Caffè turco con Murat: negazionismo è uscire dalla Convenzione di Istanbul

Scritto dasu 29 Marzo 2021

S’inizia subito alludendo a un notevole impegno, quello del giornalista Mumcu a cui è dedicato il brano (tradotto da Murat stesso, che infatti vedete nell’inserto musicale), ucciso perché scoperchiava le collusioni del potere con i traffici d’armi. E i traffici tornano in questa puntata nelle scelte di rimozione dell’ennesimo governatore della banca centrale, con l’inflazione raddoppiata e il crollo della Lira turca; il tutto per le sgangherate scelte di sviluppo della sputtanata Erdoganomics.

Ma nella settimana la notizia più battuta è stata l’uscita della Turchia dalla Convenzione di Istanbul, quella che condanna le conseguenze più violente e omicide del patriarcato, dimostrando come l’elettorato che il presidente in difficoltà vuole mobilitare e solleticare è quell’insieme di islamismo estremo e ignoranza provinciale, spostando l’attenzione dal disastro economico alla difesa della famiglia, minacciata dalla “malattia omosessuale” racchiusa nell’ideologia della Convenzione (peraltro l’altro campione di ortodossia – questa volta l’ipercattolica Polonia – pensa di seguire le orme di Ankara, sancendo l’unione fallocrate al di là della divisione religiosa)… manifestazioni e contrapposizioni in piazza, che si congiungono con quelle dei ragazzi di Bogaziçi. Altro motivo di discesa in piazza sono le incarcerazioni, le sospensioni senza motivo, l’annichilimento di ogni opposizione attraverso regole dettate da una magistratura persino più compenetrata al potere che alle nostre latitudini.

Ma le parole messe in fila da Murat sono più precise e ironicamente suadenti di questo scarno sommario:

 


Radio Blackout 105.25

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