","Senza restrizioni, qualche parola",1577106874,[63,122],"http://radioblackout.org/tag/operazione-scintilla/",[23,124],"operazione scintilla",{"post_content":126,"post_title":130},{"matched_tokens":127,"snippet":128,"value":129},[72],"arresti domiciliari con tutte le \u003Cmark>restrizioni\u003C/mark> a Silvia, arrestata per l'operazione","Dopo quasi tre mesi di arresti domiciliari con tutte le \u003Cmark>restrizioni\u003C/mark> a Silvia, arrestata per l'operazione Scintilla il 7 febbraio scorso, e' stato tolto il divieto di incontro e di comunicazione, eccezion fatta per i suoi coimputati. Ne abbiamo approfittato per farle un saluto e farci raccontare a che punto stanno le indagini dell'inchiesta, anche a fronte dei due ultimi arresti eseguiti su mandato del tribunale torinese, quello di Beppe di Verona e di Beppe, già in carcere a seguito dell'operazione Prometeo. Ai due compagni vengono imputati infatti alcuni episodi che sono inseriti all'interno dell'inchiesta denominata Scintilla. Un'operazione investigativa dunque che non vede ancora la fine, con una richiesta fatta a novembre dal pm di proroga delle indagini e che al momento, oltre a Silvia agli arresti domiciliari, costringe ancora Carla alla latitanza e un compagno alle firme giornaliere.\r\n\r\nQualche impressione poi anche sulla mobilitazione in solidarietà allo sciopero della fame di inizio estate portato avanti, oltre che dalle compagne detenute nel carcere abruzzese, anche da altri compagni anarchici rinchiusi in diversi penitenziari italiani. Lotta che, nei mesi successivi, ha portato al trasferimento di tutte le detenute rinchiuse nella sezione di Alta Sicurezza de L'Aquila.\r\n\r\nAscolta la diretta\r\n\r\nQualcheparola",{"matched_tokens":131,"snippet":132,"value":132},[72],"Senza \u003Cmark>restrizioni\u003C/mark>, qualche parola",[134,136],{"field":99,"matched_tokens":135,"snippet":132,"value":132},[72],{"field":137,"matched_tokens":138,"snippet":128,"value":129},"post_content",[72],578730123365187700,{"best_field_score":141,"best_field_weight":142,"fields_matched":105,"num_tokens_dropped":50,"score":143,"tokens_matched":107,"typo_prefix_score":50},"1108091338752",15,"578730123365187706",{"document":145,"highlight":164,"highlights":172,"text_match":139,"text_match_info":177},{"cat_link":146,"category":147,"comment_count":50,"id":148,"is_sticky":50,"permalink":149,"post_author":53,"post_content":150,"post_date":151,"post_excerpt":56,"post_id":148,"post_modified":152,"post_thumbnail":153,"post_thumbnail_html":154,"post_title":155,"post_type":59,"sort_by_date":156,"tag_links":157,"tags":161},[47],[49],"46737","http://radioblackout.org/2018/03/blackfriday-in-polonia-torna-in-piazza-la-protesta-in-nero-contro-le-restrizioni-sullaborto/","Lo scorso venerdì, 23 marzo, le donne polacche sono tornate a manifestare in occasione del \"Black Friday\", la protesta in nero già sperimentata nel 2016 contro i tentativi del governo di ultradestra (sostenuto dalla Chiesa) di eliminare il diritto all'aborto, in un paese in cui la legge in materia è già tra le più restrittive d'Europa.\r\n\r\nDopo che la legge di due anni fa era stata affossata, a gennaio di quest'anno il governo è tornato alla carica respingendo una proposta che avrebbe portato a una minima liberalizzazione del diritto di aborto e cercando di imporre ulteriori restrizioni alla libera scelta e alla salute delle donne. L'ultima proposta di legge - che allo stato attuale è stata approvata in Commissione e dovrà passare in Parlamento per la discussione probabilmente nel mese di aprile - punta infatti ad eliminare la possibilità di interrompere la gravidanza in caso di gravi malformazioni del feto.\r\n\r\nDopo le prime manifestazioni avvenute a Gennaio, venerdì decine di migliaia di persone sono scesa in piazza a Varsavia e in diverse altre città polacche, sostenute anche da una vasta mobilitazione internazionale.\r\n\r\nNe abbiamo parlato con Paola Di Marzo, redattrice del sito East Journal:\r\n\r\nPolonia_marzo18","28 Marzo 2018","2018-04-03 14:11:43","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2018/03/interruzione-di-gravidanza-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"160\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2018/03/interruzione-di-gravidanza-300x160.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2018/03/interruzione-di-gravidanza-300x160.jpg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2018/03/interruzione-di-gravidanza.jpg 750w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","BlackFriday: in Polonia torna in piazza la protesta in nero contro le restrizioni sull'aborto",1522240877,[158,159,160],"http://radioblackout.org/tag/aborto/","http://radioblackout.org/tag/black-friday/","http://radioblackout.org/tag/polonia/",[30,162,163],"black friday","polonia",{"post_content":165,"post_title":169},{"matched_tokens":166,"snippet":167,"value":168},[72],"e cercando di imporre ulteriori \u003Cmark>restrizioni\u003C/mark> alla libera scelta e alla","Lo scorso venerdì, 23 marzo, le donne polacche sono tornate a manifestare in occasione del \"Black Friday\", la protesta in nero già sperimentata nel 2016 contro i tentativi del governo di ultradestra (sostenuto dalla Chiesa) di eliminare il diritto all'aborto, in un paese in cui la legge in materia è già tra le più restrittive d'Europa.\r\n\r\nDopo che la legge di due anni fa era stata affossata, a gennaio di quest'anno il governo è tornato alla carica respingendo una proposta che avrebbe portato a una minima liberalizzazione del diritto di aborto e cercando di imporre ulteriori \u003Cmark>restrizioni\u003C/mark> alla libera scelta e alla salute delle donne. 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L'operazione militare israeliana denominata \"Muro di ferro\" nelle città settentrionali di Jenin e Tulkarem, iniziata il 21 gennaio, è ancora in corso e ha costretto almeno 40.000 persone a lasciare le proprie case. Le violenze dei coloni israeliani (che agiscono in sinergia all'esercito e alla polizia israeliani) sono aumentate, ancora. Le restrizioni imposte dall’esercito israeliano sui movimenti dei civili hanno reso ancora più complicata la vita di moltx palestinesi, in particolare coloro che lavorano nel settore agricolo o industriale.\r\n\r\nL’economia della Cisgiordania sta crollando. Dopo il 7 ottobre 2023, sono stati revocati i permessi di lavoro per oltre 200.000 palestinesi, in gran parte impiegatx in industrie, servizi o come collaboratorx domesticx. In Cisgiordania, più del 40% delle piccole imprese ha ridotto il numero dellx dipendenti, con una perdita complessiva di 300.000 posti di lavoro. L’agricoltura è diventata praticamente l’unica attività disponibile, osteggiata continuamente dallx colonx.\r\n\r\nAbbiamo chiesto a una compagna che si trova attualmente nella zona di Masafer Yatta di raccontarci cosa sta avvenendo in Cisgiordania. Ascolta la corrispondenza.\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/03/westbank3.mp3\"][/audio]","17 Marzo 2025","2025-03-17 17:46:12","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/03/4325890917_37567a105a-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"200\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/03/4325890917_37567a105a-300x200.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/03/4325890917_37567a105a-300x200.jpg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/03/4325890917_37567a105a.jpg 500w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","Continuano ad aumentare le violenze ai danni della popolazione e delle infrastrutture palestinesi in Cisgiordania",1742215196,[192,193,194,195,196,197],"http://radioblackout.org/tag/cisgiordania/","http://radioblackout.org/tag/colonialismo/","http://radioblackout.org/tag/israele/","http://radioblackout.org/tag/netanyahu/","http://radioblackout.org/tag/palestina/","http://radioblackout.org/tag/trump/",[199,200,201,202,203,204],"Cisgiordania","colonialismo","Israele","netanyahu","palestina","Trump",{"post_content":206},{"matched_tokens":207,"snippet":208,"value":209},[72],"israeliani) sono aumentate, ancora. 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Quali le possibili forme di resistenza e mobilitazione?\r\n\r\nAl liceo Einstein, il collettivo studentesco aderisce allo sciopero studentesco del 13/12 e invita le scuole di Torino a tornare in piazza per manifestare contro il governo, la guerra e il genocidio.\r\nCosì, lx ragazzx del collettivo studentesco dell'Einstein: \"Dopo le due significative manifestazioni del 15 novembre e del 29 novembre, vogliamo scendere in piazza ancora una volta per ribadire le nostre posizioni e dare stabilità alla mobilitazione delle scuole!\r\nScendiamo in piazza contro il governo, in quanto coinvolto attivamente nell'economia di guerra che fa pesare la crisi sulle nostre spalle.\r\nScendiamo in piazza contro il ministro dell'Istruzione che rende la scuola asservita a delle logiche aziendali in cui non è concesso il minimo dissenso: vogliamo costruirci agibilità politica e sappiamo che possiamo farlo solo con la lotta.\r\nScendiamo in piazza contro il genocidio in Palestina e contro il supporto economico e politico che gli viene fornito e contro la guerra imperialista.\r\nScendiamo in piazza nella data di sciopero generale di USB che ci vede a fianco dei lavoratori in lotta anche contro il ministro delle infrastrutture e dei trasporti Matteo Salvini che si è reso protagonista diverse volte di vergognose precettazioni di scioperi.\r\nIn questa fase di guerra, di crisi, di ingiustizie sempre più evidenti, abbiamo il dovere di continuare a mobilitarci tutti/e insieme e determinati a non mollare, perché l’alternativa è arrendersi al presente triste e desolato che ci si prospetta di fronte, al presente che questi politici corrotti hanno plasmato per noi e per i popoli sacrificabili come quello palestinese. Non ci stiamo.\r\nCi vorrà di certo costanza e pazienza per riuscire a contare davvero qualcosa, nelle piazze precedenti eravamo tanti ma di certo non abbastanza, bisogna allargare la partecipazione a queste iniziative e dimostrare che “la parte giusta della Storia” può vincere!\"\r\n\r\nNe parliamo con uno studente dell'Einstein, a cui abbiamo chiesto anche di raccontare gli ultimi cambiamenti del regolamento scolastico del liceo di Barriera di Milano.\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/12/INFO-09122024-STUDENTE-EINSTEIN.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nAll'Istituto alberghiero Colombatto, invece, la tensione è tanto forte da aver spinto 81 docenti a scrivere una richiesta di intervento all'Ufficio Scolastico Regionale. Per oggi, alle 14,30, è previsto un presidio davanti alla sede dell'Ufficio Scolastico Regionale, con il sostegno del sindacato di base Cub, per denunciare l'atteggiamento autoritario della dirigente scolastica nei confronti del corpo docente, ma anche del personale tecnico amministrativo e ausiliario e dellx educatorx. Al di là del caso specifico, emerge con forza una stretta autoritaria sulla scuola che coinvolge docenti, vedi il caso Raimo sospeso per tre mesi dall’insegnamento e con una decurtazione del 50% per alcune critiche contro il ministro dell’Istruzione, o l'aumento delle intimidazioni e restrizioni di agibilità assembleare per la popolazione studentesca.\r\n\r\n\r\n\r\nNe parliamo con Cosimo Scarinzi della Cub.\r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/12/INFO-COLOMBATTO.mp3\"][/audio]","9 Dicembre 2024","2024-12-10 00:06:09","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/12/studentx-200x110.png","\u003Cimg width=\"300\" height=\"300\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/12/studentx-300x300.png\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/12/studentx-300x300.png 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/12/studentx-150x150.png 150w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/12/studentx-170x170.png 170w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/12/studentx.png 598w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","Contro la scuola di Valditara, il governo, la guerra e il genocidio",1733776330,[230,196,231,232,233,234,235],"http://radioblackout.org/tag/mobilitazioni-studentesche/","http://radioblackout.org/tag/presidio/","http://radioblackout.org/tag/scuola/","http://radioblackout.org/tag/studenti-medi/","http://radioblackout.org/tag/torino/","http://radioblackout.org/tag/valditara/",[237,203,238,239,240,21,241],"mobilitazioni studentesche","presidio","scuola","studenti medi","valditara",{"post_content":243},{"matched_tokens":244,"snippet":245,"value":246},[72],"o l'aumento delle intimidazioni e \u003Cmark>restrizioni\u003C/mark> di agibilità assembleare per la","Due corrispondenze che ci parlano della riduzione degli spazi di espressione e dialogo nelle scuole per il personale scolastico e per la popolazione studentesca e che ci fanno riflettere sulla svolta autoritaria impressa all'istituzione scolastica da Valditara, dopo un decennio di riforme che hanno attribuito sempre più prerogative, responsabilità e potere alle dirigenze scolastiche. 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Ne parliamo con tre compagne del collettivo che ci raccontano dell'importanza di mettere al centro questo tema nei giorni di avvicinamento alla giornata internazionale per l'eliminazione della violenza di genere e contro le donne (25 novembre). Il loro lavoro sul territorio ha fatto emergere l'esigenza di creare momenti di discussione dedicati come questo, dove si tratterà, in spagnolo, del diritto all'aborto per persone migranti e di come far fronte comune di fronte a restrizioni, ostacoli e violenza medica. Più in generale, Asamblea Sorora porta avanti occasioni di incontro, confronto e resistenza che emergono dall'esigenza di alimentare reti di mutuo aiuto tra persone dell'America Latina a Torino e dalla necessità di coltivare e diffondere un approccio transfemminista e antirazzista di fronte ai problemi di tutti i giorni - anche attraverso il loro intervento nelle scuole.