","Calais. Le piccole giungle tra sgomberi, repressione, morti e smart border","post",1635261478,[64,65,66,67],"http://radioblackout.org/tag/calais/","http://radioblackout.org/tag/frontiere/","http://radioblackout.org/tag/giiugla/","http://radioblackout.org/tag/repressione-poliziesca/",[69,70,71,72],"Calais","frontiere","giiugla","repressione poliziesca",{"post_content":74,"post_title":79,"tags":82},{"matched_tokens":75,"snippet":77,"value":78},[15,76],"poliziesca","mesi c’è stata un’intensificazione della \u003Cmark>repressione\u003C/mark> \u003Cmark>poliziesca\u003C/mark>, che usa e aizza i","Il 21 ottobre un uomo è morto investito da un camion cercando di attraversare la frontiera franco-britannica a Calais. Non si conosce ancora il nome. Neanche un mese prima, il 28 settembre, era toccato a Yasser, 16 anni sudanese, morto dopo essere stato colpito da un carico pesante mentre cercava di entrare in un camion per passare la Manica. Due morti che avvengono nella stessa area logistica appena fuori Calais, nei parcheggi circondati da alti recinti dove il controllo è ossessivo e assassino. In queste aree militarizzate la polizia va a caccia di migranti, che per non essere presi, finiscono con il rincorrere i tir in piena autostrada. Con queste ultime due, le vittime della frontiera franco-britannica dal 1999 a oggi salgono a 305.\r\nDopo la morte di Yasser, che, essendo minorenne per le leggi francesi avrebbe dovuto essere accolto, i rifugiati sudanesi, gli “esiliati” come li chiamano i francesi, hanno dato vita ad una grande manifestazione di protesta, dove, oltre ai migranti del paese nilotico, hanno partecipato tanti altri che si ritrovano a rischiare la vita nel limbo di Calais.\r\nIl giorno successivo alla morte di Yasser è stato sgomberato l’ultimo campo di media dimensione rimasto, dove vivevano 800 persone.\r\nOggi la grande giungla ha lasciato il posto a piccoli insediamenti temporanei di poche tende. Ogni giorno, prima dell’alba la polizia arriva e sgombera tutti. Le tende, i documenti, i vestiti vengono rubati e conferiti direttamente in discarica. É la politica della terra bruciata. A ottobre il ritmo degli sgomberi è arrivato a sette sgomberi al giorno.\r\nNegli ultimi mesi c’è stata un’intensificazione della \u003Cmark>repressione\u003C/mark> \u003Cmark>poliziesca\u003C/mark>, che usa e aizza i cani per stanare i clandestini e persegue le ong e le associazioni che praticano l’assistenza sanitaria, la distribuzione del cibo o degli abiti. In Francia solo le ONG che lavorano assieme alla polizia possono distribuire alimenti, scarpe o vestiti: gli altri si muovono clandestinamente e sono sottoposti e controlli e \u003Cmark>repressione\u003C/mark> continui.\r\nLa politica della gendarmeria punta a spaventare con botte e violenze i migranti: solo 90 sono stati rinchiusi in centri di detenzione per essere deportati. La maggior parte di chi incappa nelle pattuglie viene pestata ed umiliata ma non trattenuta. Allo stato francese conviene che siano e restino dei fantasmi.\r\nL’inasprimento della violenza di stato avviene mentre entrano in vigore nuovi accordi tra Francia e Regno Unito sul controllo delle frontiere in seguito alla Brexit\r\nDa luglio sono stati raddoppiati gli sbirri francesi,che operano nell’area. Non solo. Francesi e britannici concordano sulla scelta di avere un confine smart, moltiplicando i controlli con droni e telecamere.\r\nMa continuano ad aumentare gli arrivi a Calais di persone che vogliono passare la Manica, che da ormai un anno viene attraversata anche con piccole imbarcazioni e gommoni.\r\nSi calcola che nell’ultimo anno circa 20.000 persone siano passate a bordo di gommone.\r\nChi resta bloccato in mare perché il motore va in avaria deve sperare nella fortuna a far conto sulle proprie forze, perché nessuno risponde alle richieste di soccorso.\r\nIn un simile contesto nelle ultime settimane ci sono state varie manifestazioni e da 15 giorni è in corso nella chiesa di Saint-Pierre uno sciopero della fame per la fine delle violenze poliziesche per rispetto tregua invernale su sgomberi e sfratti anche a Calais.\r\nNe abbiamo parlato con Dario, free lance che è appena tornato dalla frontiera franco-inglese\r\n\r\nAscolta la diretta:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/10/2021-10-25-dario-calais.mp3\"][/audio]",{"matched_tokens":80,"snippet":81,"value":81},[15],"Calais. 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Nel mirino sono finiti “l’Hotel Oniro” e il “Fantasma” che si trova all’incrocio tra le vie Eressiou e Themistokleus, a fianco del K-Vox.\r\nLo scorso sabato l’occupazione del consolato turco e il blocco del terminal della Turkish airlines a Salonicco ha innescato una durissima repressione poliziesca. I compagni che avevano esposto uno striscione di solidarietà con il Rojava dal balcone del consolato sono stati pestati duramente dai militari turchi e poi consegnati alla polizia greca, che li ha nuovamente picchiati, privati di acqua, cibo e sonno per 24 ore. Le accuse nei loro confronti, nonostante il carattere poco più che simbolico del’azione, sono gravissime.\r\n\r\nLe politiche repressione delle lotte sociali e politiche del governo di centro destra sono cominciate il 26 agosto.\r\nQuel giorno ad Atene i blindati della polizia hanno invaso e occupato il quartiere di Exarchia. Siamo nel centro della città, dove gli anarchici e i movimenti di lotta sono molto radicati. In questa zona, i molti edifici occupati sono nodi vitali delle comunità. Luoghi un tempo abbandonati, trasformati in abitazioni, mense, ambulatori sanitari autogestiti, ma anche sedi politiche, librerie, spazi aperti alla solidarietà.\r\n\r\nLa polizia aveva sgomberato 4 spazi occupati ed ha arrestato 143 persone di cui 140 migranti. Persone che avevano trovato ospitalità in due progetti occupativi, escluse dai servizi sociali e sanitari statali per le politiche devastanti dei governi che si sono succeduti. Persone che sono state deportate in campi di detenzione per migranti fuori città. Con questa operazione repressiva, a lungo preparata e accompagnata da una generale restrizione delle libertà, il governo greco ha attaccato le forme di autorganizzazione della società, il movimento delle occupazioni e il movimento anarchico, per avere mano libera nell’attuazione di nuove politiche di predazione e saccheggio del territorio e di chi ci vive.\r\nDa tempo Exarchia è nel mirino della speculazione, che mira ad attuare riqualificazioni escludenti, che obblighino i poveri e gli immigrati a spostarsi verso l’immensa periferia urbana, dove i fascisti svolgono il ruolo di forze di complemento della polizia.\r\nDopo gli sgomberi le strade di un quartiere, dove la polizia non osava entrare, sono rimaste a lungo militarizzate. Continue perquisizioni a persone, aggressioni violente e attacchi deliberati della polizia nei locali e spazi autogestiti per provocare e intimidire le compagne e i compagni, per spaventare la popolazione locale.\r\n\r\nLa reazione dei movimenti è stata significativa con numerose manifestazioni ad Atene e nel resto della Grecia e con una serie di nuove occupazioni, alcune solo simboliche, altre di autentica riappropriazione di spazi di autogestione.\r\n\r\nIn ogni dove ci sono state manifestazioni ed azioni solidali di piazza con chi oggi in Grecia continua a sperimentare forme alternative di socialità, basate sull’uguaglianza e la solidarietà, e, nel contempo, deve resistere alla repressione.\r\n\r\nNe abbiamo parlato con Simone.\r\n\r\nAscolta la diretta:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2019/10/2019-10-22-simone-grecia.mp3\"][/audio]","22 Ottobre 2019","2019-10-22 17:22:15","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2019/10/hotel-oniro-200x110.jpeg","\u003Cimg width=\"230\" height=\"219\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2019/10/hotel-oniro.jpeg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" />","Grecia. 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Imamoglu è considerato uno dei più forti rivali politici del presidente Erdogan, ed è stato accusato di corruzione e di aver aiutato un gruppo terroristico - le due accuse che in Turchia vengono da anni massicciamente impiegate per smantellare i partiti politici di opposizione. Il tentativo di Erdogan di eliminare il candidato dell'opposizione, piuttosto popolare ad Istanbul, mira a garantire ancora maggiori poteri all'AKP e blindare la possibilità di mettere in pratica una riforma costituzionale che gli consenta di rimanere al governo. Allo stesso tempo, la spallata contro il CHP arriva in un momento delicatissimo di trattativa con il PKK: gli appelli di Öcalan per una democraticizzazione della Turchia come condizione necessaria all'abbandono delle armi da parte del movimento di liberazione nazionale curdo sembrano essere lettera morta di fronte ad un regime che, pochi giorni dopo il messaggio del leader curdo, dimostra di non voler dare nessuna garanzia riguardo al permettere la possibilità di un'opposizione democratica.\r\n\r\nImamoglu, tuttavia, durante l'arresto ha dichiarato online che “la volontà del popolo non può essere messa a tacere”. L'operazione contro di lui potrebbe rappresentare la goccia che fa traboccare il vaso della rabbia sociale in Turchia, soprattutto da parte di una generazione di giovani e giovanissimi cresciuta tra crisi economica ed una situazione politica di durissima repressione del dissenso. Gli studenti turchi hanno proclamato uno sciopero bloccando i campus universitari e le stazioni della metropolitana di Istanbul, mentre cortei relativamente massicci sono stati organizzati anche in altre città, da Ankara a Izmir, in una una manifestazione di rabbia pubblica che non si vedeva da anni. Sono scoppiati scontri tra manifestanti e polizia all'Università di Istanbul e per le strade della capitale, ed il governo ha imposto un coprifuoco e vietato gli assembramenti pubblici. I prossimi giorni permetteranno di capire con maggiore chiarezza se queste proteste potranno dare vita ad un duraturo movimento popolare di opposizione, capace di resistere alla brutalità della repressione poliziesca e di mettere in difficoltà il regime di Erdogan - oppure se l'arresto segnerà un'altra vittoria di Erdogan ed un ulteriore passo verso la trasformazione della Turchia in un regime autoritario a tutti gli effetti.\r\n\r\nNe abbiamo parlato con Murat Cinar:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/03/muratcinar2103.mp3\"][/audio]","22 Marzo 2025","2025-03-22 14:28:05","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/03/t_8999486742_bcf1a7023a_o-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"200\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/03/t_8999486742_bcf1a7023a_o-300x200.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/03/t_8999486742_bcf1a7023a_o-300x200.jpg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/03/t_8999486742_bcf1a7023a_o.jpg 550w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","Turchia: l'arresto di Imamoglu scatena nuove proteste contro Erdogan",1742653667,[191,192,193,194],"http://radioblackout.org/tag/erdogan/","http://radioblackout.org/tag/ocalan/","http://radioblackout.org/tag/pkk/","http://radioblackout.org/tag/repressione-turchia/",[196,197,198,199],"Erdogan","Ocalan","pkk","repressione Turchia",{"post_content":201,"tags":205},{"matched_tokens":202,"snippet":203,"value":204},[15,76],"di resistere alla brutalità della \u003Cmark>repressione\u003C/mark> \u003Cmark>poliziesca\u003C/mark> e di mettere in difficoltà","In Turchia sono scoppiate massicce proteste dopo che le autorità giudiziarie - all'interno di una vasta operazione contro centinaia di persone - hanno arrestato Ekrem Imamoglu, il sindaco di Istanbul, pochi giorni prima che venisse scelto come candidato del partito di opposizione laico CHP alle presidenziali. 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I prezzi sono alle stelle, la disoccupazione aumenta, e per concedere un prestito di 13 miliardi di dollari il Fondo monetario internazionale chiede di interrompere i sussidi ai beni di prima necessità.\r\n\r\nIn questo contesto si inserisce pure il sequestro di tonnellate di zucchero dai depositi dei distributori alimentari e dalle fabbriche dolciarie disposto dal regime qualche giorno fa per far fronte all'impossibilità di acquistare velocemente sui mercati mondiali i quantitativi necessari al fabbisogno del Paese.\r\n\r\nUna situazione instabile che alimenta un malcontento generale e che potrebbe sfociare in proteste tanto massicce e inarrestabili da mettere seriamente in crisi il regime di al Sisi, così come nel 2011 le rivolte della popolazione sono riuscite a rovesciare il governo di Mubarak.\r\n\r\nNe abbiamo parlato con Chiara Cruciati, articolista del Manifesto.\r\n\r\nAscolta l'intervista:\r\n\r\n \r\n\r\negittosenzazucchero","28 Ottobre 2016","2016-11-01 13:14:43","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2016/10/egittozucchero-200x110.jpeg","\u003Cimg width=\"281\" height=\"179\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2016/10/egittozucchero.jpeg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" />","Egitto: tra repressione e sequestri di beni di prima necessità",1477680870,[290,291,292,293],"http://radioblackout.org/tag/crisi-economica-egiziana/","http://radioblackout.org/tag/regime-militare-al-sisi/","http://radioblackout.org/tag/sequestro-di-zucchero/","http://radioblackout.org/tag/tahrir-in-tuk-tuk/",[295,35,296,297],"crisi economica egiziana","sequestro di zucchero","Tahrir in tuk tuk",{"post_content":299,"post_title":303},{"matched_tokens":300,"snippet":301,"value":302},[15,76],"è stato efficace soltanto nella \u003Cmark>repressione\u003C/mark> \u003Cmark>poliziesca\u003C/mark>, mentre l'economia sta precipitando in","La crisi egiziana continua ad acuirsi e a farne le spese è come sempre la popolazione. 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Proprio affrontando le lotte interne ai penitenziari il punto che facciamo con Luigi tiene anche conto delle novità governative relative al risarcimento dovuto per le ignobili condizioni di detenzione italiane in seguito alla ingiunzione della corte europea. Paradossalmente gli sconti di pena si sono rivelati un'arma in mano al potere penitenziario per fiaccare ogni dignità dei detenuti, in quanto basta un richiamo per perdere l'abbuono di un mese e mezzo di pena: ascoltate i dettagli nella diretta e partecipate sabato 30 agosto alle 18 ad Asti, dove nei pressi delal casa circondariale ci sarà un saluto solidale con i tutti i detenuti e in particolare con Michele e Andrea lì reclusi per aver lottato per la casa e resistito agli sgomberi.\r\n\r\n2014.08.28-luigi","29 Agosto 2014","2014-09-08 17:27:53","Il carcere non va in vacanza",1409317073,[324,241,325,326,327],"http://radioblackout.org/tag/lotta-per-la-casa/","http://radioblackout.org/tag/saluti-solidali/","http://radioblackout.org/tag/sconti-di-pena/","http://radioblackout.org/tag/torino-in-carcere/",[329,15,330,331,332],"lotta per la casa","saluti solidali","sconti di pena","torino in carcere",{"post_content":334,"tags":338},{"matched_tokens":335,"snippet":336,"value":337},[15,76],"Dell'operazione di \u003Cmark>repressione\u003C/mark> \u003Cmark>poliziesca\u003C/mark> del 3 giugno rimangono in","Dell'operazione di \u003Cmark>repressione\u003C/mark> \u003Cmark>poliziesca\u003C/mark> del 3 giugno rimangono in carcere 5 compagni (Andrea, Fabio, Michele, Paolo, Toshi) e altri sono ancora ai domiciliari.\r\n\r\nNon possiamo dimenticarci di loro in questo periodo estivo e infatti le iniziative di lotta dentro e fuori dal carcere proseguono con saluti, presidi, scioperi della spesa. 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Il confronto fra le due grandi potenze al tempo della guerra fredda erano frequenti ,ma si svolgevano nelle aree periferiche dei rispettivi imperi ,mentre l'elemento di discontinuità è ora una \"major war\" ai confini dei due blocchi e sul terreno europeo. Il sistema unipolare è stato sperimentato in modo fallimentare in Medio Oriente con le guerre asimmetriche di Bush ,ma ad errori strategici si sono aggiunti rimedi peggiori con altre guerre disastrose e instabilità diffusa . Ora il declino della leadership e della capacità di proiezione della potenza militare americana hanno condotto all'evaporazione del sogno unipolare accarezzato dai circoli neocon ,contrastato dall'emergere della Cina come sfidante dell'egemone unico.\r\n\r\nTornando alla guerra europea il nocciolo del confronto è ancora una volta la questione tedesca e il tentativo della Germania con l'operazione del gasdotto con la Russia \"North stream \" di disintermediare la relazione con Mosca aggirando le pipelines che passano per la Polonia e l'Ucraina . Usando la metafora della matrioska (le bambole russe che contengono al loro interno altre bambole più piccole) Minolfi prova a spiegare le stratificazioni della guerra russo ucraina fino a riportale al confronto globale incombente .\r\n\r\n \r\n\r\n\r\n\r\n \r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/06/BASTIONI-DI-ORIONE-27062024-MINOLFI.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nInfine con Stefano Capello , cerchiamo di capire il senso dell'emergere dell'opzione nazionalista e reazionaria in Europa che sta disarticolando le istituzioni liberali apparentemente disfunzionali alla fase di preparazione bellica che si sta dispiegando.\r\n\r\nIl capitale distrugge nella sua crescita caotica, la società nel suo insieme rendendola anomica ed esponendo i cittadini ,ormai sudditi, all'incertezza e negandogli ogni tutela. 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La rivolta delle giovani generazioni contro il tentativo del presidente Ruto d'imporre una legge di bilancio che prevede nuove e pesanti tasse sui beni di prima necessità ,ha scosso la società kenyana imponendo al governo il ritiro della legge nonostante la brutale \u003Cmark>repressione\u003C/mark> \u003Cmark>poliziesca\u003C/mark> che ha provocato decine di vittime .\r\n\r\nIl contenuto della Finance Bill ha da subito sollevato lo scontento della popolazione, dando luogo ad un partecipato movimento di protesta che ha colto alla sprovvista l’esecutivo di Ruto e condotto per la maggior parte dai giovani della cosiddetta “Generazione Z” (ovvero nati tra la fine degli anni ’90 e l’inizio degli anni 2000). 