. Malcom X e Martin Luther King vengono assassinati, come viene assassinato Robert Kennedy fautore \u003Cmark>di\u003C/mark> moderate riforme sociali invise agli oligopoli. A Città del Messico nell'ottobre del '68 l'esercito con blindati circonda la Piazza delle Tre culture sparando ad alzo zero per distruggere il movimento studentesco che da tempo sta manifestando contro il governo e le spese faraoniche per organizzare i Giochi olimpici: sono più \u003Cmark>di\u003C/mark> 300 i morti portati via con i camion della spazzatura.\r\nIn Cina la “rivoluzione culturale” raggiunge il suo apice, per trasformarsi in poco tempo in uno strumento al servizio della ristrutturazione del potere funzionale al disegno politico \u003Cmark>di\u003C/mark> Mao Zedong.\r\nIn Francia alle occupazioni studentesche e ai giganteschi scioperi generali succedutisi per tutto il maggio '68, risponde il generale De Gaulle che recatosi a Baden-baden, base francese in territorio tedesco, minaccia l'intervento militare.\r\nA Praga, nell'agosto, ci vogliono i carri armati sovietici e delle truppe del patto \u003Cmark>di\u003C/mark> Varsavia per arrestare il processo riformatore in corso: la burocrazia al Cremlino teme il contagio negli altri paesi \u003Cmark>di\u003C/mark> sua competenza, come la Polonia, attraversata da forti mobilitazioni studentesche. In Germania dell'ovest, l'esponente più significativo Rudi Dutschke, viene gravemente ferito da colpi \u003Cmark>di\u003C/mark> pistola l'11 aprile.\r\nMa questi sono solo alcuni esempi; come disse la filosofa Hannah Arendt “Nei piccoli paesi, la repressione è dosata e selettiva”. È il caso della Yugoslavia con le proteste studentesche fatte sbollire, per poi colpirne gli esponenti. L'importante è che non vengano messi in discussione i trattati che alla fine della guerra avevano definito le aree \u003Cmark>di\u003C/mark> influenza e \u003Cmark>di\u003C/mark> potere.\r\nE in Italia? Collocata a ridosso della cortina \u003Cmark>di\u003C/mark> ferro, l'Italia è considerata un paese \u003Cmark>di\u003C/mark> frontiera per gli USA, un avamposto nella lotta al “comunismo”, aeroporto naturale nel Mediterraneo, proiettato verso le risorse petrolifere del Medio oriente. Un paese che ha però l'enorme difetto \u003Cmark>di\u003C/mark> avere il Partito Comunista più grande dell'Occidente, al quale è precluso dal dopoguerra l'ingresso nell'area \u003Cmark>di\u003C/mark> governo. Per cautelarsi il governo USA mette in opera i suoi servizi segreti, costruisce reti clandestine armate pronte ad intervenire in caso \u003Cmark>di\u003C/mark> bisogno, condiziona le politiche, controlla i sistemi \u003Cmark>di\u003C/mark> difesa, stringe alleanze con gruppi nazifascisti. Già in Grecia – altro paese \u003Cmark>di\u003C/mark> frontiera - l'anno prima hanno foraggiato il colpo \u003Cmark>di\u003C/mark> Stato dei colonnelli a fronte \u003Cmark>di\u003C/mark> una possibile vittoria elettorale della sinistra, mentre continuano a sostenere la dittatura \u003Cmark>di\u003C/mark> Franco in Spagna e quella \u003Cmark>di\u003C/mark> Salazar in Portogallo.\r\nL'Italia ha vissuto nei decenni precedenti una profonda trasformazione sociale ed economica e una grande emigrazione interna dalle campagne venete e del meridione, richiamata al nord-ovest da una industrializzazione crescente. L'accresciuto livello \u003Cmark>di\u003C/mark> reddito ha consentito una scolarizzazione significativa e l'ingresso nelle università \u003Cmark>di\u003C/mark> ceti finora esclusi (nel '68 sono 500mila gli iscritti, il doppio rispetto a 15 anni prima). Ma le strutture dello Stato sono sempre le stesse: su 369 prefetti e viceprefetti, agli inizi degli anni '60, solo 2 non hanno fatto parte della burocrazia fascista; su 274 questori e vicequestori solo 5 vicequestori hanno avuto rapporti con la resistenza; su 1642 commissari e vicecommissari solo 34 provengono dalle file dell'antifascismo. Inoltre la polizia politica rimane nelle mani \u003Cmark>di\u003C/mark> ex-agenti dell'OVRA, la famigerata istituzione al servizio \u003Cmark>di\u003C/mark> Mussolini. Per non parlare della magistratura e della burocrazia ministeriale.\r\nLe strutture rimangono autoritarie, nella scuola e nell'università sono incapaci \u003Cmark>di\u003C/mark> accogliere la massa \u003Cmark>di\u003C/mark> studenti e studentesse che vi si affacciano provocando frustrazione e malcontento.\r\nNelle grandi città del nord la politica abitativa è assolutamente deficitaria, spingendo la popolazione immigrata a soluzioni provvisorie e degradanti. In fabbrica l'organizzazione del lavoro si basa sui reparti confino per i “sovversivi” e l'arbitrio dei capi reparto. Nelle campagne, permane la logica del padronato latifondista. I partiti \u003Cmark>di\u003C/mark> sinistra, tutti concentrati sul confronto elettorale, e i sindacati, abituati a logiche rivendicative \u003Cmark>di\u003C/mark> basso profilo, sono incapaci \u003Cmark>di\u003C/mark> comprendere quanto sta succedendo: lo sviluppo \u003Cmark>di\u003C/mark> un movimento che porta a maturazione la conflittualità latente. Sul fronte delle università e delle scuole superiori partono occupazioni e proteste, nelle campagne si intensificano le lotte del bracciantato agricolo, nelle fabbriche, in un contesto \u003Cmark>di\u003C/mark> rinnovo \u003Cmark>di\u003C/mark> moltissimi contratti \u003Cmark>di\u003C/mark> lavoro giunti a scadenza, iniziano i primi scioperi autonomi che impongono al padronato la trattativa diretta accantonando le burocrazie sindacali e le vecchie commissioni interne, in un quadro \u003Cmark>di\u003C/mark> conflittualità tra i vari segmenti padronali che si riverbera su uno scenario politico sempre più instabile, caratterizzato da frequenti cambi \u003Cmark>di\u003C/mark> governo.\r\nSe nell'università viene attaccata e messa in crisi la cultura autoritaria e \u003Cmark>di\u003C/mark> classe, nelle fabbriche si sviluppa un protagonismo operaio che nella riscoperta dei Consigli \u003Cmark>di\u003C/mark> Fabbrica, nelle assemblee all'interno delle aziende, nella costituzione dei Comitati unitari \u003Cmark>di\u003C/mark> base, mette in discussione l'organizzazione del lavoro, sanzionando i capi reparto e le dirigenze, e aprendo la discussione sul salario come variabile “indipendente” dalla produttività. Le conquiste sono notevoli: riduzione d'orario, forti aumenti salariali, abolizione delle zone salariali nord-sud, parificazione normativa tra operai e impiegati, scala mobile per i pensionati e altre ancora. E la lotta non si ferma, si profila il vecchio obiettivo anarcosindacalista imperniato sul controllo della produzione in vista dell'esproprio proletario.\r\nIntanto la gioventù esce dalle università, dopo aver ottenuto importanti modifiche sui piani \u003Cmark>di\u003C/mark> studio, la \u003Cmark>libertà\u003C/mark> \u003Cmark>di\u003C/mark> assemblea anche per le scuole medie superiori, l'abolizione dello sbarramento che impedisce ai diplomati degli istituti \u003Cmark>di\u003C/mark> accedere alla formazione universitaria. Esce per unirsi al mondo del lavoro salariato in un movimento \u003Cmark>di\u003C/mark> contestazione dell'autorità e del capitalismo, mettendo a nudo quella che è la sostanza del potere e delle sue istituzioni e rendendo evidente come lo sfruttamento e l'oppressione siano le sole espressioni dei governi \u003Cmark>di\u003C/mark> qualunque colore. Il conflitto si indurisce tra scontri \u003Cmark>di\u003C/mark> piazza, scioperi, picchetti, manifestazioni. Cresce il pericolo che il paese vada a sinistra, che il PCI – anche se lontano da propositi rivoluzionari - tramite una vittoria elettorale possa andare al governo.\r\nLe risposte non si fanno attendere. L'apparato politico \u003Cmark>di\u003C/mark> sinistra con lo Statuto dei lavoratori cerca \u003Cmark>di\u003C/mark> ridare forza al ruolo \u003Cmark>di\u003C/mark> intermediazione sindacale, salvando le burocrazie, recuperando e affossando l'azione diretta operaia. Il fronte padronale si ricompatta, ridando fiato alla destra più estrema. Il governo sceglie la strada della repressione aperta: ben 13.903 sono le denunce per fatti connessi con l'autunno caldo del '69. In testa alla graduatoria, lavoratori agricoli, metalmeccanici, ospedalieri. Ma non basta. Ci vuole qualcosa \u003Cmark>di\u003C/mark> più forte che consenta la ripresa dello sfruttamento intensivo e quindi del profitto. I servizi segreti, italiani e americani, in combutta con i nazifascisti si mettono all'opera.\r\nScoppiano le prime bombe, prima dimostrative, praticamente inoffensive, poi, via via, più “cattive” che provocano feriti alla Fiera \u003Cmark>di\u003C/mark> Milano il 25 aprile e in agosto sui treni. Alla fine dell'anno si conteranno in tutto 145 esplosioni, prevalentemente \u003Cmark>di\u003C/mark> marca fascista, ma non mancano quelle \u003Cmark>di\u003C/mark> sinistra, comprese alcune anarchiche nei confronti \u003Cmark>di\u003C/mark> sedi \u003Cmark>di\u003C/mark> rappresentanza della dittatura franchista per solidarietà con le vittime del regime o della Dow Chemical, produttrice del napalm con il quale venivano letteralmente arrostiti i vietnamiti.\r\nEd è proprio sugli anarchici che si appunta l'attenzione degli organismi repressivi, primo su tutti l'Ufficio affari riservati, diretta emanazione del Ministro degli Interni.\r\nConvinti che il ricordo della strage del Teatro Diana nel 1921 e la continua martellante propaganda durante il ventennio fascista sul pericolo del “terrorismo” anarchico abbia definitivamente marchiato a fuoco l'immagine del movimento anarchico pensano \u003Cmark>di\u003C/mark> potersi permettere qualsiasi operazione, qualsiasi violenza. Per le bombe del 25 aprile e dell'agosto sui treni incolpano un gruppo variegato \u003Cmark>di\u003C/mark> compagni, mettendo insieme anarchici e due iscritti del PCI, L'obiettivo è ambizioso: arrivare tramite loro all'editore Giangiacomo Feltrinelli, aperto sostenitore della pratica castrista del “fuoco guerrigliero”. Non riuscendoci concentreranno le loro attenzioni sugli anarchici, costruendo teoremi falsi, inventandosi testimoni inattendibili, usando le procedure a loro piacimento. Intanto l'idea che siano esclusivamente gli anarchici a mettere le bombe si fa strada nei media e quindi nella pubblica opinione. Una spinta agli avvenimenti la da la morte \u003Cmark>di\u003C/mark> un agente \u003Cmark>di\u003C/mark> polizia \u003Cmark>di\u003C/mark> 22 anni, Annarumma originario dell'Irpinia, una delle zone più povere del paese, avvenuta nel corso \u003Cmark>di\u003C/mark> scontri a Milano il 19 novembre, vittima \u003Cmark>di\u003C/mark> un trauma cranico provocato da un tubo \u003Cmark>di\u003C/mark> ferro.\r\nIn quel frangente, la polizia caricò come faceva allora con camionette e gipponi un corteo studentesco che si stava dirigendo verso la Statale e che aveva intercettato i lavoratori in sciopero generale che stavano uscendo dal teatro Lirico, luogo \u003Cmark>di\u003C/mark> una manifestazione. Studenti e lavoratori si difesero dalle cariche delle camionette che salivano sui marciapiedi, con ogni mezzo a disposizione, ma a distanza \u003Cmark>di\u003C/mark> anni non si sa ancora se, a provocarne la morte, sia stato un manifestante o lo scontro \u003Cmark>di\u003C/mark> due mezzi della polizia (come parrebbe confermare un video). Fatto sta che questo fatto ebbe una risonanza enorme; nella serata ci fu la rivolta dei poliziotti in due caserme \u003Cmark>di\u003C/mark> Milano, per protestare contro le condizioni nelle quali erano tenuti, i turni massacranti, i bassi salari e il fatto \u003Cmark>di\u003C/mark> essere carne a macello per “lor signori”. La rivolta fu sedata dai carabinieri; successivamente intervenne la repressione con punizioni, spostamenti, congedi forzati. Il presidente della Repubblica, il socialdemocratico filoamericano Saragat, pronuncia parole \u003Cmark>di\u003C/mark> fuoco contro i manifestanti gettando benzina sul clima già arroventato. A Saragat risponderà un operaio che alla manifestazione nazionale dei metalmeccanici del 29 novembre innalzerà un cartello con su scritto “Saragat: Operai 171, Poliziotti 1” per ricordare tutte le vittime proletarie della violenza poliziesca.\r\nDue giorni dopo ai funerali dell'agente si presentano in massa i fascisti, che danno vita alla caccia ai rossi, a chiunque avesse un aspetto \u003Cmark>di\u003C/mark> sinistra. Tra gli altri chi ne fece le spese fu anche Mario Capanna, leader del Movimento Studentesco della Statale che venne aggredito, rischiando il linciaggio al quale fu sottratto da agenti della squadra politica. In questo clima il ministro del lavoro Donat-Cattin. della sinistra democristiana, convoca immediatamente i segretari dei sindacati metalmeccanici FIM,FIOM, UILM dicendo loro, per sollecitarli alla chiusura del contratto: “Siamo alla vigilia dell'ora X. Il golpe è alle porte. Bisogna mettere un coperchio sulla pentola che bolle”.\r\nSiamo alla vigilia \u003Cmark>di\u003C/mark> Piazza Fontana. Il copione è già scritto. La lista dei colpevoli è già pronta.\r\nCon tutta l'arroganza del potere pensano \u003Cmark>di\u003C/mark> manovrare a piacimento gli avvenimenti. Aspettano la risposta della piazza per scatenare disordini, tali da sollecitare misure straordinarie del governo e l'intervento dell'esercito.\r\nMussolini, nell'affiancare Hitler nell'aggressione alla Francia pensava che bastasse un pugno \u003Cmark>di\u003C/mark> morti per sedere da vincitore al tavolo delle trattative post-belliche; gli uomini del governo, i loro servizi segreti, gli alleati nazifascisti, pensano che un pugno \u003Cmark>di\u003C/mark> morti in una banca basti a far rientrare il movimento \u003Cmark>di\u003C/mark> lotta e instaurare un regime autoritario. Non ci riusciranno, anche se il prezzo da pagare sarà alto: l'assassinio \u003Cmark>di\u003C/mark> Pinelli, Valpreda, Gargamelli, Borghese, Bagnoli e Mander in carcere per anni, \u003Cmark>Di\u003C/mark> Cola in esilio, e i tanti caduti nelle piazze per affermare la \u003Cmark>libertà\u003C/mark> \u003Cmark>di\u003C/mark> manifestazione e \u003Cmark>di\u003C/mark> espressione da Saverio Saltarelli a Carlo Giuliani. E bombe, tante bombe, ancora sui treni, a Brescia, a Bologna, e altri tentativi \u003Cmark>di\u003C/mark> colpo \u003Cmark>di\u003C/mark> Stato.\r\nCi vorranno anni \u003Cmark>di\u003C/mark> lotte, controinformazione, impegno militante per smascherare l'infame provocazione, inchiodare nazifascisti, servizi segreti e politici alle loro responsabilità stragiste, liberare i compagni, ma non sufficienti per ribaltare ciò che ha consentito tutto questo: un sistema democratico rappresentativo solo degli interessi padronali, dei ceti dominanti, delle multinazionali, un sistema \u003Cmark>di\u003C/mark> potere basato sull'abuso \u003Cmark>di\u003C/mark> potere. Un sistema che non esita a ricorrere al fascismo per ristabilire l'ordine gerarchico.\r\nAnni \u003Cmark>di\u003C/mark> piombo? 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La commissione direttiva della FCC (Federal Communications Commission) ha abolito le norme che garantivano parità di accesso a tutti. Norme sostenute sia dall'amministrazione Obama sia dai grandi gruppi tecnologici della Silicon valley.\r\nPochi minuti dopo la decisione della commissione, presa con tre voti contro 2, diversi politici hanno annunciato un’azione legale appoggiata da più Stati per annullare questa decisione. Gli attivisti in difesa della Net neutrality hanno attuato proteste immediate e ne hanno annunciate di nuove.\r\nOggi la partita l’ha vinta l'industria delle telecomunicazioni che potrebbe trarne vantaggi enormi.\r\n\r\nMa… facciamo un passo indietro. Che cos’è la Net Neutrality?\r\nPer comprendere il concetto di net neutrality occorre tornare alla seconda metà dell’Ottocento. All’epoca naturalmente Internet non esisteva, ma garantire il passaggio delle informazioni senza limitazioni e discriminazioni era un’esigenza condivisa. Erano gli anni in cui si emergevano nuovi e potenti mezzi di comunicazione come il telegrafo. Negli Stati Uniti il discorso sulla neutralità delle reti si affermò e si diffuse in quel periodo, fissando una regola base: tutto il traffico su un determinato mezzo di trasmissione (o di trasporto) deve essere trattato allo stesso modo.\r\n\r\n \r\n\r\nIl concetto attuale di net neutrality applicato a Internet è invece molto più recente, e risale a una quindicina di anni fa. Fu introdotto per la prima volta nel 2002 da Tim Wu, ora docente di legge presso la Columbia Law School di New York, autore di una ricerca in cui si ipotizzava di introdurre una regola chiara per evitare discriminazioni nella trasmissione dei contenuti su Internet.\r\n\r\n \r\n\r\nSemplificando: per collegarsi a Internet ognuno di noi deve passare attraverso un provider, una società che fisicamente gestisce il collegamento dalla propria casa ai suoi centri dati, che a loro volta permettono di accedere a qualsiasi sito in ogni parte del mondo. I provider fino a ora si sono comportati come fanno le poste con le lettere ordinarie: consegnano cose da X a Y senza tenere in considerazione il loro contenuto, trattando quindi ogni busta allo stesso modo e senza fare favoritismi. Chi sostiene la neutralità della rete vuole che le cose continuino a essere così, senza discriminazioni.\r\n\r\nPiù nello specifico, secondo i principi della net neutrality un provider non può bloccare o rallentare l’accesso a particolari siti o servizi online. Allo stesso modo, le società che danno le connessioni non possono nemmeno creare corsie preferenziali per fare in modo che un contenuto sia caricato più velocemente di un altro.\r\n\r\nCosì come una telefonata di Tizio deve essere inoltrata al ricevente nello stesso modo in cui avviene per una chiamata di Caio, i provider devono fare arrivare a un computer un video di YouTube o il post di un blog semisconosciuto senza limitazioni che penalizzino uno dei due. Per dirla più chiaramente: per la net neutrality il provider non può limitare la quantità di banda destinata a raggiungere un certo sito Internet rispetto a un altro, o destinata all’utilizzo di un certo software rispetto a un altro. Nè quindi proporre offerte commerciali basate su questo genere di differenziazioni (un abbonamento Internet per le news, un abbonamento Internet per i video, oppure uno che penalizza il traffico dei software di file-sharing, eccetera).\r\n\r\nIn sintesi: una rete informativa pubblica deve garantire un trattamento uguale a ogni tipo di contenuto che viene veicolato attraverso internet, senza discriminare alcuni flussi di dati rispetto ad altri.\r\n\r\n \r\n\r\nLe conseguenze della fine della net neutrality anche in Europa potrebbero essere enormi.\r\n\r\n \r\n\r\nCompagnie come Fastweb, Telecom, o Tim potrebbero offrire un contratto base che include navigazione di base ed e-mail, diciamo a 15 euro al mese, per poi inserire dei pacchetti a pagamento con servizi aggiuntivi. Cinque euro per lo streaming video (Youtube, Netflix), altri cinque per la musica in streaming e così via.\r\n\r\nDa oggi dunque gli Internet Service Provider (ISP) avranno piena libertà di gestire le proprie offerte proponendo pacchetti diversi che discriminano il tipo di dati trasferiti.\r\n\r\nI guai aumentano, specie in Italia, dove un ISP è anche un fornitore di contenuti. Ad esempio nel nostro paese TIM ha TIM Vision, Fastweb sponsorizza l'uso di Sky, Vodafone ha il suo servizio di film e serie TV.\r\n\r\nImmaginiamo un ipotetico futuro in cui Telecom si accorda con Google per far sì che l’accesso a Youtube sia superveloce, mentre l’accesso a Vimeo, concorrente di Youtube, sia rallentato. Oppure immaginiamo che Fastweb decida di rallentare la trasmissione dei contenuti di una compagnia \"rivale\", ad esempio Netflix, ai suoi clienti, e che Netflix per continuare a fornire un servizio adeguato e non perdere i clienti che accedono ad internet attraverso Fastweb sia costretto a pagare una tariffa aggiuntiva per una maggior velocità di streaming. Secondo voi il prezzo dell'abbonamento a Netflix rimarrà lo stesso?\r\n\r\n \r\n\r\nA farne le spese sarebbero, va da se, i siti senza pubblicità e intenzionalmente fuori dal mercato.\r\n\r\nNegli Stati Uniti le compagnie di telecomunicazione hanno assicurato ai consumatori che internet non cambierà da oggi a domani. Il veleno sarà iniettato goccia a goccia. Finché l’intossicazione sarà collettiva e le forme di resistenza inutili.\r\n\r\n \r\n\r\nIn Europa per il momento non cambia nulla, anche se è improbabile che la decisione statunitense non abbia effetti pesanti anche da questo lato dell’Atlantico.\r\n\r\nNel 2016 l’Unione Europea ha pubblicato alcune linee guida per il rispetto e la tutela della Net Neutrality. I vari paesi membri vi hanno aderito più o meno esplicitamente, anche se negli ultimi anni diversi operatori hanno immesso sul mercato alcune offerte in chiaro contrasto con queste norme. Ad esempio l'opportunità di utilizzare alcune app senza consumare i vari GB di traffico inclusi nel proprio piano tariffario. È evidente come abbonamenti di questo tipo favoriscano la fruizione delle app incluse nell'offerta a discapito di quelle concorrenti.\r\n\r\nLa tolleranza verso queste situazioni da parte delle istituzioni e degli enti incaricati di sorvegliare il rispetto dei principi di neutralità ci danno la misura del rischio di un futuro adattamento a questa politica anche da parte dell’Unione Europea.\r\n\r\nInternet come l'abbiamo conosciuta fin ora presto potrebbe cambiare in una versione ancora più succube e influenzata dai meccanismi del capitalismo di quanto non sia già oggi.\r\n\r\nLa neutralità della rete, come il diritto ad accedervi, sarà un terreno di lotta importante nei prossimi anni.\r\n\r\n \r\n\r\nAltrettanto importante lavorare per una rete decentralizzata, libera dalla schiavitù del reticolo materiale che sostiene la rete virtuale, una rete che i governi e le grandi aziende del web non possano facilmente controllare e mettere a profitto.\r\n\r\n \r\n\r\nNe abbiamo parlato con Federico Pinca de “Il Bit c’è e non c’é” di radio Blackout\r\n\r\n \r\n\r\nAscolta la diretta:\r\n\r\n \r\n\r\n2017 12 19 pinca net neutrality","19 Dicembre 2017","2017-12-20 17:41:21","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2017/12/net-neutrality-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"200\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2017/12/net-neutrality-300x200.