","Rom a Borgaro: ancora una volta è razzismo","post",1414694918,[66,67,68,69,70,71],"http://radioblackout.org/tag/borgaro/","http://radioblackout.org/tag/bus-separati/","http://radioblackout.org/tag/campi-rom/","http://radioblackout.org/tag/discriminazione/","http://radioblackout.org/tag/razzismo/","http://radioblackout.org/tag/rom/",[73,74,39,75,37,15],"borgaro","bus separati","discriminazione",{"post_content":77,"post_title":82,"tags":86},{"matched_tokens":78,"snippet":80,"value":81},[15,79],"campi","e discriminazione vissuta dei popoli \u003Cmark>rom\u003C/mark> e sulla loro segregazione strutturale in \u003Cmark>campi\u003C/mark> e accampamenti in Italia e","L'incredibile ma assolutamente reale storia del bus che collega Borgaro a Torino: la storia della mozione di sindaco ed altri esponenti della maggioranza del comune di Borgaro che chiedono a GTT (l'impresa di trasporti locale) di \"sdoppiare\" un bus per separare i passeggeri \u003Cmark>rom\u003C/mark> del campo che si trova vicino alla piccola cittadina dagli altri passeggeri. Molto è stato scritto in questi giorni sui giornali, sia in cronaca nazionale che locale. Molto ci sarebbe da dire, ancora una volta, sulla situazione \"storica\" di razzismo e discriminazione vissuta dei popoli \u003Cmark>rom\u003C/mark> e sulla loro segregazione strutturale in \u003Cmark>campi\u003C/mark> e accampamenti in Italia e in Europa. Abbiamo cercato questa mattina di portare alcune riflessioni all'interno di una vicenda che, come sempre, viene trattata dai media e dalle diverse voci \"istituzionali\" attraverso un approccio pieno di pregiudizi, superficialità e preda dei peggiori istinti di politicanti di ogni colore e sfumatura.\r\n\r\nAscolta il contributo di Maria\r\n\r\nmaria",{"matched_tokens":83,"snippet":85,"value":85},[84],"Rom","\u003Cmark>Rom\u003C/mark> a Borgaro: ancora una volta è razzismo",[87,89,91,94,96,98],{"matched_tokens":88,"snippet":73},[],{"matched_tokens":90,"snippet":74},[],{"matched_tokens":92,"snippet":93},[79,15],"\u003Cmark>campi\u003C/mark> \u003Cmark>rom\u003C/mark>",{"matched_tokens":95,"snippet":75},[],{"matched_tokens":97,"snippet":37},[],{"matched_tokens":99,"snippet":100},[15],"\u003Cmark>rom\u003C/mark>",[102,109,112],{"field":40,"indices":103,"matched_tokens":105,"snippets":108},[104,31],2,[106,107],[79,15],[15],[93,100],{"field":110,"matched_tokens":111,"snippet":80,"value":81},"post_content",[15,79],{"field":113,"matched_tokens":114,"snippet":85,"value":85},"post_title",[84],1157451471441625000,{"best_field_score":117,"best_field_weight":118,"fields_matched":119,"num_tokens_dropped":52,"score":120,"tokens_matched":104,"typo_prefix_score":52},"2211897868544",13,3,"1157451471441625195",{"document":122,"highlight":137,"highlights":155,"text_match":115,"text_match_info":165},{"cat_link":123,"category":124,"comment_count":52,"id":125,"is_sticky":52,"permalink":126,"post_author":55,"post_content":127,"post_date":128,"post_excerpt":58,"post_id":125,"post_modified":129,"post_thumbnail":58,"post_thumbnail_html":58,"post_title":130,"post_type":63,"sort_by_date":131,"tag_links":132,"tags":135},[49],[51],"25246","http://radioblackout.org/2014/10/i-ladri-di-bambini/","E' una tranquilla domenica di settembre. A Borgaro, paese dell'hinterland torinese, c'é la fiera. A questa fiera c'é anche un ragazzo di trentunanni con il suo bambino e un amichetto. Il padre di distrae un attimo. In quell'attimo i due bambini sono spariti tra la folla, inghiottiti. L'uomo li cerca ma non li trova. Ha paura: teme il giudizio della gente, teme di essere accusato di non essere un bravo genitore. Si inventa una bugia, una grossa bugia: sostiene che un uomo aveva tentato di rapire i due piccoli ma lui era arrivato in tempo.\r\nPoteva bastare. Invece no. Per rendere più credibile la propria storia racconta il rapitore è un rom. Non pago di questa menzogna razzista, indica senza timore la foto segnaletica di un uomo nell'album della polizia.\r\nPeccato che quell'uomo fosse in galera. Una \"fortuna\" per lui e per tutti i rom di Torino. Sui social network la canea razzista stava già suonando la grancassa, già si sentiva odore di benzina.\r\nQuesta volta è andata meglio di tre anni fa. Nel dicembre del 2011 una ragazzina racconta un bugia, uno stupro mai avvenuto, punta il dito su due rom, i rom che vivono in baracche fatiscenti tra le rovine della cascina della Continassa.\r\nIn questa bugia è il nocciolo di un male profondo. Una famiglia ossessionata dalla verginità della figlia sedicenne, al punto di sottoporla a continue visite ginecologiche, incarna un retaggio patriarcale che stritola la vita di una ragazza. Lei, per timore dei suoi, indica nel rom, brutto, sporco, puzzolente, con una cicatrice sul viso l’inevitabile colpevole.\r\nL'allora segretaria dei Democratici torinesi, Brangantini, prese le distanze dal corteo indetto per “ripulire” la Continassa, ma quella sera sfilava in prima fila. Con lei c’era tanta “brava gente” accecata dall’odio razzista.\r\nAll’arrivo dei vigili del fuoco la folla inferocita li fermò a lungo. Ci impiegarono tutta la notte a spegnere le fiamme.\r\nNonostante questa volta la bugia sia stata smascherata in tempo, il campo di strada dell'aeroporto e, a ruota, gli altri, sono stati comunque perquisiti da polizia, carabinieri, vigili urbani. \"Un intervento programmato da tempo\" è stata la foglia di fico della Questura.\r\n\r\nLa potenza dello stigma razzista è tale che le perquisizioni partono anche se non è successo niente. Quando si punta il dito su un intero popolo, quando tutti sono colpevoli per il solo fatto di esistere, la possibilità del pogrom, della pulizia etnica, dello sterminio è sempre alle porte.\r\nIl fatto sconcertante è il radicamento di un pregiudizio assolutamente falso. Nel nostro paese nessun rom, nessun sinto sono mai stati condannati per aver rapito un bambino. Ma sono stati accusati un'infinità di volte. Non c'è rom che sia in Italia da qualche anno che non sia stato costretto ad un esame del DNA per dimostrare che i suoi figli sono proprio i suoi. Ogni volta che un bimbo o una bimba troppo biondi vengono visti in un campo c'é sempre qualche brava persona che li segnala alla polizia.\r\nMai è successo che gli ossessivi controlli abbiano dato ragione ai pregiudizi infamanti sui rom.\r\nTra i rom è invece diffuso il timore di vedersi sottratti i figli da qualche assistente sociale convinta che i poveri, specie se rom, non possano avere figli. Così lo Stato sottrae i bambini ai genitori e li chiude in istituti.\r\nNel 700' in Austria venne emanata una legge che prescriveva ai cittadini dell'impero di prendere in casa un bambino rom, di imporgli la propria lingua, il proprio stile di vita, per farne un piccolo austriaco.\r\nA proposito di ladri di bambini...\r\n\r\nNe abbiamo parlato con Paolo Finzi della redazione di A, curatore del DVD e libretto “A forza di essere vento” dedicato allo sterminio nazista di rom e sinti.\r\n\r\nAscolta la diretta:\r\n\r\npaolo_rom","1 Ottobre 2014","2014-11-03 22:53:54","I ladri di bambini",1412189510,[66,68,133,70,71,134],"http://radioblackout.org/tag/ladri-di-bambini/","http://radioblackout.org/tag/torino/",[73,39,136,37,15,18],"ladri di bambini",{"post_content":138,"tags":142},{"matched_tokens":139,"snippet":140,"value":141},[15],"racconta il rapitore è un \u003Cmark>rom\u003C/mark>. Non pago di questa menzogna","E' una tranquilla domenica di settembre. 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Sono in un vasto piazzale d’erba, ghiaia e cemento, qui han vissuto per anni uomini e donne senza casa e sono stati sgomberati prima che il festival di Eurovision avesse inizio. Vicino sorge l’impianto che a maggio ha ospitato lo spettacolo internazionale. È una tarda primavera e osservo il vuoto seduto su un jersey in cemento e pietrisco. È ruvido, screziato di bianco e la sua forma mi suggerisce la storia recente di Torino, rimossa. Al confine settentrionale della città una lunga linea di jersey circonda l’area di Lungo Stura Lazio: dopo la distruzione del campo di baraccati le istituzioni hanno abbandonato le macerie accumulate dalle ruspe e hanno chiuso la zona per impedire il ritorno dei reietti. A San Pietro in Vincoli, lungo la Dora, gli straccivendoli sono stati allontanati con i manganelli e le multe, in seguito il piazzale è stato abbracciato dai blocchi di cemento. I jersey in piazza d’Armi, invece, chiudono l’accesso al parcheggio dopo l’esodo di roulotte, camper e la rimozione delle tende.”\r\nQuesto l’incipit dell’ultimo articolo di Francesco Migliaccio su Monitor, dove traccia le linee di congiunzione della violenza istituzionale verniciata di ipocrisia che segna sgomberi ed allontanamenti nella Torino dei grandi eventi tra una giunta e l’altra.