","Pordenone. Corteo contro le ronde fasciste","post",1725976058,[59,60,61,62],"http://radioblackout.org/tag/antifascismo/","http://radioblackout.org/tag/corteo/","http://radioblackout.org/tag/pordenone/","http://radioblackout.org/tag/ronde-fasciste/",[12,64,65,66],"corteo","pordenone","ronde fasciste",{"post_title":68,"tags":72},{"matched_tokens":69,"snippet":71,"value":71},[70],"ronde","Pordenone. Corteo contro le \u003Cmark>ronde\u003C/mark> fasciste",[73,75,77,79],{"matched_tokens":74,"snippet":12},[],{"matched_tokens":76,"snippet":64},[],{"matched_tokens":78,"snippet":65},[],{"matched_tokens":80,"snippet":81},[70],"\u003Cmark>ronde\u003C/mark> fasciste",[83,86],{"field":84,"matched_tokens":85,"snippet":71,"value":71},"post_title",[70],{"field":33,"indices":87,"matched_tokens":88,"snippets":90},[11],[89],[70],[81],578730123365187700,{"best_field_score":93,"best_field_weight":37,"fields_matched":14,"num_tokens_dropped":45,"score":94,"tokens_matched":21,"typo_prefix_score":45},"1108091338752","578730123365187706",{"document":96,"highlight":115,"highlights":120,"text_match":91,"text_match_info":124},{"cat_link":97,"category":98,"comment_count":45,"id":99,"is_sticky":45,"permalink":100,"post_author":48,"post_content":101,"post_date":102,"post_excerpt":51,"post_id":99,"post_modified":103,"post_thumbnail":104,"post_thumbnail_html":105,"post_title":106,"post_type":56,"sort_by_date":107,"tag_links":108,"tags":112},[42],[44],"87050","http://radioblackout.org/2024/02/barriera-di-milano-presidio-antifascista/","Giovedì 8 febbraio la Circoscrizione 6 ha convocato un consiglio aperto sulla “sicurezza” in Barriera, invitando il ministro degli interni e i capi delle forze dell’ordine. Una passerella elettorale che fa leva sui comitati di quartiere vicini all’estrema destra, che governa il quartiere, la regione e l’intero Paese.\r\nTutto ruota intorno ad una falsa immagine di Barriera come quartiere pericoloso, che la sta trasformando in un laboratorio per le politiche giustizialiste della destra. La parola chiave è “degrado”: usata per esporre – rendendola “indecorosa” – la povertà e la fragilità di coloro che stanno all’ultimo gradino della scala sociale, innescando un meccanismo di paura e di disprezzo collettivo. Una logica che risponde alla supposta superiorità degli italiani rispetto agli immigrati, i primi sinonimo di lavoro onesto, i secondi di criminalità e di spaccio. Tale narrazione attiva l’unica risposta che conoscono: quella dell’autorità, della forza, della repressione, delle ronde fai-da-te mascherate da “passeggiate per la legalità”.\r\nDa qualche settimana il governo, per soddisfare le richieste della VI circoscrizione e dell’assessore regionale alle politiche sociali, ha deciso di destinare in Barriera una parte delle truppe destinate a Torino per l’operazione “strade sicure”.\r\nOltredora Antifascista ha indetto un presidio giovedì 8 febbraio alle ore 18 in via Leoncavallo 23 dove si terrà il consiglio aperto.\r\nNe abbiamo parlato con Jacopo di Oltredora Antifascista\r\n\r\nAscolta la diretta:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/02/2024-02-06-presido-antifa-jacopo.mp3\"][/audio]","6 Febbraio 2024","2024-02-06 23:56:40","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/02/2024-02-08-presdio-antifa-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"212\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/02/2024-02-08-presdio-antifa-300x212.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/02/2024-02-08-presdio-antifa-300x212.jpg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/02/2024-02-08-presdio-antifa-1024x724.jpg 1024w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/02/2024-02-08-presdio-antifa-768x543.jpg 768w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/02/2024-02-08-presdio-antifa.jpg 1200w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","Barriera di Milano. Presidio antifascista",1707263800,[59,109,110,111],"http://radioblackout.org/tag/barriera-di-milano/","http://radioblackout.org/tag/militarizzazione-delle-periferie/","http://radioblackout.org/tag/operazione-strade-sicure/",[12,19,113,114],"militarizzazione delle periferie","operazione strade sicure",{"post_content":116},{"matched_tokens":117,"snippet":118,"value":119},[70],"della forza, della repressione, delle \u003Cmark>ronde\u003C/mark> fai-da-te mascherate da “passeggiate per","Giovedì 8 febbraio la Circoscrizione 6 ha convocato un consiglio aperto sulla “sicurezza” in Barriera, invitando il ministro degli interni e i capi delle forze dell’ordine. Una passerella elettorale che fa leva sui comitati di quartiere vicini all’estrema destra, che governa il quartiere, la regione e l’intero Paese.\r\nTutto ruota intorno ad una falsa immagine di Barriera come quartiere pericoloso, che la sta trasformando in un laboratorio per le politiche giustizialiste della destra. La parola chiave è “degrado”: usata per esporre – rendendola “indecorosa” – la povertà e la fragilità di coloro che stanno all’ultimo gradino della scala sociale, innescando un meccanismo di paura e di disprezzo collettivo. Una logica che risponde alla supposta superiorità degli italiani rispetto agli immigrati, i primi sinonimo di lavoro onesto, i secondi di criminalità e di spaccio. Tale narrazione attiva l’unica risposta che conoscono: quella dell’autorità, della forza, della repressione, delle \u003Cmark>ronde\u003C/mark> fai-da-te mascherate da “passeggiate per la legalità”.\r\nDa qualche settimana il governo, per soddisfare le richieste della VI circoscrizione e dell’assessore regionale alle politiche sociali, ha deciso di destinare in Barriera una parte delle truppe destinate a Torino per l’operazione “strade sicure”.\r\nOltredora Antifascista ha indetto un presidio giovedì 8 febbraio alle ore 18 in via Leoncavallo 23 dove si terrà il consiglio aperto.\r\nNe abbiamo parlato con Jacopo di Oltredora Antifascista\r\n\r\nAscolta la diretta:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/02/2024-02-06-presido-antifa-jacopo.mp3\"][/audio]",[121],{"field":122,"matched_tokens":123,"snippet":118,"value":119},"post_content",[70],{"best_field_score":93,"best_field_weight":125,"fields_matched":21,"num_tokens_dropped":45,"score":126,"tokens_matched":21,"typo_prefix_score":45},14,"578730123365187697",{"document":128,"highlight":160,"highlights":165,"text_match":91,"text_match_info":168},{"cat_link":129,"category":130,"comment_count":45,"id":131,"is_sticky":45,"permalink":132,"post_author":48,"post_content":133,"post_date":134,"post_excerpt":51,"post_id":131,"post_modified":135,"post_thumbnail":136,"post_thumbnail_html":137,"post_title":138,"post_type":56,"sort_by_date":139,"tag_links":140,"tags":150},[42],[44],"67218","http://radioblackout.org/2021/03/gentrification-in-polonia-a-10-anni-dallassassinio-di-jolanta-brzeska/","Il primo marzo del 2011 Jolanta, 64 anni, esce dalla casa dove vive, poco a sud del centro di Varsavia, e non vi fa più ritorno. Non ha con sé il suo telefono cellulare, rintracciarla è impossibile. Il 5 marzo, quattro giorni dopo, la figlia Magdalena denuncia la sua scomparsa alla polizia. Il 7 marzo, mentre passeggia nel boschetto suburbano di Kabaty, un passante si imbatte in un cadavere carbonizzato. L’autopsia rileva come cause del decesso le ustioni su tutto il corpo e l’avvelenamento da monossido di carbonio prodotto dalla combustione. Le analisi del Dna confermano che la donna arsa viva è Jolanta Brzeska.\r\nLe prime ipotesi degli inquirenti parlano di suicidio, ma né i familiari né gli amici e compagni di lotta ci credono, perché Jolanta Brzeska ha qualcosa che normalmente una mite pensionata di periferia non ha: dei nemici potenti.\r\n\r\nQuando viene trovato il suo cadavere, Brzeska è già da anni molto nota in città per la sua lotta per la casa.\r\nLa palazzina in cui viveva era una casa popolare fino al 2006, quando si presenta alla sua porta il rappresentante dei proprietari dello stabile di prima della guerra che lo hanno appena riacquistato dal comune. I nuovi-vecchi proprietari annullano i contratti di affitto vigenti con il comune e ne impongono di nuovi, a quote molto più alte, impossibili da sostenere per la famiglia di Brzeska e di tutti gli altri inquilini.\r\nInquilini che danno vita al primo nucleo del sindacato inquilini di Varsavia (Wsl) di cui Jolanta Brzeska diventa subito una rappresentante di spicco.\r\nDal 2007 in poi sugli abitanti della palazzina piovono notifiche di sfratto e intimidazioni. Porte sprangate, ronde private lungo la via, il plenipotenziario degli eredi che sposta la sua residenza a quell’indirizzo. Ma Jolanta Brzeska resiste, porta le sue istanze in tribunale, discute con il comune fino al primo marzo del 2011 quando, per bloccarla, la uccidono.\r\nChi si sia trattato di omicidio, è una verità anche giuridica dal 2013, dopo le perizie di una commissione di esperti che ha escluso in ogni modo le possibilità del suicidio. I mandanti e gli esecutori materiali dell’assassinio di Jolanta restano sconosciuti.\r\nNon hanno aspettato le sentenze anarchici e movimenti per la casa che ne hanno fatto un loro simbolo di lotta. La donna, da inquilina qualsiasi di un edificio da riqualificare, era diventata il simbolo di una lotta agli interessi di un’affollata terra di nessuno che covava da anni ed è esplosa di recente, quella creata dalla (non) legge sulla reprywatyzacja.\r\n\r\nPochi giorni dopo la sua morte, la palazzina di via Wilcza 30, dove pochi inquilini assediati stavano resistendo, è stata occupata da attivisti per la casa.\r\nLo squat, pur avendo più volte cambiato pelle, è ancora un luogo di autogestione e lotta. Oggi è il centro occupato Syrena.\r\n\r\nNel decimo anniversario della morte i compagni e le compagne della Federazione Anarchica di Cracovia hanno appeso uno striscione in memoria di Jolanta Brzeska in via Dietla 21, una palazzina simbolo della lotta di oggi contro la gentrification.\r\nScrivono i compagni:\r\n“In questo palazzo è in corso la ristrutturazione completa dello stabile, un palazzo che ha “finalmente” trovato il suo proprietario in una ditta edile che lo vuole far bello. Peccato che dentro questo condominio ci vivano ancora quattro famiglie tra le quali una donna sola, molto anziana. Tutti questi inquilini dovranno lasciare lo stabile entro tre anni, ma i lavori non aspettano: così questo spazio abitativo è adesso un cantiere dove muratori e locatari condividono lo stesso ambiente.\r\nLa tensione fa in fretta a salire: i muratori oltre a eseguire lavori parecchio rumorosi svolgono attività molto pericolose: il cortile diventa presto un deposito calcinacci, spesso lanciati direttamente dal tetto. Per non parlare della splendida idea di iniziare i lavori di costruzione di un’ascensore interno, lavori che prevedono l’eliminazione di tutti i balconi, balconi che in realtà sono ballatoi comuni che servono ai condonimi per accedere alla propria casa.\r\nLa tensione fa presto a salire e l’opera di monitoraggio della federazione anarchica di Cracovia e dell’associazione Krakowska Inicjatywa Obrony Praw Lokatorów (Associazione per la difesa dei diritti dei locatari) rileva l’insonstenibilità di questa situazione: a novembre si viene quasi alle mani tra un inquilino e un muratore, allora si decide di intervenire. Una lotta dove tutti hanno ragione e tutti perdono: gli inquilini che vivono una situazione non solo scomoda, ma altamente pericolosa e i muratori che non possono svolgere il proprio lavoro in tempo e che quindi devono rapportarsi agli squali delle imprese edili che li hanno assunti.\r\nDopo l’intervento dei compagni e dell’associazione, la situazione della messa in sicurezza è relativamente migliorata (per quanto possa essere sicuro creare un cantiere con delle persone dentro!) e i lavori per lo smantellamento dei ballatoi sono per il momento fermi. Staremo a vedere.\r\nPer questo si è scelta questa location per lo striscione in ricordo di Jolanta Brzeska, assassinata, affinché gli affitti possano aumentare.”\r\n\r\nLa gentrification in salsa polacca ha caratteristiche peculiari di un paese, in cui la la parola chiave è “reprywatyzacja” ossia riprivatizzazione.\r\nPer capirne di più occorre partire da lontano.\r\nNel 1945 Varsavia è un cumulo di macerie. L’invasione nazista nel ’39, la liquidazione del ghetto nel ’43, l’insurrezione del ’44 e la successiva rivalsa nazista hanno portato la città a perdere più dell’ottanta per cento dei suoi edifici di prima della guerra.\r\nÈ in questo contesto che opera il Consiglio nazionale di Stato (Krajowa Rada Narodowa), l’autoproclamato parlamento che avrebbe aperto le porte alla costituzione della Polonia socialista. A suo capo c’è Bolesław Bierut, futuro presidente della Repubblica, primo ministro e segretario generale del Partito operaio polacco unificato (Pzpr). Nel novembre del ’45 Bierut firma un decreto che porta il suo nome e che cancella la proprietà privata sui terreni della capitale. È un esproprio a tutti gli effetti, parzialmente contestato, ma che porta i suoi frutti: con uno sforzo collettivo impressionante, Varsavia viene ricostruita.\r\nNel 1989 la fine del socialismo e il passaggio a un’economia di mercato portano con sé molte matasse da sbrogliare, una su tutte è la legittima proprietà dei terreni e degli edifici di Varsavia. Il tema resta sul tavolo del consiglio dei ministri e nelle aule parlamentari per anni, senza che però qualcuno se ne occupi davvero, fino al 1996, quando il Comune di Varsavia decide di procedere in autonomia iniziando ad accogliere le istanze di chi, già nel dopoguerra, aveva chiesto un risarcimento blandamente previsto dal decreto Bierut.\r\nScatta un procedimento amministrativo abnorme, che riguarda 24mila immobili in tutta la città e spesso coinvolge eredi dei vecchi proprietari stabiliti ormai da tempo fuori dalla Polonia.\r\nSi apre così lo spazio per un caravanserraglio di professionisti della restituzione, avvocati, notai o semplici cittadini che fiutano un buon affare e che fanno da mediatori per conto dei proprietari lontani o acquistano da loro il diritto alla rivendicazione per specularci sopra.\r\nUno di questi è Marek Mossakowski, di mestiere antiquario di libri e oggi proprietario formale di quattordici palazzi a Varsavia riscattati dal 1999 in poi nella cornice della reprywatyzacja. Uno di questi edifici, riscattato nel 2003, è la palazzina di via Nabielaka 9 dove vive la famiglia di Jolanta Brzeska.\r\nQueste le dimensioni dell’affare di via Nabielaka per Mossakowski: 800 złoty (circa 200 euro) spesi per ottenere il diritto alla restituzione, 3 milioni di złoty (circa 750mila euro) richiesti al comune di Varsavia come indennizzo per i guadagni mancati per lo sfruttamento precedente dell’edificio e le quote di affitto maggiorato pretese dagli inquilini. Mossakowski, negli ambienti della sinistra radicale è considerato l’unico possibile mandante dell’omicidio di Brzeska. Viene raffigurato su alcuni muri di Varsavia armato di un fiammifero e di una tanica di benzina: la scritta recita in polacco “Varsavia è facilmente infiammabile”, ma lui - nonostante le evidenze giuridiche - quando interpellato sulla questione continua a farvi riferimento come a un tragico suicidio.\r\nNel 2016 sulle pagine del quotidiano Gazeta Wyborcza inizia a uscire una serie di articoli firmati da Iwona Szpala e Małgorzata Zubik, poi raccolti in un libro di un certo successo, che svelano con quanta scarsa trasparenza, e a volte vera e propria commistione, il comune di Varsavia abbia condotto la reprywatyzacja. Intere palazzine acquistate per cifre simboliche, edifici rivendicati nonostante i proprietari avessero già ottenuto i fondi di indennizzo ma soprattutto rapporti di collaborazione tra alti funzionari dell’amministrazione cittadina e avvocati rappresentanti di eredi o presunti tali. Lo scandalo che ne esplode mina seriamente la credibilità dell’ex sindaco di Varsavia Hanna Gronkiewicz-Waltz e del suo partito Piattaforma Civica (Po), la cui linea economica neoliberista è per altro del tutto coerente con il senso profondo della reprywatyzacja.\r\n\r\nLa lotta per la casa non si arresta\r\n\r\nIl sindacato degli inquilini che Jolanta Brzeska aveva fondato oggi porta il suo nome, e il volto della donna compare su volantini, striscioni, manifesti e materiale informativo di ogni sorta prodotto dalla galassia per il movimento per la casa.