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2017/12/net-neutrality-300x200.jpg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2017/12/net-neutrality-768x511.jpg 768w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2017/12/net-neutrality.jpg 1000w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","Fine della Net Neutrality?",1513727756,[197,198,199,200,201,202,203],"http://radioblackout.org/tag/industria-delle-telecomunicazioni/","http://radioblackout.org/tag/internet/","http://radioblackout.org/tag/liberta-in-rete/","http://radioblackout.org/tag/net-neutrality/","http://radioblackout.org/tag/silicon-valley/","http://radioblackout.org/tag/trump/","http://radioblackout.org/tag/web/",[205,206,207,208,209,210,211],"industria delle telecomunicazioni","internet","libertà in rete","net neutrality","silicon valley","Trump","web",{"post_content":213,"tags":217},{"matched_tokens":214,"snippet":215,"value":216},[67,68],"Service Provider (ISP) avranno piena \u003Cmark>libertà\u003C/mark> \u003Cmark>di\u003C/mark> gestire le proprie offerte proponendo","ll 14 dicembre 2017 la neutralità della rete è morta, almeno negli Stati Uniti. 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Parte subito, ma la piena applicazione sarà solo dal 2017, e fino ad allora funzioneranno ancora le diverse tipologie di cassa integrazione e la mobilità. Sarà finanziata da un costo dai lavoratori a tempo indeterminato, dai fondi della Cig in deroga, e da un aumento dei contributi su tutti i contratti a termine, per i quali questo onere contributivo non è accompagnato da un tetto minimo salariale, e quindi il rischio è che certi (im)prenditori, per pagare la tassa, finiscano per ridurre lo stipendio ai lavoratori precari, caricando sulle loro spalle i maggiori costi imposti dalla riforma. Per usufruire dell’ ASpI bisogna avere almeno due anni di anzianità assicurativa e 52 settimane di lavoro nell'ultimo biennio.\r\n\r\n \r\n\r\nL'IMPORTO EROGATO È SCARSO E NON RISPONDE AL REQUISITO MINIMO CHIESTO DAL PARLAMENTO EUROPEO\r\n\r\nL’importo stanziato sarà pari al 75% della retribuzione fino a 1.150 euro e al 25% oltre questa soglia, per un tetto massimo di 1.119 euro lordi al mese. L'assegno verrà tagliato del 15% dopo i primi sei mesi e di un altro 15% dopo il semestre successivo. È un importo che non risponde al requisito che, secondo il Parlamento Europeo, dovrebbe essere quello di garantire una vita dignitosa al lavoratore che ha perso il suo impiego ed alla sua famiglia, cioè non dovrebbe essere inferiore al 60% del reddito mediano dello Stato membro interessato (come da punto 15 della risoluzione). E il 60% del reddito mediano mensile netto italiano è pari a 1.227 euro (dato di partenza di fonte Istat). Pertanto chi si ritrova licenziato avrà un assegno di disoccupazione previsto dall'ASpI pari a 7mila euro all'anno, ed oltretutto sottoposto a continui ribassi (-15% dopo i primi sei mesi, ulteriore ribasso del 15% dopo il secondo semestre): un importo che non garantisce alcuna copertura rispetto al rischio di caduta in povertà legato alla perdita del lavoro. \r\n\r\n \r\n\r\nL’ASPI RIDUCE LA DURATA DELLE PROTEZIONI\r\n\r\nSe fino ad ora si poteva contare su 2 anni di Cassa integrazione straordinaria, dopo i quali scattava la mobilità (2 anni per gli under 50, e 3 per gli over, o 4 anni per gli over 50 del Sud), cioè in totale una protezione dai 2 ai 6 anni, invece dopo il “periodo di transizione” della riforma, cioè dal 2017 quando spariranno la mobilità e la Cassa straordinaria, resterà soltanto 1 misero anno, massimo 1 anno e mezzo per gli anziani, dopo il quale c’è l’inferno della disoccupazione. E per di più il lavoratore che esce dal mercato del lavoro, perderà il vantaggio alla ricollocazione, che prima era assicurato dall’iscrizione nelle liste di mobilità. Dove si collocheranno le lavoratrici e i lavoratori espulsi dai luoghi di lavoro, senza tutele, e lontanissimi dall’accesso alla pensione a causa dell’allungamento abnorme dell'età pensionabile contenuto nella riforma Fornero del dicembre 2011?\r\n\r\n \r\n\r\nALTRE CONSIDERAZIONI:\r\n\r\n1) l’art 62 prevede che il lavoratore decada da ogni trattamento qualora “non accetti una offerta di un lavoro inquadrato in un livello retributivo non inferiore del 20 per cento rispetto all’importo lordo dell’indennità (non della retribuzione!) cui ha diritto”. Ma (art. 24) l’importo lordo dell’indennità, come abbiamo visto, è pari al 75% della retribuzione, a cui si applica una ulteriore “riduzione del 15% dopo i primi sei mesi di fruizione” e una ulteriore “del 15% dopo il dodicesimo mese di fruizione”. Insomma un lavoratore licenziato che percepiva 1.000 euro decadrà dal trattamento qualora non accetterà un impiego per una retribuzione pari a €.433 lordi (!), e ciò del tutto a prescindere da che tipo di attività si tratti e con quale orario, purché il posto di lavoro sia “raggiungibile mediamente in 80 minuti con i mezzi di trasporto pubblici” che con il ritorno a casa fanno 160 minuti e cioè 3 ore solo di viaggio giornaliero casa/lavoro per poco più di 300 euro netti al mese. Ogni commento è superfluo.\r\n\r\n2) l’ASpI è una forma di sussistenza privatistica con la quale la tutela dalla disoccupazione comincia a passare dalla fiscalità generale ad una forma di sussistenza stipulata tra impresa e singolo dipendente. Dunque la disoccupazione perde la sua valenza di problema sociale per diventare un fatto individuale, una specie di disgrazia personale di chi ci incorre. \r\n\r\n3) oggi i lavoratori hanno materialmente più possibilità di riavere presto il loro posto di lavoro, avendo il diritto di prelazione, che dura 6 mesi per i lavoratori in mobilità, e stabilisce che se l'azienda vuole assumere nuovi lavoratori deve dare la precedenza ai propri ex dipendenti ancora iscritti alle liste di mobilità che nel frattempo non abbiano trovato un altro lavoro. Ma la riforma cancella la mobilità alla fine del 2016.\r\n\r\n4) oggi i lavoratori hanno un’attitudine allo stare insieme per cercare di riavere una collocazione o dall’azienda o dalle istituzioni, come accaduto molte volte. Invece, con la riforma Fornero, una volta perso il posto, i lavoratori saranno tutti meno tutelati, molto più isolati e con la paura costante di non trovare più un lavoro.\r\n\r\n5) La riforma degli ammortizzatori sociali cancella dopo il 2016 anche la Cassa in deroga, introdotta nel 2009 al fine di estendere i sussidi alle piccole imprese e ai settori finora esclusi dalla Cassa. \r\n\r\n6) Cancellando la Cassa straordinaria (Cigs) si toglie anche la possibilità di restituzione delle quote di accantonamento del Tfr maturato in costanza di Cigs qualora il lavoratore cessi dal rapporto di lavoro prima della ripresa lavorativa. \r\n\r\n7) Nella valutazione dei requisiti d'accesso all’ASpI andrebbero conteggiate e sommate alle attività di lavoro subordinato anche le settimane per le quali sia stata versata contribuzione destinata a gestioni diverse da quella dei lavoratori dipendenti, al fine di aumentare l'inclusività dell'istituto che, per come e'presentato nel testo, non risponde alle diverse forme del lavoro precario.\r\n\r\n \r\n\r\nLA MINI-ASPI\r\n\r\nÈ riservata ai lavoratori subordinati che abbiano almeno 13 settimane di contribuzione negli ultimi 12 mesi, e dura la metà dei mesi per cui si hanno i contributi, al massimo per sei mesi. A conti fatti la mini-ASpI è più generosa del trattamento attuale: per una retribuzione media di 9.855 euro l'anno (quella di un precario), chi ha lavorato 3 mesi prenderà 926 euro in tutto (contro i 731 di oggi), e chi ha lavorato un anno raddoppierà l'assegno (3.700 euro in tutto contro 1.800). Il calcolo è lo stesso previsto per l'AspI.\r\n\r\n1) La mini-ASpI non amplia la platea dei protetti, ma sostiene chi oggi ha già un ombrello\r\n\r\n2) la mini ASpI resta comunque nel complesso poco generosa, tanto da essere quasi ininfluente per chi è senza lavoro e ha bisogno di un sostegno al reddito.\r\n\r\n3) bisogna ottenere che per la mini ASpI l'unicorequisito per la fruizione debba essere lacontribuzione di 13 settimane senza altre aggiunte, e che ilcalcolo dell'istituto debba essere allungato rispetto all’attuale metà dellesettimane su cui sia stata versata contribuzione, per nonprodurre un taglio rispetto al valore dell'indennità didisoccupazione con requisiti ridotti.\r\n\r\n \r\n\r\nASPI ZERO \r\n\r\nL’ASpI non determina una reale universalità nel sostegno al reddito, come invece aveva promesso Monti nel suo discorso di novembre alla risoluzione del Parlamento Europeo. Questa riforma infatti non estende gli ammortizzatori a chi non abbia due anni di anzianità assicurativa e versato almeno 52 settimane di contributi, cioè le giovanigenerazioni del lavoro discontinuo e i giovani disoccupati che non trovano il primo lavoro. Non è prevista nessuna tutela per co.co.pro., collaborazioni occasionali, a chiamata, assegnisti di ricerca: si tratta di 945.141 lavoratori precari, di cui più della metà sono co. co. pro (675.883), cui si aggiungono 52.459 associati in partecipazione, 54.210 co.co.co. statali, 49.179 dottorandi e assegnisti di ricerca, 24 mila venditori porta a porta, 27 mila “collaboratori” generici, 8.913 occasionali (Dati Isfol 2010). A questi vanno aggiunte tutte le finte partite IVA. Siamo quindi ben lontani da un ammortizzatore universale degno di questo nome, o da un reddito di cittadinanza, in procinto di essere invece attuato in Europa.\r\n\r\n \r\n\r\nFONDO SOLIDARIETA’ PER SETTORI NON COPERTI DA CASSA INTEGRAZIONE:\r\n\r\nEntro il 2013 per le aziende con più di 15 dipendenti arriva un Fondo di solidarietà presso l’Inps, che andrà a sostituire parzialmente l’eliminazione della cassa integrazione in deroga, della cig straordinaria e della mobilità. La contribuzione dovrà essere a carico del datore di lavoro (2/3) e del lavoratore (1/3) e ci sarà l’obbligo di bilancio in pareggio dell’ente erogatore. Al finanziamento potrà concorrere anche lo 0,30% attualmente versato ai fondi per la formazione.\r\n\r\n1) i fondi pur essendo privi di personalità giuridica ed essendo definiti come “gestioni dell’Inps” si pongono come evidente transizione verso un modello che ha l’obiettivo di trasferire parti crescenti del welfare dalla garanzia e gestione pubblica a quella della bilateralità fra imprese e sindacati, privatizzando di fatto il welfare e cambiando quindi il ruolo delle organizzazioni sindacali. \r\n\r\n2) L’abolizione della cassa in deroga e straordinaria non diventa occasione per istituire strumenti a carico della fiscalità generale, contributi pubblici a sostegno al reddito come per esempio il reddito sociale minimo, attualmente in discussione in Europa. Il reddito sociale minimo garantirebbe l’autonomia e la libertà di scelta, toglierebbe dalla ricattabilità del lavoro nero e dello schiavismo, permetterebbe a una generazione di compiere scelte non dettate dalla condizione economica della propria famiglia e di avviare un percorso di crescita formativa, professionale e di vita con una minima rete di protezione sociale.