Devastanti essenze orientali
Scritto dainfosu 3 Settembre 2013
Un gas ben poco esilarante, un incubo con molte facce e un nome aberrante: Tap (Trans-Adriatic pipeline) un’opera che non dovrebbe esistere da nessuna parte, perché devasta ettari di territorio (e tantomeno lì, in un parco naturale incontaminato), inutile perché il risparmio energetico è risibile, serve solo alle multinazionali e agli interessi delle clientele di politicanti di ogni schieramento… in un paio di mesi sono state fatte prospezioni che hanno distrutto professioni (pescatori), territorio (i fondali), non hanno nemmeno rispettato ordinanze di capitaneria… elefanti in una gioielleria: il porto di San Foca.
Tunnel, tubi, autostrade di scavi che conducono nel nulla, se Snam non metterà dei soldi a completare il gasdotto privato, che transita sul territorio del Salento fino a Bologna e poi si proietta verso l’Austria, reale porto d’arrivo per distribuire alla Mitteleuropa il prezioso gas azero che attraversando l’Albania lascerà una scia di gas, che nelle intenzioni di americani e tedeschi sottrarrà mercato al gas russo.
Ancora peggiore è l’impatto sul lavoro con la cancellazione dei posti di pescatori e nel turismo, che non saranno mai compensabili da quelli offerti dal consorzio che sovrastima l’offerta di lavoro senza che siano posti realmente credibili. A Gela e Mazara dove esistono già strutture simili gli occupati si fermano a una trentina, mentre Tap promette più di 2000 posti di lavoro; dati certi danno nei tre mesi estivi 4000 assunzioni nel comparto turistico… posti che saranno cancellati.
Le iniziative per contrastarlo sono molteplici, ma per ora si trovano a contrastare un progetto che non ha neanche prodotto reali proposte e non c’è un progetto esecutivo (già più volte cambiato sulla carta, il primo progetto è già stato fermato,facendo osservazioni tecniche; ora si sta studiando il secondo, che sarà presentato il 10 settembre); ci sono tre compiti che impegnano il comitato: opporsi anche con la sponda degli enti locali per evitare che vengano concessi i permessi, aumentare la visibilità mediatica del problema, informare localmente gli interessati. I lavori sono previsti per il 2015 e quindi prima di sentire il rumor di battiture al cantiere di San Foca ci saranno ancora molti contrasti che mireranno a impedire che si militarizzi un nuovo cantiere, anche che venga aperto (anche se le condizioni sono diverse dalla Valle di Susa, perché in questo caso il business non è spartirsi i fondi del cantiere ma quelli provenienti dallo scorrimento del gas), perché la catastrofe si compie già solo all’apertura del cantiere.
Ecco i precisi dati che può sciorinare Gianluca del comitato no tap, analizzando questo sistema di sfruttamento di risorse, territorio, persone e vocazione ambientale criminogeno a livello internazionale, che si chiama “capitalismo” e si esprime localmente così: