Caso Regeni, indagati funzionari dei servizi segreti e della polizia di al-Sisi

Scritto dasu 5 Dicembre 2018

La scorsa settimana il Presidente della Camera Roberto Fico ha annunciato l’interruzione delle relazioni diplomatiche con il Parlamento egiziano fino a quando non ci sarà una svolta nell’inchiesta sull’omicidio di Giulio Regeni, ucciso dai servizi segreti egiziani ormai quasi tre anni fa. Alle sue dichiarazioni sono seguite quelle del Ministro degli Esteri Enzo Moavero, il quale ha dato un ultimatum di sei mesi per l’apertura di un processo contro gli aguzzini del giovane ricercatore durante un incontro con l’ambasciatore egiziano a Roma Hisham Badr.

Negli ultimi giorni, la Procura di Roma avrebbe inoltre identificato almeno cinque cittadini egiziani, ufficiali della Nsa (National Security Agency) e della polizia investigativa del Cairo, che avrebbero preso parte al sequestro e all’uccisione di Giulio. Non si tratterebbe di “cani sciolti” ma veri e propri ingranaggi centrali della macchina repressiva forgiata dal regime.

I recenti provvedimenti decisi dal governo italiano hanno suscitato malcontento e ulteriore ostruzionismo tra le fila del Presidente egiziano Al-Sisi, il quale non rilascia dichiarazioni ma, al contrario, si prepara con anticipo per una riforma costituzionale volta ad espandere i suoi poteri ed estendere a due anni il suo secondo (e ultimo) mandato, in scadenza nel 2022.

Ne abbiamo parlato con Chiara Cruciati, giornalista del Manifesto e di Nena News:

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