\r\n\r\nA Varsavia, secondo dati riferiti al 2017, il costo medio di un appartamento superava gli 8000 złoty al metro quadro (circa 2000 euro) mentre quello per l’affitto va sui 50 złoty al metro quadro (circa 12 euro). In una città dove lo stipendio medio lordo nel settore privato (numeri dell’Istituto Centrale di Statistica Gus) si aggira sui 4800 złoty (1200 euro circa), dà la dimensione del problema abitativo.\r\nSecondo le stime del sindacato inquilini, manca alloggio per un milione di persone in tutta la Polonia, e nonostante il settore edilizio sia in continua crescita (+7% nel 2017) non si tratta di edilizia popolare, ma esclusivamente di iniziativa privata che ha interessi commerciali distanti da quelli abitativi pubblici. A Varsavia palazzi moderni e deserti, si ergono poco lontano da edifici fatiscenti, abbandonati a se stessi, spesso privi di riscaldamento e di servizi igienici privati, e sempre più spesso sospesi sotto la spada di Damocle della reprywatyzacja incombente.\r\nL’omicidio di Jolanta Brzeska non ha fermato le istanze di chi lotta in un contesto politico e sociale molto difficile, anzi le ha probabilmente infuocate. Sotto l’egida di questa signora con gli occhiali, così lontana dalle icone rivoluzionarie classiche, si riconoscono anarchici, autonomi, sindacalisti di base, sfrattati e sfruttati.\r\n\r\nCe ne ha parlato Marco, della Federazione Anarchica di Cracovia.\r\n\r\nAscolta l’approfondimento che abbiamo registrato ieri:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/03/jolanta.mp3\"][/audio]","2 Marzo 2021","2021-03-02 22:24:25","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/03/iolanta-200x110.jpeg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"225\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/03/iolanta-300x225.jpeg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/03/iolanta-300x225.jpeg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/03/iolanta-1024x768.jpeg 1024w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/03/iolanta-768x576.jpeg 768w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/03/iolanta-1536x1152.jpeg 1536w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/03/iolanta.jpeg 1600w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","Gentrification in Polonia. A 10 anni dall’assassinio di Jolanta Brzeska",1614704546,[141,142,143,144,145,146,147,148,149],"http://radioblackout.org/tag/cracovia/","http://radioblackout.org/tag/gentrification/","http://radioblackout.org/tag/jolanta-brzeska/","http://radioblackout.org/tag/lotta-per-la-casa/","http://radioblackout.org/tag/polonia/","http://radioblackout.org/tag/riprivatizzazione/","http://radioblackout.org/tag/sfratti/","http://radioblackout.org/tag/sirena/","http://radioblackout.org/tag/varsavia/",[151,152,153,154,155,156,157,158,159],"cracovia","gentrification","jolanta brzeska","lotta per la casa","polonia","riprivatizzazione","sfratti","sirena","varsavia",{"post_content":161},{"matched_tokens":162,"snippet":163,"value":164},[70],"sfratto e intimidazioni. Porte sprangate, \u003Cmark>ronde\u003C/mark> private lungo la via, il","Il primo marzo del 2011 Jolanta, 64 anni, esce dalla casa dove vive, poco a sud del centro di Varsavia, e non vi fa più ritorno. Non ha con sé il suo telefono cellulare, rintracciarla è impossibile. Il 5 marzo, quattro giorni dopo, la figlia Magdalena denuncia la sua scomparsa alla polizia. Il 7 marzo, mentre passeggia nel boschetto suburbano di Kabaty, un passante si imbatte in un cadavere carbonizzato. L’autopsia rileva come cause del decesso le ustioni su tutto il corpo e l’avvelenamento da monossido di carbonio prodotto dalla combustione. Le analisi del Dna confermano che la donna arsa viva è Jolanta Brzeska.\r\nLe prime ipotesi degli inquirenti parlano di suicidio, ma né i familiari né gli amici e compagni di lotta ci credono, perché Jolanta Brzeska ha qualcosa che normalmente una mite pensionata di periferia non ha: dei nemici potenti.\r\n\r\nQuando viene trovato il suo cadavere, Brzeska è già da anni molto nota in città per la sua lotta per la casa.\r\nLa palazzina in cui viveva era una casa popolare fino al 2006, quando si presenta alla sua porta il rappresentante dei proprietari dello stabile di prima della guerra che lo hanno appena riacquistato dal comune. I nuovi-vecchi proprietari annullano i contratti di affitto vigenti con il comune e ne impongono di nuovi, a quote molto più alte, impossibili da sostenere per la famiglia di Brzeska e di tutti gli altri inquilini.\r\nInquilini che danno vita al primo nucleo del sindacato inquilini di Varsavia (Wsl) di cui Jolanta Brzeska diventa subito una rappresentante di spicco.\r\nDal 2007 in poi sugli abitanti della palazzina piovono notifiche di sfratto e intimidazioni. Porte sprangate, \u003Cmark>ronde\u003C/mark> private lungo la via, il plenipotenziario degli eredi che sposta la sua residenza a quell’indirizzo. Ma Jolanta Brzeska resiste, porta le sue istanze in tribunale, discute con il comune fino al primo marzo del 2011 quando, per bloccarla, la uccidono.\r\nChi si sia trattato di omicidio, è una verità anche giuridica dal 2013, dopo le perizie di una commissione di esperti che ha escluso in ogni modo le possibilità del suicidio. I mandanti e gli esecutori materiali dell’assassinio di Jolanta restano sconosciuti.\r\nNon hanno aspettato le sentenze anarchici e movimenti per la casa che ne hanno fatto un loro simbolo di lotta. La donna, da inquilina qualsiasi di un edificio da riqualificare, era diventata il simbolo di una lotta agli interessi di un’affollata terra di nessuno che covava da anni ed è esplosa di recente, quella creata dalla (non) legge sulla reprywatyzacja.\r\n\r\nPochi giorni dopo la sua morte, la palazzina di via Wilcza 30, dove pochi inquilini assediati stavano resistendo, è stata occupata da attivisti per la casa.\r\nLo squat, pur avendo più volte cambiato pelle, è ancora un luogo di autogestione e lotta. Oggi è il centro occupato Syrena.\r\n\r\nNel decimo anniversario della morte i compagni e le compagne della Federazione Anarchica di Cracovia hanno appeso uno striscione in memoria di Jolanta Brzeska in via Dietla 21, una palazzina simbolo della lotta di oggi contro la gentrification.\r\nScrivono i compagni:\r\n“In questo palazzo è in corso la ristrutturazione completa dello stabile, un palazzo che ha “finalmente” trovato il suo proprietario in una ditta edile che lo vuole far bello. Peccato che dentro questo condominio ci vivano ancora quattro famiglie tra le quali una donna sola, molto anziana. Tutti questi inquilini dovranno lasciare lo stabile entro tre anni, ma i lavori non aspettano: così questo spazio abitativo è adesso un cantiere dove muratori e locatari condividono lo stesso ambiente.\r\nLa tensione fa in fretta a salire: i muratori oltre a eseguire lavori parecchio rumorosi svolgono attività molto pericolose: il cortile diventa presto un deposito calcinacci, spesso lanciati direttamente dal tetto. Per non parlare della splendida idea di iniziare i lavori di costruzione di un’ascensore interno, lavori che prevedono l’eliminazione di tutti i balconi, balconi che in realtà sono ballatoi comuni che servono ai condonimi per accedere alla propria casa.\r\nLa tensione fa presto a salire e l’opera di monitoraggio della federazione anarchica di Cracovia e dell’associazione Krakowska Inicjatywa Obrony Praw Lokatorów (Associazione per la difesa dei diritti dei locatari) rileva l’insonstenibilità di questa situazione: a novembre si viene quasi alle mani tra un inquilino e un muratore, allora si decide di intervenire. Una lotta dove tutti hanno ragione e tutti perdono: gli inquilini che vivono una situazione non solo scomoda, ma altamente pericolosa e i muratori che non possono svolgere il proprio lavoro in tempo e che quindi devono rapportarsi agli squali delle imprese edili che li hanno assunti.\r\nDopo l’intervento dei compagni e dell’associazione, la situazione della messa in sicurezza è relativamente migliorata (per quanto possa essere sicuro creare un cantiere con delle persone dentro!) e i lavori per lo smantellamento dei ballatoi sono per il momento fermi. Staremo a vedere.\r\nPer questo si è scelta questa location per lo striscione in ricordo di Jolanta Brzeska, assassinata, affinché gli affitti possano aumentare.”\r\n\r\nLa gentrification in salsa polacca ha caratteristiche peculiari di un paese, in cui la la parola chiave è “reprywatyzacja” ossia riprivatizzazione.\r\nPer capirne di più occorre partire da lontano.\r\nNel 1945 Varsavia è un cumulo di macerie. L’invasione nazista nel ’39, la liquidazione del ghetto nel ’43, l’insurrezione del ’44 e la successiva rivalsa nazista hanno portato la città a perdere più dell’ottanta per cento dei suoi edifici di prima della guerra.\r\nÈ in questo contesto che opera il Consiglio nazionale di Stato (Krajowa Rada Narodowa), l’autoproclamato parlamento che avrebbe aperto le porte alla costituzione della Polonia socialista. A suo capo c’è Bolesław Bierut, futuro presidente della Repubblica, primo ministro e segretario generale del Partito operaio polacco unificato (Pzpr). Nel novembre del ’45 Bierut firma un decreto che porta il suo nome e che cancella la proprietà privata sui terreni della capitale. È un esproprio a tutti gli effetti, parzialmente contestato, ma che porta i suoi frutti: con uno sforzo collettivo impressionante, Varsavia viene ricostruita.\r\nNel 1989 la fine del socialismo e il passaggio a un’economia di mercato portano con sé molte matasse da sbrogliare, una su tutte è la legittima proprietà dei terreni e degli edifici di Varsavia. Il tema resta sul tavolo del consiglio dei ministri e nelle aule parlamentari per anni, senza che però qualcuno se ne occupi davvero, fino al 1996, quando il Comune di Varsavia decide di procedere in autonomia iniziando ad accogliere le istanze di chi, già nel dopoguerra, aveva chiesto un risarcimento blandamente previsto dal decreto Bierut.\r\nScatta un procedimento amministrativo abnorme, che riguarda 24mila immobili in tutta la città e spesso coinvolge eredi dei vecchi proprietari stabiliti ormai da tempo fuori dalla Polonia.\r\nSi apre così lo spazio per un caravanserraglio di professionisti della restituzione, avvocati, notai o semplici cittadini che fiutano un buon affare e che fanno da mediatori per conto dei proprietari lontani o acquistano da loro il diritto alla rivendicazione per specularci sopra.\r\nUno di questi è Marek Mossakowski, di mestiere antiquario di libri e oggi proprietario formale di quattordici palazzi a Varsavia riscattati dal 1999 in poi nella cornice della reprywatyzacja. Uno di questi edifici, riscattato nel 2003, è la palazzina di via Nabielaka 9 dove vive la famiglia di Jolanta Brzeska.\r\nQueste le dimensioni dell’affare di via Nabielaka per Mossakowski: 800 złoty (circa 200 euro) spesi per ottenere il diritto alla restituzione, 3 milioni di złoty (circa 750mila euro) richiesti al comune di Varsavia come indennizzo per i guadagni mancati per lo sfruttamento precedente dell’edificio e le quote di affitto maggiorato pretese dagli inquilini. Mossakowski, negli ambienti della sinistra radicale è considerato l’unico possibile mandante dell’omicidio di Brzeska. Viene raffigurato su alcuni muri di Varsavia armato di un fiammifero e di una tanica di benzina: la scritta recita in polacco “Varsavia è facilmente infiammabile”, ma lui - nonostante le evidenze giuridiche - quando interpellato sulla questione continua a farvi riferimento come a un tragico suicidio.\r\nNel 2016 sulle pagine del quotidiano Gazeta Wyborcza inizia a uscire una serie di articoli firmati da Iwona Szpala e Małgorzata Zubik, poi raccolti in un libro di un certo successo, che svelano con quanta scarsa trasparenza, e a volte vera e propria commistione, il comune di Varsavia abbia condotto la reprywatyzacja. Intere palazzine acquistate per cifre simboliche, edifici rivendicati nonostante i proprietari avessero già ottenuto i fondi di indennizzo ma soprattutto rapporti di collaborazione tra alti funzionari dell’amministrazione cittadina e avvocati rappresentanti di eredi o presunti tali. Lo scandalo che ne esplode mina seriamente la credibilità dell’ex sindaco di Varsavia Hanna Gronkiewicz-Waltz e del suo partito Piattaforma Civica (Po), la cui linea economica neoliberista è per altro del tutto coerente con il senso profondo della reprywatyzacja.\r\n\r\nLa lotta per la casa non si arresta\r\n\r\nIl sindacato degli inquilini che Jolanta Brzeska aveva fondato oggi porta il suo nome, e il volto della donna compare su volantini, striscioni, manifesti e materiale informativo di ogni sorta prodotto dalla galassia per il movimento per la casa.\r\n\r\nA Varsavia, secondo dati riferiti al 2017, il costo medio di un appartamento superava gli 8000 złoty al metro quadro (circa 2000 euro) mentre quello per l’affitto va sui 50 złoty al metro quadro (circa 12 euro). In una città dove lo stipendio medio lordo nel settore privato (numeri dell’Istituto Centrale di Statistica Gus) si aggira sui 4800 złoty (1200 euro circa), dà la dimensione del problema abitativo.\r\nSecondo le stime del sindacato inquilini, manca alloggio per un milione di persone in tutta la Polonia, e nonostante il settore edilizio sia in continua crescita (+7% nel 2017) non si tratta di edilizia popolare, ma esclusivamente di iniziativa privata che ha interessi commerciali distanti da quelli abitativi pubblici. A Varsavia palazzi moderni e deserti, si ergono poco lontano da edifici fatiscenti, abbandonati a se stessi, spesso privi di riscaldamento e di servizi igienici privati, e sempre più spesso sospesi sotto la spada di Damocle della reprywatyzacja incombente.\r\nL’omicidio di Jolanta Brzeska non ha fermato le istanze di chi lotta in un contesto politico e sociale molto difficile, anzi le ha probabilmente infuocate. Sotto l’egida di questa signora con gli occhiali, così lontana dalle icone rivoluzionarie classiche, si riconoscono anarchici, autonomi, sindacalisti di base, sfrattati e sfruttati.\r\n\r\nCe ne ha parlato Marco, della Federazione Anarchica di Cracovia.\r\n\r\nAscolta l’approfondimento che abbiamo registrato ieri:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/03/jolanta.mp3\"][/audio]",[166],{"field":122,"matched_tokens":167,"snippet":163,"value":164},[70],{"best_field_score":93,"best_field_weight":125,"fields_matched":21,"num_tokens_dropped":45,"score":126,"tokens_matched":21,"typo_prefix_score":45},{"document":170,"highlight":200,"highlights":205,"text_match":91,"text_match_info":208},{"cat_link":171,"category":172,"comment_count":45,"id":173,"is_sticky":45,"permalink":174,"post_author":48,"post_content":175,"post_date":176,"post_excerpt":51,"post_id":173,"post_modified":177,"post_thumbnail":178,"post_thumbnail_html":179,"post_title":180,"post_type":56,"sort_by_date":181,"tag_links":182,"tags":191},[42],[44],"66818","http://radioblackout.org/2021/02/lubljana-metelkova-sotto-attacco/","Dopo lo sgombero di Rog, nel mirino c’é Metelkova. Fascisti e polizia stanno moltiplicando le attenzioni intorno all’ex caserma occupata da oltre 30 anni in un’area limitrofa al centro della capitale slovena.\r\nNe abbiamo parlato con Federico, un compagno del gruppo anarchico Germinal di Trieste, che, per il 20 febbraio, ha lanciato un presidio solidale davanti al consolato sloveno.\r\n\r\nAscolta la diretta:\r\n\r\n \r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/02/2021-02-16-metelkova-fede.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nDi seguito i comunicati del Germinal e di Metelkova.\r\n\r\nSolidarietà agli spazi sociali a Lubiana – giù le mani da Metelkova!\r\nDa alcune settimane il governo sloveno sta portando avanti un attacco senza precedenti agli spazi occupati e autogestiti della capitale.\r\nDopo il violento sgombero e l’inizio della demolizione della Fabbrica Autonoma Rog avvenuti il 19 gennaio, dopo l’attacco con spray urticanti al corteo di solidarietà il 22 gennaio con l’aggiunta di varie multe è ora la volta del Metelkova.\r\nIl 9 febbraio più di 40 agenti dell’antisommossa, con l'accompagnamento di poliziotti in uniforme, sono entrati nel piazzale del Metelkova e hanno provato a entrare in alcuni dei locali terrorizzando i passanti. Il motivo di questo intervento non è stato dato, hanno parlato solo di \"usuale controllo\" dei locali di ristorazione.