\r\nNe abbiamo parlato con Francesco\r\n\r\nAscolta la diretta:\r\n\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/06/2022-06-14-migliaccio-sgomberi.mp3\"][/audio]","14 Giugno 2022","2022-06-14 17:31:09","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/06/7-200x110.png","\u003Cimg width=\"300\" height=\"225\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/06/7-300x225.png\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/06/7-300x225.png 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/06/7-768x576.png 768w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/06/7.png 800w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","Torino. Una primavera di sgomberi, spettacoli, buone intenzioni",1655227869,[181,182,183,184,68,185,186,187,188,189,190,191,192,134,193,194],"http://radioblackout.org/tag/aizo/","http://radioblackout.org/tag/appendino/","http://radioblackout.org/tag/baraccopoli/","http://radioblackout.org/tag/baraccopoli-di-lungo-stura-lazio/","http://radioblackout.org/tag/fassino/","http://radioblackout.org/tag/liberitutti/","http://radioblackout.org/tag/lo-russo/","http://radioblackout.org/tag/lungo-stura-lazio/","http://radioblackout.org/tag/piazza-darmi/","http://radioblackout.org/tag/sgomberi/","http://radioblackout.org/tag/stranaidea/","http://radioblackout.org/tag/terra-del-fuoco/","http://radioblackout.org/tag/valdocco/","http://radioblackout.org/tag/via-germagnano/",[196,34,21,197,39,198,199,200,23,201,29,202,203,18,204,26],"aizo","baraccopoli di lungo stura lazio","Fassino","liberitutti","Lo Russo","piazza d'armi","stranaidea","Terra del Fuoco","valdocco",{"tags":206},[207,209,211,213,215,217,219,221,223,225,227,229,231,233,235,237],{"matched_tokens":208,"snippet":196},[],{"matched_tokens":210,"snippet":34},[],{"matched_tokens":212,"snippet":21},[],{"matched_tokens":214,"snippet":197},[],{"matched_tokens":216,"snippet":93},[79,15],{"matched_tokens":218,"snippet":198},[],{"matched_tokens":220,"snippet":199},[],{"matched_tokens":222,"snippet":200},[],{"matched_tokens":224,"snippet":23},[],{"matched_tokens":226,"snippet":201},[],{"matched_tokens":228,"snippet":29},[],{"matched_tokens":230,"snippet":202},[],{"matched_tokens":232,"snippet":203},[],{"matched_tokens":234,"snippet":18},[],{"matched_tokens":236,"snippet":204},[],{"matched_tokens":238,"snippet":26},[],[240],{"field":40,"indices":241,"matched_tokens":242,"snippets":244},[36],[243],[79,15],[93],{"best_field_score":117,"best_field_weight":118,"fields_matched":158,"num_tokens_dropped":52,"score":246,"tokens_matched":104,"typo_prefix_score":52},"1157451471441625193",{"document":248,"highlight":272,"highlights":288,"text_match":115,"text_match_info":294},{"cat_link":249,"category":250,"comment_count":52,"id":251,"is_sticky":52,"permalink":252,"post_author":55,"post_content":253,"post_date":254,"post_excerpt":58,"post_id":251,"post_modified":255,"post_thumbnail":256,"post_thumbnail_html":257,"post_title":258,"post_type":63,"sort_by_date":259,"tag_links":260,"tags":266},[49],[51],"41316","http://radioblackout.org/2017/04/daspo-urbano-preludio-a-periferie-slum-con-i-decreti-minniti-orlando/","Avevamo urgenza di affrontare questi argomenti che si affastellavano uno dietro l'altro per l'indefessa attività governativa, impegnata a produrre controllo e regole di contenimento per una prevedibile ondata di malcontento, facendo il lavoro sporco per un futuro governo meno libero di erodere diritti. Cercando di capire come si manifesta e da dove proviene la spinta a creare ulteriori forme di discariche umane, alla creazione di slum ai margini degli agglomerati urbani dove relegare i marginali e perseguire chi si oppone a questa marginalizzazione, le etnie da sempre guardate con sospetto e i migranti a cui si applicano regole diverse, con la sfrontatezza di dimostrare come sostituendo la commissione iniziale con il primo grado di giudizio si mantengono i numeri di appelli possibili e non risulta nemmeno essere quell'apartheid che in effetti è, perché qui da noi non esiste ufficialmente la \"discriminazione razziale\", come non esiste il reato di tortura e quindi non è rubricabile il gesto come tale.\r\n\r\nPer comprendere meglio le trappole che si nascondono nelle molte ipocrisie ordite dai due dicasteri retti da Minniti e Orlando con i loro decreti e scoprire in che direzione muoversi per difendersi da questa ondata di restrizioni di libertà e modelli di società perseguiti dal disegno governativo (che attribuiscono ulteriori poteri a sceriffi che possono rivelarsi feroci come il sindaco di Ventimiglia) abbiamo interpellato un avvocato molto lucido e analitico: Gianluca Vitale\r\n\r\nVitalesuDaspo","8 Aprile 2017","2017-04-11 13:50:31","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2017/04/daspo_sui_muri-200x110.jpeg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"180\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2017/04/daspo_sui_muri-300x180.jpeg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2017/04/daspo_sui_muri-300x180.jpeg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2017/04/daspo_sui_muri.jpeg 650w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","Daspo urbano: preludio a periferie slum con i decreti Minniti-Orlando",1491649707,[68,261,262,69,263,264,265],"http://radioblackout.org/tag/daspo-urbano/","http://radioblackout.org/tag/decreti-azzeccagarbugli/","http://radioblackout.org/tag/minniti/","http://radioblackout.org/tag/orlando/","http://radioblackout.org/tag/slum/",[39,267,268,75,269,270,271],"daspo urbano","decreti azzeccagarbugli","minniti","orlando","slum",{"tags":273},[274,276,278,280,282,284,286],{"matched_tokens":275,"snippet":93},[79,15],{"matched_tokens":277,"snippet":267},[],{"matched_tokens":279,"snippet":268},[],{"matched_tokens":281,"snippet":75},[],{"matched_tokens":283,"snippet":269},[],{"matched_tokens":285,"snippet":270},[],{"matched_tokens":287,"snippet":271},[],[289],{"field":40,"indices":290,"matched_tokens":291,"snippets":293},[52],[292],[79,15],[93],{"best_field_score":117,"best_field_weight":118,"fields_matched":158,"num_tokens_dropped":52,"score":246,"tokens_matched":104,"typo_prefix_score":52},{"document":296,"highlight":316,"highlights":341,"text_match":352,"text_match_info":353},{"cat_link":297,"category":298,"comment_count":52,"id":299,"is_sticky":52,"permalink":300,"post_author":55,"post_content":301,"post_date":302,"post_excerpt":58,"post_id":299,"post_modified":303,"post_thumbnail":304,"post_thumbnail_html":305,"post_title":306,"post_type":63,"sort_by_date":307,"tag_links":308,"tags":312},[49],[51],"30472","http://radioblackout.org/2015/06/campi-rom-tra-sgomberi-e-buoni-affari-assemblea-giovedi/","Il comune di Torino ha annunciato che lo sgombero di quello che resta del campo rom di lungo Stura Lazio sarà effettuato il 30 giugno.\r\nMolta acqua è passata sotto i ponti sullo Stura dal 26 febbraio, quando polizia e ruspe abbatterono numerose baracche del campo, senza che vi fosse un accenno di resistenza, foss'anche per recuperare qualcosa prima della distruzione.\r\nIn questi mesi gli abitanti dei campi rom di Torino, gente povera costretta a vivere in baracche, senza acqua né luce, ha cominciato a confrontarsi, discutere e... lottare.\r\n\r\nNelle assemblee degli abitanti è scaturito un documento contro il progetto “la città possibile”, cinque milioni di euro spartiti dalla solita cordata di associazioni e cooperative in quota PD. Una minoranza di persone in social housing temporaneo, prima di tornare nuovamente in strada, una maggioranza sgomberata e cacciata in mezzo alla strada.\r\nIl 30 maggio gli abitanti di via Germagnano sono scesi in strada. 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In particolare questi cittadini e questo comitato (composto da altri comitati cittadini tra cui quello di Mirafiori Sud che aveva promosso due fiaccolate lo scorso anno contro le famiglie rom che vivono in via Artom con l'aiuto dei fascisti di Forza Nuova) fanno riferimento alla combustione di cavi elettrici che avverrebbe nei campi di Via Germagnano e Strada dell'Aeroporto creando disagi agli abitanti di Barriera di Milano e Madonna di Campagna. Affrontare in questo modo, con comitati più o meno apertamente razzisti, fascisti o falsamente \"democratici\", le questioni che riguardano la precarietà abitativa e lavorativa delle persone rom (e non rom) che vivono a Torino, deforma la realtà ed è strumentale alla costruzione sistematica - in un periodo di crisi strutturale - di nemici \"perfetti\". 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Per questo rilanciamo la necessità di lottare insieme, in maniera autorganizzata, contro razzismo e speculazioni che destra e sinistra esercitano sulla pelle di chi è più precario.\r\n\r\nAscolta il contributo di Jon di Gattonero Gattorosso\r\n\r\njon","9 Febbraio 2015","2015-02-11 17:52:18","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2015/02/campo-rom-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"256\" height=\"169\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2015/02/campo-rom.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" />","Chi specula su \"fumi tossici\" e campi rom",1423496743,[],[],{"post_content":373,"post_title":377},{"matched_tokens":374,"snippet":375,"value":376},[79,15],"nocivi che si alzano dai \u003Cmark>campi\u003C/mark> \u003Cmark>rom\u003C/mark>\". 