Bolivia: Evo fa il pieno col 60% dei voti
Scritto dainfosu 15 Ottobre 2014
Rispettando tutte le previsioni Evo Morales si è riconfermato presidente in Bolivia con una maggioranza schiacciante che ha superato il 60% dei voti e i due terzi dei seggi in Parlamento, più che doppiando il principale avversario neoliberale Doria Medina. Il suo successo dipende largamente dal fatto che per la prima volta nella storia boliviana la retorica nazionalista è stata sostituita da un orientamento politico preciso, quello che ha nel benessere degli ultimi una preoccupazione costante. Ne è prova che la gran parte dei boliviani sta meglio di quanto non fosse mai stata prima.
La decisione chiave, ciò che come in Venezuela ha reso possibile questa esperienza politica, fu senza alcun dubbio la nazionalizzazione degli idrocarburi. Quello che a Salvador Allende col rame costò la vita, nel XXI secolo è potuto succedere nonostante lunghi anni di destabilizzazione e la costante demonizzazione dei media nazionali e internazionali. È con la nazionalizzazione degli idrocarburi che uno stato semi-fallito come quello boliviano è diventato attivo e si è trasformato in motore di sviluppo e di benessere per i propri cittadini. Con Morales è triplicato il reddito medio dei boliviani e il salario minimo è passato da 65 a 210$. La povertà estrema si è ridotta dal 38 al 15%. Con Evo l’Unesco ha proclamato nel 2008 la Bolivia paese libero dall’analfabetismo e ha permesso ai medici cubani di effettuare 650.000 operazioni gratuite agli occhi, prima impedite dal modello di salute neoliberale che condannava masse di indigenti alla cecità.
Questi i fatti. Sicuramente un’esperienza politica cui guardare con attenzione e interesse, consci del fatto che i movimenti, finché lo stato sopravvive nelle forme borghesi che conosciamo, debbono accettare la sfida altissima di restare a fare i movimenti, perpetuandosi come esempio di autonomia e di alternativa possibile, senza farsi completamente sussumere dentro percorsi istituzionali che non fanno che castrarne la vivacità e disperderne il dinamismo.
Abbiamo commentato i risultati del voto boliviano, e in parte di quello brasiliano, con Giuseppe De Marzo di A Sud