I CPR uccidono. Un altro morto a Gradisca d’Isonzo

Scritto dasu 13 Settembre 2022

Era il 31 agosto. Non era neppure trascorsa un’ora da quando le porte della prigione per migranti di Gradisca si erano chiuse alle sue spalle, quando ha fatto un cappio e si è impiccato. Così è morto Arshad Jahangir. Sopravvissuto all’attraversamento delle frontiere per entrare in Europa e alle difficoltà della vita senza documenti, di fronte al rischio della deportazione, del ritorno al punto di partenza, dell’annullamento delle proprie speranze ha deciso di farla finita.
É il quinto morto in tre anni dalla riapertura del Centro isontino nel 2019.
Il giorno successivo la protesta spontanea di alcuni solidali è stata repressa dalla polizia, che ha minacciato con le pistole, condotto in caserma, perquisito integralmente e trattenuto per ore gli antirazzisti rastrellati all’esterno del CPR.
Nei giorni seguenti dall’interno del CPR sono stati fatti filtrare filmati che testimoniano la durissima repressione che ha investito i migranti prigionieri che protestavano, bruciando materassi, per l’ennesimo assassinio di Stato.
Il 4 settembre si è tenuto un presidio al CPR.
Ne abbiamo parlato con Raffaele, un compagno attivo nelle lotte contro frontiere e CPR

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