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Pochi anni fa alle Vallette, alla testa del corteo che finì con il pogrom della Continassa, c’era l’allora segretaria provinciale ed oggi onorevole del PD, Bragantini.\r\nRom e sinti sono costretti a vivere ai margini delle nostre città, in baracche fatiscenti, tra topi e fango.\r\n\r\nNel luglio del 2008 un gruppo di famiglie rom rumene decise di farla finita con il campo di via Germagnano ed occuparono uno stabile dell’Enel abbandonato da anni. Per sgomberarli i poliziotti fecero irruzione mascherati spaccando tutto. Un pullman della GTT li deportò in via Germagnano. Il comune di Torino collaborò a riportare nel campo abusivo, uomini, donne e bambini, la cui stessa vita è considerata abusiva.\r\n\r\nOgni tanto la furia razzista brucia i campi, i campi della democrazia.","23 Gennaio 2015","2018-10-17 22:59:25","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2015/01/rom-color-200x110.jpg","Rom e sinti. 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Ore 21 corso Palermo 46\r\nInterverrà Paolo Finzi, curatore di \"A forza di essere vento\", di cui verranno proiettati alcuni stralci. \r\n\r\nAnarres, nella puntata del 16 gennaio, ha sentito Paolo per introdurre i temi della conferenza in particolare sul Porrajmos.\r\n\r\nAscolta la diretta del 16 gennaio:\r\n\r\n2015 01 15 finzi \u003Cmark>rom\u003C/mark>\r\n\r\nNella puntata del 23 gennaio abbiamo parlato con Paolo dei \"\u003Cmark>campi\u003C/mark> della democrazia\"\r\n\r\nAscolta la diretta:\r\n\r\n2015 01 23 \u003Cmark>rom\u003C/mark> finzi 2\r\n\r\nPochissimi in Europa conoscono la parola Porrajmos. Eppure ricorda una delle pagine più terribili della memoria di quei popoli che tanti continuano a chiamare “zingari” o “nomadi”.\r\n\r\nPorrajmos è la parola che nelle lingue sinte e \u003Cmark>rom\u003C/mark> definisce il “divoramento” subìto tra il 1934 e il 1945. L’Europa nazista e fascista fu teatro dell’annientamento di almeno la metà dell’intera popolazione \u003Cmark>rom\u003C/mark> e sinta europea. Cinquecentomila uomini, donne e bambini perseguitati, imprigionati, uccisi, deportati nei lager e seviziati, vittime degli orrendi esperimenti medici nazisti, sterminati nelle camere a gas e nei forni crematori.\r\n\r\nNei processi ai nazisti colpevoli di crimini contro l’umanità che seguirono la guerra, primo tra tutti quello di Norimberga, \u003Cmark>Rom\u003C/mark> e Sinti non ebbero spazio. Le loro sofferenze vennero seppellite da un silenzio, più pesante dei muri di Auschwitz. Solo nel 1980 il governo tedesco, in seguito ad una iniziativa della Verband Deutscher Sinti und \u003Cmark>Rom\u003C/mark>a, riconobbe ufficialmente che i \u003Cmark>Rom\u003C/mark> e i Sinti durante la guerra avevano subito una persecuzione razziale. La persecuzione razziale subita dai \u003Cmark>Rom\u003C/mark> e dai Sinti è per lo più rimossa o, persino, negata.\r\n\r\nIn Italia per lunghi decenni persecuzioni razziali subite dai \u003Cmark>rom\u003C/mark> e dai sinti durante la dittatura fascista non hanno mai avuto parola. La Legge n. 211 del 20 luglio 2000 che istituisce il Giorno della Memoria non ricorda esplicitamente lo sterminio subito dalle popolazioni sinte e \u003Cmark>rom\u003C/mark>.\r\n\r\nNel dopoguerra i \u003Cmark>rom\u003C/mark> e i sinti vennero destinati ai “\u003Cmark>campi\u003C/mark> di transito” nonostante non fossero più nomadi. Lo stigma nei loro confronti è forte e radicato. Sono considerati stranieri, anche se spesso discendono da gruppi arrivati nella penisola oltre 700 anni fa.\r\n\r\nNegli ultimi anni si sono moltiplicati gli attacchi e le violenze fisiche e verbali. Le cronache narrano di sgomberi violenti, continui controlli di polizia, persecuzioni, insulti, botte. Nemmeno i bambini sfuggono agli attacchi.\r\n\r\nIn questi mesi, a Mirafiori, un gruppo di profughi bosniaci, apolidi di fatto, sono finiti nel mirino dei fascisti di Forza Nuova, Casa Pound e Fratelli d’Italia. Pochi anni fa alle Vallette, alla testa del corteo che finì con il pogrom della Continassa, c’era l’allora segretaria provinciale ed oggi onorevole del PD, Bragantini.\r\n\u003Cmark>Rom\u003C/mark> e sinti sono costretti a vivere ai margini delle nostre città, in baracche fatiscenti, tra topi e fango.\r\n\r\nNel luglio del 2008 un gruppo di famiglie \u003Cmark>rom\u003C/mark> rumene decise di farla finita con il campo di via Germagnano ed occuparono uno stabile dell’Enel abbandonato da anni. Per sgomberarli i poliziotti fecero irruzione mascherati spaccando tutto. Un pullman della GTT li deportò in via Germagnano. 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L’operazione “la città possibile” era un ingranaggio ben oliato che funzionava senza intoppi. Duecento rom meritevoli di “emergere” dal campo di Lungo Stura Lazio, il più grande insediamento spontaneo d’Europa, piazzati temporaneamente in strutture di social housing, erano il fiore all’occhiello con il quale Torino si vendeva come prima città italiana ad aver cancellato la vergogna dei campi. Peccato che l’operazione, costata cinque milioni di euro del ministero dell’Interno, abbia riempito le casse di una bella cordata di cooperative ed associazioni amiche, mentre ai rom “meritevoli” ha offerto due anni sotto ad un tetto, purché si rispettino regole di comportamento che lederebbero la dignità di un bambino di tre anni.\r\n\r\nAgli altri seicento il Comune di Torino ha offerto la strada o la deportazione.\r\n\r\nDuecento tra adulti e bambini sono stati sgomberati il 26 febbraio. 150 persone sono state rastrellate mercoledì 18 marzo, portate in questura, denudate e perquisite. Alla gran parte sono stati consegnati fogli di via che impongono di lasciare il paese entro un mese, due sono stati portati al CIE, uno probabilmente è già stato deportato.\r\n\r\nIl tam tam aveva battuto la notizia che giovedì sarebbe stata sgomberata “la fossa”, la zona del campo abitata dai calderasc.\r\nPoi, a sorpresa, il tribunale dei diritti dell’uomo ha imposto al governo lo stop dello sgombero, perché, non si possono buttare in strada uomini, donne e bambini senza offrire un’alternativa.\r\nUn granello di sabbia ha cominciato a sporcare la vetrina luccicante del Comune.\r\nNel pomeriggio di giovedì 19 al Campus “Luigi Einaudi” c’era l’inaugurazione di un convegno sui rom, senza i rom. Non invitati c’erano anche gli antirazzisti di Gattorosso Gattonero che hanno aperto uno striscione, si sono presi il microfono per leggere un documento degli abitanti di Lungo Stura Lazio, gli unici a non essere mai stati interpellati su quanto veniva deciso ed attuato sui loro corpi, sulle loro vite, sul futuro dei loro figli.\r\nIl vicesindaco Elide Tisi ha dato forfait all’ultimo momento, limitandosi a inviare una lettera. L’eco delle voci dei senza voce è comunque risuonata nell’aula nuova e linda del Campus.\r\nPochi chilometri di strada da Lungo Stura Lazio, anni luce di repressione e disprezzo dalle baracche dove i rom vivono da anni tra topi e fango. La prima volta che le vedi quelle baracche fanno orrore. Poi ti accorgi che sono state dipinte, che ci sono le tendine alle finestre, dietro cui brillano candele e luci scarne. E ti accorgi che l’orrore vero è quello di tanti giorni all’alba, tra lampeggianti, antisommossa e vigili urbani con il manganello e i guanti.\r\n\r\nNei giorni successivi i quotidiani hanno dato ampio risalto alla notizia dello stop momentaneo imposto dalla corte dei diritti dell’uomo, concedendo ampia facoltà di replica sia a Tisi, sia a Borgna, il pubblico ministero che lo scorso maggio aveva posto sotto sequestro l’area.\r\nNeanche una riga è stata concessa al documento dell’assemblea degli abitanti del campo. Anarres ne ha parlato con Cecilia di Gattorosso Gattonero.\r\n\r\nAscolta la diretta:\r\nUnknown\r\n\r\nDi seguito il comunicato di Gatto Rosso Gatto Nero:\r\n«È sempre possibile dire il vero nello spazio di una esteriorità selvaggia; ma non si è nel vero se non ottemperando alle regole di una ‘polizia’ discorsiva che si deve riattivare in ciascuno dei suoi discorsi. » (M. F.)\r\nTorino, 19 marzo 2015\r\nQuesta mattina all'alba doveva scattare un'ulteriore operazione di sgombero nel campo rom di Lungo Stura. L'ennesima dall'estate 2014, a poche settimane di distanza da quella del 26 febbraio, in cui oltre 100 persone sono finite in mezzo alla strada senza preavviso né alternativa abitativa, mentre le loro baracche venivano distrutte dalle ruspe della Città di Torino. A rovinare i piani istituzionali è intervenuto il ricorso presentato da cinque famiglie residenti nel campo, rappresentate dall'avvocato Gianluca Vitale, il cui successo coincide con la decisione della Corte europea dei diritti dell'uomo di imporre al governo italiano la sospensione immediata dello sgombero fino al 26 marzo, con la richiesta che vengano fornite informazioni in merito alla ricollocazione abitativa dei nuclei. E' la prima volta che la Corte sospende lo sgombero di un campo rom in Italia. Ad esser maliziosi vien da pensare che la Città di Torino la stia facendo davvero grossa.