\r\n\r\n3) i fondi configurano tutele diverse a secondo dei settori e non garantiscono le tutele per le lavoratrici e i lavoratori delle imprese con meno di 15 addetti, essendo obbligatori solo al di sopra di tale soglia. \r\n\r\n \r\n\r\nIL CONTRIBUTO DI LICENZIAMENTO\r\n\r\nDal 2013 il datore di lavoro all’atto del licenziamento per i rapporti a tempo indeterminato e per gli apprendisti, dovrà versare all’Inps mezza mensilità ogni 12 mensilità di anzianità aziendale negli ultimi tre anni. Questa novità è probabilmente proposta a seguito della revisione dell'articolo 18 che renderà più facili i licenziamenti. Il contributo di licenziamento sostituirà i contributi oggi versati dalle aziende per la disoccupazione e la mobilità. Il lavoratore riceverebbe invece un indennizzo economico proporzionale all'anzianità di servizio deciso dal Giudice o da un arbitro scelto tra le parti. Il governo dovrebbe però rafforzare le tutele per i lavoratori delle aziende con meno di 15 dipendenti, oggi escluse dall'articolo 18.\r\n\r\n \r\n\r\nTUTELA DELLA LAVORATRICE MADRE\r\n\r\nNella riforma del mercato del lavoro c'é la norma contro le dimissioni in bianco, un turpe strumento spesso utilizzato da certi (im)prenditori a discapito delle lavoratrici perché non restino incinta. Si estende fino a tre anni di vita del bambino il “periodo di rafforzamento”, cioè il periodo in cui le dimissioni della lavoratrice madre o del lavoratore padre devono essere convalidate dal Ministero Del Lavoro. \r\n\r\n1) con le previsioni contenute nel ddl la burocratizzazione è aumentata ed è tutta a\r\ncarico della lavoratrice, che comunque sarà ricattabile con la procedura prevista,\r\ncioè l'obbligo, per la convalida delle dimissioni, della firma. Infatti la semplice apposizione di firma da parte del lavoratore in calce alla comunicazione del datore di lavoro di cessazione del rapporto per dimissioni volontarie o risoluzione consensuale non è sufficiente a scongiurare la pratica delle dimissioni in bianco. A garanzia di chi lavora andrebbe esplicitato che il Ministero possa verificare, contestualmente all'invio della comunicazione, le modalità di data e veridicità delle dimissioni.\r\n\r\n2) se il lavoratore non firma la dichiarazione di dimissioni evidentemente non vi è la volontà, e pertanto il rapporto di lavoro non può considerarsi “risolto”, con una penalizzazione per il lavoratore che manifesta l'abuso con la non sottoscrizione della comunicazione di risoluzione.\r\n\r\n3) va chiarito che la non sospensione della prestazione di lavoro da parte della lavoratrice o lavoratore che non hanno sottoscritto la comunicazione di risoluzione o dimissioni rende nullo l'effetto sospensivo e comporta l'automaticità della comminazione di pena per la falsa dichiarazione al datore di lavoro\r\n\r\n4) andrebbe chiarito che non solo le dimissioni o risoluzione sono prive di effetto ma nel periodo pregresso non agisce l'effetto sospensivo\r\n\r\n5) il reato per falsa dichiarazione di dimissioni volontarie o risoluzione consensuale va assimilato al licenziamento illegittimo con le relative conseguenze, e l'ammenda sanzionatoria va chiarito che è aggiuntiva. Altrimenti la falsa dichiarazione che maschera un tentato licenziamento sarebbe punita con una penalizzazione inferiore a quella prevista per analogo illecito: in un caso infatti avremmo la semplice ammenda e sospensione della risoluzione nell'altro indennizzo e reintegro. La progressività dell'ammenda a discrezionalità della Direzione territoriale del lavoro non è giustificabile dal momento che il reato/abuso commesso è il medesimo.\r\n\r\n6) le sanzioniattualmente previste, da 5 a 30 mila euro, sono ancora troppo basse, e le organizzazioni sindacali hanno chiesto che siano raddoppiate, oppure che si preveda la disciplina del licenziamento discriminatorio\r\n\r\n \r\n\r\nSi intendono poi favorire le varie forme di baby-sitting, prevedendo l’introduzione di voucher di cui la lavoratrice madre potrà usufruire in alternativa al facoltativo periodo di maternità.\r\n\r\n1) questa “riforma” ha l’evidente obiettivo di spingere le donne lavoratrici a tornare subito al lavoro, ottenendo “in cambio” per 11 mesi dei voucher per la baby-sitter\r\n\r\n2) I voucher comunque non compensano la carenza di servizi pubblici.\r\n\r\n3) il testo è un passo indietro rispetto a tanti disegni di legge presentati in Parlamento e agli standard europei. \r\n\r\n4) va cancellato il riferimento all'ISEE come indicatore della determinazione del numero e dell'importo dei voucher o servizi corrispettivi poiché attualmente la fruibilità del congedo parentale è un diritto universale che verrebbe sostituito da un'opportunità legata al reddito\r\n\r\n5) I lavoratori iscritti alla gestione separata già pagano un contributo dello 0,72% per le prestazioni sociali (maternità, assegni familiari e malattia): sono fondi che ad oggi rimangono parzialmente inutilizzati. I requisiti per l’accesso a tali prestazioni devono dunque essere allargati e il trattamento deve essere uniformato a quanto previsto per i lavoratori dipendenti.\r\n\r\n\r\nTUTELA DEI LAVORATORI PADRI\r\n\r\nE’ reso obbligatorio il congedo di paternità, da utilizzare fino al compimenti dei 5 mesi di età del bambino, per un massimo di 3 giorni continuativi. \r\n\r\n1) Difficile pensare che un tempo così limitato (3 giorni) favorisca «una cultura di maggiore condivisione dei compiti di cura dei figli all'interno della coppia» come afferma la riforma.L'Europa chiede almeno due settimane di congedo obbligatorio per i neopadri, dunque i giorni di congedo paternale obbligatorio andrebbero portati almeno a dieci in aggiunta al congedo obbligatorio maternale, in linea con altri paesi europei.\r\n\r\n2) già oggi molti contratti prevedono periodi superiori ai tre giorni per congedo paternale e quindi bisognerebbe specificare che sono aggiuntivi ai periodi già previsti dai CCNL. \r\n\r\n \r\n\r\nTUTELA DEI DISABILI \r\n\r\nCirca i soggetti disabili, al fine di favorirne l’integrazione nel mercato del lavoro, è previsto l’aumento del numero in rapporto ai lavoratori totali, ma sul punto il progetto di riforma è molto vago e poco preciso.\r\n\r\n \r\n\r\nTUTELA DEI MIGRANTI\r\n\r\nRiguardo ai lavoratori migranti, si prevede un aumento del tempo di disoccupazione necessario prima della perdita del permesso di soggiorno.\r\n\r\n \r\n\r\nPENALIZZAZIONI PER I LAVORATORI AGRICOLI\r\n\r\nLe misure contenute nel ddl lavoro mirano ad annullare i diritti previdenziali, assistenziali e contrattuali dei lavoratori agricoli e più in generale del lavoro stagionale. L’art. 11 estende l’uso dei voucher -da incassare alla Posta- a tutto il lavoro stagionale nel settore agricolo cosicché esso verrebbe considerato 'meramente occasionale' e i braccianti si ritroverebberosenza un contratto, senza un salario di qualifica e senza le tutele per la maternita'. Gli artt. 24-28 (mini-Aspi) comporteranno inoltre una riduzione media dell’indennità spettante al lavoratore fino al 30% rispetto a quella attuale. E il nuovo sistema di calcolo dei contributi figurativi comporterà un forte taglio della prestazione pensionistica se non, addirittura, il mancato raggiungimento al diritto della stessa.\r\n\r\n \r\n\r\nLAVORATORI ANZIANI\r\n\r\n1) Alle aziende spetta uno sgravio contributivo del 50% (fino a 18 mesi in caso di conferma) per le assunzioni a tempo determinato di lavoratori con 50 anni di età anagrafica e disoccupati da oltre 12 mesi. \r\n\r\n2) Dopo aver cancellato la mobilità e varato a dicembre 2011 un allungamento abnorme dell'età pensionabile, ora il governo Monti tenta di correre ai ripari istituendo un «contributo» per permettere i prepensionamenti. Le aziende con più di 15 dipendenti potranno incentivare l’esodo di lavoratori che maturano i requisiti pensionistici entro 4 anni dal licenziamento, corrispondendo al lavoratore il trattamento di pensione, e dando all’Inps la contribuzione fino al raggiungimento dei requisiti.Ma sembra difficile convincere un datore di lavoro a farsi carico per 4 anni del pagamento della pensione dei lavoratori, contributi compresi, in maniera del tutto volontaria.\r\n\r\nCONCLUSIONE\r\n\r\nLa riforma degli ammortizzatori sociali, dunque, presenta numerose lacune, è sostanzialmente un’operazione di tagli del periodo di copertura e delle indennità, e non prevede neppure sostegno economico per tutte quelle figure che oggi non ne hanno diritto. \r\n\r\n \r\n\r\nFranco Pinerolo\r\n\r\n\r\n\r\n\r\n ","23 Maggio 2012","2012-05-23 11:55:44","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2012/05/riforma-200x110.jpeg","\u003Cimg width=\"265\" height=\"190\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2012/05/riforma.jpeg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" />","RIFORMA DEGLI AMMORTIZZATORI SOCIALI NEL DISEGNO DI LEGGE MONTI – FORNERO ",1337774144,[256],"http://radioblackout.org/tag/riforma-del-lavoro/",[258],"riforma del lavoro",{"post_content":260,"post_title":265},{"matched_tokens":261,"snippet":263,"value":264},[68,69,262],"di ","collaborazioni occasionali, a chiamata, assegnisti \u003Cmark>di\u003C/mark> \u003Cmark>ricerca\u003C/mark>: si tratta \u003Cmark>di \u003C/mark> 945.141 lavoratori","Pubblichiamo l'ultimo contributo giunto alla mail informazione@radioblackout.org sulla riforma del lavoro\r\n\r\n \r\n\r\nL'ASPI, LA NUOVA INDENNITÀ \u003Cmark>DI\u003C/mark> DISOCCUPAZIONE\r\n\r\nL'Assicurazione sociale per l'impiego (AspI) è il nuovo ammortizzatore sociale. Parte subito, ma la piena applicazione sarà solo dal 2017, e fino ad allora funzioneranno ancora le diverse tipologie \u003Cmark>di\u003C/mark> cassa integrazione e la mobilità. Sarà finanziata da un costo dai lavoratori a tempo indeterminato, dai fondi della Cig in deroga, e da un aumento dei contributi su tutti i contratti a termine, per i quali questo onere contributivo non è accompagnato da un tetto minimo salariale, e quindi il rischio è che certi (im)prenditori, per pagare la tassa, finiscano per ridurre lo stipendio ai lavoratori precari, caricando sulle loro spalle i maggiori costi imposti dalla riforma. Per usufruire dell’ ASpI bisogna avere almeno due anni \u003Cmark>di\u003C/mark> anzianità assicurativa e 52 settimane \u003Cmark>di\u003C/mark> lavoro nell'ultimo biennio.\r\n\r\n \r\n\r\nL'IMPORTO EROGATO È SCARSO E NON RISPONDE AL REQUISITO MINIMO CHIESTO DAL PARLAMENTO EUROPEO\r\n\r\nL’importo stanziato sarà pari al 75% della retribuzione fino a 1.150 euro e al 25% oltre questa soglia, per un tetto massimo \u003Cmark>di\u003C/mark> 1.119 euro lordi al mese. L'assegno verrà tagliato del 15% dopo i primi sei mesi e \u003Cmark>di\u003C/mark> un altro 15% dopo il semestre successivo. È un importo che non risponde al requisito che, secondo il Parlamento Europeo, dovrebbe essere quello \u003Cmark>di\u003C/mark> garantire una vita dignitosa al lavoratore che ha perso il suo impiego ed alla sua famiglia, cioè non dovrebbe essere inferiore al 60% del reddito mediano dello Stato membro interessato (come da punto 15 della risoluzione). E il 60% del reddito mediano mensile netto italiano è pari a 1.227 euro (dato \u003Cmark>di\u003C/mark> partenza \u003Cmark>di\u003C/mark> fonte Istat). Pertanto chi si ritrova licenziato avrà un assegno \u003Cmark>di\u003C/mark> disoccupazione previsto dall'ASpI pari a 7mila euro all'anno, ed oltretutto sottoposto a continui ribassi (-15% dopo i primi sei mesi, ulteriore ribasso del 15% dopo il secondo semestre): un importo che non garantisce alcuna copertura rispetto al rischio \u003Cmark>di\u003C/mark> caduta in povertà legato alla perdita del lavoro. \r\n\r\n \r\n\r\nL’ASPI RIDUCE LA DURATA DELLE PROTEZIONI\r\n\r\nSe fino ad ora si poteva contare su 2 anni \u003Cmark>di\u003C/mark> Cassa integrazione straordinaria, dopo i quali scattava la mobilità (2 anni per gli under 50, e 3 per gli over, o 4 anni per gli over 50 del Sud), cioè in totale una protezione dai 2 ai 6 anni, invece dopo il “periodo \u003Cmark>di\u003C/mark> transizione” della riforma, cioè dal 2017 quando spariranno la mobilità e la Cassa straordinaria, resterà soltanto 1 misero anno, massimo 1 anno e mezzo per gli anziani, dopo il quale c’è l’inferno della disoccupazione. E per \u003Cmark>di\u003C/mark> più il lavoratore che esce dal mercato del lavoro, perderà il vantaggio alla ricollocazione, che prima era assicurato dall’iscrizione nelle liste \u003Cmark>di\u003C/mark> mobilità. Dove si collocheranno le lavoratrici e i lavoratori espulsi dai luoghi \u003Cmark>di\u003C/mark> lavoro, senza tutele, e lontanissimi dall’accesso alla pensione a causa dell’allungamento abnorme dell'età pensionabile contenuto nella riforma Fornero del dicembre 2011?\r\n\r\n \r\n\r\nALTRE CONSIDERAZIONI:\r\n\r\n1) l’art 62 prevede che il lavoratore decada da ogni trattamento qualora “non accetti una offerta \u003Cmark>di\u003C/mark> un lavoro inquadrato in un livello retributivo non inferiore del 20 per cento rispetto all’importo lordo dell’indennità (non della retribuzione!) cui ha diritto”. Ma (art. 24) l’importo lordo dell’indennità, come abbiamo visto, è pari al 75% della retribuzione, a cui si applica una ulteriore “riduzione del 15% dopo i primi sei mesi \u003Cmark>di\u003C/mark> fruizione” e una ulteriore “del 15% dopo il dodicesimo mese \u003Cmark>di\u003C/mark> fruizione”. Insomma un lavoratore licenziato che percepiva 1.000 euro decadrà dal trattamento qualora non accetterà un impiego per una retribuzione pari a €.433 lordi (!), e ciò del tutto a prescindere da che tipo \u003Cmark>di\u003C/mark> attività si tratti e con quale orario, purché il posto \u003Cmark>di\u003C/mark> lavoro sia “raggiungibile mediamente in 80 minuti con i mezzi \u003Cmark>di\u003C/mark> trasporto pubblici” che con il ritorno a casa fanno 160 minuti e cioè 3 ore solo \u003Cmark>di\u003C/mark> viaggio giornaliero casa/lavoro per poco più \u003Cmark>di\u003C/mark> 300 euro netti al mese. Ogni commento è superfluo.\r\n\r\n2) l’ASpI è una forma \u003Cmark>di\u003C/mark> sussistenza privatistica con la quale la tutela dalla disoccupazione comincia a passare dalla fiscalità generale ad una forma \u003Cmark>di\u003C/mark> sussistenza stipulata tra impresa e singolo dipendente. Dunque la disoccupazione perde la sua valenza \u003Cmark>di\u003C/mark> problema sociale per diventare un fatto individuale, una specie \u003Cmark>di\u003C/mark> disgrazia personale \u003Cmark>di\u003C/mark> chi ci incorre. \r\n\r\n3) oggi i lavoratori hanno materialmente più possibilità \u003Cmark>di\u003C/mark> riavere presto il loro posto \u003Cmark>di\u003C/mark> lavoro, avendo il diritto \u003Cmark>di\u003C/mark> prelazione, che dura 6 mesi per i lavoratori in mobilità, e stabilisce che se l'azienda vuole assumere nuovi lavoratori deve dare la precedenza ai propri ex dipendenti ancora iscritti alle liste \u003Cmark>di\u003C/mark> mobilità che nel frattempo non abbiano trovato un altro lavoro. Ma la riforma cancella la mobilità alla fine del 2016.\r\n\r\n4) oggi i lavoratori hanno un’attitudine allo stare insieme per cercare \u003Cmark>di\u003C/mark> riavere una collocazione o dall’azienda o dalle istituzioni, come accaduto molte volte. Invece, con la riforma Fornero, una volta perso il posto, i lavoratori saranno tutti meno tutelati, molto più isolati e con la paura costante \u003Cmark>di\u003C/mark> non trovare più un lavoro.\r\n\r\n5) La riforma degli ammortizzatori sociali cancella dopo il 2016 anche la Cassa in deroga, introdotta nel 2009 al fine \u003Cmark>di\u003C/mark> estendere i sussidi alle piccole imprese e ai settori finora esclusi dalla Cassa. \r\n\r\n6) Cancellando la Cassa straordinaria (Cigs) si toglie anche la possibilità \u003Cmark>di\u003C/mark> restituzione delle quote \u003Cmark>di\u003C/mark> accantonamento del Tfr maturato in costanza \u003Cmark>di\u003C/mark> Cigs qualora il lavoratore cessi dal rapporto \u003Cmark>di\u003C/mark> lavoro prima della ripresa lavorativa. \r\n\r\n7) Nella valutazione dei requisiti d'accesso all’ASpI andrebbero conteggiate e sommate alle attività \u003Cmark>di\u003C/mark> lavoro subordinato anche le settimane per le quali sia stata versata contribuzione destinata a gestioni diverse da quella dei lavoratori dipendenti, al fine \u003Cmark>di\u003C/mark> aumentare l'inclusività dell'istituto che, per come e'presentato nel testo, non risponde alle diverse forme del lavoro precario.\r\n\r\n \r\n\r\nLA MINI-ASPI\r\n\r\nÈ riservata ai lavoratori subordinati che abbiano almeno 13 settimane \u003Cmark>di\u003C/mark> contribuzione negli ultimi 12 mesi, e dura la metà dei mesi per cui si hanno i contributi, al massimo per sei mesi. A conti fatti la mini-ASpI è più generosa del trattamento attuale: per una retribuzione media \u003Cmark>di\u003C/mark> 9.855 euro l'anno (quella \u003Cmark>di\u003C/mark> un precario), chi ha lavorato 3 mesi prenderà 926 euro in tutto (contro i 731 \u003Cmark>di\u003C/mark> oggi), e chi ha lavorato un anno raddoppierà l'assegno (3.700 euro in tutto contro 1.800). Il calcolo è lo stesso previsto per l'AspI.\r\n\r\n1) La mini-ASpI non amplia la platea dei protetti, ma sostiene chi oggi ha già un ombrello\r\n\r\n2) la mini ASpI resta comunque nel complesso poco generosa, tanto da essere quasi ininfluente per chi è senza lavoro e ha bisogno \u003Cmark>di\u003C/mark> un sostegno al reddito.\r\n\r\n3) bisogna ottenere che per la mini ASpI l'unicorequisito per la fruizione debba essere lacontribuzione \u003Cmark>di\u003C/mark> 13 settimane senza altre aggiunte, e che ilcalcolo dell'istituto debba essere allungato rispetto all’attuale metà dellesettimane su cui sia stata versata contribuzione, per nonprodurre un taglio rispetto al valore dell'indennità didisoccupazione con requisiti ridotti.\r\n\r\n \r\n\r\nASPI ZERO \r\n\r\nL’ASpI non determina una reale universalità nel sostegno al reddito, come invece aveva promesso Monti nel suo discorso \u003Cmark>di\u003C/mark> novembre alla risoluzione del Parlamento Europeo. Questa riforma infatti non estende gli ammortizzatori a chi non abbia due anni \u003Cmark>di\u003C/mark> anzianità assicurativa e versato almeno 52 settimane \u003Cmark>di\u003C/mark> contributi, cioè le giovanigenerazioni del lavoro discontinuo e i giovani disoccupati che non trovano il primo lavoro. Non è prevista nessuna tutela per co.co.pro., collaborazioni occasionali, a chiamata, assegnisti \u003Cmark>di\u003C/mark> \u003Cmark>ricerca\u003C/mark>: si tratta \u003Cmark>di \u003C/mark> 945.141 lavoratori precari, \u003Cmark>di\u003C/mark> cui più della metà sono co. co. pro (675.883), cui si aggiungono 52.459 associati in partecipazione, 54.210 co.co.co. statali, 49.179 dottorandi e assegnisti \u003Cmark>di\u003C/mark> \u003Cmark>ricerca\u003C/mark>, 24 mila venditori porta a porta, 27 mila “collaboratori” generici, 8.913 occasionali (Dati Isfol 2010). A questi vanno aggiunte tutte le finte partite IVA. Siamo quindi ben lontani da un ammortizzatore universale degno \u003Cmark>di\u003C/mark> questo nome, o da un reddito \u003Cmark>di\u003C/mark> cittadinanza, in procinto \u003Cmark>di\u003C/mark> essere invece attuato in Europa.\r\n\r\n \r\n\r\nFONDO SOLIDARIETA’ PER SETTORI NON COPERTI DA CASSA INTEGRAZIONE:\r\n\r\nEntro il 2013 per le aziende con più \u003Cmark>di\u003C/mark> 15 dipendenti arriva un Fondo \u003Cmark>di\u003C/mark> solidarietà presso l’Inps, che andrà a sostituire parzialmente l’eliminazione della cassa integrazione in deroga, della cig straordinaria e della mobilità. La contribuzione dovrà essere a carico del datore \u003Cmark>di\u003C/mark> lavoro (2/3) e del lavoratore (1/3) e ci sarà l’obbligo \u003Cmark>di\u003C/mark> bilancio in pareggio dell’ente erogatore. Al finanziamento potrà concorrere anche lo 0,30% attualmente versato ai fondi per la formazione.\r\n\r\n1) i fondi pur essendo privi \u003Cmark>di\u003C/mark> personalità giuridica ed essendo definiti come “gestioni dell’Inps” si pongono come evidente transizione verso un modello che ha l’obiettivo \u003Cmark>di\u003C/mark> trasferire parti crescenti del welfare dalla garanzia e gestione pubblica a quella della bilateralità fra imprese e sindacati, privatizzando \u003Cmark>di\u003C/mark> fatto il welfare e cambiando quindi il ruolo delle organizzazioni sindacali. \r\n\r\n2) L’abolizione della cassa in deroga e straordinaria non diventa occasione per istituire strumenti a carico della fiscalità generale, contributi pubblici a sostegno al reddito come per esempio il reddito sociale minimo, attualmente in discussione in Europa. Il reddito sociale minimo garantirebbe l’autonomia e la \u003Cmark>libertà\u003C/mark> \u003Cmark>di\u003C/mark> scelta, toglierebbe dalla ricattabilità del lavoro nero e dello schiavismo, permetterebbe a una generazione \u003Cmark>di\u003C/mark> compiere scelte non dettate dalla condizione economica della propria famiglia e \u003Cmark>di\u003C/mark> avviare un percorso \u003Cmark>di\u003C/mark> crescita formativa, professionale e \u003Cmark>di\u003C/mark> vita con una minima rete \u003Cmark>di\u003C/mark> protezione sociale.\r\n\r\n3) i fondi configurano tutele diverse a secondo dei settori e non garantiscono le tutele per le lavoratrici e i lavoratori delle imprese con meno \u003Cmark>di\u003C/mark> 15 addetti, essendo obbligatori solo al \u003Cmark>di\u003C/mark> sopra \u003Cmark>di\u003C/mark> tale soglia. \r\n\r\n \r\n\r\nIL CONTRIBUTO \u003Cmark>DI\u003C/mark> LICENZIAMENTO\r\n\r\nDal 2013 il datore \u003Cmark>di\u003C/mark> lavoro all’atto del licenziamento per i rapporti a tempo indeterminato e per gli apprendisti, dovrà versare all’Inps mezza mensilità ogni 12 mensilità \u003Cmark>di\u003C/mark> anzianità aziendale negli ultimi tre anni. Questa novità è probabilmente proposta a seguito della revisione dell'articolo 18 che renderà più facili i licenziamenti. Il contributo \u003Cmark>di\u003C/mark> licenziamento sostituirà i contributi oggi versati dalle aziende per la disoccupazione e la mobilità. Il lavoratore riceverebbe invece un indennizzo economico proporzionale all'anzianità \u003Cmark>di\u003C/mark> servizio deciso dal Giudice o da un arbitro scelto tra le parti. Il governo dovrebbe però rafforzare le tutele per i lavoratori delle aziende con meno \u003Cmark>di\u003C/mark> 15 dipendenti, oggi escluse dall'articolo 18.