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Ciò che la gente sta contestando maggiormente è l’imposta sul valore aggiunto sul pane e un’altra di tipo ecologico che influenzerà i prezzi di assorbenti e pannolini.\r\n\r\nLe proteste, organizzate e condotte attraverso i social da giovani per la maggior parte sotto i 30 anni, sono identificate dall’hashtag #OccupyParliament (“occupare il parlamento”) e #RejectFinanceBill2024 e mirano ad esercitare una pressione sull’esecutivo affinchè il nuovo disegno di legge sia abbandonato.\r\n\r\nQuesto movimento declina in maniera moderna un nuovo panafricanismo che supera le divisioni etniche ,spesso utilizzate strumentalmente dalle élite al potere ,e si collega con la volontà di cambiamento espressa dai giovani africani anche in altri contesti (vedi le manifestazioni in Senegal e il sostegno ai cambiamenti di regime nell'Africa sub sahariana ) ,imponendo i temi del superamento della struttura di potere neocoloniale emersa dai processi d'indipendenza degli anni 60.\r\n\r\n \r\n\r\n\r\n\r\n \r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/06/BASTIONI-27062024-KENYA.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nCon Salvatore Minolfi ,studioso di storia contemporanea e autore di un interessante libro sulla genesi della guerra russo ucraina, ricostruiamo la crisi dell'unipolarismo che fa da sfondo alle vicende della guerra europea . Il confronto fra le due grandi potenze al tempo della guerra fredda erano frequenti ,ma si svolgevano nelle aree periferiche dei rispettivi imperi ,mentre l'elemento di discontinuità è ora una \"major war\" ai confini dei due blocchi e sul terreno europeo. Il sistema unipolare è stato sperimentato in modo fallimentare in Medio Oriente con le guerre asimmetriche di Bush ,ma ad errori strategici si sono aggiunti rimedi peggiori con altre guerre disastrose e instabilità diffusa . Ora il declino della leadership e della capacità di proiezione della potenza militare americana hanno condotto all'evaporazione del sogno unipolare accarezzato dai circoli neocon ,contrastato dall'emergere della Cina come sfidante dell'egemone unico.\r\n\r\nTornando alla guerra europea il nocciolo del confronto è ancora una volta la questione tedesca e il tentativo della Germania con l'operazione del gasdotto con la Russia \"North stream \" di disintermediare la relazione con Mosca aggirando le pipelines che passano per la Polonia e l'Ucraina . Usando la metafora della matrioska (le bambole russe che contengono al loro interno altre bambole più piccole) Minolfi prova a spiegare le stratificazioni della guerra russo ucraina fino a riportale al confronto globale incombente .\r\n\r\n \r\n\r\n\r\n\r\n \r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/06/BASTIONI-DI-ORIONE-27062024-MINOLFI.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nInfine con Stefano Capello , cerchiamo di capire il senso dell'emergere dell'opzione nazionalista e reazionaria in Europa che sta disarticolando le istituzioni liberali apparentemente disfunzionali alla fase di preparazione bellica che si sta dispiegando.\r\n\r\nIl capitale distrugge nella sua crescita caotica, la società nel suo insieme rendendola anomica ed esponendo i cittadini ,ormai sudditi, all'incertezza e negandogli ogni tutela. In questo quadro di riaffermazione di una società castale e gerarchica ,il nazionalismo ,il ricorso ai valori tradizionali di patria e famiglia costistuiscono un collante ,sia pur effimero,per le comunità allo sbando.\r\n\r\nLa naturalizzazione del darwinismo sociale inscritto nel paradigma ordoliberale e la centralità della guerra come strumento per la risoluzione della crisi strutturale di accumulazione del capitale , producono il proliferare di un \" caos feudale\" e di continui conflitti di dissolvenza . Non emerge un modello alternativo in grado di sostuire l'ordine declinante e la tendenza alla guerra non trova nè un opposizione di massa nè un contrasto all'interno delle élite economiche tale da interrompere questo processo.\r\n\r\n \r\n\r\n\r\n\r\n \r\n\r\n[audio 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Orione ritorna sull'Iran ,scosso dalle rivolte anti regime ,con Farian Sabahi giornalista e scrittrice di origine iraniana che racconta la crisi iraniana dalle pagine del Manifesto .Farian ci parla della natura sempre più estesa della rivolta ,degli scioperi dei lavoratori petroliferi e degli insegnanti,della frattura sociale che coinvolge anche la media borghesia,dello scontro di potere fra il clero e i Pasdaran, potenza militare ed economica ,della tendenza dell'Iran a rivolgersi verso oriente dal punto di vista commerciale ed economico ,del peso delle sanzioni , dell'estensione della ribellione anche nelle regioni curde e nel Belucistan.\r\n\r\n \r\n\r\n\r\n\r\n \r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/10/BASTIONI-201022-IRAN.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nLa Tunisia è un altro paese scosso dalle proteste contro le condizioni economiche che costringono la popolazione a sopportare la penuria alimentare e dei carburanti ,ne parliamo con Arianna Poletti giornalista free lance e ricercatrice che ci racconta delle manifestazioni di piazza a Tunisi e Zarzis ,della torsione autoritaria del presidente Saied ,della crisi finanziaria che costringe la Tunisia a richiedere un prestito al FMI con contropartite pesantissime ,della repressione poliziesca ,della fine delle aspettative della rivoluzione del 2011 ,delle file per il pane e la benzina.\r\n\r\n \r\n\r\n\r\n\r\n \r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/10/BASTIONI-201022-TUNISIA.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nInfine parliamo di un altra crisi quella di Haiti con Roberto Codazzi scrittore e giornalista che ci racconta del vuoto di potere dopo l'assassinio del presidente Jovenel Moise ,della presenza di gruppi armati criminali che si contendono il territorio ,della instabilità cronica del paese ,delle conseguenze del terremoto ,della richiesta d'intervento militare alle Nazione Unite ,dell'interesse di Messico e U.S.A. a controllare la zona in funzione antimigratoria ,del muro innalzato dalla Repubblica Dominicana ai confini con Haiti ,del retaggio storico del colonialismo e il debito\" monstre\" che la prima repubblica libera nata dalla rivoluzione degli schiavi dovette pagare ai francesi.\r\n\r\n \r\n\r\n\r\n\r\n \r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/10/BASTIONI-201022-HAITI.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\n ","23 Ottobre 2022","2022-10-23 15:42:19","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/10/blade-1-2-200x110.jpg","BASTIONI DI ORIONE 20/10/2022- IRAN NON E' SOLO QUESTIONE DI VELO LA RIVOLTA E I SUOI RISVOLTI SOCIALI-TUNISIA LA PIAZZA RIBOLLE ,LA POLIZIA SPARA E IL PANE MANCA -HAITI CON LA SUA CRISI PERENNE SCONTA IL PECCATO ORIGINALE DI ESSERE STATA LA PRIMA REPUBBLICA NERA E INDIPENDENTE DELLA STORIA MODERNA.",1666539739,[423],[425],{"post_content":450},{"matched_tokens":451,"snippet":452,"value":453},[15,76],"FMI con contropartite pesantissime ,della \u003Cmark>repressione\u003C/mark> 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Nelle ultime settimane, complice la presentazione di un progetto di legge su una modestissima legalizzazione dell'uso della cannabis, il dibattito si è riaperto.\r\nNe abbiamo parlato con Robertino del collettivo antioproibizionista di Pisa, tra i promotori della street parade \"Canapisa\".\r\n\r\nAscolta la diretta:\r\n\r\ncannabis robertino\r\n\r\nLeggi l'articolo di Robertino uscito sull'ultimo numero di Umanità Nova:\r\n\"Sin dal loro apparire, tra la fine dell’Ottocento e gli anni ’30 del secolo del secolo scorso, le leggi antidroga hanno suscitato critiche sia per la loro evidente irrazionalità che per la pretesa di imporre un codice di comportamento in una delle sfere più intime delle persone, cioè cosa mettere e non mettere dentro il proprio corpo. Queste critiche per un lungo periodo sono rimaste confinate nell’ambito ristretto delle riviste accademiche di diritto e di medicina o tra le pagine della stampa libertaria (il nostro Umanità Nova già nel 1921 pubblicava un durissimo articolo di Errico Malatesta contro la messa fuorilegge della cocaina in Francia), ma sono diventate sempre più diffuse a partire dagli anni ‘50 con la diffusione della cannabis tra i giovani europei e nordamericani da una parte e con la conseguente repressione poliziesca dall’altra. Molti fanno risalire la data di nascita “ufficiale” delle mobilitazioni antiproibizioniste al 25 luglio 1967 quando il Times di Londra ospitò in un’intera pagina a pagamento un appello per la legalizzazione della marijuana firmato dal filosofo Alaistair McIntyre, dallo psichiatra Ronald Laing, dal sociologo Tariq Ali, da tutti e quattro i membri dei Beatles (secondo alcuni sarebbero stati proprio i componenti della boy band più famosa di tutti i tempi a pagare il costoso annuncio), dal loro manager Brian Epstein e da altri personaggi della scena musicale e culturale britannica. Il giorno dopo anche Bertrand Russell esprimeva la propria adesione all’appello. L’evento che aveva scatenato la mobilitazione era stata, solo poche settimane prima, l’incarcerazione di Mick Jagger e Keith Richards dei Rolling Stones, in prigione dal 29 giugno per detenzione e uso di marijuana. La notizia aveva fatto rapidamente il giro di Londra e il clamore suscitato dalla carcerazione dei due artisti diventò l’occasione per attaccare il sistema giudiziario britannico e le leggi proibizioniste in particolare. La mobilitazione per i due Stones raggiunse il culmine il 31 luglio all’udienza conclusiva dell’appello, a cui partecipano centinaia di persone che invadono l’aula, i corridoi e il cortile del tribunale che accolsero con un tripudio generale la lettura della sentenza con cui il giudice revocava la condanna al carcere e ordinava l’immediata liberazione dei due musicisti. Pochi giorno dopo il quotidiano The Guardian dichiarava “già morta” la convenzione internazionale contro “la droga” entrata in vigore sotto l’egida dell’Onu e grazie alle pressioni del governo USA solo pochi anni prima.