A volte tornano: lo sgombero a rate in via Germagnano
Scritto dainfosu 15 Maggio 2020
Lo sgombero dei contenitori di latta di piazza d’Armi si inserisce a pieno titolo nel delirio che connota i movimenti e l’eloquio robotizzato di una sindaca che sa di essere espressione di una destra legalista, ma con il volto umanoide da madamina borghese (entrambi i riferimenti legati dal comune denominatore razzista). E infatti l’ideale e pratico proseguimento di quella azione improvvida in tempi di tregenda è stato lo spostamento di mezzi e divise direttamente da uno sgombero all’altro: la seconda tappa, dopo aver deportato 51 persone in una struttura fatiscente e con infiltrazioni, arredata con dubbio gusto con poche brandine sfondate, è stata la devastazione di baracche nel campo di via Germagnano a replicare altre recenti visite della forza pubblica, invasioni mosse da pretestuose assenze temporanee degli abitanti.
Questo è avvenuto nel piovoso martedì 12 maggio… poi gli sbirri hanno replicato il giorno successivo, andando a spianare con ruspe e caricando altre masserizie da gettare in discarica; non invitati, senza mascherine né distanze di sicurezza, senza remore di contagiare corpi che non contano, ancora meno in epoca pandemica. Una presenza sempre più pressante della polizia al servizio degli sgomberi “dolci” di madamìn Appendino.
Come si legga in una nota di alcunx solidalx:
Questa mattina il Comune ha dimostrato ancora una volta il profondo disprezzo e l’assoluta indifferenza che nutre verso le persone povere di questa città. Persone in difficoltà, senza casa, spesso senza documenti, senza alcuna possibilità di muoversi e di lavorare nel bel mezzo di una pandemia.
Ancora una volta le miserabili decisioni comunali sono delegate in tutto e per tutto alla Questura, alle forze dell’ordine, ai blindati e alle ruspe.
Nessunx del Comune mostra la faccia ma continua una feroce gestione di corpi e di vite che evidentemente non contano, che vanno cacciati, spostati, confinati e soprattutto disciplinati.
Questo è il loro decoro.
Di sicuro qualche triste figura del consiglio comunale spera in una sparizione collettiva. Ma le persone povere che vivono nei campi, nelle baraccopoli o per strada non scompaiono affatto e trovano per le strade, nelle persone solidali e nei pochi mezzi di controinformazione di questa città uno spazio per raccontare con tenacia ciò che accade, per continuare a lottare e mostrare quello che viene fatto alle loro vite e agli spazi che abitano, o che vengono distrutti, ogni singolo giorno.
Questa mattina, mentre venivano sgomberate in Piazza Palzzo di Città decine e decine di persone che resistevano davanti al Comune da 8 giorni buttate per strada dopo la chiusura del “Punto Emergenza Freddo” di Piazza d’Armi, sono arrivate le ruspe a distruggere le famose baracche – per niente “vuote” – del campo di via Germagnano, sequestrate qualche giorno fa, quando le misure di confinamento erano ancora più rigide. Da quel giorno varie persone del campo sono rimaste senza casa.
Questo è il loro decoro.
Infinita è la nostra rabbia.
Abbiamo sentito Jean per un racconto preciso e puntuale direttamente dalla baraccopoli, dove si combatte la fame oltreché il virus: