Ingarbugliata situazione in Brasile

Scritto dasu 3 Giugno 2018

Da più di una settimana i camionisti bloccano un paese grosso come l’Europa, i generi di prima necessità non si trovano, il braccio di ferro innescato con il governo Temer mira alla cacciata del golpista bianco con minor apprezzamento al mondo (è abbondantemente sotto il 10 per cento nei sondaggi, ma è utile al Fmi che lo ha voluto collocare alla presidenza di un paese in crisi economica, indubbiamente malgestito dal Pt e con livelli di violenza intollerabili, soprattutto da parte dell’impunibile polizia).

Il quadro è fosco, soprattutto se lo si analizza dal punto di vista della suicida politica del Pt, tutta ripiegata sulla figura del carcerato Lula, e sulla demonizzazione degli scioperanti; dall’altro lato pare endemico che tra gli interstizi lasciati vuoti dalla sinistra s’infiltri una richiesta populista di intervento militare. Tutto ciò rende ancora più controversi gli eventi e difficili da interpretare, perciò ci siamo rivolti a Fiammetta, ricercatrice in Brasile, che ci ha offerto dati, sensazioni, percezioni e testimonianze; studi  su favelas ed espressioni popolari di molte persone scese in piazza: qual è il contesto su cui s’incista questo sciopero?

 

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