\r\n\r\nEste domingo a las 10.30hs nos encontramos en el parque dora para hablar sobre el proceso de acceso al aborto en Italia. Inviten a quién crean que pueda interesar y compartan el flyer en grupos de personas hispanoparlantes que vivan en Torino y la región.\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/11/Sororas-assemblea-25-novembre-2024_11_21_2024.11.21-10.00.00-escopost.mp3\"][/audio]\r\n\r\n ","21 Novembre 2024","2024-11-21 15:53:03","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/11/WhatsApp-Image-2024-11-21-at-12.32.25-200x110.jpeg","\u003Cimg width=\"240\" height=\"300\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/11/WhatsApp-Image-2024-11-21-at-12.32.25-240x300.jpeg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/11/WhatsApp-Image-2024-11-21-at-12.32.25-240x300.jpeg 240w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/11/WhatsApp-Image-2024-11-21-at-12.32.25-819x1024.jpeg 819w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/11/WhatsApp-Image-2024-11-21-at-12.32.25-768x960.jpeg 768w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/11/WhatsApp-Image-2024-11-21-at-12.32.25.jpeg 1080w\" sizes=\"auto, (max-width: 240px) 100vw, 240px\" />","Asamblea Sorora verso il 25 novembre per l'accesso all'aborto",1732204383,[265,158,266],"http://radioblackout.org/tag/25-novembre/","http://radioblackout.org/tag/sorora/",[268,30,269],"25 novembre","sorora",{"post_content":271},{"matched_tokens":272,"snippet":273,"value":274},[72],"fronte comune di fronte a \u003Cmark>restrizioni\u003C/mark>, ostacoli e violenza medica. Più","L' Asamblea Sorora invita la comunità dell'America Latina (e non solo!) a riflettere sull'accesso all'aborto in occasione di un'assemblea pubblica che si terrà domenica 24 novembre a partire dalle 10:30 a Parco Dora. Ne parliamo con tre compagne del collettivo che ci raccontano dell'importanza di mettere al centro questo tema nei giorni di avvicinamento alla giornata internazionale per l'eliminazione della violenza di genere e contro le donne (25 novembre). Il loro lavoro sul territorio ha fatto emergere l'esigenza di creare momenti di discussione dedicati come questo, dove si tratterà, in spagnolo, del diritto all'aborto per persone migranti e di come far fronte comune di fronte a \u003Cmark>restrizioni\u003C/mark>, ostacoli e violenza medica. Più in generale, Asamblea Sorora porta avanti occasioni di incontro, confronto e resistenza che emergono dall'esigenza di alimentare reti di mutuo aiuto tra persone dell'America Latina a Torino e dalla necessità di coltivare e diffondere un approccio transfemminista e antirazzista di fronte ai problemi di tutti i giorni - anche attraverso il loro intervento nelle scuole.\r\n\r\nEste domingo a las 10.30hs nos encontramos en el parque dora para hablar sobre el proceso de acceso al aborto en Italia. 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La Turchia si propone come protagonista nel costante scontro tra potenze locali mediorientali e dunque la trasformazione della lotta armata in richiesta di confederalismo democratico laico e socialista ci ha spinto a chiedere a <strong>Murat Cinar</strong> un'analisi molto problematica e ne è scaturita una sorta di autocoscienza sulle potenzialità di questa scelta, che per Murat era inevitabile e giunge nel momento migliore. Una idea che <strong>Alberto Negri</strong> nega nella sua visione del quadro della regione che compone arrivando alla centralità del dinamismo di Erdoğan a partire dal nuovo abisso di contrasti che attraversano la Tripolitania.\r\nLa puntata trova compimento con uno sguardo gettato insieme a <strong>Sabrina Moles</strong> sulle sfide che aspettano l'economia cinese di fronte ai dazi del nemico americano e alle guerre dell'amico russo.</em>\r\n\r\n<hr />\r\n\r\n<em>La lotta armata del Pkk ha \"esaurito\" i suoi compiti e consegna le armi</em>, da non sconfitto, proponendosi come forza politica con l’intento di aggiornare il concetto di confederalismo democratico in salsa turca. <strong>Murat Cinar</strong> ci guida nella fluida situazione geopolitica del Sudovest asiatico che vede grandi differenze tra i quattro stati che amministrano il territorio abitato da popolazioni di lingua curda; così, semmai sia esistito, il nazionalismo curdo viene superato e nelle indicazioni di Ocalan dall’isolamento di Imrali leggono il momento come propizio per riproporre unilateralmente a un regime autoritario di cessare il fuoco che in 45 anni ha registrato decine di migliaia di morti, ulteriore motivo per resistenze da parte dei parenti delle vittime, potenziale bacino di consensi per i partiti di ultradestra non alleati dell’Akp.\r\nQuindi la critica alla obsolescenza del modello della lotta armata otto-novecentesca, che punta sullo stato-nazione, è una scommessa ma, ci dice Murat, forse non ci sono alternative alla svolta disarmata per avanzare nuove richieste a una repubblica ora retta da una cricca di oligarchi autocratici senza contrappesi democratici riconducibili a una nuova lotta per una Turchia laica, indipendente e socialista: ora il Pkk si rivolge all’intera società turca in un momento di forti tensioni interne, puntando alla trasformazione culturale della Turchia.\r\nMurat adduce motivi di vario genere per dimostrare che recedere dalla lotta armata in questo momento può produrre risultati maggiori di quanto si sia conseguito finora, sia cercando modelli di guerriglie andate al negoziato negli ultimi decenni ai quattro angoli del pianeta, sia sviluppando l’analisi sincronica su un presente attraversato da alleanze variabili e guerre di ogni tipo. Erdogan è indebolito in patria ma ha un attivismo in politica internazionale che sta ripagando nella considerazione dei risultati geopolitici in un momento di riposizionamento e di grande caos.\r\nOvviamente questo panorama vede un percorso diverso per i curdi siriani: in Rojava le dinamiche sono diverse e ci sono protagonisti internazionali diretti (americani, Idf nel Golan, l’influenza dei curdi di Barzani…) che dipingono un quadro diverso per cui le organizzazioni sorelle tra curdi operano strategie diverse. E lo stesso avviene in Iran dove l’organizzazione curda ha rinunciato da tempo alla creazione di uno stato indipendente.\r\n\r\nhttps://open.spotify.com/episode/51Su0lG6XrzCMs80p3Oaof?si=hpkV_FFCRIKFWmosuaTX1g\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/05/pkk-rondò-à-la-turk.mp3\"][/audio]\r\n\r\nPer ascoltare i podcast precedenti relativi al neottomanesimo si trovano <a href=\"https://www.spreaker.com/podcast/le-guerre-ottomane-del-nuovo-millennio--4610767\" target=\"_blank\" rel=\"noopener noreferrer\">qui</a>\r\n\r\n<hr />\r\n\r\n \r\n\r\n«Regolamenti di conti mortali e scontri tra le fazioni in Tripolitania, avanzata delle truppe del generale Khalifa Haftar da Bengasi alla Sirte: la Libia sfugge a ogni controllo e soprattutto a quello del governo di Giorgia Meloni», così scriveva il 15 maggio <strong>Alberto Negri</strong> per “il manifesto” e da qui comincia il lungo excursus che illustra la situazione della regione Mena, a partire dalla Libia, dove le milizie tornano a scontrarsi in Tripolitania, vedendo soccombere i tagliagole sostenuti dalla Fortress Europe, a cominciare dal governo Meloni che ha coccolato al-Masri, il massacratore ricercato internazionalmente. Ora Haftar, il rais su cui punta dall’inizio la Russia in Cirenaica, è alleato anche della Turchia, dunque si assiste a un nuovo tentativo di rivolgimento del potere tripolino ormai al lumicino.\r\nMa questa situazione regolata dalla Turchia nell’Occidente libico nell’analisi di Alberto Negri si può anche vedere come uno dei 50 fronti dell’attivismo internazionale turco, fluido e adattabile alla condizione geopolitica, che vede Dbeibah – l’interlocutore dell’Europa per contenere e torturare le persone in movimento – sostenuto solo dalle milizie di Misurata nella girandola di alleanze e rivalità tripoline. La Turchia rimane al centro delle strategie che passano dal Mediterraneo in equilibrio anche con i sauditi e avendo imposto il vincitore di Assad in Siria, quell’Al-Jolani a cui Trump ha stretto la mano nonostante i 10 milioni di taglia; intanto all’interno si assiste alla svolta di Ocalan che – inopinatamente secondo Alberto Negri in un momento in cui l’area sta esplodendo e sono in corso mutamenti epocali – cede le armi e propone un percorso pacifico alla trasformazione della repubblica. In attesa di assistere e posizionarsi nella trattativa iraniana, con Teheran indebolita dalla escalation israeliana.\r\nE qui si giunge al centro del discorso mediorientale, perché da qualunque punto lo si rigiri <em>l’intento di Netanyahu di annettersi la Cisgiordania a cominciare dal genocidio gazawi sarà il punto di ricompattamento con l’amministrazione Trump</em>, in questi giorni invece impegnata a contenere il famelico criminale di Cesarea.\r\nSullo sfondo di tutto ciò Alberto si inalbera per il ruolo inesistente dell’Europa, se non per l’istinto neocoloniale di Macron, che non riesce comunque a conferire uno spessore da soggetti politici agli europei, in particolare per quanto riguarda il bacino del Mediterraneo, mai preso in considerazione dalla nomenklatura germano-balcanica che regola la politica comunitaria, totalmente disinteressata alle coste meridionali, se non per il contenimento dei migranti.\r\n\r\nhttps://www.spreaker.com/episode/ogni-rais-persegue-una-sua-visione-del-medioriente-tranne-gli-europei--66134433\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/05/Il-garbuglio-mediorientale-incomprensibile-per-gli-europei.mp3\"][/audio]\r\n\r\nNella collezione di podcast di \"Bastioni di Orione\" relativi alla questione mediorientale <a href=\"https://www.spreaker.com/podcast/israele-compra-a-saldo-paesi-arabi--4645793\" target=\"_blank\" rel=\"noopener noreferrer\">qui</a> potete trovare quelli che riconducono all'espansionismo sionista i conflitti in corso\r\n\r\n \r\n\r\n<hr />\r\n\r\nDopo una prima maratona negoziale durata due giorni ,Stati Uniti e Cina hanno raggiunto un accordo sulla sospensione per 90 giorni dei dazi reciproci che in pochi giorni avevano difatto bloccato gli scambi fra i due paesi. Nel dettaglio, gli Stati Uniti hanno annullato il 91% delle tariffe aggiuntive imposte alla Cina, sospeso il 24% dei “dazi reciproci” e mantenuto il restante 10%. Rimangono ancora in atto le misure su veicoli elettrici, acciaio e alluminio ,è un primo passo verso la creazione di un meccanismo di consultazione che regoli le relazioni commerciali e di fatto uno stop al processo di \"decoupling\" ,disaccopiamento ,fra le due economie che la nuova amministrazione americana non sembra gradire. Secondo varie fonti, negli ultimi giorni sono riprese le forniture di Boeing, che Pechino aveva interrotto in risposta ai dazi. Ma le restrizioni sui materiali critici ufficialmente sono ancora lì. Anche se sono state emesse le prime licenze per l’export di alcune terre rare, di cui potrebbero beneficiare anche le 28 aziende americane rimosse dalla lista delle entità interdette dalla Cina alle importazioni e altre attività economiche.\r\nNe parliamo con <b>Sabrina Moles</b> di China files.\r\n\r\nhttps://www.spreaker.com/episode/accordo-stati-uniti-cina-sui-dazi--66192697\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/05/sabrinomia.mp3\"][/audio]\r\n\r\n ","3 Giugno 2025","2025-06-03 00:36:14","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/10/blade-1-1-200x110.jpg","BASTIONI DI ORIONE 15/05/2025 - FINE DELLA LOTTA ARMATA DEL PKK IN TURCHIA E SUBBUGLIO MEDIORIENTALE; LA CINA DELL'ECONOMIA TRA DAZI E GUERRE ALTRUI","podcast",1748910974,[345],"http://radioblackout.org/tag/bastioni-di-orione/",[310],{"post_content":348},{"matched_tokens":349,"snippet":350,"value":351},[72],"risposta ai dazi. 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Pillole sintetiche dal mondo-guerra.\r\n1.7 (12.05.25)\r\n\r\nIn termini militari contraltare delle zone verdi, le zone rosse si riferiscono ad aree in cui le forze nemiche sono attive o a zone che sono percepite come insicure e devono quindi essere isolate o evitate. Nei termini della \"governance dei disastri\", le zone rosse sono impiegate per designare spazi colpiti da rifiuti tossici, da disastri o da epidemie. Basti pensare alla creazione della \"zone rouge\" a Verdun, in Francia, dopo la prima guerra mondiale, per indicare un'area con mine inesplose, materiali pericolosi e reti di tunnel sotterranei, dichiarata inagibile fino ad oggi. Prima del COVID-19, poi, erano state istituite zone rosse per controllare altri virus, come l'influenza aviaria e l'Ebola. Nel campo della governance urbana, le zone rosse indicano restrizioni mirate che intervengono tanto su spazi da proteggere (mega-eventi, summit strategici) quanto su spazi di insicurezza su cui far intervenire le forze di polizia contro i \"nemici interni\". Riguardano più ampiamente le pratiche governamentali di esclusione di alcuni abitanti da aree specifiche della città e di contenimento in altre aree designate. Si pensi alla pratica del \"redlining\" negli Stati Uniti negli anni tra le due guerre, tramite cui il governo federale assegnava un livello di rischio sugli investimenti immobiliari ai diversi quartieri. Le zone in rosso erano quelle a maggioranza afroamericana, ispanica o di altre minoranze.\r\n\r\nNonostante le zone rosse vengano impiegate da chi governa sia per istituire spazi da proteggere, che spazi di contenimento, esse sono più generalmente il riflesso delle logiche coloniali e militari dell'ordine securitario contemporaneo, in cui circolano e si riadattano su scale diverse molte strategie di fortificazione e polizia.\r\n\r\nUna delle 7 zone rosse istituite internamente al perimetro urbano di Torino, recentemente prorogate dal Prefetto per controllare e allontanare una parte degli abitanti della città, si trova in San Salvario, a pochi passi da un importante sito di produzione militare, la Collins Aerospace (ex-Microtecnica), la cui componentistica - tra sistemi radar, missilistici e droni - trova applicazione dal bombardamento aereo alla sorveglianza urbana. Da un lato, in Piazza Graf, un sito strategico per i ricchi affari dell'economia di guerra esterna e interna, fortificato da decine di dispositivi di videosorveglianza, dall'altro, oltre corso Marconi, stretta in mezzo ad un altro sito strategico, la Stazione ferroviaria di Porta Nuova, una parte di umanità ridotta ad \"eccesso\", fuori dai circuiti della produzione, del consumo, della legalità e quindi intrinsecamente minacciosa per l'ordine costituito, da controllare militarmente o eventualmente eliminare con le retate.\r\n\r\nConsapevoli del ruolo della città in cui viviamo come campo di battaglia, sappiamo che in un contesto di filiere produttive di guerra frammentate, incepparne una piccola parte può significare incepparle nella loro interezza, e che rompere la normalità dei meccanismi di pacificazione urbana è il primo passo per rifiutarci di servire da masse di manovra. Appuntamento giovedì 15 maggio alle ore 12.30, in piazza Graf (San Salvario, fermata del 18), per un presidio contro Collins Aerospace e Zone Rosse.\r\n\r\nDopo un breve mash-up sul nesso tra guerra spaziale interna ed esterna - dalla spazio urbano a quello aereo - Marco, insegnante di storia e antimilitarista, ripercorre la storia di Microtecnica, storica fabbrica torinese votata alla produzione militare sin dalle sue origini nel 1929 e oggi importante tassello del comparto aerospaziale. \r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/05/happyhour12maggio2025.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\n ","13 Maggio 2025","2025-06-13 14:03:08","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/05/15maggio-200x110.png","Sorveglianza Spaziale: la città come campo di battaglia.",1747135713,[369],"http://radioblackout.org/tag/guerra/",[313],{"post_content":372},{"matched_tokens":373,"snippet":374,"value":375},[72],"urbana, le zone rosse indicano \u003Cmark>restrizioni\u003C/mark> mirate che intervengono tanto su","Happy Hour. Pillole sintetiche dal mondo-guerra.\r\n1.7 (12.05.25)\r\n\r\nIn termini militari contraltare delle zone verdi, le zone rosse si riferiscono ad aree in cui le forze nemiche sono attive o a zone che sono percepite come insicure e devono quindi essere isolate o evitate. Nei termini della \"governance dei disastri\", le zone rosse sono impiegate per designare spazi colpiti da rifiuti tossici, da disastri o da epidemie. Basti pensare alla creazione della \"zone rouge\" a Verdun, in Francia, dopo la prima guerra mondiale, per indicare un'area con mine inesplose, materiali pericolosi e reti di tunnel sotterranei, dichiarata inagibile fino ad oggi. Prima del COVID-19, poi, erano state istituite zone rosse per controllare altri virus, come l'influenza aviaria e l'Ebola. Nel campo della governance urbana, le zone rosse indicano \u003Cmark>restrizioni\u003C/mark> mirate che intervengono tanto su spazi da proteggere (mega-eventi, summit strategici) quanto su spazi di insicurezza su cui far intervenire le forze di polizia contro i \"nemici interni\". Riguardano più ampiamente le pratiche governamentali di esclusione di alcuni abitanti da aree specifiche della città e di contenimento in altre aree designate. Si pensi alla pratica del \"redlining\" negli Stati Uniti negli anni tra le due guerre, tramite cui il governo federale assegnava un livello di rischio sugli investimenti immobiliari ai diversi quartieri. Le zone in rosso erano quelle a maggioranza afroamericana, ispanica o di altre minoranze.\r\n\r\nNonostante le zone rosse vengano impiegate da chi governa sia per istituire spazi da proteggere, che spazi di contenimento, esse sono più generalmente il riflesso delle logiche coloniali e militari dell'ordine securitario contemporaneo, in cui circolano e si riadattano su scale diverse molte strategie di fortificazione e polizia.\r\n\r\nUna delle 7 zone rosse istituite internamente al perimetro urbano di Torino, recentemente prorogate dal Prefetto per controllare e allontanare una parte degli abitanti della città, si trova in San Salvario, a pochi passi da un importante sito di produzione militare, la Collins Aerospace (ex-Microtecnica), la cui componentistica - tra sistemi radar, missilistici e droni - trova applicazione dal bombardamento aereo alla sorveglianza urbana. Da un lato, in Piazza Graf, un sito strategico per i ricchi affari dell'economia di guerra esterna e interna, fortificato da decine di dispositivi di videosorveglianza, dall'altro, oltre corso Marconi, stretta in mezzo ad un altro sito strategico, la Stazione ferroviaria di Porta Nuova, una parte di umanità ridotta ad \"eccesso\", fuori dai circuiti della produzione, del consumo, della legalità e quindi intrinsecamente minacciosa per l'ordine costituito, da controllare militarmente o eventualmente eliminare con le retate.\r\n\r\nConsapevoli del ruolo della città in cui viviamo come campo di battaglia, sappiamo che in un contesto di filiere produttive di guerra frammentate, incepparne una piccola parte può significare incepparle nella loro interezza, e che rompere la normalità dei meccanismi di pacificazione urbana è il primo passo per rifiutarci di servire da masse di manovra. Appuntamento giovedì 15 maggio alle ore 12.30, in piazza Graf (San Salvario, fermata del 18), per un presidio contro Collins Aerospace e Zone Rosse.\r\n\r\nDopo un breve mash-up sul nesso tra guerra spaziale interna ed esterna - dalla spazio urbano a quello aereo - Marco, insegnante di storia e antimilitarista, ripercorre la storia di Microtecnica, storica fabbrica torinese votata alla produzione militare sin dalle sue origini nel 1929 e oggi importante tassello del comparto aerospaziale. \r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/05/happyhour12maggio2025.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\n ",[377],{"field":137,"matched_tokens":378,"snippet":374,"value":375},[72],{"best_field_score":141,"best_field_weight":214,"fields_matched":107,"num_tokens_dropped":50,"score":215,"tokens_matched":107,"typo_prefix_score":50},{"document":381,"highlight":393,"highlights":398,"text_match":139,"text_match_info":401},{"comment_count":50,"id":382,"is_sticky":50,"permalink":383,"podcastfilter":384,"post_author":53,"post_content":385,"post_date":386,"post_excerpt":56,"post_id":382,"post_modified":387,"post_thumbnail":388,"post_title":389,"post_type":342,"sort_by_date":390,"tag_links":391,"tags":392},"97142","http://radioblackout.org/podcast/bastioni-di-orione-10-04-2025-la-societa-cinese-al-tempo-dei-dazi-il-teerrore-sinstalla-a-port-au-prince-dietro-al-ballottaggio-tanti-ecuador/",[286],"La Guerra dei dazi impatta con il Partito comunista cinese e la società cinese, decoupling e reazioni alla confusione trumpiana. Violenze se possibile ancora più efferate a Port-au-Prince, blocco di merci, fame e migrazione; muro dominicano, traffici di armi e droga. Noboa vs Gonzáles: il ballottaggio in Ecuador vede il confronto dei molti mondi che compongono il paese..\r\n\r\nI reciproci tentativi di isolare il nemico dal mercato\r\nAbbiamo chiesto ad Alessandra Colarizi, direttrice editoriale di “China Files”, di restituirci un’idea di quello che può essere lo sguardo della società cinese sulla scomposta guerra commerciale trumpiana.\r\nA iniziare dall’identificazione di eventuali nuovi partner commerciali in sostituzione del mercato statunitense (considerando anche un’improbabile ulteriore estensione della presenza cinese in Africa, a fronte di un più probabile controllo della regione limitrofa – il libero scambio con Corea e Giappone? – e dell’Asean), o di assorbimento interno di parte delle esportazioni; prendendo poi in considerazione le contromisure non solo tariffarie adottate dal governo cinese, mirate e dunque già meditate prima che si scatenasse la buriana; la riduzione dei bond americani in pancia alle casse di Pechino (secondo detentore mondiale del debito di Washington); la creazione del welfare.\r\nSi è inserito anche il problema dei porti di Panama e degli altri scali interessati all’operazione di Trump, che mira a mettere sotto pressione la Cina. Il problema è quanto la guerra commerciale vada a impattare sul mercato del lavoro e sulle condizioni dei lavoratori cinesi, che hanno saputo inscenare “incidenti di massa” per protestare contro la recessione della qualità della vita.\r\nQueste ostilità si vanno a inserire in una contingenza che vede dal covid e dalla bolla immobiliare in avanti la situazione economico-finanziaria meno positiva e arrembante nello sviluppo commerciale cinese, che viene tamponata con il nazionalismo e la rivalità con gli Usa, quindi la guerra commerciale scatenata da Trump potrebbe essere un atout per rinforzare la difesa. Si va dipingendo un gioco di guerra che vede i due contendenti intenti a isolare il nemico nel suo recinto, precludendogli relazioni commerciali con il resto del mondo.\r\nSicuramente i prodotti cinesi sono concorrenziali con qualsiasi altro prodotto per qualità/prezzo, a prescindere da qualsiasi guerra di dazi. Rimane da vedere se il prevedibile mafioso della Casa Bianca non imporrà all'Europa di applicare le stesse tariffe comminate alla Cina dalla inaffidabile amministrazione trumpiana, altrimenti...\r\n\r\nhttps://open.spotify.com/episode/6raaHK91qq3LlnKS8tT0Ur?si=Pml1A4qlS1u5_IZ_tKoXxA\r\n\r\nPer ascoltare gli episodi precedenti sull’Asia orientale si trovano qui\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/04/AlessandraColarizi_Decoupling-Forzato.mp3\"][/audio]\r\n\r\nGangs of Port-au-Prince\r\nNon si arresta la vendetta coloniale per l’atto rivoluzionario di indipendenza di Toussaint Louverture che nel 1791 fece di Haiti la prima colonia affrancata dal giogo francese. Infatti l’indifferenza per le condizioni disastrose in cui versa in particolare la capitale e la crisi esistenziale di un paese privo di risorse, saccheggiato da gang che spadroneggiano facendosi beffe di truppe keniane dell’Onu e armate dalla vicina Florida.\r\nRoberto Codazzi ci aggiorna sulla situazione, ma soprattutto dipinge il quadro per cui riusciamo a farci un’idea di cosa significa vivere in queste condizioni, con le gang che controllano tutti i quartieri della capitale tranne uno, con sparuti gruppi di autodifesa di cittadini (e si registrano linciaggi di appartenenti alle gangs catturati), scarsità di cibo, baratto, ritorno alle campagne per poter coltivare almeno il nutrimento, difficoltà di movimenti per i molti posti di blocco gestiti dalle bande e le comunicazioni affidate a eroici giornalisti radiofonici che vengono assassinati, quando si individuano le sedi delle radio. Le uniche merci che transitano tra Miami e Port-au-Prince sono le armi; altra provenienza di armi è dalla Colombia/Venezuela nel sistema del narcotraffico, che vede in Haiti un hub.\r\nTra Repubblica dominicana e Haiti ci sono costanti frizioni, frontiere chiuse – pur se sono concesse aperture a merci per consentire la sopravvivenza in assenza di possibilità di accesso al territorio haitiano. Ora si aggiungono rimpatri e restrizioni sui cittadini haitiani presenti in territorio dominicano, anche se la repubblica dominicana si fonda sulla manodopera a basso costo dei “cugini” haitiani, che ora si contano in misura di circa 2 milioni di presenze in condizioni precarie. Si organizzano marce per l’espulsione dal territorio turistico dominicano.\r\nGli haitiani sono respinti senza interruzione dagli Usa dal mandato di Obama: una situazione consolidata dalle immagini al confine messicano, quando venivano inseguiti con i lazos; i rimpatri sono ora ridotti dalla chiusura degli aeroporti.\r\n\r\nhttps://www.spreaker.com/episode/l-ulteriore-deterioramento-della-vita-di-haiti--65552467\r\n\r\nPer ascoltare gli episodi precedenti in relazione al Caribe si trovano qui\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/04/RobertoCodazzi_Gangs-of-Port-au-Prince.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nCon Davide Matrone ,docente universitario e giornalista freelance che vive a Quito , parliamo delle elezioni presidenziali in Ecuador , lunedi ci sarà il ballottaggio fra la candidata di \"Revolucion Ciudadana\", partito legato al correismo ,Luisa Gonzalez e il figlioccio della dinastia più ricca dell'Ecuador ,Daniel Noboa ,attuale presidente . Nonostante qualche scivolone xenofobo sulla questione dei rifugiati venezuelani che vorrebbe rimpatriare forzosamente e l'assenza nella sua campagna elettorale dei temi del lavoro ,Luisa Gonzalez incarna la sinistra che c'è in Ecuador in questo momento storico ,sicuramente lontana dalla radicalità del correismo della prima ora .L'alleanza storica con il movimento indigeno Pachakutik - braccio politico della Confederazione delle nazionalità indigene dell'Ecuador (Conaie), la più grande del Paese - guidato da Leonidas Iza sposta il baricentro della \" revolucion ciudadana\" verso posizioni piu' progressiste ed evidenzia il prevalere all'interno delle comunità indigene di posizioni antiliberiste rompendo con il sostegno ai presidenti conservatori Lasso e Noboa dei cosidetti \"ponchos dorados \" la borghesia indigena che aveva fatto blocco con le élite reazionarie di Quito. Noboa ha fallitto totalmente sulla questione della sicurezza in un paese che è diventato hub privilegiato dei narcotrafficanti in America Latina ,tanto da dover ricorrere ai mercenari americani della \"Blackwater\" ,mandando evidenti segnali di debolezza e inadeguatezza nell'affrontare il problema della sicurezza che è molto sentito dalla popolazione che fino a qualche tempo fa viveva in paese considerato realtivamente sicuro ,mentre adesso L'Ecuador ha il tasso di omicidi più elevato del Sudamerica. Il ricorso ai mercenari nordamericani si configura anche come un ingerenza palese di un paese straniero negli affari interni dell'Ecuador ,mentre si manifesta la subordinazione di Noboa alle pretese di Washington che vorrebbe riappropiarsi anche della base militare di Manta , chiusa nel 2006 da Correa.\r\n\r\nhttps://www.spreaker.com/episode/ecuador-nuovo-ciclo-del-correismo--65555974\r\n\r\nPer ascoltare gli episodi precedenti in relazione all'America latina si trovano qui\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/04/BASTIONI-10042025-ECUADOR.mp3\"][/audio]","13 Aprile 2025","2025-04-14 12:50:31","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/10/blade-1-2-200x110.jpg","BASTIONI DI ORIONE 10/04/2025- LA SOCIETÀ CINESE AL TEMPO DEI DAZI - IL TERRORE S’INSTALLA A PORT-AU-PRINCE -DIETRO AL BALLOTTAGGIO TANTI ECUADOR",1744540748,[345],[310],{"post_content":394},{"matched_tokens":395,"snippet":396,"value":397},[72],"Ora si aggiungono rimpatri e \u003Cmark>restrizioni\u003C/mark> sui cittadini haitiani presenti in","La Guerra dei dazi impatta con il Partito comunista cinese e la società cinese, decoupling e reazioni alla confusione trumpiana. 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Noboa vs Gonzáles: il ballottaggio in Ecuador vede il confronto dei molti mondi che compongono il paese..\r\n\r\nI reciproci tentativi di isolare il nemico dal mercato\r\nAbbiamo chiesto ad Alessandra Colarizi, direttrice editoriale di “China Files”, di restituirci un’idea di quello che può essere lo sguardo della società cinese sulla scomposta guerra commerciale trumpiana.\r\nA iniziare dall’identificazione di eventuali nuovi partner commerciali in sostituzione del mercato statunitense (considerando anche un’improbabile ulteriore estensione della presenza cinese in Africa, a fronte di un più probabile controllo della regione limitrofa – il libero scambio con Corea e Giappone? – e dell’Asean), o di assorbimento interno di parte delle esportazioni; prendendo poi in considerazione le contromisure non solo tariffarie adottate dal governo cinese, mirate e dunque già meditate prima che si scatenasse la buriana; la riduzione dei bond americani in pancia alle casse di Pechino (secondo detentore mondiale del debito di Washington); la creazione del welfare.\r\nSi è inserito anche il problema dei porti di Panama e degli altri scali interessati all’operazione di Trump, che mira a mettere sotto pressione la Cina. Il problema è quanto la guerra commerciale vada a impattare sul mercato del lavoro e sulle condizioni dei lavoratori cinesi, che hanno saputo inscenare “incidenti di massa” per protestare contro la recessione della qualità della vita.\r\nQueste ostilità si vanno a inserire in una contingenza che vede dal covid e dalla bolla immobiliare in avanti la situazione economico-finanziaria meno positiva e arrembante nello sviluppo commerciale cinese, che viene tamponata con il nazionalismo e la rivalità con gli Usa, quindi la guerra commerciale scatenata da Trump potrebbe essere un atout per rinforzare la difesa. Si va dipingendo un gioco di guerra che vede i due contendenti intenti a isolare il nemico nel suo recinto, precludendogli relazioni commerciali con il resto del mondo.\r\nSicuramente i prodotti cinesi sono concorrenziali con qualsiasi altro prodotto per qualità/prezzo, a prescindere da qualsiasi guerra di dazi. 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Le uniche merci che transitano tra Miami e Port-au-Prince sono le armi; altra provenienza di armi è dalla Colombia/Venezuela nel sistema del narcotraffico, che vede in Haiti un hub.\r\nTra Repubblica dominicana e Haiti ci sono costanti frizioni, frontiere chiuse – pur se sono concesse aperture a merci per consentire la sopravvivenza in assenza di possibilità di accesso al territorio haitiano. Ora si aggiungono rimpatri e \u003Cmark>restrizioni\u003C/mark> sui cittadini haitiani presenti in territorio dominicano, anche se la repubblica dominicana si fonda sulla manodopera a basso costo dei “cugini” haitiani, che ora si contano in misura di circa 2 milioni di presenze in condizioni precarie. 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di Harraga, nella puntata dell’13-12, abbiamo chiamato un compagno del collettivo Mononoke di Alba per parlare della recente morte di due ragazzi, Djoulde e Issa, rispettivamente di 28 e 25 anni.\r\n\r\nAldilà delle narrazioni mediatiche perlopiù tragiche e spettacolarizzanti, durante l’approfondimento è emerso come la storia di questi due ragazzi non possa essere considerata episodica ma piuttosto come diretta conseguenza delle sistematiche e mortifere logiche di oppressione e sfruttamento che governano il sistema del lavoro e della migrazione.\r\n\r\nIl territorio Albese, spesso presentato come eccellenza italiana, appare emblematico nell’evidenziare come la ricchezza tipica delle cittadine provinciali a vocazione agricola, sia inscindibile dallo sfruttamento del lavoro bracciantile che ne è una condizione necessaria, sine qua non, per garantire il ciclo di profitto e accumulazione.\r\n\r\nTali dinamiche, inoltre, devono essere messe in relazione al sistema dell’accoglienza che 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Nonostante i tentativi delle guardie di tenere lontane le persone dalle finestre e i trasferimenti di prima mattina per svuotare le stanze da cui si sarebbe più facilmente potuto comunicare con l’esterno, da dentro hanno potuto sentirci, seguirci e contattarci. E’ stata una boccata d’aria fresca nel soffocante silenzio che circonda i lager bulgari per persone immigrate, di cui solo ora si inizia a parlare, grazie alle lotte da dentro e alla solidarietà da fuori.\r\n\r\nIl presidio è stato organizzato in solidarietà alle numerose proteste nei centri di detenzione e di accoglienza bulgari dell’ultimo mese. A Busmantsi (il centro di detenzione nella periferia della capitale), le persone hanno protestato contro nuove arbitrarie restrizioni sulle visite e sui pacchi e si sono rifiutate per qualche ora di entrare nelle loro stanze in segno di protesta. Nei giorni successivi, a molte persone sono stati sequestrati i telefoni cellulari (che possono regolarmente avere, a patto che siano senza fotocamera).\r\nNel centro di accoglienza di Harmanli, che si trova nel sud del paese e vicino al confine con la Turchia, i rifugiati siriani stanno protestando da settimane contro i respingimenti di massa delle loro richiesta di asilo. Nel centro ci sono attualmente circa 900-1000 persone che, dopo aver fatto richiesta di asilo, sono in attesa dei colloqui e di ricevere una decisione sulla loro domanda. Tra settembre e ottobre però sono state respinte la maggior parte delle richieste asilo degli uomini soli. Solo le famiglie continuano (a stento) a ricevere la protezione internazionale. Il 18 ottobre hanno iniziato una protesta e dichiarato uno sciopero della fame.\r\nLa risposta dell’amministrazione è stata che ora la Siria è un Paese sicuro, con riferimento al fatto che chi fugge dai bombardamenti israeliani nel sud del Libano si rifugia in Siria. Questa logica perversa e nuova preoccupante tendenza non è ovviamente solo una sadica invenzione dell’Agenzia di Stato bulgara per i rifugiati: negli ultimi anni anche altri Paesi europei stanno iniziando a respingere chi proviene dalla Siria come già fanno sistematicamente con le persone provenienti da altre aree devastate dalla guerra.\r\n\r\nDa Busmantsi ci è invece arrivata una lettera aperta che recita: “76 siriani, tra cui 8 bambini, stanno soffrendo condizioni dure durante la loro detenzione a Sofia. Sono state date loro due opzioni: Un anno e mezzo di prigione per aver minacciato la sicurezza nazionale della Bulgaria, oppure firmare un ordine di deportazione in Siria. Un rappresentante dell’ambasciata siriana li ha già visitati minacciando di deportarli entro 21 giorni una volta che il numero di persone che accettano di essere deportate sarà pieno *(probabilmente, quando ci saranno abbastanza persone per organizzare una deportazione di massa)*.\r\nI rifugiati vivono in condizioni di vita difficili, non hanno accesso alle cure mediche e si vedono negare le più elementari necessità della vita quotidiana. Sono sfruttati dalle guardie del campo, perché sono costretti a pagare grandi somme di denaro per piccole quantità di cibo; pagano fino a 100 euro per una piccola quantità di verdure”. Notizie simili ci arrivano dall’altro centro di detenzione bulgaro, a Lyubimets.\r\n\r\nLe terribili condizioni di vita all’interno dei campi aperti e chiusi per migranti in Bulgaria sono oggetto di rapporti e dibattiti a livello europeo da anni ormai.\r\n\r\nA settembre, una delegazione del Comitato per la prevenzione della tortura e delle pene o trattamenti inumani o degradanti (CPT) del Consiglio d’Europa ha effettuato una visita ad hoc in Bulgaria, a causa delle preoccupazioni “legate alle inadeguate condizioni materiali, alle attività e all’assistenza sanitaria, nonché alla mancanza di informazioni sui diritti e di accesso all’interpretazione”.\r\n\r\nNon abbiamo bisogno di queste inutili mascherate, che fanno finta che ci sia uno standard da raggiungere, affinché le persone in questi lager possano vivere decentemente. Al presidio è stato gridato in ogni lingua: i centri di Busmantsi e Lyubimets non sono “Case speciali per la sistemazione temporanea degli stranieri”. Sono prigioni a tutti gli effetti, il cui scopo è controllare, reprimere e sfruttare le persone immigrate in transito in Bulgaria.\r\nNe è dimostrazione il fatto che una parte delle persone è detenuta con l’accusa di costituire una “minaccia alla sicurezza nazionale”. Questo è il pretesto per detenere ed espellere gli individui scomodi, come molti curdi provenienti dalla Turchia e ricercati dal regime di Erdogan, o i dissidenti politici in fuga da Iran, Bielorussia, Russia. C’è anche chi, come il nostro amico Nidal Hassan, è sopravvissuto al genocidio in corso a Gaza e ora si trova detenuto in Europa. Lo stesso pretesto con cui il nostro compagno e dissidente saudita Abdulrahman Al-Khalidi è detenuto da quattro anni. Quattro anni di ricorsi e tribunali per ricevere la protezione internazionale che non arriva mai a causa delle pressioni dell’Arabia Saudita, che ne chiede l’estradizione per poterlo punire per i suoi crimini d’opinione contro il regime.\r\n\r\nAnche la criminalizzazione delle persone immigrate è una politica a impronta UE che lo Stato bulgaro applica con zelo, senza preoccuparsi troppo delle superficiali accuse di non rispettare le convenzioni sui diritti umani. Era la moneta di scambio per entrare nell’UE e ora per entrare nell’area Schengen. Di conseguenza, la detenzione amministrativa assume tutte le forme di quella penale. Formalmente è una detenzione temporanea finalizzata all’identificazione e all’espulsione. In realtà, è una punizione.\r\nNon vogliamo rimanere in silenzio di fronte a questa vergogna, come fanno tutti i media mainstream in questo Paese. Continueremo a sostenere le spinte verso la libertà di chi sta fuori e dentro i centri di detenzione e di accoglienza, alle frontiere e per le strade delle nostre città.\r\n\r\nAscolta qui il podcast:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/12/Bulgaria.mp3\"][/audio]","13 Dicembre 2024","2024-12-13 00:06:45","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/12/bulgaria-300x111-1-200x110.jpg","Bulgaria – Solidarietà alle proteste in corso nei lager per persone in transito",1734048405,[],[],{"post_content":448},{"matched_tokens":449,"snippet":450,"value":451},[72],"hanno protestato contro nuove arbitrarie \u003Cmark>restrizioni\u003C/mark> sulle visite e sui pacchi"," \r\n\r\n\r\n\r\nDomenica scorsa, per la prima volta dopo anni, un nutrito presidio davanti al centro di detenzione di Sofia-Busmantsi ha rotto per un pomeriggio l’isolamento dei e delle detenute immigrate che lì sono recluse. 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Il volume del traffico internet è crollato. Non esistono più punti di emissione a causa dei raid sulle infrastrutture di telecomunicazione, i blackout intenzionali e le restrizioni all’accesso all’elettricità. In questo presente distopico le compagnie palestinesi PalTel e Jawwal hanno subito blocchi di rete prolungati. Qualcuno pero' ha trovato il modo di connettersi. come?\r\nAttraverso una rete anti-blackout che si organizza con chi sta in Palestina e (R)esiste.\r\nUna carrucola, un secchiello, uno smartphone e una e-sim: un albero della rete, a Gaza.\r\n\r\nNe parliamo con bombo:\r\n\r\n\r\n\r\n\r\n\r\n\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/03/interview-on-gaza-internet-shutdown-and-solidarity-group-using-smartphone-e-sims.mp3\"][/audio]\r\n\r\n\r\n\r\n\r\n\r\nRiconoscimento facciale \r\nun centro tecnologico della polizia, dispone di vari sistemi per aiutare le indagini\r\ntra le attività che svolge sui social c’è anche il riconoscimento facciale\r\nIl Viminale prima di ogni sperimentazione in materia dovrebbe chiedere un parere al Garante, ma non l’ha fatto:\r\n\r\n\r\n\r\n\r\nSingapore calling italy new password: semiconduttori\r\n\r\n\r\n\r\n\r\n\r\nAscolta il podcast completo\r\n\r\n\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/03/stakkastakka-128-podcast-completo.mp3\"][/audio]\r\n\r\n\r\n=> download the podcast","13 Marzo 2024","2024-03-13 15:25:07","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/03/Gaza-esims-post-header-200x110.jpg","stakakstakka 128 - 13 marzo 2024",1710343507,[469,470,471],"http://radioblackout.org/tag/gaza/","http://radioblackout.org/tag/intelligenza-artificiale/","http://radioblackout.org/tag/internet/",[473,315,474],"Gaza","internet",{"post_content":476},{"matched_tokens":477,"snippet":478,"value":479},[72],"i blackout intenzionali e le \u003Cmark>restrizioni\u003C/mark> all’accesso all’elettricità. 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