\r\nLe operazioni di sgombero fanno tutte parte del mega-progetto “La città possibile”, con il quale la Città di Torino fa vanto di “superare” i campi nomadi e la cui gestione è monopolio della cordata Valdocco - AIZO - Stranaidea - Liberitutti - Terra del Fuoco - Croce Rossa, cui è stato affidato un appalto dal valore di 5.193.167,26 euro stanziati dal Ministero dell'Interno, nell'assenza di alcun monitoraggio indipendente. L'implementazione di questa “buona pratica” nel campo rom “informale” più grande d'Europa, quello di Lungo Stura, dove da 15 anni vivevano oltre 1.000 persone provenienti dalla Romania, bacino di manodopera sottocosto per le economie formali ed informali della città, ha previsto l'arbitraria separazione degli abitanti del campo in “meritevoli” ed “immeritevoli”, “civilizzati” e “barbari”, “adatti” ed “inadatti” ad una condizione abitativa autonoma e dignitosa. Ai primi – appena 250 persone a fine gennaio 2015 - l'offerta di una casa temporanea o la collocazione in sistemazioni di housing sociale a metà tra la caserma e l'asilo, o ancora il rimpatrio “volontario” in Romania; ai secondi – ben oltre 600 persone - lo sgombero forzato senza alternativa abitativa da portare a termine entro il 31 marzo, appena sospeso dalla CEDU dopo che oltre 100 persone ne sono già state oggetto.\r\n\r\nNel frattempo, dopo la retata della polizia di mercoledì mattina, una ventina di persone del campo si ritrovano oggi con in mano un foglio di via che intima loro di lasciare l'Italia entro 30 giorni, come è successo a decine di altri nel corso dell'ultimo anno. Due persone sono invece rinchiuse nel CIE di Torino in attesa di convalida o annullamento dell'espulsione coatta.\r\n\r\nNella totale assenza di coinvolgimento delle famiglie del campo nelle fasi di elaborazione ed implementazione del progetto ed in mancanza di alcun criterio trasparente o possibilità di ricorso, la Città di Torino si è così arrogata il “diritto” al monopolio della violenza persino oltre i limiti imposti da uno stato di diritto già strutturalmente fondato sull'occultamento del conflitto di classe e sulla romofobia.\r\nAttraverso lo sgombero forzato di chi non può accedere al “libero” mercato degli affitti né alle case popolari - e si trova così costretto, dopo secoli di stanzialità, ad un nomadismo forzato attraverso cui si costruisce lo stigma “culturale” utile ad etnicizzare lo spazio politico e sociale - si sta portando avanti una violenta politica repressiva e speculativa che garantisce i profitti economici e simbolici di pochi noti, devastando la vita di molti. Nulla di nuovo rispetto alle strategie di governo del sociale che da tempo caratterizzano lo spazio metropolitano torinese, dove le politiche di “riqualificazione” urbana nelle diverse periferie vengono portate avanti tramite sfratti, sgomberi, retate e speculazioni che rispondono a precisi interessi economici. Non importa che nel campo vivano donne in stato di gravidanza, persone anziane e malate e minori frequentanti la scuola. Non importa neppure che la loro presenza invisibile dati di oltre un decennio e sia situata su un terreno decisamente poco appetibile per grandi investimenti. Dietro all'ideologia “democratica” sui cui si fonda la retorica di questo progetto di speculazione e sgombero, di cui il nome stesso - “La città possibile” - è emblema, si cela, come sempre, la materialità delle risorse e degli interessi economici che determinano forze e rapporti di forza in campo.\r\n\r\nQual è la genealogia di questo progetto milionario?\r\nChi ha partecipato alla definizione dei termini del suo “discorso”?\r\nIn quali spazi ed attraverso quali processi?\r\nQuali effetti sono stati prodotti rispetto alla creazione di “soggetti” ed “oggetti”?\r\nCon quali conseguenze nello spazio politico locale e sovra-locale?\r\nIn base a quali criteri sono state scelte le famiglie?\r\nDi che natura è lo strumento governativo definito “patto di emersione”?\r\nQuali rappresentazioni e vincoli impone all'azione ed alla vita quotidiana delle persone? Qual è la sostenibilità economica delle sistemazioni abitative per le famiglie?\r\nPerché vengono costrette alla dipendenza da associazioni e cooperative?\r\nCosa succederà alle famiglie quando finiranno i contributi agli affitti non calmierati?\r\nLo sgombero senza alternativa abitativa \"supera\" un campo per crearne altri?\r\nQuale percentuale dei 5.193.167,26 euro è stata spesa per “costi di gestione”?\r\nChi sono i proprietari degli immobili nei quali alcune famiglie sono state collocate? Quanto è costato lo sgombero manu militari del campo di Lungo Stura?\r\n\r\nQueste sono solo alcune delle domande a cui una delle principali responsabili politiche del progetto, la vicesindaco Tisi - invitata ad inaugurare un'imbarazzante conferenza sull'inclusione abitativa dei Rom, patrocinata niente meno che dalla Città di Torino proprio mentre la stessa porta avanti un'operazione di speculazione e sgombero sulla pelle dei Rom - non ha evidentemente molta voglia di rispondere. Informata della presenza di un gruppo di antirazzisti/e all'evento, ha preferito scappare, lasciando alla platea una missiva greve di retorica e compassione per i “poveri senza tetto” che ben si addice ad un'esponente di punta del PD torinese, da anni al governo della capitale italiana degli sfratti. Una conferenza tenutasi a pochi chilometri dal campo rom di Lungo Stura - dove centinaia di persone vivono nell'incertezza radicale rispetto al loro presente e sotto la costante minaccia della violenza poliziesca - in cui non si è percepita in alcun modo la materialità dei processi di speculazione, repressione e ricatto in atto, né la sofferenza dei soggetti che subiscono quotidianamente gli effetti di queste politiche “virtuose” con cui la Città di Torino pensa di farsi pubblicità; una conferenza in cui gli unici assenti erano proprio questi soggetti, ai quali i “ricercatori critici” hanno pensato bene di concedere statuto di esistenza unicamente in qualità di “oggetti” dei discorsi e dello sguardo altrui; una conferenza dove non è stato minimamente problematizzato il nesso tra potere e sapere, ma è stata anzi offerta legittimazione alle istituzioni ed al loro operato, accogliendole come interlocutori credibili – uno sguardo al programma, ai termini del discorso ed agli sponsor in esso contenuti è sufficiente a capire quali siano le differenti “agende” che nell'iniziativa hanno trovato felice saldatura. Non vanno sprecate ulteriori parole.\r\n\r\nLa presenza degli antirazzisti/e ha portato uno squarcio di realtà e materialità in una Aula Magna dove ad un'analisi del potere politico e dei rapporti di classe nello spazio metropolitano, di cui la questione abitativa è parte, si è ancora una volta preferito il comodo sguardo culturalista sui Rom come luoghi dell'eccezione. All'ipocrita retorica della “cittadinanza” e del “diritto di parola” (comunque negato), abbiamo risposto con la presa diretta della parola. Nè “partecipanti” ad un confronto che non è mai esistito, né “portavoce” di un popolo o di qualsivoglia bandiera. Lontani dalla melmosa palude della “rappresentanza” - di cui altri sembrano invece tanto ossessionati - abbiamo usato i nostri corpi come amplificatori delle voci dell'assemblea degli abitanti del campo rom di Lungo Stura, dove si sta combattendo una guerra sociale.\r\n\r\nAssemblea Gatto Nero Gatto Rosso\r\ngattonerogattorosso@inventati.org\r\n\r\nDi seguito il testo letto in università.\r\nBasta sgomberi e speculazioni nel campo rom di lungo Stura!\r\nGiovedì 26 febbraio la polizia ha sgomberato dal campo rom di Lungo Stura 200 persone. Le loro baracche e roulottes sono state distrutte dalle ruspe del Comune di Torino senza dare alle persone neanche il tempo di mettere in salvo le proprie cose, né ai malati di recuperare i medicinali. Chi è stato sgomberato non aveva altro posto dove andare: qualcuno è fuggito in altre parti della città, altri hanno chiesto ospitalità a chi ancora vive nel campo.\r\nQuesto sgombero non è giusto.\r\nNel campo di Lungo Stura fino all'anno scorso vivevano oltre 1.000 persone. Siamo arrivati in Italia 15 anni fa e abbiamo sempre vissuto in baracche, non per scelta, ma perché non possiamo permetterci di pagare un affitto. In Romania abbiamo sempre vissuto in case, che lo Stato garantiva a tutti durante il regime di Ceaușescu, nonostante il razzismo contro i Rom esistesse anche allora. Siamo venuti in Italia perché dopo il 1989 la situazione economica è diventata molto difficile: hanno chiuso miniere, fabbriche e collettivizzazioni dove molti di noi lavoravano, mentre le attività che alcuni gruppi rom svolgevano da secoli non hanno trovato spazio nell'economia capitalista. Siamo diventati disoccupati e senza reddito.