\r\nQuesta grave provocazione segue di pochi giorni quella effettuata nel medesimo luogo da un gruppo neofascista che – approfittando di un momento in cui non vi era nessuno – ha esposto uno striscione chiedendo la demolizione del Metelkova.\r\nDa quindici anni il Rog e da trenta il Metelkova sono spazi sociali, culturali e politici attraversati da migliaia di persone delle più diverse età e interessi, non solo di Lubiana, ma da tutto il mondo. Laboratori artistici e teatrali, concerti, skatepark, accoglienza e solidarietà ai migranti, assemblee, mostre, feste, cucine popolari sono solo alcune delle tante attività portate avanti.\r\nI due spazi vengono attaccati dal governo per un duplice motivo.\r\nDa una parte sono un ostacolo al processo di gentrificazione del centro cittadino, che mira a fare di Lubiana l’ennesima città vetrina per i turisti allontanando i residenti verso le periferie, dall’altro sono stati il centro delle assemblee del vasto movimento popolare che dalla scorsa primavera è sceso in piazza per chiedere le dimissioni del governo di destra di Janša.\r\nCome tanti altri e tante altre a Trieste abbiamo attraversato il Rog e il Metelkova moltissime volte. Abbiamo manifestato, ballato, suonato, discusso, intrecciato rapporti solidali. Anche per questo vogliamo dimostrare pubblicamente la nostra solidarietà e vicinanza alle compagne e ai compagni di Lubiana.\r\nChiediamo a tutt* di essere presenti e portare un cartello e/o striscione nella lingua che preferite.\r\n\r\n\r\n\r\nSabato 20 febbraio ore 15.30 in via del Teatro Romano (nei pressi della scalinata di santa maria maggiore) presidio sotto il consolato sloveno.\r\n\r\nGruppo Anarchico Germinal\r\n\r\ndi seguito il comunicato di Metelkova:\r\n\r\nPer una città libera, per una Lubiana antifascista\r\n\r\nrichiamo a un'iniziativa comune contro le minacce dei gruppi fascisti\r\n\r\nNell'ultimo anno siamo stati testimoni di un graduale aumento dell'audacia di gruppi fascisti nel diffondere una retorica di violenza nei confronti dei migranti, di quell* che la pensano diversamente, de* artist*e, antifascist*, generalmente nei confronti di una società aperta e libera. Il loro odio non si manifesta solamente da tastiera sui social, ma - come si è visto ultimamente - si manifesta anche nella loro presenza come imposizione nel dibattito pubblico. Questo si è visto con la presenza dei \"gilet gialli\" [diversi da quelli francesi, ndJ] sabato [6/2/2020], e le loro richieste e minacce di disintegrare la Metelkova. Loro non nascondono più la loro natura di ideologia neonazista, perché si rendono conto che hanno un appoggio sicuro dalla parte di chi governa, che gli concede la legittimazione per le loro più vergognose idee.\r\n\r\nUna tipica prova della collisione con i valori basilari di una società è l'intervento di stanotte delle forze dell'ordine speciali, armate fino ai denti, che dopo la tranquilla parata funebre dovuta alla perdita della nostra sorella Fabbrica Autonoma Rog, ha occupato le vie intorno all'AKC metelkova mesto. Più di 40 Robocop, con l'accompagnamento di poliziotti in uniforme, hanno poi inondato il piazzale della metelkova, hanno provato a entrare nei club terrorizzando i passanti. Il motivo di questo intervento non è stato dato, hanno parlato solo di \"usuale controllo\" dei locali di ristorazione.\r\n\r\nUna tale e così folta intrusione delle forze speciali, viene da noi intesa come un'inammissibile escalation di tensione da parte della polizia, che così facendo non solo non risolve gli esempi di attacco e minaccia, ma complica la situazione con l'immotivato mostrarsi con la forza, quindi con l'intimidazione e la creazione dell'impressione che la metelkova sia un problema da risolvere con fucili automatici a canna lunga. Sotto il governo di estrema destra la polizia si è trasformata da un'organo professionale autonomo a un'orda di violenta, che crea conflitti e tensioni, invece di attuare i suoi doveri basilari, cioé: garantire la sicurezza de* cittadin* e della comunità, il rispetto della libertà e dei diritti umani, nonché il rafforzamento dello stato giuridico.\r\n\r\nPer quest'ondata di politiche di odio e violenza sono responsabili sia i governanti, che sono vicini a chi espone le proprie idee di intolleranza, sia quelli che si descrivono come la loro controparte sensibile alle tematiche sociali, ma che poi hanno demolito il Rog. Le ronde di strada, prendendo spunto dall'autorità cittadina, stanno già cercando nuove forme di azione. Sta diventando solo questione di tempo in che modo la violenza simbolica prenderà forma in attacchi concreti e \"pogrom\", indirizzati alle strutture di movimenti sociali e vesro l* abitanti della città.\r\n\r\nIgnorare e deridere queste minacce, che già da tempo stanno subendo numerosi spazi di aggregazione e singol*, non porterà alla loro scomparsa nella discarica della storia, dove e come li hanno portati l* nostr* predecessor* col consenso globale. Di sicuro le loro intenzioni vanno ben oltre il momentaneo chiarissimo bersaglio che è la Metelkova. Se vogliamo vivere in libertà, come società dobbiamo fare di più.\r\n\r\nPer questo all'AKC Metelkova mesto abbiamo fatto una chiamata di solidarietà e a una ribellione generale contro le minacce delle bande fasciste. Possiamo fermare loro cammino e violenza solamente se siamo uniti. Così, ognuno per sé e tutt* per un*, pensiamo cosa possiamo fare per mostrare chiaramente, che le vie di Lubiana sono antifasciste. Che la violenza fascista con i suoi simboli, messaggi, discorsi sulle nostre vie non abbia seguito. Facciamo in modo che potremo camminare per la nostra città spensierati, baciarci, tenerci per mano, ridere, creare, parlare, vivere. Esattamente così come siamo.\r\n\r\nAKC Metelkova mesto\r\nLjubljana, 9 febbraio 2021","16 Febbraio 2021","2021-02-16 15:58:01","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/02/metelkova-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"200\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/02/metelkova-300x200.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/02/metelkova-300x200.jpg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/02/metelkova.jpg 630w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","Lubljana. Metelkova sotto attacco",1613491047,[183,184,185,186,187,188,189,190],"http://radioblackout.org/tag/consolato-sloveno/","http://radioblackout.org/tag/gruppo-anarchico-germinal/","http://radioblackout.org/tag/infoshop-fao/","http://radioblackout.org/tag/lubiana/","http://radioblackout.org/tag/metelkova/","http://radioblackout.org/tag/rog/","http://radioblackout.org/tag/slovenia/","http://radioblackout.org/tag/trieste/",[192,193,194,195,196,197,198,199],"consolato sloveno","gruppo anarchico Germinal","infoshop FAO","lubiana","metelkova","rog","slovenia","trieste",{"post_content":201},{"matched_tokens":202,"snippet":203,"value":204},[70],"hanno demolito il Rog. Le \u003Cmark>ronde\u003C/mark> di strada, prendendo spunto dall'autorità","Dopo lo sgombero di Rog, nel mirino c’é Metelkova. Fascisti e polizia stanno moltiplicando le attenzioni intorno all’ex caserma occupata da oltre 30 anni in un’area limitrofa al centro della capitale slovena.\r\nNe abbiamo parlato con Federico, un compagno del gruppo anarchico Germinal di Trieste, che, per il 20 febbraio, ha lanciato un presidio solidale davanti al consolato sloveno.\r\n\r\nAscolta la diretta:\r\n\r\n \r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/02/2021-02-16-metelkova-fede.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nDi seguito i comunicati del Germinal e di Metelkova.\r\n\r\nSolidarietà agli spazi sociali a Lubiana – giù le mani da Metelkova!\r\nDa alcune settimane il governo sloveno sta portando avanti un attacco senza precedenti agli spazi occupati e autogestiti della capitale.\r\nDopo il violento sgombero e l’inizio della demolizione della Fabbrica Autonoma Rog avvenuti il 19 gennaio, dopo l’attacco con spray urticanti al corteo di solidarietà il 22 gennaio con l’aggiunta di varie multe è ora la volta del Metelkova.\r\nIl 9 febbraio più di 40 agenti dell’antisommossa, con l'accompagnamento di poliziotti in uniforme, sono entrati nel piazzale del Metelkova e hanno provato a entrare in alcuni dei locali terrorizzando i passanti. Il motivo di questo intervento non è stato dato, hanno parlato solo di \"usuale controllo\" dei locali di ristorazione.\r\nQuesta grave provocazione segue di pochi giorni quella effettuata nel medesimo luogo da un gruppo neofascista che – approfittando di un momento in cui non vi era nessuno – ha esposto uno striscione chiedendo la demolizione del Metelkova.\r\nDa quindici anni il Rog e da trenta il Metelkova sono spazi sociali, culturali e politici attraversati da migliaia di persone delle più diverse età e interessi, non solo di Lubiana, ma da tutto il mondo. Laboratori artistici e teatrali, concerti, skatepark, accoglienza e solidarietà ai migranti, assemblee, mostre, feste, cucine popolari sono solo alcune delle tante attività portate avanti.\r\nI due spazi vengono attaccati dal governo per un duplice motivo.\r\nDa una parte sono un ostacolo al processo di gentrificazione del centro cittadino, che mira a fare di Lubiana l’ennesima città vetrina per i turisti allontanando i residenti verso le periferie, dall’altro sono stati il centro delle assemblee del vasto movimento popolare che dalla scorsa primavera è sceso in piazza per chiedere le dimissioni del governo di destra di Janša.\r\nCome tanti altri e tante altre a Trieste abbiamo attraversato il Rog e il Metelkova moltissime volte. Abbiamo manifestato, ballato, suonato, discusso, intrecciato rapporti solidali. Anche per questo vogliamo dimostrare pubblicamente la nostra solidarietà e vicinanza alle compagne e ai compagni di Lubiana.\r\nChiediamo a tutt* di essere presenti e portare un cartello e/o striscione nella lingua che preferite.\r\n\r\n\r\n\r\nSabato 20 febbraio ore 15.30 in via del Teatro Romano (nei pressi della scalinata di santa maria maggiore) presidio sotto il consolato sloveno.\r\n\r\nGruppo Anarchico Germinal\r\n\r\ndi seguito il comunicato di Metelkova:\r\n\r\nPer una città libera, per una Lubiana antifascista\r\n\r\nrichiamo a un'iniziativa comune contro le minacce dei gruppi fascisti\r\n\r\nNell'ultimo anno siamo stati testimoni di un graduale aumento dell'audacia di gruppi fascisti nel diffondere una retorica di violenza nei confronti dei migranti, di quell* che la pensano diversamente, de* artist*e, antifascist*, generalmente nei confronti di una società aperta e libera. Il loro odio non si manifesta solamente da tastiera sui social, ma - come si è visto ultimamente - si manifesta anche nella loro presenza come imposizione nel dibattito pubblico. Questo si è visto con la presenza dei \"gilet gialli\" [diversi da quelli francesi, ndJ] sabato [6/2/2020], e le loro richieste e minacce di disintegrare la Metelkova. Loro non nascondono più la loro natura di ideologia neonazista, perché si rendono conto che hanno un appoggio sicuro dalla parte di chi governa, che gli concede la legittimazione per le loro più vergognose idee.\r\n\r\nUna tipica prova della collisione con i valori basilari di una società è l'intervento di stanotte delle forze dell'ordine speciali, armate fino ai denti, che dopo la tranquilla parata funebre dovuta alla perdita della nostra sorella Fabbrica Autonoma Rog, ha occupato le vie intorno all'AKC metelkova mesto. Più di 40 Robocop, con l'accompagnamento di poliziotti in uniforme, hanno poi inondato il piazzale della metelkova, hanno provato a entrare nei club terrorizzando i passanti. Il motivo di questo intervento non è stato dato, hanno parlato solo di \"usuale controllo\" dei locali di ristorazione.\r\n\r\nUna tale e così folta intrusione delle forze speciali, viene da noi intesa come un'inammissibile escalation di tensione da parte della polizia, che così facendo non solo non risolve gli esempi di attacco e minaccia, ma complica la situazione con l'immotivato mostrarsi con la forza, quindi con l'intimidazione e la creazione dell'impressione che la metelkova sia un problema da risolvere con fucili automatici a canna lunga. Sotto il governo di estrema destra la polizia si è trasformata da un'organo professionale autonomo a un'orda di violenta, che crea conflitti e tensioni, invece di attuare i suoi doveri basilari, cioé: garantire la sicurezza de* cittadin* e della comunità, il rispetto della libertà e dei diritti umani, nonché il rafforzamento dello stato giuridico.\r\n\r\nPer quest'ondata di politiche di odio e violenza sono responsabili sia i governanti, che sono vicini a chi espone le proprie idee di intolleranza, sia quelli che si descrivono come la loro controparte sensibile alle tematiche sociali, ma che poi hanno demolito il Rog. Le \u003Cmark>ronde\u003C/mark> di strada, prendendo spunto dall'autorità cittadina, stanno già cercando nuove forme di azione. Sta diventando solo questione di tempo in che modo la violenza simbolica prenderà forma in attacchi concreti e \"pogrom\", indirizzati alle strutture di movimenti sociali e vesro l* abitanti della città.\r\n\r\nIgnorare e deridere queste minacce, che già da tempo stanno subendo numerosi spazi di aggregazione e singol*, non porterà alla loro scomparsa nella discarica della storia, dove e come li hanno portati l* nostr* predecessor* col consenso globale. Di sicuro le loro intenzioni vanno ben oltre il momentaneo chiarissimo bersaglio che è la Metelkova. Se vogliamo vivere in libertà, come società dobbiamo fare di più.\r\n\r\nPer questo all'AKC Metelkova mesto abbiamo fatto una chiamata di solidarietà e a una ribellione generale contro le minacce delle bande fasciste. Possiamo fermare loro cammino e violenza solamente se siamo uniti. Così, ognuno per sé e tutt* per un*, pensiamo cosa possiamo fare per mostrare chiaramente, che le vie di Lubiana sono antifasciste. Che la violenza fascista con i suoi simboli, messaggi, discorsi sulle nostre vie non abbia seguito. Facciamo in modo che potremo camminare per la nostra città spensierati, baciarci, tenerci per mano, ridere, creare, parlare, vivere. Esattamente così come siamo.\r\n\r\nAKC Metelkova mesto\r\nLjubljana, 9 febbraio 2021",[206],{"field":122,"matched_tokens":207,"snippet":203,"value":204},[70],{"best_field_score":93,"best_field_weight":125,"fields_matched":21,"num_tokens_dropped":45,"score":126,"tokens_matched":21,"typo_prefix_score":45},{"document":210,"highlight":230,"highlights":235,"text_match":91,"text_match_info":238},{"cat_link":211,"category":212,"comment_count":45,"id":213,"is_sticky":45,"permalink":214,"post_author":48,"post_content":215,"post_date":216,"post_excerpt":51,"post_id":213,"post_modified":217,"post_thumbnail":218,"post_thumbnail_html":219,"post_title":220,"post_type":56,"sort_by_date":221,"tag_links":222,"tags":226},[42],[44],"54608","http://radioblackout.org/2019/06/tornando-al-contrasto-al-muos/","Il movimento NoMuos prosegue le mobilitazioni con la manifestazione regionale in preparazione del Campeggio NoMuos 2019 a Niscemi, nel presidio permanente, dal 2 al 4 Agosto.\r\n\r\nIl 21 Giugno a Catania è indetta una manifestazione per riportare dopo tanto tempo le rivendicazioni di questa lotta nelle strade della città, per parlare di antimperialismo ed antimilitarismo, di devastazione ambientale, di ambientalismo e anticapitalismo, di guerre e immigrazione, come già è avvenuto mercoledì scorso in un convegno su questi temi più legati all'antimilitarismo e di cui ci ha parlato Fabio venerdì dai nostri microfoni\r\nSono questi gli elementi che caratterizzeranno questa grande manifestazione che sfilerà lungo le vie principali di una città martoriata, in pieno dissesto economico, con un tasso di disoccupazione elevatissimo, ricca di giovani che sono però costretti ad emigrare, perché mancano servizi, la santità non è delle migliori, il lavoro non si trova, ed anche chi ce l'ha è costretto a vivere una vita precaria, tra contratti saltuari e stipendi che non arrivano.\r\nCome se non bastasse il mondo dell'istruzione oggi valorizza le campagne di militarizzazione delle scuole, portando i bambini a fare le gite nelle basi militari – o facendogli indossare una bella divisa con tanto di scudo e manganello – e facendo i congressi nelle università spiegando quanto sia bello e necessario aggredire altri stati militarmente.\r\nE così invece che investire soldi in un'istruzione pubblica, in sanità o servizi sociali, si prediligono le ronde con cani antidroga nei licei.\r\n\r\nIntanto abbiamo sentito Fabio che ha creato una pagina web che aggiorna il conteggio dei secondi intercorsi dall'ultima volta che il M5S ha contrastato il Muos, raccontandoci le flebili mosse istituzionali e la rabbia del movimento:\r\n\r\nIl contrasto al Muos deve essere antimilitarista","17 Giugno 2019","2019-06-17 10:03:14","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2019/06/No-MUOS-e-M5S-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"225\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2019/06/No-MUOS-e-M5S-300x225.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2019/06/No-MUOS-e-M5S-300x225.jpg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2019/06/No-MUOS-e-M5S.jpg 600w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","Tornando al contrasto al Muos",1560765794,[223,224,225],"http://radioblackout.org/tag/antimilitarismo/","http://radioblackout.org/tag/niscemi/","http://radioblackout.org/tag/no-muos/",[227,228,229],"antimilitarismo","niscemi","no Muos",{"post_content":231},{"matched_tokens":232,"snippet":233,"value":234},[70],"servizi sociali, si prediligono le \u003Cmark>ronde\u003C/mark> con cani antidroga nei licei.\r","Il movimento NoMuos prosegue le mobilitazioni con la manifestazione regionale in preparazione del Campeggio NoMuos 2019 a Niscemi, nel presidio permanente, dal 2 al 4 Agosto.\r\n\r\nIl 21 Giugno a Catania è indetta una manifestazione per riportare dopo tanto tempo le rivendicazioni di questa lotta nelle strade della città, per parlare di antimperialismo ed antimilitarismo, di devastazione ambientale, di ambientalismo e anticapitalismo, di guerre e immigrazione, come già è avvenuto mercoledì scorso in un convegno su questi temi più legati all'antimilitarismo e di cui ci ha parlato Fabio venerdì dai nostri microfoni\r\nSono questi gli elementi che caratterizzeranno questa grande manifestazione che sfilerà lungo le vie principali di una città martoriata, in pieno dissesto economico, con un tasso di disoccupazione elevatissimo, ricca di giovani che sono però costretti ad emigrare, perché mancano servizi, la santità non è delle migliori, il lavoro non si trova, ed anche chi ce l'ha è costretto a vivere una vita precaria, tra contratti saltuari e stipendi che non arrivano.\r\nCome se non bastasse il mondo dell'istruzione oggi valorizza le campagne di militarizzazione delle scuole, portando i bambini a fare le gite nelle basi militari – o facendogli indossare una bella divisa con tanto di scudo e manganello – e facendo i congressi nelle università spiegando quanto sia bello e necessario aggredire altri stati militarmente.\r\nE così invece che investire soldi in un'istruzione pubblica, in sanità o servizi sociali, si prediligono le \u003Cmark>ronde\u003C/mark> con cani antidroga nei licei.\r\n\r\nIntanto abbiamo sentito Fabio che ha creato una pagina web che aggiorna il conteggio dei secondi intercorsi dall'ultima volta che il M5S ha contrastato il Muos, raccontandoci le flebili mosse istituzionali e la rabbia del movimento:\r\n\r\nIl contrasto al Muos deve essere antimilitarista",[236],{"field":122,"matched_tokens":237,"snippet":233,"value":234},[70],{"best_field_score":93,"best_field_weight":125,"fields_matched":21,"num_tokens_dropped":45,"score":126,"tokens_matched":21,"typo_prefix_score":45},{"document":240,"highlight":276,"highlights":281,"text_match":91,"text_match_info":284},{"cat_link":241,"category":242,"comment_count":45,"id":243,"is_sticky":45,"permalink":244,"post_author":48,"post_content":245,"post_date":246,"post_excerpt":51,"post_id":243,"post_modified":247,"post_thumbnail":248,"post_thumbnail_html":249,"post_title":250,"post_type":56,"sort_by_date":251,"tag_links":252,"tags":264},[42],[44],"48266","http://radioblackout.org/2018/06/censura-e-polizia-al-torino-pride-2018/","Quest’anno il Torino Pride è stato attraversato anche dagli attivist* che hanno lanciato Nessun Norma, altro corteo indecoroso per il 28 giugno, anniversario della rivolta di Stonewall.\r\nLa sfilata del 16 era organizzata dal Coordinamento Torino Pride con il patrocinio di Comune di Torino, Regione Piemonte, Consiglio regionale del Piemonte, Torino Metropolitana, Provincia di Cuneo, Provincia di Novara. Tra gli sponsor la Coop, la Gtt, Il corpo di polizia municipale della città di Torino, City Angels e Hydra Service.\r\n\r\nGli attivist* di Nessun Norma hanno distribuito volantini, che sono immediatamente entrati nel mirino della polizia, che li ha circondati pretendendo di sequestrare i volantini, per le immagini satiriche stampate sul retro. Immagini considerate offensive, perché non è lecito burlare ministri e sindaci. Specie se si tratta di Salvini, Fontana e Appendino. Diverse compagn* sono state identificate e minacciate dalla digos. Alla fine gli uomini e le donne della polizia politica si sono accontentat* di sequestrare solo una parte del materiale.\r\n\r\nMa non è finita lì. Più tardi un gruppo di Studenti Indipendenti ha aperto uno striscione in via Po ed acceso qualche fumogeno per attirare l’attenzione. Sullo striscione campeggiava la scritta “Il Pride è rivolta. Contro frontiere, decoro, istituzionalizzazione. Nessun Norma” Lo striscione è stato due volte rimosso dal servizio d’ordine del Pride. Un fumogeno è stato lanciato addosso alle persone.\r\n\r\nNe abbiamo parlato con Albi dell’assemblea Nessun Norma.\r\n\r\nAscolta la diretta:\r\n\r\n2018 06 19 Alby su censura al pride e evento Pride di giovedì 28 Giugno\r\n\r\nDi seguito il testo del volantino distribuito:\r\n\r\n“!Noi non dormiamo, Nessun* norma!\r\nnell'europa civile e democratica dei diritti e del libero scambio, per qualcun* le frontiere sono sempre più presidiate, recintate, militarizzate. il prezzo che si paga per superarle è scomparire in mare, attraversare le montagne o essere rinchius* in moderni lager. l’antirazzismo che vogliamo agire non è la commozione perbenista, voyeuristica o assistenziale che alimenta rapporti di potere asimmetrici e neo-coloniali fondati su un'idea d'integrazione lavorista schiacciata sui civilissimi modelli sociali, economici e politici europei. ci disgusta la narrazione di un occidente libero ed emancipato. esprimiamo solidarietà, complicità e mutualismo a chi cerca di abbattere le frontiere con i propri corpi e vissuti non conformi.\r\n\r\nleviamo la nostra voce contro le istituzioni benevole, le forze dell'ordine rassicuranti, le componenti normalizzanti, che mentre sfilano in questo pride sono anche al governo con salvini e la lega. non ci allineiamo con le istanze del movimento lgbt mainstream che per poter essere riconosciuto dalla norma ne perpetra i metodi. Non vogliamo che i nostri culi vengano brandizzati e strumentalizzati elettoralmente. le stesse istituzioni torinesi che oggi si autocelebrano, bonificano a tavolino quartieri, sovradeterminando corpi e desideri, sgomberano spazi sociali e campi rom nel nome della legalità e del decoro. non partecipiamo felici al rifacimento di quartieri da cui ci avete sbattuto fuori. non vogliamo attraversare spensierate i boulevard sabaudi barricati, non abbiamo intenzione di partecipare al vostro party esclusivo ma soprattutto escludente.\r\n\r\nsiamo trans*, vacche transumanti, antifasciste, lelle, infette, transfemminist*, psiconaute, frocie, punk, antisessiste, precarie, frochattare, antispeciste, queer, queen, squinzie, disokkupate, shampiste, cagne e sorche, mutanti.\r\n\r\nci prendiamo spazi in cui debordare, in cui vivere, mangiare, dormire e godere; luoghi in cui accogliamo e siamo accolte, in cui scambiamo, fluiamo ed espandiamo le nostre reti. siamo le creature dei parchi e delle frasche, pronte a risplendere da quegli angoli bui in cui ci volete relegare. il più alto dei grattacieli o la più cupa delle vostre nuvole non getterà mai ombra sulle nostre r-esistenze.\r\n\r\nrifiutiamo le categorie socialmente imposte, viviamo nelle intersezioni, nei confini, nei meticciamenti. non vogliamo incastrarci e ghettizzarci nei binarismi medicalizzati e psicologizzati: i nostri corpi e le nostre sessualità li attraversano, eccedono, deragliano. vomitiamo glitter su ogni tipo di norma. siamo orgogliose di altro e di essere altre. siamo ovunque - veniamo ovunque.\r\n\r\nsiamo frocie incazzate contro le frontiere, contro il decoro, contro la normalizzazione dei nostri corpi e desideri tutt* liber* di circolare ed autodeterminarsi!\r\n\r\nil 28 giugno ci riprendiamo le strade e le piazze dalle quali avete voluto cacciarci: partiremo da piazza palazzo di città alle 17:30 e sfileremo fino a parco dora dove allestiremo lo spazio per un queerparty!”\r\n\r\nQui quello degli Studenti Indipendenti:\r\n\r\n\"NESSUN DORMA!\", BASTA CHE STIATE ZITT*!\r\n(Cronaca di una giornata di orgogliosa repressione a cura di Coordinamento Torino Pride.)\r\n\r\nOrgoglios*?\r\nSiete orgoglios* di aver sfilato rivendicando l'antirazzismo e l'antifascismo affidando l'apertura della parata ad una Giunta comunale che avvalla un governo nazionale insieme a Salvini e Lega Nord?\r\n\r\nOrgoglios*?\r\nSiete orgoglios* di aver fatto alzare all'aria bandiere di Israele? Sì, quello Stato che uccide i/le civili palestinesi a colpi di cecchini.\r\n\r\nOrgoglios*?\r\nSiete orgoglios* dei City Angels? Sì, quegli squadristi finto-moderati che fanno ronde contro i/le migranti per strada nel nome del decoro.\r\n\r\nOrgoglios*?\r\nSiete orgoglios* degli sponsor? Sì, quelle aziende che utilizzano strumentalmente i corpi di milioni di persone solo per fare rainbow-washing allargando la scala del proprio profitto sulle nostre mobilitazioni.\r\n\r\nOrgoglios*?\r\nSiete orgoglios* di lasciare le forze dell'ordine libere di identificare, minacciare, provocare ed intimidire chi ritenuto politicamente scomodo? Sì, quelle stesse forze dell'ordine notoriamente antifasciste, antirazziste e democratiche. Ed oggi lo hanno dimostrato, reprimendo le nostre idee scritte su volantini sequestrati.\r\n\r\nOrgoglios*?\r\nSiete orgoglios* di un servizio di sicurezza che pratica violenza sulle persone? Sì, quel servizio d'ordine che oggi di fronte ad uno striscione appeso e qualche fumogeno acceso ha deciso con pratiche machiste, violente e prevaricatrici di strappare ripetute volte lo striscione, lanciare ad altezza d'uomo i fumogeni ed aggredire verbalmente con minacce ed insulti chi era semplicemente reo d'aver appeso uno striscione.\r\n\r\nOrgoglios*?\r\nSiete orgoglios* d'aver esercitato la repressione, la normalizzazione e la securizzazione dei corpi, dei pensieri, della libertà di movimento ed espressione anche dentro al Pride?\r\n\r\nNelle piazze, nei Pride, nelle strade, vogliamo essere liber* di accendere fumogeni, appendere striscioni, esprimerci, lottare, dissentire, muoverci.\r\n\r\nVogliamo abbattere ogni frontiera, ogni confine, ogni norma posta a limite della nostra libera autodeterminazione, questo per noi è l'orgoglio di lotta che vogliamo esprimere!\r\n\r\n\"NESSUN* NORMA\", contro frontiere e decoro!\r\n\r\nQui il comunicato di Ah Squeerto:\r\n“questo pomeriggio, durante la parata del Torino pride 2018, siamo stat* intimidit* dalla digos, che dopo averci scortato per una buona mezz'ora da vere dive quali siamo, ha preteso che le venisse consegnato il materiale che stavamo distribuendo. Il materiale consisteva in un invito al 28 giugno (qui trovate l'evento con il rispettivo testo: Nessun* Norma Pride 2018 ) corredato da immagini che a quanto pare hanno scandalizzato le forze dell'ordine. Alcun* di noi sono stat* costrett* a identificarsi e schedat*, qualche volantino è stato ritirato previa minaccia di un soggiorno in caserma. Anche i volontari del Coordinamento Torino Pride sono intervenuti con solerzia durante la giornata per ripristinare l'ordine, insultandoci e consigliandoci vivacemente di sparire.\r\n\r\nQuindi, vediamo chi continua a fare finta di non capire. Il pride è per tutti e per tutte, una giornata di libertà all'insegna dei diritti... A MENO CHE voi non facciate presente che chi sta orgogliosamente sfilando alla testa del corteo è al governo con la lega, un governo razzista e omotransfobico che quotidianamente umilia e perseguita i nostri corpi; un governo che presidia le frontiere e lascia morire di stenti in mezzo al mare. In questo caso la repressione è celere: come vi permettete di rovinare questo giorno di festa?\r\n\r\nMa per noi questo non è un giorno di festa. Denunciamo la presenza massiccia di forze dell'ordine (adulate e ringraziate dagli organizzatori) che vogliono insegnarci di cosa possiamo e di cosa non possiamo sentirci orgoglios*. Denunciamo la deriva autocelebrativa di questo pride, vetrina rainbow per discoteche e partiti in cerca di elettori. Denunciamo il silenzio al quale hanno cercato di piegarci con metodi violenti e intimidatori.\r\nVi invitiamo a partecipare numeros* giovedì 28 per il NESSUN* NORMA Pride e a gustarvi alcune delle immagini che oggi abbiamo provato a distribuire.\r\nFIRST PRIDE WAS A RIOT! Costruiamo un pride di lotta! Contro decoro e frontiere”","19 Giugno 2018","2018-06-22 17:10:11","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2018/06/pride-rivolta-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"225\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2018/06/pride-rivolta-300x225.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2018/06/pride-rivolta-300x225.jpg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2018/06/pride-rivolta-768x576.jpg 768w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2018/06/pride-rivolta.jpg 960w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","Censura e polizia al Torino Pride 2018",1529413153,[253,254,255,256,257,258,259,260,261,262,263],"http://radioblackout.org/tag/appendino/","http://radioblackout.org/tag/digos/","http://radioblackout.org/tag/fontana/","http://radioblackout.org/tag/nessun-norma/","http://radioblackout.org/tag/pride/","http://radioblackout.org/tag/repressione/","http://radioblackout.org/tag/rivolta/","http://radioblackout.org/tag/salvini/","http://radioblackout.org/tag/servizio-dordine-torino-pride/","http://radioblackout.org/tag/stonewall/","http://radioblackout.org/tag/torino-pride/",[265,266,267,268,269,270,271,272,273,274,275],"appendino","digos","fontana","nessun* norma","Pride","repressione","rivolta","salvini","servizio d'ordine torino pride","stonewall","Torino pride",{"post_content":277},{"matched_tokens":278,"snippet":279,"value":280},[70],"quegli squadristi finto-moderati che fanno \u003Cmark>ronde\u003C/mark> contro i/le migranti per strada","Quest’anno il Torino Pride è stato attraversato anche dagli attivist* che hanno lanciato Nessun Norma, altro corteo indecoroso per il 28 giugno, anniversario della rivolta di Stonewall.\r\nLa sfilata del 16 era organizzata dal Coordinamento Torino Pride con il patrocinio di Comune di Torino, Regione Piemonte, Consiglio regionale del Piemonte, Torino Metropolitana, Provincia di Cuneo, Provincia di Novara. Tra gli sponsor la Coop, la Gtt, Il corpo di polizia municipale della città di Torino, City Angels e Hydra Service.\r\n\r\nGli attivist* di Nessun Norma hanno distribuito volantini, che sono immediatamente entrati nel mirino della polizia, che li ha circondati pretendendo di sequestrare i volantini, per le immagini satiriche stampate sul retro. Immagini considerate offensive, perché non è lecito burlare ministri e sindaci. Specie se si tratta di Salvini, Fontana e Appendino. Diverse compagn* sono state identificate e minacciate dalla digos. Alla fine gli uomini e le donne della polizia politica si sono accontentat* di sequestrare solo una parte del materiale.\r\n\r\nMa non è finita lì. Più tardi un gruppo di Studenti Indipendenti ha aperto uno striscione in via Po ed acceso qualche fumogeno per attirare l’attenzione. Sullo striscione campeggiava la scritta “Il Pride è rivolta. Contro frontiere, decoro, istituzionalizzazione. Nessun Norma” Lo striscione è stato due volte rimosso dal servizio d’ordine del Pride. Un fumogeno è stato lanciato addosso alle persone.\r\n\r\nNe abbiamo parlato con Albi dell’assemblea Nessun Norma.