Il boia libico

Scritto dasu 30 Gennaio 2025

La scorsa settimana l’info si è occupata degli aspetti giuridici del caso del capo della polizia giuridica libica Elmasry, arrestato a Torino, in seguito ad un mandato della corte internazionale dell’Aja, ma subito fatto rilasciare da Nordio, ed immediatamente riportato in Libia da un aereo dell’aeronautica militare italiana .
Oggi proveremo a raccontarvi chi è Elmasry.
L’uomo, signore assoluto del famigerato carcere di Mitiga, dove sono rinchiusi prigionieri politici ed apostati, ha costruito la sua reputazione su un regime del terrore fatto di continui abusi, stupri, omicidi e riduzione in schiavitù.
Un trafficante di petrolio, armi ed esseri umani la cui carriera comincia ai tempi di Gheddafi e prende il volo con la “nuova” Libia.
Viene nominato capo della polizia giudiziaria nel 2015. E’ capo della milizia RADA, Forze Speciali di deterrenza, che controllano un’area che va da Tripoli sino a Zintan,
“Nel carcere di Elmasry si sono verificati 34 omicidi e un bimbo è stato stuprato”, è scritto nel fascicolo dell’indagine della Corte penale internazionale dell’Aja, che ha spiccato il mandato di cattura nei suoi confronti. Secondo i giudici, Elmasry “ha picchiato, torturato, sparato, aggredito sessualmente e ucciso personalmente detenuti, nonché ha ordinato alle guardie di picchiarli e torturarli”.
Sono decine le testimonianze raccolte tra le vittime di Elmasry ed altri 12 torturatori ed assassini.

In Libia, dopo la firma, nel 2017, del memorandum di intesa – ministro dell’Interno era Minniti – i migranti sono una merce da spremere all’osso, senza alcun riguardo per la vita e la dignità di donne, bambin e uomini. L’Italia esternalizza i propri confini e paga la Libia per il contrasto dell’Immigrazione nei deserti del sud e nel Mediterraneo.
Oggi chi guadagna non sono tanto gli scafisti ma gli attori statali. Business della L’intercettazione e detenzione dei migranti è un business molto lucroso.
Le milizie fanno a gara su chi gestisce più centri per avere accesso ai fondi stanziati dall’Italia. Ogni singolo migrante tenta più volte di passare, tornando nei centri più volte. Un tragico gioco dell’oca. Siriani, eritrei, yemeniti, eritrei ed etiopi vengono sottoposti a ricatto economico: i torturatori riprendono le proprie vittime ed inviano ai parenti richieste di riscatto. Per gli altri ci sono i lavori forzati.
Vi è una stretta relazione tra chi gestisce le prigioni per migranti ed Elmasry, che aveva il via libera per reclutare con la forza migranti per sottoporli a lavori forzati.

Un processo con protagonista Elmasry avrebbe messo allo scoperto quello che tutti sappiamo ma che sarebbe stato imbarazzante per il governo Meloni sentire nelle aule di tribunale. Elmasry e quelli come lui sono solo gli esecutori di piani che da decenni vengono elaborati a Roma ed eseguiti a Tripoli.

Ne abbiamo parlato con Nancy Porsia, giornalista free lance e profonda conoscitrice della Libia

Ascolta la diretta:

 

 


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