\r\nSiamo venuti in Italia per cercare lavoro e qui abbiamo visto che i Rom vivevano in campi, mentre l'accesso alle case popolari era praticamente impossibile. Il mercato degli affitti di Torino, poi, è inaccessibile per chi come noi svolge lavori sottopagati che non ci permettono nemmeno di sfamarci. Così ci siamo adattati alla situazione, che è sempre stata molto dura, perché non eravamo abituati a vivere in baracche, senza luce né acqua. Il campo di Lungo Stura si è velocemente ingrandito perché molte persone scappavano qui dopo che polizia e vigili le sgomberavano da altre zone. Prima che la Romania entrasse nell'Unione Europea i poliziotti venivano spesso nei campi, all'alba, per fare retate e spaccare tutto: ci prendevano, ci portavano in questura e spesso ci chiudevano nei CIE o ci mettevano direttamente sugli aerei per espellerci. Anche dopo che siamo diventati cittadini europei la violenza della polizia è continuata, così come il razzismo e lo sfruttamento.\r\nAbbiamo letto sui giornali che più di un anno fa il Comune di Torino ha avviato un progetto abitativo per i Rom, chiamato “La città possibile” e costato oltre 5 milioni di euro, finanziati dallo Stato italiano. Abbiamo letto che con questo progetto le istituzioni hanno detto di voler “superare” i campi nomadi. Il Comune, però, non ha organizzato nemmeno un'assemblea per parlare con noi, né alcuna rappresentanza delle famiglie è mai stata invitata alle riunioni dove sono state prese le decisioni.\r\n\r\nNessuno ci ha mai informati di come sono stati spesi i soldi, né delle caratteristiche di questo progetto.\r\n\r\nLe cooperative e le associazioni hanno chiamato alcune famiglie del campo, a cui hanno fatto firmare dei fogli con cui accettavano di distruggere le proprie baracche in cambio di una sistemazione abitativa. In questo modo, il Comune ha inserito 250 persone nel progetto: alcune in alloggio, altre in housing sociale, altre ancora sono state rimpatriate in Romania. Là però non si riesce a sopravvivere, quindi queste persone sono già tornate in Italia. Nessuno ci ha spiegato i criteri con cui queste famiglie sono state scelte. Alcune persone arrivate da poco in Italia hanno avuto la casa, altri che sono qui da 10 anni non hanno avuto niente, quindi pensiamo che ci siano stati casi di corruzione. L'unica cosa che abbiamo davvero capito è che le case sono state offerte solo per pochi mesi, al massimo due anni. Poi le famiglie dovranno pagare affitti insostenibili e se non riusciranno a farlo si ritroveranno in mezzo alla strada, a meno che le cooperative non ricevano altri soldi per continuare il progetto. Ma cosa è successo a tutte le persone rimaste fuori da “La città possibile”?\r\n\r\nLa maggior parte degli abitanti del campo di lungo Stura è stata arbitrariamente tagliata fuori dal progetto.\r\n\r\nStiamo parlando di oltre 600 persone: abbiamo ricevuto continue promesse, ma nessuna risposta concreta. Abbiamo chiesto spiegazioni sui criteri, ma nessuno ci ha voluto parlare. L'unico rapporto con Questura, Comune, associazioni e cooperative era che venivano a censirci e a farci domande in continuazione. Poi arrivava la polizia a darci il foglio di via. Ogni due settimane mandavano i poliziotti nel campo con cani, scudi e manganelli, per fare le retate, prendere le persone e mandarle via dall'Italia, con qualunque pretesto. Ad una signora hanno dato il foglio di via perchè aveva acceso la stufa per scaldare la baracca. La Croce Rossa invece veniva a prendere nota delle baracche vuote, per farle spaccare, quando la gente non era in casa, dopo le 9 del mattino.\r\nIl 26 febbraio la polizia ha sgomberato 200 di noi, senza offrire nessuna alternativa abitativa. Ora nel campo siamo ancora oltre 400 persone ed ogni giorno viviamo con la paura di essere buttati in mezzo alla strada. A nessuno interessa che nel campo vivano donne incinte, persone anziane e molte persone malate. A nessuno interessa che, a causa dello sgombero, i nostri bambini e bambine non abbiano più la possibilità di andare a scuola e così perdano l'anno scolastico. L'unica cosa che interessa è spaccare le nostre baracche.\r\n\r\nViviamo come topi, se non abbiamo diritto nemmeno ad una baracca, allora tanto vale che veniate a spararci.\r\n\r\nI campi rom non li abbiamo creati noi, li hanno creati le istituzioni italiane decine di anni fa. Quanti soldi hanno guadagnato in tutti questi anni, sulla pelle dei Rom, associazioni e cooperative cui il Comune di Torino ha dato appalti di ogni genere per “gestire” i campi e chi è costretto a viverci? Quanti soldi hanno guadagnato nell'ultimo anno Valdocco, Terra del Fuoco, AIZO, Stranaidea, Liberitutti e Croce Rossa, con il progetto “La città possibile” che è costato più di 5 milioni di euro? Questi soldi non vengono spesi a favore dei Rom ed infatti la nostra situazione non è affatto migliorata in tutti questi anni. Dobbiamo chiederci chi realmente ci guadagna da tutti questi progetti “eccezionali”, che oltretutto rinforzano l'idea che noi Rom non facciamo parte di una comune umanità e fomentano il razzismo.\r\n\r\nNel campo oggi vivono oltre 400 persone, di cui metà sono minori.\r\nNegli ultimi giorni a qualcuno è stato promesso di entrare nel progetto: questa logica di divisione e ricatto deve finire!\r\nTutti/e devono poter di vivere in case o luoghi dignitosi e sicuri.\r\nNessuno deve essere buttato in mezzo alla strada.\r\nI minori devono poter frequentare la scuola e terminare l'anno.\r\nBasta sgomberi e speculazioni sulla nostra pelle!\r\nTorino, 15 marzo 2015\r\nAssemblea abitanti del campo di Lungo Stura Lazio\r\n\r\n ","21 Marzo 2015","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2015/03/cle1-200x110.jpg","Convegno sui Rom senza i Rom: antirazzisti/e rovinano la vetrina della Città di Torino",1426934211,[608,609,188,610,71,611],"http://radioblackout.org/tag/corte-europea-diritti-umani/","http://radioblackout.org/tag/elide-tisi/","http://radioblackout.org/tag/retata/","http://radioblackout.org/tag/sgombero-campo/",[613,614,23,615,15,616],"corte europea diritti umani","elide tisi","retata","sgombero campo",{"post_content":618,"post_title":622,"tags":625},{"matched_tokens":619,"snippet":620,"value":621},[79,15],"che veniate a spararci.\r\n\r\nI \u003Cmark>campi\u003C/mark> \u003Cmark>rom\u003C/mark> non li abbiamo creati noi,","Il 19 marzo è stata una gran brutta giornata per gli apprendisti stregoni del Comune di Torino.\r\nEra tutto perfetto. L’operazione “la città possibile” era un ingranaggio ben oliato che funzionava senza intoppi. Duecento \u003Cmark>rom\u003C/mark> meritevoli di “emergere” dal campo di Lungo Stura Lazio, il più grande insediamento spontaneo d’Europa, piazzati temporaneamente in strutture di social housing, erano il fiore all’occhiello con il quale Torino si vendeva come prima città italiana ad aver cancellato la vergogna dei \u003Cmark>campi\u003C/mark>. Peccato che l’operazione, costata cinque milioni di euro del ministero dell’Interno, abbia riempito le casse di una bella cordata di cooperative ed associazioni amiche, mentre ai \u003Cmark>rom\u003C/mark> “meritevoli” ha offerto due anni sotto ad un tetto, purché si rispettino regole di comportamento che lederebbero la dignità di un bambino di tre anni.\r\n\r\nAgli altri seicento il Comune di Torino ha offerto la strada o la deportazione.\r\n\r\nDuecento tra adulti e bambini sono stati sgomberati il 26 febbraio. 150 persone sono state rastrellate mercoledì 18 marzo, portate in questura, denudate e perquisite. Alla gran parte sono stati consegnati fogli di via che impongono di lasciare il paese entro un mese, due sono stati portati al CIE, uno probabilmente è già stato deportato.\r\n\r\nIl tam tam aveva battuto la notizia che giovedì sarebbe stata sgomberata “la fossa”, la zona del campo abitata dai calderasc.\r\nPoi, a sorpresa, il tribunale dei diritti dell’uomo ha imposto al governo lo stop dello sgombero, perché, non si possono buttare in strada uomini, donne e bambini senza offrire un’alternativa.\r\nUn granello di sabbia ha cominciato a sporcare la vetrina luccicante del Comune.\r\nNel pomeriggio di giovedì 19 al Campus “Luigi Einaudi” c’era l’inaugurazione di un convegno sui \u003Cmark>rom\u003C/mark>, senza i \u003Cmark>rom\u003C/mark>. Non invitati c’erano anche gli antirazzisti di Gattorosso Gattonero che hanno aperto uno striscione, si sono presi il microfono per leggere un documento degli abitanti di Lungo Stura Lazio, gli unici a non essere mai stati interpellati su quanto veniva deciso ed attuato sui loro corpi, sulle loro vite, sul futuro dei loro figli.\r\nIl vicesindaco Elide Tisi ha dato forfait all’ultimo momento, limitandosi a inviare una lettera. L’eco delle voci dei senza voce è comunque risuonata nell’aula nuova e linda del Campus.\r\nPochi chilometri di strada da Lungo Stura Lazio, anni luce di repressione e disprezzo dalle baracche dove i \u003Cmark>rom\u003C/mark> vivono da anni tra topi e fango. La prima volta che le vedi quelle baracche fanno orrore. Poi ti accorgi che sono state dipinte, che ci sono le tendine alle finestre, dietro cui brillano candele e luci scarne. E ti accorgi che l’orrore vero è quello di tanti giorni all’alba, tra lampeggianti, antisommossa e vigili urbani con il manganello e i guanti.