La Francia svolta a destra
Scritto dainfosu 9 Dicembre 2015
Il Front National è il primo partito di Francia alle regionali. Era la prima consultazione dopo la recente riforma che ha ridotto il numero delle regioni, passando da 22 a 13.
Dopo il primo turno delle regionali il Front National è al 27,96%, i Les Republicains/UDI (centrodestra) al 26,89%, il Partito socialista al 23,33%, i Verdi 3,87%, il Front de gauche 2,52%.
Nel primo sondaggio sui ballottaggi di domenica prossima, il 59% dei francesi voterebbe per le liste della destra dei Republicains alleata con il centro UDI-MoDem se si trovasse opposta al Front National (che raccoglierebbe il 41%). Nel caso di triangolari, secondo l’istituto Odoxa, il centrodestra sarebbe al 35%, la sinistra al 34% e il Fn al 31%.
Il Partito socialista dopo la sconfitta alle regionali si spacca. Mentre il segretario Jean-Christophe Cambadelis annuncia il ritiro delle liste anche nella regione del Grande Est (Alsazia-Lorena-Champagne-Ardenne), il candidato locale Jean-Pierre Masseret afferma di non accettare la direttiva.
Sebbene in molti abbiano evidenziato l’effetto “13 novembre” sulle elezioni della scorsa domenica, la maggior parte dei commentatori ha rilevato che i sondaggi attribuivano ampi consensi alla formazione guidata da Marine Le Pen ben prima degli attentati di Parigi.
Il Front National mette insieme i temi tipici della propaganda securitaria di destra – contrasto dell’immigrazione, guerra, militarizzazione del territorio – con i temi cari a certa destra sociale – sovranità monetaria, uscita dall’euro, protezionismo.
Sul piano disciplinare Hollande ha tentato efficacemente di recuperare, imponendo lo stato di emergenza, aumentando i poteri della polizia, chiudendo le frontiere e vietando le proteste.
Sulla adesione alle politiche europee di governance Hollande non può permettersi di inseguire la destra.
Grandi assenti i movimenti sociali, nonostante un’astensione elettorale intorno al 48%, che segnala l’incapacità di tutti i partiti di attrarne i consensi.
Ne abbiamo parlato con Gianni Carrozza, storico redattore di Collegamenti-Wobbly
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