\r\n\r\nAscolta la diretta:\r\n\r\n2018 06 19 Alby su censura al pride e evento Pride di giovedì 28 Giugno\r\n\r\nDi seguito il testo del volantino distribuito:\r\n\r\n“!Noi non dormiamo, Nessun* norma!\r\nnell'europa civile e democratica dei diritti e del libero scambio, per qualcun* le frontiere sono sempre più presidiate, recintate, militarizzate. il prezzo che si paga per superarle è scomparire in mare, attraversare le montagne o essere rinchius* in moderni lager. l’antirazzismo che vogliamo agire non è la commozione perbenista, voyeuristica o assistenziale che alimenta rapporti di potere asimmetrici e neo-coloniali fondati su un'idea d'integrazione lavorista schiacciata sui civilissimi modelli sociali, economici e politici europei. ci disgusta la narrazione di un occidente libero ed emancipato. esprimiamo solidarietà, complicità e mutualismo a chi cerca di abbattere le frontiere con i propri corpi e vissuti non conformi.\r\n\r\nleviamo la nostra voce contro le istituzioni benevole, le forze dell'ordine rassicuranti, le componenti normalizzanti, che mentre sfilano in questo pride sono anche al governo con salvini e la lega. non ci allineiamo con le istanze del movimento lgbt mainstream che per poter essere riconosciuto dalla norma ne perpetra i metodi. Non vogliamo che i nostri culi vengano brandizzati e strumentalizzati elettoralmente. le stesse istituzioni torinesi che oggi si autocelebrano, bonificano a tavolino quartieri, sovradeterminando corpi e desideri, sgomberano spazi sociali e campi rom nel nome della legalità e del decoro. non partecipiamo felici al rifacimento di quartieri da cui ci avete sbattuto fuori. non vogliamo attraversare spensierate i boulevard sabaudi barricati, non abbiamo intenzione di partecipare al vostro party esclusivo ma soprattutto escludente.\r\n\r\nsiamo trans*, vacche transumanti, antifasciste, lelle, infette, transfemminist*, psiconaute, frocie, punk, antisessiste, precarie, frochattare, antispeciste, queer, queen, squinzie, disokkupate, shampiste, cagne e sorche, mutanti.\r\n\r\nci prendiamo spazi in cui debordare, in cui vivere, mangiare, dormire e godere; luoghi in cui accogliamo e siamo accolte, in cui scambiamo, fluiamo ed espandiamo le nostre reti. siamo le creature dei parchi e delle frasche, pronte a risplendere da quegli angoli bui in cui ci volete relegare. il più alto dei grattacieli o la più cupa delle vostre nuvole non getterà mai ombra sulle nostre r-esistenze.\r\n\r\nrifiutiamo le categorie socialmente imposte, viviamo nelle intersezioni, nei confini, nei meticciamenti. non vogliamo incastrarci e ghettizzarci nei binarismi medicalizzati e psicologizzati: i nostri corpi e le nostre sessualità li attraversano, eccedono, deragliano. vomitiamo glitter su ogni tipo di norma. siamo orgogliose di altro e di essere altre. siamo ovunque - veniamo ovunque.\r\n\r\nsiamo frocie incazzate contro le frontiere, contro il decoro, contro la normalizzazione dei nostri corpi e desideri tutt* liber* di circolare ed autodeterminarsi!\r\n\r\nil 28 giugno ci riprendiamo le strade e le piazze dalle quali avete voluto cacciarci: partiremo da piazza palazzo di città alle 17:30 e sfileremo fino a parco dora dove allestiremo lo spazio per un queerparty!”\r\n\r\nQui quello degli Studenti Indipendenti:\r\n\r\n\"NESSUN DORMA!\", BASTA CHE STIATE ZITT*!\r\n(Cronaca di una giornata di orgogliosa repressione a cura di Coordinamento Torino Pride.)\r\n\r\nOrgoglios*?\r\nSiete orgoglios* di aver sfilato rivendicando l'antirazzismo e l'antifascismo affidando l'apertura della parata ad una Giunta comunale che avvalla un governo nazionale insieme a Salvini e Lega Nord?\r\n\r\nOrgoglios*?\r\nSiete orgoglios* di aver fatto alzare all'aria bandiere di Israele? Sì, quello Stato che uccide i/le civili palestinesi a colpi di cecchini.\r\n\r\nOrgoglios*?\r\nSiete orgoglios* dei City Angels? Sì, quegli squadristi finto-moderati che fanno \u003Cmark>ronde\u003C/mark> contro i/le migranti per strada nel nome del decoro.\r\n\r\nOrgoglios*?\r\nSiete orgoglios* degli sponsor? Sì, quelle aziende che utilizzano strumentalmente i corpi di milioni di persone solo per fare rainbow-washing allargando la scala del proprio profitto sulle nostre mobilitazioni.\r\n\r\nOrgoglios*?\r\nSiete orgoglios* di lasciare le forze dell'ordine libere di identificare, minacciare, provocare ed intimidire chi ritenuto politicamente scomodo? Sì, quelle stesse forze dell'ordine notoriamente antifasciste, antirazziste e democratiche. Ed oggi lo hanno dimostrato, reprimendo le nostre idee scritte su volantini sequestrati.\r\n\r\nOrgoglios*?\r\nSiete orgoglios* di un servizio di sicurezza che pratica violenza sulle persone? Sì, quel servizio d'ordine che oggi di fronte ad uno striscione appeso e qualche fumogeno acceso ha deciso con pratiche machiste, violente e prevaricatrici di strappare ripetute volte lo striscione, lanciare ad altezza d'uomo i fumogeni ed aggredire verbalmente con minacce ed insulti chi era semplicemente reo d'aver appeso uno striscione.\r\n\r\nOrgoglios*?\r\nSiete orgoglios* d'aver esercitato la repressione, la normalizzazione e la securizzazione dei corpi, dei pensieri, della libertà di movimento ed espressione anche dentro al Pride?\r\n\r\nNelle piazze, nei Pride, nelle strade, vogliamo essere liber* di accendere fumogeni, appendere striscioni, esprimerci, lottare, dissentire, muoverci.\r\n\r\nVogliamo abbattere ogni frontiera, ogni confine, ogni norma posta a limite della nostra libera autodeterminazione, questo per noi è l'orgoglio di lotta che vogliamo esprimere!\r\n\r\n\"NESSUN* NORMA\", contro frontiere e decoro!\r\n\r\nQui il comunicato di Ah Squeerto:\r\n“questo pomeriggio, durante la parata del Torino pride 2018, siamo stat* intimidit* dalla digos, che dopo averci scortato per una buona mezz'ora da vere dive quali siamo, ha preteso che le venisse consegnato il materiale che stavamo distribuendo. Il materiale consisteva in un invito al 28 giugno (qui trovate l'evento con il rispettivo testo: Nessun* Norma Pride 2018 ) corredato da immagini che a quanto pare hanno scandalizzato le forze dell'ordine. Alcun* di noi sono stat* costrett* a identificarsi e schedat*, qualche volantino è stato ritirato previa minaccia di un soggiorno in caserma. Anche i volontari del Coordinamento Torino Pride sono intervenuti con solerzia durante la giornata per ripristinare l'ordine, insultandoci e consigliandoci vivacemente di sparire.\r\n\r\nQuindi, vediamo chi continua a fare finta di non capire. Il pride è per tutti e per tutte, una giornata di libertà all'insegna dei diritti... A MENO CHE voi non facciate presente che chi sta orgogliosamente sfilando alla testa del corteo è al governo con la lega, un governo razzista e omotransfobico che quotidianamente umilia e perseguita i nostri corpi; un governo che presidia le frontiere e lascia morire di stenti in mezzo al mare. In questo caso la repressione è celere: come vi permettete di rovinare questo giorno di festa?\r\n\r\nMa per noi questo non è un giorno di festa. Denunciamo la presenza massiccia di forze dell'ordine (adulate e ringraziate dagli organizzatori) che vogliono insegnarci di cosa possiamo e di cosa non possiamo sentirci orgoglios*. Denunciamo la deriva autocelebrativa di questo pride, vetrina rainbow per discoteche e partiti in cerca di elettori. Denunciamo il silenzio al quale hanno cercato di piegarci con metodi violenti e intimidatori.\r\nVi invitiamo a partecipare numeros* giovedì 28 per il NESSUN* NORMA Pride e a gustarvi alcune delle immagini che oggi abbiamo provato a distribuire.\r\nFIRST PRIDE WAS A RIOT! Costruiamo un pride di lotta! Contro decoro e frontiere”",[282],{"field":122,"matched_tokens":283,"snippet":279,"value":280},[70],{"best_field_score":93,"best_field_weight":125,"fields_matched":21,"num_tokens_dropped":45,"score":126,"tokens_matched":21,"typo_prefix_score":45},6678,{"collection_name":56,"first_q":287,"per_page":288,"q":287},"RONDE",6,5,{"facet_counts":291,"found":289,"hits":328,"out_of":501,"page":21,"request_params":502,"search_cutoff":34,"search_time_ms":11},[292,305],{"counts":293,"field_name":302,"sampled":34,"stats":303},[294,296,298,300],{"count":14,"highlighted":295,"value":295},"anarres",{"count":21,"highlighted":297,"value":297},"arsider",{"count":21,"highlighted":299,"value":299},"metix flow",{"count":21,"highlighted":301,"value":301},"Radio Borroka","podcastfilter",{"total_values":304},4,{"counts":306,"field_name":33,"sampled":34,"stats":326},[307,309,311,312,314,316,318,320,322,324],{"count":21,"highlighted":308,"value":308},"grecia",{"count":21,"highlighted":310,"value":310},"idomeni",{"count":21,"highlighted":295,"value":295},{"count":21,"highlighted":313,"value":313},"Loi Travail",{"count":21,"highlighted":315,"value":315},"corteo anarchico",{"count":21,"highlighted":317,"value":317},"blocco raffinerie",{"count":21,"highlighted":319,"value":319},"deportazione profughi",{"count":21,"highlighted":321,"value":321},"anarres 27 maggio 2016",{"count":21,"highlighted":323,"value":323},"2 giugno antimilitarista",{"count":21,"highlighted":325,"value":325},"fiaccolata dei poliziotti",{"total_values":327},24,[329,394,423,444,479],{"document":330,"highlight":361,"highlights":382,"text_match":389,"text_match_info":390},{"comment_count":45,"id":331,"is_sticky":45,"permalink":332,"podcastfilter":333,"post_author":334,"post_content":335,"post_date":336,"post_excerpt":51,"post_id":331,"post_modified":337,"post_thumbnail":338,"post_title":339,"post_type":340,"sort_by_date":341,"tag_links":342,"tags":352},"97675","http://radioblackout.org/podcast/08-05-25-arsider-speciale-degrado/",[297],"outsidermusic","[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/05/080525_SPECIALE_DEGRADO.mp3\"][/audio]\r\n\"Il riconoscimento” è il prerequisito della giustizia. In un mondo in cui gli attori politici sono ridotti a spettacolo, l’unica giustizia possibile è quella dell’immagine, quella del corpo che agisce senza parlare. E così l’influencer nazionalista diventa il nuovo volto di un’epoca che ha smesso di pensare e ha iniziato a guardare.\r\nQuesta estetizzazione della giustizia si radica nel degrado cognitivo e sociale delle società neoliberali. La rapidità dei contenuti, la superficialità della comunicazione, l'emotività della visione virale, tutto contribuisce a rendere la giustizia un'azione estetica. L’influencer non opera un'analisi razionale del conflitto, ma lo esibisce come un'azione immediata, direttamente esecutiva. La giustizia diventa così una performance, non una deliberazione. La sua efficacia è garantita dalla sua visibilità.\r\nNel paradigma attuale, il reale non viene analizzato: viene consumato. Il degrado diventa pornografia urbana. Un genere codificato. Telecamere traballanti, voci allarmate, riprese notturne, facce sgranate: estetica dell’insicurezza. Il quartiere non viene raccontato: viene spettacolarizzato. La rappresentazione del disagio diventa un genere televisivo. Il degrado diventa format.\r\nE il pubblico consuma. Non interroga, non riflette, consuma. Il tossico diventa l’equivalente urbano del mostro in un film horror: genera repulsione e sollievo. Repulsione per la sua esistenza, sollievo per non esserlo.","9 Maggio 2025","2025-05-09 11:15:24","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/05/1-200x110.png","08/05/25 | ARSIDER | SPECIALE DEGRADO","podcast",1746789136,[343,344,345,346,347,348,349,350,351],"http://radioblackout.org/tag/droga/","http://radioblackout.org/tag/exploitation/","http://radioblackout.org/tag/lorusso-pezzo-di-merda/","http://radioblackout.org/tag/meme/","http://radioblackout.org/tag/merda/","http://radioblackout.org/tag/noise/","http://radioblackout.org/tag/ronde/","http://radioblackout.org/tag/trincerone/","http://radioblackout.org/tag/violenza/",[353,354,355,356,357,358,287,359,360],"droga","EXPLOITATION","LORUSSO PEZZO DI MERDA","meme","merda","noise","TRINCERONE","violenza",{"tags":362},[363,365,367,369,371,373,375,378,380],{"matched_tokens":364,"snippet":353,"value":353},[],{"matched_tokens":366,"snippet":354,"value":354},[],{"matched_tokens":368,"snippet":355,"value":355},[],{"matched_tokens":370,"snippet":356,"value":356},[],{"matched_tokens":372,"snippet":357,"value":357},[],{"matched_tokens":374,"snippet":358,"value":358},[],{"matched_tokens":376,"snippet":377,"value":377},[287],"\u003Cmark>RONDE\u003C/mark>",{"matched_tokens":379,"snippet":359,"value":359},[],{"matched_tokens":381,"snippet":360,"value":360},[],[383],{"field":33,"indices":384,"matched_tokens":385,"snippets":387,"values":388},[288],[386],[287],[377],[377],578730123365712000,{"best_field_score":391,"best_field_weight":392,"fields_matched":21,"num_tokens_dropped":45,"score":393,"tokens_matched":21,"typo_prefix_score":45},"1108091339008",13,"578730123365711977",{"document":395,"highlight":414,"highlights":419,"text_match":91,"text_match_info":422},{"comment_count":45,"id":396,"is_sticky":45,"permalink":397,"podcastfilter":398,"post_author":399,"post_content":400,"post_date":401,"post_excerpt":51,"post_id":396,"post_modified":402,"post_thumbnail":403,"post_title":404,"post_type":340,"sort_by_date":405,"tag_links":406,"tags":410},"96808","http://radioblackout.org/podcast/metix-flow-28-marzo-2025/",[299],"metrixflow","Mentre i primi 20 migranti vengono reclusi nell'appena riaperto CPR di Torino, la violenza delle forze dell'ordine e degli enti gestori negli altri CPR italiani aumenta d'intensità.\r\n\r\nAbbiamo poi parlato della conversione dei centri di \"accoglienza\" in Albania, in nuovi CPR oltreconfine e dei 32 centri per migranti funzionanti in Turchia abbondantemente finanziati dall'UE.\r\n\r\nInfine le ronde \"anti maranza\" di Milano, figlie della narrazione tossica sempre più normalizzata ed accettata, che dipinge gli stranieri come delinquenti.\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/03/metix-flow-28-marzo-2025.mp3\"][/audio]\r\n\r\n ","30 Marzo 2025","2025-03-30 20:11:13","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/03/zapa296-4-200x110.jpg","Metix Flow - 28 marzo 2025",1743365473,[407,408,409],"http://radioblackout.org/tag/cpr/","http://radioblackout.org/tag/cpr-albania/","http://radioblackout.org/tag/migranti/",[411,412,413],"cpr","cpr albania","migranti",{"post_content":415},{"matched_tokens":416,"snippet":417,"value":418},[70],"abbondantemente finanziati dall'UE.\r\n\r\nInfine le \u003Cmark>ronde\u003C/mark> \"anti maranza\" di Milano, figlie","Mentre i primi 20 migranti vengono reclusi nell'appena riaperto CPR di Torino, la violenza delle forze dell'ordine e degli enti gestori negli altri CPR italiani aumenta d'intensità.\r\n\r\nAbbiamo poi parlato della conversione dei centri di \"accoglienza\" in Albania, in nuovi CPR oltreconfine e dei 32 centri per migranti funzionanti in Turchia abbondantemente finanziati dall'UE.\r\n\r\nInfine le \u003Cmark>ronde\u003C/mark> \"anti maranza\" di Milano, figlie della narrazione tossica sempre più normalizzata ed accettata, che dipinge gli stranieri come delinquenti.\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/03/metix-flow-28-marzo-2025.mp3\"][/audio]\r\n\r\n ",[420],{"field":122,"matched_tokens":421,"snippet":417,"value":418},[70],{"best_field_score":93,"best_field_weight":125,"fields_matched":21,"num_tokens_dropped":45,"score":126,"tokens_matched":21,"typo_prefix_score":45},{"document":424,"highlight":436,"highlights":440,"text_match":91,"text_match_info":443},{"comment_count":45,"id":425,"is_sticky":45,"permalink":426,"podcastfilter":427,"post_author":295,"post_content":428,"post_date":429,"post_excerpt":51,"post_id":425,"post_modified":430,"post_thumbnail":431,"post_title":432,"post_type":340,"sort_by_date":433,"tag_links":434,"tags":435},"87301","http://radioblackout.org/podcast/anarres-del-9-febbraio-antifa-in-barriera-repressione-e-controllo-a-scuola-la-favola-del-nucleare/",[295],"ll podcast del nostro viaggio del venerdì su Anarres, il pianeta delle utopie concrete.\r\nDalle 11 alle 13 sui 105,250 delle libere frequenze di Blackout. Anche in streaming. \r\n\r\nAscolta e diffondi l’audio della puntata:\r\n\r\n \r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/02/2024-02-09-anarres.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nDirette, approfondimenti, idee, proposte, appuntamenti:\r\n\r\nAntifascisti in Barriera di Milano\r\nIl presidente della VI circoscrizione Lomanto si è dovuto accontentare degli assessori comunali e regionali alla sicurezza Pentenero e Ricca. I capi della polizia, dell’esercito e il ministro dell’Interno, pure invitati con ampio anticipo, non si sono presentati al consiglio circoscrizionale aperto dell’8 febbraio sulla “sicurezza” in Barriera.