\r\nQuasi mezzo secolo dopo, la War On Drugs infuria più che mai e si fa sempre più feroce, tanto che, come ha denunciato da tempo Amnesty International, non fa che allungarsi la lista dei Paesi che applicano la pena di morte per traffico di droga e ogni anno centinaia di persone vengono giustiziate in Cina, Arabia Saudita, Indonesia, Iran etc per quello che i giuristi definiscono “un reato senza vittime”, nel senso che chi assume sostanze illecite ne ricava un danno, ma lo fa comunque in genere volontariamente e senza essere costretto (esattamente come nessuno viene a costretto a rovinarsi il fegato mangiando 5 hamburger di fila o a farsi venire il diabete con una dieta zuccheri e junk food). Contemporaneamente, in questi 50 anni in cui la War On Drugs ha prodotto solo guadagni stratosferici per i narcos e carcerei piene di disgraziati, non sono mai finite neanche le mobilitazioni antiproibizioniste. Anzi, proprio in questi ultimi anni hanno segnato importanti risultati, sia negli USA (dove grazie ad una serie di referendum popolari la cannabis cosiddetta “terapeutica” è ormai legale in 24 stati, mentre in altri 5 è legale la marijuana tout court) che in Europa (basti pensare alla diffusione dei Cannabis Social Club in Spagna) che in America Latina. Giusto pochi giorni fa, il 7 luglio in Cile (dove è ancora in vigore la legge sulle droghe approvata negli anni ’70 dal dittatore Pinochet, che prevede sino a 15 anni di carcere per la coltivazione di cannabis) la Camera dei Deputati ha votato ad ampia maggioranza un disegno di legge che consentirebbe il possesso fino a 500 grammi di cannabis e la coltivazione di sei piante.\r\nAnche in Italia, il movimento antiproibizionista è sempre stato attivo a partire dall’opposizione contro la legge Craxi-Jervolino tra la fine degli anni ’80 e l’inizio degli anni ’90 fino all’incessante mobilitazione che ha portato la Corte Costituzionale nel febbraio dell’anno scorso a pochi giorni di distanza dalla grande manifestazione nazionale organizzata dalla Rete Fino Alla Fine Del Mondo Proibizionista. Non c’è da stupirsi che in questo clima mercoledì scorso sia stata presentato un disegno di legge per la legalizzazione della cannabis in Italia redatto dall’Intergruppo “Cannabis Legale” e firmato da 218 parlamentari tra Camera e Senato (SEL al gran completo, M5S in forze, un po’ di PD e un po’ di ex centrodestra ed ex centrosinistra). Il capo dell’intergruppo è Benedetto Della Vedova, una vecchia volpe della politica, fra le altre cose ex presidente dei Radicali (il partito degli sciacalli delle lotte per i diritti civili, da mezzo secolo ininterrottamente) e ex deputato di Futuro e Libertà, oggi sottosegretario agli Esteri del Governo Renzi. La proposta di legge prevede che i maggiorenni possano detenere una modica quantità per uso ricreativo: 15 grammi a casa, 5 grammi fuori casa, mentre rimarrebbe il divieto assoluto per i minorenni. Sarebbe consentita l’autocoltivazione a casa fino a 5 piante ma vietata la vendita del raccolto. Possibili però i cannabis social club: ai maggiorenni residenti in Italia sarà consentita la coltivazione in forma associata in gruppi fino a 50 membri. Consentita anche la vendita: previa autorizzazione, si potrà lavorare e coltivare la cannabis e venderla in negozi specializzati, forniti di licenza dei monopoli, mentre rimarrebbero vietate l’importazione e l’esportazione. E’ una legge che in gran parte ricalca la normativa sulla cannabis in vigore in Uruguay dalla fine dello scorso anno, con l’unica differenza che in Uruguay la marijuana (quando verrà attivata anche la vendita al dettaglio) verrà venduta in farmacia. Condita comunque di una iperburocratizzazione e di una ipocrisia tutte italiane. Per la coltivazione personale sarebbe necessario inviare una comunicazione all’Ufficio regionale dei Monopoli a cui bisognerebbe chiedere l’autorizzazione non solo per la produzione commerciale, ma anche per poter fare un cannabis sociale. E in questa caldissima estate in cui di notte le piazze, i parchi e le spiaggie s’illuminano delle braci dei joint e dei chilum, la proposta di Dalla Vedova etc prevede che non si potrà fumare in nessun luogo pubblico e in nessun luogo aperto al pubblico, costringendo quindi i fumatori a rimanere rinchiusi nelle loro case (una limitazione non prevista né dalla legge uruguayana né da quelle degli stati USA che vietano di fumare ganja solo nei luoghi dove è già vietato fumare tabacco). Dulcis in fundo, la legalizzazione della cannabis non comporta l’attenuazione delle norme e delle sanzioni previste dal Codice della strada per la guida in stato di alterazione psico-fisica (che prevedono tra l’altro, il ritiro della patente anche fino a 2 anni e addirittura il carcere e la confisca del mezzo). Secondo il testo proposto dall’intergruppo, bontà loro, “rimane aperta comunque la questione relativa alle tecniche di verifica che attestino un’alterazione effettivamente in atto, come per gli alcolici”. In effetti la questione che rimane aperta da più di 40 anni (da quando nello Stato di Washington vennero fatti i primi studi “dal vivo” con automobilisti fumati che però guidavano in modo prudente) è piuttosto se la cannabis abbia un effetto negativo sulla guida. Tanto per intenderci, in Colorado dove dopo che hanno legalizzato la cannabis i test li fanno solo agli automobilisti che hanno provocato incidenti o che hanno commesso gravi infrazioni e dove attualmente il limite è di 5 mcg per litro di sangue (quello che potrebbe avere un adulto di 70 kg che nelle ultime 24 ore avesse fumato 2 g di erba con THC al 20%), stanno abbassando di abolirli del tutto questi limiti o per lo meno di riconsiderarli, dopo che è uscito uno studio del NIDA che stabilisce che per produrre nei consumatori di cannabis problemi di guida accumunabili a quelli di chi ha 0,5g/l di alcol servivano concentrazioni di thc di almeno 13,1 mcg/l, cioè più del doppio del limite permesso agli automobilisti secondo le leggi del Colorado.\r\nInsomma, nella miglior tradizione di quel Teatro Dell’Assurdo che è la politica istituzionale italiana, una proposta di legge per la legalizzazione, ma piena di pruderie proibizioniste. Non c’è da stupirsi visto che tra i primi firmatari ci sono molti del M5s a cominciare dai quattro membri del direttorio, Alessandro Di Battista, Carla Ruocco, Roberto Fico, Luigi Di Maio che solo pochi giorni prima avevano lanciato un comunicato stampo sul fatto che molti profughi che arrivano in Italia in realtà non sarebbero altro che “spacciatori professionisti di droga”, riprendendo un appello del Coisp (il sindacato di polizia di ultradestra noto alle cronache per aver organizzato un presidio contro la madre di Federico Aldrovandi e, più di recente, per la proposta di rimuovere da Piazza Alimonda a Genova la targa che ricorda Carlo Giuliani). \r\nCerto, una pur minimissima forma di depenalizzazione della cannabis sarebbe un grande passo in avanti anche perché, come assicura la saggezza contadini appena si aprono i cancelli, i buoi scappano. La proposta di Della Vedova etc è però solo uno specchietto per le allodole per acchiappare i voti degli ingenui, ma con pochissime possibilità di concretizzarsi in qualche modo. Il Governo Renzi a causa della sua alleanza di ferro con l’NCD non riesce neanche ad approvare una prudentissima legge sulle unioni civili, figuriamoci legalizzare la cannabis (e infatti il ministro della Giustizia pd Orlando ha subito che lui se ne lava le mani dicendo che e’ competenza degli organismi internazionali e transnazionali). E, tanto per rimanere nel mondo della realtà, solo poche settimane fa’ l’Associazione Antigone e la Società della Ragione hanno denunciato che in carcere ci sono ancora migliaia di detenuti per la legge Fini-Giovanardi dichiarata poi incostituzionale.\"","31 Luglio 2015","2018-10-17 22:09:25","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2015/07/cannabis-200x110.jpg","Cannabis legale? 