Sulla crisi istituzionale in Francia
Scritto dainfosu 11 Dicembre 2024
Il progetto macronista di radere al suolo quel che resta delle strutture sociali d’oltralpe (più solide che da noi ma in tendenziale via di italianizzazione) al fine di costruire una società totalmente regolata sui diktat del mercato ha incontrato da anni resistenze molto forti che arrivano a tradursi in un voto parlamentare che tanto a sinistra quanto a destra – con significative differenze qualitative – obbliga i partiti esterni alla compatibilità di centro incarnata nel premier a non farsi troppo irretire nelle sue maglie.
Si arriva così alla sfiducia del primo ministro Barnier, innescata dalla decisione del Rassemblement National (partito di Marine Le Pen) di non appoggiare più il traballante governo, onde evitare di consegnare il montante scontento sociale che questo provocava tra la popolazione all’opposizione incarnata dall’alleanza di sinistra/centro-sinistra che ha tenuto oggi precariamente insieme la France Insoumise di Melenchon, Verdi, Socialisti e il derelitto PCF.
L’ennesima battuta d’arresto della Macronie porta però in se, almeno sul breve termine, un obiettivo da lungo tempo covato dal presidente della repubblica francese: la rottura del succitato patto tra sinistra liberale e sinistra radicale, coi deputati socialisti e comunisti (sic!) che si dichiarano pronti a sostenere il traballante governo per “responsabilità istituzionale”. Il tutto però, sullo sfondo di una traballante ingovernabilità di fondo…
Abbiamo raggiunto una compagna che vive e lavora a Parigi per farci fare un quadro della situazione