\r\nC’erano, non invitati ma molto vivaci gli antifascisti, ai quali l’incontro in circoscrizione è stato interdetto.\r\nIn ampio anticipo via Leoncavallo, dove c’era l’incontro, è stata bloccata da carabinieri e poliziotti in assetto antisommossa e da camionette che hanno chiuso la circolazione delle auto.\r\nTra interventi, musica e sberleffi, il presidio antifascista è durato oltre due ore, portando in piazza le ragioni di chi abita in Barriera all’insegna della solidarietà e del mutuo appoggio tra sfruttat*. Numerosi interventi hanno messo l’accento sull’unica vera sicurezza per tutte e per tutti: una casa decorosa, l’accesso alle cure ed alla prevenzione, l’eliminazione del proibizionismo, la fine della precarietà e dello sfruttamento imposti da un capitalismo sempre più feroce e vorace.\r\nLa narrazione delle destre (ma non solo) ruota intorno ad una falsa immagine di Barriera come quartiere pericoloso, che diviene un laboratorio per le politiche giustizialiste della destra. La parola chiave è “degrado”: usata per esporre – rendendola “indecorosa” – la povertà e la fragilità di coloro che sono all’ultimo gradino della scala sociale, innescando un meccanismo di paura e di disprezzo collettivo. Una logica che risponde alla supposta superiorità degli italiani rispetto agli immigrati, i primi sinonimo di lavoro onesto, i secondi di criminalità e di spaccio. Tale narrazione attiva un’unica risposta: quella dell’autorità, della forza, della repressione, delle ronde fai-da-te mascherate da “passeggiate per la legalità”.\r\nDa qualche settimana il governo, per soddisfare le richieste della VI circoscrizione e dell’assessore regionale alle politiche sociali, ha deciso di destinare in Barriera una parte delle truppe destinate a Torino per l’operazione “strade sicure”. Il quartiere è stato pesantemente militarizzato, con controlli ossessivi in ogni angolo, per spingere un po’ più in là il babau di questa periferia: i pusher neri che stazionano agli angoli in attesa dei clienti.\r\nLa campagna elettorale è ormai entrata nel vivo. Quando finirà chi vive in Barriera scoprirà di essere pover* come prima. Ma più controllat*.\r\n\r\nLa scuola va alla guerra\r\nContinuano a piovere segnalazioni di nuove iniziative per favorire la militarizzazione delle scuole e l’arruolamento di ragazzi e ragazze.\r\nSi va “dall’ora delle culture aeree” ai centri di orientamento post diploma che mettono al primo posto le carriere militari.\r\nIn una scuola di Mirafiori la dirigenza scolastica ha deciso di chiudere la mensa per una settimana, una punizione collettiva per non aver denunciato gli autor* di un paio di scritte.\r\nAi docenti un recente decreto mette il bavaglio vietando le critiche pubbliche alla scuola.\r\n\r\nSpaccare l’atomo in quattro\r\nIl 16 febbraio, ci sarà una serata di informazione e confronto sul nucleare.\r\nIntrodurrà l’incontro Angelo Tartaglia, professore emerito del Politecnico di Torino, autore de “Spaccare l’atomo in quattro. Contro la favola del nucleare”\r\nIl nucleare, travestito da energia green, è entrato nell’agenda della Cop 28, svoltasi in Qatar, una delle petromonarchie della penisola arabica, come energia “pulita” che non compromette il clima.\r\nNon bastano i disastri di Cernobyl e Fukushima a far desistere la lobby atomica.\r\nI maghi dell’atomo tentano ancora una volta di legittimare questa tecnologia pericolosa, verniciandola di verde e raccontandoci la storiella del nucleare di quarta generazione “nuovo” e “sicuro”. Una favola, una delle tante che si raccontano sul nucleare, prima tra tutte quella del “nucleare di quarta generazione” venduto come obiettivo realizzato e che, invece, non esiste. \r\nCon Angelo Tartaglia abbiamo anticipato alcune delle tematiche di cui discuteremo venerdì 16 febbraio alle ore 21 alla FAT, in corso Palermo 46\r\n\r\nProssime iniziative:\r\n\r\nVenerdì 16 febbraio\r\nore 21 alla FAT\r\nin corso Palermo 46\r\nSpaccare l’atomo in quattro. Contro la favola del nucleare\r\nIl nucleare, travestito da energia green, è entrato nell’agenda della Cop 28, svoltasi in Qatar, una delle petromonarchie della penisola arabica, come energia “pulita” che non compromette il clima.\r\nNon bastano i disastri di Cernobyl e Fukushima a far desistere la lobby atomica.\r\nI maghi dell’atomo tentano ancora una volta di legittimare questa tecnologia pericolosa, verniciandola di verde e raccontandoci la storiella del nucleare di quarta generazione “nuovo” e “sicuro”. Il “nucleare di quarta generazione” viene spacciato per obiettivo realizzato e, invece, non esiste.\r\nMa.\r\nEsistono e continuano ad essere pericolose le scorie che, nonostante le centrali nucleari italiane siano chiuse da decenni, restano una questione irrisolta e, probabilmente, irresolubile. \r\nIntrodurrà l’incontro Angelo Tartaglia, professore emerito del Politecnico di Torino, autore de “Spaccare l’atomo in quattro. Contro la favola del nucleare”\r\n\r\nSabato 24 febbraio\r\nA due anni dall’inizio della guerra in Ucraina\r\nGiornata di lotta antimilitarista\r\nore 15 piazza Castello\r\nCon i disertori di tutte le guerre\r\nContro tutti gli eserciti e i nazionalismi, per un mondo senza frontiere\r\nInterventi, musica, azioni performanti\r\nConcerto di Alessio Lega\r\n\r\nSabato 2 marzo\r\nore 14,30 corso Palermo angolo via Sesia\r\nVia i militari da Barriera!\r\nLa vera sicurezza è un mondo senza fascisti, senza polizia, senza sfruttamento. Un mondo di liberi ed uguali.\r\nA chi vive in Barriera serve una sanità gratuita ed efficiente, che garantisca a tutt* prevenzione e cura. Servono trasporti pubblici gratuiti, case, scuole.\r\nFacciamola finita con i lavori precari, pericolosi, mal pagati: la sicurezza è lavorare molto meno con buoni salari per tutti.\r\nPresidio con interventi, musica, pannelli info e quello ciascuno vuol portare in piazza…\r\n\r\nVenerdì 22 marzo\r\nOre 21 corso Palermo 46\r\nDecolonialità e internazionalismo\r\nInterverrà Federico Ferretti, geografo, docente all'università di Bologna.\r\n\r\nVenerdì 12 aprile\r\nEmma Goldman\r\nLa donna più pericolosa d'America\r\nOre 21 corso Palermo 46\r\nNe parliamo con Selva Varengo curatrice della nuova edizione di \"Vivendo la mia vita\", l'autobiografia che Emma Goldman scrisse nel 1934.\r\n\r\nOgni martedì fai un salto da\r\n(A)distro – libri, giornali, documenti e… tanto altro \r\nSeriRiot – serigrafia autoprodotta benefit lotte\r\nVieni a spulciare tra i libri e le riviste, le magliette e i volantini! \r\nSostieni l’autoproduzione e l’informazione libera dallo stato e dal mercato!\r\nInformati su lotte e appuntamenti!\r\ndalle 18 alle 20 in corso Palermo 46\r\n\r\nContatti:\r\n\r\nFederazione Anarchica Torinese\r\ncorso Palermo 46 \r\nRiunioni – aperte agli interessati - ogni martedì dalle 20\r\nContatti:\r\nfai_torino@autistici.org\r\n@senzafrontiere.to/\r\nhttps://t.me/SenzaFrontiere\r\n\r\nIscriviti alla nostra newsletter, mandando un messaggio alla pagina FB oppure una mail\r\n\r\nscrivi a: anarres@inventati.org\r\n\r\nwww.anarresinfo.org","15 Febbraio 2024","2024-02-15 21:41:32","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/02/2024-02-06-manif-nucleare-color-200x110.jpg","Anarres del 9 febbraio. Antifa in Barriera. Repressione e controllo a scuola. La favola del nucleare...",1708033274,[],[],{"post_content":437},{"matched_tokens":438,"snippet":118,"value":439},[70],"ll podcast del nostro viaggio del venerdì su Anarres, il pianeta delle utopie concrete.\r\nDalle 11 alle 13 sui 105,250 delle libere frequenze di Blackout. Anche in streaming. \r\n\r\nAscolta e diffondi l’audio della puntata:\r\n\r\n \r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/02/2024-02-09-anarres.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nDirette, approfondimenti, idee, proposte, appuntamenti:\r\n\r\nAntifascisti in Barriera di Milano\r\nIl presidente della VI circoscrizione Lomanto si è dovuto accontentare degli assessori comunali e regionali alla sicurezza Pentenero e Ricca. I capi della polizia, dell’esercito e il ministro dell’Interno, pure invitati con ampio anticipo, non si sono presentati al consiglio circoscrizionale aperto dell’8 febbraio sulla “sicurezza” in Barriera.\r\nC’erano, non invitati ma molto vivaci gli antifascisti, ai quali l’incontro in circoscrizione è stato interdetto.\r\nIn ampio anticipo via Leoncavallo, dove c’era l’incontro, è stata bloccata da carabinieri e poliziotti in assetto antisommossa e da camionette che hanno chiuso la circolazione delle auto.\r\nTra interventi, musica e sberleffi, il presidio antifascista è durato oltre due ore, portando in piazza le ragioni di chi abita in Barriera all’insegna della solidarietà e del mutuo appoggio tra sfruttat*. Numerosi interventi hanno messo l’accento sull’unica vera sicurezza per tutte e per tutti: una casa decorosa, l’accesso alle cure ed alla prevenzione, l’eliminazione del proibizionismo, la fine della precarietà e dello sfruttamento imposti da un capitalismo sempre più feroce e vorace.\r\nLa narrazione delle destre (ma non solo) ruota intorno ad una falsa immagine di Barriera come quartiere pericoloso, che diviene un laboratorio per le politiche giustizialiste della destra. La parola chiave è “degrado”: usata per esporre – rendendola “indecorosa” – la povertà e la fragilità di coloro che sono all’ultimo gradino della scala sociale, innescando un meccanismo di paura e di disprezzo collettivo. Una logica che risponde alla supposta superiorità degli italiani rispetto agli immigrati, i primi sinonimo di lavoro onesto, i secondi di criminalità e di spaccio. Tale narrazione attiva un’unica risposta: quella dell’autorità, della forza, della repressione, delle \u003Cmark>ronde\u003C/mark> fai-da-te mascherate da “passeggiate per la legalità”.\r\nDa qualche settimana il governo, per soddisfare le richieste della VI circoscrizione e dell’assessore regionale alle politiche sociali, ha deciso di destinare in Barriera una parte delle truppe destinate a Torino per l’operazione “strade sicure”. Il quartiere è stato pesantemente militarizzato, con controlli ossessivi in ogni angolo, per spingere un po’ più in là il babau di questa periferia: i pusher neri che stazionano agli angoli in attesa dei clienti.\r\nLa campagna elettorale è ormai entrata nel vivo. Quando finirà chi vive in Barriera scoprirà di essere pover* come prima. Ma più controllat*.\r\n\r\nLa scuola va alla guerra\r\nContinuano a piovere segnalazioni di nuove iniziative per favorire la militarizzazione delle scuole e l’arruolamento di ragazzi e ragazze.\r\nSi va “dall’ora delle culture aeree” ai centri di orientamento post diploma che mettono al primo posto le carriere militari.\r\nIn una scuola di Mirafiori la dirigenza scolastica ha deciso di chiudere la mensa per una settimana, una punizione collettiva per non aver denunciato gli autor* di un paio di scritte.\r\nAi docenti un recente decreto mette il bavaglio vietando le critiche pubbliche alla scuola.\r\n\r\nSpaccare l’atomo in quattro\r\nIl 16 febbraio, ci sarà una serata di informazione e confronto sul nucleare.\r\nIntrodurrà l’incontro Angelo Tartaglia, professore emerito del Politecnico di Torino, autore de “Spaccare l’atomo in quattro. Contro la favola del nucleare”\r\nIl nucleare, travestito da energia green, è entrato nell’agenda della Cop 28, svoltasi in Qatar, una delle petromonarchie della penisola arabica, come energia “pulita” che non compromette il clima.\r\nNon bastano i disastri di Cernobyl e Fukushima a far desistere la lobby atomica.\r\nI maghi dell’atomo tentano ancora una volta di legittimare questa tecnologia pericolosa, verniciandola di verde e raccontandoci la storiella del nucleare di quarta generazione “nuovo” e “sicuro”. Una favola, una delle tante che si raccontano sul nucleare, prima tra tutte quella del “nucleare di quarta generazione” venduto come obiettivo realizzato e che, invece, non esiste. \r\nCon Angelo Tartaglia abbiamo anticipato alcune delle tematiche di cui discuteremo venerdì 16 febbraio alle ore 21 alla FAT, in corso Palermo 46\r\n\r\nProssime iniziative:\r\n\r\nVenerdì 16 febbraio\r\nore 21 alla FAT\r\nin corso Palermo 46\r\nSpaccare l’atomo in quattro. Contro la favola del nucleare\r\nIl nucleare, travestito da energia green, è entrato nell’agenda della Cop 28, svoltasi in Qatar, una delle petromonarchie della penisola arabica, come energia “pulita” che non compromette il clima.\r\nNon bastano i disastri di Cernobyl e Fukushima a far desistere la lobby atomica.\r\nI maghi dell’atomo tentano ancora una volta di legittimare questa tecnologia pericolosa, verniciandola di verde e raccontandoci la storiella del nucleare di quarta generazione “nuovo” e “sicuro”. Il “nucleare di quarta generazione” viene spacciato per obiettivo realizzato e, invece, non esiste.\r\nMa.\r\nEsistono e continuano ad essere pericolose le scorie che, nonostante le centrali nucleari italiane siano chiuse da decenni, restano una questione irrisolta e, probabilmente, irresolubile. \r\nIntrodurrà l’incontro Angelo Tartaglia, professore emerito del Politecnico di Torino, autore de “Spaccare l’atomo in quattro. Contro la favola del nucleare”\r\n\r\nSabato 24 febbraio\r\nA due anni dall’inizio della guerra in Ucraina\r\nGiornata di lotta antimilitarista\r\nore 15 piazza Castello\r\nCon i disertori di tutte le guerre\r\nContro tutti gli eserciti e i nazionalismi, per un mondo senza frontiere\r\nInterventi, musica, azioni performanti\r\nConcerto di Alessio Lega\r\n\r\nSabato 2 marzo\r\nore 14,30 corso Palermo angolo via Sesia\r\nVia i militari da Barriera!\r\nLa vera sicurezza è un mondo senza fascisti, senza polizia, senza sfruttamento. Un mondo di liberi ed uguali.\r\nA chi vive in Barriera serve una sanità gratuita ed efficiente, che garantisca a tutt* prevenzione e cura. Servono trasporti pubblici gratuiti, case, scuole.\r\nFacciamola finita con i lavori precari, pericolosi, mal pagati: la sicurezza è lavorare molto meno con buoni salari per tutti.\r\nPresidio con interventi, musica, pannelli info e quello ciascuno vuol portare in piazza…\r\n\r\nVenerdì 22 marzo\r\nOre 21 corso Palermo 46\r\nDecolonialità e internazionalismo\r\nInterverrà Federico Ferretti, geografo, docente all'università di Bologna.\r\n\r\nVenerdì 12 aprile\r\nEmma Goldman\r\nLa donna più pericolosa d'America\r\nOre 21 corso Palermo 46\r\nNe parliamo con Selva Varengo curatrice della nuova edizione di \"Vivendo la mia vita\", l'autobiografia che Emma Goldman scrisse nel 1934.\r\n\r\nOgni martedì fai un salto da\r\n(A)distro – libri, giornali, documenti e… tanto altro \r\nSeriRiot – serigrafia autoprodotta benefit lotte\r\nVieni a spulciare tra i libri e le riviste, le magliette e i volantini! \r\nSostieni l’autoproduzione e l’informazione libera dallo stato e dal mercato!\r\nInformati su lotte e appuntamenti!\r\ndalle 18 alle 20 in corso Palermo 46\r\n\r\nContatti:\r\n\r\nFederazione Anarchica Torinese\r\ncorso Palermo 46 \r\nRiunioni – aperte agli interessati - ogni martedì dalle 20\r\nContatti:\r\nfai_torino@autistici.org\r\n@senzafrontiere.to/\r\nhttps://t.me/SenzaFrontiere\r\n\r\nIscriviti alla nostra newsletter, mandando un messaggio alla pagina FB oppure una mail\r\n\r\nscrivi a: anarres@inventati.org\r\n\r\nwww.anarresinfo.org",[441],{"field":122,"matched_tokens":442,"snippet":118,"value":439},[70],{"best_field_score":93,"best_field_weight":125,"fields_matched":21,"num_tokens_dropped":45,"score":126,"tokens_matched":21,"typo_prefix_score":45},{"document":445,"highlight":470,"highlights":475,"text_match":91,"text_match_info":478},{"comment_count":45,"id":446,"is_sticky":45,"permalink":447,"podcastfilter":448,"post_author":295,"post_content":449,"post_date":450,"post_excerpt":51,"post_id":446,"post_modified":451,"post_thumbnail":452,"post_title":453,"post_type":340,"sort_by_date":454,"tag_links":455,"tags":468},"36237","http://radioblackout.org/podcast/anarres-del-27-maggio-francia-grecia-le-strade-di-torino-il-corteo-del-2-giugno-e-tanto-altro/",[295],"Ogni venerdì intorno alle 10,45 dalle libere frequenze di Blackout si sbarca su Anarres, pianeta delle utopie concrete.