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Contemporaneamente, in questi 50 anni in cui la War On Drugs ha prodotto solo guadagni stratosferici per i narcos e carcerei piene di disgraziati, non sono mai finite neanche le mobilitazioni antiproibizioniste. Anzi, proprio in questi ultimi anni hanno segnato importanti risultati, sia negli USA (dove grazie ad una serie di referendum popolari la cannabis cosiddetta “terapeutica” è ormai legale in 24 stati, mentre in altri 5 è legale la marijuana tout court) che in Europa (basti pensare alla diffusione dei Cannabis Social Club in Spagna) che in America Latina. Giusto pochi giorni fa, il 7 luglio in Cile (dove è ancora in vigore la legge sulle droghe approvata negli anni ’70 dal dittatore Pinochet, che prevede sino a 15 anni di carcere per la coltivazione di cannabis) la Camera dei Deputati ha votato ad ampia maggioranza un disegno di legge che consentirebbe il possesso fino a 500 grammi di cannabis e la coltivazione di sei piante.\r\nAnche in Italia, il movimento antiproibizionista è sempre stato attivo a partire dall’opposizione contro la legge Craxi-Jervolino tra la fine degli anni ’80 e l’inizio degli anni ’90 fino all’incessante mobilitazione che ha portato la Corte Costituzionale nel febbraio dell’anno scorso a pochi giorni di distanza dalla grande manifestazione nazionale organizzata dalla Rete Fino Alla Fine Del Mondo Proibizionista. Non c’è da stupirsi che in questo clima mercoledì scorso sia stata presentato un disegno di legge per la legalizzazione della cannabis in Italia redatto dall’Intergruppo “Cannabis Legale” e firmato da 218 parlamentari tra Camera e Senato (SEL al gran completo, M5S in forze, un po’ di PD e un po’ di ex centrodestra ed ex centrosinistra). Il capo dell’intergruppo è Benedetto Della Vedova, una vecchia volpe della politica, fra le altre cose ex presidente dei Radicali (il partito degli sciacalli delle lotte per i diritti civili, da mezzo secolo ininterrottamente) e ex deputato di Futuro e Libertà, oggi sottosegretario agli Esteri del Governo Renzi. La proposta di legge prevede che i maggiorenni possano detenere una modica quantità per uso ricreativo: 15 grammi a casa, 5 grammi fuori casa, mentre rimarrebbe il divieto assoluto per i minorenni. Sarebbe consentita l’autocoltivazione a casa fino a 5 piante ma vietata la vendita del raccolto. Possibili però i cannabis social club: ai maggiorenni residenti in Italia sarà consentita la coltivazione in forma associata in gruppi fino a 50 membri. Consentita anche la vendita: previa autorizzazione, si potrà lavorare e coltivare la cannabis e venderla in negozi specializzati, forniti di licenza dei monopoli, mentre rimarrebbero vietate l’importazione e l’esportazione. E’ una legge che in gran parte ricalca la normativa sulla cannabis in vigore in Uruguay dalla fine dello scorso anno, con l’unica differenza che in Uruguay la marijuana (quando verrà attivata anche la vendita al dettaglio) verrà venduta in farmacia. Condita comunque di una iperburocratizzazione e di una ipocrisia tutte italiane. Per la coltivazione personale sarebbe necessario inviare una comunicazione all’Ufficio regionale dei Monopoli a cui bisognerebbe chiedere l’autorizzazione non solo per la produzione commerciale, ma anche per poter fare un cannabis sociale. E in questa caldissima estate in cui di notte le piazze, i parchi e le spiaggie s’illuminano delle braci dei joint e dei chilum, la proposta di Dalla Vedova etc prevede che non si potrà fumare in nessun luogo pubblico e in nessun luogo aperto al pubblico, costringendo quindi i fumatori a rimanere rinchiusi nelle loro case (una limitazione non prevista né dalla legge uruguayana né da quelle degli stati USA che vietano di fumare ganja solo nei luoghi dove è già vietato fumare tabacco). Dulcis in fundo, la legalizzazione della cannabis non comporta l’attenuazione delle norme e delle sanzioni previste dal Codice della strada per la guida in stato di alterazione psico-fisica (che prevedono tra l’altro, il ritiro della patente anche fino a 2 anni e addirittura il carcere e la confisca del mezzo). Secondo il testo proposto dall’intergruppo, bontà loro, “rimane aperta comunque la questione relativa alle tecniche di verifica che attestino un’alterazione effettivamente in atto, come per gli alcolici”. In effetti la questione che rimane aperta da più di 40 anni (da quando nello Stato di Washington vennero fatti i primi studi “dal vivo” con automobilisti fumati che però guidavano in modo prudente) è piuttosto se la cannabis abbia un effetto negativo sulla guida. Tanto per intenderci, in Colorado dove dopo che hanno legalizzato la cannabis i test li fanno solo agli automobilisti che hanno provocato incidenti o che hanno commesso gravi infrazioni e dove attualmente il limite è di 5 mcg per litro di sangue (quello che potrebbe avere un adulto di 70 kg che nelle ultime 24 ore avesse fumato 2 g di erba con THC al 20%), stanno abbassando di abolirli del tutto questi limiti o per lo meno di riconsiderarli, dopo che è uscito uno studio del NIDA che stabilisce che per produrre nei consumatori di cannabis problemi di guida accumunabili a quelli di chi ha 0,5g/l di alcol servivano concentrazioni di thc di almeno 13,1 mcg/l, cioè più del doppio del limite permesso agli automobilisti secondo le leggi del Colorado.\r\nInsomma, nella miglior tradizione di quel Teatro Dell’Assurdo che è la politica istituzionale italiana, una proposta di legge per la legalizzazione, ma piena di pruderie proibizioniste. Non c’è da stupirsi visto che tra i primi firmatari ci sono molti del M5s a cominciare dai quattro membri del direttorio, Alessandro Di Battista, Carla Ruocco, Roberto Fico, Luigi Di Maio che solo pochi giorni prima avevano lanciato un comunicato stampo sul fatto che molti profughi che arrivano in Italia in realtà non sarebbero altro che “spacciatori professionisti di droga”, riprendendo un appello del Coisp (il sindacato di polizia di ultradestra noto alle cronache per aver organizzato un presidio contro la madre di Federico Aldrovandi e, più di recente, per la proposta di rimuovere da Piazza Alimonda a Genova la targa che ricorda Carlo Giuliani). \r\nCerto, una pur minimissima forma di depenalizzazione della cannabis sarebbe un grande passo in avanti anche perché, come assicura la saggezza contadini appena si aprono i cancelli, i buoi scappano. La proposta di Della Vedova etc è però solo uno specchietto per le allodole per acchiappare i voti degli ingenui, ma con pochissime possibilità di concretizzarsi in qualche modo. Il Governo Renzi a causa della sua alleanza di ferro con l’NCD non riesce neanche ad approvare una prudentissima legge sulle unioni civili, figuriamoci legalizzare la cannabis (e infatti il ministro della Giustizia pd Orlando ha subito che lui se ne lava le mani dicendo che e’ competenza degli organismi internazionali e transnazionali). 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Prima dell'inaugurazione del Forum circa 315 persone sono state arrestate per ragioni di sicurezza (opinioni politiche, droga e \"offesa dei costumi\"). Ieri era stata respinta anche la delegazione di Sans Papiers europei della Coisp rimpatriati a Genova e stamattina è stato arrestato un militante curdo dell (vedi comunicato riportato sotto).\r\n\r\nQuesti i prodromi di un Forum che si contraddistingue per l'asfissiante presenza del regime ennhadista (sempre più odiato dalla popolazione) e la disperazione di una situazione economica e sociale contraddistinta da crisi economica e repressione poliziesca. Forte, come contraddizione politica che entra anche dentro i lavori del Forum, lo scontro sui percorsi di liberazione femminili.\r\n\r\nCresce inoltre l'insoddisfazione verso il regime e l'adesione, soprattutto giovanile, per il Fronte Popolare (aggregato delle principali forze di sinistra del paese)\r\n\r\nAscolta la diretta da tunisi con la giornalista e antropologa Anna Maria Rivera\r\n\r\n amnnamaria_rivera_tunisi\r\n\r\n \r\nComuncato stampa: Continua la criminalizzazione dei Kurdi in Europa\r\nYılmaz Orkan, vice-Presidente del KON-KURD (Confederazione delle Associazioni Kurde in Europa) e membro del KNK (Congresso Nazionale Kurdo)\r\nè stato arrestato questa mattina in Belgio, all’aereoporto di Bruxelles, dove si accingeva a salire a bordo di un volo per Tunisi. 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Condanniamo con forza l’ennesima azione di criminalizzazione dei Kurdi in Europa, che ha preso di mira ancora una volta un rappresentante politico, membro del KNK, dopo quanto accaduto ad Adem Uzun lo scorso Ottobre. \r\n\r\nChiediamo alle autorità belghe l’immediato rilascio di Yılmaz Orkan.\r\n\r\n\r\nUIKI Onlus - 26 Marzo 2013","27 Marzo 2013","2018-10-17 22:11:05","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2013/03/tunis-35323816-200x110.jpg","Tunisi: Il forum sociale tra contraddizioni e speranze",1364391501,[505,506,507],"http://radioblackout.org/tag/conflitti-globali/","http://radioblackout.org/tag/forum-sociale-mondiale/","http://radioblackout.org/tag/tunisi/",[509,510,511],"conflitti globali","forum sociale mondiale","tunisi",{"post_content":513},{"matched_tokens":514,"snippet":515,"value":516},[15,76],"contraddistinta da crisi economica e \u003Cmark>repressione\u003C/mark> \u003Cmark>poliziesca\u003C/mark>. 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Altri prigionieri si sono uniti alla lotta che queste due compagne anarchiche stanno portando avanti sui propri corpi. Inisieme a una compagna cerchiamo di riprendere gli ultimi aggiornamenti e le iniziative solidali lanciate sul territorio torinese.\r\n\r\nProteste e manifestazioni possono essere passeggiate irrilevanti o strumenti di intervento politico. La riduzione di ogni istanza conflittuale, sociale, lavorativa, ecologica, a mera questione di “ordine pubblico” consente quindi di neutralizzarla a colpi di truppe antisommossa. Insieme a Salvatore Palidda, sociologo e saggista, cerchiamo di rilfettere sull’incremento della violenza poliziesca nella repressione dei conflitti di piazza, partendo dall’esperienza francese fino alle recenti proposte italiane di sanzionare pesantemente l’utilizzo di strumenti di difesa passiva (scudi, caschi, striscioni imbottiti).\r\n\r\nSpray al DNA come strumento di marcatura di persone e oggetti. Un piccolo approfondimento su un nuovo prodotto dell’ipertrofica “fabbrica della sicurezza” : lo spruzzatore antitaccheggio e in dotazione alle forze dell’ordine (per ora britanniche e statunitensi) commercializzato da SelectaDNA.\r\n\r\n \r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2019/06/bellocome3-6-19mixdown.mp3\"][/audio]","5 Giugno 2019","2019-06-05 20:01:35","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2019/06/BCUPevo-200x110.jpg","Bello Come una Prigione Che Brucia [3 giugno 2019]",1559764895,[],[],{"post_content":536},{"matched_tokens":537,"snippet":538,"value":539},[76,15],"di rilfettere sull’incremento della violenza \u003Cmark>poliziesca\u003C/mark> nella \u003Cmark>repressione\u003C/mark> dei conflitti di piazza, partendo","Da pochi giorni un compagno anarchico, Marco Boba, è stato trasferito dal carcere di Saluzzo ai domiciliari, come misura cautelare per l’accusa di avere lanciato – nel corso di un presidio di fronte al carcere delle Vallette – un razzo segnalatore che avrebbe innescato l’incendio e la distruzione di un laboratorio di panificazione situato dentro al perimetro della galera torinese.\r\nUn vuoto presto riempito, visto che negli ultimi giorni si sono susseguite affermazioni e smentite circa la volontà della grande distribuzione digitale (la multinazionale Amazon e l’italian ePrice) di sfruttare manodopera detenuta come forza lavoro e spazi carcerari come magazzini.\r\nCerchiamo di ripercorrere gli ultimi eventi fino alla conferma dell’ingresso di ePrice nelle carceri di Torino e Roma (Rebibbia): segnale di una nuova fase nella strutturazione del carcere-fabbrica.\r\n\r\nAnna e Silvia sono in sciopero della fame dal 29 maggio 2019 per protestare contro le condizioni detentive della sezione Alta Sicurezza 2 del carcere de L’Aquila, una galera dove la tortura del 41bis riverbera in ogni aspetto della quotidianità. 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Quella stagione è qui narrata da un militante che ha attraversato una straordinaria molteplicità di esperienze esistenziali e politiche: da quella rivoltosa e spontanea degli scontri di piazza nel dopoguerra a quella della sinistra partitica e sindacale negli anni Sessanta; da quella della costruzione del nuovo sindacalismo di base a quella dell’area dell’autonomia operaia, fino all’approdo nella lotta armata delle Brigate rosse, negli anni Settanta.\r\nUna testimonianza ricca di narrazioni sui principali conflitti sociali di quei due decenni. Una descrizione, non priva di particolari inediti, sull’esperienza delle Brigate rosse di cui l’autore è stato dirigente nella «colonna romana» negli anni precedenti e successivi all’«azione Moro». Ma anche un’analisi rigorosa e profonda sull’istituzione carceraria che l’autore ha ben conosciuto dopo la condanna all’ergastolo. Questo libro di lucida memoria, scritto con linguaggio chiaro e soprattutto sincero, è un contributo prezioso per la futura storicizzazione di un periodo cruciale del nostro Paese.\r\n\r\n[audio mp3=\"https://cdn.radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/10/Maelstorm.mp3\"][/audio]\r\n\r\n[download]\r\n\r\n \r\n\r\nMartedì 23 ore 11,30 - Contro la scuola in guerra 72 minuti [Radio Blackout]:\r\n\r\nContributi dal ciclo di incontri Morsi: contro la scuola in guerra.\r\n\r\nIn questi tempi di guerra, tutt’ora segnati da un processo di doppia conversione – quella militare delle forze di polizia per la gestione dell’ordine pubblico e quella poliziesca delle forze militari nelle missioni di “polizia internazionale” – e da un continuum tra guerre permanenti su scala mondiale e guerra securitaria all’interno dello Stato, ad essere militarizzata è la società tutta, interamente mobilitata alla guerra. 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Libero per interposto ergastolo. 30 minuti [Porfido]:\r\n\r\nCarcere minorile, riformatorio, manicomio criminale, carcere speciale: dentro le gabbie della Repubblica.\r\n\r\n“…Del contesto narrato, così come del contesto che si evince senza dire nulla, sono rimaste solo sbiadite ombre…” ….Le vicende narrate da Giorgio Panizzari possono però servirci a capire che, in carcere come fuori, la solidarietà è uno strumento imprescindibile. E che, come lui stesso ci indica, gli apparentemente intricatissimi nodi di Gordio di una società che si dice complessa possono essere molto vulnerabili di fronte al filo della spada.\r\n\r\nNOTA EDITORIALE “Libero per interposto ergastolo” esce all’inizio del 1990, in un periodo in cui argomenti come rivolte carcerarie, carceri speciali, lotta armata hanno poco appeal. Sono appena finiti gli anni ’80 è l’opinione pubblica italiana vive un immenso rimosso collettivo. 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Negli anni ’70 la borghesia italiana era sotto l’attacco di una guerriglia rivoluzionaria che mirava sempre più in alto. Allo stesso tempo nelle città ribolliva un’attività extralegale spavalda e sempre più efficace. La popolazione carceraria di allora era in grossa parte frutto di questo duplice attacco. In prigione l’insorgenza proletaria non arretrava, il “dentro”e il “fuori” si legavano e spesso rilanciavano. Nessuno di noi oggi si illude di fare di quegli eventi un modello replicabile. Le differenze strutturali sono abnormi. Fuori e dentro ai penitenziari è pressoché esaurita ogni tensione di lotta organizzata e non. Inoltre “il modello di controllo adottato nel sistema penitenziario, con tutte le sue rozze ma anche raffinate articolazioni, s’é espanso – direi s’é conquistato – il corpo sociale nel suo complesso”(sempre dalla postfazione). Le vicende raccontate da Giorgio Panizzari possono però servirci a capire che in carcere come fuori, la solidarietà è uno strumento imprescindibile. È che, come lui stesso ci indica, gli apparentemente intricatissimi nodi di Gordio di una società che si dice complessa possono essere molto vulnerabili di fronte al filo della Spada\r\n\r\n[audio mp3=\"https://cdn.radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/07/Giorgio-Panizzari_30.mp3\"][/audio]\r\n\r\n[download]\r\n\r\n \r\n\r\nGiovedì 25 ore 8,30 - La scongiura del discorso. Il caso Persichetti. 32 minuti [Radio Cane]:\r\n\r\nChe la storia e la memoria costituiscano un campo di battaglia non è certo una novità dell’oggi. Tuttavia, è innegabile che una spiccata vocazione psico-poliziesca sia uno dei tratti fondamentali del presente. Per questa ragione, il caso di Paolo Persichetti risulta doppiamente significativo. 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In questo contributo audio, Persichetti ci narra della vicenda che lo ha coinvolto, dei suoi tratti surreali e dei suoi molteplici risvolti.\r\n\r\n[audio mp3=\"https://cdn.radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/08/Storia-Persichetti_32.mp3\"][/audio]\r\n\r\n[download]\r\n\r\n \r\n\r\nVenerdì 26 ore 8,30 - Spinoza Pi Trentotto 11 minuti [Radio Cane]:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://cdn.radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/09/Spinoza-Pi-Trentotto.mp3\"][/audio]\r\n\r\n[download]\r\n\r\n \r\n\r\nVenerdì 26 ore 13,30 - Suoni e ritmi da New Orleans 29 minuti [Radio Blackout]:\r\n\r\nApprofondimento sulla musica e la città di New Orleans.\r\n\r\n[audio mp3=\"https://cdn.radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/07/Suoni-e-ritmi-da-New-Orleans_29.mp3\"][/audio]\r\n\r\n[download]\r\n\r\nSabato 27 ore 9,30 - Per un pugno di terra. Land grabbing e Africa. 42 minuti [Radio Cane]:\r\n\r\nDopo averci guidato tra le ambizioni militari che convergono sul Sahel e averci raccontato di come i cavi sottomarini di internet tracciano nuove vie strategiche nel mediterraneo, Daniele Ratti conclude, con questa terza e ultima puntata, un breve ciclo di approfondimento dedicato alla competizione globale attorno al continente africano. Qui si affronta il fenomeno del “land grabbing” – o accaparramento di terra – che nell’ultimo decennio almeno ha assunto proporzioni gigantesche e forme inedite, anche grazie ad un nuovo tipo di agricoltura speculativa che trasforma il modo di estrarre profitto dalla terra e “distrugge nell’intimo” i rapporti locali tra popolazioni e ambiente.