NUOVA CALEDONIA CAMPO DI SPERIMENTAZIONE DI PRATICHE REPRESSIVE .
Scritto dainfosu 24 Maggio 2024
Dallo scorso 13 maggio in Nuova Caledonia (Il piccolo arcipelago si trova nell’Oceano Pacifico sud-occidentale, a 1.300 chilometri dalle coste dell’Australia), è scoppiata una violenta rivolta dei nativi Kanak, da sempre sostenitori dell’indipendenza dell’arcipelago. I disordini più gravi sono avvenuti nella capitale Noumea: negozi e centri commerciali presi d’assalto, saccheggiati e distrutti, case e veicoli bruciati, colpi d’arma da fuoco, anche di grosso calibro, barricate innalzate dai rivoltosi sulle strade più importanti,si contano sei vittime . I manifestanti contestano la legge approvata dall’Assemblea nazionale di Parigi che concede il diritto di voto ai cittadini francesi che possono dimostrare la loro residenza da almeno 10 anni. Di fronte alla virulenza delle proteste il presidente francese Macron si è recato a Noumea ,capitale della Nuova Caledonia , ma è riuscito solo a promette di mandare altri 1000 gendarmi sull’isola . E’ stato imposto lo stato di emergenza e di fatto interotto un processo di decolonizzazione negoziata intrapreso dal 1988 ,con tre referundum sull’indipendenza della Nuova Caledonia, che si sono tenuti tra il 2018 e il 2021, tutti conclusi con una maggioranza di voti contrari .I gruppi indigeni indipendentisti, discendenti dei primi abitanti dell’arcipelago prima della colonizzazione francese, contestano alla radice la decisione dei parlamentari francesi di ampliare la platea degli elettori (saranno circa 25mila in più), leggendola come un tentativo di imporre il dominio della Francia sull’arcipelago. Questo meccanismo di riconoscimento dei residenti da oltre 10 anni rimette in discussione il processo di decolonizzazione ,la Francia ha interesse a mantenere la sua presenza in Nuova Caledonia perchè l’arcipelago è ricco di giacimenti di nichel ,minerale chiave per la transizione energetica e la collocazione nel Pacifico consente ai francesi il controllo in un area estremamente sensibile dal punto di vista strategico. Protagonisti della rivolta sono i giovani delle aree urbane ,disoccupati e criminalizzati che esprimono il loro disagio stanchi del paternalismo e della repressione che arriva a vietare l’uso di Tik Tok in un rigurgito autoritario foriero di esperimenti analoghi nei territori della metropoli europea.
Martino Miceli dottorando in antropologia presso la Ecole des hautes études en sciences sociales in Francia,