Brasile. Un fascista alla presidenza
Scritto dainfosu 30 Ottobre 2018
Le elezioni presidenziali sono state vinte dal candidato di estrema destra Jair Bolsonaro, che ha ottenuto il 55,2 per cento dei voti al secondo turno, contro il 44,8 per cento di Fernando Haddad, candidato del Partito dei Lavoratori e appoggiato dall’ex presidente Luiz Inácio Lula da Silva.
Populista ed estremista, Bolsonaro è un ex militare, che in più occasioni ha dichiarato di rimpiangere i tempi della dittatura e ha promesso che darà grandi poteri alla polizia pur di combattere la corruzione e la criminalità. E’ misogino, omofobo e razzista.
Bolsonaro ha più volte minacciato gli avversari e c’è il serio pericolo che limiti le libertà personali. Ha dichiarato che il movimento dei lavoratori Sem Terra è un’organizzazione terrorista e come tale verrà trattata. Ha dichiarato di rimpiangere la dittatura e di rimproverare ai militari golpisti di aver praticato la tortura senza uccidere gli oppositori politici.
Haddad ha vinto nel nord-est del Brasile, dove tradizionalmente il partito dei Lavoratori raccoglie molti consensi, mentre Bolsonaro ha vinto praticamente in tutte le altre zone in molti casi con un vantaggio di svariati punti percentuali.
Ex militare di estrema destra, Bolsonaro fa parte del Partito Social-liberale, tradizionalmente di orientamento nazionalista e conservatore. Al primo turno delle elezioni aveva ottenuto il 46 per cento, contro il 29,3 per cento di Haddad, la cui pur importante rimonta non è bastata a ribaltare il risultato del primo turno.
Bolsonaro ha incassato l’appoggio dei cristiani evangelici (circa un quarto dell’elettorato), che con lui condividono le proposte per eliminare l’educazione sessuale dalle scuole, negare i diritti civili alle persone omosessuali e di depenalizzare, anche parzialmente, l’aborto. Nei confronti delle donne, degli omosessuali del movimento dei Sem Terra, Bolsonaro ha fatto più volte dichiarazioni violente e sprezzanti. Una volta disse a una collega deputata che non meritava nemmeno di essere stuprata da lui. Bolsonaro sostiene che le donne guadagnino meno degli uomini perché sono più costose da assumere e devono essere pagate anche quando sono in congedo di maternità.
Nel mirino di Bolsonaro c’è anche l’Amazzonia. Il nuovo presidente intende creare un asse di penetrazione stradale nella foresta vergine, cancellare la legislazione vigente e smantellare il Ministero dell’Ambiente, consegnando il polmone verde del pianeta al mercato libero dei taglialegna.
Bolsonaro è stato sostenuto anche dai molti ex elettori del Partito dei Lavoratori, accusato di non aver eliminato la corruzione e travolto da numerose inchieste giudiziarie. Bolsonaro ha centrato la campagna elettorale sulla lotta alla criminalità, divenendo il collettore della paura dilagante . Ha promesso di aumentare gli investimenti nella polizia, di ridurre l’età dell’imputabilità penale facendola passare da 18 a 16 anni e di nominare diversi militari in posizioni di governo. Ha inoltre promesso di riformare l’Estatuto do desarmamento, una legge federale approvata nel 2003 che rende più selettivo e regolamentato l’acquisto e il trasporto di armi.
Contro la corruzione, Bolsonaro punta alla privatizzazione di alcune grandi aziende statali, per ridurre sensibilmente il rischio di tangenti e malversazioni. Bolsonaro ha inoltre promesso di riformare il sistema dell’istruzione, che in Brasile presenta un forte divario tra chi può permettersi buone scuole private e chi invece non può far altro che frequentare le scuole pubbliche, mal finanziate e organizzate. Nei suoi comizi ha sostenuto che i bambini devono essere istruiti “senza indottrinamenti o sessualizzazioni precoci”, facendo riferimento ad Haddad che alcuni anni fa, quando era ministro dell’Istruzione, avviò un progetto contro l’omofobia.
Bolsonaro ha infine promesso una riforma fiscale, e la modifica del sistema pensionistico oltre ad un reddito minimo per le famiglie. Non è però chiaro con quali risorse possa finanziare i suoi piani molto ambiziosi e che hanno convinto molti elettori indecisi a votare per lui.
Della situazione politica e sociale in Brasile abbiamo parlato con Simone, un compagno che ha vissuto nel paese e lo conosce bene.
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