La Turchia e l’Europa: servizi e segreti
Scritto dainfosu 13 Gennaio 2018
L’intreccio tra Unione europea e Turchia è datato decenni (in realtà secoli di commerci e battaglie, spesso di religione gli uni e le altre) e, come Murat ci racconta alla fine di questo incontro radiofonico, è una sorta di Odi et amo inevitabile tra partner forzati, che si esprimono anche attraverso assassinii di stato, come quelli delle tre militanti del Pkk (Sakine Cansiz, Fidan Dogan e Leyla Soylemez) uccise a Parigi 5 anni fa esatti, nel gennaio 2013 – e fu proprio quello uno dei segnali che i colloqui tra governo e Pkk erano stati silurati – e che solo in questi giorni abbiamo avuto la certezza che furono vittime dei servizi segreti turchi, che hanno ovviamente potuto operare in Francia in tutta tranquillità sotto copertura, eliminando con le tre donne anche le speranze di un dialogo che poteva portare a una pacificazione. Infatti una settimana fa Macron, “accogliendo” Erdogan, ha sottolineato come il suo non sia un regime accettabile per le democrazie occidentali neocoloniali e quindi si può appena immaginare un partenariato… giusto quello utile per vendergli 25 velivoli militari e qualche tonnellata di carne bovina.
Mentre secondo un sondaggio di ieri, 11 gennaio 2018, l’80 per cento dei turchi sarebbero d’accordo con un ingresso nella Ue.
Ma pure la Germania sembra chiudere le porte all’ingresso nell’Unione, forte di una presenza di almanci invidiabile per l’apporto al benessere dello stato tedesco… eppure anche in quel caso Gabriel, ministro temporaneo degli esteri tedesco, che in mezzo ad altri accordi e promesse, pretende giustamente da un lato la scarcerazione di qualche giornalista dei tanti che languono nelle carceri turche nella gran parte dei casi da più di un anno, cioè dall’uso strumentale del golpe di cui Erdogan si è avvalso per incarcerare oppositori o semplicemente persone potenzialmente critiche nei confronti della sua politica confessionale (ancora oggi 62 accademici, come sentirete nel podcast), ma questo non impedisce che Gabriel si accordi per forniture di armi, che da parte tedesca sarebbero vietate al regime proprio dalla svolta autoritaria di un anno fa, con il nuovo sultano che ancora negli incontri parigini di una settimana fa non era in grado di rispondere all’accusa di aver fornito armi all’Isis, essendo emerso lo scandalo del tir imbottito di armi, bloccato alla frontiera siriana nel 2014 (guidato da membri dell’intelligence di Erdogan, che ancora una volta compaiono in questa narrazione).
E anche sulle autostrade germaniche hanno impazzato questa settimana i servizi turchi sparando in corsa sull’auto di Deniz Naki, un calciatore (anche del Sankt Pauli) schierato con la sinistra e il movimento curdo, che si è salvato per puro caso pochi giorni fa…
Un’analisi di Murat Cinar al proposito del ruolo chiave della Turchia e del suo rapporto mercenario con l’Europa, un mercato, un’occasione strategica, un commercio…