\r\n\r\n \r\n\r\nTUTELA DELLA LAVORATRICE MADRE\r\n\r\nNella riforma del mercato del lavoro c'é la norma contro le dimissioni in bianco, un turpe strumento spesso utilizzato da certi (im)prenditori a discapito delle lavoratrici perché non restino incinta. Si estende fino a tre anni \u003Cmark>di\u003C/mark> vita del bambino il “periodo \u003Cmark>di\u003C/mark> rafforzamento”, cioè il periodo in cui le dimissioni della lavoratrice madre o del lavoratore padre devono essere convalidate dal Ministero Del Lavoro. \r\n\r\n1) con le previsioni contenute nel ddl la burocratizzazione è aumentata ed è tutta a\r\ncarico della lavoratrice, che comunque sarà ricattabile con la procedura prevista,\r\ncioè l'obbligo, per la convalida delle dimissioni, della firma. Infatti la semplice apposizione \u003Cmark>di\u003C/mark> firma da parte del lavoratore in calce alla comunicazione del datore \u003Cmark>di\u003C/mark> lavoro \u003Cmark>di\u003C/mark> cessazione del rapporto per dimissioni volontarie o risoluzione consensuale non è sufficiente a scongiurare la pratica delle dimissioni in bianco. A garanzia \u003Cmark>di\u003C/mark> chi lavora andrebbe esplicitato che il Ministero possa verificare, contestualmente all'invio della comunicazione, le modalità \u003Cmark>di\u003C/mark> data e veridicità delle dimissioni.\r\n\r\n2) se il lavoratore non firma la dichiarazione \u003Cmark>di\u003C/mark> dimissioni evidentemente non vi è la volontà, e pertanto il rapporto \u003Cmark>di\u003C/mark> lavoro non può considerarsi “risolto”, con una penalizzazione per il lavoratore che manifesta l'abuso con la non sottoscrizione della comunicazione \u003Cmark>di\u003C/mark> risoluzione.\r\n\r\n3) va chiarito che la non sospensione della prestazione \u003Cmark>di\u003C/mark> lavoro da parte della lavoratrice o lavoratore che non hanno sottoscritto la comunicazione \u003Cmark>di\u003C/mark> risoluzione o dimissioni rende nullo l'effetto sospensivo e comporta l'automaticità della comminazione \u003Cmark>di\u003C/mark> pena per la falsa dichiarazione al datore \u003Cmark>di\u003C/mark> lavoro\r\n\r\n4) andrebbe chiarito che non solo le dimissioni o risoluzione sono prive \u003Cmark>di\u003C/mark> effetto ma nel periodo pregresso non agisce l'effetto sospensivo\r\n\r\n5) il reato per falsa dichiarazione \u003Cmark>di\u003C/mark> dimissioni volontarie o risoluzione consensuale va assimilato al licenziamento illegittimo con le relative conseguenze, e l'ammenda sanzionatoria va chiarito che è aggiuntiva. Altrimenti la falsa dichiarazione che maschera un tentato licenziamento sarebbe punita con una penalizzazione inferiore a quella prevista per analogo illecito: in un caso infatti avremmo la semplice ammenda e sospensione della risoluzione nell'altro indennizzo e reintegro. La progressività dell'ammenda a discrezionalità della Direzione territoriale del lavoro non è giustificabile dal momento che il reato/abuso commesso è il medesimo.\r\n\r\n6) le sanzioniattualmente previste, da 5 a 30 mila euro, sono ancora troppo basse, e le organizzazioni sindacali hanno chiesto che siano raddoppiate, oppure che si preveda la disciplina del licenziamento discriminatorio\r\n\r\n \r\n\r\nSi intendono poi favorire le varie forme \u003Cmark>di\u003C/mark> baby-sitting, prevedendo l’introduzione \u003Cmark>di\u003C/mark> voucher \u003Cmark>di\u003C/mark> cui la lavoratrice madre potrà usufruire in alternativa al facoltativo periodo \u003Cmark>di\u003C/mark> maternità.\r\n\r\n1) questa “riforma” ha l’evidente obiettivo \u003Cmark>di\u003C/mark> spingere le donne lavoratrici a tornare subito al lavoro, ottenendo “in cambio” per 11 mesi dei voucher per la baby-sitter\r\n\r\n2) I voucher comunque non compensano la carenza \u003Cmark>di\u003C/mark> servizi pubblici.\r\n\r\n3) il testo è un passo indietro rispetto a tanti disegni \u003Cmark>di\u003C/mark> legge presentati in Parlamento e agli standard europei. \r\n\r\n4) va cancellato il riferimento all'ISEE come indicatore della determinazione del numero e dell'importo dei voucher o servizi corrispettivi poiché attualmente la fruibilità del congedo parentale è un diritto universale che verrebbe sostituito da un'opportunità legata al reddito\r\n\r\n5) I lavoratori iscritti alla gestione separata già pagano un contributo dello 0,72% per le prestazioni sociali (maternità, assegni familiari e malattia): sono fondi che ad oggi rimangono parzialmente inutilizzati. I requisiti per l’accesso a tali prestazioni devono dunque essere allargati e il trattamento deve essere uniformato a quanto previsto per i lavoratori dipendenti.\r\n\r\n\r\nTUTELA DEI LAVORATORI PADRI\r\n\r\nE’ reso obbligatorio il congedo \u003Cmark>di\u003C/mark> paternità, da utilizzare fino al compimenti dei 5 mesi \u003Cmark>di\u003C/mark> età del bambino, per un massimo \u003Cmark>di\u003C/mark> 3 giorni continuativi. \r\n\r\n1) Difficile pensare che un tempo così limitato (3 giorni) favorisca «una cultura \u003Cmark>di\u003C/mark> maggiore condivisione dei compiti \u003Cmark>di\u003C/mark> cura dei figli all'interno della coppia» come afferma la riforma.L'Europa chiede almeno due settimane \u003Cmark>di\u003C/mark> congedo obbligatorio per i neopadri, dunque i giorni \u003Cmark>di\u003C/mark> congedo paternale obbligatorio andrebbero portati almeno a dieci in aggiunta al congedo obbligatorio maternale, in linea con altri paesi europei.\r\n\r\n2) già oggi molti contratti prevedono periodi superiori ai tre giorni per congedo paternale e quindi bisognerebbe specificare che sono aggiuntivi ai periodi già previsti dai CCNL. \r\n\r\n \r\n\r\nTUTELA DEI DISABILI \r\n\r\nCirca i soggetti disabili, al fine \u003Cmark>di\u003C/mark> favorirne l’integrazione nel mercato del lavoro, è previsto l’aumento del numero in rapporto ai lavoratori totali, ma sul punto il progetto \u003Cmark>di\u003C/mark> riforma è molto vago e poco preciso.\r\n\r\n \r\n\r\nTUTELA DEI MIGRANTI\r\n\r\nRiguardo ai lavoratori migranti, si prevede un aumento del tempo \u003Cmark>di\u003C/mark> disoccupazione necessario prima della perdita del permesso \u003Cmark>di\u003C/mark> soggiorno.\r\n\r\n \r\n\r\nPENALIZZAZIONI PER I LAVORATORI AGRICOLI\r\n\r\nLe misure contenute nel ddl lavoro mirano ad annullare i diritti previdenziali, assistenziali e contrattuali dei lavoratori agricoli e più in generale del lavoro stagionale. L’art. 11 estende l’uso dei voucher -da incassare alla Posta- a tutto il lavoro stagionale nel settore agricolo cosicché esso verrebbe considerato 'meramente occasionale' e i braccianti si ritroverebberosenza un contratto, senza un salario \u003Cmark>di\u003C/mark> qualifica e senza le tutele per la maternita'. Gli artt. 24-28 (mini-Aspi) comporteranno inoltre una riduzione media dell’indennità spettante al lavoratore fino al 30% rispetto a quella attuale. E il nuovo sistema \u003Cmark>di\u003C/mark> calcolo dei contributi figurativi comporterà un forte taglio della prestazione pensionistica se non, addirittura, il mancato raggiungimento al diritto della stessa.\r\n\r\n \r\n\r\nLAVORATORI ANZIANI\r\n\r\n1) Alle aziende spetta uno sgravio contributivo del 50% (fino a 18 mesi in caso \u003Cmark>di\u003C/mark> conferma) per le assunzioni a tempo determinato \u003Cmark>di\u003C/mark> lavoratori con 50 anni \u003Cmark>di\u003C/mark> età anagrafica e disoccupati da oltre 12 mesi. \r\n\r\n2) Dopo aver cancellato la mobilità e varato a dicembre 2011 un allungamento abnorme dell'età pensionabile, ora il governo Monti tenta \u003Cmark>di\u003C/mark> correre ai ripari istituendo un «contributo» per permettere i prepensionamenti. Le aziende con più \u003Cmark>di\u003C/mark> 15 dipendenti potranno incentivare l’esodo \u003Cmark>di\u003C/mark> lavoratori che maturano i requisiti pensionistici entro 4 anni dal licenziamento, corrispondendo al lavoratore il trattamento \u003Cmark>di\u003C/mark> pensione, e dando all’Inps la contribuzione fino al raggiungimento dei requisiti.Ma sembra difficile convincere un datore \u003Cmark>di\u003C/mark> lavoro a farsi carico per 4 anni del pagamento della pensione dei lavoratori, contributi compresi, in maniera del tutto volontaria.\r\n\r\nCONCLUSIONE\r\n\r\nLa riforma degli ammortizzatori sociali, dunque, presenta numerose lacune, è sostanzialmente un’operazione \u003Cmark>di\u003C/mark> tagli del periodo \u003Cmark>di\u003C/mark> copertura e delle indennità, e non prevede neppure sostegno economico per tutte quelle figure che oggi non ne hanno diritto. \r\n\r\n \r\n\r\nFranco Pinerolo\r\n\r\n\r\n\r\n\r\n ",{"matched_tokens":266,"snippet":268,"value":268},[267],"DI","RIFORMA DEGLI AMMORTIZZATORI SOCIALI NEL DISEGNO \u003Cmark>DI\u003C/mark> LEGGE MONTI – FORNERO ",[270,272],{"field":74,"matched_tokens":271,"snippet":263,"value":264},[68,69,262],{"field":273,"matched_tokens":274,"snippet":268,"value":268},"post_title",[267],{"best_field_score":181,"best_field_weight":79,"fields_matched":18,"num_tokens_dropped":44,"score":182,"tokens_matched":11,"typo_prefix_score":44},{"document":277,"highlight":306,"highlights":311,"text_match":179,"text_match_info":314},{"cat_link":278,"category":280,"comment_count":44,"id":282,"is_sticky":44,"permalink":283,"post_author":12,"post_content":284,"post_date":285,"post_excerpt":49,"post_id":282,"post_modified":286,"post_thumbnail":287,"post_thumbnail_html":288,"post_title":289,"post_type":54,"sort_by_date":290,"tag_links":291,"tags":299},[279,41],"http://radioblackout.org/category/altavisibilita/",[281,43],"altavisibilita","88025","http://radioblackout.org/2024/03/intelligenza-artificiale-e-guerra/","Droni kamikaze, raccolta dati e intelligenza artificiale generativa da un lato, trincee e bombardamenti di artiglieria dall’altro. In questa commistione tra vecchi e nuovi metodi di sterminio, sia nel caso della guerra Russo-Ucraina che per il genocidio perpetrato a Gaza dallo Stato d'Israele, le guerre sono un’opportunità per testare nuove armi e aumentarne le vendite. I dati pubblicati recentemente da un istituto di ricerca svedese (Sipri) evidenziano come l’Italia sia lo Stato che sta guadagnando di più dalle guerre in corso, infatti ha aumentato più di ogni altro le sue esportazioni di armi: l’86% in più tra il 2019 e il 2023. I titoli di Leonardo Spa continuano a lievitare in Borsa.\r\n\r\nNel caso dello Stato di Israele, una delle ultime \"innovazioni\" della morte (non l'unica) è il dispositivo di targeting basato su Intelligenza Artificiale chiamato \"Habsora\" (Il Vangelo), progettato per accelerare la generazione di obiettivi dai dati di sorveglianza, creando quella che un ex funzionario dell’intelligence ha descritto come una “fabbrica automatizzata di omicidi di massa”. Tramite questo dispositivo viene autorizzato il bombardamento di aree civili densamente popolate e quando Israele dichiara che l’intera superficie di Gaza costituisce una copertura per i tunnel di Hamas, l’intera striscia diventa potenziale oggetto di distruzione. Da un lato i dati vengono naturalizzati, trattati come segnali evidenti emessi da un mondo oggettivo esistente “là fuori” e non come il prodotto di una catena di traduzione. Dall'altro il paradigma tecno-bellico si è ormai spostato dall'aumento della precisione e accuratezza degli strumenti di morte, all'accelerazione esponenziale del tasso di distruzione.\r\n\r\nIl ricorso all’escalation militare algoritmica naturalmente non nasce dal nulla, ma deve essere compreso nel più ampio contesto tecnopolitico della cosiddetta guerra in rete, \"Network Centric Warfare\". progetto che risale agli anni ’90, con radici nell’immaginario cibernetico della Guerra Fredda, tanto da essere entrato a pieno titolo nel lessico corrente, trovando posto nel dizionario Treccani, dove viene descritto così: \"Nell’ambito della strategia militare, informazione collezionata e distribuita in tempo reale per mezzo di dispositivi, reti ad alta velocità e piattaforme di varia natura, allo scopo di rendere i fruitori consci e informati degli eventi che si stanno verificando in un determinato scenario, permettendo di ottenere un vantaggio sull’avversario grazie alla conoscenza acquisita\".