Recovery Plan? Lacrime, sangue e polizia

Scritto dasu 21 Luglio 2020

Martedì 21 luglio. Aggiornamento

Dopo una maratona di cinque giorni è stato nella notte sul recovery plan. L’elargizione dei fondi sarà subordinata a tagli alla sanità, alla ricerca, alla riconversione energetica. I soldi devono generare altri soldi non salute e benessere per le persone.
Questi fondi verranno pagati a duro prezzo dagli europei poveri.
Di seguito un commento a caldo all’economista Francesco Fricche:

Martedì 14 luglio.
Recovery Plan? Se ne parla da mesi in un lungo scontro istituzionale tra governo e opposizione.
Di cosa si tratta? Conte e Merkel si sono scambiati cortesie ma nessun accordo preliminare attesa al vertice europeo del prossimo fine settimana, è stato chiuso.

La crisi post Covid che ha colpito la maggior parte dei paesi europei, specie quelli dell’area mediterranea, rischia di deflagrare in una crisi sociale dalle conseguenze imprevedibili.
In Italia ad ottobre finisce la cassa integrazione e molti potrebbero perdere il posto.
Merkel e Macron in primavera hanno promosso l’elargizione a fondo perduto per sostenere i paesi del sud Europa. L’opposizione dei paesi sovranisti dell’est ha bloccato l’ipotesi di un finanziamento senza condizioni.
Oggi l’ipotesi di un Recovery fund di 500 miliardi si è declinata in Recovery plan, che imporrà una serie di condizioni cui i singoli stati devono sottostare per poter accedere ai fondi. Si prevede che ogni governo presenti un piano di utilizzo.
Le condizioni che probabilmente verranno imposte all’Italia, daranno fiato alle industrie, alle grandi opere, alla lobby del cemento e del tondino, ma per chi è senza reddito, casa, prospettive sarà un bagno di sangue.
Per l’UE l’Italia è in squilibrio demografico: quindi l’Unione Europea potrebbe pretendere un intervento violento sulle pensioni, estendendo a 70 anni l’età pensionabile o riducendo le pensioni.

Il governo Conte dovrà fare i conti con una spada di Damocle, che potrebbe aumentarne l’impopolarità. Di qui la scelta di prolungare lo stato di emergenza, che implica una semi-dittatura dell’esecutivo, è la carta che il presidente del consiglio gioca, per provare a tenere insieme la propria maggioranza, e per contenere possibili insorgenze sociali.
Le borse sono ai massimi: sta nascendo una bolla finanziaria che rischia di esplodere.
Il prossimo lockdown potrebbe essere giocato sulla militarizzazione dei posti di lavoro, per impedire scioperi e proteste e, insieme, il divieto ad uscire di casa.
Il governo teme le rivolte. La svolta autoritaria sperimentata durante la prima ondata della pandemia si potrebbe aprire le porte ad un’ulteriore stretta disciplinare.
Ne abbiamo parlato con l’economista Francesco Fricche.

Ascolta la diretta:

 


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