La verità è un’arma che spaventa. La parola all’arroganza del potere

Scritto dasu 25 Ottobre 2016

repressione turchiaNella giornata di oggi abbiamo avuto modo di scambiare quattro chiacchiere con Murat Cinar, blogger, giornalista e video-attivista di origine turca, sul tema della repressione della libertà di informazione in Turchia, l’arresto di numerosi giornalisti e la chiusura di diverse emittenti curde negli ultimi mesi.

Di seguito vi proponiamo una versione da noi brevemente rivisitata ed aggiornata di uno dei suoi ultimi articoli sulla questione:

“La Turchia si trova in uno stato d’emergenza da più di due mesi e mezzo. I provvedimenti presi dopo il tentativo di colpo di stato del 15 Luglio sono stati di recente rinnovati di altri tre mesi. Il Presidente Erdogan, lo scorso 29 Settembre ha espresso la sua opinione, arrivando a dichiarare che a suo parere sarebbero serviti altri dodici mesi e che forse nemmeno questi sarebbero bastati. Lo stesso giorno, per decreto legge, con argomenti legati alla sicurezza nazionale, sono stati oscurati 12 canali televisivi, 11 canali radiofonici, e il giorno direttamente successivo è stato impedito l’accesso ai siti web di 2 canali tv ed un canale radio. Tra i canali televisivi coinvolti ci sono: IMC Tv, Hayatin Sesi Tv, Denge Tv, Jiyan Tv, Zarok Tv, Azadi Tv, Tv10, Birlik Medya Tv e Van Tv. Tra i canali radiofonici azzittiti si distinguono Ozgur Radyo e Yon Radyo. Ai canali televisivi e radiofonici è stata annullata la licenza di trasmissione. Nel caso dei canali televisivi Denge Tv, Birlik Medya Tv e Van Tv la polizia ha messo i sigilli alle porte delle redazioni.

Guardando da vicino alcuni media coinvolti si nota Hayatin Sesi Tv, espressione televisiva del quotidiano nazionale Evrensel, un giornale socialista storico della Turchia. Un giornale accusato circa un mese fa da parte del quotidiano nazionale conservatore Yeni Akit di essere il “portavoce del Partito dei Lavoratori del Kurdistan(PKK)”. Nella sua notizia il giornale di destra annunciava la possibile chiusura del giornale.

Un altro canale televisivo oscurato è Imc Tv. Una realtà indipendente nata il Primo Maggio del 2011 che ha prestato molta attenzione alla rivolta del parco Gezi, al massacro di Roboski, all’occupazione di Sengal in Iraq, all’assedio di Kobane in Siria e agli omicidi sul lavoro, in particolare l’esplosione della miniera a Soma. Imc Tv già nel mese di Febbraio di quest’anno è stato accusato dalla Procura di Ankara di promuovere la propaganda del PKK e gli è stato tolto il diritto di trasmissione via satellite Turksat.

Tra le stazioni radiofoniche c’è Yon Radyo. Esperienza di vari decenni, è un’altra realtà di sinistra. La radio da anni oltre trasmettere la musica tradizionale della Turchia ospitava diversi programmi politici e di informazione. Secondo il presidente del consiglio amministrativo del canale, Yuksel Mansur Kilinc, il canale ha ricevuto ufficialmente le congratulazioni da parte del Consiglio Superiore dell’Audiovisivo per via del lavoro che ha condotto durante la notte ed i giorni successivi del tentato golpe del 15 Luglio. Nonostante ciò il governo ha deciso di togliergli la voce.

Nel 2016 il governo ha chiuso 45 giornali locali e nazionali, 23 canali radiofonici, 16 canali televisivi, 15 riviste nazionali e locali, 3 agenzie stampa, 29 case editrici e distributori. Tutti accusati o di appartenere alla comunità religiosa guidata dal leader spirituale Fettullah Gulen, definita come un’organizzazione terroristica armata da parte del governo e dalla magistratura, ed accusata di aver organizzato il tentativo di colpo di stato del 15 Luglio, oppure di promuovere la propaganda del Partito dei Lavoratori del Kurdistan (PKK), organizzazione armata fondata nel 1978 tutt’ora in conflitto con lo Stato.”

Ascolta la diretta:

2016-10-25-murat-giornalistiturchia

 

All’interno di questo scenario si inserisce la vicenda che vede protagonista l’oscuramento delle trasmissioni di Med Nuce TV, un’emittente curda provvista della regolare licenza AGCOM, che lo scorso 3 ottobre è stata costretta ad interrompere definitivamente il servizio su sollecitazione di Eutelsat, uno dei maggiori operatori satellitari al mondo, a sua volta pressata dall’RTUK, il Consiglio supremo di Erdogan per la radio e la televisione, che in territorio turco, dopo il fallito golpe del 15 luglio scorso, ha chiuso 12 canali televisivi e 11 stazioni radiofoniche arrestando ed epurando oltre 80.000 persone fra avvocati, magistrati, insegnanti e giornalisti.

Il 29 settembre, Med Nuce, che trasmette dal Belgio e ha sede legale in Italia, viene contattata via mail da Eutelsat che informa il direttore, Antonio Ruggeri, che nell’arco di quattro giorni sarebbero state sospese le trasmissioni. E così è avvenuto. Segno di un’evidente sconfinamento in Occidente della repressione turca dopo l’ultimo golpe, e della dimostrazione di un atto di forza che rende bene l’idea dell’attuale situazione della penisola turca.

Ne abbiamo parlato con Federico, redattore della radio:

2016-10-25-federico-mednuce

 


Radio Blackout 105.25

One station against the nation

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