\r\n\r\nNei giorni successivi i quotidiani hanno dato ampio risalto alla notizia dello stop momentaneo imposto dalla corte dei diritti dell’uomo, concedendo ampia facoltà di replica sia a Tisi, sia a Borgna, il pubblico ministero che lo scorso maggio aveva posto sotto sequestro l’area.\r\nNeanche una riga è stata concessa al documento dell’assemblea degli abitanti del campo. Anarres ne ha parlato con Cecilia di Gattorosso Gattonero.\r\n\r\nAscolta la diretta:\r\nUnknown\r\n\r\nDi seguito il comunicato di Gatto Rosso Gatto Nero:\r\n«È sempre possibile dire il vero nello spazio di una esteriorità selvaggia; ma non si è nel vero se non ottemperando alle regole di una ‘polizia’ discorsiva che si deve riattivare in ciascuno dei suoi discorsi. » (M. F.)\r\nTorino, 19 marzo 2015\r\nQuesta mattina all'alba doveva scattare un'ulteriore operazione di sgombero nel campo \u003Cmark>rom\u003C/mark> di Lungo Stura. L'ennesima dall'estate 2014, a poche settimane di distanza da quella del 26 febbraio, in cui oltre 100 persone sono finite in mezzo alla strada senza preavviso né alternativa abitativa, mentre le loro baracche venivano distrutte dalle ruspe della Città di Torino. A rovinare i piani istituzionali è intervenuto il ricorso presentato da cinque famiglie residenti nel campo, rappresentate dall'avvocato Gianluca Vitale, il cui successo coincide con la decisione della Corte europea dei diritti dell'uomo di imporre al governo italiano la sospensione immediata dello sgombero fino al 26 marzo, con la richiesta che vengano fornite informazioni in merito alla ricollocazione abitativa dei nuclei. E' la prima volta che la Corte sospende lo sgombero di un campo \u003Cmark>rom\u003C/mark> in Italia. Ad esser maliziosi vien da pensare che la Città di Torino la stia facendo davvero grossa.\r\nLe operazioni di sgombero fanno tutte parte del mega-progetto “La città possibile”, con il quale la Città di Torino fa vanto di “superare” i \u003Cmark>campi\u003C/mark> nomadi e la cui gestione è monopolio della cordata Valdocco - AIZO - Stranaidea - Liberitutti - Terra del Fuoco - Croce Rossa, cui è stato affidato un appalto dal valore di 5.193.167,26 euro stanziati dal Ministero dell'Interno, nell'assenza di alcun monitoraggio indipendente. L'implementazione di questa “buona pratica” nel campo \u003Cmark>rom\u003C/mark> “informale” più grande d'Europa, quello di Lungo Stura, dove da 15 anni vivevano oltre 1.000 persone provenienti dalla \u003Cmark>Rom\u003C/mark>ania, bacino di manodopera sottocosto per le economie formali ed informali della città, ha previsto l'arbitraria separazione degli abitanti del campo in “meritevoli” ed “immeritevoli”, “civilizzati” e “barbari”, “adatti” ed “inadatti” ad una condizione abitativa autonoma e dignitosa. Ai primi – appena 250 persone a fine gennaio 2015 - l'offerta di una casa temporanea o la collocazione in sistemazioni di housing sociale a metà tra la caserma e l'asilo, o ancora il rimpatrio “volontario” in \u003Cmark>Rom\u003C/mark>ania; ai secondi – ben oltre 600 persone - lo sgombero forzato senza alternativa abitativa da portare a termine entro il 31 marzo, appena sospeso dalla CEDU dopo che oltre 100 persone ne sono già state oggetto.\r\n\r\nNel frattempo, dopo la retata della polizia di mercoledì mattina, una ventina di persone del campo si ritrovano oggi con in mano un foglio di via che intima loro di lasciare l'Italia entro 30 giorni, come è successo a decine di altri nel corso dell'ultimo anno. Due persone sono invece rinchiuse nel CIE di Torino in attesa di convalida o annullamento dell'espulsione coatta.\r\n\r\nNella totale assenza di coinvolgimento delle famiglie del campo nelle fasi di elaborazione ed implementazione del progetto ed in mancanza di alcun criterio trasparente o possibilità di ricorso, la Città di Torino si è così arrogata il “diritto” al monopolio della violenza persino oltre i limiti imposti da uno stato di diritto già strutturalmente fondato sull'occultamento del conflitto di classe e sulla romofobia.\r\nAttraverso lo sgombero forzato di chi non può accedere al “libero” mercato degli affitti né alle case popolari - e si trova così costretto, dopo secoli di stanzialità, ad un nomadismo forzato attraverso cui si costruisce lo stigma “culturale” utile ad etnicizzare lo spazio politico e sociale - si sta portando avanti una violenta politica repressiva e speculativa che garantisce i profitti economici e simbolici di pochi noti, devastando la vita di molti. Nulla di nuovo rispetto alle strategie di governo del sociale che da tempo caratterizzano lo spazio metropolitano torinese, dove le politiche di “riqualificazione” urbana nelle diverse periferie vengono portate avanti tramite sfratti, sgomberi, retate e speculazioni che rispondono a precisi interessi economici. Non importa che nel campo vivano donne in stato di gravidanza, persone anziane e malate e minori frequentanti la scuola. Non importa neppure che la loro presenza invisibile dati di oltre un decennio e sia situata su un terreno decisamente poco appetibile per grandi investimenti. Dietro all'ideologia “democratica” sui cui si fonda la retorica di questo progetto di speculazione e sgombero, di cui il nome stesso - “La città possibile” - è emblema, si cela, come sempre, la materialità delle risorse e degli interessi economici che determinano forze e rapporti di forza in campo.\r\n\r\nQual è la genealogia di questo progetto milionario?\r\nChi ha partecipato alla definizione dei termini del suo “discorso”?\r\nIn quali spazi ed attraverso quali processi?\r\nQuali effetti sono stati prodotti rispetto alla creazione di “soggetti” ed “oggetti”?\r\nCon quali conseguenze nello spazio politico locale e sovra-locale?\r\nIn base a quali criteri sono state scelte le famiglie?\r\nDi che natura è lo strumento governativo definito “patto di emersione”?\r\nQuali rappresentazioni e vincoli impone all'azione ed alla vita quotidiana delle persone? Qual è la sostenibilità economica delle sistemazioni abitative per le famiglie?\r\nPerché vengono costrette alla dipendenza da associazioni e cooperative?\r\nCosa succederà alle famiglie quando finiranno i contributi agli affitti non calmierati?\r\nLo sgombero senza alternativa abitativa \"supera\" un campo per crearne altri?\r\nQuale percentuale dei 5.193.167,26 euro è stata spesa per “costi di gestione”?\r\nChi sono i proprietari degli immobili nei quali alcune famiglie sono state collocate? Quanto è costato lo sgombero manu militari del campo di Lungo Stura?\r\n\r\nQueste sono solo alcune delle domande a cui una delle principali responsabili politiche del progetto, la vicesindaco Tisi - invitata ad inaugurare un'imbarazzante conferenza sull'inclusione abitativa dei \u003Cmark>Rom\u003C/mark>, patrocinata niente meno che dalla Città di Torino proprio mentre la stessa porta avanti un'operazione di speculazione e sgombero sulla pelle dei \u003Cmark>Rom\u003C/mark> - non ha evidentemente molta voglia di rispondere. Informata della presenza di un gruppo di antirazzisti/e all'evento, ha preferito scappare, lasciando alla platea una missiva greve di retorica e compassione per i “poveri senza tetto” che ben si addice ad un'esponente di punta del PD torinese, da anni al governo della capitale italiana degli sfratti. Una conferenza tenutasi a pochi chilometri dal campo \u003Cmark>rom\u003C/mark> di Lungo Stura - dove centinaia di persone vivono nell'incertezza radicale rispetto al loro presente e sotto la costante minaccia della violenza poliziesca - in cui non si è percepita in alcun modo la materialità dei processi di speculazione, repressione e ricatto in atto, né la sofferenza dei soggetti che subiscono quotidianamente gli effetti di queste politiche “virtuose” con cui la Città di Torino pensa di farsi pubblicità; una conferenza in cui gli unici assenti erano proprio questi soggetti, ai quali i “ricercatori critici” hanno pensato bene di concedere statuto di esistenza unicamente in qualità di “oggetti” dei discorsi e dello sguardo altrui; una conferenza dove non è stato minimamente problematizzato il nesso tra potere e sapere, ma è stata anzi offerta legittimazione alle istituzioni ed al loro operato, accogliendole come interlocutori credibili – uno sguardo al programma, ai termini del discorso ed agli sponsor in esso contenuti è sufficiente a capire quali siano le differenti “agende” che nell'iniziativa hanno trovato felice saldatura. Non vanno sprecate ulteriori parole.\r\n\r\nLa presenza degli antirazzisti/e ha portato uno squarcio di realtà e materialità in una Aula Magna dove ad un'analisi del potere politico e dei rapporti di classe nello spazio metropolitano, di cui la questione abitativa è parte, si è ancora una volta preferito il comodo sguardo culturalista sui \u003Cmark>Rom\u003C/mark> come luoghi dell'eccezione. All'ipocrita retorica della “cittadinanza” e del “diritto di parola” (comunque negato), abbiamo risposto con la presa diretta della parola. Nè “partecipanti” ad un confronto che non è mai esistito, né “portavoce” di un popolo o di qualsivoglia bandiera. Lontani dalla melmosa palude della “rappresentanza” - di cui altri sembrano invece tanto ossessionati - abbiamo usato i nostri corpi come amplificatori delle voci dell'assemblea degli abitanti del campo \u003Cmark>rom\u003C/mark> di Lungo Stura, dove si sta combattendo una guerra sociale.\r\n\r\nAssemblea Gatto Nero Gatto Rosso\r\ngattonerogattorosso@inventati.org\r\n\r\nDi seguito il testo letto in università.\r\nBasta sgomberi e speculazioni nel campo \u003Cmark>rom\u003C/mark> di lungo Stura!\r\nGiovedì 26 febbraio la polizia ha sgomberato dal campo \u003Cmark>rom\u003C/mark> di Lungo Stura 200 persone. Le loro baracche e roulottes sono state distrutte dalle ruspe del Comune di Torino senza dare alle persone neanche il tempo di mettere in salvo le proprie cose, né ai malati di recuperare i medicinali. Chi è stato sgomberato non aveva altro posto dove andare: qualcuno è fuggito in altre parti della città, altri hanno chiesto ospitalità a chi ancora vive nel campo.\r\nQuesto sgombero non è giusto.\r\nNel campo di Lungo Stura fino all'anno scorso vivevano oltre 1.000 persone. Siamo arrivati in Italia 15 anni fa e abbiamo sempre vissuto in baracche, non per scelta, ma perché non possiamo permetterci di pagare un affitto. In \u003Cmark>Rom\u003C/mark>ania abbiamo sempre vissuto in case, che lo Stato garantiva a tutti durante il regime di Ceaușescu, nonostante il razzismo contro i \u003Cmark>Rom\u003C/mark> esistesse anche allora. Siamo venuti in Italia perché dopo il 1989 la situazione economica è diventata molto difficile: hanno chiuso miniere, fabbriche e collettivizzazioni dove molti di noi lavoravano, mentre le attività che alcuni gruppi \u003Cmark>rom\u003C/mark> svolgevano da secoli non hanno trovato spazio nell'economia capitalista. Siamo diventati disoccupati e senza reddito.\r\nSiamo venuti in Italia per cercare lavoro e qui abbiamo visto che i \u003Cmark>Rom\u003C/mark> vivevano in \u003Cmark>campi\u003C/mark>, mentre l'accesso alle case popolari era praticamente impossibile. Il mercato degli affitti di Torino, poi, è inaccessibile per chi come noi svolge lavori sottopagati che non ci permettono nemmeno di sfamarci. Così ci siamo adattati alla situazione, che è sempre stata molto dura, perché non eravamo abituati a vivere in baracche, senza luce né acqua. Il campo di Lungo Stura si è velocemente ingrandito perché molte persone scappavano qui dopo che polizia e vigili le sgomberavano da altre zone. Prima che la \u003Cmark>Rom\u003C/mark>ania entrasse nell'Unione Europea i poliziotti venivano spesso nei \u003Cmark>campi\u003C/mark>, all'alba, per fare retate e spaccare tutto: ci prendevano, ci portavano in questura e spesso ci chiudevano nei CIE o ci mettevano direttamente sugli aerei per espellerci. Anche dopo che siamo diventati cittadini europei la violenza della polizia è continuata, così come il razzismo e lo sfruttamento.\r\nAbbiamo letto sui giornali che più di un anno fa il Comune di Torino ha avviato un progetto abitativo per i \u003Cmark>Rom\u003C/mark>, chiamato “La città possibile” e costato oltre 5 milioni di euro, finanziati dallo Stato italiano. Abbiamo letto che con questo progetto le istituzioni hanno detto di voler “superare” i \u003Cmark>campi\u003C/mark> nomadi. Il Comune, però, non ha organizzato nemmeno un'assemblea per parlare con noi, né alcuna rappresentanza delle famiglie è mai stata invitata alle riunioni dove sono state prese le decisioni.\r\n\r\nNessuno ci ha mai informati di come sono stati spesi i soldi, né delle caratteristiche di questo progetto.\r\n\r\nLe cooperative e le associazioni hanno chiamato alcune famiglie del campo, a cui hanno fatto firmare dei fogli con cui accettavano di distruggere le proprie baracche in cambio di una sistemazione abitativa. In questo modo, il Comune ha inserito 250 persone nel progetto: alcune in alloggio, altre in housing sociale, altre ancora sono state rimpatriate in \u003Cmark>Rom\u003C/mark>ania. Là però non si riesce a sopravvivere, quindi queste persone sono già tornate in Italia. Nessuno ci ha spiegato i criteri con cui queste famiglie sono state scelte. Alcune persone arrivate da poco in Italia hanno avuto la casa, altri che sono qui da 10 anni non hanno avuto niente, quindi pensiamo che ci siano stati casi di corruzione. L'unica cosa che abbiamo davvero capito è che le case sono state offerte solo per pochi mesi, al massimo due anni. Poi le famiglie dovranno pagare affitti insostenibili e se non riusciranno a farlo si ritroveranno in mezzo alla strada, a meno che le cooperative non ricevano altri soldi per continuare il progetto. Ma cosa è successo a tutte le persone rimaste fuori da “La città possibile”?\r\n\r\nLa maggior parte degli abitanti del campo di lungo Stura è stata arbitrariamente tagliata fuori dal progetto.\r\n\r\nStiamo parlando di oltre 600 persone: abbiamo ricevuto continue promesse, ma nessuna risposta concreta. Abbiamo chiesto spiegazioni sui criteri, ma nessuno ci ha voluto parlare. L'unico rapporto con Questura, Comune, associazioni e cooperative era che venivano a censirci e a farci domande in continuazione. Poi arrivava la polizia a darci il foglio di via. Ogni due settimane mandavano i poliziotti nel campo con cani, scudi e manganelli, per fare le retate, prendere le persone e mandarle via dall'Italia, con qualunque pretesto. Ad una signora hanno dato il foglio di via perchè aveva acceso la stufa per scaldare la baracca. La Croce Rossa invece veniva a prendere nota delle baracche vuote, per farle spaccare, quando la gente non era in casa, dopo le 9 del mattino.\r\nIl 26 febbraio la polizia ha sgomberato 200 di noi, senza offrire nessuna alternativa abitativa. Ora nel campo siamo ancora oltre 400 persone ed ogni giorno viviamo con la paura di essere buttati in mezzo alla strada. A nessuno interessa che nel campo vivano donne incinte, persone anziane e molte persone malate. A nessuno interessa che, a causa dello sgombero, i nostri bambini e bambine non abbiano più la possibilità di andare a scuola e così perdano l'anno scolastico. L'unica cosa che interessa è spaccare le nostre baracche.\r\n\r\nViviamo come topi, se non abbiamo diritto nemmeno ad una baracca, allora tanto vale che veniate a spararci.\r\n\r\nI \u003Cmark>campi\u003C/mark> \u003Cmark>rom\u003C/mark> non li abbiamo creati noi, li hanno creati le istituzioni italiane decine di anni fa. Quanti soldi hanno guadagnato in tutti questi anni, sulla pelle dei \u003Cmark>Rom\u003C/mark>, associazioni e cooperative cui il Comune di Torino ha dato appalti di ogni genere per “gestire” i \u003Cmark>campi\u003C/mark> e chi è costretto a viverci? Quanti soldi hanno guadagnato nell'ultimo anno Valdocco, Terra del Fuoco, AIZO, Stranaidea, Liberitutti e Croce Rossa, con il progetto “La città possibile” che è costato più di 5 milioni di euro? Questi soldi non vengono spesi a favore dei \u003Cmark>Rom\u003C/mark> ed infatti la nostra situazione non è affatto migliorata in tutti questi anni. Dobbiamo chiederci chi realmente ci guadagna da tutti questi progetti “eccezionali”, che oltretutto rinforzano l'idea che noi \u003Cmark>Rom\u003C/mark> non facciamo parte di una comune umanità e fomentano il razzismo.\r\n\r\nNel campo oggi vivono oltre 400 persone, di cui metà sono minori.\r\nNegli ultimi giorni a qualcuno è stato promesso di entrare nel progetto: questa logica di divisione e ricatto deve finire!\r\nTutti/e devono poter di vivere in case o luoghi dignitosi e sicuri.\r\nNessuno deve essere buttato in mezzo alla strada.\r\nI minori devono poter frequentare la scuola e terminare l'anno.\r\nBasta sgomberi e speculazioni sulla nostra pelle!\r\nTorino, 15 marzo 2015\r\nAssemblea abitanti del campo di Lungo Stura Lazio\r\n\r\n ",{"matched_tokens":623,"snippet":624,"value":624},[84,84],"Convegno sui \u003Cmark>Rom\u003C/mark> senza i \u003Cmark>Rom\u003C/mark>: antirazzisti/e rovinano la vetrina della Città di Torino",[626,628,630,632,634,636],{"matched_tokens":627,"snippet":613,"value":613},[],{"matched_tokens":629,"snippet":614,"value":614},[],{"matched_tokens":631,"snippet":23,"value":23},[],{"matched_tokens":633,"snippet":615,"value":615},[],{"matched_tokens":635,"snippet":100,"value":100},[15],{"matched_tokens":637,"snippet":616,"value":616},[],[639,641,647],{"field":110,"matched_tokens":640,"snippet":620,"value":621},[79,15],{"field":40,"indices":642,"matched_tokens":643,"snippets":645,"values":646},[36],[644],[15],[100],[100],{"field":113,"matched_tokens":648,"snippet":624,"value":624},[84,84],{"best_field_score":354,"best_field_weight":595,"fields_matched":119,"num_tokens_dropped":52,"score":596,"tokens_matched":104,"typo_prefix_score":52},{"document":651,"highlight":675,"highlights":703,"text_match":352,"text_match_info":712},{"comment_count":52,"id":652,"is_sticky":52,"permalink":653,"podcastfilter":654,"post_author":396,"post_content":655,"post_date":656,"post_excerpt":58,"post_id":652,"post_modified":657,"post_thumbnail":658,"post_title":659,"post_type":449,"sort_by_date":660,"tag_links":661,"tags":668},"42536","http://radioblackout.org/podcast/anarres-del-16-giugno-normale-violenza-di-polizia-la-guerra-in-casa-aria-di-pogrom-porrajmos-casseruolata-contro-sgomberi-e-fascisti/",[396],"Come ogni venerdì, anche il 16 giugno, dalle 10,45 alle 12,45, sui 105,250 delle libere frequenze di Blackout, siamo scesi con la nostra navicella su Anarres, il pianeta delle utopie concrete.