\r\n\r\n[audio mp3=\"https://cdn.radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/07/Land-grabbing-Daniele-Ratti_42.mp3\"][/audio]\r\n\r\n[download]\r\n\r\n \r\n\r\nSabato 27 ore 20 - Droga e guerra 50 minuti [Radio blackout, Bello come una prigione che brucia]:\r\n\r\nQuesto lungo approfondimento vuole proporre un riflessione sul ruolo che le sostanze psicotrope – che come elemento di interferenza con lo stato di coscienza hanno sempre accompagnato l’umanità – hanno assunto una volta inserite nel contesto tecnico-bellico.\r\n\r\nProviamo a suddividere la relazione tra sostanze psicoattive e guerra in due grandi categorie: sostanze somministrate durante l’esperienza delle atrocità, sostanze somministrate successivamente all’esperienza delle atrocità.\r\n\r\nTralasciando le “autoterapie” e i fenomeni di tossicodipendenza endemici tra i veterani di guerra, cercheremo di concentrarci esclusivamente sulla dimensione istituzionalizzata delle somministrazioni: dal Pervitin del Terzo Reich, al Captagon dell’ISIS, al Modafinil attualmente fornito all’esercito statunitense.\r\n\r\nMa la normalizzazione della guerra, che si declina anche attraverso l’arruolamento della popolazione nel suo insieme, deve tenere conto degli strascichi psichici di chi è entrato in contatto con gli eventi atroci e traumatizzanti che la caratterizzano; qui entrano in gioco le sperimentazioni di MDMA in Israele e di Ibogaina in Ucraina.\r\n\r\nSi osserva quindi una parabola della relazione tra umanità e sostanze psico-alteranti: dall’espansione della coscienza al sostegno neurochimico di ciò che è insostenibile.\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/04/Droga-e-guerra_50.mp3\"][/audio]\r\n\r\n[download]\r\n\r\n \r\n\r\nDomenica 28 ore 10 - Cinema undergound: Claudio Caligari 22 minuti [Radio Blackout]:\r\n\r\nClaudio Caligari in un intervista su Amore Tossico, film capolavoro del cinema underground anni 80.\r\n\r\n[audio mp3=\"https://cdn.radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/11/CinemaUndergroundClaudioCaligari_22.mp3\"][/audio]\r\n\r\n[download]\r\n\r\n \r\n\r\nDomenica 28 ore 13,30 - Tropicalia 30 minuti [Radio Blackout]:\r\n\r\nStoria del movimento tropicalista.\r\n\r\n[audio mp3=\"https://cdn.radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/07/Tropicalia_30.mp3\"][/audio]\r\n\r\n[download]\r\n\r\n ","22 Aprile 2024","2024-04-28 18:04:50","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/12/Immagine-social-BH-200x110.jpg","Black Holes dal 22 al 28 aprile 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nelle missioni"," \r\n\r\n\r\n\r\n \r\n\r\nMartedì 23 ore 8,30 - Maelstrom, lotta di classe tra il 1960 e 1980 16 minuti [Porfido]:\r\n\r\nPresentazione del libro “Maelstrom Scene di rivolta e autorganizzazione di classe in Italia dal 1960 al 1980” di Salvatore Ricciardi\r\n\r\nIl ventennio 1960-1980 racchiude il ciclo più lungo, per continuità e asprezza, della lotta di classe nell’Italia del secolo scorso. Quella stagione è qui narrata da un militante che ha attraversato una straordinaria molteplicità di esperienze esistenziali e politiche: da quella rivoltosa e spontanea degli scontri di piazza nel dopoguerra a quella della sinistra partitica e sindacale negli anni Sessanta; da quella della costruzione del nuovo sindacalismo di base a quella dell’area dell’autonomia operaia, fino all’approdo nella lotta armata delle Brigate rosse, negli anni Settanta.\r\nUna testimonianza ricca di narrazioni sui principali conflitti sociali di quei due decenni. Una descrizione, non priva di particolari inediti, sull’esperienza delle Brigate rosse di cui l’autore è stato dirigente nella «colonna romana» negli anni precedenti e successivi all’«azione Moro». Ma anche un’analisi rigorosa e profonda sull’istituzione carceraria che l’autore ha ben conosciuto dopo la condanna all’ergastolo. Questo libro di lucida memoria, scritto con linguaggio chiaro e soprattutto sincero, è un contributo prezioso per la futura storicizzazione di un periodo cruciale del nostro Paese.\r\n\r\n[audio mp3=\"https://cdn.radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/10/Maelstorm.mp3\"][/audio]\r\n\r\n[download]\r\n\r\n \r\n\r\nMartedì 23 ore 11,30 - Contro la scuola in guerra 72 minuti [Radio Blackout]:\r\n\r\nContributi dal ciclo di incontri Morsi: contro la scuola in guerra.\r\n\r\nIn questi tempi di guerra, tutt’ora segnati da un processo di doppia conversione – quella militare delle forze di polizia per la gestione dell’ordine pubblico e quella \u003Cmark>poliziesca\u003C/mark> delle forze militari nelle missioni di “polizia internazionale” – e da un continuum tra guerre permanenti su scala mondiale e guerra securitaria all’interno dello Stato, ad essere militarizzata è la società tutta, interamente mobilitata alla guerra. La scuola, istituzione totale per eccellenza, è uno degli strumenti cardine di cui lo Stato dispone per questo scopo.\r\n\r\nSe la relazione circolare tra ricerca civile e apparato militare ultimamente ha assunto un certo risalto, la penetrazione della guerra nei gradi inferiori di istruzione sembra passare sotto traccia. Per il ciclo MORSI*, il 14 dicembre la Blackout House ha ospitato una prima discussione aperta sul rapporto tra il contesto generale di guerra, crescente esclusione ed impoverimento sociale e ciò che accade dentro alle scuole-aziende, tra sfruttamento bellico, cultura militarista e \u003Cmark>repressione\u003C/mark>.\r\n\r\n[audio mp3=\"https://cdn.radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/01/Contro-la-scuola-in-guerra_76.mp3\"][/audio]\r\n\r\n[download]\r\n\r\n \r\n\r\nMercoledì 24 ore 8,30 - Giorgio Panizzari. Libero per interposto ergastolo. 30 minuti [Porfido]:\r\n\r\nCarcere minorile, riformatorio, manicomio criminale, carcere speciale: dentro le gabbie della Repubblica.\r\n\r\n“…Del contesto narrato, così come del contesto che si evince senza dire nulla, sono rimaste solo sbiadite ombre…” ….Le vicende narrate da Giorgio Panizzari possono però servirci a capire che, in carcere come fuori, la solidarietà è uno strumento imprescindibile. E che, come lui stesso ci indica, gli apparentemente intricatissimi nodi di Gordio di una società che si dice complessa possono essere molto vulnerabili di fronte al filo della spada.\r\n\r\nNOTA EDITORIALE “Libero per interposto ergastolo” esce all’inizio del 1990, in un periodo in cui argomenti come rivolte carcerarie, carceri speciali, lotta armata hanno poco appeal. Sono appena finiti gli anni ’80 è l’opinione pubblica italiana vive un immenso rimosso collettivo. Gli eventi dei vent’anni precedenti sembrano asfaltati sotto uno spesso strato di oblio, considerati inutili, folli, sorpassati… un vero olocausto della memoria di uno dei momenti più alti nella storia della riscossa degli sfruttati (eventi tra l’altro ancora in corso lungo tutti quei famigerati anni ’80). Nello stesso periodo però quel libro lo abbiamo divorato in tanti. Per almeno 15 anni è stato letto e riletto, ci ha aiutati a conoscere, imparare, meditare. Nel frattempo questo piccolo volume è sparito dalla circolazione, relegato ad un mercato di nicchia di collezionisti ed “intenditori”. Anche per questo lo riproponiamo dopo 30 anni, ma non solo… attraverso la sua storia Giorgio Panizzari ci racconta di una società e di un carcere sicuramente diversi da quelli attuali. Come lui stesso dice nella postfazione “del contesto narrato, così come del contesto che si evince senza dire nulla, sono rimaste solo sbiadite ombre”. Negli anni ’70 la borghesia italiana era sotto l’attacco di una guerriglia rivoluzionaria che mirava sempre più in alto. Allo stesso tempo nelle città ribolliva un’attività extralegale spavalda e sempre più efficace. La popolazione carceraria di allora era in grossa parte frutto di questo duplice attacco. In prigione l’insorgenza proletaria non arretrava, il “dentro”e il “fuori” si legavano e spesso rilanciavano. Nessuno di noi oggi si illude di fare di quegli eventi un modello replicabile. Le differenze strutturali sono abnormi. Fuori e dentro ai penitenziari è pressoché esaurita ogni tensione di lotta organizzata e non. Inoltre “il modello di controllo adottato nel sistema penitenziario, con tutte le sue rozze ma anche raffinate articolazioni, s’é espanso – direi s’é conquistato – il corpo sociale nel suo complesso”(sempre dalla postfazione). Le vicende raccontate da Giorgio Panizzari possono però servirci a capire che in carcere come fuori, la solidarietà è uno strumento imprescindibile. È che, come lui stesso ci indica, gli apparentemente intricatissimi nodi di Gordio di una società che si dice complessa possono essere molto vulnerabili di fronte al filo della Spada\r\n\r\n[audio mp3=\"https://cdn.radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/07/Giorgio-Panizzari_30.mp3\"][/audio]\r\n\r\n[download]\r\n\r\n \r\n\r\nGiovedì 25 ore 8,30 - La scongiura del discorso. Il caso Persichetti. 32 minuti [Radio Cane]:\r\n\r\nChe la storia e la memoria costituiscano un campo di battaglia non è certo una novità dell’oggi. Tuttavia, è innegabile che una spiccata vocazione psico-poliziesca sia uno dei tratti fondamentali del presente. Per questa ragione, il caso di Paolo Persichetti risulta doppiamente significativo. Il sequestro del suo archivio storico sull’esperienza delle Brigate Rosse e specificatamente sul sequestro Moro non solo mostra il ruolo chiave che quest’ultimo riveste nella riscrittura del passato da parte del Ministero della Verità, quale specchio deformato che si riflette a ritroso sull’intero decennio degli anni Settanta, ma mette in luce anche l’intento fondamentale della “Polizia della storia”: scongiurare la mera pensabilità (foss’anche in chiave storica) della messa in discussione radicale dell’ordine costituito. In questo contributo audio, Persichetti ci narra della vicenda che lo ha coinvolto, dei suoi tratti surreali e dei suoi molteplici risvolti.\r\n\r\n[audio mp3=\"https://cdn.radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/08/Storia-Persichetti_32.mp3\"][/audio]\r\n\r\n[download]\r\n\r\n \r\n\r\nVenerdì 26 ore 8,30 - Spinoza Pi Trentotto 11 minuti [Radio Cane]:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://cdn.radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/09/Spinoza-Pi-Trentotto.mp3\"][/audio]\r\n\r\n[download]\r\n\r\n \r\n\r\nVenerdì 26 ore 13,30 - Suoni e ritmi da New Orleans 29 minuti [Radio Blackout]:\r\n\r\nApprofondimento sulla musica e la città di New Orleans.\r\n\r\n[audio mp3=\"https://cdn.radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/07/Suoni-e-ritmi-da-New-Orleans_29.mp3\"][/audio]\r\n\r\n[download]\r\n\r\nSabato 27 ore 9,30 - Per un pugno di terra. Land grabbing e Africa. 42 minuti [Radio Cane]:\r\n\r\nDopo averci guidato tra le ambizioni militari che convergono sul Sahel e averci raccontato di come i cavi sottomarini di internet tracciano nuove vie strategiche nel mediterraneo, Daniele Ratti conclude, con questa terza e ultima puntata, un breve ciclo di approfondimento dedicato alla competizione globale attorno al continente africano. Qui si affronta il fenomeno del “land grabbing” – o accaparramento di terra – che nell’ultimo decennio almeno ha assunto proporzioni gigantesche e forme inedite, anche grazie ad un nuovo tipo di agricoltura speculativa che trasforma il modo di estrarre profitto dalla terra e “distrugge nell’intimo” i rapporti locali tra popolazioni e ambiente.\r\n\r\n[audio mp3=\"https://cdn.radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/07/Land-grabbing-Daniele-Ratti_42.mp3\"][/audio]\r\n\r\n[download]\r\n\r\n \r\n\r\nSabato 27 ore 20 - Droga e guerra 50 minuti [Radio blackout, Bello come una prigione che brucia]:\r\n\r\nQuesto lungo approfondimento vuole proporre un riflessione sul ruolo che le sostanze psicotrope – che come elemento di interferenza con lo stato di coscienza hanno sempre accompagnato l’umanità – hanno assunto una volta inserite nel contesto tecnico-bellico.\r\n\r\nProviamo a suddividere la relazione tra sostanze psicoattive e guerra in due grandi categorie: sostanze somministrate durante l’esperienza delle atrocità, sostanze somministrate successivamente all’esperienza delle atrocità.\r\n\r\nTralasciando le “autoterapie” e i fenomeni di tossicodipendenza endemici tra i veterani di guerra, cercheremo di concentrarci esclusivamente sulla dimensione istituzionalizzata delle somministrazioni: dal Pervitin del Terzo Reich, al Captagon dell’ISIS, al Modafinil attualmente fornito all’esercito statunitense.\r\n\r\nMa la normalizzazione della guerra, che si declina anche attraverso l’arruolamento della popolazione nel suo insieme, deve tenere conto degli strascichi psichici di chi è entrato in contatto con gli eventi atroci e traumatizzanti che la caratterizzano; qui entrano in gioco le sperimentazioni di MDMA in Israele e di Ibogaina in Ucraina.\r\n\r\nSi osserva quindi una parabola della relazione tra umanità e sostanze psico-alteranti: dall’espansione della coscienza al sostegno neurochimico di ciò che è insostenibile.\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/04/Droga-e-guerra_50.mp3\"][/audio]\r\n\r\n[download]\r\n\r\n \r\n\r\nDomenica 28 ore 10 - Cinema undergound: Claudio Caligari 22 minuti [Radio Blackout]:\r\n\r\nClaudio Caligari in un intervista su Amore Tossico, film capolavoro del cinema underground anni 80.\r\n\r\n[audio mp3=\"https://cdn.radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/11/CinemaUndergroundClaudioCaligari_22.mp3\"][/audio]\r\n\r\n[download]\r\n\r\n \r\n\r\nDomenica 28 ore 13,30 - Tropicalia 30 minuti [Radio Blackout]:\r\n\r\nStoria del movimento tropicalista.\r\n\r\n[audio mp3=\"https://cdn.radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/07/Tropicalia_30.mp3\"][/audio]\r\n\r\n[download]\r\n\r\n ",[686,688,690,692,694,696,698,700,702,704,706,708,710,712,714,716,718,720,722,724,726,728,730,732,734,736,738,740,742,744,746,748,750,752,754,756,758,760,762,764,766,768,770,772,774,776,778,780,782,784,786,788,790,792,794,796,798,800,802,804,806,808,810,812],{"matched_tokens":687,"snippet":623,"value":623},[],{"matched_tokens":689,"snippet":624,"value":624},[],{"matched_tokens":691,"snippet":625,"value":625},[],{"matched_tokens":693,"snippet":626,"value":626},[],{"matched_tokens":695,"snippet":396,"value":396},[],{"matched_tokens":697,"snippet":627,"value":627},[],{"matched_tokens":699,"snippet":628,"value":628},[],{"matched_tokens":701,"snippet":369,"value":369},[],{"matched_tokens":703,"snippet":629,"value":629},[],{"matched_tokens":705,"snippet":630,"value":630},[],{"matched_tokens":707,"snippet":631,"value":631},[],{"matched_tokens":709,"snippet":632,"value":632},[],{"matched_tokens":711,"snippet":633,"value":633},[],{"matched_tokens":713,"snippet":26,"value":26},[],{"matched_tokens":715,"snippet":634,"value":634},[],{"matched_tokens":717,"snippet":635,"value":635},[],{"matched_tokens":719,"snippet":636,"value":636},[],{"matched_tokens":721,"snippet":637,"value":637},[],{"matched_tokens":723,"snippet":638,"value":638},[],{"matched_tokens":725,"snippet":639,"value":639},[],{"matched_tokens":727,"snippet":640,"value":640},[],{"matched_tokens":729,"snippet":641,"value":641},[],{"matched_tokens":731,"snippet":642,"value":642},[],{"matched_tokens":733,"snippet":643,"value":643},[],{"matched_tokens":735,"snippet":644,"value":644},[],{"matched_tokens":737,"snippet":645,"value":645},[],{"matched_tokens":739,"snippet":646,"value":646},[],{"matched_tokens":741,"snippet":647,"value":647},[],{"matched_tokens":743,"snippet":648,"value":648},[],{"matched_tokens":745,"snippet":649,"value":649},[],{"matched_tokens":747,"snippet":650,"value":650},[],{"matched_tokens":749,"snippet":651,"value":651},[],{"matched_tokens":751,"snippet":652,"value":652},[],{"matched_tokens":753,"snippet":653,"value":653},[],{"matched_tokens":755,"snippet":654,"value":654},[],{"matched_tokens":757,"snippet":404,"value":404},[],{"matched_tokens":759,"snippet":655,"value":655},[],{"matched_tokens":761,"snippet":656,"value":656},[],{"matched_tokens":763,"snippet":657,"value":657},[],{"matched_tokens":765,"snippet":398,"value":398},[],{"matched_tokens":767,"snippet":658,"value":658},[],{"matched_tokens":769,"snippet":659,"value":659},[],{"matched_tokens":771,"snippet":660,"value":660},[],{"matched_tokens":773,"snippet":661,"value":661},[],{"matched_tokens":775,"snippet":662,"value":662},[],{"matched_tokens":777,"snippet":663,"value":663},[],{"matched_tokens":779,"snippet":664,"value":664},[],{"matched_tokens":781,"snippet":665,"value":665},[],{"matched_tokens":783,"snippet":666,"value":666},[],{"matched_tokens":785,"snippet":667,"value":667},[],{"matched_tokens":787,"snippet":668,"value":668},[],{"matched_tokens":789,"snippet":262,"value":262},[15],{"matched_tokens":791,"snippet":669,"value":669},[],{"matched_tokens":793,"snippet":670,"value":670},[],{"matched_tokens":795,"snippet":671,"value":671},[],{"matched_tokens":797,"snippet":672,"value":672},[],{"matched_tokens":799,"snippet":673,"value":673},[],{"matched_tokens":801,"snippet":674,"value":674},[],{"matched_tokens":803,"snippet":675,"value":675},[],{"matched_tokens":805,"snippet":676,"value":676},[],{"matched_tokens":807,"snippet":677,"value":677},[],{"matched_tokens":809,"snippet":678,"value":678},[],{"matched_tokens":811,"snippet":400,"value":400},[],{"matched_tokens":813,"snippet":679,"value":679},[],[815,817],{"field":99,"matched_tokens":816,"snippet":683,"value":684},[76],{"field":38,"indices":818,"matched_tokens":820,"snippets":822,"values":823},[819],51,[821],[15],[262],[262],1155199671761633300,{"best_field_score":826,"best_field_weight":175,"fields_matched":30,"num_tokens_dropped":50,"score":827,"tokens_matched":30,"typo_prefix_score":50},"1112386306048","1155199671761633394",6637,{"collection_name":420,"first_q":72,"per_page":17,"q":72},["Reactive",831],{},["Set"],["ShallowReactive",834],{"$fbAxCaxovUWuusFtLxrIZ3vlAlwSSEnhLC_bckcH72gg":-1,"$flKXDfKnENPj6TvCW-Gzsq4fpWx0CiJEegANkM7nCUn0":-1},true,"/search?query=repressione+poliziesca"]