\r\nQui potete (ri)ascoltare la prima parte della puntata del 27 maggio:\r\n\r\n2016-05-27-anarres-primaparte\r\n\r\ne la seconda parte:\r\n\r\n2016-05-27-anarres-secondaparte\r\n\r\nDi seguito gli argomenti trattati oggi:\r\n\r\n* Francia. I blocchi delle raffineria e gli scioperi di ferrovieri e lavoratori di EDF. Nostro corrispondente Gianni Carrozza, corrispondente parigino di Collegamenti e redattore di Vive La Sociale! su radio Frequence Plurielle.\r\nAl di là della cronaca dell'ultima settimana, tra blocchi delle raffinerie, scioperi delle ferrovie e grandi manifestazioni di piazza, con Gianni abbiamo provato a cogliere le prospettive di un movimento che, dopo due mesi, continua ad essere in crescita, nonostante ampi settori del maggiore sindacato, la CGT, abbiano scelto di radicalizzarsi per provare a controllare una situazione che minaccia(va) di non essere più controllabile dalle burocrazie sindacali. In quest'ultima settimana è scesa in campo anche FO, Force Ouvriere, sindacato classicamente padronale, mentre meno rilevante è il ruolo degli studenti. Crepe si aprono nel fronte governativo, dove il partito socialista deve fare i conti con una crescente fronda della sua base sociale e politica.\r\nContinuano le Nouit Debout e tentano – sia pure a fatica - di sbarcare anche nella banlieaue, mentre gli attivisti si spostano dove ci sono blocchi e azioni di picchetto.\r\nUna riflessione particolare è stata dedicata al tema del blocco (delle merci, delle persone, dei flussi di notizie) come strumento per mettere in difficoltà un padronato, molto più libero di agire, vista la leggerezza estrema del sistema produttivo, ancorato al just in time, privo di magazzino, con capannoni e macchine in leasing.\r\nNe è scaturito un dibattito interessante, in cui è emerso, che sebbene la pratica del blocco sia efficace nel mettere in difficoltà la controparte, l'ingovernabilità del territorio, passa, necessariamente da un allargamento del fronte di lotta più radicale. \r\n\r\n* Torino. Anarchici in piazza contro razzisti e polizia. Cronaca della giornata di lotta – corteo e contestazione della fiaccolata di poliziotti e comitati razzisti in sostegno ad un piano “sicurezza” il cui solo obiettivo è la guerra ai poveri.\r\n\r\n* Torino. Giovedì 2 giugno, ore 15,30 in piazza XVIII dicembre, vecchia Porta Susa\r\nQui l'appello per il corteo antimilitarista del 2 giugno a Torino\r\nAscolta e diffondi lo spot del corteo\r\n\r\n* Grecia. Abbiamo parlato dello sgombero di Idomeni con Jannis, anarchico greco, che ci racconta delle centri di detenzione che attendono i profughi deportati dall'accampamento spontaneo al confine tra Grecia e Macedonia.\r\nGrandi capannoni industriali all'estrema periferia di Salonicco, quello che resta delle fabbriche brasate dalla crisi, sono la destinazione “momentanea” per i profughi deportati in questi giorni da Idomeni. Grandi scheletri senza infissi, sanitari, fili elettrici, recuperati e riciclati negli anni da chi ne aveva bisogno.\r\nProbabilmente non c'è neppure l'acqua.\r\nQui, i profughi, isolati in piccoli gruppi, sorvegliati dall'esercito, saranno lontani dagli sguardi e dalla possibilità da rendere visibile, e quindi politicamente rilevante, la loro condizione.\r\nIntorno alle ex fabbriche quartieri di immigrati dall'est, spesso ostili ai profughi, dove Crisi Argi, i nazisti di Alba Dorata, guadagnano terreno. Nelle ultime settimane hanno provato ad alzare la testa, facendo ronde per i quartieri, cosa mai avvenuta a Salonicco ed inquietante, nonostante i nazisti siano stati intercettati e fermati dai compagni.\r\nA Idomeni restano solo più 500 persone, le sole che non paiono disponibili ad andarsene volontariamente. Gli altri 7.900, in parte sono saliti spontaneamente sui pullman dell'esercito, molti altri – forse 3000 - se ne sono andati prima dello sgombero, improvvisando accampamenti in altre località lungo il confine. A Polycastro, in una stazione di servizio, sono accampate oltre duemila persone, in parte provenienti da Idomeni.\r\nSecondo fonti No Border in 700 ce l'avrebbero fatta a bucare il confine macedone.\r\nLo sgombero sinora “pacifico” dell'accampamento di Idomeni è frutto del lungo lavorio fatto da ONG, volontari e funzionari statali. I profughi sono stati privati dell'acqua, ogni giorno il cibo non bastava per tutti, l'accesso ad internet per tentare la domanda di ricollocazione in un altro paese europeo non era altro che una chimera.\r\nPrivati della loro dignità, minacciati ed umiliati, metà dei profughi hanno finito con accettare senza proteste la deportazione, un'altra metà hanno deciso di fuggire, prima dello sgombero, nella notte del 24 maggio.\r\nIl divieto ai giornalisti di raccontare lo sgombero era parte della strategia di isolamento delle persone. Se nessuno vede e racconta quello che succede, anche la protesta sembra diventare inutile.\r\nUn risultato che il governo Tsipras non dava certo per scontato, viste le migliaia di agenti in assetto antisommossa mandati a Idomeni da ogni parte della Grecia.\r\n\r\n* Zitto e mangia la minestra. É il titolo del contributo di Benjamin Julian sul blog refugeestrail. Mostra in modo efficace il ruolo dei volontari apolitici nell'assistenza e controllo dei migranti in viaggio a Chios e Idomeni. nel fiaccare la resistenza, umiliando le persone che si aiutano, riducendole a tubi digerenti, minori da assistere, inferiori cui mostrare il modo giusto di vivere. Uno sguardo colonialista e complice delle politiche repressive del governo.\r\n\r\nSotto trovate la traduzione fatta dal blog Hurriya, che abbiamo letto ad Anarres\r\n\r\nOggi le autorità greche hanno dato l’avvio a quello che minacciavano da tempo: lo sgombero dell’accampamento di Idomeni. Il portavoce del ministro dell’immigrazione ha detto che tutti sapevano che “le condizioni di vita” sarebbero state migliori nei campi in cui le persone saranno ricollocate e aveva promesso che “non sarebbe stata usata la forza”, ma anche che si aspettava che le 8000 persone che hanno vissuto lì per mesi sarebbero state spostate in meno di una settimana. Per garantire che nessuno potesse vedere il modo pacifico con cui Idomeni sarebbe stata sgomberata, a giornalisti e attivisti è stato precluso l’accesso all’area.\r\n\r\nUna spiegazione di come questo paradosso dello spostamento non violento di migliaia di persone, che non avevano intenzione di spostarsi, potesse essere risolto, è stata data da un rappresentante di MSF, secondo il quale la gestione del campo da parte della polizia ha “reso complicata la fornitura di cibo e l’assistenza sanitaria”.\r\n\r\nSi tratta di una mossa simile a quella riportata dai/dalle migranti di Vial a Chios, quando venne detto loro che avrebbero dovuto lasciare il campo per trasferirsi nell’altro hotspot di Kos: “Non avevamo l’acqua per poter usare i bagni o poter farci una doccia”, ha detto un migrante. “Avevamo giusto l’acqua potabile da bere. La polizia ha tagliato l’acqua perché, ci hanno detto, dobbiamo spostarci su un’altra isola”.\r\n\r\nQueste tattiche vengono solitamente definite assedi di guerra, intimidazioni, abusi o, per ultimo, atti antiumanitari. Ma negli ultimi tempi sembra essersi affermata la scuola di pensiero che ritiene queste pratiche non sostanzialmente sbagliate, trattandosi solo di una questione di procedure. Il lavoro umanitario consiste nel trovare “un buon posto”, identificato dai volontari o dalle autorità, dove poter trasferire i/le migranti. I desideri e le richieste dei/delle migranti sono semplicemente ignorati. Questo approccio cresce naturalmente nel contesto della politica di confine europea, e dovremmo cominciare a resistere e opporci ad essa.\r\n\r\nRimani in fila\r\nNon è solo il consueto sentimento europeo di superiorità che nutre questo atteggiamento. Durante il lavoro che ho svolto nelle mense questo inverno, mi ha colpito quanto velocemente una mentalità paternalista, o peggio autoritaria, si possa sviluppare tra i volontari.\r\nNoi, per lo più ventenni bianchi/e, eravamo donatori e loro riceventi. Noi avevamo cose che la maggior parte dei/delle migranti non aveva. Potevamo viaggiare, prendere in affitto case, guidare auto, mentre loro non potevano. Eravamo noi che l* facevamo mettere in fila, che decidevamo le loro porzioni, che decidevamo se una persona poteva ricevere una, due o nessuna porzione di zuppa, che l* facevamo allineare in fila, che facevamo rispettare la coda a chi la saltava e così via. Questa posizione di superiorità può facilmente sfociare nella prepotenza, e ho visto spesso e in diversi luoghi volontari urlare contro i/le migranti che erano in attesa in fila per ottenere un paio di mutande o una carta di registrazione. Si tratta di uno spettacolo che non vorrei vedere mai più.\r\n\r\nQuesta denigrazione è divenuta a volte sistematica quando le ONG e i distributori di cibo hanno marcato le unghie o distribuito braccialetti identificativi ai/alle migranti in modo da poter assegnare loro la “quota giusta”. La motivazioni sono candide, la pratica repellente. Ma quando le condizioni sono come erano quest’inverno in Grecia, la dignità dei migranti deve essere anteposta alle pratiche del lavoro umanitario. Le condizioni in cui sono stati portati dalla guerra a casa loro e dalla chiusura delle frontiere ci lascia pochissimi spazi di manovra.\r\n\r\nLo sfortunato risultato di questo schema è che “‘umanitarismo” è diventata una parola molto flessibile. Il trasferimento di migranti dall’hotspot sovraffollato di Vial a quello sull’isola di Kos potrebbe essere descritto come guidato da uno scopo “umanitario”, perché essi avrebbero avuto molto più spazio a Kos. Il fatto che essi fossero chiusi dentro, mentre a Vial erano liberi di uscire, mi è stato spiegato da un volontario come un piccolo e temporaneo inconveniente – non un abuso fondamentale dei diritti dei detenuti e un diniego della loro autonomia. Che i/le migranti detenute negli hotspot dicessero di subire trattamenti “da animali”, per molti vuol dire dar loro più zuppa, più spazio, più coperte piuttosto che una questione di dignità.\r\n\r\nApolitici\r\nÈ questa ridefinizione della parola “umanitario” come semplice fornitore di “comfort” che permette alle autorità greche di presentare l’evacuazione dei residenti di Idomeni verso i campi “più umanitari”, come un aiuto ai poveri ignoranti spaventati migranti ad effettuare la scelta più saggia. (Questo si chiama agire come un “salvatore bianco”). Ma è semplicemente irrilevante quanto buoni siano i campi militari. Il punto è che ai migranti non è lasciata scelta. Quello che manca qui è quello che dovrebbe essere un principio fondamentale dell’umanitarismo: non opporsi alla volontà e desideri di chi vi è soggetto. Trascinare adulti come se fossero bestie da un luogo a un altro non è mai un aiuto, non importa quanto gradevole sia il luogo dove verranno sistemati.\r\n\r\nQuando i/le migranti hanno occupato il porto di Chios, ne è nata una discussione simile. Avevano trovato un posto dove non potevano essere ignorati, dove i media hanno parlato con loro, dove le loro proteste sono state viste. Ma i volontari e le ONG li hanno supplicati di andare in campi “migliori” perché dotati di docce e letti caldi. Come se ciò importasse! Hanno scelto di dormire sul cemento, non perché fossero stupidi o privi di buon senso, ma perché volevano fare una dichiarazione politica. Ma che è caduta nel vuoto a causa di quei volontari che hanno lavorato “apoliticamente”; che volevano migliorare il comfort, non cambiare la società.\r\n\r\nLe radici del volontariato apolitico meritano un approfondimento a parte, che non voglio fare in questa sede, ma più o meno significa lavorare all’interno del sistema, registrarti (farti accreditare) quando ti dicono di farlo e non andare dove non ti è permesso. A volte le persone in buona fede seguono questa semplice idea: trovare persone in difficoltà e fornire loro tutto ciò che li fa sentire meglio.\r\n\r\nMantieni la calma e mangia la minestra\r\nIl rischio che i volontari non politicizzati corrono è quello di diventare strumenti pratici di una disumana politica statale, finendo col lavorare in condizioni che, a lungo andare, distruggono le speranze dei migranti – e che potrebbero col tempo eliminare ogni traccia di umanitarismo nel trattamento che ricevono.\r\n\r\nIl caso più evidente di questo atteggiamento è quando i volontari dicono ai migranti di mantenere la calma. Si tratta di una strategia tipicamente non politica: se VOI mantenete la calma, NOI saremo meglio in grado di portarvi la zuppa. Manca completamente uno sguardo più ampio: i/le migranti vengono violentemente perseguitati dalla UE, e vogliono esporre la loro situazione al pubblico europeo. Non possono farlo senza l’attenzione dei media, e i media non si presentano senza che vi sia un “incidente”. I migranti devono piangere, morire di fame, gridare o annegare per rappresentare una storia. Non appena “l’umanitarismo” li avvolge nel suo abbraccio soffocante, vengono buttati fuori dalle prime pagine – e possono aspettare in silenzio la deportazione. (È anche opportuno ricordare che i migranti nell’hotspot di Vial hanno notevolmente migliorato le loro condizioni evadendo letteralmente dal carcere, dopo che i volontari gli avevano detto che sarebbe stato meglio “tacere”.)\r\n\r\nE così, l’umanitarismo non politico raggiunge l’ obiettivo opposto. Rimuovendo i/le migranti dalla scena politica e dei media presso il porto di Chios, sgomberandoli da Idomeni, dalle piazze e dai parchi, dando loro quel tanto che basta di cibo per scongiurare la fame, le autorità sono riuscite a farli tacere.","27 Maggio 2016","2018-10-17 22:58:58","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2016/05/2016-05-20-manif-antimili-2-giu-200x110.jpg","Anarres del 27 maggio. Francia, Grecia, le strade di Torino, il corteo del 2 giugno e tanto altro...",1464374004,[456,457,458,459,460,461,462,463,464,465,466,467],"http://radioblackout.org/tag/2-giugno-antimilitarista/","http://radioblackout.org/tag/anarres/","http://radioblackout.org/tag/anarres-27-maggio-2016/","http://radioblackout.org/tag/blocco-raffinerie/","http://radioblackout.org/tag/corteo-anarchico/","http://radioblackout.org/tag/deportazione-profughi/","http://radioblackout.org/tag/fiaccolata-dei-poliziotti/","http://radioblackout.org/tag/francia/","http://radioblackout.org/tag/grecia/","http://radioblackout.org/tag/idomeni/","http://radioblackout.org/tag/loi-travail/","http://radioblackout.org/tag/torino/",[323,295,321,317,315,319,325,469,308,310,313,15],"francia",{"post_content":471},{"matched_tokens":472,"snippet":473,"value":474},[70],"ad alzare la testa, facendo \u003Cmark>ronde\u003C/mark> per i quartieri, cosa mai","Ogni venerdì intorno alle 10,45 dalle libere frequenze di Blackout si sbarca su Anarres, pianeta delle utopie concrete.\r\nQui potete (ri)ascoltare la prima parte della puntata del 27 maggio:\r\n\r\n2016-05-27-anarres-primaparte\r\n\r\ne la seconda parte:\r\n\r\n2016-05-27-anarres-secondaparte\r\n\r\nDi seguito gli argomenti trattati oggi:\r\n\r\n* Francia. I blocchi delle raffineria e gli scioperi di ferrovieri e lavoratori di EDF. Nostro corrispondente Gianni Carrozza, corrispondente parigino di Collegamenti e redattore di Vive La Sociale! su radio Frequence Plurielle.\r\nAl di là della cronaca dell'ultima settimana, tra blocchi delle raffinerie, scioperi delle ferrovie e grandi manifestazioni di piazza, con Gianni abbiamo provato a cogliere le prospettive di un movimento che, dopo due mesi, continua ad essere in crescita, nonostante ampi settori del maggiore sindacato, la CGT, abbiano scelto di radicalizzarsi per provare a controllare una situazione che minaccia(va) di non essere più controllabile dalle burocrazie sindacali. In quest'ultima settimana è scesa in campo anche FO, Force Ouvriere, sindacato classicamente padronale, mentre meno rilevante è il ruolo degli studenti. Crepe si aprono nel fronte governativo, dove il partito socialista deve fare i conti con una crescente fronda della sua base sociale e politica.\r\nContinuano le Nouit Debout e tentano – sia pure a fatica - di sbarcare anche nella banlieaue, mentre gli attivisti si spostano dove ci sono blocchi e azioni di picchetto.