Grecia. Finito lo sciopero di Koufontinas, cresce e si allarga la protesta contro la polizia e il governo
Scritto dainfosu 16 Marzo 2021
L’annuncio della fine dello sciopero della fame di Dimitri Koufontinas si connette direttamente con le piazze che per settimane hanno sfidato e messo a dura prova la tenuta del governo Mitsotakis. Piazze solidali con la lotta di Dimitri contro la riforma carceraria, piazze che si battono contro la brutalità poliziesca come a Nea Smirni, piazze di studenti che non accettano la militarizzazione delle università.
La decisione di Dimitri è motivata proprio dall’importanza e dall’imponenza delle lotte che hanno attraversato la Grecia per settimane. D’altra parte senza lo sciopero nel quale ha messo a rischio la sua vita e non ci sarebbe stata la risposta delle piazze.
L’annuncio sulla cessazione dello sciopero è arrivato dopo il comunicato dei medici, che annunciavano come prossima la sua morte. Kuofontinas è ancora in ospedale a Lamia, dove dovrà affrontare una lunga riabilitazione: forte è il rischio di una compromissione cronica dei reni. I ricorsi della sua avvocata sono stati respinti e lui è ancora ancora affidato al carcere speciale di Domokos, tuttavia ora partiranno altri ricorsi. La battaglia giudiziaria continua.
Ad Atene e Salonicco le proteste si stanno intensificando.
L’episodio più significativo è avvenuto nel quartiere di Nea Smirni, dove, domenica 7 marzo, la polizia aveva fermato e multato alcuni ragazzi in un parco: alle loro proteste era scattato un pestaggio. Il video delle manganellate è diventato presto virale. Due ore dopo un corteo spontaneo aveva attraversato il quartiere ed era stato caricato violentemente dalla polizia in antisommossa e dai famigerati reparti Delta in motocicletta.
Due giorni dopo svariate migliaia di persone avevano risposto all’appello dell’assemblea popolare di Nea Smirni e, nonostante blocchi della metropolitana e posti di blocco erano riusciti a convergere nella piazzetta centrale, da dove partiva un corteo diretto alla commissariato di zona. Alle 19, circa un’ora dopo la partenza partono i primi scontri, che proseguiranno per ore. L’attenzione mediatica sarà poi interamente concentrata sul grave ferimento di un poliziotto della Delta.
In realtà i dati più significativi sono altri: da un lato il fatto che migliaia di persone non coinvolte negli scontri sono comunque rimaste in piazza, dando sostegno alle prime file, dall’altro la solidarietà degli abitanti che in più occasioni hanno aperto i portoni delle case, per dare rifugio agli insorti.
La giornata si è conclusa con trenta fermi, 13 arresti di persone poi rilasciate in attesa di processo e con tre condanne per direttissima a manifestanti accusati del ferimento dell’agente della Delta.
La terza ondata della pandemia, che si sta abbattendo sulla Grecia, viene affrontata dal governo sul piano meramente disciplinare, moltiplicando i controlli e le multe. La risposta di Nea Smirni non può che aumentare la crescente difficoltà del governo Mitsotakis ad affrontare la marea crescente della protesta di piazza.
Il giovedì successivo, due giorni dopo la sollevazione di Nea Smirni e la canea mediatica intorno al ferimento del poliziotto, oltre 12.000 persone partecipavano ad un nuovo corteo nel centro di Atene.
A Salonicco, la seconda città della Grecia la risposta allo sgombero del rettorato occupato, è stato un corteo enorme terminato con scontri con la polizia.
In questo ultimo weekend sia nelle città che nei quartieri periferici di Atene ci sono state una miriade di manifestazioni contro la brutalità della polizia, che questa volta ha pensato bene di non farsi vedere.
Ascolta la diretta da Atene con Gabrio, redattore di Blackout: