Nei distretti ortofrutticoli del nostro paese si sono moltiplicate le baraccopoli, accampamenti di fortuna, costruiti con lamiere, avanzi di legno e tanta plastica. Lì vive la maggior parte dei braccianti che, in nero per pochissimo, lavorano alla raccolta di arance, mandarini, pomodori, pesche, mele, kiwi… da nord a sud, seguendo le stagioni.
Questi lavoratori senza diritti né tutele, sotto ricatto perché spesso privi di documenti, sono costretti a vivere nelle baracche, senza acqua, luce, riscaldamento, servizi igienici.
Questi ghetti subiscono sgomberi e demolizioni, ma risorgono un poco più in là. Ogni tanto un braciere acceso per scaldarsi provoca incendi che divampano rapidamente. Tante volte c’è scappato il morto.
I ghetti sono uno dei tasselli del grande affare dell’ortofrutta nel nostro paese: non sono destinati a sparire, finché non verrà intaccato il sistema di sfruttamento basato sul ricatto e la paura.
Ne abbiamo parlato con Antonello Mangano di Terre Libere.
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