\r\n \r\n\r\nAscolta il podcast:\r\n2017 06 16 anarres1\r\n2017 06 16 anarres2\r\n2017 06 16 anarres3\r\n\r\n \r\n\r\nIn questa puntata:\r\n\r\n \r\nPestaggi, abusi e ricatti. Alcune storie di normale violenza di polizia\r\nNe abbiamo parlato con Robertino Barbieri\r\nLa grande paura di piazza San Carlo\r\n\r\nProbabilmente non sapremo mai cosa sia successo, quale scintilla abbia innescato le tre grandi ondate di panico, che hanno trasformato il salotto buono di Torino nell’anticamera di Kabul, Aleppo, Baghdad, Mosul…\r\n\r\nIn fondo conta poco, molto poco.\r\n\r\nSappiamo però che piazza San Carlo è lo specchio del nostro vivere, di un tempo, dove la guerra, che si finge non ci sia, ha infiltrato l'immaginario, colonizzandolo. Nei prossimi mesi il governo ci ruberà un altro pezzo di libertà, per proteggerci dalla paura di una guerra che non si deve nominare.\r\n\r\nI semi della paura hanno attecchito nel profondo del corpo sociale. 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Sullo sfondo la devastazione del campo di Lungo Stura Lazio a Torino: le baracche schiacciate, i tubi annodati, i panni stesi buttati tra la polvere.\r\nIl giorno prima erano andati ad avvertire una decina di famiglie. In realtà l’operazione di sgombero è stata molto più ampia. La maggior parte delle persone non sapeva nulla.\r\nAlle 7 del mattino di giovedì 26 febbraio sono arrivati centinaia di poliziotti, vigili urbani del nucleo “nomadi”, quelli con in dotazione il tonfa, il manganello estensibile.\r\nSono state buttate in strada circa 200 persone del campo rom di Lungo Stura Lazio a Torino, il più grande della città. Le ruspe che hanno distrutto le baracche non si sono fermate neppure di fronte agli oltre 100 bambini, donne incinte, persone malate, anziani, un disabile. Le istituzioni hanno sgomberato senza offrire alcuna alternativa abitativa.\r\nQuesta vergognosa operazione fa parte del megaprogetto-vetrina “La città possibile”, un progetto che vale oltre 5 milioni di euro.\r\nCon questi fondi (ministeriali) si è previsto l’inserimento abitativo (a termine) in case per sole 15 famiglie, le restanti sono state piazzate in situazioni di social housing, mentre buona parte degli abitanti del campo – fonti “interne” al progetto stamattina parlano di 600 persone – viene semplicemente buttata in mezzo ad una strada (200 persone il 26 febbraio, le restanti entro il 31 marzo).\r\nI criteri con cui questa operazione di “divide et impera” è stata gestita sono estremamente opachi, arbitrari e neppure tanto velatamente razzisti: c’è chi semplicemente non è stato ritenuto “idoneo” a vivere in autonomia, nonostante lavori, abbia minori a carico o sia malato, magari perché non scolarizzato o perché non ha dichiarato di essere “rumenizzato”, come nel caso di gran parte delle famiglie sgomberate oggi. In particolare quelle della “Fossa”. La “Fossa” è la parte del campo più bassa, vicina alle rive del fiume, in un’area pericolosa per il concreto rischio di esondazioni.\r\nLì abitavano famiglie che vengono chiamate “colorate”, perché, specie le donne indossano gonne lunghe, fazzoletti, scialli, calze dai colori vivaci. Sono rom che non fingono di non esserlo, un peccato capitale, che li condanna a non essere considerati adatti “all’emersione dal campo”.\r\nChi viene sbattuto in strada non potrà fare altro che andare a riparare in un altro campo rom della città ed il ciclo degli sgomberi e della “gestione dell’emergenza” (case temporanee e social housing, il tutto a gestione delle solite cooperative) potrà continuare ad infinitum, rappresentando una vera e propria economia che fa comodo a molti interessi forti.\r\nBraccio operativo del progetto sono Valdocco, AIZO, Terra del Fuoco, Liberitutti, Stranaidea e Croce Rossa, cui è stato affidato l’appalto milionario. 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Obbligati a nascondersi come randagi inseguiti dall’accalappiacani non potranno tornare in aula.\r\nIl giorno successivo i comitati razzisti animati da Lega Nord e Fratelli d’Italia, Forza Nuova e Casa Pound hanno plaudito ma la canea razzista non si è placata, invocando altri sgomberi.\r\nNon dubitiamo che verranno presto accontentati.\r\nI rom “buoni” negli stanzoni del social housing, con regole da caserma, gli altri in strada.\r\nL’ordine regna nella bella vetrina di una città targata PD.\r\n\r\nAnarres ne ha parlato con Gianluca Vitale, avvocato da sempre in prima fila sul fronte dell'immigrazione.\r\n\r\nAscolta la diretta:\r\n\r\n2015 02 27 rom vitale","3 Marzo 2015","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2015/03/sgombero-lungo-stura-200x110.jpg","Rom. 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Alla Croce Rossa, ormai esperta, dopo tre lustri al CIE, il compito di “sorvegliare” che le aree sgomberate non vengano occupate nuovamente.\r\nEsponenti di Valdocco hanno dichiarato al quotidiano “La Stampa” che avrebbero vigilato affinché chi era stato cacciato non tornasse.\r\n\r\nLa mattina dello sgombero in Lungo Stura il freddo era pungente. La gente ha assistito attonita alla distruzione di povere baracche che per loro erano una casa. Il comune di Torino si vanta di essere in prima fila nel “superamento” dei \u003Cmark>campi\u003C/mark>: li “supera” mandando le ruspe ad abbattere le povere abitazioni costruite lungo il fiume, in un posto dove nessuno vorrebbe vivere se avesse la possibilità di scegliere.\r\nAlcuni bambini quella mattina erano a scuola: al ritorno non hanno trovato più nulla. Per molti di loro l’inserimento scolastico nelle elementari della zona, riuscito nonostante il razzismo dilagante, diventerà un ricordo. 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Anche in streaming. \r\n\r\nAscolta e diffondi l’audio della puntata:\r\n\r\n\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/02/2024-01-26-anarres.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nDirette, approfondimenti, idee, proposte, appuntamenti:\r\n\r\nPer l'anarchia. La forza e l'attualità del pensiero di Malatesta. \r\nErrico Malatesta, la vita e il pensiero di un anarchico che ha attraversato attivamente la nascita del movimento anarchico, le lotte operaie e contadine a cavallo dei due secoli, l'insurrezione dell'1911 contro la guerra coloniale in Libia, il Biennio Rosso e l'avvento del fascismo.\r\nSpesso in carcere o in esilio seppe legare un impegno politico inesauribile con una costante riflessione sulle lotte che attraversava, nella prospettiva, sempre presente, della rivoluzione sociale.\r\nIl suo approccio, pur nel legame imprescindibile con il suo tempo, riesce a riconsegnarci intatte suggestioni e proposte capaci di alimentare un dibattito vivo e vitale anche in un tempo tanto diverso dal suo.\r\n\r\nIl volontarismo malatestiano chiude i conti sia con chi riteneva che una storia già scritta andasse solo assecondata sia con il positivismo dominante all’epoca.\r\nAmante della scienza ma critico dello scientismo Malatesta sa che la verità è un processo in costante verifica, senza approdi finali: la sua riflessione ci offre spunti importanti in un tempo che paga il prezzo della follia capitalista, che ha messo la ricerca al servizio del profitto, anche a costo della distruzione del pianeta e di chi ci abita.\r\n\r\nMalatesta sostenne la necessità dell’organizzazione specifica degli anarchici. 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L’intenzione sin troppo esplicita è celebrare l’avventura dell’ARMIR, il corpo di spedizione italiano inviato in Russia da Mussolini per sostenere l’aggressione della Germania nazista contro l’Unione sovietica.\r\nIl 26 gennaio, un giorno prima della giornata della memoria, in cui si ricorda lo sterminio di ebrei e rom europei nei campi nazisti e le leggi razziali in Italia durante la dittatura, si celebra la guerra voluta dal governo fascista e i valori patriottici che la giustificarono.\r\nUn vero revisionismo di Stato.\r\nQuesta celebrazione, che rimette al centro l’interesse nazionale e la retorica patriottica, come elemento fondante del militarismo dei giorni nostri, produce un eccesso di memoria ai danni della storia.\r\nIl 26 gennaio del 1943, le truppe italiane e tedesche avevano ormai perso la guerra sul fronte russo. Gli alpini inviati nella pianura ghiacciata erano completamente circondati dalle truppe sovietiche. 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