Elezioni. Cresce l’astensione, si afferma la destra

Scritto dasu 27 Settembre 2022

Proviamo a fare un bilancio delle elezioni politiche del 25 settembre, il cui esito ha confermato i pronostici della vigilia, consegnando il governo del paese alla coalizione trainata da Fratelli d’Italia. Il partito di Meloni, complice un sistema elettorale maggioritario che premia la coalizione vincente, ha buone prospettive di durare per l’intera legislatura, se non interverranno fattori interni – logoramento della coalizione – o esterni – significative insorgenze sociali, che ne minino le fondamenta.
L’astensionismo è salito di ben 10 punti percentuali, mostrando come la disaffezione dalla politica istituzionale sia in costante crescita, specie nelle aree più povere del paese. Va da se che l’astensione se non si traduce in opposizione sociale e diserzione attiva dalle dinamiche statali e capitaliste, resta una mero dato statistico.
In generale si può dire che chi ha votato ha scelto le formazioni che non erano salite sul carro di Draghi o ne erano scese in tempo, mentre ha punito chi ha rivendicato l’agenda Draghi, con l’eccezione della coppia Calenda-Renzi.
Fratelli d’Italia hanno cannibalizzato Forza Italia e Lega, i Cinquestelle hanno limato la base elettorale del PD. In termini di voti assoluti il centrodestra non si è discostato dal risultato del 2018: il terremoto è stato interno, invece il PD ha avuto un’emorragia di voti significativa.
La minore propensione europeista della coalizione di centro-destra potrebbe aver influito sulla scelta di chi da ormai un anno, paga bollette energetiche spaventose?
Le esternazione preelettorali di Berlusconi su Putin e Zelensky sono state liquidate come l’ennesima gaffe di un anziano leader. Ci permettiamo di sospettare che fosse l’abile mossa di una vecchia e astuta volpe che lancia il sasso e nasconde la mano. D’altra parte Meloni che, prima delle elezioni, ha giurato fedeltà all’Europa e alla NATO, saprà gestire le opposte spinte che ne hanno garantito il successo?
Va peraltro rilevato che alla fine degli anni Quaranta l’MSI, fondato dal ragazzo di Salò Giorgio Almirante, si votò alla fedeltà atlantica in funzione anticomunista. Una fedeltà che le formazioni dell’estrema destra italiana garantirono tramite Gladio e per l’intera stagione delle stragi tra la fine degli anni Sessanta e il principio degli anni Ottanta: da piazza Fontana alla stazione di Bologna. Altra questione è invece la fedeltà all’Unione Europea, che invece non è affatto scontata. Chi paragona l’Italia meloniana all’Ungheria non coglie che il paese europeo più simile agli scenari che ci attendono è probabilmente la Polonia, seccamente atlantista, euscettica e governata da una compagine dell’estrema destra cattolica, misogina ed omofoba.
Al di là della politica estera, possiamo aspettarci un progressivo attacco agli spazi di libertà individuale di tutte le persone con conformi all’idea di dio-patria-famiglia tanto cara alla coalizione di maggioranza in parlamento. E, perché no? Anche una significativa stretta disciplinare tra manganelli e manette.
Ne abbiamo parlato con Stefano Capello

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