Kreuzberg, Berlino: la lotta di rifugiati e rifugiate continua
Scritto dainfosu 7 Luglio 2014
Berlino, 2012. Una scuola viene occupata da circa 200 rifugiati e rifugiate senza casa. A fine giugno 2014 inizia uno sgombero molto violento da parte delle autorità tra presidi e proteste di persone e comitati solidali del quartiere di Kreuzberg che accompagnano da tempo le lotte dei rifugiati. Dopo violenti scontri e tensioni un primo gruppo di migranti viene preso con la forza e spostato in diversi centri di accoglienza alla periferia di Berlino, mentre alcun* occpuant* continuano a resistere sul tetto della scuola per molti giorni.
Il governo della città, dopo aver mobilitato centiania e centinaia di agenti (si parla addirittura di 1700 unità e una spesa per l’operazione militare che si aggira intorno ai 5 milioni di euro), si è dimostrata assolutamente incapace di rispondere alle richieste dei rifugiati, facendo solamente vaghe promesse e lasciando mano libera alla repressione. E’ importante segnalare che, senza dubbio, una delle cause di questa esagerato schieramento poliziesco simile ad un’occupazione militare di una parte del quertiere, è da ricondurre al ruolo determinante degli abitanti di Kreuzberg (e non solo) che hanno resistito al fianco dei rifugiati dando vita a presidi animati e battaglieri, sorti intorno alla scuola, e attaccati a più riprese dalle forze dell’ordine. Al momento la polizia si è ritirata e gli occupanti sono rimasti all’interno dell’edificio.
Abbiamo parlato di questa vicenda con Giulia, ricercatrice che attualmente vive a Berlino e segue da tempo le vicende e le lotte dei rifugiati in Germania.
A partire dall’occupazione della scuola di Kreuzberg, Giulia ha cercato di descrivere in quali condizioni vivono i titolari di permessi umanitari o rifugiati in Germania: di fatto la situazione di molti singoli o famiglie resta estremamente precaria, soggetta a regole e leggi diverse per ogni paese e, di conseguenza, anche la condizione abitativa e lavorativa rimangono fattori strutturali di estrema vulnerabilità e ricattabilità tanto in Germania come in Italia.
Ascolta il contributo di Giulia