\r\nUna riflessione particolare è stata dedicata al tema del blocco (delle merci, delle persone, dei flussi di notizie) come strumento per mettere in difficoltà un padronato, molto più libero di agire, vista la leggerezza estrema del sistema produttivo, ancorato al just in time, privo di magazzino, con capannoni e macchine in leasing.\r\nNe è scaturito un dibattito interessante, in cui è emerso, che sebbene la pratica del blocco sia efficace nel mettere in difficoltà la controparte, l'ingovernabilità del territorio, passa, necessariamente da un allargamento del fronte di lotta più radicale. \r\n\r\n* Torino. Anarchici in piazza contro razzisti e polizia. Cronaca della giornata di lotta – corteo e contestazione della fiaccolata di poliziotti e comitati razzisti in sostegno ad un piano “sicurezza” il cui solo obiettivo è la guerra ai poveri.\r\n\r\n* Torino. Giovedì 2 giugno, ore 15,30 in piazza XVIII dicembre, vecchia Porta Susa\r\nQui l'appello per il corteo antimilitarista del 2 giugno a Torino\r\nAscolta e diffondi lo spot del corteo\r\n\r\n* Grecia. Abbiamo parlato dello sgombero di Idomeni con Jannis, anarchico greco, che ci racconta delle centri di detenzione che attendono i profughi deportati dall'accampamento spontaneo al confine tra Grecia e Macedonia.\r\nGrandi capannoni industriali all'estrema periferia di Salonicco, quello che resta delle fabbriche brasate dalla crisi, sono la destinazione “momentanea” per i profughi deportati in questi giorni da Idomeni. Grandi scheletri senza infissi, sanitari, fili elettrici, recuperati e riciclati negli anni da chi ne aveva bisogno.\r\nProbabilmente non c'è neppure l'acqua.\r\nQui, i profughi, isolati in piccoli gruppi, sorvegliati dall'esercito, saranno lontani dagli sguardi e dalla possibilità da rendere visibile, e quindi politicamente rilevante, la loro condizione.\r\nIntorno alle ex fabbriche quartieri di immigrati dall'est, spesso ostili ai profughi, dove Crisi Argi, i nazisti di Alba Dorata, guadagnano terreno. Nelle ultime settimane hanno provato ad alzare la testa, facendo \u003Cmark>ronde\u003C/mark> per i quartieri, cosa mai avvenuta a Salonicco ed inquietante, nonostante i nazisti siano stati intercettati e fermati dai compagni.\r\nA Idomeni restano solo più 500 persone, le sole che non paiono disponibili ad andarsene volontariamente. Gli altri 7.900, in parte sono saliti spontaneamente sui pullman dell'esercito, molti altri – forse 3000 - se ne sono andati prima dello sgombero, improvvisando accampamenti in altre località lungo il confine. A Polycastro, in una stazione di servizio, sono accampate oltre duemila persone, in parte provenienti da Idomeni.\r\nSecondo fonti No Border in 700 ce l'avrebbero fatta a bucare il confine macedone.\r\nLo sgombero sinora “pacifico” dell'accampamento di Idomeni è frutto del lungo lavorio fatto da ONG, volontari e funzionari statali. I profughi sono stati privati dell'acqua, ogni giorno il cibo non bastava per tutti, l'accesso ad internet per tentare la domanda di ricollocazione in un altro paese europeo non era altro che una chimera.\r\nPrivati della loro dignità, minacciati ed umiliati, metà dei profughi hanno finito con accettare senza proteste la deportazione, un'altra metà hanno deciso di fuggire, prima dello sgombero, nella notte del 24 maggio.\r\nIl divieto ai giornalisti di raccontare lo sgombero era parte della strategia di isolamento delle persone. Se nessuno vede e racconta quello che succede, anche la protesta sembra diventare inutile.\r\nUn risultato che il governo Tsipras non dava certo per scontato, viste le migliaia di agenti in assetto antisommossa mandati a Idomeni da ogni parte della Grecia.\r\n\r\n* Zitto e mangia la minestra. É il titolo del contributo di Benjamin Julian sul blog refugeestrail. Mostra in modo efficace il ruolo dei volontari apolitici nell'assistenza e controllo dei migranti in viaggio a Chios e Idomeni. nel fiaccare la resistenza, umiliando le persone che si aiutano, riducendole a tubi digerenti, minori da assistere, inferiori cui mostrare il modo giusto di vivere. Uno sguardo colonialista e complice delle politiche repressive del governo.\r\n\r\nSotto trovate la traduzione fatta dal blog Hurriya, che abbiamo letto ad Anarres\r\n\r\nOggi le autorità greche hanno dato l’avvio a quello che minacciavano da tempo: lo sgombero dell’accampamento di Idomeni. Il portavoce del ministro dell’immigrazione ha detto che tutti sapevano che “le condizioni di vita” sarebbero state migliori nei campi in cui le persone saranno ricollocate e aveva promesso che “non sarebbe stata usata la forza”, ma anche che si aspettava che le 8000 persone che hanno vissuto lì per mesi sarebbero state spostate in meno di una settimana. Per garantire che nessuno potesse vedere il modo pacifico con cui Idomeni sarebbe stata sgomberata, a giornalisti e attivisti è stato precluso l’accesso all’area.\r\n\r\nUna spiegazione di come questo paradosso dello spostamento non violento di migliaia di persone, che non avevano intenzione di spostarsi, potesse essere risolto, è stata data da un rappresentante di MSF, secondo il quale la gestione del campo da parte della polizia ha “reso complicata la fornitura di cibo e l’assistenza sanitaria”.\r\n\r\nSi tratta di una mossa simile a quella riportata dai/dalle migranti di Vial a Chios, quando venne detto loro che avrebbero dovuto lasciare il campo per trasferirsi nell’altro hotspot di Kos: “Non avevamo l’acqua per poter usare i bagni o poter farci una doccia”, ha detto un migrante. “Avevamo giusto l’acqua potabile da bere. La polizia ha tagliato l’acqua perché, ci hanno detto, dobbiamo spostarci su un’altra isola”.\r\n\r\nQueste tattiche vengono solitamente definite assedi di guerra, intimidazioni, abusi o, per ultimo, atti antiumanitari. Ma negli ultimi tempi sembra essersi affermata la scuola di pensiero che ritiene queste pratiche non sostanzialmente sbagliate, trattandosi solo di una questione di procedure. Il lavoro umanitario consiste nel trovare “un buon posto”, identificato dai volontari o dalle autorità, dove poter trasferire i/le migranti. I desideri e le richieste dei/delle migranti sono semplicemente ignorati. Questo approccio cresce naturalmente nel contesto della politica di confine europea, e dovremmo cominciare a resistere e opporci ad essa.\r\n\r\nRimani in fila\r\nNon è solo il consueto sentimento europeo di superiorità che nutre questo atteggiamento. Durante il lavoro che ho svolto nelle mense questo inverno, mi ha colpito quanto velocemente una mentalità paternalista, o peggio autoritaria, si possa sviluppare tra i volontari.\r\nNoi, per lo più ventenni bianchi/e, eravamo donatori e loro riceventi. Noi avevamo cose che la maggior parte dei/delle migranti non aveva. Potevamo viaggiare, prendere in affitto case, guidare auto, mentre loro non potevano. Eravamo noi che l* facevamo mettere in fila, che decidevamo le loro porzioni, che decidevamo se una persona poteva ricevere una, due o nessuna porzione di zuppa, che l* facevamo allineare in fila, che facevamo rispettare la coda a chi la saltava e così via. Questa posizione di superiorità può facilmente sfociare nella prepotenza, e ho visto spesso e in diversi luoghi volontari urlare contro i/le migranti che erano in attesa in fila per ottenere un paio di mutande o una carta di registrazione. Si tratta di uno spettacolo che non vorrei vedere mai più.\r\n\r\nQuesta denigrazione è divenuta a volte sistematica quando le ONG e i distributori di cibo hanno marcato le unghie o distribuito braccialetti identificativi ai/alle migranti in modo da poter assegnare loro la “quota giusta”. La motivazioni sono candide, la pratica repellente. Ma quando le condizioni sono come erano quest’inverno in Grecia, la dignità dei migranti deve essere anteposta alle pratiche del lavoro umanitario. Le condizioni in cui sono stati portati dalla guerra a casa loro e dalla chiusura delle frontiere ci lascia pochissimi spazi di manovra.\r\n\r\nLo sfortunato risultato di questo schema è che “‘umanitarismo” è diventata una parola molto flessibile. Il trasferimento di migranti dall’hotspot sovraffollato di Vial a quello sull’isola di Kos potrebbe essere descritto come guidato da uno scopo “umanitario”, perché essi avrebbero avuto molto più spazio a Kos. Il fatto che essi fossero chiusi dentro, mentre a Vial erano liberi di uscire, mi è stato spiegato da un volontario come un piccolo e temporaneo inconveniente – non un abuso fondamentale dei diritti dei detenuti e un diniego della loro autonomia. Che i/le migranti detenute negli hotspot dicessero di subire trattamenti “da animali”, per molti vuol dire dar loro più zuppa, più spazio, più coperte piuttosto che una questione di dignità.\r\n\r\nApolitici\r\nÈ questa ridefinizione della parola “umanitario” come semplice fornitore di “comfort” che permette alle autorità greche di presentare l’evacuazione dei residenti di Idomeni verso i campi “più umanitari”, come un aiuto ai poveri ignoranti spaventati migranti ad effettuare la scelta più saggia. (Questo si chiama agire come un “salvatore bianco”). Ma è semplicemente irrilevante quanto buoni siano i campi militari. Il punto è che ai migranti non è lasciata scelta. Quello che manca qui è quello che dovrebbe essere un principio fondamentale dell’umanitarismo: non opporsi alla volontà e desideri di chi vi è soggetto. Trascinare adulti come se fossero bestie da un luogo a un altro non è mai un aiuto, non importa quanto gradevole sia il luogo dove verranno sistemati.\r\n\r\nQuando i/le migranti hanno occupato il porto di Chios, ne è nata una discussione simile. Avevano trovato un posto dove non potevano essere ignorati, dove i media hanno parlato con loro, dove le loro proteste sono state viste. Ma i volontari e le ONG li hanno supplicati di andare in campi “migliori” perché dotati di docce e letti caldi. Come se ciò importasse! Hanno scelto di dormire sul cemento, non perché fossero stupidi o privi di buon senso, ma perché volevano fare una dichiarazione politica. Ma che è caduta nel vuoto a causa di quei volontari che hanno lavorato “apoliticamente”; che volevano migliorare il comfort, non cambiare la società.\r\n\r\nLe radici del volontariato apolitico meritano un approfondimento a parte, che non voglio fare in questa sede, ma più o meno significa lavorare all’interno del sistema, registrarti (farti accreditare) quando ti dicono di farlo e non andare dove non ti è permesso. A volte le persone in buona fede seguono questa semplice idea: trovare persone in difficoltà e fornire loro tutto ciò che li fa sentire meglio.\r\n\r\nMantieni la calma e mangia la minestra\r\nIl rischio che i volontari non politicizzati corrono è quello di diventare strumenti pratici di una disumana politica statale, finendo col lavorare in condizioni che, a lungo andare, distruggono le speranze dei migranti – e che potrebbero col tempo eliminare ogni traccia di umanitarismo nel trattamento che ricevono.\r\n\r\nIl caso più evidente di questo atteggiamento è quando i volontari dicono ai migranti di mantenere la calma. Si tratta di una strategia tipicamente non politica: se VOI mantenete la calma, NOI saremo meglio in grado di portarvi la zuppa. Manca completamente uno sguardo più ampio: i/le migranti vengono violentemente perseguitati dalla UE, e vogliono esporre la loro situazione al pubblico europeo. Non possono farlo senza l’attenzione dei media, e i media non si presentano senza che vi sia un “incidente”. I migranti devono piangere, morire di fame, gridare o annegare per rappresentare una storia. Non appena “l’umanitarismo” li avvolge nel suo abbraccio soffocante, vengono buttati fuori dalle prime pagine – e possono aspettare in silenzio la deportazione. (È anche opportuno ricordare che i migranti nell’hotspot di Vial hanno notevolmente migliorato le loro condizioni evadendo letteralmente dal carcere, dopo che i volontari gli avevano detto che sarebbe stato meglio “tacere”.)\r\n\r\nE così, l’umanitarismo non politico raggiunge l’ obiettivo opposto. Rimuovendo i/le migranti dalla scena politica e dei media presso il porto di Chios, sgomberandoli da Idomeni, dalle piazze e dai parchi, dando loro quel tanto che basta di cibo per scongiurare la fame, le autorità sono riuscite a farli tacere.",[476],{"field":122,"matched_tokens":477,"snippet":473,"value":474},[70],{"best_field_score":93,"best_field_weight":125,"fields_matched":21,"num_tokens_dropped":45,"score":126,"tokens_matched":21,"typo_prefix_score":45},{"document":480,"highlight":492,"highlights":497,"text_match":91,"text_match_info":500},{"comment_count":45,"id":481,"is_sticky":45,"permalink":482,"podcastfilter":483,"post_author":48,"post_content":484,"post_date":485,"post_excerpt":51,"post_id":481,"post_modified":486,"post_thumbnail":487,"post_title":488,"post_type":340,"sort_by_date":489,"tag_links":490,"tags":491},"32220","http://radioblackout.org/podcast/indios-di-cheran-una-comunita-autogovernata-nel-messico-centrale/",[301],"Giovedi 29 ottobre Radio Borroka ha avuto ospite in studio Manfredo, un compagno esperto di America Latina, che pochi giorni fa ha incontrato e intervistato un portavoce della comunità degli indios purepecha di Cheràn, nello stato di Michoacan, Messico Centrale.\r\n\r\nDal 2011 gli indios di Cheràn hanno cacciato con le armi i gruppi criminali che avevano iniziato il taglio indiscriminato della legna dei loro boschi, e da allora hanno messo in atto un processo di recupero delle forme di organizzazione comunitarie attraverso l'assemblea, cacciando i partiti e istituendo una sorta di autogoverno.\r\n\r\nQuella di Cheràn oggi è una specie di \"Repubblica della Maddalena\", per fare un paragone della lotta no tav, difesa con barricate, posti di blocco e \"ronde comunitarie\" dall'arroganza dei narcotrafficanti e delle multinazionali che stanno dietro.\r\n\r\nDiversamente da molte comunità zapatiste, loro non intendono stabilire legami di dipendenza con ONG occidentali, che ne minerebbero la plurisecolare autonomia e la sovranità alimentare.\r\n\r\nAscolta l'intervista di Manfredo con Radio Borroka:\r\n\r\nUnknown\r\n\r\nA questo link un interessante video sulla lotta dei Purepecha di Cheràn:\r\n\r\nhttp://www.vice.com/es_mx/video/cheran-pueblo-rebelde","29 Ottobre 2015","2018-11-01 22:20:25","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2015/10/archivo-vice-cheran-el-pueblo-purepecha-en-rebeldia-1413338042457-200x110.jpeg","Indios di Cheràn, una comunità autogovernata nel Messico centrale",1446161595,[],[],{"post_content":493},{"matched_tokens":494,"snippet":495,"value":496},[70],"barricate, posti di blocco e \"\u003Cmark>ronde\u003C/mark> comunitarie\" dall'arroganza dei narcotrafficanti e","Giovedi 29 ottobre Radio Borroka ha avuto ospite in studio Manfredo, un compagno esperto di America Latina, che pochi giorni fa ha incontrato e intervistato un portavoce della comunità degli indios purepecha di Cheràn, nello stato di Michoacan, Messico Centrale.\r\n\r\nDal 2011 gli indios di Cheràn hanno cacciato con le armi i gruppi criminali che avevano iniziato il taglio indiscriminato della legna dei loro boschi, e da allora hanno messo in atto un processo di recupero delle forme di organizzazione comunitarie attraverso l'assemblea, cacciando i partiti e istituendo una sorta di autogoverno.\r\n\r\nQuella di Cheràn oggi è una specie di \"Repubblica della Maddalena\", per fare un paragone della lotta no tav, difesa con barricate, posti di blocco e \"\u003Cmark>ronde\u003C/mark> comunitarie\" dall'arroganza dei narcotrafficanti e delle multinazionali che stanno dietro.\r\n\r\nDiversamente da molte comunità zapatiste, loro non intendono stabilire legami di dipendenza con ONG occidentali, che ne minerebbero la plurisecolare autonomia e la sovranità alimentare.\r\n\r\nAscolta l'intervista di Manfredo con Radio Borroka:\r\n\r\nUnknown\r\n\r\nA questo link un interessante video sulla lotta dei Purepecha di Cheràn:\r\n\r\nhttp://www.vice.com/es_mx/video/cheran-pueblo-rebelde",[498],{"field":122,"matched_tokens":499,"snippet":495,"value":496},[70],{"best_field_score":93,"best_field_weight":125,"fields_matched":21,"num_tokens_dropped":45,"score":126,"tokens_matched":21,"typo_prefix_score":45},6676,{"collection_name":340,"first_q":287,"per_page":288,"q":287},{"title":504,"slug":505},"Bobina","bobina-intelligente",["Reactive",507],{},["Set"],["ShallowReactive",510],{"$f_gHogzgsXwyL7KBO1jhzKvSrPuXuDt76udnDdqtTLrs":-1,"$f7JaeOmapTlRBxDRMuyi8NyXRoH43P8NSgCp9nwqgOco":-1},true,"/search?query=RONDE"]