Israele, Trump e i falchi: qualcosa cambia in Medioriente?
Scritto dainfosu 2 Marzo 2017
Lo scenario di sconquassi e riposizionamenti nello scenario mediorientale, dove il mondo sunnita è ancora in cerca di una potenza egemone, è sicuramente un terreno favorevole per le strategie israeliane, che da una parte approfittano delle antiche divisioni per proporsi come una possibilità (egemone) alle forze arabe moderate (leggasi meglio: petrolmonarchie, Giordania, Egitto) in virtù di quello che leggono, non completamente a torto, come un momento di generale disamoramento verso la causa palestinese. L’idea è che si possa costruire una grande coalizione contro il comune nemico sciita: l’Iran. Il ragionamento è stato esplicitato in una intervista al quotidiano tedesco Die Welt dal ministro della difesa israeliano Avigdor Lieberman, notoriamente nemico di qualunque concessione verso i palestinesi. Lieberman invita gli europei egli altri tradizionali mediatori nel conflitto israelo-palestinese a tenersi alla larga e lasciare che siano le potenze regionali a occuparsi di arrivare a un accordo con i palestinesi. questo genere di considerazioni, accostate a quelle della scorsa settimana del presidente Trump, che rompeva uno storico tabù delle precedenti amministrazioni americane parlando apertamente della possibilità che la pace (ancora un miraggio) si concretizzasse in un unico stato per i due popoli, ci hanno indotto a credere che fosse il caso di provare a dire qualcosa di più.
Abbiamo quindi raggiunto Michele Giorgio giornalista de Il Manifesto, per provare a decifrare cosa sta mutando nelle strategie dello stato sionista, che difficilmente volgerà a vantaggio dei Palestinesi.
Se le considerazioni geopolitiche non sono esaltanti arriva però una buona notizia da Torino. Dopo la rinuncia di una giovane ricercatrice a una borsa di studio sponsorizzata dall’Università di Tel Aviv, ieri sera abbiamo appreso che il senato studentesco ha approvato a maggioranza la rottura dei rapporti tra l’Università degli Studi di Torino e il Technion di Aifa.
Lo racconta ai microfoni di Radio Blackout Luca degli Studenti Indipendenti