\r\n\r\nQueste tecnologie di sterminio e controllo testate nel laboratorio coloniale israeliano hanno poi delle ricadute pratiche anche alle nostre latitudini, a partire dalla giustizia predittiva, arrivando ai sistemi di videosorveglianza urbana, passando per l'AI applicata all'agricoltura e al sistema sanitario. Il Policlinico Gemelli ha recentemente messo i dati sanitari dei propri pazienti nelle mani di Palantir, società di data-mining statunitense alleata con il Ministero della difesa israeliano per potenziarne le operazioni militari.\r\n\r\nIn questa industria della morte, centrale è poi il ruolo di università e centri di ricerca, pienamente integrati nel complesso militare-industriale tanto che parlare di ricerca \"duale\" è fuorviante, come evidenziato dai blocchi e contestazioni che si stanno moltiplicando in molti atenei.\r\n\r\nIl nesso tra intelligenza artificiale e guerra e le sue implicazioni tanto nei territori della guerra guerreggiata quanto nelle nostre città, in termini di attacco all'umano, è stato messo in luce con forza nelle mobilitazioni prima e durante l'infame G7 sull'Intelligenza Artificiale che si è tenuto a Trento venerdì 15 marzo.\r\n\r\nAscolta la diretta con Sirio del collettivo Terra e Libertà di Rovereto:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/03/guerraAI.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\n ","18 Marzo 2024","2024-03-18 15:10:18","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/03/Metropolis-1-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"235\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/03/Metropolis-1-300x235.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/03/Metropolis-1-300x235.jpg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/03/Metropolis-1-1024x801.jpg 1024w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/03/Metropolis-1-768x601.jpg 768w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/03/Metropolis-1.jpg 1417w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","Intelligenza Artificiale è guerra",1710774572,[292,293,294,295,296,297,298],"http://radioblackout.org/tag/ai/","http://radioblackout.org/tag/genocidio/","http://radioblackout.org/tag/guerra/","http://radioblackout.org/tag/habsora/","http://radioblackout.org/tag/intelligenza-artificiale/","http://radioblackout.org/tag/israele/","http://radioblackout.org/tag/palantir/",[300,301,302,303,31,304,305],"a/i","genocidio","guerra","Habsora","Israele","Palantir",{"post_content":307},{"matched_tokens":308,"snippet":309,"value":310},[68,69],"pubblicati recentemente da un istituto \u003Cmark>di\u003C/mark> \u003Cmark>ricerca\u003C/mark> svedese (Sipri) evidenziano come l’Italia","Droni kamikaze, raccolta dati e intelligenza artificiale generativa da un lato, trincee e bombardamenti \u003Cmark>di\u003C/mark> artiglieria dall’altro. 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Il Policlinico Gemelli ha recentemente messo i dati sanitari dei propri pazienti nelle mani \u003Cmark>di\u003C/mark> Palantir, società \u003Cmark>di\u003C/mark> data-mining statunitense alleata con il Ministero della difesa israeliano per potenziarne le operazioni militari.\r\n\r\nIn questa industria della morte, centrale è poi il ruolo \u003Cmark>di\u003C/mark> università e centri \u003Cmark>di\u003C/mark> \u003Cmark>ricerca\u003C/mark>, pienamente integrati nel complesso militare-industriale tanto che parlare \u003Cmark>di\u003C/mark> \u003Cmark>ricerca\u003C/mark> \"duale\" è fuorviante, come evidenziato dai blocchi e contestazioni che si stanno moltiplicando in molti atenei.\r\n\r\nIl nesso tra intelligenza artificiale e guerra e le sue implicazioni tanto nei territori della guerra guerreggiata quanto nelle nostre città, in termini \u003Cmark>di\u003C/mark> attacco all'umano, è stato messo in luce con forza nelle mobilitazioni prima e durante l'infame G7 sull'Intelligenza Artificiale che si è tenuto a Trento venerdì 15 marzo.\r\n\r\nAscolta la diretta con Sirio del collettivo Terra e \u003Cmark>Libertà\u003C/mark> \u003Cmark>di\u003C/mark> Rovereto:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/03/guerraAI.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\n ",[312],{"field":74,"matched_tokens":313,"snippet":309,"value":310},[68,69],{"best_field_score":181,"best_field_weight":79,"fields_matched":80,"num_tokens_dropped":44,"score":315,"tokens_matched":11,"typo_prefix_score":44},"1733921019837546609",6689,{"collection_name":54,"first_q":318,"per_page":319,"q":318},"Libertà di ricerca",6,15,{"facet_counts":322,"found":376,"hits":377,"out_of":653,"page":80,"request_params":654,"search_cutoff":33,"search_time_ms":319},[323,349],{"counts":324,"field_name":346,"sampled":33,"stats":347},[325,328,330,332,334,336,338,340,342,344],{"count":326,"highlighted":327,"value":327},18,"anarres",{"count":175,"highlighted":329,"value":329},"liberation front",{"count":319,"highlighted":331,"value":331},"arsider",{"count":11,"highlighted":333,"value":333},"black holes",{"count":11,"highlighted":335,"value":335},"frittura mista",{"count":18,"highlighted":337,"value":337},"ponte radio",{"count":18,"highlighted":339,"value":339},"il colpo del strega",{"count":80,"highlighted":341,"value":341},"ACAB",{"count":80,"highlighted":343,"value":343},"19e59",{"count":80,"highlighted":345,"value":345},"Voci dall'antropocene","podcastfilter",{"total_values":348},22,{"counts":350,"field_name":32,"sampled":33,"stats":374},[351,354,357,359,362,364,366,368,370,372],{"count":352,"highlighted":353,"value":353},11,"musica",{"count":355,"highlighted":356,"value":356},9,"storia",{"count":355,"highlighted":358,"value":358},"carcere",{"count":360,"highlighted":361,"value":361},8,"Kurdistan",{"count":360,"highlighted":363,"value":363},"letteratura",{"count":360,"highlighted":365,"value":365},"serie podcast",{"count":175,"highlighted":367,"value":367},"lettura",{"count":319,"highlighted":369,"value":369},"radio cane",{"count":319,"highlighted":371,"value":371},"Radio Blackout",{"count":319,"highlighted":373,"value":373},"radio neanderthal",{"total_values":375},791,57,[378,428,465,488,513,620],{"document":379,"highlight":394,"highlights":412,"text_match":423,"text_match_info":424},{"comment_count":44,"id":380,"is_sticky":44,"permalink":381,"podcastfilter":382,"post_author":12,"post_content":384,"post_date":385,"post_excerpt":49,"post_id":380,"post_modified":386,"post_thumbnail":387,"post_title":388,"post_type":389,"sort_by_date":390,"tag_links":391,"tags":393},"98204","http://radioblackout.org/podcast/liberta-di-ricerca-e-militarizzazione-del-sapere/",[383],"I Saperi Maledetti","Per il capitalismo, tutti i frutti dell’attività umana sono territorio di conquista.\r\nLa ricerca non fa eccezione: con il vento di guerra che soffia in Europa, la scienza e le università giocano un ruolo cruciale per la filiera bellica.\r\nÈ così che ricercator* e student* si ritrovano incatenati e ci raccontano, in questa puntata, di come la censura economica li costringe a stare al gioco del potere, passivi burattini del calcolo invece di scienziati forti del proprio spirito critico.\r\n\r\nPer questo motivo è necessario oggi più che mai rinvendicare a gran voce la LIBERTÀ DI RICERCA. 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(scaltramente) nascosti e oscuri dei rapporti tra atenei italiani e industria bellica. Le informazioni e i dati per farlo provengono da un opuscolo redatto recentemente dal movimento No MUOS, \"Università e Guerra\", in cui è stata svolta un'inchiesta volta a mettere in luce l'estensione e la natura delle numerose relazioni che intercorrono tra il mondo della ricerca universitaria e quello della guerra. Relazioni che, purtroppo, seguono un andamento in crescita anche a causa dei massicci finanziamenti provenienti dal PNRR e che, indirettamente, favoriscono il proliferare di accordi tra università e aziende private appartenenti all'industria bellica e militare. 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Proprio con Davide abbiamo avuto l’opportunità di raccontare quali sono gli argomenti principali contenuti nel volume, che si compone di diversi contributi a firma di numerose persone attive nel campo della liberazione animale, degli animal studies, dell’attivismo dentro i canili, della veterinaria, della cinofilia e non solo. Questo mosaico (peraltro nome della stessa casa editrice che lo ha pubblicato) riflette e analizza le contraddizioni e le problematiche che riguardano lo storico rapporto tra essere umani e cani, specialmente negli aspetti riconducibili allo sfruttamento sociale di questi ultimi. Largo spazio viene dedicato alla storia e all’evoluzione della cinofilia, alla critica ai canili, agli allevamenti di razza e all’industria del pet, all’analisi del fenomeno del randagismo e del volontariato animalista, nel tentativo di promuovere un confronto e delle proposte che vadano nella direzione di una visione nuova del nostro rapporto coi cani, che ne valorizzi le necessità di liberazione e di libertà fisica, espressiva e sociale. Gli articoli d’impronta più saggistica e le storie più narrative permettono di riflettere su temi importanti che riguardano in generale il nostro rapporto con il vivente, partendo dai cani come individui non umani più legati, presenti e vicini alla vita quotidiana di noi esseri umani.\r\n\r\nAscolta l’intervista qui:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/09/cani-ai-margini-13-settembre.mp3\"][/audio]\r\n\r\n[scarica]\r\n\r\n \r\n\r\nVenerdì 15 settembre 2023\r\n\r\n\r\npresentazione del libro:\r\n\r\nCANI AI MARGINI\r\n\r\ncon uno dei curatori, Davide Majocchi\r\n\r\n\"Cani ai margini è una raccolta di storie di umani e cani uniti nella ricerca comune della libertà fisica, di espressione, di autodeterminazione, e riflessioni sulla questione del randagismo, dell'addestramento e dell'industria del pet\"\r\n\r\ndalle 18.30 inizio presentazione\r\n\r\na seguire aperitivo vegan\r\n\r\npresso la Blackout House, via cecchi 21/A, Torino\r\n\r\n\r\n ","14 Settembre 2023","2023-09-14 17:20:19","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/09/5e5da92098b7f4d5f41127c546bc3803-200x110.jpg","Presentazione del libro \"Cani ai Margini\" - venerdì 15 settembre @ Radio Blackout",1694712019,[],[],{"post_content":502},{"matched_tokens":503,"snippet":504,"value":505},[69,67,68,68],"umani e cani uniti nella \u003Cmark>ricerca\u003C/mark> comune della \u003Cmark>libertà\u003C/mark> fisica, \u003Cmark>di\u003C/mark> espressione, \u003Cmark>di\u003C/mark> autodeterminazione, e riflessioni","Venerdì 15 settembre verrà presentato nella sede \u003Cmark>di\u003C/mark> Radio Blackout il libro “Cani ai Margini”, a cura \u003Cmark>di\u003C/mark> Luciana Licitra e Davide Majocchi. 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E lo sguardo pruriginoso dei media occidentali sulle guerrigliere curde.\r\n“Donne vendute al bazar per cinque dollari. Esposte come buoi, con il cartellino del prezzo al collo, condannate a essere oggetto sessuali per i militari dell’Isis: schiave del Califfato”. È la denuncia di Nursel Kilic, rappresentante internazionale del Movimento delle donne Curde. “Secondo le stime ufficiali le donne rapite e vendute nei bazar sono 3,000, in realtà sono molte di più. 1200 poi giacciono nelle prigioni nella zona di Mosul e lì vengono violentate, torturate, subiscono ogni genere di violenza.”\r\n\"Il genocidio in atto colpisce in maniera particolare il diritto alla vita e la libertà delle donne. Come è già avvenuto in altri recenti conflitti, dal Kosovo al Rwanda, le pratiche di genocidio includono atti sempre più visibili ed estesi di violenza nei confronti delle donne come gruppo. I femminicidi di massa perpetrati da ISIS possono essere considerati crimini di guerra e contro l'umanità, non solo perché costituiscono una strategia politica dello “Stato islamico”, ma anche perché sono rivolti a colpire in maniera specifica e sistematica donne e bambini. Gli atti di femminicidio sono utilizzati dalle milizie dell'ISIS come strumento di dominio patriarcale e come arma di guerra, funzionale allo sterminio delle minoranze etniche e religiose e per la distruzione del modello del Rojava\". Barbara Spinelli\r\nUno straordinario esperimento di comunità altra che da più di due anni il popolo del Rojava – regione a maggioranza curda nel nord della Siria – sta portando avanti, liberando il proprio territorio e sperimentando una vera e propria rivoluzione sociale, fondata sulla partecipazione dal basso, l'uguaglianza tra uomini e donne e il rispetto dell'ambiente.\r\nLa carta del Rojava è un testo che parla di libertà, giustizia, dignità e democrazia; di uguaglianza e di «ricerca di un equilibrio ecologico». Nel Rojava il femminismo è incarnato non soltanto nei corpi delle guerrigliere in armi, ma anche nel principio della partecipazione paritaria a ogni istituto di autogoverno, che quotidianamente mette in discussione il patriarcato. E l’autogoverno, pur tra mille contraddizioni e in condizioni durissime, esprime davvero un principio comune di cooperazione, tra liberi e uguali. E ancora: coerentemente con la svolta anti-nazionalista del Pkk di Öcalan, a cui le Ypg/Ypj sono collegate, netto è il rifiuto non solo di ogni assolutismo etnico e di ogni fondamentalismo religioso, ma della stessa declinazione nazionalistica della lotta del popolo kurdo. Basta ascoltare le parole dei guerriglieri e delle guerrigliere dell’Ypg/Ypj, per capire che questi ragazzi e queste ragazze hanno preso le armi per difendere la loro terra, ma soprattutto per affermare e difendere questo modo di vivere e di cooperare.\r\nLotta contro il patriarcato e contro il capitalismo/fascismo finalmente insieme. Lotta di genere e lotta di classe che camminano insieme, simultaneamente. Non dopo, non poi, ma qui e ora, si sperimenta una comunità altra, nuova, rivoluzionaria, nel farsi e nel darsi della lotta quotidiana. Questo ci pare essere l'elemento di assoluta rilevanza di questa resistenza, che vede le donne curde in prima linea a combattere, a difendere la propria terra e il proprio popolo, ma soprattutto ad affermare un principio di autodeterminazione personale e politica in totale conflitto con l'esistente.\r\nE sulle guerrigliere si posa lo sguardo dei media occidentali, pronti a spingere un trend che fa innalzare le vendite delle tutine mimetiche messe prontamente in commercio dalla multinazionale H&M e a trasformare il protagonismo delle donne in gossip da cartoline patinate. La storia è lunga a questo proposito e la conosciamo bene. Dalle partigiane della guerra al nazifascismo, passando per le donne che parteciparono alla lotta armata, fino alle compagne NoTav della Valsusa. L'attenzione dei media si concentra troppo spesso e non a caso sull'estetica, su fatti privati e sulla narrazione da rotocalco, mistificando e togliendo senso e sostanza al protagonismo e alla capacità di autodeterminazione di queste donne.\r\nAl fianco delle donne del Rojava.\r\nPer riascoltare la puntata:\r\nil colpo della strega_13ottobre2014_primaparte\r\nil colpo della strega_13ottobre2014_secondaparte","13 Ottobre 2014","2018-10-24 17:35:27","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2014/10/adesivo-il-colpo-della-strega-new-copy-e1413229678451-200x110.jpg","I podcast de Il colpo della strega: 13ottobre2014",1413238724,[525,526,527,528,529,530,531,532,533,534,535,536,537,538,539,540,541,542],"http://radioblackout.org/tag/autodeterminazione/","http://radioblackout.org/tag/colonialismo/","http://radioblackout.org/tag/donne/","http://radioblackout.org/tag/fascismo/","http://radioblackout.org/tag/isis/","http://radioblackout.org/tag/islam/","http://radioblackout.org/tag/kurdistan/","http://radioblackout.org/tag/lotta-delle-donne/","http://radioblackout.org/tag/mgf/","http://radioblackout.org/tag/mutilazioni-genitali-femminili/","http://radioblackout.org/tag/partigiane/","http://radioblackout.org/tag/patriarcato/","http://radioblackout.org/tag/resistenza/","http://radioblackout.org/tag/rojava/","http://radioblackout.org/tag/storie-di-donne/","http://radioblackout.org/tag/stupri/","http://radioblackout.org/tag/violenza-di-genere/","http://radioblackout.org/tag/violenza-sessuale/",[544,545,546,547,548,549,361,550,551,552,553,554,555,556,557,558,559,560],"autodeterminazione","colonialismo","donne","fascismo","isis","islam","lotta delle donne","mgf","mutilazioni genitali femminili","partigiane","patriarcato","resistenza","rojava","storie di donne","stupri","violenza di genere","violenza sessuale",{"post_content":562,"tags":566},{"matched_tokens":563,"snippet":564,"value":565},[68,67,68,69,68],"è un testo che parla \u003Cmark>di\u003C/mark> \u003Cmark>libertà\u003C/mark>, giustizia, dignità e democrazia; \u003Cmark>di\u003C/mark> uguaglianza e di «\u003Cmark>ricerca\u003C/mark> \u003Cmark>di\u003C/mark> un equilibrio ecologico». 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Partecipano a tutte le edizioni del Sardinia reggae festival e sono partecipi di molti dei grandi e piccoli eventi reggae isolani, nel mentre Cisco Kid si dedica sempre più al microfono e meno alla selezione collaborando con diversi sound System tra cui Shakalaka Sound system, Sardinia sound international, Rockers clan Imperial Sound Army e molti altri! Negli ultimi tre anni vola in India, a Goa, per la stagione musicale con il 10000 Lions Sound System come mc e cantante, qui ha l'occasione, il tempo e la libertà di dedicarsi totalmente al microfono, sempre alla ricerca di nuovi stili ispirandosi ai mitici anni 70 della musica giamaicana. Con i Lions partecipa al Goa Sunsplash, il primo festival reggae dell'India, VH1 Supersonic Festival solo per citarne alcuni, ma è ospite anche di diverse realtà locali come il Reggae Rulez the Beach domenicale di Rudy Roots cantando al fianco di artisti del calibro di Naaman e Cian Finn! 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Un altra grande collaborazione è quella del pezzo chiamato \"Jah Bible\" uscito nell'aprile del 2020, pezzo cantato insieme a Dan I di Imperial Sound Army e prodotto da Paolo Baldini DubFiles produttore de La Tempesta Records.\r\nI-Energy !!!","20 Maggio 2021","2021-06-17 11:01:03","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/05/ciscokidsunsplash1-200x110.jpg","OverJoy Extended by Cisco Kid",1621512196,[634,635,636],"http://radioblackout.org/tag/dub/","http://radioblackout.org/tag/reggae/","http://radioblackout.org/tag/roots/",[638,639,640],"dub","reggae","roots",{"post_content":642},{"matched_tokens":643,"snippet":644,"value":645},[67,68,69,68],"l'occasione, il tempo e la \u003Cmark>libertà\u003C/mark> \u003Cmark>di\u003C/mark> dedicarsi totalmente al microfono, sempre alla \u003Cmark>ricerca\u003C/mark> \u003Cmark>di\u003C/mark> nuovi stili ispirandosi ai","[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/05/2021.04.13-19.00.00-escopost_CISCOKID01.mp3\"][/audio]\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/05/2021.04.20-19.00.00-escopost_CISKOKID02.mp3\"][/audio]\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/05/2021.04.27-19.00.00-escopost_CISKOKID03.mp3\"][/audio]\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/05/2021.05.04-19.00.00-escopost_CISKOKID04.mp3\"][/audio]\r\n\r\nOverJoy Extended by Cisco Kid sono i quattro interventi in radio da parte \u003Cmark>di\u003C/mark> Cisco Kid ad estensione delle rispettive puntate \u003Cmark>di\u003C/mark> OverJoy51..54 andate in onda settimanalmente il martedì alle ore 18:30 tra il 13 Aprile e il 4 Maggio 2021.\r\nCisco Kid mc e selecta è fondatore dei Filuferroots a Bologna nel 2008 insieme a Nicolas, nella stessa città organizzano eventi con artisti italiani e internazionali. Partecipano a tutte le edizioni del Sardinia reggae festival e sono partecipi \u003Cmark>di\u003C/mark> molti dei grandi e piccoli eventi reggae isolani, nel mentre Cisco Kid si dedica sempre più al microfono e meno alla selezione collaborando con diversi sound System tra cui Shakalaka Sound system, Sardinia sound international, Rockers clan Imperial Sound Army e molti altri! Negli ultimi tre anni vola in India, a Goa, per la stagione musicale con il 10000 Lions Sound System come mc e cantante, qui ha l'occasione, il tempo e la \u003Cmark>libertà\u003C/mark> \u003Cmark>di\u003C/mark> dedicarsi totalmente al microfono, sempre alla \u003Cmark>ricerca\u003C/mark> \u003Cmark>di\u003C/mark> nuovi stili ispirandosi ai mitici anni 70 della musica giamaicana. Con i Lions partecipa al Goa Sunsplash, il primo festival reggae dell'India, VH1 Supersonic Festival solo per citarne alcuni, ma è ospite anche \u003Cmark>di\u003C/mark> diverse realtà locali come il Reggae Rulez the Beach domenicale \u003Cmark>di\u003C/mark> Rudy Roots cantando al fianco \u003Cmark>di\u003C/mark> artisti del calibro \u003Cmark>di\u003C/mark> Naaman e Cian Finn! E sempre a Goa nasce la Rooftop Session dell'artista australiano Dub Fx, una serie \u003Cmark>di\u003C/mark> video dubplate, del team internazionale \u003Cmark>di\u003C/mark> cantanti Forelock, Steppa Style, Masia One e Cisco Kid! Il suo pezzo \"Love A Dub Song\" è stato rilasciato, nella sua versione originale, dall'etichetta italiana Serengeti Music \u003Cmark>di\u003C/mark> Torino su tutte le piattaforme digitali. Un altra grande collaborazione è quella del pezzo chiamato \"Jah Bible\" uscito nell'aprile del 2020, pezzo cantato insieme a Dan I \u003Cmark>di\u003C/mark> Imperial Sound Army e prodotto da Paolo Baldini DubFiles produttore de La Tempesta Records.\r\nI-Energy !!!",[647],{"field":74,"matched_tokens":648,"snippet":644,"value":645},[67,68,69,68],1736172818711707600,{"best_field_score":651,"best_field_weight":79,"fields_matched":80,"num_tokens_dropped":44,"score":652,"tokens_matched":11,"typo_prefix_score":44},"3315704004608","1736172818711707761",6690,{"collection_name":389,"first_q":318,"per_page":319,"q":318},{"title":656,"slug":657,"exerpt":658,"link":659,"featured_media":660,"slot":661},"Black Milk","black-milk","Dal 1998 il vostro enjoy afternoon del sabato blackoutiano, un’inebriante miscela di suoni dall’universo della Black music tra Jazz, Soul, Funky e nuovi suoni, World music da ogni angolo del globo, mutazioni elettroniche maculate tra Downtempo, Balearic Beat, Psychedelic Ambient, Nu Disco e Cosmic groove. 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